Bibliografia

martedì 16 giugno 2015

Oh, Canada!


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di James Rickards


Il Canada è assediato da un declino dei prezzi nel settore energetico e da un declino della sua valuta. Il crollo dei prezzi dell'energia e le guerre tra valute sono fenomeni globali, ma il Canada è la ground zero per entrambi data la sua forte dipendenza dalla produzione d'energia e le azioni aggressive della sua banca centrale.

Negli ultimi sei mesi questa storia non è stata una buona notizia per gli investitori statunitensi in azioni canadesi. Ma ora potrebbe essere il momento per individuare una qualche opportunità a prezzi interessanti.

La storia dell'energia è ben nota. I prezzi del petrolio greggio di West Texas Intermediate, un punto di riferimento importante, sono scesi dai $100 al barile del luglio scorso a circa $55 al barile di recente, dopo aver toccato un minimo intermedio di circa $45 al barile a gennaio.

Questo è uno dei cali del prezzo del petrolio più veloci e più sensazionali della storia. Il Canada è il quinto produttore di petrolio al mondo, dopo la Russia, l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e la Cina, quindi l'impatto in Canada è enorme, così come lo è per gli altri produttori.

E' importante capire perché c'è stato questo calo del prezzo del petrolio e che cosa comportano queste dinamiche per il prezzo futuro. Negli ultimi cinque anni Canada e Stati Uniti sono stati i due attori principali nell'espansione della produzione d'olio di scisto utilizzando la tecnologia fracking.

Questa produzione è risultata così ampia che ha miancciato un eccesso mondiale di petrolio, e quindi prezzi più bassi per tutti i produttori. In particolare si trattava di una minaccia per l'Arabia Saudita, che non solo ha dovuto vedere prezzi più bassi, ma ha perso quote di mercato. L'Arabia Saudita è l'unico paese al mondo che può influenzare direttamente i prezzi del petrolio in modo duraturo, sia perché possiede grandi riserve petrolifere sia perché ha i costi di produzione più bassi. L'Arabia Saudita può produrre petrolio a meno di $10 al barile, mentre l'olio di scisto è prodotto negli Stati Uniti e in Canada ad un prezzo medio di oltre $70 al barile. I costi di produzione sono molto più elevati per alcuni progetti individuali.

L'Arabia Saudita ha deciso di non ridurre la produzione e il risultato è stato il crollo dei prezzi che ha avuto inizio la scorsa estate.

Tuttavia, l'Arabia Saudita ha calcolato un prezzo per il suo petrolio che fosse abbastanza basso da mettere il fracking fuori mercato, ma abbastanza alto da massimizzare le proprie entrate e allentare la pressione sulle sue riserve di valuta affinché potesse raggiungere i suoi obiettivi di bilancio. Tale obiettivo di prezzo è di $60 al barile.

Di solito i mercati reagiscono improvvisamente e in modo eccessivo alla volatilità e agli obiettivi di prezzo. Quando il prezzo è sceso da $100 al barile a $60 al barile tra luglio e metà dicembre 2014, non bisogna sorprendersi se il calo è continuato ai minimi di circa $45.

A quel punto, il mercato si è stabilizzato e il petrolio è rimbalzato. Ora viene scambiato tra i $50-60 al barile, vicino al prezzo in sintonia con gli obiettivi sauditi. Da questo punto in avanti cercheranno di mantenere il petrolio a $50-60 al barile per un periodo di tempo prolungato, forse due anni.

Sarà un periodo di tempo abbastanza lungo per abbattere i nuovi pozzi dell'olio di scisto. Molti produttori in questo campo si troveranno ad affrontare difficoltà finanziarie: hanno contratto debiti sul presupposto che il petrolio sarebbe rimasto al di sopra degli $80 al barile.

Solo quando l'offerta mondiale si riequilibrerà con la domanda, e l'industria dell'olio di scisto sarà gravemente compromessa, l'Arabia Saudita permetterà un graduale aumento del prezzo. Per la nazione sudita significherà molte più quote di mercato.

La morale della favola è che il prezzo del petrolio è vicino ai minimi di medio termine. Una dinamica altrettanto importante sta colpendo il dollaro canadese rispetto al dollaro statunitense, espresso come tasso trasversale CAD/USD.

Il dollaro canadese, affettuosamente conosciuto come "loonie", è calato da circa $0.94 ai primi di luglio a circa $0.80 di oggi, un calo del 15% in soli otto mesi. Questo crash del loonie è stato causato, in parte, da una serie di tagli dei tassi d'interesse approvati dalla Banca del Canada.

Questi tagli dei tassi fanno parte di una guerra globale tra valute che ha visto le banche centrali di Svezia, Danimarca, Australia, Singapore, Cina ed Europa adottare le stesse misure, o altri tipi di allentamento monetario. Un problema con le guerre tra valute è che sono un gioco a somma zero.

Se il CAD scende rispetto all'USD, quest'ultimo deve quindi salire. Non c'è altro risultato possibile. Inoltre è qualcosa che avviene a livello globale. Tutti i paesi che hanno indebolito le loro valute, lo hanno fatto in primo luogo nei confronti del dollaro.

Rispetto a vari indici, il dollaro è al suo massimo da un decennio a questa parte. In effetti, i paesi di tutto il mondo si affidano ai consumatori americani affinché ricoprano il ruolo di "acquirenti d'ultima istanza" delle loro esportazioni: manufatti, energia, beni di produzione, beni non commerciabili (come le vacanze), ecc.

L'economia mondiale è in recessione, o sta rallentando, in Cina, Russia, Europa, Giappone e in altri paesi. In un certo senso, è come se fosse stato chiesto all'economia degli Stati Uniti di sostenere l'intero costo di tale rallentamento consumando la produzione mondiale. Questo crea un dilemma per la Federal Reserve degli Stati Uniti.

La FED ha un obiettivo d'inflazione al 2%. L'inflazione effettiva è inferiore a questo target e si dirige in basso. La FED ha inoltre manifestato l'intenzione di alzare i tassi d'interesse entro la fine dell'anno.

Tuttavia, l'impatto di un aumento dei tassi è quello di rafforzare il dollaro, cosa che è deflazionistica e spingerà la FED ben oltre il suo obiettivo d'inflazione. Le politiche gemelle della FED — inflazione e un aumento dei tassi — sono in conflitto. Il risultato probabile è che la FED non sarà in grado di alzare i tassi nel futuro prossimo, non nel 2015 e forne neanche nel 2016.

I mercati stanno attualmente scontando questo risultato. Una volta che si renderanno conto che non ci sarà alcun aumento dei tassi, ci potrebbe essere una drammatica inversione di tendenza verso un dollaro più debole. Se il dollaro si muoverà in basso, allora è probabile che il dollaro canadese si muoverà più in alto. Non ci può essere altro risultato.

Molti analisti si concentrano sulla debolezza dei prezzi dell'energia, o sulla debolezza del dollaro canadese, o su entrambi. Certo, gli andamenti al ribasso degli ultimi mesi — oltre il 50% per il petrolio e il 15% per il CAD/USD — sono stati plateali. Ma questi andamenti non sono avvenuti in un contesto isolato. I prezzi dell'energia sono stati il risultato di un calcolo strategico dell'Arabia Saudita.

L'andamento della valuta è stato il risultato di un calcolo strategico da parte della Banca del Canada. Una volta che vengono comprese queste dinamiche, diventa chiaro che entrambi gli andamenti hanno fatto il loro corso. L'Arabia Saudita impedirà al prezzo del petrolio di scendere più in basso e la Federal Reserve è sempre più vicina a mettere un massimo sul dollaro, il che significa un minimo sul dollaro canadese.

Il petrolio e il loonie sono entrambi vicino ai minimi e da qui molto probabilmente saliranno di più. Questa situazione presenta opportunità interessanti per gli investitori in asset canadesi. Gli investitori statunitensi hanno tre modi per vincere — fondamentali societari, prezzi dell'energia stabili e un aumento del dollaro canadese.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. https://aurorasito.wordpress.com/2015/05/10/canada-cavallo-di-troia-della-cina-per-importare-lo-yuan-in-nord-america/

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  2. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sul fatto che i pianificatori monetari centrali fossero disperati, questa notizia riguardante il Canada li fuga tutti: Canadian province Ontario plans to trial universal basic income.
    Quindi dopo aver venduto quasi tutte le riserve auree del paese, questi pazzi hanno deciso di spingere in su l'asticella della pazzia adottando il proverbiale "elicottero monetario".

    Ma il Canada non è solo perché ci sono anche Finlandia e Svizzera.

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    1. Beh, dall'articolo sul Canada, si conferma che i proponenti siano proprio suonati come un pugile ;D

      Nella loro ottica distorta, dovrebbero bloccare coercitivamente i rincari dei prezzi prodotti dall'elicottero monetarista per far davvero aumentare i consumi interni. Ma lo scopo è un altro: l'inflazione dei prezzi per svalutare la moneta ed il debito dello stato.

      Considerando che stanno per schedarci, ma che dico!, digitalizzarci tutto e tutti per il nostro bene presente e radioso futuro, dall'identità ai mezzi di scambio, con buona pace di libertà e privacy, forse, in un prossimo futuro, se va tutto come stabilito dalle elite (cioè, se fanno in tempo), tornerà di gran moda il motto dei rassegnati: mal comune mezzo gaudio.

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