di Francesco Simoncelli
Nonostante il livello abnorme d'interventismo nei mercati mondiali, ci sono ancora persone che pensano che l'attuale sistema economico abbia ancora una possibilità di sopravvivere ad una possibile tempesta finanziaria. Ci sarà un'altra tempesta finanziaria? C'è sempre un'altra tempesta finanziaria, soprattutto quando parliamo del sistema capitalista clientelare. In generale, se fossimo di fronte a mercati non ostacolati, si tratterebbe solo di una pioggia passeggera che non spaventerebbe affatto gli individui; ciò che invece abbiamo di fronte ora, è la stagione dei monsoni in tutta la sua potenza. Un libero mercato non avrebbe mai consentito i livelli assurdi che hanno raggiunto i mercati azionari, nonché i giocatori d'azzardo al suo interno grazie alla promessa delle banche centrali di rifornirli con nuovo carburante monetario. Se lo scopo era quello di salvaguardare quelle entità protette dal cartello delle banche centrali, ovvero, banche comemrciali e stato, per essere raggiunto tale obiettivo ha costretto le banche centrali a trasformare i mercati azionari e obbligazionari in bische clandestine in cui bivaccano e scomettono quelle realtà definite GSIB.
Non solo ciò ha distrutto un qualsiasi price discovery onesto, ma ha anche cancellato qualsiasi punto di riferimento inerente al rischio. Le banche centrali stanno navigando in un mare coperto da una nebbia fittissima e non riescono a vedere ad un palmo dal loro naso. Qualsiasi cosa potrebbe sconvolgere questo labile equilibrio. Prendete ad esempio l'Europa. Sebbene gli eurocrati siano dei maestri nel calcio al barattolo, non possono fare nulla contro l'imprevedibilità dei mercati e delle azioni umane. Infatti lo zio Mario, come zia Jane, ha praticamente reso illiquido il mercato obbligazionario statale eliminando un mark to market in tale ambiente. Nessuno pare disposto a commerciare i bond statali, ritenendoli dei buoni strumenti in caso di shock improvviso da affibbiare alle banche centrali. Non a caso il Q€ della BCE sta scendendo sempre di più lungo la curva della maturità. Non mi sorprenderebbe se ad esempio, venisse istituita una bad bank italiana ed emettesse ABS, o CDO, o CLO, che alla fine finirebbero nella pancia della BCE. Se negli USA il mercato dei junk bond sta vivendo un periodo artificialmente prospero, è qualcosa che accadrà anche qui. D'altra parte, laggiù il QE è arrivato prima.
La volatilità è praticamente scomparsa e c'è una sorta di appiattimento dei mercati: aumentano i prezzi ma diminuiscono i rendimenti (anzi, diventano praticamente insignificanti). Ciò che invece non viene eliminato, è la sensazione di rischio. O come lo chiama Zero Hedge, il Value at Risk shock. Nell'articolo viene spiegato come i più sensibili a tale shock siano quelle stesse entità che hanno fatto incetta di bond statali.
La catena di vendite risultati non solo andrà a diminuire il valore dei bond, ma andrà ad intaccare anche tutto quel pattume che fino a quel momento le banche centrali si sono messe in pancia. Il tutto è reso più esplosivo se guardiamo l'esposizione della BCE nei confronti degli stati europei.
MEMORIE DEL PASSATO
Se scaviamo a fondo nella storia scopriamo che in realtà le banche centrali sono nate da tutt'altri presupposti di quelli che oggi affermano di perseguire. L'esempio più vicino a noi è quello della BCE, la quale, secondo il trattato di Maastricht, non può categoricamente acquistare direttamente i bond statali della zona Euro. Questo accadeva nel 1999. Oggi sono passati 15 anni e tale mandato è stato infranto. Senza clamore, ma è stato infranto. I pianificatori centrali vendono al grande pubblico le loro riforme attraverso il paravento della rigidità e della responsabilità. Falliscono, sempre. Perché? Perché si ostinano a volersi sostituire ad un sistema decisionale più ampio la cui variabilità ne impedisce un controllo centrale. Questo significa che qualunque siano le promesse, verranno inesorabilmente infrante.
Un esempio più lontano da noi è invece il Federal Reserve Act. Diversamente da quanto si sostiene oggi, ovvero, che la banca centrale americana debba gestire i tassi d'interesse a breve termine, nel 1913 il compito con cui venne sponsorizzata la FED era quello di aiutare determinate banche in difficoltà in accordo coi tassi d'interesse esistenti. Questi ultimi, infatti, venivano regolati dalla domanda e dall'offerta.
In pratica, la FED doveva essere una sorta di guardiano passivo dell'economia di mercato attraverso la quale salvaguardare quelle attività commerciali (soprattutto bancarie) necessitanti sostegno in caso di crisi. Il modello su cui venne istituita era simile a quello delle stanze di compensazione presenti durante l'era del free banking, infatti la sua strutturazione era una patetica imitazione di quei processi di mercato emersi spontaneamente decenni prima. Le stanze di compensazione, infatti, erano degli istituti promossi dal mercato per la loro diligenza e il loro rispetto della legge. Perché? Perché in caso contrario sarebbero falliti. La loro reputazione era un patrimonio inestimabile. Esse, in caso di crisi, concedevano prestiti a quelle entità che potevano fornire prova di poter superare il periodo critico poiché aventi un bilancio solido. In caso contrario, venivano lasciate al loro destino.
Non c'era nulla di strano in questo assetto di mercato: le banche, così come qualsiasi altra attività commerciale, potevano fallire in caso di errori economici secondo il diritto commerciale. La struttura della FED, invece, andava a scimmiottare le istituzioni emerse durante il free banking. Infatti, la creazione delle banche regionali Federal Reserve non era altro che un trucco per vendere al grande pubblico questa menzogna: la pianificazione centrale è in grado di mantenere le sue promesse di responsabilità. In realtà, le uniche entità che abbiano contato davvero all'interno dell'organizzazione del settore bancario americano, sono state la FED e la NYFED. Le altre FED regionali sono solo delle comparse. Quindi la domanda che sorge spontanea è perché ci fosse il bisogno di una banca centrale. La risposta del libero mercato è questa: non ce n'era bisogno. Non c'era affatto bisogno di una banca centrale per creare credito onesto. Quest'ultimo, infatti, è il prodotto dei risparmiatori, i quali rinunciano volontariamente al consumo presente per ottenere un vantaggio futuro superiore.
Durante i 40 antecedenti alla creazione della Federal Reserve, l'economia americana era cresciuta ad un tasso composto del 4% senza alcuno shock significativo nel livello dei prezzi. Una cosa mai vista prima di allora. Con ciò si sgretola il mito del "fallimento del capitalismo". Infatti la creazione della banca centrale non è stato altro che l'atto di un gruppo ristretto di persone per poter mettere le mani sulle risorse scarse dell'economia di mercato. Le loro pressioni politiche erano andate avanti sin dall'istituzione della Prima Banca degli Stati Uniti, un prototipo di banca centrale del primo ottocento. Il suo fallimento era il segnale che agli occhi del mercato una simile istituzione non era possibile, ma loro, i progressisti, non si diedero per vinti e cercarono di coscrivere dalla loro parte lo stato. L'occasione si presentò nel 1890:
[...] Il 1890 fu l'anno in cui il Congresso fece due delle sue incursioni più intrusive nella politica monetaria e fiscale, prima della creazione della FED e l'approvazione dell'imposta sul reddito nel 1913. Autorizzò la creazione di moneta fiat per un importo di quasi cinque milioni di dollari al mese, e approvò un aumento del 50% delle aliquote fiscali nella principale forma di tassazione federale, il dazio.
La misura monetaria divenne ostaggio dello Sherman Silver Purchase Act: gli Stati Uniti si prendevano la briga di acquistare, con nuova cartamoneta, 4.5 milioni once d'argento al mese. La fregatura: la moneta che andava ad acquistare l'argento doveva essere rimborsabile dal Tesoro. Rimborsabile in oro, ovviamente.
Gli interessi delle società minerarie in Nevada e altrove avevano raggirato (e sicuramente corrotto) il Congresso nel perorare questa causa. Sapendo che il loro argento valeva poco, quale modo migliore per fare profitti se non affidarsi ad un pezzo di carta garantito dal governo in cui si dice che l'argento può essere scambiato per l'oro?
La cascata di nuovo denaro gonfiò un bolla speculativa, i dazi la deformarono ulteriormente e ci fu la recessione più lunga del periodo pre-1913. Gli Stati Uniti, manco a dirlo, rimasero a corto d'oro per coprire tutto il denaro in eccesso. J. P. Morgan dovette elargire un prestito in oro per salvare il patetico governo del suo Paese. Con il sistema bancario privato che dedicava le proprie risorse per sostenere la moneta, il mercato divenne affamato di denaro e ne derivò una terribile recessione.
Allo stato avrebbe fatto comodo un prestatori d'ultima istanza e al gruppo con interessi particolari avrebbe fatto comodo avere a disposizione un cartello commerciale con cui proteggere i propri interessi. Di conseguenza, la FED non ci mise molto a togliersi il mantello di presunto guardiano passivo e ad indossare quello di manipolatore assiduo. Alla manifestazione Interlibertarians 2014 del novembre scorso, il mio intervento verteva proprio su questi argomenti. Potete leggerlo qui: https://www.scribd.com/doc/268674752/Banche-Centrali-e-Oro
LE BISCHE CLANDESTINE DI OGGI
Sebbene ci sia voluto più tempo rispetto alla BCE, anche la FED ha disatteso le proprie promesse imprimendo sempre di più la sua impronta nell'economia di mercato. Ciò ha portato la banca centrale a sovvertire i processi di mercato che creavano credito onesto, sostituendoli con i suoi che invece non hanno fatto altro che creare credito disonesto: prestiti per studenti, mutui a tassi stracciati, prestiti per automobili, credito revolving, ecc. Tutte queste nuove forme di credito al consumo sono servite per nascondere sotto mucchi e mucchi di cifre la persistente bancarotta degli Stati Uniti. Dapprima è stata la volta degli stati, poi l'esuberanza irrazionale ha iniziato a pervadere il resto dell'ambiente finanziario sotto l'egida della ZIRP della FED. Le entità salvate, infatti, non avevano bisogno dei soldi, avevano bisogno di un flusso d'investimenti che andasse a coprire i buchi di bilancio che erano emersi durante la Grande Recessione. Il denaro fiat a cascata doveva tamponare solo temporaneamente l'isteria che aveva pervaso i mercato mondiali a seguito della crisi Lehman, costituendo una base da mostrare ai credtitori e una rampa di lancio con cui sistemare in qualche modo i bilanci disastrati di quelle entità salvata dalla bancarotta.
Se i problemi che hanno condotto alla crisi Lehman sono stati un azzardo morale fomentato dalla stampante monetaria della FED, cosa si è fatto per risolvere questo problema? Esatto, si è dato fuoco alle polveri scatenando un'azzardo morale sotto steroidi per convincere investitori, speculatori e trader che è possibile risolvere i problemi alla base del sistema economico attuale fornendo semplicemente una dose maggiore di sedativi. In ambito medico la digitalis purpurea viene somministrata a piccole dosi ai malati di cuore per aiutarli, ma se presa a grandi dosi è mortale. L'accoppiata Bernanke/Greenspan ha fatto qualcosa di decisamente simile. Fornendo liquidità ad istituzioni finanziarie che sarebbero dovute fallire, hanno permesso loro di vivere un giorno in più e continuare a prendere decisioni sbagliate.
Sequestrando le risorse scarse presenti nel panorama economico per poter portare avanti la loro produzione che il mercato aveva decretato inefficiente e superflua, hanno impedito a nuove realtà di prendere il loro posto e hanno ostacolato l'emersione di situazioni in accordo con le volontà del mercato. Perché quindi c'è disinflazione dei prezzi? Perché il mercato è saturo di prodotti che nessuno vuole. Main Street, infatti, non ha goduto del denaro di nuova esmissione della FED, o ne ha goduto solo in minima parte, la maggior parte è finito parcheggiato presso le riserve in eccesso che le banche commerciali hanno presso la FED e li guadagna lo 0.25% d'interesse. Parte di questo denaro, però, è stato utilizzato dalle stesse banche commerciali per ripristinare il flusso di guadagni che avevano sperimentato fino al crash del 2008: si sono riversate in massa nel mercato azionario cercando di stimolare nuovi affari mediante l'infusione di nuovo denaro. Ciò che ha tenuto in alto la borsa finora, non è stata una qualche nuova scoperta nell'ambito del settore Ricerca & Sviluppo delle varie aziende che ne fanno parte, ma lo tsunami di nuovo denaro che ha invaso le sale di Wall Street. I rendimenti sono calati nel tempo e i prezzi sono saliti in un'orgia di carry trade alimentati, in prima istanza, dalla posizione allentata della FED.
I guadagni gonfiati, quindi, da parte di quelle aziende facenti parte della combriccola quotata a Wall Street, sono frutto dell'ingegneria finanziaria di una manciata di banche che hanno cercato in tutti i modi di riabilitare agli occhi del mondo il loro status di solvibilità. In questo modo hanno aggiunto nuova polvere da sparo a quella che la FED aveva temporaneamente bagnato attraverso le riserve in eccesso. Ora la polvere da sparo si sta asciugando. I mercati azionari stanno raggiungendo vette da capogiro e le aziende che ne fanno parte non sono affatto in salute.
Non esiste più alcun price discovery onesto nei mercati azionari. Non esiste più alcun mark to market nei mercati azionari. L'unico market maker è la banca centrale. I suoi interventi progressivamente crescenti hanno sostituito la prosperità economica attraverso un risparmio genuino con un'illusione di prosperità sfornata dalla stampante monetaria.
Su quali basi si regge tutta questa farsa? Beh, è possibile che da qualche parte ci sia una minima parte di equity, ma la mole di distorsioni e deformazioni partorite in tutti questi anni è monumentale. Un luogo su tutti in cui queste deformazioni e distorsioni si sono moltiplicate è il mercato dei pronti contro termine, in cui i vari broker hanno ipotecato e re-ipotecato gli asset dei loro clienti per entrare in possesso di liquidità a prezzi stracciati e finanziare quindi nuovi azzardi morali con cui bearsi di tanti guadagni inattesi. Questo ha portato il mercato azionario ad essere inondato di pattume azionario/obbligazionario ad un prezzo al di sopra di quello che sarebbe stato altrimenti in mancanza degli interventi delle banche centrali. La funzione di clearing dei prezzi è stata smorzata, disallineando progressivamente domanda e offerta.
Questo ha trasformato i mercati azionari in bische clandestine piene zeppe di speculazioni con una leva da capogiro e carry trade pericolosi; non solo, ma anche i mercati obbligazionari sono stati trasformati in un incentivo a spendere di più grazie alla promesse delle banche centrali d'intervenire qualora fosse stato necessario. Non si può sfuggire da questa legge dell'economia: "Al diminuire del prezzo, aumenta la domanda."
In un libero mercato non avremmo assistito a queste assurdità con questi livelli di risparmio. La correzione del mercato non si sarebbe fermata alla Lehman, ma sarebbe proseguita mandando in bancarotta tutte quelle entità che avevano gozzovigliato grazie all'espansione monetaria artificiale della banca centrale. Domanda e offerta avrebbero potuto ri-equilibrarsi fornendo prezzi di clearing coi quali indirizzare verso i vari settori dell'economia le risorse scarse presenti nel panorama economico. Sarebbero stati gli attori di mercato, e non le banche centrali, a decidere laddove fossero più urgentemente necessarie suddette risorse scarse.
Dal mio punto di vista credo che la FED all'inizio sapesse cosa stesse facendo. In realtà, penso che ogni presidente voglia portare a termine il proprio mandato il più tranquillamente possibile. Nessuno di loro vuole essere ricordato come colui/colei che ha distrutto il dollaro, quindi calciano il barattolo. Anche dopo il 2008 la FED credeva che avrebbe potuto implementare la stessa strategia di boom/bust che fino a quel momento aveva caratterizzato i cicli economici. Una nuova bolla andava a sostituire quella precedente e un minimo di dolore economico avrebbe costituito il panorama post-bust.
Quello che invece i banchieri centrali hanno ignorato e pensavano sarebbero arrivato più in là nel tempo, è l'utilità marginale del debito. Main Street ha raggiunto il suo limite massimo. Il debito pubblico si sta affacciando su questa soglia. Oltrepassata, il bacino dei risparmi reali da stagnante si ridurrà e lì inizieranno i guai. Credo che i banchieri centrali siano finiti in trappola pensando di potervi uscire in qualche modo, e mentre ci pensavano hanno proseguito a rendere più esplosiva una situazione che lo era già. Il fatto che sappiano a cosa vanno incontro, ma ne sono terrorizzati, è dato dal fatto che per l'ennesima volta la FED ha rimandato il presunto aumento dei tassi d'interesse. Attraverso il QE si aspettava di scatenare un effetto a cascata, dai possessori di titoli fino a Main Street. Ciò non è accaduto. Perché? Perché i bilanci di Main Street sono saturi di debiti.
Inoltre, non è affatto chiaro quali siano questi tassi che "alzerà"? Quelli dei T-Bill? Non ha alcun poter su questi tassi, perché non appena tenterà di scaricare quelli nella sua pancia ci saranno margin call a pioggia in tutto il mercato. Quelli delle riserve in eccesso? Può permettersi di pagare l'1% invece che lo 0.25% in un mercato in cui rendimenti sono pressoché inesistenti? Inoltre questo denaro non viene investito e se viene dato alle banche commerciali non può essere dato al governo a fine anno. Questo significa una sola cosa: aumento dei deficit. Quelli nel mercato monetario? Gli stessi che finora hanno sostenuto migliaia e migliaia di carry trade per permettere ai TBTF di sopravvivere?
La FED è in trappola. Segnatevi questo commento. La prossima volta che la Yellen parlerà dei tassi d'interesse queste parole saranno ancora valide.
I BAGORDI EUROPEI
Non solo la FED, ma anche la BCE è nei guai. E con essa l'intera zona Euro. Dopo aver approvato regole chiare e presumibilmente ferree intorno alle nazioni che hanno accettato l'euro, sono state tutte infrante nel corso del tempo. Il tetto del deficit, la politica monetaria allentata, l'acquisto di bond degli stati membri. Tutte queste misure hanno avuto lo scopo di mantenere in piedi una struttura politica ed economica che non aveva niente a che fare con un progetto di prosperità, ma con un piano strategico del NWO per unire sotto un'unica bandiera la popolazione del mondo. Il TPP in approvazione negli Stati Uniti è solamente l'ultimo piano sull'agenda. Nazioni in bancarotta come l'Italia sono state ben liete di partecipare, poiché in questo modo hanno potuto schivare la pallottola del default e sopravvivere un altro giorno.
Ma delegare i propri problemi a livello sovranazionale non smorza la corrosività economica della pianificazione centrale. Il barattolo è stato calciato, ma in questo modo lo si è solo fatto diventare più grande. L'espansione monetaria artificiale alimentata dalla BCE dal 2000 al 2008, è l'ennesimo esempio della miopia dei pianificatori monetari centrali che presumendo di poter controllare gli effetti nefasti del ciclo economico, hanno presuntuosamente creduto di poter salvare nazioni in bancarotta e metterle sotto un controllo centrale più ampio.
Non è andata così. Il socialismo è sempre e comunque fallimentare. Nel nostro caso, il socialismo soft è sempre e comunque fallimentare. Ma questo porta ad un socialismo hard, poiché i pianificatori monetari centrali non appena vedono che i nodi arrivano al pettine, non esitano a mettere in campo misure restrittive estreme per porre un freno alla libertà individuale degli individui.
La cosa non viene presentata in questo modo, ovviamente, ma nel caso della Grecia, ad esempio, viene chiamata "vacanza bancaria".
Al diminuire dei depositi delle banche greche, diminuiscono gli asset che la banca deve ritirare, o impegnare, per ripagare i clienti che vogliono tornare in possesso della loro liquidità. E' per questo che, nonostante le chiacchiere, il programma ELA per le banche greche è stato aumentato a €84 miliardi mercoledì scorso (dai €75 miliardi precedenti). Questo ha permesso loro di sopravvivere ancora un po'. Ciononostante la condizione finanziaria delle quattro banche commerciali più grandi della Grecia (Eurobank, Alpha Bank, Piraeus, NBG) è a dir poco drammatica. La posizione del loro patrimonio è a rischio e con essa la qualità degli asset impegnati per i prestiti. Oltre alla preoccupazione per i depositi, ci sono i crediti fiscali dovuti dallo stato che si stanno progressivamente accumulando nel bilancio di queste quattro grandi banche greche.
Nel caso di Eurobank siamo ben oltre il 90% dell'equity. Questi non sono altro che crediti d'imposta concessi alle attività che, in sintesi, hanno pagato più tasse del dovuto o le hanno anticipate. Questa è sostanzialmente una misura che viene implementata quando l'economia del paese affronta periodi di stress economico e lo stato si ritrova in una posizione fiscale pericolante. Guardando il grafico qui a fianco, notiamo che il livello di salute di queste banche è decisamente preoccupante se focalizziamo la nostra attenzione sui deferred tax assets dovuti a queste banche. Senza contare che i loro bilanci sono ulteriormente ingolfati da bad loans e altri asset improduttivi, e tale tendenza aumenterà all'aumentare delle condizioni finanziarie traballanti del paese. Semmai la BCE dovesse tirarsi indietro per un qualche motivo e sospendere i programmi di finanziamento d'emergenza, i controlli di capitali sarebbero una triste e immediata conseguenza. A quel punto la Grecia si troverebbe davanti ad un bivio: fare come Cipro nel 2013 e "fregare" i depositanti (almeno quelli rimasti); o stampare una nuova valuta con cui "accontentare" i suoi creditori.
Come dicevo nell'incipit di questo articolo, sapremo che le cose inizieranno a peggiorare quando voleranno i CDS. Ebbene quelli della Grecia in particolare sono schizzati in alto.
Fonte: Barclays Research |
Ma dopo un rimbalzo abbozzato l'anno scorso, è ormai una certezza che l'economia greca è in recessione; soprattutto quando notiamo che la curva dei rendimenti greci si è invertita. Questa curva riguarda i certificati di debito del governo greco. Di norma i rendimenti tendono ad aumentare lungo la curva perché in un orizzonte temporale così ampio, la possibilità d'inflazione dei prezzi è qualcosa di decisamente concreto. Inoltre il rischio di default è più probabile in un lungo termine incerto piuttosto che nel breve. In alcuni periodi, però, questa curva s'inverte: questo significa che i rendimenti obbligazionari di breve termine superano i rendimenti obbligazionari di lungo termine. Quando accade significa che la banca centrale ha smesso d'inflazionare e adesso il paese di cui fa parte inizia ad affrontare le conseguenze dell'espansione monetaria della banca centrale. Nel nostro caso, la BCE sta minacciando le banche greche di non rifornirle più di prestiti d'emergenza e il rischio di default è nettamente concreto visto lo stato penoso in cui languono le finanze greche.
E' un fenomeno economico dettato dalla paura degli investitori. Per chi ha scommesso sul debito obbligazionario greco, dopo il passato haircut, la paura è qualcosa che conosce bene. Tale sentimento, tra l'altro, è rafforzato da una possibile implementazione di un bail-in per il paese ellenico.
Finora le banche commerciali greche sono sopravvissute grazie ai fondi ELA presi in prestito dalla sua banca centrale nazionale, la quale li ha presi in prestito dalla zona Euro grazie al sistema di pagamento transfrontaliero TARGET2. Se la Grecia va in default a chi sono dovuti questi soldi?
Prestiti bilaterali | Garanzie per finanziare i prestiti dell'EFSF | Quota dei crediti TARGET2 nell'Eurosistema | Quota dei possedimenti di bond nel programma SMP dell'Eurosistema | Totale | |
---|---|---|---|---|---|
Francia | 11.389 | 31.02 | 24.47 | 5.439 | 72.32 |
Germania | 15.165 | 41.308 | 31.07 | 6.903 | 94.45 |
Italia | 10.008 | 27.259 | 21.25 | 4.722 | 63.24 |
Spagna | 6.65 | 18.112 | 15.26 | 3.391 | 43.41 |
Totale | 52.9 | 141.8 | 118.0 | 27 | 339.7 |
La maggior parte li deve alla Germania, poi vengono Francia e Italia. Questo significa che in caso di default queste tre nazioni saranno quelle che incasseranno il colpo più forte. Questo significa che saranno messe in linea le garanzie di cui dispongono per attutire in qualche modo il colpo. Quali sono queste garanzie? Il loro bancomat pressoché illimitato: i relativi contribuenti. Ma l'Italia è all'estremo delle forze per quanto riguarda il carico fiscale, quindi potrebbe cadere sotto il peso delle sue "resposnabilità" nei confronti dell'Europa. La Francia cadrebbe vittima della stessa sorte, facendo rimanere col cerino in mano la sola Germania. I contribuenti teutonici non l'accetteranno. Non si sobbarcheranno quest'onere.
Quello a cui stiamo assistendo è lo sgretolamento della pianificazione centrale su larga scala.
SCAPPARE NELLA TERRA DEI CANGURI?
Osservando quanto la situazione sia complicata in occidente, alcune persone hanno deciso di emigrare. La maggior parte di loro ha scelto una meta in particolare, reputandola una scappatoia adeguata alla polveriera in Europa e negli USA. Hanno, quindi, scelto l'Australia. In realtà, non si sono resi conto di come tale nazione sia la fotocopia dell'Irlanda dei primi anni 2000: una terra di opportunità temporanee e illusorie. Ho scritto su questo argomento 3 anni fa. In quell'articolo avvertivo di come la "locomotiva" australiana non era altro che un mix tra pianificazione centrale monetaria e accodamento al boom cinese. Tre anni dopo questa situazione non è cambiata, anzi è peggiorata; soprattutto ora che il boom cinese si sta raffreddando e l'Australia, affinché possa mantenere in piedi la sua promessa di un Eldorado di prosperità, deve arroventare di più la sua stampante monetaria. Però questa strategia non farà altro che rendere più doloroso il giorno della resa dei conti.
Un recente report di PIMCO, infatti, mette in evidenza la cosiddetta esuberanza irrazionale delle famiglie australiane, le quali si stanno lasciando sopraffare allegramente dalle lusinghe del credito facile. In questo modo l'economia australiana appare in crescita. In realtà, si sta demolendo con le proprie mani, abbindolata dalle promesse di prosperità che la manipolazione centrale e il denaro fiat portano con loro.
Il governatore della RBA la chiama "esuberanza irrazionale" delle famiglie, in realtà queste ultime stanno rispondendo ai segnali di mercato distorti da parte della banca centrale ch'egli dirige. In poche parole, stanno ingolfando i propri bilanci con una leva finanziaria crescente pensando che quelli a cui reagiscono sono fondamentali economici sani. Non è così.
Ancora una volta, gli attori di mercato credono che le banche centrali siano solamente delle istituzioni passive che in genere fanno il bene della popolazione. Dopo il caos statunitense del 2008 e il caos europeo del 2010, non hanno imparato nulla. La storia si sta ripetendo e continuerà a farlo finché la lezione non verrà appresa. Il dolore economico farà in modo che rimanga impressa il più a lungo possibile nelle menti degli attori di mercato.
CONCLUSIONE
Le banche centrali, contrariamente a quanto asseriscono i media mainstream e il mondo accademico, non sono latori di prosperità e stabilità. A parole probabilmente, ma nei fatti sono dei pachidermi che scombussolano tutto il panorama economico man mano che intervengono nell'economia di mercato. Sin dalla loro creazione è stata una questione di tempo prima che scoprissero le loro carte e mostrassero il loro vero scopo: proteggere coloro che fanno parte del loro cartello. Vale a dire, banche commerciali e stato.
Però, sin dal loro primo intervento, hanno segnato la loro condanna a morte. E' come una slavina: una volta che inizia a cadere a valle, è impossibile fermarla. E' questo il succo di quello che Ludwig von Mises intendeva spiegare nel suo classico, Planned Chaos. Ogni intervento centrale ha permesso l'accumulo di ulteriore neve, ma il ritorno dei raggi del sole non è un buon segno: ripresa economica (nominale). Nessuno sa cosa potrà scatenare la valanga. Ci sono alcuni che preferiscono correre rischi e godersi la giornata di sole. Altri, invece, valutando attentamente l'ambiente in cui si trovano e preferiscono tornare a casa. Alcuni hedge fund svedesi hanno compreso il rischio e si stanno defilando. Non vogliono provare dolore. Lo stesso vale per gli americani. Gli ultimi ad andarsene rimarranno col cerino in mano. Ogni volta c'è sempre uno "sciocco più sciocco" a cui lasciare il conto da pagare.
Il Grande Default spazzerà via (economicamente parlando) tutti coloro che continueranno ad avere fiducia nell'attuale stato di cose e ignoreranno i segnali premonitori. "Mene, Mene, Tekel, Upharsin." Per tutti coloro che non saranno in grado di leggere la proverbiale scritta sul muro, finirà male.
un articolo tra economia e stria completo, competente, terminologicamente adeguato e misurato senza rinunciare a dire la verita, che quando detta col giusto tono fa molto più male. complimenti. collegando questa parte alle considerazioni ideologico-filosofiche e politiche di cui abbiamo discusso, ed allo scontro tra moderni ed antimoderni, ci sta da chiedersi se questa degenerazione fosse nei geni del sistema sin dal suo irrompere. cioe dalla stessa rivoluzione industriale. ebbene, si. penso di si, ma con una precisazione: non si tratta di un gene che ha come espressione necessaria la presente, ma che contiene plurime possibilità, un ambivalenza gestibile. ora siamo un mezzo al guado: andare avanti e rischiare tutto o tornare indietro col pericolo che è troppo tardi? siamo ancora in tempo a gestire la via di mezzo libertaria?
RispondiEliminaPersonalmente sono scettico. Insomma, di cultura libertaria in Italia non è che se ne mastichi tanta, sicuramente è riconosciuta negli Stati Uniti, ma nemmeno la le speranze sono molto solide visito che alla fine dove vai e vai vince sempre il Big Government.
Eliminabeh, non mi riferivo certo all italia :) ma alla realtà, che ha questo brutto vizio di essere realistica. quindi, in qualche modo, al mondo intero ed alla sua direzione filosofica e culturale.
Eliminail cartello delle banche centrali, la death star dell economia, sta usando la sua potenza di fuoco, ed è ad un guado. o vince, ed in questo caso potrebbe riservarci più liberta (rispetto agli antichi statalismi e nazionalismi) ma anche più dittatura. o cade, e in questo caso anche potremmo avere più liberta ma anche il ritorno di regimi organizzati su un rigido controllo del territorio. sembra sempre che sia tutto sull orlo di implodere, ma poi le risorse sono più di quelle che ci si attende, e tutto è ancora in itinere. non sappiamo quanto durerà, ma è sorprendente quanto sta durando questo disequilibrio. abbiamo diversi scenari possibili, e dovremo fare, come facciamo ogni giorno con le nostre piccole scelte ed azioni, la nostra parte per sceglier dil migliore, od l'ameno il meno peggio.
Ciao a tutti
EliminaForse la risposta alle riflessioni di gdb sta in quella contraddizione di fondo che connota il sistema di controllo politico/arbitrario del mezzo di scambio che poi è diventato completamente strumento politico col fiatmoney.
La contraddizione sta nel fatto che si usi uno strumento politico ma lo si voglia rappresentare e considerare come strumento economico di libero mercato.
Evidentemente ci sta molta confusione nelle menti, anche in quelle dei gestori centrali del fiatmoney.
Lo strumento gli è sfuggito di mano perché essi stessi non ne hanno compreso fino in fondo la natura, e ne hanno sottovalutato il lato oscuro.
Che senso ha pretendere la restituzione di un credito in fiatmoney, cioè politico, da parte di un debitore notoriamente incapace di restituire alcunché se non il risultato politico fallimentare dell'uso politico di uno strumento politico?
Quanta ipocrisia!
Se scrivo con una biro nera non posso aspettarmi che possa scrivere blu.
Se il fiatmoney, strumento politico controllato da organismi politici (finanziari per modo di dire) è servito e serve a conservare l'assetto, i rapporti di forza postbellici (WW2), la piramide del potere ben definita che conosciamo, allora il suo fallimento è legato al cambiamento dei rapporti di forza globali ed al suo ritrovarsi inadeguato nel nuovo scenario.
Paradossalmente, la sconfitta di uno degli imperi contendenti, ha illuso che la Storia fosse finita per sempre ed ha lasciato spazio alla arroganza dei vincitori ed al l'abuso del tutto irresponsabile dello strumento politico. Il lato oscuro del fiatmoney si è palesato ed ha messo in crisi esiziale i vincitori. Sic transit gloria mundi.
In assenza di un mercato libero, di una economia sana, in regime fiatmoney, avremmo dovuto avere una politica consapevole della potenza manipolatrice dello strumento politico.
Allora, per estremizzare e dire la verità, se il mezzo di scambio è politico e l'economia non è libera, che senso ha la libertà politica?
Tanto vale, per ottimizzare i risultati, rendere palesi le sbarre e le catene.
A qualcuno, più di qualcuno, questo piacerà. Vediamo poi che accade.
Anche se già lo sappiamo che accade...
Ciao a tutti.
RispondiEliminaAllo stato attuale delle cose, credo che l'ambiente economico in cui siamo immersi ci offrirà altri segnali, all'apparenza innocui, di dissesto. Poi ci sarà uno scossone "imprevedibile". Il default greco? Possibile, anche se l'Europa cercherà in ogni modo di calciare il barattolo o contenere l'inevitabile. (Se non lo farà l'Europa potrebbe pensarci la Russia, ma è difficile la realizzazione dal punto di vista geostrategico.) L'instabilità dell'Europa? Di certo, le fondamenta sono traballanti ma la BCE si assicurerà che nessuno agiti le acque. Questo è il consiglio dei pianificatori centrali ai capitalisti clientelari. Personalmente ritengo che un evento simile sia legato a fallimenti sequenziali di grandi imprese quotate in borsa. Dalla Caterpillar ai vari "affari" fallimentari nel mondo biotech passando per McDonald's fino alla Tesla. C'è un aumento del valore del mondo azionario irragionevole: http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/2015/06/nt%201.jpg
$57,000 miliardi pompati artificialmente nel casinò di Wall Street ad alimentare una disconnessione tra valutazioni e prezzi reali che ha solamente alimentato giri più grandi di ingegneria finanziaria sotto forma di riacquisti d'azioni proprie. Tante grazie alla "rivoluzione" di Greenspan e del suo seguito. Ora la ZIRP è l'unica cosa che sta mantenendo a galla le banche centrali e gli stati del mondo dipendenti dal credito a buon mercato. No, la Grecia è solo la punta dell'iceberg.
La realtà è complessa e le variabili tantissime.
EliminaNon dimentichiamo la Deutsche Bank. http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=1818589
E non dimentichiamo gli interessi cinesi su Il Pireo.
Tutto è talmente interconnesso che nessuno è realmente fuori al punto da dichiararsi vincitore da un default sistemico. Al massimo ci saranno superstiti.
Per questo, credo, assistiamo ad una resistenza sorprendente dell'impalcatura. Che è costruita sul nulla, ma un nulla che coinvolge un po' tutti gli attori principali. Avvengono cambiamenti qua e là, ma sono solo aggiustamenti di nuovi rapporti di forza. Ci sono nuovi commensali. Ma la torta non deve sparire.
I media finanziari se ne stanno accorgendo solo ora: Commodities crash could turn Australia into a new Greece. Guardano i monitor e traggono le loro conclusioni. Non hanno una teoria solida tramite la quale analizzare i fatti che hanno sotto gli occhi. L'Australia è solamente l'ennesimo incidente annunciato. Chi legge Freedonia ha potuto capirlo già 3 anni fa: http://francescosimoncelli.blogspot.it/2012/07/dead-kangaroo-bounce.html
RispondiEliminaCol rallentamento della Cina, verranno esposti sempre di più i "peccati" economici australiani del passato, lasciando il paese in balia di politiche maggiormente interventiste. No, l'Australia non è la nuova Grecia. Per le speranze che ha fornito, è la nuova Irlanda. Per i debiti che ha accumulato, è la nuova Irlanda. La Scuola Austriaca spiega come e perché.
Il seguente grafico è uno dei migliori "indicatori" per intuire la probabilità di una recessione. La maggior parte dei commentatori finanziari non ci fa caso e si limita a guardare al mercato azionario. In questo momento stiamo iniziando a vedere i primi segni di un'inversione della curva dei rendimenti statunitensi. Questo significa che più l'inversione diventerà marcata, maggiori saranno le probabilità di una recessione. Di solito la recessione segue l'inversione della curva dei rendimenti di circa 6 mesi.
RispondiEliminaCosa indica questa inversione? La fine di un periodo monetario altamente espansivo. L'inflazione monetaria alloca improduttivamente le risorse scarse nell'ambiente economico: l'espansione dell'attività economica si basa su un bacino di risparmi reali fasullo e gli attori economici vengono ingannati dai tassi d'interesse artificialmente bassi. Man mano che la realtà torna a far sentire la sua voce, le attività improduttive che hanno sottratto risorse reali all'economia iniziano a soffrire e diventano disperate poiché non possono più entrare in possesso di denaro a buon mercato. Tale sofferenza (aumento dei tassi a breve termine e carenza di liquidità) si trasforma in dolore economico quando suddette attività soffrono perdite e infien sono costrette ad andare in bancarotta.
Questo è quello di cui avverte un'inversione della curva dei rendimenti. Prestate, quindi, attenzione: il libero mercato è stato soprresso, non è morto.
Occhio anche al rame: Copper Declines to Two-Week Low as Goldman Warns of More Losses.