lunedì 1 giugno 2015

La Grecia è un incidente annunciato – Innescherà la dipartita della BCE e del settore bancario centrale





di David Stockman


Non c'è da sorprendersi se in pochi mesi Yanis Varoufakis abbia dimostrato di essere l'ennesimo statalista keynesiano. Dopo tutto, che cosa ci si poteva aspettare da un laureato in economia che ha scritto libri insieme a Jamie Galbraith? Quest'ultimo non ha mai visto una malattia economica che non potesse essere curata con deficit più grandi, prodigiosi "stimoli" monetari e interventi statali sempre più invadenti.

In quella che ormai sembra una teoria dei giochi disperata, Varoufakis ha fatto un favore ai suoi connazionali, all'Europa e al mondo. Dopo aver informato i suoi finanziatori a Bruxelles che dovranno continuare a sovvenzionare il suo stato greco in bancarotta, perché è l'unico modo per preservare il progetto europeo e l'euro, il ministro delle finanze greco ha sbottato la verità sulla questione, anche se forse non intenzionalmente:

"Sarebbe un disastro per tutti i soggetti coinvolti, sarebbe un disastro in primo luogo per l'economia sociale greca, ma sarebbe anche l'inizio della fine per il progetto della moneta comune in Europa," ha detto.

"Qualunque cosa gli analisti dicano sui firewall, non dureranno a lungo una volta che le persone e gli investitori capiranno che la zona Euro non è indivisibile", ha aggiunto.

Di sicuro ha ragione. Le persone che credono nella democrazia e nella libertà economica dovrebbero pregare per un default della Grecia. Nel corso delle prossime settimane, quando $1.8 miliardi di prestiti del FMI andranno in scadenza e la Grecia non riuscirà a ripagarli, Syriza si ritroverà in una situazione davvero ironica.

Se vorrà restare fedele alla sua agenda statalista di sinistra e vorrà ridare la democrazia alla Grecia strappandola dalle grinfie dei burocrati dell'accoppiata UE/FMI, Syriza dovrà spezzare una lancia a favore della democrazia e del capitalismo. Vale a dire, sfidare i tedeschi e la troika equivarrebbe ad una nuova Maratona; innescherebbe un crollo della BCE e del superstato canceroso costruito su di essa a Francoforte e Bruxelles — infliggendo un colpo mortale al sistema bancario centrale in tutto il mondo.

In pochi anni Draghi, nel contesto di un indebolimento fiscale ed economico in Europa, ha trasformato la BCE in un Robin Hood al contrario. Così facendo, ha donato ai giocatori d'azzardo finanziari e ai front-runner centinaia di miliardi di guadagni immeritati mediante i mercati del debito europei.

Nei giorni poco prima l'ukase di Draghi, per esempio, il decennale italiano era scambiato al 7.1%. Così gli speculatori che l'hanno acquistato in quel periodo hanno raccolto un guadagno del 350%. E adesso le loro risate riecheggiano dalle loro proprietà nel sud della Francia, soprattutto se i loro broker hanno impegnato questi titoli italiani nel mercato dei pronti contro termine prima che scadessero. In tal caso, i front-runner dello zio Mario sono entrati a far parte del club del 1000%.




Mentre è estremamente difficile pensare ad una ragione che giustifichi tale ridistribuzione sfrenata a favore dei giocatori d'azzardo finanziari, la logica della BCE è così incredibilmente trita e ritrita da essere ridicola. In una parola, Draghi e i suoi seguaci sostengono che il torpore economico dell'Europa derivi da una bassa inflazione e da un basso indebitamento delle famiglie e delle imprese. Quindi non hanno altra scelta: falsificare i prezzi nel mercato obbligazionario europeo per riaccendere il 2% d'inflazione e ravvivare la linea piatta della crescita economica.

Oh, per favore! Le economie della zona Euro non hanno avuto nessun problema nel creare un ampio quoziente d'inflazione sin dalla nascita della moneta unica — come se questo abbia qualcosa a che fare con la crescita della produzione e della ricchezza reale.

In realtà, l'ICP europeo è salito ad una media del 2.1% l'anno negli ultimi dieci anni e mezzo. L'appiattimento temporaneo della curva dell'inflazione negli ultimi anni è una conseguenza del tonfo del petrolio e di altre materie prime, nulla che possa spiegare il tasso di crescita depresso in Europa.




In realtà, l'IPC core della zona Euro è aumentato di quasi l'1% nel corso dell'ultimo anno ed è salito di circa l'1.5% all'anno nel corso degli ultimi otto anni (durante i quali il prezzo del petrolio è salito alle stelle ed è crollato due volte). Detto in modo semplice, la low-flation è solo un mito inventato dagli stampatori keynesiani per giustificare l'enorme monetizzazione del debito pubblico.




Quindi non c'è assolutamente niente dietro il mantra della low-flation, tranne la tesi spuria secondo cui i consumatori stanno rimandando gli acquisti fino a quando non saranno sicuri che i prezzi aumenteranno di nuovo.

No, caro zio Mario, i consumatori europei non stanno spendendo perché i loro redditi non crescono. La "domanda" delle famiglie è tiepida perché nell'Eurozona lo stipendio portato a casa viene eroso dalle tasse; e i consumatori non stanno prendendo in prestito perchè i loro bilanci sono già saturi di debiti, pertanto non ne possono sostenere altri.

In effetti, l'indebitamento del settore privato è quasi triplicato se pensiamo al decennio antecedente la crisi finanziaria. Che sia rimasto piatto sin da allora significa solo che l'offerta di credito a mutuatari meritevoli si è semplicemente esaurita, e non che esiste una qualche misteriosa malattia economica che può essere curata mediante la stampa monetaria della BCE.

Detto in altro modo, sin dal 1997 i prestiti al settore privato sono cresciuti di circa il 6.0% annuo, anche se teniamo conto della stagnazione in tale settore degli ultimi anni. Ora accostate questa cifra alla crescita media del PIL nominale europeo, la quale ha fatto registrare un 3.3% annuo. Ad un certo punto, ogni economia dipendente dal debito esaurisce la capacità di ingozzare i suoi bilanci — una condizione che l'Europa ha raggiunto molto tempo fa.




La cosa buona è che l'intero progetto dell'euro non sopravviverà al default della Grecia. La BCE è ora alle strette per $138 miliardi di passività greche — un ammontare pari ai depositi rimanenti in tutto il suo sistema bancario. Inutile dire che quando il cataclisma finanziario greco finirà sulle prime pagine dei giornali, ci sarà un pandemonio presso la BCE, a Bruxelles e nelle capitali di tutta la zona Euro.

I politici e gli elettori tedeschi riescono a capire che i rappresentanti della Bundesbank a Francoforte non sono stati affatto dei cani da guardia per la rettitudine monetaria? E che hanno assecondato la loro banca centrale nazionale mentre sprofondava in $35 miliardi di passività — debiti a carico di un sistema bancario greco e della relativa banca centrale irrimediabilmente insolventi?

No, il sistema bancario greco è in realtà uno zombie finanziario e la maggior parte dei suoi attivi è costituita da imposte differite; e la garanzia fornita per i prestiti ELA da $87 miliardi è composta da titoli di debito di un governo greco ormai insolvente.

Mai le istituzioni pubbliche avevano sostenuto una truffa simile in così bella vista. Mai una banca centrale aveva accettato tale spazzatura finanziaria come collaterale per gli enormi prestiti alle sue banche aderenti.

Ma settimana dopo settimana i burocrati incompetenti a Francoforte hanno sganciato miliardi di finanziamenti ELA per mantenere vivo lo zombie bancario greco. Quando la truffa infine salterà in aria, ci sarà una caccia alle streghe nei padiglioni del nuovo palazzo da $2 miliardi della BCE.




Il fatto è che nemmeno la BCE riuscirà a sopravvivere al default greco. Non solo risulterà tecnicamente insolvente, ma sarà anche spogliata da ogni traccia di credibilità. Ci si domanderà: come diavolo è possibile che Draghi e la sua combriccola di tirapiedi abbiano prestato $138 miliardi ad un sistema bancario insolvente e in palese bancarotta?

Inoltre, risulterà chiaro che non c'è mai stato alcun miracolo di Draghi — solo una gigantesca truffa. Di conseguenza, la sfilata di front-runner degli ultimi tre anni si trasformerà in una cascata di vendite in preda al panico. Saranno coinvolti i giocatori fast money (che si sono letteralmente ingozzati di bond statali), gli ottusi bond manager e gli investitori europei (che si sono fatti avanti per fare un giro sull'ottovolante della BCE).

La verità è che l'Europa è una bomba ad orologeria fiscale pronta ad esplodere. Ormai non c'è più uno straccio di onestà nei prezzi del mercato obbligazionario europeo, inclusi i decennali tedeschi tradati a 58 bps. E' stata tutta un'illusione evocata da Mario Draghi per la quale ha preso scrosciate di applausi, ignaro di come gli speculatori altamente indebitati non stavano facendo altro che affittare i bond statali tossici per poi rivenderglieli più avanti.

In breve, quando i contribuenti europei capiranno che a nome loro sono stati prestati $350 miliardi ad uno stato in bancarotta come la Grecia, e quando i politici inetti di Spagna, Italia, Portogallo, Francia e gran parte dell'Europa centrale scopriranno che non potranno più finanziare i loro bilanci mastodontici (nonostante un tasso d'interesse monetario all'1%), le furie finanziarie verranno sguinzagliate in tutto il continente.

Né vi è alcuna speranza di fuga. Ormai la zona Euro è vicina ad avere un rapporto debito/PIL al 100% e le eccedenze tedesche si stanno affievolendo a causa del rapido raffreddamento del suo boom delle esportazioni. Non solo, ma per qualche trimestre la stampante dello zio Mario ha messo una pezza sui conti disastrati degli stati europei, aiutandoli dal punto di vista dei tassi d'interesse; ora anche questo effetto sta scemando.




Il default della Grecia spazzerà via tutte queste illusioni, scaraventando la maggior parte dell'Europa in una crisi fiscale acuta e in sconvolgimenti politici (come quelli che abbiamo già visto in Grecia e in Spagna). Le probabilità che il superstato europeo e il sistema monetario keynesiano della BCE sopravviveranno allo sconvolgimento conseguente sono, per fortuna, esigue.

E c'è anche un risvolto positivo in tutta questa storia. Un giorno gli storici punteranno il dito sull'immagine qui sotto e diranno che la fine delle banche centrali è iniziata qui.




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Quando un grande progetto politico (l'eurozona statosocialista demoburocratica) crolla, si crea un "vuoto".
    E considerando cosa alligna nella testa (da "servi sciocchi") dei più dalle nostre parti ("ci vuole uno che decida per tutti e basta con tutta questa libertà!!!")... non è che la cosa mi rallegri tanto.

    Con la Grecia calceranno il barattolo. Unica cosa che credono di saper fare.
    Ovviamente, la retorica mainstream parlerà di bene comune e proporrà spauracchi di ogni tipo.
    Arriveranno gli eurobond? Arriveranno euro1 ed euro2?
    Personalmente sto tirando i remi i barca: lavorare è sempre più scoraggiato.

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    1. Ciao Dna.

      La cosa che mi intriga della situazione greca è la continua fuga di capitali nel paese. Ciononostante, sebbene siano stati minacciati, ancora non sono stati implementati controlli dei capitali. Eppure i depositi continuano a volare via e vanno ad acquistare asset reali con cui proteggersi da eventuali "eventi imprevedibili". I pagamenti transfrontalieri sono decisamente aumentati negli ultimi 5 mesi, e visto che i saldi TARGET2 peremttono di gestire degli scoperti bancari, i debitisono saliti a circa €100 miliardi. Ora, se la Grecia dovesse abbandonare l'euro e far resuscitare la dracma, questi squilibri non scomparirebbero, anzi. Sarebbero un enorme problema per chi vanta un credito nei confronti della Grecia; e Germania e Lussemburgo ne vantano uno bello cospicuo. Questo fornisce un potere di leva al governo greco per cercare di staccare accordi migliori.

      Dall'altra parte c'è la BCE che non può erogare altri finanziamenti attraverso l'ELA affermando che questi siano garantiti quando alla base ci sono asset del tipo CCC. La fiducia nella sua istituzione potrebbe uscirne molto male. Questo è l'attuale impasse tra Francoforte/Bruxelles e Atene. Secondo me sarà una "battaglia" di logoramento tra le due fazioni, ma alla fine troveranno un accordo. Anche perché, al di là di tutte le chiacchiere, la BCE non riesce a monetizzare la quantità di bond che aveva previsto, dato che ha reso illiquido il mercato obbligazionario statale. Quindi, chissà, potrebbe essere ulminata sulla via di Damasco e includere la Grecia nel suo Q€.

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    2. Ciao Francesco,

      se seguono il solito copione, scaricheranno il problema Grecia sulle classi medie di tutta Europa nel modo più subdolo e diluito possibile.
      L'elite disprezza il ceto medio, l'unico che talvolta comprende la posta in gioco e può contestarla, sfruttando il sentimento antiborghese dei più poveri e disperati.
      Questo spiega la falsa, ma storica, alleanza tra il potere paternalista e le masse cui dà le briciole (quando non le sacrifica in guerra) contro i ceti che si emancipano col lavoro e la produzione di ricchezza vera.

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    1. Ed allora i Balcani sono proprio fottuti. E le nostre coste adriatiche saranno il fronte di nuovi sbarchi profughi in fuga dalle guerre calde della guerra fredda 2.0.
      Guerre dei metanodotti. Guerre di recinzione (filo spinato elettrificato ricorda qualcosa?).
      Con la repressione finanziaria arriverà anche la repressione tout court.
      Occidente autarchico e cashless...

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  3. http://www.rischiocalcolato.it/2015/06/grecia-qual-e-il-punto-dove-siamo-e-quali-sono-le-opzioni.html

    e la Nato?

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