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giovedì 16 aprile 2015

Perché gli Stati Uniti stanno lasciando che la Cina accumuli oro

Sebbene queste siano sempre notizie da prendere con le molle, il Telegraph ci informa che il Grexit potrebbe essere più che un semplice "fantasma". Anzi, ogni giorno che passa la possibilità che la Grecia abbandoni l'Europa pare farsi sempre più concreta. E' vero, finora la Troika ha fatto un lavoro decente nell'alzare barricate intorno al debito esplosivo greco, ma tutto ciò non basta perché la Grecia non è altro che una dolina finanziaria e richiederà sempre più risorse affinché possa rimanere a galla. Qualora dovesse essere attivato il meccanismo che mette in gioco le garanzie dei vari stati europei per salvare la Grecia in difficoltà, la pratica di calciare il barattolo e rimandare i problemi nel tempo si fermerebbe bruscamente causando un contagio tra i PIIGS e la Francia. La lezione svizzera di come gli attori di mercato cerchino rapidamente un rifugio sicuro una volta che gli ostacoli al mercato vengono rimossi, dovrebbe essere stata appresa ormai. In questo caso, come sottolinea Julian Jessop di Capital Economics, l'asset che verrebbe scelto come porto sicuro sarebbe proprio l'oro. A differenza della crisi di Cipro, in cui si diceva che la banca centrale cipriota fosse stata costretta a vendere parte delle sue riserve auree per attuare il bail-out, la Grecia potrebbe agire diversamente andando a rinforzare quel sentimento che si sta estendendo ad un bacino crescente di nazioni: possedere oro fisico.
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di James Rickards


Di solito quando le persone pensano all'oro, la loro attenzione si focalizza sulla percentuale delle riserve totali di un Paese. Rimangono sorprese quando apprendono che gli Stati Uniti hanno il 70% delle proprie riserve in oro. Nel frattempo, la Cina ha solo circa l'1% delle sue riserve in oro. Le persone guardano a questi dati e credono che ci sia un qualche squilibrio. Ma queste non sono cifre molto significative, a mio avviso.

Il motivo è che le riserve di un Paese sono una miscela di oro e di valute forti, oltre ad obbligazioni e altri asset. Gli Stati Uniti non hanno bisogno di altre valute. Stampiamo dollari, quindi perché dovremmo possedere euro e yen?

Gli Stati Uniti non ne hanno bisogno, quindi ha senso che il Paese abbia una grande percentuale delle sue riserve in oro. La Cina, d'altra parte, ha più bisogno di altre valute.

Una metrica migliore, a mio parere, è quella riguardante le riserve auree di un Paese in percentuale del PIL. Il PIL è una rappresentazione di quanto è grande l'economia di un Paese. E' il valore lordo di tutti i beni e servizi.

Ci sono diverse misure della massa monetaria — M3, M2, M1 e M0. In un'economia monetaria, tuttavia, si può dire che le riserve auree del Paese rappresentano il denaro reale. Definisco le riserve auree di un Paese come "M-sottozero".

Il FMI ha ufficialmente demonetizzato l'oro nel 1975. Gli Stati Uniti hanno terminato la convertibilità con l'oro nel 1971. L'oro è scomparso "ufficialmente" a tappe sin dalla metà degli anni '70. Ma l'oro fisico non è mai andato via.

Oggi gli Stati Uniti ne hanno circa 8,000 tonnellate. E' dagli anni '80 che non abbiamo venduto una notevole quantità di oro. Abbiamo svenduto un sacco d'oro alla fine degli anni '70 per sopprimerne il prezzo, ma successivamente poco o niente. Così una delle mie domande per i banchieri centrali è questa: se l'oro è una cosa ridicola da possedere, perché molte persone se ne preoccupano? Ma questa è una questione distinta.

In questo momento la Cina non ha abbastanza oro da avere un "posto a tavola" con gli altri leader mondiali. Pensate alla politica globale come ad un gioco di Texas Hold'em.

Che cosa si vuole in una partita di poker? Un mucchio di chip.

L'oro serve come chip politica sulla scena finanziaria mondiale. Ciò non significa automaticamente un gold standard, ma che l'oro vi darà una voce tra i principali operatori nazionali seduti al tavolo.

Ad esempio, la Russia ha un ottavo dell'oro degli Stati Uniti. Sembra proprio una piccola potenza — ma la sua economia è solo un ottavo della nostra. Quindi hanno la giusta quantità d'oro per le dimensioni della loro economia.

Le riserve auree degli Stati Uniti all'attuale prezzo di mercato rappresentano circa il 2.7% del PIL. Questo numero varia perché il prezzo dell'oro varia — ma siamo intorno al 2.7%. Per la Russia si tratta di circa il 2.7%. Per l'Europa è una cifra più elevata — oltre il 4%.

In Cina questo numero è dello 0.7%, ufficialmente. Ufficiosamente, se si dà loro credito, diciamo che siamo intorno alle 4,000 tonnellate, situazione che la innalza al livello degli Stati Uniti e della Russia, ma la Cina ne vuole di più perché la sua economia è in crescita.

Ecco il problema: se si toglie il coperchio dall'oro, ovvero, se si termina la manipolazione dei prezzi e si lascia che l'oro arrivi al suo livello di mercato, la Cina mangerebbe la polvere. Non avrebbe abbastanza oro rispetto agli altri paesi, e poiché la sua economia cresce più rapidamente e poiché il prezzo dell'oro andrebbe alle stelle, non riuscirebbe a stare al passo. Tutti gli altri Paesi sarebbero sull'autobus mentre i cinesi rimarrebbero a piedi.

Quando tutti si siedono intorno al tavolo, la Cina è la seconda più grande economia del mondo. Deve esserci su quell'autobus. Ecco perché lo sforzo globale è quello di tenere il coperchio sul prezzo dell'oro attraverso la manipolazione. Sto dicendo che se io stessi gestendo la manipolazione, mi sentirei in imbarazzo perché a questo punto è davvero evidente.

Il prezzo verrà soppresso fino a quando la Cina non otterrà l'oro di cui ha bisogno. Una volta che la Cina ne otterrà la giusta quantità, allora il coperchio sul prezzo dell'oro potrà essere rimosso. A quel punto non importa dove andrà l'oro, perché tutti i principali Paesi saranno sulla stessa barca. Ma ora non è così, la Cina deve raggiungere gli altri.

Vi è un'evidenza statistica, aneddotica e forense per questo punto. Tutto questo è molto chiaro. Ne ho anche parlato con i membri del Congresso, dell'intelligence, della difesa e del FMI.

La Cina è il nostro principale partner commerciale. E' la seconda più grande economia del mondo. Gli Stati Uniti vorrebbero mantenere il dollar standard.

Ho descritto alcuni scenari catastrofici in cui il mondo o adotterà i DSP o l'oro, ma al momento gli Stati Uniti vorrebbero mantenere un dollar standard. Nel frattempo, la Cina si sente estremamente vulnerabile al dollaro. Se svalutiamo il dollaro, è un enorme perdita per loro.

Ecco perché, dietro le quinte, gli Stati Uniti devono mantenere la Cina felice. Un modo per farlo è quello di lasciare che la Cina acquisti oro. In questo modo, la Cina si sentirà a suo agio.

Se la Cina ha solo carta e niente oro, e noi inflazioniamo la carta, loro perdono. Ma se hanno un mix di carta e oro, e noi inflazioniamo la carta, si salveranno grazie all'oro. Quindi devono riuscire a proteggersi.

L'oro è liquido, ma è un mercato piuttosto piccolo. Se chiamo JP Morgan e dico: "Ehi, voglio comprare 500 tonnellate d'oro," non posso farlo. Sarebbe un ordine enorme. Un ordine del genere dev'essere processato tra i Paesi e le banche centrali dietro le quinte.

Accade presso la BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, in Svizzera. E' l'intermediario riconosciuto per le transazioni in oro tra le principali banche centrali e banche commerciali.

Non è speculazione. E' nelle note della relazione annuale della BRI. Deve riportare le cifre esatte perché essa viene controllata. A differenza della FED e a differenza di Fort Knox, la BRI viene sottoposta a revisione contabile, e deve rivelare questo tipo di cose.

Le prove ci sono. La Cina sta dicendo: "Non ci sentiamo a nostro agio a possedere tutti questi dollari, vogliamo anche l'oro. Ma se siamo trasparenti nei nostri acquisti d'oro, il prezzo salirà troppo in fretta. Quindi dobbiamo fare in modo che le potenze occidentali mantengano il coperchio sul prezzo e ci aiutino ad entrarne in possesso, fino a raggiungere una posizione protetta. A quel punto, forse avremo ancora un dollaro stabile."

Il punto è che c'è così tanta instabilità nel sistema, tra derivati e leva finanziaria, che non sarà facile andare da qui a lì. Non avremo un lieto fine. Il sistema collasserà prima di arrivare da qui a lì. A quel punto, ci sarà una folle corsa per entrare in possesso del metallo giallo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


9 commenti:

  1. A proposito di "Grexit", oltra al Telegraph c'è anche il Financial Times che ne alimenta le possibilità: Greece prepares for debt default if talks with creditors fail.

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    1. Ciao Francesco,
      è da un po' di anni che si parla di Grexit, se la memoria non m'inganna già nel 2009 si paventava quest'ipotesi. Stavolta quali probabilità ci sono che ciò avvenga realmente?

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    2. Ciao Luca.

      Quando si vuole avere la conferma di qualcosa nel mondo contorto della pianificazione centrale, non basta far altro che aspettare la smentita di un evento. Ieri lo zio Mario ha negato per l'ennesima volta l'uscita dal progetto Euro di una qualsiasi nazioni. Euppure sappiamo che esiste un piano, lontano dai riflettori dei media, che prevede determinate azioni in caso di sfaldamento della zona Euro. Ma come ho scritto nell'incipit a questo articolo e come vado ripetendo da qualche anno ormai, la Grecia non è altro che una dolina finanziaria, un investimento improduttivo non salvabile, che risucchierà solamente fondi e fondi mettendo a repentagli tutti coloro che tenteranno di continuare ad evitare il suo ineviabile default. Oggi infatti S&P ha declassato ad "insostenibile" il debito greco.

      Soprattutto, ciò chiama in causa le garanzie impegnate dalle altre nazioni della zona Euro per salvare finora questo stato in bancarotta. Queste garanzie, in realtà, non esistono. Sono solo fumo e chiacchiere dei pianificatori centrali monetari. E' per questo che oggi, a seguito delle cattive notizie provenienti dal Paese ellenico, il rischio obbligazionario nella periferie europea è tornato a salire. Inoltre sei anni fa non c'era il livello d'interventismo folle a cui assistiamo oggi.

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    3. Grazie per i chiarimenti.
      So che la domanda è OT ma mi piacerebbe un tuo parere su questo argomento. Ho degli amici che parlano sempre di Eurasia, una sorta di progetto di Superstato europeo che vada da come dicono loro da Lisbona a Vladivostock. Io non ho approfondito il tema, ma al di là delle questioni secondo te sarebbe auspicabile una cosa del genere? Tenendo conto che si parlerebbe di impero e come giustamente dice Ron Paul "gli imperi costano".

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    4. Ciao Luca.

      Già il termine "superstato" dovrebbe farti intuire quale sarà la mia risposta a riguardo. :)
      Immaginare una cosa simile significa permettere all'attuale truffa di inglobare al suo interno un bacino più ambio di oche da spennare e permettere di andare avanti ancora un po'. Non è la soluzione ai nostri problemi. Non lo è stata l'Europa con l'Italia, ad esempio. Per quello che posso immaginare, il futuro non ci regalerà ulteriore centralizzazione, besì decentramento.

      Ecco un indizio: http://liberland.org/en/main/

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  2. articolo interessante e condivisibile. la questione è dunque politica. mefiance e bisogno. amico e nemico. alleato e rivale. questa è l ambivalenza del rapporto tra cina ed usa, ed è evidente. il pivot to asia c è, ma sta là, bloccato. i due grandi si guardano allo specchio, e stanno fermi. si fanno alcune concessioni per mantenere l equilibrio. non sono così certo della conclusone, che il sistema crollerà prima del punto di equilibrio. la cina ha più oro dell ufficiale e sta iniziando a crescere menadi prima. il giorno potrebbe essere più vicino di quel che sembra. ma si tara giorno solo quando la politica lo dirà, non prima. perché il sedersi tutti insieme vuol dire che hanno già un accordo sul cosa dirsi

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  3. a proposito...
    http://www.alt-m.org/2015/01/11/something-nice-about-austrian-economics/

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  4. http://www.laht.com/article.asp?ArticleId=2381461&CategoryId=10717

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    1. Ciao gdb.

      Uhm... adesso si spiega come il Venezuela abbia accumulato le sue risorse. Tra l'altro, dopo il calo del prezzo del petrolio, i prestiti siglati dal Venezuela stanno finendo sotto pressione. Questo sta spingendo a vendere l'oro detenuto presso la sua banca centrale (attraverso swap, non in modo definitivo ma a tempo... ma non è detto che se lo possano ricomprare). Da quelle parti, comunque, arrivano notizie allarmanti: dalla mancanza di carta igienica e altri beni al delirio di potere di Maduro che ha acquisito "poteri speciali per preservare la pace".

      In sintesi: il socialismo non paga. Infatti, continuando sulla strada della bancarotta, il Venezuela persegue nel voler accendere prestiti a termine nonostante i suoi fondi si stiano esaurendo. Finché potrà vendere oro, riuscirà ad andare avanti. La cosa più importante è il chi sarà il proprietario finale di questo metallo giallo a garanzia di questi prestiti rischiosi.

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