Bibliografia

venerdì 24 aprile 2015

A che gioco stanno giocando le banche centrali?





di Francesco Simoncelli


Di solito la maggior parte delle persone si guarda indietro e riflette su quello che ha compiuto nella sua vita. Rimpianti, rimorsi, soddisfazioni, vittorie e tante altre situazioni sfilano alla velocità della luce lungo le immagini mnemoniche con cui tiriamo le somme della nostra esistenza. Quando, invece, rivolgiamo il nostro sguardo alle banche centrali ci accorgiamo che quando si guardano indietro, tutto quello che riescono a vedere è distruzione. Sin dal 2008, in particolare, le principali banche centrali del mondo si sono lanciate in una race to debase folle che condurrà al collasso le valute di cui si fanno protettrici. Nella loro progressiva intensificazione degli interventi nel mercato, hanno demolito quanto di genuino potesse veicolare attraverso i segnali che viaggiano all'interno dell'ambiente di mercato.

L'hanno fatto deturpando e distorcendo il mezzo attraverso il quale la maggior parte delle informazioni vengono scambiate: il denaro. Ma cos'è il denaro?



LA MERCE PIU' COMMERCIATA

Per quanto possa essere banale questa domanda, la risposta sfugge alla maggior parte delle persone. Non per colpa o per ignoranza, ma per mancanza di un corpo teorico epistemologicamente chiaro con cui analizzare le strutture dell'economia di mercato con cui ci confrontiamo ogni giorno. La Scuola Austriaca offre un simile approccio metodologico e su queste pagine troverete materiale didattico a profusione. Questo mi ha permesso di comporre pezzi sempre più interessanti e utili per il lettore, in grado di aiutarlo nella vita di tutti i giorni fornendogli un lanternino con cui orientarsi nella selva di opinioni e fandonie che sovente le sue orecchie sono costrette a carpire. Per questo motivo ho composto ultimamente un utile paper sulle pensioni. Potete leggerlo gratuitamente qui: https://www.scribd.com/doc/260197123/Pensionamento-Scampare-Alla-Frode-Ed-Affrontare-La-Realta

Allo stesso modo, l'approccio Austriaco ci offre una risposta chiara su cosa sia il denaro: la merce più commerciata. Infatti, nel corso della storia dell'uomo egli ha costantemente cercato di massimizzare due caratteristiche che gli stanno particolarmente a cuore: tempo ed efficienza. Spinto da tali incentivi, la storia delle sue vicissitudini gli ha insegnato che attraverso il commercio è possibile imbastire un'organizzazione sociale proficua e pacifica grazie alla quale raggiungere i propri obiettivi e, di riflesso, soddisfare quegli degli altri. La cooperazione umana scaturita da questa pulsione per una prosperità quanto più continua possibile, ha fatto in modo di fornire all'umanità gli strumenti con cui sopravvivere alle avversità naturali e storiche, una su tutte, la povertà.

Allo stadio più rozzo, il suddetto commercio consisteva nello scambio diretto di merci. Sebbene rappresentasse un primo passo in avanti per un miglioramento delle proprie condizioni di vita e di benessere, l'essere umano venne subito messo di fronte ad una triste realtà: lo scambio diretto richiedeva una grande quantità di tempo per entrare in possesso di quelle merci che facevano gola agli attori di mercato con cui si voleva scambiare. Ad esempio, se il calzolaio voleva il pane del panettiere, ma quest'ultimo non aveva alcuna necessità di scarpe, il calzolaio avrebbe dovuto scoprire cosa il panettiere avesse voluto più urgentemente ed impiegare il suo tempo per entrarvi in possesso. Di conseguenza, attraverso una serie di scambi indiretti avrebbe messo le mani su quella cosa più urgentemente desiderata dal panettiere e sarebbe finalmente stato in grado di ottenere il suo agognato pane. Ciò avrebbe tolto spazio alla produzione. Ciò avrebbe richiesto un sacco di tempo.

Il dinamismo del mercato, però, avrebbe presto "trovato" una soluzione. Il passaggio dallo scambio diretto allo scambio indiretto aveva creato la possibilità di intessere una rete di scambi che ben presto avrebbe fatto emergere una sorta di merce più commerciata tra tutte le altre. Se pensate, ad esempio, al sale nell'antichità, esso aveva valore per gli attori di mercato perché ritenevano utile la sua conservazione dei cibi. Di conseguenza questa necessità "preziosa" spingeva a considerare il sale in modo diverso rispetto a tutti gli altri beni presenti sul mercato. Questo significa una mole di scambi maggiore per questo particolare tipo di merce. Non passò molto, quindi, prima che gli attori di mercato individuarono nel sale un utile escamotage mediante il quale entrare in possesso delle merci desiderate. In questo modo avrebbero velocizzato tutti gli scambi che deisderavano effettuare, risparmiando tempo prezioso per operarne altri e migliorando l'efficienza con cui poter offrire i loro prodotti sul mercato.

Ciò non rendeva il sale una sorta di bene distaccato dal mercato, ma lo rendeva semplicemente un espediente per velocizzare i tempi di conclusione di uno scambio. Il calzolaio, invece di girare per la città tutto il giorno per compiere tutti gli scambi indiretti ed entrare in possesso di quella merce desiderata dal panettiere, poteva scambiare la sua produzione con del sale e quindi scambiarlo col pane del panettiere. L'utilità economica imputata da quest'ultimo alla merce più commerciata, avrebbe assicurato il buon esito di questo scambio.

Allo stesso modo, l'oro e l'argento sono diventati economicamente utili come mezzi di scambio. Non è stato un processo avvenuto attraverso una qualche imposizione calata dall'alto, ma è stata l'evoluzione di una serie di azioni al margine degli attori di mercato. La loro volontà si è costantemente espansa nell'ambiente di mercato migliorando tempo ed efficienza, i quali hanno permesso un grado di specializzazione e divisione del lavoro che hanno premiato l'uso di un mezzo di scambio per velocizzare le transazioni tra gli attori di mercato. Così come una qualsiasi altra merce sul mercato, anche il mezzo di scambio è sottoposto alla leggi economiche che tendono a far combaciare i vari desideri che gli attori di mercato presentano nell'ambiente di mercato. Questo significa che il mezzo di scambio non è affatto una qualche tipo di merce avulsa dal mercato. Infatti, ciò che gli attori di mercato scambiano è la propria produzione, non il denaro. Quest'ultimo rappresenta solamente una "scorciatoia" attraverso la quale giungere il più presto possibile alla conclusione di una transazione in cui ci siamo impegnati.

Senza la produzione precedente di beni da parte degli attori di mercato, creare dal nulla un qualsiasi mezzo di scambio significherebbe aumentare artificialmente la quantità di quella merce. Perché? Perché in caso contrario la produzione all'interno dell'ambiente di mercato sarebbe aumentata. Ceteris paribus, quindi, significherebbe solamente una redistribuzione di tutte le merci esistenti sul mercato nei confronti di coloro che entrano in possesso per primi del nuovo mezzo di scambio. Detto in modo diverso, sarebbe una truffa. E le truffe finiscono tute allo stesso modo: coloro che l'hanno perpetrata finiscono per incappare nelle sanzioni del mercato. Che si materializzino attraverso una punizione giudiziaria o un fallimento delle loro attività, il mercato è costituito da forze decentrate impossibili da controllare centralmente e da prevedere con certezza. Di conseguenza nessuno vi può scampare. Si può ritardare la "sentenza", ma alla fine arriva. Arriva sempre.



AGGIRARE LE SANZIONI DEL MERCATO

Il problema, quindi, non è l'aggiustamento del mercato che risponde ai segnali nell'ambiente economico e pulisce eccedenze/carenze del mezzo di scambio attraverso la variazione del livello dei prezzi, ma l'interferenza ritardante di alcuni soggetti che intendono perpetrare nel tempo un determinato istante di mercato senza incappare nelle relative conseguenze. Agendo in questo modo pretendono di scavalcare il dinamismo insito nelle forze di mercato. E' impossibile. Sarebbe come avallare la tesi secondo cui è possibile creare dal nulla pasti gratis. E' impossibile.

I pianificatori centrali hanno quindi cercato di mimare convenzioni emerse dal libero mercato per guadagnare legittimità davanti agli occhi del resto della popolazione. Di conseguenza, sebbene la cartamoneta fosse emersa come sostituto dell'oro, è stata cooptata nella guerra dei pianificatori centrali al libero mercato. In principio il suo utilizzo era puramente caratterizzato dalla comodità. Infatti la cartamoneta dava la possibilità ai suoi possessori di essere rimborsati in oro quando presentavano tali pezzi di carta in una banca. Il mezzo di scambio era sempre l'oro, mentre la carta svolgeva solamente un ruolo di sostituto conveniente in termini di sicurezza e trasportabilità. Ovviamente questi sostituti del mezzo di scambio potevano incentivare un certo comportamento scorretto da parte di coloro che li emettevano, come ad esempio un'ecessiva emissione da cui trarvi profitto. Ma lo spauracchio della bancarotta teneva a freno tale incentivo, poiché la corsa in massa per redimere la carta in oro avrebbe messo fine a quell'istituto finanziario che avrebbe avuto l'ardire di percorrere tale strada pericolosa.

Solo un dictum centrale avrebbe potuto creare un sostituto scoperto del denaro, perché in un libero mercato la carta non sarebbe mai stata accettata come mezzo di scambio a sé stante. A questo servono le leggi del corso legale, ad impedire al libero mercato di ripulire gli errori commessi da coloro che si reputano superiori al resto degli individui. A permettere ad un manipolo di individui presumibilmente più saggi, di continuare ad ostacolare le scelte effettuate dai singoli attori di mercato per mantenere in piedi un sistema economico fatiscente ed inefficiente. A supporto della loro illusione di prosperità hanno mimato anche il meccanismo di clearing bancario che fungeva da inibitore per tutti quei soggetti che volevano gozzovigliare con la cartamoneta. Riprendendo questa struttura economica emersa dal mercato e convertendola nel sistema bancario, ad esempio il Federal Reserve System, hanno fatto credere agli attori di mercato di poter controllare in qualche modo l'attività economica più ampia attraverso una supervisione "onnisciente" da parte di individui con conoscenze superiori.

Era una menzogna. Il Federal Reserve System è una menzogna, o per meglio dire, è uno specchietto per le allodole. Infatti, a parte la NYFED e la FED stessa, le altre banche centrali regionali non contano nulla. Il ruolo della banca centrale non è quello ufficiale che viene sbandierato ogni qual volta c'è una riunione del suo consiglio, ma quello di permettere ai membri del suo cartello (es. banche commerciali e stato) di poter tenere i battenti aperti nonostante il parere negativo delle forze di mercato. Le iniezioni di liquidità servono solamente a rendere liquide quelle entità che in assenza di un intervento artificiale sarebbero illiquide. Cercando di coordinare il più possibile l'espansione monetaria all'interno di un certo ambiente economico, la banca centrale cerca di gestire e stabilizzare tutti quegli errori "imprevedibili" che possono venire a crearsi a causa del suo interventismo. In breve, il ruolo delle banche centrali è quello di sovvertire e sabotare le scelte degli individui a vantaggio di pochi eletti. Voglio dire, chi sano di mente sceglierebbe di continuare ad operare scambi con un mezzo di scambio simile?




Il monopolio sul controllo del denaro e il monopolio sull'approvazione delle leggi, hanno permesso allo stato di impossessarsi di uno strumento economicamente distruttivo. Pensando di poter attingere da una fonte eterna di finanziamenti, i pianificatori centrali non si sono accorti di come si stavano scavando la fossa. Infatti i pianificatori monetari centrali possono continuare a calciare il barattolo e ad ignorare la realtà finché il bacino dei risparmi reali è in espansione; una volta che diventa stagnante, o peggio si riduce, qualsiasi politica monetaria allentata non servirà più a niente. Dato il livello di disperazione dei banchieri centrali di tutto il mondo, questa è una triste realtà sempre più incombente.



LE SCELTE DEI BANCHIERI CENTRALI

La prova di questa disperazione la possiamo cogliere nelle scelte prese in merito alla politica monetaria. Quegli attuali sono tempi senza precedenti, dove un'espansione gigantesca delle varie offerte monetarie è stata l'unica soluzione a cui i banchieri hanno pensato davanti ai problemi strutturali che si sono ritrovati per le mani. Infatti stanno agendo ritenendo di aver a che fare con problemi ciclici. In questo modo peggiorano la situazione continuando ad interferire con la pulizia del mercato e forzando nell'ambiente economico strategie anticicliche. Ma l'economia di Main Street non sta rispondendo. Perché? Perché ha raggiunto il picco del debito e la saturazione dell'utilità marginale del debito. Di conseguenza l'economia di Main Street è stata separata artificialmente da quella dei mercati azionari e bancari in cui è finita la stragrande maggioranza di denaro creato ex novo dalle banche centrali.

Ciò ha consentito alla popolazione di iniziare un percorso di deleveraging attraverso il quale poter ripulire i loro bilanci dagli eccessi passati, sobbarcandosi allo stesso tempo l'onere di pagare per il savataggio di quelle entità protette dal sistema bancario centrale. Come? L'esempio più lampante ce lo abbiamo sotto i nostri occhi e arriva proprio dalla BCE. Infatti Draghi ha avviato un programma d'acquisto di bond statali che prevede l'acquisizione mensile di un totale di €60 miliardi di asset fino al settembre 2016. Il tutto viene fatto seguendo la logica contorta del doppio mandato (ufficiale, perché quello ufficioso prevede altro) delle banche centrali: ottenere un'inflazione dei prezzi al 2%.

Secondo il loro modo di pensare, che riflette quello keynesiano, una diminuzione dell'indice dei prezzi al consumo indurrebbe ad un rallentamento dell'attività economica poiché spingerebbe gli attori di mercato a posticipare i loro acquisti e ad arroccarsi nei loro saldi di liquidità. Questo modo di pensare ignora colpevolmente le preferenze temporali degli attori di mercato, le quali tendono sempre a far registrare un'alta preferenza temporale, ovvero, le persone preferiscono avere beni oggi piuttosto che domani. Inoltre, come abbiamo osservato in precedenza, un'aumento artificiale del mezzo di scambio agisce solamente come redistribuzione dei beni presenti sul mercato verso coloro che hanno accesso per primi alla nuova moneta creata.

In un mercato non ostacolato la diminuzione dei prezzi significa una produzione di beni e servizi maggiore a fronte di un'offerta monetaria stabile. Ciò è un bene per il consumatore, perché in questo modo ha accesso ad un numero superiore di beni e servizi ad un prezzo ridotto. Ciò, a sua volta, significa che le industrie possono avere accesso ad un numero maggiore di input con cui tagliare il costo della produzione. Nel caso attuale, invece, non abbiamo a che fare con niente di tutto ciò. La nostra realtà ci sta presentando il necessario aggiustamento a seguito di pesanti disallineamenti tra domanda e offerta causati dalle ingerenze incessanti dei pianificatori monetari centrali nel libero mercato. Ciò richiede tempo, perché le scelte degli attori di mercato vengono direzionate nel modo più efficiente possibile verso quella produzione maggiormente in linea con le necessità più urgenti degli attori di mercato. Ciò è una buona notizia, perché significa un ritorno a segnali genuini di mercato che possono direzionare le azioni individuali verso progetti sostenibili e in linea con la volontà degli attori di mercato.

L'aumento artificiale della massa monetaria, quindi, non ha nulla a che fare con una crescita economica sana. Può gonfiare i numeri farlocchi del PIL, ma non darà nulla di buono all'economia reale. Non è possibile creare prosperità attraverso il pompaggio monetario e l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse monetari. Se fosse possibile, la povertà sarebbe scomparsa da un bel pezzo. La prosperità illusoria di cui hanno goduto le entità protette dal cartello delle banche centrali ha terminato la sua magia, poiché i rendimenti ridicoli associati alla gran parte di asset stanno smorzando tutto l'entusiasmo derivante da coloro che fino ad oggi hanno goduto dell'effetto Cantillon. Di conseguenza vogliono aprire le porte del casinò anche a Main Street che, ricordiamolo, sta lottando per scrollarsi di dosso anni e anni di scelte errate. L'unico modo di fare soldi ormai è attraverso l'aumento del rischio, forti del fatto che la banca centrale sia sempre pronta a fungere da prestatore di ultima istanza. Pensate, ad esempio, alla recente pubblicità della FIAT in cui si invitano gli individui a sottoscrivere finanziamenti presso la FCA Bank. Questa non è altro che la fotocopia della baldoria statunitense intorno ai prestiti per automobili.

Allo stesso modo, gli stati continuano ad indebitarsi e ad avere deficit da capogiro. Sconnessi totalmente dalla realtà, i rendimenti dei titoli di stato sono colati a picco in tutto il panorama del mercato mondiale. Anche gli stati palesemente insolventi, sono magicamente con le finanze a posto. Senza contare che in questo modo le prestazioni sociali e pensionistiche, i cui fondi non sono altro che cataste di IOU statali, stanno perdendo soldi a vista d'occhio costringendo gli stati a tassare a morte i contribuenti o ad infrangere alcune promesse fatte in precedenze. La situazione è particolarmente esplosiva, data l'instabilità dell'attuale sistema finanziario.

Voglio dire, guardate i numeri chiave dell'Inghilterra, vessillo degli adoratori della pianificazione centrale. La nazione ha un deficit di bilancio del 5.3%, oltre ad avere visto un aumento significativo del rapporto debito/PIL dal 68.9% nel 2009 al 93.3% nel 2013. Inoltre il sistema pensionistico, sanitario e sociale inglese è in linea con quello occidentale in generale: un esercito di anziani è pronto a sfruttare prestazioni pubbliche insostenibili e finanziariamente fallite. Una situazione che presenta molte analogie con quella giapponese. La colonia galleggiante di pensionati nipponici, a fronte di una forza lavoro in rapida decrescita, avrà un brutto risveglio quando scoprirà che le promesse non potranno essere mantenute, poiché fondate su una pila di titoli di stato senza valore. Questo circo viene portato avanti grazie soprattutto alla BOJ che sta letteralmente rastrellando ogni JGB presente sul mercato, oltre a quelli posseduti dalle banche commerciali. Si stima che entro il 2020 la banca centrale giapponese possiederà l'80% dei decennali giapponesi, oltre a tutta un'altra serie di asset nel paper market (es. Etf e trust immobiliari). E se l'ultima volta le speranze dei banchieri centrali keynesiani si sono infrante contro il rialzo dell'Iva, cosa accadrà quando il prossimo 2017 tale soglia verrà alzata al 10%?

Perseguire tale politica non fornisce alcun incentivo ad introdurre riforme strutturali o sanzioni di mercato verso quei soggetti irresponsabili dal punto di vista finanziario. Permette solamente ad un gruppo privilegiato di entità di parassitare fino all'osso il bacino dei risparmi reali. Una volta che viene consumato, la festa finisce. Quindi il debito giapponese può continuare a crescere, ma ciò spazzerà continuamente via la capacità del settore produttivo giapponese di entrare in possesso delle risorse scarse con cui poter sopravvivere. Saranno i fallimenti delle aziende a dare il via ad una nuova recessione. A quel punto le banche centrali dovranno scegliere: inflazione di massa o depressione monumentale. Ma, hey, per il momento non c'è nulla di cui preoccuparsi visto che la borsa giapponese fa segnare numeri da capogiro.





LE SCELTE SBAGLIATE HANNO CONSEGUENZE

In realtà, tutte le borse mondiali fanno segnare numeri da capogiro. Il denaro creato ex novo dalle banche centrali è rimasto intrappolato nei canyon dei mercati azionari, gonfiando bolle su bolle. Richard Weaver diceva: "Le idee hanno conseguenze." Io dico: "Le scelte sbagliate hanno conseguenze." La scelta di voler salvaguardare a tutti i costi entità decotte attraverso politiche monetarie senza precedenti, sarà l'epitaffio della pianificazione centrale monetaria. In realtà, non dovremmo sorprenderci. La pianificazione centrale è tendenzialmente suicida. E' una cosa che abbiamo appreso molto bene sin dal 1991.

La presunzione dei banchieri centrali è quella di poter avviare una ripresa di mercato attraverso il gonfiaggio di una bolla che andrebbe a sostituire quella scoppiata. Sebbene possa sembrare fuori di testa questa affermazione, in quanto si tratterebbe di una ripresa fasulla, è proprio quello che è accaduto ogni volta sin dal 1913. Solo che, come abbiamo detto in precedenza, le bolle erodono progressivamente il bacino della ricchezza reale, precludendo l'avvio di attività in linea con i desideri degli attori di mercato a favore di attività che sprecano risorse reali. Nonostante lo zio Ben ora abbia aperto un blog e voglia dire al mondo intero come la sua presidenza è stata oculata e lungimirante, in realtà non vedeva l'ora di passare la patata bollente al prossimo presidente di turno perché il disastro economico che ha contribuito a creare è anche colpa sua.

Infatti nel 2002, quando a seguito dello scoppio della bolla delle dot-com comparvero le stesse "paure" circa una deflazione massacrante, lo zio Ben si premurò di avvertire il pubblico più ampio e i suoi colleghi dei pericoli che si sarebbero corsi se l'inflazione fosse rimasta troppo bassa. Nel 2003 il tasso d'interesse di riferimento degli USA venne abbassato all'1% e la FED, monitorando la sua metrica dell'inflazione dei prezzi preferita (es. Core CPI), concluse che stesse facendo un buon lavoro.




In questo modo, però, sfuggono tutta una serie di segnali di prezzo che vengono grossolanamente ignorati. Ed è quello che è accaduto, perché i prezzi relativi segnalavano importanti variazioni che sono state prese sottogamba dai banchieri centrali. Così si sono sedimentati disallineamenti che hanno causato l'incanalamento delle risorse reali verso attività in bolla o investimenti improduttivi. E' stata la politica monetaria allentata e l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse che hanno redistribuito quelle risorse scarse nell'ambiente economico nelle mani di coloro che le hanno sprecate. Ciò ha gonfiato la bolla immobiliare. Ciò ha reflazionato il mercato azionario. Ciò ha creato un mercato artificiale intorno a quelle commodities che servivano per tenere in piedi questa illusione.

Non solo, ma la baldoria della FED ha creato anche l'incentivo ad un indebitamento crescente dati i tassi storicamente bassi. E ciò non solo ha spinto l'emersione di investimenti improduttivi sul suolo americano, ma anche sul suolo estero... soprattutto nei mercati emergenti.




Ignorando tutti questi segnali e concentrandosi esclusivamente sul target dell'inflazione, lo zio Ben si è praticamente lavato le mani di tutto il resto giocando allo scarica-barile per quanto riguardava le responsabilità delle bolle. Questo gioco ha visto sul banco degli accusati il settore bancario commerciale, che è stato dipinto come la fonte primaria e assoluta di tutti malanni economici. Sulla scia di queste accuse sono nate nuove regolamentazioni, come Basilea III e la Dodd-Frank. In realtà l'unico motivo per cui sono state approvate è stato per incentivare oltremisura le banche commerciali a riempirsi di bond statali grazie ai sovvenzionamenti delle banche centrali. Tali azioni hanno abbassato a livelli senza precedenti i rendimenti obbligazionari statali, trasmettendo un falso senso di sicurezza all'interno del panorama economico. Ma ciò ha depresso i bilanci ed è emersa una fame di rendimenti che ha elevato il pattume finanziario ad asset di alta qualità. L'euforia nel casinò di Wall Street è la conseguenza diretta della follia monetaria delle banche centrali e della ricerca di rendimenti positivi in un mercato pesantemente distorto. Infatti, non c'è nessun investimento nel settore Ricerca & Sviluppo dietro l'ascesa dei principali titoli azionari USA, bensì solo riacquisti d'azioni alimentati dalla ZIRP.





Nonostante questi segnali d'allarme, le banche centrali continuano a inveire contro un'inflazione dei prezzi "troppo bassa" e a mantenere posizioni monetarie allentate e addirittura sforare in territorio negativo per quanto riguarda i tassi d'interesse. Non si accorgono delle bombe ad orologeria finanziarie innescate in ogni dove. Non si accorgono di come il boom ventennale gonfiato dalle loro politiche stia arrivando alla fine. Che sia attraverso una normalizzazione dei tassi d'interesse o un panico nel mercato azionario o obbligazionario, i boom vengono sempre seguiti dai bust.



CONCLUSIONE

I banchieri centrali sono in trappola, è per questo che sono disperati e ricorrono a misure di politica disperate. Sebbene sappiano che la posta in gioco è molto alta, continuano a calciare un barattolo enorme nella speranza di trovare una qualche soluzione magica e indolore che possa farla fare franca all'establishment monetario e statale. Ma il gioco a cui i banchieri credevano di giocare gli si sta rivoltando contro, poiché le riserve in eccesso sono state utilizzate come garanzia per azzerare il rischio nei vari mercati finanziari. Per questo non ci sarà alcuna normalizzazione dei tassi. Per questo la fine della ZIRP viene rimandata nel tempo. Le banche centrali credevano di essere al comando. Non lo sono mai state. Non credo che ci sarà un innalzamento dei tassi. Le implicazioni sono imprevedibili e disastrose.

Le regole dell'interventismo nei mercati sono apoditticamente chiare: una volta interferito col libero mercato, non si torna più indietro senza pagarne le amare conseguenze.


17 commenti:

  1. ed ora? ci si rende conto che se non riescono a fare un miracolo, alzando i tassi ci sarebbe un tonfo epocale? a questo punto non si puo tornare indietro. come nascondono l inflazione? semplice, con la deflazione infalttiva. finanziarsi gratis, il fine del debitore parassita. quel che conta è il tasso reale, non nominale (qui mettono bocca, di solito, i noiosi della separazione tesoro banca italia. ma qui è il loro errore. i presupposti "giuridici" del debito - i diritti - si sono messi negli anni 70. si sono manifestati negli anni 80 perché si è smesso di finanziarli ma non si è intervenuto sui privilegi acquisiti. anzi, sono stati aumentati per combatter il terrorismo e poi favorire la caduta del muro). tasso nominale al 15 inflazione al 20, tasso reale -5. sale il pil nominale ed il rapporto tra debito e pil scende. se riuscivano a farlo salire nonostante quel tasso di inflazione, immaginate quanto debito facevano. ma in quel modo si distruggeva la moneta. allora nuovo metodo: l inflazione è prossima allo 0 (almeno statisticamente, se poi quella vera è - ad es - di due punti, tanto meglio per chi si finanzia con tassi negativi), e tassi negativi. in realtà nulla è cambiato: tassi negativi prima e negativi oggi. ma con l inflazione galoppante, non controllata, più o meno molti accedevano al tasso reale negativo. così solo chi si finanzia a 0. e chI? le banche, gli stati leaders (non l italia). in cio gli usa sono addirittura più leali di germania o giappone, pagando - se non erro - un tasso reale più alto. i fessi pagano tassi reali positivi: sud europa, ma anche imprenditori. conclusione: chi paga tassi reali positivi e negativi è in buona deciso dal potere, non dal mercato. e coi tassi reali negativi si mantengono oggi i parassiti come ieri si mantenevano con l inflazione. a meno che quell investimento, ad esempio franco svizzero, in un quadro di fallimenti generalizzato, sia davvero una sicurezza. e poi, a sapere re fino a che punto, data l interconnessione globale. in quella caso tasso negativo significa costi di custodia dell oro. il sistema è contaminato al punto che non si capisce chi e cosa premiano o fanno pagare a chi e cosa. esempio lampante: l ondivago spread dell italia.

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    1. Ciao Gdb.

      Mi è stato fatto notare un video di Richard Duncan che penso vorresti vedere: https://youtu.be/q9IsuKHjHzQ

      A mio avviso, sebbene l'intervento di Richard Duncan vada a spiegare come stia agendo in questi tempi la FED (e di conseguenza le altre principali banche centrali), io avrei sottolineato con più forza (lo fa anche Duncan ad un certo punto, ma timidamente) che l'attuale non è una "cancellazione" del debito bensì una sospensione. Quello a cui stiamo assitendo è il congelamento del ciclo economico che avrebbe dovuto fare il suo corso sin dal lontano 1995. L'intervento delle banche centrali è servito a dilatare i tempi. Ad esempio, l'Italia era in palese bancarotta nel 1999 quando stava per entrare nell'UE. Eppure negli anni successivi avremmo visto che, grazie all'aiuto della BCE e a quell indiretto della Germania, avrebbe riacquistato "sostegno" nel mercato die capitali internazionali. Ciononostante all'apparire delle prime crepe all'interno dell'UE è finita di nuovo sotto pressione.

      Perché? Perché quando un investimento è improduttivo rimane un investimento da liquidare. Se lo si terrà artificialmente in vita, richiederà sempre più fondi reali per essere mantenuto. Così lo sono i bond statali. Ciò richiederà un intervento crescente nei mercati e questo significa segnali sempre più distorti. La domanda da un milione di dollari è questa: Che grado di disallienamento tra domanda/offerta può sopportare l'attuale economia prima di implodere?

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  2. Una soluzione può essere quella di migrare ad una moneta che ha uno stock limitato by design, come Bitcoin :)

    In caso di iperinflazione potrebbe diventare il safe heaven di default per le spese di tutti i giorni

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    1. Ciao Dusty.

      Possibile, sì. Quello che ancora manca a Bitcoin, secondo il mio punto di vista, è uno storico delle transazioni. Il valore d'uso viene acquisito da una particolare merce attraverso lo storico delle sue transazioni. La frequenza con cui viene scambiata all'interno della società segnala al mercato un'utilità nascosta di tale merce che in tal modo potrebbe essere sfruttata per velocizzare gli scambi tra attori che dovrebbero passare per altre merci prima di soddisfare il loro bisogno di entrare in possesso degli oggetti che vogliono a vicenda. Più sarà alta questa frequenza, più sarà possibile che tale merce sarà utilizzata anche come mezzo di scambio. Molti tendono a confondere questo aspetto della merce più commerciata con una sorta di valore intrinseco, ma così non è.

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  3. Grazie Francesco. Molto utile anche se nella parte finale un po difficile per l'uomo di strada.....comunque ottimo da divulgare....speriamo che la gente prenda coscienza .....

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    1. Ciao trevis.

      In quel segmento da te segnalato volevo semplicemente sottolineare come la FED, ad esempio, guardando a un aggregato di prezzo pretende di poter fare affidamento sulla sua rinomata forward guidance con cui condurre verso lidi di prosperità la nazione. IN realtà, ciò che ha fatto è incanalarla verso un disastro finanziario di proporzioni crescenti.

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  4. Tanto per ripetersi.
    Tutto il casino che riusciamo a vedere cosa ci insegna? Che oggigiorno il denaro a corso legale è quanto di più precario e fragile si possa possedere. Non rappresenta un bene reale da scambiare, ma solo il potere. Ed il potere è transeunte, sic transit gloria mundi. Il potere stesso è una illusione contro il tempo e la morte. Il potere è una malattia dello spirito, un segno della fragilità e della imperfezione umana. E più se ne cerca e più si palesa la propria inconsistenza. Sentirsi ricchi perché si possiede un sacco di questo denaro significa illudersi. Significa credere nella continuità del potere che ci impone quello strumento.
    Che fare? Convertire questa carta in qualcosa di reale, di utile soggettivamente ma ricordando che qualsiasi scambio si fonda sulla reciproca accettazione e non ha bisogno di altro e che pertanto sarà bene disporre sempre di qualcosa che sia il più largamente possibile riconosciuto come idoneo a portare a termine uno scambio profittevole reciprocamente.
    Procuratevi asset concreti e cercate di trarne il massimo profitto possibile nella situazione data.
    E poi non dimenticate la dimensione immateriale della nostra esistenza. Su quella difficilmente qualsiasi potere potrà mai alcunché. Le cose andranno come devono andare. Fate che il bust si limiti alla loro cartaccia ed alle loro illusioni e non coinvolga i vostri sogni consapevoli. Restate super flessibili. Surfate come potete gli eventi. Non perdete la speranza di farcela. Sfruttate al massimo la precarietà della vita e cercate chi la vede come voi.

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  5. Carissimo Francesco, come sempre complimenti per i tuoi lavori. A proposito di lavoro, mi raccomando di non trascurarlo per la scrittura (bisogna pur mantenersi !); idem per quanto riguarda la famiglia.
    Una domanda un po OffTopic, che c'entra poco con le banche, ma centra per fare i raffronti.
    Da non addetto ai lavori ho sempre creduto che il PIL fosse la somma del fatturato di tutte le attività "lavorative" di una nazione (industrie, artigianato, commercio, ecc), o quantomeno la somma degli incassi di tutte le partite IVA (escluso il pubblico). Mi sembrava talmente ovvio, dato che si parla di "Prodotto".
    Invece.... scopro che di produttività nel PIL non c'è traccia. Sono prevalentemente spese !
    Ma se misuro le spese, e sono invaso dai turisti, il PIL è falsato. Sono ricco grazie agli altri. Ma se un giorno i turisti non si presentano (vedi attentati & C). si affaccia tutta la mia ricchezza virtuale !
    Qualcosa non mi quadra.

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    1. Ciao Marco.

      Il PIL non è altro che un aggregato macroeconomico composto dalla somma di consumi, investimenti, spesa pubblica e differenza tra esportazione ed importazioni. Quando leggi aggregato macroeconomico stai pur certo che significa un brodo in cui tutto è il contrario di tutto (basti pensare che comprende due elementi non omogenei e quindi non sommabili: i consumi finali a prezzo di mercato e la spesa pubblica a prezzo di costo). Infatti, come hai intuito giustamente al PIL della produttività non importa assolutamente nulla. Il PIL, infatti, viene calcolato principalmente in funzione di G, o spesa pubblica. In sintesi, il PIL è una statistica che guarda al valore dei beni ultimi e dei servizi prodotti durante un determinato intervallo di tempo, costruita sull'opinione che il motore dell'economia non sia la produzione di ricchezza ma il suo consumo. Considera quindi la crescita non in base a ciò che si è in grado di produrre, ma a ciò che si consuma.

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    2. se è per questo la produttività, a breve termine, diminuisce il Pil :)

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    3. Scusate se mi intrometto, ma questo punto sul PIL è interessante. Quale potrebbe essere un indicatore alternativo per misurare la ricchezza di un paese?

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    4. Ciao Luca.

      Per rsipondere alla tua domanda ti invito a leggere questo articolo del gennaio scorso: La contrazione del PIL alimenta la crescita economica.

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    5. luca, per come la vedo io il problema sta proprio ne "la ricchezza di una paese". nel senso che gli aggregati macroeconomici su base nazionale, che poi sono i polli di trilussa, sono grandezze fittizie. basta cambiare il confine, una secessione qui, un altra lì... ma poi che cambia nel macroaggregato mondo? nulla. il benessere non è tarato sulle nazioni. la lombardia è più affine alla svizzera che alla calabira. ti interessa il pil della campania? e perché non quello della campuglia, aggregato di campania e puglia. a cosa servono i macroaggregati nazionali? a tassare, fare "manovre" spostare ricchezza. insomma a governare. e comandare. ad intervenire distorcendo il mercato. cosa ci interessa sapere quanto una zona è ricca rispetto ad un altra. e poi, ricca di che? il pil è solo quantitativo, potrebbe essere anche calcolato sulla carta prodotta. ma ci sono cose, come il tempo libero, la serenità, difficilmente monetizzabili. ancora è valido il discorso di kennedy sul pil. od ad esempio, guarda qua: http://it.wikipedia.org/wiki/Felicità_interna_lorda cio detto, uno è felice, dove gli piace stare. quindi, anche con riferimento al link, è sempre soggettivo. e lascia perdere il dalai lama. si è rimbambito. ha detto che marxista :) e prima della cina nel tibet ci stava la servitù della gleba.

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  6. Grazie Francesco per la cortese risposta.

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