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venerdì 6 marzo 2015

Non me le bevo — Né le chiacchiere di Wall Street, né quelle del keynesismo





di David Stockman


Prima viene la produzione, poi le entrate, seguono la spesa e il risparmio. Tutto il resto è debito... a meno che non crediate all'elisir keynesiano chiamato "domanda aggregata" e alla sua propaganda sfacciata chiamata "PIL potenziale".

Io non ci credo. Quindi cominciamo con un contrasto piuttosto sorprendente tra due trend che vanno avanti sin dal picco pre-crisi alla fine del 2007 — debito e produzione.

Senza sorpresa alcuna, scopriamo di aver accumulato molto più debito — nonostante tutte le chiacchiere sul "deleveraging". Infatti il debito totale nel mercato del credito — governo, imprese, famiglie e finanza — è in crescita del 16% rispetto all'ultimo picco — da $50 bilioni a $58 bilioni. E il picco del 2007, a sua volta, era l'80% più alto rispetto al picco precedente (2001); e quest'ultimo era il 103% più alto rispetto al picco del ciclo economico precedente (luglio 1990).

Sì, la montagna del debito continua a crescere. Ora è 4.2 volte superiore ai $13.6 bilioni di soli 24 anni fa.




Come proxy per la "produzione", ho deciso di usare i prodotti manifatturieri non durevoli piuttosto che l'indice della produzione industriale complessiva per tre buone ragioni. I primi escludono la produzione delle utilità, che incorporano un sacco di rumore, e anche la produzione di petrolio e gas, che, come stiamo apprendendo, si portano dietro un sacco di debiti. Inoltre se l'economia statunitense avesse una qualche speranza di crescere, i prodotti non durevoli non migrerebbero fuori dal Paese in questa fase avanzata del ciclo globale; né sono soggetti alla moda o ai cicli di sostituzione come le automobili e i frigoriferi.

Inoltre la virtù dell'indice della produzione industriale è la sua misura della produzione fisica, non delle vendite in dollari che riflettono l'inflazione. E a differenza degli indicatori che sono sgonfiati in termini "reali", non viene distorta dagli stravolgimenti e dagli inganni degli indici dei prezzi.

Quindi come se la sta cavando l'America con la produzione di cose che consumiamo ogni giorno? Beh, secondo i dati più recenti, la produzione è salita... laddove si trovava nel gennaio 2003!

Esatto. La produzione interna di alimenti e bevande, carta, prodotti chimici, materie plastiche, tessili e prodotti energetici finiti (ad esempio benzina), per citarne solo alcuni, non ha registrato alcuna crescita netta per quasi 11 anni.




Questo grafico veicola più informazioni rispetto al PIL keynesiano, il quale presume che la produzione statale conti davvero qualcosa e in cui non c'è differenza tra la "spesa" corrente derivata dalla produzione e la "spesa" finanziata impegnando il reddito futuro, cioè, prendendo in prestito.

Detto in modo diverso, l'attuale capitalismo clientelare/keynesiano della banca centrale e l'estrema repressione finanziaria hanno creato distorsioni e rumore sistemico nei cosiddetti "dati in entrata". Queste distorsioni sono il risultato di cattive allocazioni e investimenti improduttivi che riflettono costi del debito e del capitale alterati artificialmente. Le bolle e i boom risultanti, a loro volta, provocano un'attività economica falsamente prospera alimentata da una produzione insostenibile, una spesa insostenibile e investimenti insostenibili.

Così, durante il picco del ciclo economico tra il 2000 e il 2007, la produzione industriale aveva fatto registrare una crescita annua modesta dell'1.5%. Ma era composta quasi interamente da materiali da costruzione e attrezzatura militare. Nello stesso periodo, la produzione di manufatti non durevoli è cresciuta ad un tasso annuo dello 0.2%.

Ma, ahimè, la produzione militare distrugge la ricchezza economica, che sia per la sicurezza nazionale o no. E il boom immobiliare residenziale e commerciale non ha affatto contribuito alla crescita della produzione e della ricchezza; era una bolla che negli ultimi 11 anni ha portato la prosperità economica in un vicolo cieco. E il grafico seguente, che documenta questa verità, è in termini nominali, il che significa che la spesa edilizia reale per abitazioni, uffici, negozi e altre strutture commerciali è diminuita del 10-15% al netto dell'inflazione nello stesso periodo.

Detto in modo diverso, le bolle non creano crescita; finanziano boom falsi che finiscono per scoppiare e provocare effetti economici distruttivi.




Eppure eccoci di nuovo allo stesso punto. Il grafico qui sotto riflette la produzione di petrolio, gas, carbone e altri prodotti delle miniere, tra cui anche ferro e rame. E' salita del 35% rispetto al picco del 2007, e rappresenta la quasi totalità dei guadagni nella produzione industriale degli ultimi sette anni.




Eppure la cosa è semplice: l'impennata nella produzione di gas e petrolio, raffigurata qui sopra, non rifletteva un'economia naturale di libero mercato e certamente non l'innovazione tecnologica chiamata "fracking". Questa tecnica di perforazione non è stata un miracolo; era solo una tecnica petrolifera standard che tale settore già conosceva. Negli ultimi anni è diventata artificialmente a buon mercato grazie solo alle continue distorsioni dei banchieri centrali che hanno manipolato i prezzi delle materie prime e i costi del capitale.

Infatti ci sono due grafici che catturano la complicità delle banche centrali nell'ultima bolla dei dati "in entrata". Sto parlando dei grafici raffiguranti i rendimenti dei titoli spazzatura e l'impennata dei prezzi del petrolio spuntata dopo che le banche centrali del mondo sono andate all-in con le loro stampanti nel settembre 2008.

Al tempo della crisi finanziaria del 2008, ciò che restava di un onesto price discovery nei mercati dei capitali ha causato un attacco isterico tra i trader ed i money manager — quando la musica si è fermata sono rimasti appesi con centinaia di miliardi di dollari in titoli spazzatura emessi durante la bolla precedente. Di conseguenza quando sono falliti gli LBO sottoposti massicciamente a leva e gli altri trucchi dell'ingegneria finanziaria, i rendimenti sono saliti al 20%.

Inutile dire che la pulizia dei mercati è stata fermata quando Bernanke ha triplicato i bilanci della FED in meno di un anno dopo la crisi Lehman, e poi ha adottato ufficialmente la ZIRP e inaugurato la più grande baldoria di monetizzazione del debito pubblico nella storia. La conseguente fame di rendimenti decenti tra i money manager professionisti e i giocatori amatoriali, ha generato titoli spazzatura con rendimenti ai livelli che una volta erano riservati ai titoli del Tesoro "privi di rischio".




Ma non è stato solo il debito a buon mercato che ha alimentato la bolla energetica. Il grafico decennale del prezzo del greggio (WTI), mostrato di seguito, è ancora più indicativo della repressione finanziaria delle banche centrali. Abbiamo assistito ad un'espansione del PIL nominale che in precedenza avrebbe richiesto decenni, invece è avvenuta in un periodo di tempo concentrato artificialmente. La causa? Un'espansione del credito globale e senza precedenti sin dal 2005.

Di conseguenza la domanda di materie prime industriali ha temporaneamente superato la nuova capacità — anche se quest'ultima è stata alimentata dal capitale a basso costo. Ecco perché i prezzi del ferro, ad esempio, sono saliti da $20 per tonnellata, prima del boom della Cina, a $200 per tonnellata nel 2012 e ora sono crollati a $60 per tonnellata. Questa implosione non è ancora finita. A causa di questo lungo periodo di prezzi artificialmente alti per il ferro, persiste ancora un grande boom nella capacità di estrazione e nelle infrastrutture di trasporto, il quale sta aggiungendo ancora più unità all'offerta (sebbene i prezzi stiano scendendo).

Dite grazie alle bolle delle banche centrali. Esse incarnano uno squilibrio tra domanda e offerta generato da prezzi falsi nei mercati dei capitali e delle materie prime.

Ma questa condizione non è né sostenibile né stabile. Infatti ora possiamo vedere l'altro lato di queste bolle delle banche centrali, mentre la capacità supera i requisiti di consumo sostenibili; i prezzi, i margini di profitto e i nuovi investimenti sprofonderanno nell'oblio di una correzione violenta. Il ferro rappresenta il proverbiale canarino nella miniera. La stessa cosa vale per il nichel, il rame, l'alluminio e più in particolare per i liquidi idrocarburici.

Quindi il grafico dei prezzi del petrolio, mostrato qui sotto, non rappresenta un tonfo momentaneo. Questa volta le banche centrali sono a corto di polvere da sparo asciutta (i tassi di interesse sono già a zero), mentre l'impatto ritardato del boom degli investimenti industriali continua a riversare unità nell'offerta.

Inutile dire che lo scoppio della bolla energetica a livello mondiale colpirà per prime quelle zone in cui i costi sono più alti — vale a dire, le patch di scisto e le sabbie petrolifere del Nord America. Quando gli impianti di trivellazione cominceranno ad essere smobilitati in gran numero — ed è solo una questione di settimane o mesi — l'indice della produzione mineraria statunitense mostrato sopra si appiattirà di nuovo, proprio come accaduto alle costruzioni immobiliari l'ultima volta.




Detto in altro modo, il futuro non ci riserba alcuna "velocità di fuga" — nonostante le aspettative deliranti della Yellen e della sua allegra banda di stampatori di denaro. Molta di quella scarsa produzione e di quella crescita di posti di lavoro registrate negli ultimi anni, svaniranno molto presto allo scoppio della bolla energetica.

Inutile dire che i keynesiani alla FED e nelle altre banche centrali di tutto il mondo non vedono niente di tutto ciò. Come ormai avviene di consueto nelle dichiarazioni post-meeting, la maggioranza all'interno della FED non lascia spirare le ZIRP, scegliendo di restare "paziente" — mentre ha presieduto un cambiamento di politica senza senso che potrebbe essere chiamato N-ZIRP. Cioè, costo del denaro "quasi" a zero.

Inutile dire che la promessa di denaro quasi gratis per i carry trade è tutto quello che si aspettavano di sentire gli speculatori a Wall Street. Nel giro di un minuto o due, i robo-trader e i giocatori d'azzardo sono riusciti a mettere sul piatto mezzo bilione di fanta-dollari.

Il crollo del prezzo del petrolio significa fondamentalmente una cosa: la bolla di questo secolo alimentata dalle banche centrali è morta e sepolta. Stiamo entrando in un'epoca di raffreddamento globale, di drastica deflazione industriale, di scoppi seriali di bolle e di profitti aziendali vacillanti.

Quindi se qualche amante degli algoritmi finanziari vuole andare in iper-ventilazione perché gli stampatori di denaro incompetenti nell'Eccles Building ora hanno proferito la parola "paziente", così sia. Ma perché entrare in una bolla mastodontica come quella dell'S&P 500, che ha già raggiunto il picco, e che sarà oggetto di feroci turbolenze globali?

Infatti la folle garanzia della FED è che il casinò di Wall Street avrà denaro quasi gratis per 76 mesi consecutivi, e questo significa solo che le attuali bolle finanziarie (praticamente in ogni categoria di "asset rischiosi") diventeranno ancora più artificiali, instabili e incendiarie.

In ogni caso, dovrebbe essere evidente ormai che il "PIL potenziale" è una favola e che la N-ZIRP non ha più la possibilità di stimolare quella magia chiamata "domanda aggregata". Siamo al "picco del debito" in quasi ogni settore dell'economia mondiale, e ciò significa che le banche centrali non possono colmare questa lacuna del tutto teorica e immaginaria; ma provandoci, possono solo far scoppiare le bolle.

Ciò che conta è la produzione di beni e servizi reali basati su prezzi onesti, e l'utilizzo efficiente del lavoro e del capitale. E va da sé che una cosa del genere non può avvenire nell'attuale sistema economico con banche centrali, prezzi falsi e una cattiva allocazione delle risorse economiche.

L'attuale illusione di una ripresa è il risultato di guadagni inattesi dagli asset finanziari, dell'esplosione dei trasferimenti finanziati con denaro pubblico preso in prestito e di un'altra bolla — questa volta nel settore dell'energia, nei suoi fornitori e nelle sue infrastrutture.

Ma non rappresenta crescita reale o creazione di ricchezza. Questa verità si evince meglio se si guarda il seguente grafico sui posti di lavoro dei capifamiglia.




E il vero stato delle cose è ulteriormente testimoniato dalla tendenza deplorevole dei redditi reali delle famiglie.




Tale cifra — non distorta dalla bolla di quei redditi in cima alla scala sociale — è ancora inferiore rispetto a due decenni fa.

Tutto il resto sono solo chiacchiere keynesiane provenienti da quella bisca chiamata Wall Street.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


18 commenti:

  1. "Prima viene la produzione, poi le entrate, seguono la spesa e il risparmio. Tutto il resto è debito..."

    Tutta l'economia del buon senso in poche parole.

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  2. Ottima pure questa:
    "Ciò che conta è la produzione di beni e servizi reali basati su prezzi onesti, e l'utilizzo efficiente del lavoro e del capitale. E va da sé che una cosa del genere non può avvenire nell'attuale sistema economico con banche centrali, prezzi falsi e una cattiva allocazione delle risorse economiche."

    Infatti, osservo personalmente che, nel 99,99% dei casi, non è "il momento" di investire in beni capitali, strumentali, neppure nel mio settore. E che le sole attività "non protette" che possono ancora dire la loro in questo scenario distorto sono, a parte le ovvie onoranze funebri, tutte quelle legate alla "manutenzione" dell'esistente in senso lato.
    Risvolti pratici dell'aver compreso la realtà grazie alla Scuola Austriaca ed al suo mentore Francesco.

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  3. dna, investire mica vuol dire pagare e divenire proprietari. come sei antico. la proprietà è un istituto arcaico. ora ti spiego: si costituisce una società, si fa il business plan, si ottiene un finanziamento, si fa un leasing, il tax planning, si utilizza il csh flou per utili e stipendi, e l uomo campa. fatto il gruzzolo personale, si apre ufficialmente lo stato di crisi. a quel punto se sei piccolo e fai un botto grosso, ti arrestano per bancarotta. sei sei grosso e fai un botto enorme, diventa un caso politico: colpa dello stato, le tasse, la crisi, l euro, la merkel, l anatocismo, l usura, draghi, l inflazione, la deflazione, l euro troppo forte, l euro troppo debole, putin. la guerra, gli americani, il petrolio caro, il calo delle materie prime.... (ed il bello è che è pure tutto -in parte - vero). e rinegozi il debito. morale: se sei piccolo, fai un botto piccolo, ma fanne tanti. se sei grande, fai un botto enorme. e dì che è un complotto. e, soprattutto, paga l avvocato per la consulenza

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    1. Lo so. Vivo in un piccolo mondo antico.
      Ma è fico!
      ;)

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  4. comunque ammiro il vs ottimismo del rinascimento dopo il grande botto, spero abbiate ragione. per come la vedo io siamo nel migliore dei mondi possibili, non anelando all impossibile. l antifascismo è stata una grande mossa per addomesticare le sinistre estreme del dopo guerra e portare nell alveo della democrazia costituzionale contro il nemico comune "fascista". inoltre i liberisti hanno sparigliato gli statalisti confondendoli tra destri e sinsitsri per farli litigare tra loro pur essendo uguali. per far cio hanno pagato un fio, scendendo a patti coi socialisti statalisti e dividndosi la stampante un po per uno. anzi, un po di più per gli stati, ma usandoli per le pianificazioni private e fottendoli dopo quando hanno smesso di monetizzare lo stato e iniziato a monetizzare la finanza e le banche con la scusa, peraltro vera, della necessita di separazione tra tesori e moneta. vera perché vera, scusa perché volevano la stampante tutta per loro. ma se una parte vince troppo, si prepara l oscillazione opposta del pendolo. ed abbiamo tsipras e podemos ed il ritorno di marx. ma, casualmente o forse no, anche la le pen ed altre destre estreme. che possono essere la controffensiva della finanza contro le sinistre, per addomesticarle nuovamente. ma anche no, come quando in grecia alba dorata appoggia tsipras. tipo molotov ribbentrop dei poveri. finche qualche attentato o colpo di stato.... che barba, che noi, sempre lo stesso film.... nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. morale: 2 stampanti sono better che one. che la latro poi si incazza e succede un putiferio

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    1. Aho! Fai il complottista?
      Può pure essere, ma ha il sapore dell'eterogenesi dei fini.
      Comunque viviamo in uno di quei periodi storici che tra 50 anni saranno nei tablet scolastici. Se ci saranno ancora scuole e scolari.... Tanto per essere ottimisti.

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    2. ci sono molti più complotti in cielo e in terra di quante siano le teorie del complottismo. ecco, il complottismo pece in questo: è stupido, inuitle, banale, ripetitivo. certo che ci sta l eterogenesi, per cui non ci riescono, gli scappa di mano etc etc. ma è sicuro che tutti complottano continuamente, da caino ed abele, da brio verso cesare ella rivoluzione americana, nata dal tea party fatto da contrabbandieri evasori secessionisti fuorilegge (poi eroi) travestiti da indiani. per sembrare che era stato putin? cioe, volevo dire toro seduto? l america nasce tramite una false flag?

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    3. Lo so caro Amletogdb.
      Ma esiste la realtà o esiste la credulità? Se è tutto teatro, la verità, la realtà è il teatro. E se da un lato abbiamo ciascuno di noi una visione soggettiva, dall'altro ci sta chi manipola le visioni per convincere i più possibile che la visione giusta è quella che suggerisce lui. E non conta chi sei, ma come ti vedono gli altri. Dal re nudo fino a Pirandello per finire col pennacchio di Eduardo.
      E la retorica a che serve? A convincere o a fregare?
      Il buon senso si può insegnare? Si può liberare un gregge? Qual è l'arma più potente del potere? La mente dei sudditi.
      Togliere legittimità, come raccomanda Francesco, significa aprire gli occhi e godersi lo spettacolo teatrale. Magari sgranocchiando popcorn.
      Nulla, ma proprio nulla è ciò che appare se lo show lo offre chi ha vinto o chi non vuol perdere.
      La gdf si presenta sempre in numero soverchiante, intimidatoria, e se ne va rassicurando ma poi ti fotte. Il reo si finge tranquillo e collaborante anche se dentro si sente morire. Teatro i primi e teatro il secondo.
      Se fossi un alieno osserverei divertito tutto questo affannarsi umano ad interpretare personaggi e ruoli per ogni occasione. Dai banksters ai fruttaroli, dai grandi imbonitori politici, religiosi e mediatici agli studenti lavativi.
      Alla fine uno crede finché gli conviene?

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    4. Pernacchio al posto di pennacchio. Penso che lo conosciate... Oro (guarda caso) di Napoli.

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    5. Ciao a tutti.

      Credo che ci scriverò qualcosa sopra per ampliare meglio questo concetto, ma sebbene il problema dell'utilitarismo veniva risolto da Rothbard ne L'Etica della Libertà, ciò che rimane è ancora un senso di appartenenza latente a quell'apparato noto come stato. Lo stesso Rothbard, quando prescrive l'abolizione dello stato come soluzione ai problemi della libertà individuale, non può far altro che aspettarsi un gesto eclatante da parte dello stato: auto-immolazione. Lo stesso vale per le banche centrali. La semplice abolizione non basta. C'è grande confusione al giorno d'oggi tra le fila di Main Street, e questo è un vantaggio peri pastori di bestiame. E' facile raggruppare quanti più capi per la macellazione in questo modo. E' questo quello che i libertari e gli Austriaci devono delegittimare: "Non mordere la mano che ti sfama."

      Abbandonare i concetti che fino ad ora hanno caratterizzato l'anima accademica dell'Occidente richiede un grande sforzo di volontà e di determinazione. Ci sono carriere che sono state fondate su questo credo. Ciononostante il keynesismo continua ad essere messo continuamente alla prova da una serie di vicende che smentiscono le sue ricette. Finché gli assegni vengono staccati sarà così. Barcollerà, ma riuscirà ad andare avanti. Poi, un giorno, gli assegni non arriveranno più. Ci sono già le prime avvisaglie là fuori. Non c'è posto in cui scappare. Il mercato azionario? Main Street non è avvezza a quel luogo. La classe media preferisce la prevedibilità all'imprevidibilità. Inoltre il mercato azionario ha superato di poco il picco di 15 anni fa, quindi finora non c'è stato alcun guadagno in questo settore. L'indice dell'S&P 500 aggiustato all'inflazione dei prezzi ce lo conferma.

      E' per questo che in TV si stanno vedendo ultimamente pubblicità sui bond di CDP e BTP. Ma anche qui, i rendimenti sono quasi nulli. E con ulteriori giri di QE che ci aspettano in futuro, scenderanno in territorio negativo. Un'altra recessione è garantita. Su queste basi, non c'è modo di scampare a questo buco nero. Le banche centrali saranno chiamate in prima persona perché i loro bilanci sono ingolfati di pattume obbligazionario statale. Questo significa che sull'orlo del default, verranno rinegoziate le promesse con Main Street. Sarà quello il momento in cui dovrà essere innescata la delegittimazione. "Quale ente può essere degno di fiducia se prima ha promesso una cosa e poi non può mantenerla?"

      Il keynesismo verrà messo a dura prova. Non sopravviverà. Se riusciremo a delegittimare le istituzioni portanti dell'attuale società (stato e banche centrali) agli occhi di Main Street, non ci potrà esere alcuna giustificazioen che riuscirà a salvarli dalla pattumiera della storia.

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    6. Ciao Francesco

      Capito ciò che intendi. Ma non sarà un percorso lineare, cioè, non è da aspettarsi un processo di causa effetto prevedibile. Nemmeno il numero ed il tipo di variabili che possono incrociarsi è prevedibile.
      Io la vedo sempre come una battaglia culturale di lungo periodo, generazionale. Il recupero della libertà può passare solo per il recupero della responsabilità. Solo maturando e metaforicamente uccidendo il padre si cresce e ci si emancipa. Lo sai bene. Ecco, tu dici che il tradimento del padre sarà la molla. Io dico che il padre va superato a prescindere. E con la responsabilizzazione di se stessi si raggiunge la liberazione e la libertà. Un processo di crescita e di emancipazione. I più giovani dovrebbero fare in macro ciò che fanno prima o poi in micro, nel loro micro esistenziale. Senza aspettare il tradimento paterno.
      Altrimenti sembra un piano. Solo il tradimento li farà rinsavire. Non è detto. Potrebbe prevalere frustrazione su larga scala e la ricerca di un altro protettore.
      Poi ci sono altre variabili. Noi guardiamo al crollo imminente del sistema politicofinanziario e comprendiamo in parte le mosse di questa partita geopolitica, mosse di tutti i tipi nel confronto tra chi vacilla e chi prova a prenderne il posto. Ma tra gli eventi che aprono questo secolo, come quello scorso, ci sta la comparsa di enormi masse di nuovi poveri e nuovi eesclusi. Il famoso quadro di Pellizza da Volpedo mostrava l'arrivo sulla scena storica delle masse contadine che entrando in città sarebbero diventate operaie. Oggi, credo che sarebbero tutte di pelle scura. I nuovi poveri, i nuovi esclusi che dal quarto mondo compaiono sulla scena storica. Quale realtà sarà in grado di controllarne l'impatto? Lo statalismo socialista o la libera imprenditorialità del libero scambio? Il recinto novecentesco funzionerà ancora o ci sarà un recinto più grande, sovranazionale, o nessun recinto prima che se ne formino di nuovi?

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    7. Su questo non v'è dubbio: le variabili in gioco sono decisamente innumerevoli. Ma ciò non toglie che l'esito ultimo è quello del fallimento dello stato; il problema, che spesso ci siamo posti qui, è cosa faranno gli individui una volta che metabolizzeranno il "tradimento". Il mio punto di vista mi porta a concludere che la necessità di onestà nei mercati li porterà a riconsiderare seraimente l'assetto della società, portando ai minimi termini l'invasione interventista di autorità presumibilmente onniscienti. Che poi si possa arrivare a realtà totalmente prive di uno stato, anche questo è possibile ma dire come e in che modo accadrà non è possibile. Ma la volontà di secessione che sta ribollendo all'interno delle menti degli europei non può essere trascurata. A tal proposito credo sia superfluo ricordare come il prossimo maggio e dicembre Inghilterra e Spagna rappresenteranno un segnale importante in tal contesto. L'esito di queste elezioni potrebbe darci qualche spunto in più per rispondere alle tue domande.

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  5. per quanto non sia né per keynes né per friedman, questo non è né keynesianesimo né monetarismo. ma un misto del peggio di entrambi. oggi la moneta è debito, e se per qualcuno che fattura 100mila euro l anno è "normale" prendere un muto di 100mila euro per comprare una casa, stando così le cose non si vede perché uno stato non possa avere un debito proporzionale ai suoi incassi annui, dato che ha anche un patrimonio con cui garantire. è solo un diverso "tubo" per immettere moneta. ma lo stato spreca e il privato no. una volta forse, quando c era il limite e il privato era diffuso sul territorio ed il direttore dava prestiti ai piccoli imprenditori in crescita. oggi sappiamo che è tutto diverso. funzionale al controllo da parte delle banche centrali per paralizzare gli stati (un bene? un male?) ed ad avvantaggiare le grandi imprese multinazionali per la conquista del mondo economico (un bene? un male?). l inflazione (aumento di moneta) si presenta differentemente e l aumento dei prezzi è tenuto a bada differentemente. qual è il tubo più redistributivo, "democratico" (scusate il termine), meno elitario dei 2? eh, si, lo stato spreca di più, ma forse più persone godano dello spreco di quante col tubo bancario e finanziario come oggi. è un mondo economico tutto diverso da prima. si, dna hai ragione: uccidere il padre è necessario. ma come si uccide oggi? che alternative ci sono al modello esistente? ovvero, finche gli aggregati monetari si imputano a soggetti non economici ma politici, gli stati, altro non ci sta che questo sistema, nelle su 2 varianti. a meno di non tornare al gold standard, che è in qualche modo una limitazione, significa dare un ordine ed una regola(ta) ma sempre nell ottica dello stesso sistema. il che non verosimile. anche abolire le banche centrali forse non farebbe altro che far risorgere gli istinti predatori degli stati. ecco, per uccidere mises forse bisogna affermare che continuare ad imputare fenomeni economici a soggetti politici come sono gli stati (e non solo a consumatori ed imprese) conduce necessariamente all abbandono del gold standard e di ogni limite. oppure alle guerre. così come mises diceva giustamente che contaminare la liberta conduce necessariamente al socialismo. guardate la clausola del ttip molto contestata per cui le imprese potrebbero fare causa agli stati per investimenti delle prima che gli stati hanno corrotto in seguito normativamente. giusto, verrebbe da dire: se io investo e tu muti il quadro, mi fai perdere i soldi. mmmmmm, ma chi paga? fai pure causa, impresa, ma non ti aspettare che paghi il suddito, perché la proprieta dei cittadini è sacra, ed essi non devono rispondere degli errori della politica. ecco che la contaminazione risorge ancora. l ambiguità permane. se non si cambia l idea che l aggregato va sullo stato non si cambierà nulla. una volta levato il dato aggregato, gli stati altro non saranno che soggetti autonomi, indipendenti dagli individui. va chiarito che essi non sono sudditi e schiavi responsabili economici delle decisioni politiche. semplici fornitori di servizi sul territorio. ed i partiti saranno imprese in concorrenza per fornire questi servizi. penso ad alta voce e dico: forse non è abolire gli stati la soluzione, ma levare il nesso tra aggregati monetari statali e persone. a quel punto gli stati saranno altro?

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    1. Stiamo diventando un think tank.
      Ma se qualcuno ci legge, che ne pensa del nostro libero brainstorming?
      Siamo utili a qualcuno? Suggestivi? Interessanti?
      È tutto spontaneo fluire di interrogativi e tentativi di risposta.
      Cultura del dubbio su solida epistemologia.
      Eppure, anche se in questo puzzle i pezzi sono innumerevoli, il metodo liberale e libertario ci guida ed il bandolo della matassa non lo perdiamo mai. Forse siamo già fuori dalla nassa, dal recinto. E da fuori si vede chiaramente lo steccato, ma si vede anche che c'è una prateria. Ci saranno insidie? Certamente. Ma si respira meglio.
      Non siamo una retroguardia. Siamo già nel XXI secolo. Stiamo guardando lontano, ma in avanti.

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    2. Ciao gdb
      tu vuoi dire che i "figli" non devono pagare le colpe del "padre". È questo il senso ultimo, vero?
      Hai assolutamente ragione. Ma è proprio questo principio che viene annichilito dal mantra furbissimo " lo stato siamo noi". Salvo poi scrivere in costituzione che il rappresentante politico che hai votato non ha vincolo di mandato e può fare ciò che gli pare.
      Basterebbe mostrare questa contraddizione, che sa tanto di sola, per svegliare le greggi.
      Davvero? Non ci credo. Per questo mi sono chiesto: si crede finché conviene? E mi sa proprio che sia così!

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    3. Ciao Gdb.

      Sì, esatto il sentimento intellettuale che pervade l'attuale panorama economico è la degenerazione del pensiero originale di Keynes e Friedman. Nonostante ciò, è necessario attaccarli ancora e ancora. Partendo dalla radice dei nostri mali, bisogna far comprendere come l'atteggiamento irresponsabile nel campo economico è iniziato con la prospettiva di poter risolvere problemi che coinvolgono milioni e milioni di persone. Bisogna attaccare il cuore del keynesismo: "Lo stato è in grado di redistribuire ricchezza senza effetti collaterali." Bisogna attaccarlo affermando come non esistino pasti gratis, perché altrimenti si finisce per concatenare una serie di azioni che rappresentano una scelta peggiore di quella precedente. E il risultato finale è l'attuale sconquasso economico.

      Lo stesso vale per Friedman. Sapeva qul è stato il suo errore, ma anche in fin di vita non se n'è pentito. Presumeva di poter dialogare con l'apparato statale separando nettamente le attività produttive da quelle improduttive affinché le prime coprissero totalmente le seconde e si potesse quindi arrivare al compromesso. Non è andata così. Con la pianificazione centrale non va mai così. Lo disse chiaramente Mises nel 1950 in quello che è il suo capolavoro letterario in campo socio-politico: Planned Chaos. L'attuale sistema di pianificazione centrale sta sopravvivendo più a lungo rispetto al modello dell'URSS perché al giorno d'oggi lo stato non sta attaccando direttamente la divisione del lavoro. Deviando i profitti nei suoi confronti, l'apparato statale consente agli individui di performare i loro scambi al meglio delle loro possibilità cercando di invadere il meno possibile la loro sfera d'azione. Per la legge di Parkinson, però, questa specie di equilibrio tende a degenerarsi all'aumentare della predazione fiscale per mantenere in vita una burocrazia elefantica. E' inevitabile. Le aree di libero mercato vengono lentamente soffocate dalle ingerenze "necessarie" della burocrazia e del relativo stato sociale (il secondo tubo di cui parli anche tu, Gdb). Ma tale assetto sociali è impossibile da sostenere nel lungo periodo, perché la deviazione costante e incrmentale di risorse tenndono ad incancrenire la divisione del lavoro. La rotazione economica diventa stagnante e il famoso bacino delle risorse reali inizia a subirne i nefasti colpi.

      E' un processo più subdolo e lento della pianificazione totale, ma lo stesso altrettanto tossico. E in questo contesto l'accreditamento accademico ha contribuito a concedere tempo aggiuntivo ad sistema palesemente distorto. Tutti contro tutti. Questo è il caos. L'unico modo per uscirne è fare appello all'onestà. Gli individui sono sensibili a questo tema. Senza entrare nel filosofico, ma è apodittico che le persone tendano a ricercare e premiare l'onestà. Questo è l'asso nella manica che noi Austriaci disponiamo per far comprendere come suddetta onestà debba essere il fondamento primo di una società prospera. E qual'è il modo migliore e più semplice per veicolare un concetto all'apparenza così complesso? Raccontando una favola. La favola delle finestra rotta.

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    4. L'onesta'. Come darti torto?
      Se non fosse che per i più, in questo clima da guerra civile silenziosa, da planned chaos a responsabilità misconosciuta, l'onesta' e' ridotta al pieno rispetto delle normative fiscali.
      La testa di un sacco di persone è completamente ed irrimediabilmente devastata. Questo è un popolo abituato ad esser servo e dipendente. Non morde la mano che lo sfama. E non gliene frega nulla di come arrivino quelle briciole. Il default mentale sarà peggiore di quello finanziario. E la cura sarà peggiore della malattia attuale. Ci sono già fattorini con in testa un cappello che si sentono generali. Dopo saranno kapò.

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    5. Purtroppo è ancora così Dna, e il meccanismo di trasmissione del denaro, sebbene sia rotto a livello di banche commerciali, è ancora attivo a livello statale. Vale a dire, attraverso l'elemosina dello stato sociale, dei sussidi e delle sovvenzioni varie. E' questa la degenerazione più triste da osservare, dove l'azzardo morale dei pianificatori centrali si è spinto a tal punto da indurre gli individui a credere di poter fare una scelta senza rischi casomai si rivelasse sbagliata. Siamo nell'era dei pasti gratis. Ma questo, come ben sappiamo, è economicamente impossibile da estendere nel tempo più lontano da noi. Quindi, sì, i "peccati" dei padri ricadranno sui figli (rispondendo alla tua domanda di prima). La domanda quindi è: fino a che punto i flgli sono disposti a pagare per gl ierrori dei padri? Una cosa è certa, prima o poi, smetteranno di pagare. E questa è una certezza.

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