Bibliografia

mercoledì 18 marzo 2015

Libertà monetaria e free banking





di Richard Ebeling


Nel corso dei secoli solo lo stato ha rapprsentato la minaccia maggiore alla vita, alla libertà individuale e alla proprietà privata. Nemmeno gli individui più violenti e brutali sono stati in grado di infliggere una frazione del danno e della distruzione causati dal potere delle autorità politiche.

Il saccheggio legalizzato, tanto per usare un'espressione di Frédéric Bastiat, ha caratterizzato tutte le grandi catastrofi economiche e politiche che nel corso della storia hanno colpito l'umanità.



La Spesa Pubblica Equivale a Saccheggiare le Persone

Spesso ci dimentichiamo di quella verità fondamentale secondo cui gli stati non hanno nulla da spendere, o ridistribuire, se non quello che prendono dai produttori della società. La storia fiscale del genere umano non è altro che un lungo racconto dei metodi che gli stati hanno messo a punto per sequestrare il reddito e la ricchezza dei propri sudditi.

Parallelamente a questa triste storia, dobbiamo ricordare tutti i tentativi da parte delle vittime di elaborare metodi per prevenire, o almeno limitare, il saccheggio del loro reddito e della loro ricchezza.

Ogni studente che frequenta un corso d'economia apprende che gli stati hanno fondamentalmente tre metodi per sequestrare una parte della ricchezza del popolo: la tassazione, i prestiti, e l'inflazione -- la stampa di denaro.

Fu John Maynard Keynes che nel suo libro del 1919, Le Conseguenze Economiche della Pace, sottolineò:

Attraverso un processo di continua inflazione, gli stati possono confiscare, segretamente e inosservati, una parte importante della ricchezza dei loro cittadini. Con questo metodo non solo la confiscano, ma lo fanno anche arbitrariamente; e mentre il processo impoverisce molti, arricchisce pochi. [...] Non c'è modo più subdolo e sicuro per rovesciare l'attuale base della società: svalutare la moneta. Il processo coinvolge tutte le forze nascoste della legge economica e lo fa in un modo che nemmeno un uomo su un milione è in grado di individuarlo.



Limitare lo Stato con il Gold Standard

Nel corso degli ultimi 200 anni, per impedire agli stati l'uso dell'inflazione in modo da coprire le loro spese sconsiderate, sono stati compiuti vari tentativi per limitare il potere di stampare denaro. Nel XIX secolo e all'inizio del XX secolo il metodo utilizzato era il gold standard. L'idea era quella di distaccare la creazione di moneta dal controllo dello stato.

Essendo una merce, la quantità d'oro disponibile per gli usi monetari e non monetari era determinata e limitata da quelle stesse forze di mercato che determinavano l'offerta di qualsiasi altra merce: la domanda e il prezzo dell'oro in relazione al costo e alla redditività del settore minerario e del conio in monete o lingotti.

Ogni banconota in circolazione sotto il gold standard era concepita per rappresentare un sostituto del denaro – cioè, crediti o rivendicazioni su una certa quantità d'oro che era stata depositata nelle banche – e, per facilitare gli scambi di mercato giornalieri, veniva usata come una comoda alternativa al costante ritiro e deposito di monete d'oro o lingotti.

Sotto il gold standard, l'offerta di sostituti del denaro in circolazione doveva aumentare e diminuire per riflettere gli eventuali cambiamenti nella quantità d'oro del sistema bancario di una nazione. Il gold standard che esisteva tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, non ha mai funzionato come viene riportato in alcuni libri di testo d'economia. Ciononostante, il potere dello stato di stampare denaro per coprire le sue spese era significativamente limitato.

Gli stati, quindi, dovevano usare uno degli altri due metodi per ottenere entrate e ricchezza dai loro sudditi. Gli stati o dovevano tassare la popolazione, oppure prendere in prestito denaro da istituti finanziari.

Ma un certo numero di economisti ha fatto notare che, prima della prima guerra mondiale, molti Paesi del Nord America e dell'Europa operavano sotto una "costituzione fiscale non scritta". Dagli stati, tranne che nei momenti d'emergenza nazionale, ci si aspettava che equilibrassero (più o meno) i loro bilanci annuali.

Se un'emergenza nazionale (ad esempio, una guerra) costringeva uno stato a prendere in prestito denaro per coprire le sue spese impreviste, ci si aspettava che una volta finita l'emergenza gli avanzi di bilancio avessero ripagato l'eventuale debito accumulato.

Questa regola non scritta del pareggio di bilancio non è mai stata seguita alla lettera. Ma l'idea che il debito pubblico fosse uno spreco e un peso per il benessere economico di una nazione, serviva come incentivo importante contro la crescita della spesa pubblica.

Quando gli stati pianificavano di fare cose, alle persone veniva presentato il conto più o meno esplicitamente. Per gli stati era più difficile promettere una vasta gamma di benefici senza mostrare quale fosse l'onere sul contribuente.



La Prima Guerra Mondiale Ha Distrutto il Gold Standard

Tutto questo cambiò durante (e dopo) la prima guerra mondiale. Il gold standard venne messo da parte per finanziare le spese di guerra. E John Maynard Keynes, che nel 1919 aveva messo in guardia circa i pericoli dell'inflazione, ben presto iniziò a sostenere che l'oro era un "reliquia barbarica" e che doveva essere sostituita con cartamoneta statale per facilitare una messa a punto monetaria e fiscale.

Inoltre, quella costituzione fiscale non scritta che richiedeva bilanci annuali equilibrati, venne sostituita con la concezione keynesiana di un bilancio in pareggio nel corso delle fasi del ciclo economico.

In pratica vennero liberati i demoni fiscali. Non più trattenuti né dall'oro né dalla tassazione, gli stati di tutto il mondo sprofondarono in un'orgia di spesa in deficit e creazione di moneta che portò alcuni a definire buona parte del XX secolo come "l'età dell'inflazione".

In questo modo politici e burocrati avrebbero potuto offrire vantaggi di breve periodo a gruppi con interessi particolari attraverso la crescita del loro potere e della spesa, evitando di menzionare i costi di lungo periodo che sarebbero gravati sulla società nel suo insieme, ovvero, contribuenti e consumatori.



La Rivolta Contro il Keynesismo

Negli anni '60 e '70 emerse una sorta di rivolta contro l'economia keynesiana, in particolare negli Stati Uniti, che venne identificata con Milton Friedman e il monetarismo.

Per frenare la capacità dello stato di creare inflazione, Friedman propose una "regola monetaria": l'aumento annuale della massa monetaria doveva essere limitato ad un incremento medio annuo in termini di produzione reale. Con l'inserimento di una sorta di "pilota automatico" per quanto riguardava la creazione di denaro, agli stati sarebbe stato nuovamente impedito l'uso della stampante per coprire le loro spese.

Ma dopo aver ricevuto il Premio Nobel per l'economia nel 1984, Friedman ebbe dei ripensamenti circa l'efficacia della sua regola monetaria. Dichiarò che la teoria della Public Choice – l'uso della teoria economica per analizzare la logica e gli incentivi del processo decisionale politico – lo convinse che era solo uno spreco di tempo cercare di persuadere le banche centrali a perseguire una politica monetaria che nel lungo termine avrebbe fatto gli interessi della società.

Proprio come il resto di noi, politici, burocrati e banchieri centrali hanno i propri obiettivi, e useranno il potere politico per portarli a compimento.

Disse Friedman: "Dobbiamo cercare di creare istituzioni in cui gli individui che perseguono il proprio guadagno siano guidati da una mano invisibile in modo che possano servire l'interesse pubblico." Concluse, inoltre, che dopo aver osservato la storia monetaria del XX secolo: "Lasciare le questioni monetarie e bancarie al mercato avrebbero prodotto un risultato più soddisfacente rispetto a quello mostrato dagli stati."



Separare il Denaro dal Controllo Statale

Sebbene Milton Friedman non fu disposto a portare i suoi temi così oltre, la logica conclusione della sua ammissione è la necessità di separare la creazione di denaro dallo stato. Ciò che serve è la denazionalizzazione della moneta, o in altre parole, stabilire una libertà monetaria nella società.

Con una libertà monetaria, lo stato non avrebbe più alcun ruolo negli affari monetari e bancari. Le persone avrebbero una "scelta tra le valute", tanto per usare un modo di dire dell'economista Austriaco F. A. Hayek. La legge farebbe rispettare tutti i contratti consensuali di mercato, a prescindere dalla valuta o dalla merce scelta dagli attori economici come denaro. E lo stato non conferirebbe alcuno status speciale ad una qualsiasi valuta attraverso le leggi del corso legale.

La libertà monetaria comprende ciò che è noto come "free banking". Cioè, le banche private sono libere di accettare depositi in qualsiasi moneta-merce e di emettere le proprie banconote rispetto a questi depositi privati.

Nella misura in cui tali banconote sono accettate e scambiate da un numero crescente di persone nella comunità economica, possono circolare sotto forma di sostituti del denaro. Tali banche private dovrebbero saldare le loro reciproche rivendicazioni per conto dei rispettivi depositanti attraverso stanze di compensazione private che avrebbero collegamenti internazionali.

Sono pochi i sostenitori del libero mercato che hanno incluso la privatizzazione del sistema monetario tra le riforme della politica economica. Il sostenitore di spicco della libertà monetaria e del free banking nel XX secolo fu l'economista Austriaco Ludwig von Mises, il quale dimostrò che fino a quando gli stati e le loro banche centrali posseggono il controllo monopolistico sul sistema monetario, l'inflazione monetaria e il ciclo economico sono praticamente inevitabili... con tutte le loro distorsioni ed effetti devastanti.

Ma gli ultimi 30 anni hanno visto la nascita di una letteratura seria e dettagliata sull'opportunità e la funzionalità di un sistema free banking interamente privato e competitivo come alternativa al settore bancario centrale.



Interesse Personale e Libertà Monetaria

Il vantaggio politico del free banking è che toglie completamente dalle mani dello stato tutte le questioni monetarie. Per quanto sia stato efficace il vecchio gold standard prima della prima guerra mondiale, era comunque un sistema monetario gestito dallo stato che ha aperto la porta ad eventuali abusi.

Inoltre un sistema free banking soddisfa la raccomandazione di Milton Friedman secondo cui l'ordine monetario dovrebbe essere quello che sfrutta l'interesse privato per promuovere l'interesse pubblico attraverso la "mano invisibile" del processo di mercato.

Gli interessi dei depositanti in un sistema bancario affidabile, coinciderebbero con l'interesse personale degli intermediari finanziari. Una conseguenza "non voluta" sarebbe un sistema monetario più stabile rispetto al sistema di pianificazione centrale odierno.

Naturalmente una libertà monetaria non mette fine alle continue spese dello stato. Sebbene si possa limitare la capacità dello stato di creare denaro per finanziare le proprie spese, ciò non metterà fine all'irresponsabilità fiscale, con conseguenze devastanti per l'economia attraverso la spesa in deficit e un debito nazionale crescente.



Libertà Monetaria e Filosofia della Libertà

Nel lungo periodo l'unico modo per limitare la crescita della spesa pubblica e il potere statale sulla società, è quello di cambiare il pensiero politico e ideologico. Finché la maggior parte delle persone vorrà usare il potere dello stato a proprio vantaggio, lo stato manterrà il suo potere e continuerà a crescere.

La riforma monetaria e fiscale è in definitiva inseparabile dalla rinascita di una filosofia di libertà che veda lo stato limitato a tutelare il diritto di ogni individuo alla propria vita, alla libertà e alla proprietà acquisita in modo onesto.

Come disse Ludwig von Mises 90 anni fa all'indomani della prima guerra mondiale e durante la Grande Inflazione tedesca dei primi anni '20:

Prima di tutto bisogna rinunciare a tutte le fallacie inflazionistiche. Questa rinuncia non può durare, se non è saldamente radicata in un divorzio pieno e completo da ogni idea imperialista, militarista, protezionista, statalista e socialista.

Se il desiderio per la libertà personale ed economica riuscirà di nuovo a farsi strada nei cuori e nelle menti delle persone, alla fine la libertà monetaria e il rigore fiscale diventeranno una necessità logica.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


12 commenti:

  1. Bisognerebbe riportare in auge il mitico "Non fate la guerra, fate all'amore!".
    Slogan libertario per eccellenza perché nega allo stato il potere coercitivo (di fare guerre e quant'altro) ed affida la libera scelta (di farsi del bene) alle volontarie relazioni (scambi) tra gli individui.

    Invece, il mantra politico del '900, nel quale ancora ideologicamente viviamo, è: "Comandare è meglio che fottere". E questo ci frega tutti. Concordi, irretiti e contrari.

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  2. divido il mio dire in due parti:
    Mi sembra troppo complicato e riduttivo il riassunto, ma capisco che date le circostanze economiche in corso, ogni estrada da esplorare ed ogni percorso nuovo ha da essere individuato per porre in essere delle alternative. rimedi. visioni affascinanti. Però credo che sia sufficiente prendere i dati ISTAT storici per esempio italiani che riguardano la salute, la mortalità infantile, o l'alfabetizzazione dei primi del 900 o di metà dell'ottocento, per capire che il gold standard sarà stato anche une balla cosa, ma che la nostra epoca, contrassegnata da stati forti, istituzioni forti, ha dato buoni frutti. o meglio il meglio rispetto al passato. e non il contrario. Si certo..................la risposta la conosco pure io: il Keynesianesimo ha finanziato le guerre.........le orribili guerre, Ma vi domando? Keynes forse esisteva al tempo di napoleone o della guerra dei trentanni o nel resto del medioevo o al tempo dei romani? ma é così corretto trasporre o collegare una dottrina economica che ha coinciso con il miglioramento della salute della vita di ognuno di noi o quasi (diciamo con la media) con guerre e crisi che sempre ci sono state? Ma posso sapere cosa c'entra Keynes con la crisi del 29? quando le sue teorie mi risultano essere state impiegate al massimo dal giorno dopo della crisi? Ma posso sapere cosa c'entra il pubblico quando sono banche private americane che nel 2007 hanno innescato la crisi mondiale a causa del fatto che erano banche private ad avere creato una bolla immane con i subprime? case ed immobili stimati il triplo del loro valore reale? forse che i privati sono meglio dello stato?
    Massimo Pernigotti

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    1. Ciao Massimo.

      Stavolta non andrò per punti perché credo che un discorso più in generale possa aiutarti a capire i punti di vista che caratterizzano l'anima di questo blog. Indubbiamente il passato che ci siamo lasciati alle spalle è stato caratterizzato da periodi difficili e pregni di sacrifici per sopravvivere alle avversità della nostra vita. La storia dell'uomo è densa di lotte e scontri tra gli individui per arrivare a determinati obiettivi, ma questo tratto dell'essere umano non ne caratterizza totalmente lo spirito e le inclinazioni. Poiché la vera inclinazione dell'essere umano è quella di cooperare con i suoi simili per raggiungere i propri obiettivi. Ormai è ampiamente chiaro che il commercio è decisamente preferibile a scontri e lotte costose. Attenzione però, perché non tutto il nostro passato è costiuito da "secoli bui": https://youtu.be/OAvXXqrDTZY

      Ovviamente poi abbiamo il XIX secolo che rappresenta un netto spartiacque tra la società pre-capitalista e quella capitalista. Non voglio assolutamente sostenere la necessità di tornare "a quei tempi", non me lo sognerei mai. Nessuno scambierebbe la propria vita con quella che veniva vissuta in quegli anni. E' logico che sia così. E' comprensibile che sia così. CIò che bisogna tenere a mente, però, è che il XIX secolo ha rappresentato la base attraverso la quale l'essere umano si è convinto che il commercio e lo scambio rappresentano dei mezzi sorprendentemente superiori al conflitto. La professoressa Deirdre McCloskey sta ultimando le sue ricerche per esporre chiaramente cosa sia cambiato in quegli anni, sebbene anche noi possiamo farci un'idea per sommi capi: https://youtu.be/wqmZXvDjEBA

      La differenza rimarchevole tra la ricchezza per individuo tra la società pre-capitalistica e la società capitalistica è qualcosa di unico nella storia. Scrive Bill Bonner:

      «[...] Alla fine del XIX secolo, alle persone veniva chiesto cosa avrebbe potuto portare loro il nuovo secolo. Quasi tutti prevedevano uno stato più piccolo. Perché? Perché le persone stavano diventando molto più ricche e più istruite. Le persone che erano ricche e istruite potevano risolvere i loro problemi e organizzarsi per ottenere quei servizi che volevano. I pensatori dell'epoca affermavano che ci sarebbe stato un minore bisogno dello stato.»

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    2. Questo significa che la consapevolezza della potente formula di libero mercato "facciamo un affare ad un certo prezzo" aveva permeato così a fondo gli individui, da poter far toccare con loro i benefici che comporta una maggiore libertà. Ma non bisogna dimenticarsi, come dicevo prima, della parte conflittuale insita nell'animo umano. Se la frase di libero mercato enunciata prima potrebbe riassumere un intero secolo, il XX secolo possiamo riasumerlo con "scambiare qualcosa con niente." Tale formula riassume anche la predisposizione di quegli individui pronti a fregare il prossimo pur di vivere al massimo col minimo sforzo. La ricchezza da estrarre era decisamente tanta di quei tempi e il gruppo che si diede più da fare affinché potesse raggiungere posizioni di rilievo e sequestrarla fu quello dei Progressisti. Il loro trucco fu dannatamente astuto: mimarono le istituzioni che si formarono sul libero mercato convincendo le persone che ormai l'uomo sarebbe stato in grado di controllare praticamente tutto. L'euforia era ai massimi livelli. La plausibilità dei loro interventi rendeva le loro parole suadenti e degne di essere provate. E' così che abbiamo avuto la formazione di una banca centrale pesumibilmente onnipotente. E' così che abbiamo avuto la formazione di uno stato presumibilmente onnipotente. Quello di oggi non è altro che il più grande schema di Ponzi della storia umana in cui alcuni truffatori stanno cercando di derubare quanta più di quella ricchezza che è stata accumulata attraverso le virtù del libero mercato. Problema: sta finendo.

      I primi segni di questa fine li possiamo assaporare negli anni '30, col fallimento monumentale della FED nell'adempiere al proprio compito di stabilizzatore dei mercati.La dottrine della salvezza attraverso lo stato venne messa in discussione. Cercò di salvare capre e cavoli Roosevelt nel 1933, eliminando dall'equazione gold standard e alcune libertà individuali degli americani (New Deal). Ciò andò avanti per un po', ma si trattava solamente della stessa medicina velenosa solo a dosi maggiori. Nel 1937, infatti, gli USA finirono di nuovo in recessione. Ma così come i Progressisti se ne uscirono con una teoria pianificatrice fungente da prodotto civetta, lo stesso accadde in quell'anno con Keynes e la sua teoria generale. Era uno specchietto per le allodole, serviva solamente a vendere la stessa truffa agli individui sotto un nuovo nome.

      In realtà non fu il keynesismo che ebbe successo, bensì fu la guerra che portò l'illusione di un successo. Mentre l'Europa veniva messa a ferro e fuoco, gli Stati Uniti concedevano prestiti e vendevano armamenti. La ricchezza veniva deviata artificalmente dai settori produttivi a quelli che distruggevano ricchezza. Ciò andò avanti fino al 1946, quando la fine della guerra e un ritorno al commercio sopirono le chiacchiere keynesiane per più di un decennio. Questo fino agli '60 quando la propaganda interventista di Tobin e Samuelson caricarono il governo USA di nuovi doveri legittimi agli occhi della popolazione. Tali "doveri" portarono ad nuovo default il paese: 1971. La stagflazione di quegli anni dimostra il chiaro segno che il keynesismo è una dottrina fallimentare dal punto di vista economico. Le sue ricette nel lungo periodo sono altamente pericolose.

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    3. Ma ormai il dado era tratto, il retaggio interventista non poteva essere negato e i pianificatori centrali si sono dovuti imbaracare in interventi sempre più invasivi per tenere in piedi una delle truffe più colossali mai viste dal genere umano. Il mantenimento di questa truffa, però, richiede un prezzo alto da pagare: distorsione dei prezzi. In questo modo ogni intervento che viene portato avanti funge da precursore per un altro ancor più deletero. E' vero, i vari fiaschi a cui abbiamo assistito nel corso degli anni, i vari azzardi morali, sebbene perpetrati anche dal settore privato, non sono altro che il risultato di una distorsione cronica dei prezzi e dell'azzeramento dei rischi nelle azioni sconsiderate degli individui. Sono gli interenti centrali, quelli di stato e della banca centrali, che a cascata deturpano l'ambiente in cui ognuno di noi agisce per migliorare la propria condizione. Vengono lanciati nell'ambiente economico segnali fasulli che incentivano le persone ad agire in un determinato modo. Non ultimo il segnale fasullo dell'espansionismo monetario artificiale che illude gl iattori di mercato dell'esistenza di risparmi reali, quando invece si tratta solamente di credito fiat generato dal nulla. Non è una questione di irrazionalità. E' una questone di azioni basate su segnali errati. Tali sbagli devono essere corretti. Quindi, così come Main Street ha affrontato finora una pulizia dei propri sbagli, l'avrebbero dovuto affrontare anche quetti quegl iistituti che invece sono stati salvati (es. hedge fund, banche commerciali, fondi pensione, compagnie d'assicurazione). Questa volontà strenue di salvaguardare alcuni e far pagare il conto agli altri, costringe l'intera economia a dover sopportare un'incessante necessità di una pulizia del mercato che viene negata dall'ingordigia di una minoranza di attori di mercato. Ma non può andare avanti. Infine, ci sarà un Grande Default.

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    4. Caro Francesco ti ringrazio per il tempo che dedichi e hai dedicato a rispondermi.

      In realtà io credo che ogni uomo si trovi nella condizione naturale di desiderare per se il massimo profitto. soprattutto se stimolato da un economia che mette in moto il desiderio legittimo di avere e possedere cose nuove. Nella ricerca della massimizzazione del profitto per ogni singolo così come per ogni multinazionale stanno i potenziali rischi di creare dei danni immensi a terzi se non esiste uno controllo che legifera un limite al rischio prima ancora del danno. Parlo di rischio in generale che produce un danno, ed il modo di intercettare il rischio prima che si tramuti in danno.

      In questo senso lo Stato da noi rappresentato in modo certamente molto ballerino é un modo in cui esiste una rete di protezione per ognuno di noi a rischi potenziali.

      In questo senso uno Stato é forte se ha in mano le chiavi di casa sa fare il suo lavoro.
      facciamo un esempio? perché se non non mi faccio capire.

      che si chiami Ilva o che sia un edile con 3 dipendenti credo che si possa dire che al di là della tassazione ragionevole oppure irragionevole, ognuno cercherà di massimizzare il suo profitto.

      in questa ricerca senza leggi che anticipano gli errori e gli orrori si corre il rischio che per massimizzare il profitto entrambi non cambieranno i filtri ai camini dell'acciaio o non useranno le tavole da pattame nei ponteggi per risparmiare. questo risparmio diminuirà i costi, migliorerà i margini ma creerà dei problemi che nessuno può restringere verso terzi o verso i dipendenti a meno che non ne abbia la forza.
      tale forza "fisica" non può averla solo lo stato forte?
      e forte non significa che i suoi sceriffi non possono essere comprati da produttore Ilva o edile piccolo o grande?
      quale altra istituzione può garantire la sicurezza? in generale legiferando contro una moltitudine di edili (citati ad esempio) o di industriali del ferro e dell'acciaio?

      Ovvero leggendo i Vostri post che stimo ad ammiro e da cui cerco di trarre spunti e beneficio e cultura politica, mi sembra che vi sfugga il particolare che il mondo non é fatto da chirichietti e fraticelli buoni e che a mio avviso il liberalismo così spinto come mi pare lo intenda Mises va a minare per sempre lo Stato come istituzione che governa pianifica legifera. Perché e qui mi ripeto: come fa uno stato ad essere forte se non detiene il "banco" in mano? dopo due giorni lo compri con due castagne secche, o no? ovvero compri i suoi tecnici e amminstratori.

      quante probabilità ci sono che senza stato centrale sia obbligatoria la vaccinazione, piuttosto che andare a 120 Km/ora, piuttosto che non poter caricare un carro in autostrada oltre una certa soglia piuttosto che le tavole del ponteggi siano messe tutte al loro posto?

      ovvero, il modello di Stato che avete in mente superato questo stato e questa costituzione certamente superate qualche é?

      IL modello é la Svizzera come sopra postato da un gentile signore?

      Ho ascoltato la conferenza sul medioevo, che é molto bella ed sicuramente contiene dei dati reali, ma...................non mi convince. del tutto. va a cozzare con tutto quello che so............o che saprei......

      grazie per il tempo dedicatomi
      Massimo Pernigotti

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    5. Sì, come ha cercato di sottolineare Dna, un modello auspicabile di organizzazione sociale e punto di partenza verso un ritorno ad uno stato di diritto è quello svizzero. Inoltre, ieri Oscar Giannino ha intervistato Paolo Rebuffo proprio su questi temi e nel nostro caso va a rispondere ad alcune delle tue perplessità circa la presenza di uno stato limitato.

      Ma l'errore di fondo che commetti, a mio avviso, è quello di confondere stato e governo. Innanzitutto la convinzione secondo cui "lo stato siamo noi" si basa sul seguente sillogismo: Lo stato è la società --> Noi facciamo parte della società --> Noi siamo lo stato.

      Il problema è che questo presunto sillogismo poggia su una premessa del tutto fasulla: lo stato non è la società. La società, qualsiasi società, è esistita prima dello stato che non è altro che una recente forma di organizzazione politica territoriale di tipo monopolistico. Lo stato in realtà, sono loro. E per loro si intende tutti coloro che, basandosi sull’imposizione fiscale, ricevono il loro reddito dallo stato: burocrati, grandi industriali, banchieri bancarottieri, ecc. Questo tipo di organizzazione è in palese disaccordo con una qualsiasi volontarietà da parte di gente onesta di far parte di un tale aggregato. Ovvero, quello di oggi è un apparato coercitivo e truffaldino che prospera taglieggiando e derubando gli attori di mercato. Non è più un governo civile. Per cercare di essere più chiaro possibile, la differenza tra governo e stato è la stessa che passa tra una nave mercantile e un vascello pirata. Questo significa che i presunti capitani al timone possono fare le leggi come li fa più comodo e cambiarle in corsa qualora non siano loro favorevoli. Quello di cui c'è bisogno è un rule of law che possa garantire un set di regole uguali per tutti e con sanzioni chiare per tutti. Ciò è possibile, anche in assenza di stato:

      1. Legge senza lo stato #1
      2. Legge senza lo stato #2
      3. Legge senza lo stato #3
      4. Legge senza lo stato #4
      5. Come consiglio bibliografico suggerisco La libertà e la legge di Bruno Leoni.

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    6. Si capisco.
      mi pare fantascienza. ma forse, dai e dai............vi si arriverà.

      massimo Pernigotti

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  3. seconda parte. Io si come privato singolo sono certamente virtuoso, ma le grandi società private non sono forse peggio ? Ma non solo. Ok sono una partita iva, sono tartassato e vorrei meno tasse e meno sprechi e vorrei che lo stato diminuisse le spese statali e quindi riducesse da domani del 50% la spesa corrente. lo sottoscrivo. Su questo non ci piove. Però lo Stato, ovvero noi, é necessario, non é una cosa da cui si può prescindere secondo il mio punti di vista. potere legislativo esecutivo e giudiziario da chi vorremmo fossero condotti, da una banda di privati che hanno in mano l'acciaio o le case farmaceutiche o le banche? Si ok !!!!!!!!! é già così !!!!!!!! si ok é sempre stato così!!!!!! beh per la prima volta dalla seconda guerra mondiale non é un po meno di così? Ovvero non abbiamo una possibilità di dire la nostra sul potere legislativo ed esecutivo? e quando banche e case farmaceutiche si compreranno tutto sarà forse meglio di così? io non credo. Uno stato debole, ovvero ridotto senza soldi, come sta accadendo ora non ha più potere. togliere il potere bancario allo stato e la politica monetaria equivale a farlo mangiare dai privati. ma non dal privato come me................da un oligarchia ben peggiore di privati. certo ci sono i privati come me che sono semplici partite iva tartassate, ma ci sono privati immensi in grado di comprarsi tutto o di fare peggio dello stato, o no? non ne siete convinti? ma allora perché nell'ottocento la gente moriva nelle fabbriche della prima grande industria e ci fu bisogno di un certo marx o del socialismo per difendere i diritti di chi non ne avevano? forse era tutto oro? forse si stava da Dio? non mi pare !!!!!!!!!!!!! Per inciso non voterei socialisti e comunisti neanche morto. Facciamo un esempio pratico: un privato ha come obiettivo corretto il guadagno. il profitto, ovvero deve portare 100 euro a casa oppure che lavora a fare? orbene nel trasporto pubblico locale, ad esempio le corriere, la tariffazione compre solamente il 35% dei costi a livello nazionale, ovvero i servizi pubblici sono in perdita fissa e secca. e perché sono in perdita? per una buona percentuale a causa del fatto che sono statali pubblici e quindi mal gestiti, ma anche perché il servizio pubblico va a servire zone e periferie poco abitate e territori collinari per cui senza quel servizio in perdita le colline si spopolerebbero completamente con danni ancora maggiori al territorio. Nell'ambito democratico noi potremmo decidere e votare alle prossime politiche che il servizio pubblico locale deve essere tariffato in modo che vengano coperti il 70% dei costi o il 100% dei costi. e questo a me va bene. Secondo Voi in quanti lo votano? io lo voto! ma quanti italiani? spero di essere stato chiaro nel mio sproloquio. vi leggo con attenzione e cerco di capire. e di dare un piccolo contributo
    Massimo Pernigotti

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    1. http://www.rischiocalcolato.it/2015/03/cosa-rende-la-svizzera-il-paese-piu-sicuro-e-forte-del-mondo-di-gran-lunga.html

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    2. http://www.rischiocalcolato.it/blogosfera/lo-stato-rende-servi-i-sudditi-mettendoli-gli-uni-contro-gli-altri-107548.html

      Perché agli Svizzeri democrazia rappresentativa e diretta ed invece a noi Italiani solo quella rappresentativa? Siamo più scemi o più servi?

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  4. “Io dico che queste mura sono strane: prima le odi, poi ci fai l'abitudine, e se passa abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato ...
    È la tua vita che vogliono, ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta, almeno.” (Red)

    “È terribile vivere nella paura. Brooks Hatley lo sapeva. Lo sapeva anche troppo bene.
    Io voglio solo tornare dove le cose hanno un senso ... dove non devo avere paura tutto il tempo.” (Red)

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