Bibliografia

lunedì 30 marzo 2015

Le politiche senza precedenti della banca centrale richiedono la “strategia del bilanciere”





di James Rickards


Non passa giorno senza che ci siano alcuni sviluppi piuttosto significativi nei mercati. Vi consiglio di non reagire, o di non reagire in modo eccessivo, ad ogni dato che viene fuori. Finireste solamente per essere fatti a pezzi.

Quello che dovete fare — quello che gli analisti e gli investitori devono fare — è avere una tesi. Non sceglietene una a caso, ma una ben ragionata. Quindi utilizzate i dati per verificarla. Questa procedura ha un nome: probabilità inversa. Si utilizzano dati successivi per verificare la vostra idea originale.

Questo metodo è diverso da un sacco di altri in cui si prendono un po' di dati e poi attraverso di essi si arriva ad un'idea. Con quanto vi sto dicendo io, invece, si parte da un'idea e poi la si verifica coi dati. Non c'è miglior modo per affrontare i mercati, perché nessuno ha la sfera di cristallo.

La nostra tesi è composta da un certo numero di elementi. Uno di questi presuppone che ci sia un braccio di ferro tra inflazione e deflazione. (Nel breve termine credo che la deflazione avrà il sopravvento.) Ciò confonde un sacco di persone, perché non capiscono né l'una né l'altra.

Per il vostro portfolio d'investimento significa attuare un "approccio da bilanciere", ovvero, avere una certa protezione ad entrambe le estremità. Essere protetti contro la deflazione e contro l'inflazione, e un po' di contanti nel mezzo perché questo è il meglio che si può fare con questo tipo di incertezza.

Tale incertezza è causata dalla politica della banca centrale. Viviamo in tempi senza precedenti, e questa non è solo la mia opinione. Se ascoltate Janet Yellen, o i membri del FOMC, o i membri del consiglio dei governatori della Federal Reserve, o gli economisti e i responsabili delle politiche, tutti dicono la stessa cosa: questi sono tempi senza precedenti.

Di recente ho avuto l'occasione di parlare con uno degli addetti ai lavori all'interno della FED. Quando si scrive di queste cose, si accetta di non citare nomi. Negli ultimi due anni e mezzo questa persona è stata presente ad ogni votazione del FOMC. Nessuno è stato più vicino a Bernanke, e ora alla Yellen.

E' un laureato in economia, uno studioso molto ben considerato, ma non un nome molto conosciuto poiché non ricopre un ruolo particolare nel FOMC. Nonostante ciò è stato invitato alle riunioni per aiutare a capire queste cose. E quello che ha detto è che non si sa se le politiche della FED funzioneranno come previsto per altri 50 anni.

In altre parole, stanno ammettendo di non sapere quello che stanno facendo. Stanno ammettendo che questo è una specie di esperimento. Cosa significa tutto questo per noi come investitori, gestori di portfolio e persone che cercano di prendere decisioni intelligenti?

Significa che dobbiamo essere agili e dobbiamo guardare i dati. Non possiamo mettere un palo nel terreno e aspettarci un risultato in particolare, perché la possibilità di venire attaccati alle spalle è piuttosto elevata.

Questa è una prefazione di quello che è successo venerdì scorso, quando è stato rilasciato l'ultimo rapporto sul mondo del lavoro. E' stato un successone; non c'è altro modo per descriverlo. Sono stati creati un sacco di posti di lavoro, c'erano addirittura revisioni al rialzo per i mesi precedenti, quindi a novembre e dicembre sono stati creati più posti di lavoro rispetto a quelli riportati allora.

È importante sottolineare che i salari reali sono aumentati un po'. Non molto, ma il fatto che abbiano fatto registrare un piccolo movimento è interessante. Ho detto in precedenza che questa è una delle cose che Janet Yellen guarda più da vicino, perché la FED deve seguire il suo duplice mandato: creare posti di lavoro e conservare la stabilità dei prezzi.

Sono obiettivi non molto allineati; talvolta vanno di pari passo, a volte in direzioni opposte. La Yellen ha continuato a porre l'enfasi sulla creazione dei posti di lavoro, ma vuole un po' di fuoco nell'inflazione.

Poiché se i salari reali salgono, questo significa che si sta riducendo la fiacchezza nel mercato del lavoro e potrebbe essere un indicatore precoce d'inflazione; inoltre potrebbe significare che ci stiamo avvicinando al punto in cui i tassi di interesse verranno innalzati. Beh, in base ai dati di venerdì i salari reali sono saliti un po'.

Guardo a quel rapporto e poi guardo alla mia tesi, secondo cui la deflazione sta avendo la meglio. E' come se stessimo osservando un incontro di tiro alla fune, e di tanto in tanto una squadra sembra avere il sopravvento sull'altra.

Ho detto più volte – e continuo a dirlo – che la FED non alzerà i tassi quest'anno. Eppure ecco che arriva questo particolare rapporto sul mondo del lavoro e sui salari reali, il quale potrebbe spingere la FED proprio ad alzare i tassi d'inetresse. Tutto ciò dovrebbe portarmi a cambiare la mia tesi?

Ho passato la maggior parte del fine settimana a pensarci, perché dobbiamo stare attenti davanti a queste tendenze. Ciò che sta accadendo – e dovremo continuare a guardare solo questo – è che il suddetto rapporto sull'occupazione non cambia l'immagine generale: la deflazione sta avendo la meglio.

Guardate il settore dell'olio di scisto, ad esempio. Il numero delle piattaforme petrolifere negli Stati Uniti sta diminuendo, i licenziamenti stanno aumentando, i programmi d'investimento vengono tagliati; tutte queste cose stanno accadendo sotto i nostri occhi.

Ma non avvengono all'improvviso. Ci vuole un po' prima che percorrano tutta la catena d'approvvigionamento, che percorrano tutti i luoghi in cui il petrolio rappresenta un input. Si manifestano abbastanza rapidamente alla pompa di benzina e nelle tariffe, ma per alcuni processi industriali ci vuole un po'.

Queste tendenze sono ancora le protagoniste – in particolare i licenziamenti. Tendono a manifestarsi ad ondate. Le aziende iniziano con alcuni licenziamenti e quindi di più il mese successivo, poi altri ancora il mese successivo, ecc. aspettando e osservando se le cose invertano la loro tendenza (cosa che secondo me non accadrà).

Ad aggravare questi problemi c'è il grande gorilla da 800 chili nello scenario della deflazione – la guerra valutaria. Sta diventando sempre più intensa. A gennaio abbiamo visto vari tagli dei tassi: dalla Danimarca, al Canada e all'Australia. Fate un giro del mondo e vedrete che questa strategia sta venendo applicata ovunque. Ma non è finita qui.

Mi aspetto un altro taglio dei tassi dal Canada, e questa cosa continuerà fintanto che andrà avanti la guerra valutaria. E ci si può aspettare un annuncio ancora più grande dalla Cina: non ha tagliato i tassi sin dallo scorso novembre, ma ha adeguato il suo coefficiente di riserva obbligatoria.

Questo rappresenta l'ammontare di riserve che bisogna mantenere rispetto al proprio portfolio. La Cina l'ha ridotto; questo significa che è possibile espandere il credito con la stessa quantità di riserve. In sintesi, è una forma di allentamento quantitativo.

La crescita della Cina è ancora al di sotto delle nostre aspettative, quindi mi aspetto un ulteriore taglio dei tassi. Tutti i Paesi del mondo, tra cui l'Europa, stanno adottando politiche monetarie allentate – quantitative easing, taglio dei tassi, sotterfugi per svalutare la propria valuta. E tutto il peso degli aggiustamenti sta ricadendo sul dollaro, che continua a rafforzarsi, o almeno a mantenere la sua forza ad un livello molto alto, che, come abbiamo detto prima, è deflazionistico.

Ma, come ho detto prima, bisogna essere agili e prepararsi sia per l'inflazione sia per la deflazione. Il vostro portfolio iniziale dovrebbe incorporare oro, elementi del mondo dell'arte, terreni, contanti, obbligazioni, azioni specifiche. Non tutte queste strategie vi ripagheranno in ogni situazione, ma alcune saranno sufficientemente superiori alle altre e riuscirete a preservare la vostra ricchezza.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. Bastava che dicesse di tenere un paniere diversificato e di non tenere tutte le uova nello stesso paniere.
    In pratica, di non fidarsi di nulla e di nessuno.
    E sono regole basilari da sempre valide e non più valide oggi "che siamo in territori inesplorati".
    Articolo scadente. Se questi sono i guru finanziari... annamo bene!
    ;)

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  2. almeno non millanta... la dotta ignoranza... in effetti è quello la sorpresa è quanto sta NON accadendo nel mondo BIZZARRO (l alter ego di superman). inflazionano, si tengono lo stampato, se per sbaglio ti arriva qualcosa tasse ad oltranza con cui deflazionano. ed il sistema resta in più o meno equilibrio...

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  3. Per amor di chiarezza credo che non ci sia nulla di qualitativamente nuovo nel comportamento dei pianificatori centrali dei nostri giorni. Quantitativamente forse. Ma questi non sono territori inesplorati. Sembrano tali.
    Abbiamo compreso, in questi anni, come si è affermato e consolidato da Hamilton in poi il primato della politica, cioè il potere oligarchico gestito coi mezzi politici (coercitivi), rispetto al mercato degli scambi volontari. Ebbene, il mondo che ci circonda non fa altro che adeguare all'oggi il mercantilismo del passato.
    Nulla di nuovo dal fronte occidentale: questo territorio inesplorato è il neomercantilismo.

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  4. Ciao a tutti.

    Ovviamente, Dna, ci sta non essere d'accordo su qualcosa. Ci mancherebbe che non fosse così. Comunque c'è una lacuna nel discorso di Rickards, che probabilmente non copre per mancanza di tempo. Lo farò io ora. Come avevo detto un paio di volte fa, c'è una grande disconnessione tra Main Street e Wall Street, ovvero, tra i cosiddetti privilegiati e tutti gli altri. La folle espansione dell'offerta di moenta da parte delel varie banche centrali, non ha raggiunto l'economia più ampia (solo un'infima parte l'ha fatto, il resto è rimasto confinato tra i canyon di Wall Street). Questo significa che, come giustamente ricorda gbd, qualunque effetto inflazionistico partorito dal denaro sfuggito da suddetti canyon, è stato controllato in qualche modo dai pianificatori centrali attravrso il sistema fiscale. L'euforia, questa volta, è rimasta confinata al settore azionario e obbligazionario. La classe media via ha scarso accesso, soprattutto dopo la baldoria del credito facile dell'era Greenspan-Bernanke. Questo significa che mentre Main Street sta attraversando un periodo di deleveraging, Wall Street viene tenuta artficialmente a galla grazie alla generosità delle banche centrali. E' in questo senso che viene a disegnarsi lo scenario deflazionistico dipinto da Rickards e sarà acuito ancora di più dalla quantità di materiali a basso costo che voleranno dalla Cina in tutto il mondo.

    Insomma si sta guadagnando tempo affinché Main Street si riprenda e si possa tornare di nuovo a vendere il ciclo economico boom/bust anche all'economia più ampia. E' sempre stato questa la strategia delle banche centrali: se una bolla scoppia, bisogna sostituirla con un'altra. Il problema è che in un panorama deflazionistico i salari restano più o meno stabili, mentre ciò che aumenta è la produzione abbassando i prezzi. Questo vantaggio, però, viene eroso dalla fame del fisco. Quindi, oltre ad essere intrappolati da una creazione di denaro fiat che non può essere drenata pena lo scoppio del mercato obbligazionario statale, i pianificatori centrali non possono esimersi dal tassare a morte la popolazione sia per drenare liquidità dal sistema sia per sostenere le sue promesse assurde.

    Rickards avrebbe dovuto mostrare ai lettori il trend di lungo termine dei salari reali negli USA. In questo modo avrebbe fatto comprendere meglio il suo punto senza lasciare spazio ad ambiguità. Poco male, ve lo faccio vedere io: http://research.stlouisfed.org/fred2/graph/fredgraph.png?g=15QR

    Alla fine, tira e ritira, la fune si spezza.

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