venerdì 13 marzo 2015
La grande disconnessione
di Francesco Simoncelli
Là fuori ci sono ancora persone che si ostinano a credere che le banche centrali siano degli istituti attraverso i quali è possibile raggiungere un nirvana economico nel quale trovare pace ed equilibrio. Immaginare e fantasticare sono delle prerogative assolutamente legittime per qualsiasi essere umano, ma la realtà dei fatti urla per dirci il contrario. Voglio dire, qual è la prova storica che prima d'ora le attuali azioni dei banchieri centrali sono state testate e sono andate a buon fine? Qualcuno ricorda il livello di espansionismo monetario a cui sono arrivate le varie banche centrali del mondo? La risposta è ovviamente no, perché la storia dell'economia non ha nulla che può essere paragonato allo scempio a cui stiamo assistendo oggi. Tutti i parametri che potevano essere taroccati sono stati manipolati affinché delle entità economicamente insostenibili potessero essere salvate. Ci sono ancora persone che si ostinano a definire l'attuale situazione economica un "effetto partorito dal neoliberismo". Su quali basi? Quando il "neoliberismo" ha avallato l'esistenza di una banca centrale?
Ron Paul ha speso un'intera carriera a predicare l'abolizione della FED. Murray Rothbard ha scritto lenzuolate di saggi e libri in cui argomentava contro questo colosso partorito dalla corruzione del capitalismo clientelare. Viviamo, quindi, in tempi per cui non esistono precedenti. Gli stessi banchieri centrali, per loro ammissione tra l'altro, stano andando alla cieca. Non hanno la minima idea di ciò che stanno facendo e a cosa porterà. Quando si agisce secondo questo modo di pensare, i dettagli che vengono trascurati raggiungono una mole enorme e con essi aumentano le probabilità di perdere il controllo.
C'è un "termometro" per saggiare il momento di rottura. La temperatura all'interno di questo termometro sta salendo. Infatti le banche centrali vogliono pungolare un asino che non vuole assolutamente muoversi nella direzione da loro desiderata, poiché Main Street è ancora gravata da un enorme peso che nel 2007 ha raggiunto il picco: debito privato. Sin da allora, e soprattutto sin dallo scoppio della bolla immobiliare, Main Street ha proceduto lungo un percorso di deleveraging che ha cercato di ripulire l'ambiente economico da tutti quegli errori accumulati nel tempo. E come potete vadere dal seguente grafico, sono tanti.
Ma mentre le forze di mercato hanno spinto per una salubrità all'interno dei mercati, le banche centrali hanno dovuto adempiere al compito per cui sono state create: salvaguardare il cartello delle banche ceommerciali e finanziare il debito degli stati. Entrambe queste due entità sarebbero dovute perire nell'ultima crisi che nel 2008 ha spazzato via tutte quelle follie basate sull'idea che l'equity delle case poteva essere utilizzato per sempre come bancomat e come perpetua lampada magica con cui soddisfare ogni proprio desiderio consumistico. Non è stato così. Ma mentre Main Street ha cercato di ripulire i propri bilanci dagli errori del passato, le banche centrali hanno operato per permettere al settore bancario commerciale di attutire i colpi che venivano dal libero mercato. Come? Fornendo un oceano di liquidità per coprire i buchi di bilancio. Ma la politica della ZIRP non si è fermata qui, poiché in questo modo non solo si è voluto caricare Main Street del pieno fardello di una pulizia dei mercati, ma si è voluto permettere ad entità palesemente decotte di continuare ad operare e permettere loro di staccare nuovi profitti.
Infatti l'abbassamento dei vari rendimenti della maggior parte dei titoli nei mercati, è dovuto al fatto che le banche commerciali e quelle istituzioni nelle quali è finito per prima il denaro di nuova creazione (es. hedge fund, fondi pensione, compagnie assicurative) hanno fatto scommesse in lungo e in largo per presentare dei bilanci in ripresa. Il rovescio della medaglia di questa situazione, di questa repressione finanziaria, è stato l'azzeramento artificiale del rischio nella maggior parte dei mercati. Pensate al mercato dei titoli di stato. Pensate al mercato dei junk bond. Questi sono solo due esempi, ma nel tentativo di voler riempire artificialmente dei buchi di bilancio attraverso l'ingegneria finanziaria, i banchieri centrali hanno creato una situazione più esplosiva di quella che volevano disinnescare.
MPS, UNA BANCA “MORTA PER SEMPRE”
Se vogliamo analizzare un caso molto più vicino a noi, ci basta guardare la cosiddetta banca più vecchia del mondo. O per meglio dire, la banca "Morta Per Sempre". La questione non è salvare o meno una banca, ma è evitare una reazione a catena che potrebbe invischiare il resto delle altre banche centrali europee e addirittura mondiali. Infatti, come per tutte le cose della vita, i cambiamenti avvengono al margine. Così anche per un contagio finanziario. Nel panorama economico attuale le passività di una banca sono l'attivo di un'altra, e questo significa che se una banca fallisce l'attivo di un'altra si riduce esponendola a sua volta ad un serio rischio di fallimento. Dato il mostruoso livello di leveraging durante il periodo di espansione monetaria della BCE, la fragilità dei bilanci bancari è monumentale. Basti pensare che, ad esempio, nel 2008 Deutsche Bank prestò a MPS circa €1.5 miliardi per ripianare vari buchi di bilancio e, in ritorno, la banca senese stipulò con quella tedesca alcuni contratti derivati sui tassi di interesse. Si pensava, scioccamente, che la banca centrale non avrebbe mai tirato il freno a mano. Si pensava, scioccamente, che si poteva ripianare un debito con un altro debito. Si pensava, scioccamente, che i tassi di interesse sul debito italiano sarebbero rimasti perennemente stabili. I conti non hanno tardato a deteriorarsi.
Al che, nel 2009, ha richiesto un salvataggio da parte dello stato italiano da €1.9 miliardi. Nel 2013 questa cifra è aumentata ad un totale di €3.9 miliardi. Ora ammontano a più di €5 miliardi. Monte dei Paschi non è altro che una dolina finanziaria, la quale non farà altro che risucchiare sempre più risorse. E' un'azienda fallita e sarebbe dovuta fallire già nel 2009 quando richiese per la prima volta la possibilità di attingere al denaro pubblico per restare a galla. Grazie ai continui artifizi contabili è riuscita a barcamenarsi nel corso degli anni arrivando fino ad oggi, ma più passerà il tempo più avrà bisogno di finanziamenti a buon mercato. Ma come è stato sottolineato poco sopra, le banche centrali hanno cercato di mantenere un ambiente economico artificialmente alterato attraverso la manipolazione dei tassi di interesse, in modo da permettere a settori privilegiati di poter accedere a finanziamenti convenienti che in un libero mercato non sarebbero mai e poi mai emersi. Infatti la ZIRP e il QE sono espedienti che possono "funzionare" una tantum, ovvero, possono aiutare a comprare tempo e rimandare per un po' il giorno della resa dei conti. Ma infine l'insostenibilità della loro perpetuazione mette i banchieri centrali di fronte ad un bivio: continuare ad inflazionare o affrontare una depressione.
A quanto pare si è scelta la prima opzione, sforando nel territorio dei tassi negativi. Danimarca, Svizzera ed Europa sono già finiti in questo territorio inesplorato. Si sta facendo letteralmente di tutto per salvaguardare quelle entità strettamente connesse agli interessi dei pianificatori centrali. Infatti l'ultima notizia riguardante la banca senese la vuole in partnership nientemeno che col Tesoro italiano, il quale diventerà l'azionista di maggioranza. Quest'ultimo coprirà le spese che MPS non riuscirà a ripagare dalla maturità dei Monti bond, obbligazioni emesse apposta per coprire i buchi della banca senese e sovvenzionati attraverso vari aumenti fiscali sul groppone degli italiani. Ma come ho avuto già modo di dire in altre occasioni, MPS non è altro che un gigante investimento improduttivo in attesa di implodere. La sua inutilità ai fini della produttività e della prosperità del capitalismo di libero mercato è scritta nelle azioni degli individui che non spenderebbero un centesimo per tenerla a galla in mancanza di coercizioni statali. E' per questo che, ad esempio, il suo titolo in borsa si è sfracellato negli ultimi 6 anni. Dai €25 ad azione nel lontano 2008, siamo arrivati adesso a 0.42 centesimi. E' per questo che negli ultimi stress test della BCE, è risultata la peggiore tra le varie banche italiane.
Di fronte a questa semi-nazionalizzazione il cambiamento è minimo, dal punto di vista politico. Se la gestione era direzionata (indirettamente) dal PD attraverso la fondazione, ora può essere direzionata (direttamente) attraverso il governo/Tesoro italiano. Si potrebbe avanzare che alcune banche sono più uguali delle altre, ma aiuta anche il fatto di possedere in pancia una grossa quantità di titoli di debito italiani. Però, come se non bastasse, aleggia nel cuore dell'Europa la proposta di costituire una sorta di bad bank per permettere alle varie banche commerciali europee di scaricarvi dentro tutto il pattume tossico che hanno accumulato fino ad ora. Crediti inesigibili, incagli finanziari e prestiti non performarti finirebbero in queste discariche a cielo aperto. Ma leggiamo da Wikipedia una voce decisamente interessante: "[...] La bad bank gestisce i crediti anomali ricevuti, correndo tutti i rischi che ne conseguono e godendo, pertanto, degli eventuali rendimenti. Essendo poco sicura la loro realizzazione, i rendimenti risultano potenzialmente più alti."
Ora, in un panorama economico in cui anche la spazzatura finanziaria è stata nettamente distorta dalla fame di rendimenti delle varie attività sostenute artificialmente dalle banche centrali, quanto tempo ci vorrà prima che le varie banche commerciali europee decidano di "investire" in queste discariche ambulanti grazie al nuovo QE di Draghi in modo da presentare alle persone bilanci "miracolosamente" ripuliti dalle sporcizie tossiche del passato? Come qualsiasi persona sana di mente capirebbe, questa è una follia. Infatti sarebbe solamente un'operazione di facciata e di ingegneria finanziaria per vendere un'illusione al posto della realtà. In questo modo non si farebbe altro che alimentare l'azzardo morale all'interno del panorama economico, poiché si azzererebbe ancora di più il rischio mettendo definitivamente una croce su una qualsiasi ultima vestigia di price discovery onesto. Stampare denaro per risolvere problemi non è mai stata una buona idea, e non lo sarà nemmeno stavolta.
Ma il vero problema qui non sono solo i crediti in sofferenza delle varie banche commerciali europee, bensì anche la gigantesca bolla del mercato obbligazionario. Date un occhiata al seguente grafico.
Viene rappresentata la percentuale di titoli di stato nei bilanci delle banche commerciali dei vari stati membri dell'UE. Sin dallo scoppio della crisi finanziaria le banche centrali hanno creato una quantità spropositata di nuovo credito, la quale è stata parte integrante della famosa strategia ZIRP. In questo modo si è abbassato artificialmente il tasso di interesse nel mercato monetario, convogliando i bond statali nel parcheggio delle banche commerciali, in quello degli hedge fund e in quello dei fondi pensione. Vorticando solamente nel circuito finanziario, il denaro di nuova creazione è andato fondamentalmente ad alleviare le sofferenze di quelle entità strettamente connesse ai privilegi garantiti dal cartello delle banche centrali. Detto in altro modo, si è congelato il ciclo economico: mentre Main Street cercava di percorrere il proprio sentiero di deleveraging dagli errori passati, alcuni istituti sono stati salvaguardati dalla lunga mano dell'interventismo centrale. Questo ha dato loro modo di sopravvivere e far guadagnare tempo ai pianificatori centrali affinché trovassero un modo per far ripartire l'economia.
Non esiste. E' per questo che l'economia stenta a ripartire. E' per questo che anche quest'anno non ci sarà alcuna ripresa. L'Italia, infatti, non è altro che una grande bomba ad orologeria pronta ad esplodere. I tassi ridicoli registrati nei rendimenti del suo decennale non sono altro che il risultato della repressione finanziaria della BCE e della FED (col QE2, il QE3 e gli swap di liquidità). La realtà dei fatti ci mette davanti ad un Paese ucciso dalle tasse in cui la spina dorsale del settore industriale è stata frantumata dall'ingordigia erariale e dalla burocrazia soffocante.
LA VASCA DA BAGNO KEYNESIANA
Ma la logica che sta dietro a tutti gli interventismi che finora abbiamo visto, si aggrappa alacremente alla storiella keynesiana secondo cui l'economia può essere paragonata ad una vasca da bagno e in caso di necessità un po' di liquidità al suo interno può fare la differenza in caso di "fiacchezza" o mancanza di domanda. Tutto qui? Secondo James Tobin sì. Basterebbe semplicemente compensare la quantità di "acqua" mancante e tutto andrà per il verso giusto. Ciò prevede un allentamento monetario per smuovere coloro che si erano adagiati sui risparmi, punzecchiandoli a spendere attraverso una manipolazione al ribasso dei tassi di interessi del mercato monetario.
In questo modo si rimetterebbe in moto un circolo "virtuoso" mediante il quale l'economia si sposterebbe verso la sua produzione potenziale (o PIL potenziale) e la piena occupazione. Fintanto che questi due parametri non verranno ragiunti, il keynesiano non si preoccuperà dell'inflazione. L'occupazione che si verrà a creare a seguito del pompaggio della domanda aggregata, grazie ad un'espansione monetaria della banca centrale, compenserà tutti i possibili squilibri che si potrebbero creare nel processo. Ovvero, una volta che la "macchina dell'economia" sarà ripartita, si potrà pensare a ripianare eventuali errori grazie ai surplus che si verranno a creare. Non c'è bisogno di aggiungere, e puntualizzare per l'ennesima volta, che tutte queste storie sono assolutamente assurde.
E per un motivo molto semplice: le economie globali non sono sistemi chiusi. I modelli in base ai quali i banhcieri centrali credono di poter direzionare a piacemento le economie sono sballati, e nonostante i continui fallimenti, essi perseverano testardamente a voler seguire una strada pericolosamente insidiosa. Non vogliono capire o ignorano l'ovvio: la medicina monetaria è sempre una scelta sbagliata quando si ha a che fare con un'economia che è satura di debito.
Ma la politica monetaria e la politica fiscale sono andate per i fatti loro, perseguendo il mito della domanda aggregata. Infatti mentre le banche centrali sono state attive per salvaguardare banche commerciali e stati, questi ultimi non sono rimasti con le mani in mano e sono andati in modalità "full keynesianism" aumentando pedissequamente le spese e cercando di stimolare dal punto di vista fiscale le economie. Aumentando le tasse sugli individui, i pianificatori centrali hanno battuto i pugni sostenendo di poter portare a Main Street la fantomatica ripresa di cui vanno blaterando da 6 anni a questa parte. Come? Redistribuendo la refurtiva fiscale che continuano a sottrarre al settore privato e concedendo pasti presumibilmente gratis. Pensate ai prestiti studenteschi. Pensate ai prestiti per automobili (non a caso la FIAT ha scelto questo momento per spostarsi negli USA). Concedere prestiti a prezzi stracciati non è la soluzione ai problemi, poiché dato lo stato putrescente dell'economia (come mostrano i dati sull'occupazione qui sopra) gli studendi sfornati dalle università, ad esempio, non troveranno affatto spazio in questo mondo del lavoro e sulla loro testa penderà un debito perenne che dovranno ripagare i genitori. Non sorprende, quindi, se i tassi di default stanno salendo e sempre più persone scelgono di iscriversi al libro paga dello stato sociale.
Ma la giustificazione addotta a questi programmi va oltre l'assurdo: bisogna offrire prestiti a prezzi stracciati affinchè le persone li possano ripagare. In un colpo solo si azzerano i diritti di proprietà e le preferenze individuali. Si annulla totalmente l'individuo, in sostanza. Cosa che a quanto pare al keynesismo piace molto, affongandolo nei suoi modelli DSGE e in una mole inquantificabile di numeri. Innanzittuto il denaro con cui viene concesso il prestito è sottratto dai contribuenti attraverso la violenza. Inoltre, affermare che si vogliono concedere prestiti per permettere alle persone di ripagarli agevolmente, per quanto possa sembrare lodevole, è in disaccordo con le preferenze individuali che incarnano l'essenza del tasso di interesse. I prestiti vengono concessi perché il prestatore ha una bassa preferenza temporale (preferisce avere il denaro nel futuro), mentre il mutuatario ha un'alta preferenza temporale (preferisce il denaro ora).
Definire il mercato privato "ingiusto" perché chiede un interesse "irragionevole" sui prestiti non è assolutamente un questione economica. E' una questione morale, e basandosi su quest'ultima lo stato riesce ad imporsi sugli individui. Argomenti plasuibili e moralmente "giusti" all'apparenza, ma in realtà economicamente errati e pericolosi. Interferire con questo processo porta a deturpazioni nel tessuto economico, poiché all'aumentare dell'offerta aumenterà anche la domanda. I prestiti statali equivalgono, quindi, ad una soppressione artificiale dei segnali di mercato che spezza in due il panorama economico: prezzi ufficiosi e prezzi ufficiali. Nel nostro caso, ad esempio, interessi ufficiali (o nominali) e interessi ufficiosi (o reali). L'economia si ritrova a viaggiare su due binari apparentemente paralleli, ma all'aumentare delle distorsioni aumentano le probabilità che i due binari alla fine si incontrino causando un incedente. Ciò è vero anche nel mondo dei prestiti ad interesse.
Questo perché lo stato è incapace di produrre alcunché e tutti i fondi che riesce ad incamerare sono dovuti ad un prelievo forzoso che scompone inevitabilmente gli equilibri imprenditoriali. Quindi se da un lato ci sono coloro che possono accedere ad un prestito "agevolato", ciò viene garantito da una redistribuzione del denaro a scapito di coloro che si vedono portare via i proventi delle loro dure fatiche. Questi ultimi potrebbero rivolgersi ad usurai, ma dal punto di vista economico l'emersione di questa figura non è altro che la conseguenza di un panorama economico distorto che spinge per far emergere il vero tasso di interesse per i prestiti. Se, infatti, lo stato non avesse sequestrato i guadagni degli individui, i prestiti usurai non sarebbero emersi affatto perché non ci sarebbero state le condizioni mediante le quali le preferenze soggettive dei mutuatari, schiacciate dal bisogno, avrebbero concesso all'usuraio di poter spingere oltre un certo limite il "prezzo".
Non fatevi ingannare, quindi, sono gli interventi centrali delle istituzioni pubbliche che danno inizio ad una spirale di eventi che diventano sempre peggiori all'aumentare della loro interferenza col libero mercato.
LA GRANDE DISCONNESSIONE
C'è una grande differenza, quindi, tra quello che ci viene detto e quello che vediamo, tra quello che i keynesiani prescrivono e quello che gli Austriaci sostengono. Non esiste più una sola economia, ma ne esistono due. Anche lo stato ha una doppia contabilità, e come accade in questi casi solo il mercato nero sta dicendo la verità sulla situazione reale degli individui. Di conseguenza i problemi vengono spazzati sotto il tappeto con una glaciale e spaventosa noncuranza. E' stata l'impossibilità di liquidare investimenti improduttivi che ha permesso l'accumulo degli oltre €300 miliardi di debiti della Grecia. E' stata l'impossibilità di liquidare investimenti improduttivi che ha creato una delle bolle immobiliari più catastrofiche nell'economia mondiale: la bolla immobiliare cinese. Alla fine, la verità dei fatti è che siamo immersi in un grande schema di Ponzi dove il bacino dei risparmi reali viene eroso costantemente a botte di nuovi debiti. I pianificatori centrali stanno cercando di disconnettere la percezione della realtà degli individui, dicendo loro di credere a quello che viene subdolamente sussurrato dai canali d'informazione ufficiali.
Quindi, secondo questo modo di pensare, dovremmo ignorare come la Grecia sia una dolina finanziaria. Ma soprattutto, dovremmo ignorare come il meccanismo cinese non sia affatto foriero di una crescita economica sostenibile attraverso la stampante monetaria. Anche perché, negli ultimi anni solo questo è stato fatto in Cina: accendere le rotative e a cascata far scorrere il denaro di nuova creazione per supportare i progetti della pianificazione centrale. Cos'altro sono le varie città fantasma, i centri commerciali vuoti, gli appartamenti vacanti, se non i figli deformi di un sistema capitalista clientelare al collasso? Su scala ridotta, è qualcosa che accadde anche in Grecia nel 2006 all'indomani delle Olimpiadi. E come è accaduto in entrambi i casi, gli errori e le sconsideratezze sono state nascoste sotto pile e pile di norme burocratiche con lo scopo di guadagnare tempo e presentare all'apparenza risultati positivi. In Cina, ad esempio, sono spuntate agenzie non governative che attingendo dall'espansione monetaria della PBoC, hanno pagato cifre fuori dal mondo per i terreni in modo da potervi erigere su delle cattedrali nel deserto. Così facendo, i governi locali credevano di poter vivere alla grande spuntando enormi guadagni dalle tasse sulle vendite dei terreni. Non è così, l'illusione del boom artificiale ha tratto in inganno le autorità cinesi.
La festa è finita quando la macchina esportatrice della Cina si è fermata a causa del raffreddamento degli Stati Uniti, dell'Europa e del Giappone. Infatti, non dimentichiamoci della terra dei samurai. Il capo della BoJ, Haruiko Kuroda, ha lanciato il programma di QE più ambizioso della storia. La banca centrale centrale giapponese sta ora fagocitando quasi tutta l'intera emissione obbligazionaria dello stato nipponico, nella speranza di ridare vigore ad un panorama economico presumibilmente preda della deflazione. La realtà dei fatti dimostra che non c'è alcuna deflazione in Giappone. Allora perché si sta facendo ricorso ad un programma il cui unico risultato è quello di annientare lo yen? Una parola: disperazione. I banchieri centrali del mondo sono disperati e la disperazione porta a fare cose insensate e altamente pericolose. I dati recenti su spesa al consumo, vendite al dettaglio e tasso di partecipazione alla forza lavoro rappresentano l'essenza di questa farsa.
Ma, hey, l'indice azionario Nikkei è ai massimi da 15 anni a questa parte, quindi per i pianificatori centrali va presumibilmente tutto bene. Hanno fiducia nell'effetto a cascata. Hanno fiducia che la vasca da bagno straborderà il liquido al suo interno e inonderà di nuova speranza Main Street. Non è ancora accaduto? Più della stessa cosa che finora non ha funzionato lo farà accadere! E' questo quello che pensa Kuroda. E' questo quello che pensa il resto della brigata di banchieri centrlali del mondo. E' questo quello che hanno sempre pensato i keynesiani.
Una normalizzazione della politica monetaria adottata dal Giappone è impossibile, data la mole di errori che via via è andata accumulandosi nel tempo. Un semplice aumento dell'1% del rendimento obbligazionario statale riuscirebbe a mandare in crash l'intero mercato dei titoli di stato giapponesi. Ed ora che Kuroda è impegnato a distruggere totalmente la credibilità dello yen, non ci vorrà molto prima che la fiducia in questa cartastraccia finisca nello zero più assoluto, cercando rifugio in asset reali. La BOJ, così come tutte le altre banche centrali, pensa di avere a che fare con un processo reversibile. Come ho spiegato anche in qust'altro articolo, utilizzando l'identià contabile di Fisher, ad esempio, si pensa di poter controllare inflazione e deflazione attraverso la quantità di denaro. Non c'è niente di più sbagliato. Questi esperimenti monetari stanno lasciando le banche centrali con enormi bilanci impossibili da sgonfiare.
La repressione finannziaria messa in atto dalle banche centrali ha distorto irreversibilmente un price discovery onesto all'interno dell'ambiente di mercato, scindendo la realtà in una ufficiale e in una ufficiosa. Nella prima gli indici azionari festeggiano e ci si aspetta una ripresa. Nella seconda le persone comuni sono costrette a portare il fardello della correzione dei propri errori e di quelli commessi dai privilegiati che sono stati salvati dalle loro sconsideratezze (e che continuano ad essere salvati). Queste due realtà viaggiano su rette parallele, ma diversamente dalla teoria queste si incontreranno. Non sarà affatto piacevole.
CONCLUSIONE
C'è una grande disconnessione nell'attuale panorama economico. Si tratta della realtà percepita da noi e da quella che i pianificatori centrali vorrebbero farci percepire. Una delle due è falsa. Arrivati a questo punto, credo siate in grado di tracciare una linea netta tra ciò che è vero e ciò che è falso.
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weidmann dice che il rischio stati non è tutto uguale, dunque è gusto che sia il mercato a decidere lo spread, senza interventi di ausilio da parte della banca centrale. sembra giusto, detto così. ma come nella storia della finestra rotta è importante quel che non si vede, così nella storiella di questo buontempone (come chiamare uno che mente attraverso la reticenza, danneggiando l economia?) è importante quello che egli non dice. perché il TUR è il medesimo per tutte le banche? forse tutte le banche sono uguali e sono tutte a rischio 0? perché il signorino questo non lo dice? non lo dice perché è l abate del sistema attuale, con la banca al centro. se si dicesse questo la conseguenza non sarebbe tanto la differenziazione del tasso sulle singole banche, ma il venire meno della manipolazione generale del tasso di interesse. che, una volta manipolato, cambia poco, se non il manico, se il rischio 0 si mette sugli stati, la banche o su mio nonno. tanto è solo finzione contabile, monetizzabile a piacimento. la verita è che in europa le banche si sono sostituite agli stati: se prima le banche centrali monetizzavano il debito pubblico degli stati, ora la banca centrale europea monetizza il debito bancario, riversando le inesigibilità sulle spalle di contribuenti e di stati (e per essi, sempre dei contribuenti). le banche devono fallire? aahhh, ma con bancarotta fraudolenta, per favore. e tortura per tutti. è facile invocare il fallimento dopo aver finanziato amici ed amici degli amici. perché fallire e fare pagare il fallimento ai correntisti, bandendo praticamente il contante, significa fare la festa prima, dando in garanzia i risparmi di chi ha lavorato. sai che bel fallimento, con le tasche piene ed a spese altrui. infatti i banchieri non sembrano meno soggetti all azzardo morale di quanto fossero i politici. si sono divisi i compiti: i banchieri inflazionano (soprattutto le loro tasche), alla deflazione (di quel che arriva alla gente) ci pensano le tasse. tutto infine grava su chi produce ricchezza reale. insomma, come sempre ci sta chi lavora, e chi comanda e se la gode. detto questo, forse la dittatura finanziaria è meno peggio di quella degli stati
RispondiEliminaottimo gdb
RispondiEliminaottimo Francesco
hai svelato il piano ultimo. Chiudere il sistema. Ci stanno provando. Un po' alla volta. Basta guardarsi intorno.
Bravo Francesco!
RispondiEliminaCiao Francesco, volevo farti complimenti per il blog e per il tuo lavoro divulgativo.
RispondiEliminaVolevo solo fare una piccola chiosa. Non chiamiamo questo sistema "capitalismo clientelare" perché gli apologeti dello statalismo potrebbero strumentalizzarlo in funzione non anticlientelare ma anti-capitalista tout-court.
Io proporrei di chiamarlo "sistema riservista", che ne pensi?
Ciao Nazional Libertario.
EliminaL'idea è quella di distinguere in questo modo la corruzione che ha subito tale modo di produzione quando è stato pervaso dalla lunga mano dello stato. La perversione dei pianificatori centrali ha fatto in modo di deturpare i fini originali del capitalismo, alimentando la nascita di figure imprenditoriali desiderose di lasciarsi corrompere dalla seducente massima "guadagnare il massimo facendo il minimo". Sebbene si possa distinguere nettamente tra capitalismo clientelare e capitalismo di libero mercato, io direi di abolire totalmente tali diciture poiché frutto di giochetti semantici tra scrittori pasticcioni e ignoranti (due fra tutti, Marx e Max Weber).
Sarebbe quindi più giusto parlare di economia pianificata ed economia di mercato.
Ecco a cosa serve sostanzialmente il quantitative easing dello zio Mario. L'inevitabilità della bancarotta del sistema bancario europeo a seguito degli azzardi morali durante l'espansionismo monetario della BCE, è qualcosa che sta venendo rimandato dal programma di acquisto di bond da €1.1 bilioni. Si calcia il barattolo nell'attesa che il denaro fiat faccia, in qualche modo, la magia. Non sta accadendo e non accadrà. Gli NPL all'interno del settore bancario ce lo ricordano.
RispondiEliminaAbi: sofferenze gennaio superano 185 mld.
L'evoluzione del keynesismo. Non si scavano più buche, ma si costruiscono muri: Japan opts for massive, costly sea wall to fend off tsunamis.
RispondiEliminaPiù lo rileggo e più questo tuo articolo è formidabile.
RispondiEliminaCassandra rompeva i coglioni, ma la realtà era che tutti gli altri erano coglioni. E se ne sono resi conto troppo tardi. Le illusioni li hanno fregati per sempre.
Quei pochissimi che riuscirono a salvarsi, poi, dettero origine ad un'altra storia. La distruzione creatrice.
Corsi e ricorsi storici. Saremo impressionati e spaventati quando accadrà l'inevitabile, ma non sorpresi.
Una piccola speranza di farcela, lo dice il passato, resterà. Ed anche una possibilità, forse.
Si chiuderanno le porte ed il recinto sembrerà insormontabile. Molti rinunceranno. Altri consolideranno il recinto convinti di far bene e proveranno a saccheggiare dall'interno. Ci riusciranno all'inizio. Poi...
Sarà un bust civile...
Il bene rifugio per eccellenza sarà il rifugio stesso... Il silenzio, il mimetismo, non si sente, non si vede...
Resterà tutto ad ardere soffocato nel cuore...
Siete pronti?