giovedì 19 marzo 2015

Finanza di Ponzi e petrolio a $50

Su queste pagine avete potuto leggere molte volte di come sia stata gonfiata la bolla dell'olio di scisto, ma ho avuto modo di ascoltare di recente le opinioni di un amico che lavora in banca secondo cui il prezzo del petrolio è destinato a rimbalzare nella seconda metà dell'anno. E' possibile. Con la finanza di Ponzi che oggi dimora a Wall Street, è possibile poter vedere un rimbalzo fino alla soglia degli $85. Con il canale di trasmissione della politica monetaria praticamente rotto per quanto riguarda Main Street, la maggior parte della nuova liquidità creata dalle banche centrali è rimasta confinata nel casinò di Wall Street. Cosa significa tutto ciò? Che i prezzi non stanno segnalando più informazioni genuine agli attori di mercato. C'è una disconnessione tra la realtà economica e il mondo illusorio della pianificazione monetaria centrale, la quale sta permettendo ad una serie crescente di attività decotte di poter continuare ad operare. Sono sopravvissute solo grazie alla ZIRP (o NIRP ormai) e al denaro gratuito sganciato dalle banche centrali e finito nei canyon dei mercati azionari, ma questo significa che non appena la liquidità smette di scorrere inizieranno a palesarsi le conseguenze. Una di queste è stata proprio lo scoppio della bolla dell'olio di scisto che, alimentata dalla politica allentata della FED e dalla domanda cinese, ha potuto gonfiarsi a dismisura. Ora che entrambi questi falò sono stati attenuati, la bolla è finita sotto pressione ingolfando il settore petrolifero con capacità in eccesso per quanto riguarda risorse materiali e lavoro. L'attuale pulizia nel mercato petrolifero è necessaria e non deve essere fermata dai banchieri centrali. Ma su quest'ultimo punto ho i miei dubbi, perché, come già accaduto nel 2008, la FED tornerà ad intervenire per schermare dalla pulizia del mercato quelle attività protette dal suo cartello. Quindi, il prezzo del petrolio tornerà a salire? E' probabile, proprio perché la FED tornerà ad intervenire... solo che stavolta la posta in gioco sarà decisamente più alta rispetto all'ultima volta.
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di James Rickards


Il petrolio sotto i $50 è più che sufficiente per fare una quantità enorme di danni nei mercati finanziari. Le perdite sono dappertutto. Non sappiamo dove sono al momento, ma vi garantisco che ci sono grandi perdenti là fuori e si paleseranno nei luoghi più inaspettati.

Al primo posto ci sono le perdite nei junk bond. Negli ultimi cinque anni sono emersi circa $5.4 bilioni di costi nell'esplorazione, nella perforazione e nelle infrastrutture del settore delle energie alternative. Quando dico alternativo, intendo il settore del fracking.

Un sacco le ritroviamo nel Bakken e in North Dakota, ma anche in Texas e Pennsylvania. Sono un sacco di soldi e sono stati in gran parte finanziati con debito societario e bancario. Queste aziende hanno emesso alcuni titoli, ma è soprattutto debito.

Ecco come funziona. Supponiamo che io sia una società d'esplorazione petrolifera. Diciamo che ho preso in prestito un paio di centinaia di milioni di dollari per trivellare utilizzando la tecnologia fracking. La banca — il creditore, l'investitore obbligazionario o chiunque altro — dice: "Beh, Jim, hai appena preso in prestito $200 milioni. Come mi ripagherai?"

E io direi: "Beh, ho intenzione di vendere il mio petrolio a $80 al barile."

Al che la banca ribatterebbe: "Come faccio a sapere che è vero?"

Così io andrei da Morgan Stanley, JP Morgan e Citibank e comprerei quello che viene chiamato un contratto di swap. E' una sorta di derivato. Citibank, o qualsiasi altro istituto finanziario, si impegnerebbe a pagarmi la differenza tra $80 e il prezzo effettivo del petrolio.

Quindi se il petrolio andasse a $50 e io avessi un contratto di swap con Citibank che mi garantisce $80, dovrebbe pagarmi i $30 di differenza. In questo modo, mi sarei legato al prezzo di $80.

Questo non è un pasto gratis. Le compagnie petrolifere pagano durante i rialzi. Se i prezzi del greggio andassero a $150, sarebbero loro a dover pagare la differenza ai creditori. Ma le compagnie petrolifere cercano di proteggersi dai ribassi.

Le compagnie petrolifere sono protette perché quando il petrolio va a $50 possono richiamare la banca e dire: "Ehi, banca, mandami l'altro da $30 al barile, perché abbiamo un accordo". E la banca non potrebbe rifiutarsi.

Attraverso il contratto derivato, la perdita si sposterebbe alla banca. Non sarebbe la compagnia petrolifera a soffrire la perdita, ma sarebbe la banca. Questo è quello che accade nel sistema finanziario globale di oggi — non si sa mai dove vanno a finire i rischi.

Quindi la prima iterazione è che alcune delle compagnie petrolifere — non tutte — spostano il loro rischio alle banche stipulando questi contratti derivati.

Potreste chiedervi: "Aha, così le banche si accolleranno tutte le perdite."

Non necessariamente. Le banche sono solo intermediari. Potrebbero aver sottoscritto quella garanzia con una compagnia petrolifera e dover pagare la differenza di $30 nel mio esempio, ma potrebbero anche aver venduto il contratto a qualcun altro. Quindi la responsabilità di pagare la compagnia petrolifera sarebbe di qualcun altro.

Chi potrebbe essere questo qualcun altro? Potrebbe essere un ETF e tale ETF potrebbe essere nel vostro portfolio. Qui è dove la cosa si fa speventosa, perché il rischio continua ad essere spostato e suddiviso in piccoli pezzi.

Citibank, per esempio, potrebbe sottoscrivere $5 miliardi di questi contratti derivati con un intero gruppo di produttori di petrolio. Ma poi potrebbe prendere questo derivato e suddividerlo in migliaia di piccoli pezzi da uno o dieci milioni di dollari e diffondere il rischio in un gruppo di fondi obbligazionari spazzatura, ETF o altre banche minori.

Quando molti produttori di petrolio sono andati alla ricerca di prestiti, i modelli del settore mostravano i prezzi del petrolio tra $80 e $150. $80 era la soglia più bassa per i progetti più efficienti, e $150 era ovviamente quella più alta. Ma nessuna compagnia petrolifera è andata alla ricerca di prestiti sul presupposto che poteva fare soldi a $50 al barile.

Quindi c'è un mucchio di debito là fuori che i produttori non saranno in grado di ripagare con i soldi che fanno a $50 al barile. Ciò significa che questi debiti dovranno essere cancellati.

Di quanto? Questo può variare.

Forse il 50%. Ma cerchiamo di essere conservatori e assumiamo che sia solo il 20%. Sarebbero un bilione di dollari di perdite che non sono state assorbite o quotate sul mercato.

Torniamo al 2007. L'ammontare complessivo dei prestiti subprime e Alt-A era di circa un bilione. Le perdite in tale settore erano ben al di sopra del 20%. Questo era un mercato da $1 bilione con $200 miliardi di perdite.

Qui stiamo parlando di un mercato da $5 bilioni con $1 bilione di perdite da debito non pagato — senza contare i derivati. Questo fiasco è più grande della crisi dei mutui subprime che nel 2007 ha fatto crollare l'economia.

Non sto dicendo che domani affronteremo un altro panico di tale entità; sto solo cercando di dire che le perdite ci sono già. Anche a $60 al barile le perdite sono significativamente più grandi della crisi subprime del 2007. Ci stiamo dirigendo verso un disastro.

In cima a questi prestiti non performanti, ci sono i derivati. In questo momento, alcuni produttori si scrollano le spalle dicendo: "Abbiamo preso in prestito tutti questi soldi sul presupposto di un prezzo del petrolio a $80, $90, $100. Ma per un paio d'anni abbiamo anche venduto la nostra produzione di petrolio a $90. Quindi stiamo bene."

Questo non è vero in tutti i casi, ma è vero in molti casi.

Però il problema con i derivati è che non si sa dove finisce il rischio. Non so dove sia, e non lo sanno né la Federal Reserve né i regolatori bancari. Le banche potrebbero conoscere quello che riguarda il loro bilancio, ma non l'intero quadro. Ciò significa che dobbiamo continuare a scavare e scavare.

Le perdite sono potenzialmente più grandi rispetto a quelle della crisi dei mutui subprime. Le perdite potrebbero essere più grandi dei finanziamenti del settore, perché è possibile creare derivati dal nulla. E come ho detto, potrebbero essere nei vostri portfoli.

C'è ancora tempo per chiamare i vostri consulenti d'investimento, o broker, e vedere se ne avete qualcuno sepolto nel vostro portfolio. Arrivati a questo punto è meglio assumere un atteggiamento sulla difensiva: possedere un po' più di liquidità o altre coperture. In questo modo quando le cose inizieranno a crollare intorno a voi — non subirete un colpo diretto, né subirete danni collaterali.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Tutto risolto! Altro che imprevedibilità delle azioni umane!
    http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews.html?IDn=3206

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    1. Ciao Dna.

      Questi tipi che "fanno ricerche" a quanto pare non hanno la minima idea di cosa voglia dire "teoria del capitale". Ma va bene così, ormai si venderebbero anche la madre pur di dare un minimo di senso (sebbene lo sappiamo da 300 anni che invece non è così) alla teoria mercantilista. Anche perché, se davvero una nazione trae vantaggio da un export compleso (anche se a me questa parola puzza tanto di "neo-colonialismo"), come mai il Nicaragua sta facendo registrare buone prestazioni quando non esporta praticamente un accidente?

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    2. la società della non conoscenza

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