di
Francesco Simoncelli
“Lo stato è una apparato specializzato a far del male e incapace di far del bene. Quando prova a far del bene, fa del male; quando prova a far del male, lo fa bene.”
~
Charles Dunoyer
Nella nostra epoca quando la maggior parte delle persone pensa a cosa possa fare il governo per loro, un senso di riverenza e di sottomissione tende a soverchiare il loro giudizio critico. Perché? Perché gli individui nel corso della storia hanno compreso come l'economia di mercato sia strutturata secondo una divisione dei compiti che fa emergere l'assetto economico migliore affinché una società possa prosperare. Ognuno di noi nell'economia di mercato tende a specializzarsi in quei compiti che reputa decisamente più consoni alla sua indole e alle sue capacità naturali. La pratica, ovviamente, ricopre un ruolo determinante. In questo modo, oltre a fornire elementi con cui soddisfare il benessere e la vita degli attori di mercato ad una frequenza di produzione crescente, si migliora la qualità e la specificità dei singoli prodotti.
David Ricardo lo definiva vantaggio assoluto in un determinato campo produttivo. Lo stesso lo potremmo dire per coloro che si specializzano nell'arte politica o dirigente. Essi sviluppano delle capacità relativamente uniche nella società, e queste doti sono particolarmente utili per fornire alla società un governo civile. Sono bravi in quest'arte e lo dimostrano ogni volta che danno sfoggio delle loro capacità. In questo modo gli attori di mercato hanno conferito loro legittimità nel campo d'azione in cui si sono specializzati.
Fa parte della divisione dei compiti. Sebbene un tale assetto possa sembrare perfetto all'apparenza, esso deve fare i conti con la mutevolezza dell'indole umana. Perché dovremmo chiederci: cosa impedisce abusi di potere? Dopo tutto, essere a capo di un agglomerato di individui rappresenta un posto all'interno della società con una certa influenza. Cosa impedirebbe a coloro in questi posti di abusare del loro potere? Le leggi. Parrebbe una risposta scontata, e invece non lo è. I meccanismi di controllo all'interno di un'economia di mercato sono in stretta sintonia con le esigenze degli individui. Una volta emerse, emergono anche quelle figure che vorranno trarre profitto da queste esigenze. Cosa garantisce questo risultato? Il fatto che all'interno dell'economia di mercato esistano innumerevoli azioni espresse dagli individui che rendono impossibile la previsione delle scelte di queste figure.
LA MAGIA DI OZ
L'imprevedibilità dell'esito di queste scelte conferisce al libero mercato un meccanismo di controllo semplicemente unico e inossidabile. Qualunque sia la volontà di imbrigliare queste forze che spingono la società verso determinate conclusioni, fallirà sempre e comunque davanti l'impossibilità di raccogliere così tante informazioni tutte in una volta. E' anche un problema di conoscenza. Tanto per utilizzare un'espressione di Hayek,
è un problema di qualità dell'informazione. Quando queste scelte possono segnalare liberamente la strada da seguire all'interno del panorama economico, allora è possibile che la società nel suo complesso sarà portata a sperimentare un aumento della qualità della vita e del benessere.
Questa è una verità auto-evidente. L'essere umano nel corso della storia della sua evoluzione ha sempre cercato il modo di migliorare le sue condizioni contro le avversità della natura e delle circostanze storiche. Sono stati gli accordi e il commercio che hanno permesso all'umanità di progredire; la ricerca dell'onestà è sempre stata una prerogativa tendenzialmente ricercata; il supporto cooperativo ha permesso, infine, di unire queste cose in modo da concedere all'umanità quel successo di cui godiamo ancora oggi.
Non solo, ma nel corso della nostra storia la divisione del lavoro ha giocato un ruolo importante e insieme ad essa anche la specializzazione. Mentre in un qualsiasi altro campo questa è vista come una vittoria, nel campo politico ha mutato la sua ragion d'essere. Possiamo individuare una data: 1649. Possiamo individuare un nome: Oliver Cromwell. La rivoluzione puritana di quegli anni segnò un particolare cambiamento all'interno dell'assetto politico, dove il Parlamento iniziava lentamente a trasferire al suo interno quei poteri che in principio erano detenuti dai re e dai sovrani. In questo modo si mascherava una dittatura con una patina di pseudo-democrazia, inaugurando quella lugubre danza funerea che ha luogo quando bisogna eleggere nuovi funzionari statali.
La specializzazione di coloro che si presumeva dovessero salvaguardare la proprietà privata e il rispetto dei contratti, cambiò decisamente rotta. Così come un mercantile che prima era dedito al commercio e allo scambio, così il governo civile ha iniziato la sua lenta discesa verso l'oblio della criminalità. E diventato un vascello pirata. E' diventato uno stato. La specializzazione politica aveva raggiunto il suo stadio finale, oltre il quale non può più andare. E' l'unico compito all'interno della società che tende incessantemente a raggiungere questo stadio finale.
Lo stadio finale della politica è questo: abuso di potere. Questo processo venne contrastato dalla retorica protestante che prese piede in Olanda alla fine del XVII secolo, dove iniziò a diffondersi un senso di legittimità nei confronti della ricchezza personale derivata dall'imprenditorialità e dalla creatività personale che avrebbe portato a delle innovazioni tecnologiche. Non solo, nel corso del tempo a questi cambiamenti se ne aggiunsero altri due man mano che si diffondevano in Europa (soprattutto nelle isole britanniche): cambiamento dell'etica, un cambiamento di mentalità alimentato inizialmente dai Calvinisti (es. la ricchezza personale è legittima); fiducia nel futuro, orientamento verso il futuro.
L'idea rivoluzionaria, però, arrivò con
The Wealth of Nations di Adam Smith in cui si affermava che la ricerca della ricchezza personale generava ricchezza anche per l'intera nazione.
Sebbene la Rivoluzione Industriale conferì agli esseri umani la possibilità di compiere un balzo enorme in termini di ricchezza personale e benessere rispetto al passato, la specializzazione della politica premeva lungo le pareti della società. Potremmo definirlo un processo competitivo. Mentre le forze dell'economia di mercato spingono la società affinché essa migliori i propri standard di vita, le forze della politica spingono affinché alcuni individui riescano a vivere al massimo col minimo sforzo. Ovviamente la legittimazione della figura politica non è qualcosa spuntata di punto in bianco, bensì è il risultato di un processo di specializzazione nel quale le persone che l'hanno intrapreso sono passate attraverso vari "stadi evolutivi". All'inizio la figura del capo o di un consiglio di saggi era un qualcosa destinato a portare un certo equilibrio all'interno delle tribù; non solo, ma si presupponeva che la lungimiranza e l'intuito di alcune persone avrebbero condotte piccoli agglomerati di persone verso il successo sociale. Finché i gruppi di persone erano piccoli è andata così. Però poi gli agglomerati di persone crebbero e con essi l'incapacità dei leader di consegnare quel successo che tanto aveva caratterizzato la loro figura "professionale" lungo le trame della storia.
Di conseguenza il sotterfugio e la manipolazione sono diventati espedienti necessari affinché tali figure rimanessero in gioco. Disporre del favore e dei privilegi derivanti dalla sottomissione di milioni di persone comporta inequivocabilmente dei vantaggi, ma all'aumentare della popolazione diventa pressoché impossibile sfoggiare la capacità di direzionamento che avevano caratterizzato i leader del passato. L'efficienza delle azioni umane ha mostrato un modo migliore all'umanità di organizzarsi. E' per questo che il XIX secolo, oltre ad essere un periodo stupefacente nel campo produttivo, lo fu anche nel campo politico con uno stato decisamente limitato nelle sue azioni e, soprattutto, nelle sue spese ed entrate. Tale aumento di ricchezza faceva decisamente gola e l'indole umana, qualora dispone di una scappatoia per scansare le fatiche, la prende al volo. Quindi la competizione tra economia di mercato ed economia pianificata si infiammò di nuovo, favorendo nel 1914 il sorpasso dei mezzi politici per organizzare la società.
Il mezzo attraverso il quale questo fu possibile è presto detto. I pianificatori centrali decisero di mimare tutte quelle istituzioni che fino a quel momento avevano avuto successo tra gli attori di mercato. Sotto la menzogna di poter portare stabilità arbitraria grazie al livello di successo evolutivo a cui l'umanità era arrivata nel XIX secolo e all'inizio del XX secolo, la pianificazione centrale accalappiò l'attenzione degli attori di mercato attraverso un unico stratagemma. E' la truffa più vecchia della storia dell'umanità. Copiarono anche questo dal mercato. Inaugurarono il sistema previdenziale statale. Questo sistema dà assuefazione,
soprattutto psicologica. La classe politica, quindi, facendo ricorso alla pianificazione centrale della società non ha assolutamente creato quella prosperità ed eguaglianza che aveva promesso, bensì si è specializzata nel sotterfugio e nelle illusioni per mantenere al guinzaglio per quanto più tempo possibile i privilegi e i vantaggi conferiti dalla loro posizione. Siamo semplicemente finiti nel mondo di Oz. Il mago ci ha portato a credere che la sua magia è reale, che può davvero scandagliare e cambiare il destino degli individui. Perché non si osa guardare oltre la tenda? Perché chi ha investito tempo e denaro in questa farsa, teme di perdere tutto. Non vuole fare la figura dello sciocco. Nessuno vuole farla. Quindi crederà nella magia ancora un po'. Quel tanto che basta per cercare di rientrare dei fondi impegnati. E' chiaramente uno schema di Ponzi.
Ma, anche se non si vede, credere in questa magia comporta un prezzo da pagare. Più ci si crede, più il conto finale diverrà salato.
TOTO E LA FIGURA DEGLI IMPRENDITORI
Sebbene i pianificatori centrali abbiano in qualche modo "sequestrato" per sé quelle istituzioni nate dal libero mercato e le abbiano convertite affinché seguano i loro scopi, dimenticano come la mutevolezza delle scelte individuali tenda a sovvertire qualunque cosa fosse ritenuta efficiente tempo addietro. Il primo esempio che mi viene in mente a tal proposito è quello delle Poste. Con l'avvento della messaggistica telefonica, scrivere lettere è diventata un'attività pressoché "preistorica". Le Poste, quindi, una volta enti cardini della corrispondenza tra individui, sono oggi dei dinosauri tenuti in piedi solo dai finanziamenti statali. Il mercato, nonostante lo stato avesse monopolizzato tale settore e avesse cercato di mimare l'efficienza del libero mercato, ha sovvertito silenziosamente e lentamente le Poste attraverso le scelte individuali dei singoli attori di mercato. L'imprenditorialità, che secondo l'ottica Austriaca rappresenta una caratteristica insita in ognuno di noi, è la forza trainante dei mercati attraverso la quale risorse, risparmi e tempo vengono canalizzati in determinati settori dell'economia.
Perché? Perché ognuno di noi vuole migliorare la propria posizione, e per farlo è necessario migliorare la posizione altrui. E' questa la lezione che ci arriva da
The Wealth of Nations di Adam Smith. Ludwig von Mises snellì il messaggio affermando in modo arguto che "il consumatore è il sovrano ultimo in un'economia di mercato". Sì, il successo economico di un individuo si misura nel modo in cui esso riesce a soddisfare i clienti a cui si rivolge. Attraverso la sua
alertness (cfr. Kirzner) egli è in grado di individuare nicchie economiche da sfruttare e quindi migliorare gli standard di vita delle persone. E' questa la strategia vincente per avere successo:
servire gli altri per servire sé stessi.
In questo modo emergono nell'ambiente economico nuove realtà che fanno concorrenza a quelle vecchie. Esiste un bellissimo saggio di F. A. Hayek chiamato
Competition as a Discovery Procedure. Potete scaricarlo qui:
https://mises.org/sites/default/files/qjae5_3_3.pdf
In tale saggio viene sottolineato come la concorrenza tra imprenditori faccia emergere l'idea migliore e come questa possa essere continuamente perfezionata grazie al rimodellamento dell'idea originale con cui il primo imprenditore che l'ha portata alla ribalta si è arricchito. Questo processo, quindi, conferisce enormi ricchezze materiali e psichiche a color che riescono ad avere successo. Sebbene la figura dello stato
abbia incentivato le imprese a competere perlopiù nei tribunali, il processo competitivo è ancora vivo e vegeto tra le imprese. Ne basta solo una che riesca ad innovare e poi le altre seguiranno l'esempio attratte dal desiderio di fare soldi. Pensate, ad esempio, a tutte le varianti di un prodotto specifico che esistono oggi. In tutti i settori le idee che hanno avuto successo sono prese a modello e migliorate. Il tutto nonostante le sovvenzioni e le regolamentazioni statali.
Infatti, quando lo stato si accorge che una certa istituzione è stata sorpassata dalle forze di mercato che trainano l'economia, è troppo tardi. Può imporre barriere all'entrata, aumentare la burocrazia, perseguirla con leggi
ad hoc, ma non servirà a nulla. Lo stato non avrà mai le risorse materiali e fisiche necessarie per imporre nel lungo periodo la sua volontà. La prova di ciò la possiamo ritrovare nel settore pensionistico e previdenziale. Secondo le ultime stime del professor Lawrence Kotlikoff della Boston University, l'ammontare delle passività non finanziate del governo degli Stati Uniti
è di circa $210 bilioni. La maggior parte dei media rimane in silenzio o fa passare la notizia nei trafiletti che nessuno leggerà. Però quel numero, che lo si voglia vedere o meno, rimane. Questo significa che il governo dovrebbe raccogliere immediatamente dai mercati dei capitali $210 bilioni, investirli in qualcosa che gli possa rendere come minimo il 5% e cominciare a ripagare il gap che finora si è creato. Nell'attuale panorama economico, in cui la fame di rendimenti alimentata dalla repressione finanziaria della banca centrale sta mandando al manicomio i trader che popolano il casinò di Wall Street, è una cosa praticamente impossibile. Quindi questa cifra viene lasciata crescere ogni anno. I pianificatori centrali sanno che non potranno mai ripagarla, quindi calciano il barattolo. Almeno finché non ci sarà un default, perché è così che questa storia finirà.
Ma il sistema pensionistico non va male solo negli Stati Uniti,
la stessa storia accade in Europa e in altre parti del mondo. Chi pensa che questo non sia un problema globale, vive in un mondo fantasioso. Probabilmente non capiscono o hanno deciso di ignorare le cause di fondo, riponendo la loro fiducia nella magia di Oz la quale ha permesso all'attuale stato di cose di perdurare più a lungo di quanto ci si aspettasse. Credono, quindi, che potrà durare ancora un altro po'. Questi problemi vengono considerati di lungo termine, di conseguenza vengono ignorati. Ai politici non interessa il lungo termine, ai politici interessa essere rieletti quindi agiranno in accordo con questa strategia: calceranno il barattolo. Il fatto che siano state accumulate così tante passività, ne è la prova. Il fatto che
diveranno sempre più frequenti i raid nei fondi pensione, è un'altra prova.
In sostanza, l'apparato statale è condannato. Non sarà un problema per gli imprenditori che continueranno a fare quello che sanno fare meglio: soddisfare i clienti. Scrisse Mises nell'
Azione Umana: "Ciò che distingue l'imprenditore di successo dalle altre persone è il fatto che egli non si lascia influenzare dal passato e dal presente, ma persegue i propri affari in base alle sue opinioni sul futuro. Per lui il presente e il passato è come per tutti gli altri uomini; ma il futuro lo vede in modo diverso."
Gli imprenditori sono come il cane Toto, ruzzoleranno dietro la tenda del mago di Oz e scopriranno il suo "segreto". Quello sarà il momento del Grande Default. Ci arriveremo a piccoli passi. Possiamo già vederli.
Pensate per un momento a come è cambiata la TV nel corso degli anni. Mezzo di propaganda per eccellenza attraverso la diffusione di "informazioni" a senso unico, per molti ha rappresentato una sorta di vittoria morale staccarsi dalla sua dipendenza. Anni fa poteva essere così, ma oggi stiamo assistendo ad una certa inversione. Siamo in grado di scegliere quali informazioni carpire da questo strumento di comunicazione di massa, siamo in grado di pagare per vedere quei programmi che più ci aggradano senza doverci sorbire ulteriori
fastidi da parte di intromissioni indesiderate. Paghiamo e otteniamo ciò che vogliamo. Domanda e offerta, le leggi dell'economia sono oggettive e apodittiche, di conseguenza nessun attore di mercato o gruppo di attori di mercato può pensare di modificarle arbitrariamente in base alle proprie esigenze. Fondandosi sul decentramento informativo, il mercato continuerà ad avere l'ultima parola su qualsiasi decisione presumibilmente monopolistica cambiandone la direzione finale. Ciò ha influito sul mercato televisivo, riportando lentamente nelle mani del consumatore il direzionamento dell'offerta dei produttori d'intrattenimento.
Anche Internet ha dato una mano affinché ciò cambiasse, ma sta di fatto che le persone ora decidono cosa vedere e cosa non vedere. Pagano. Ottengono un servizio. Il resto viene cancellato o rimosso. E' un processo che avviene a gradi. E' raro che qualcuno se ne accorga quando è ancora in corso di svolgimento; i cambiamenti avvengono al margine, quindi non vengono notati finché non hanno raggiunto il loro stadio finale. A quel punto una qualsiasi inversione è impossibile.
I pianificatori centrali non si stanno accorgendo di come la loro presa sull'elettorato
stia sbiadendo. Non se ne accorgono perché finché continueranno ad arrivare ad inizio mese i pagamenti promessi dallo stato, i contribuenti continueranno a portare il fardello e a mugugnare sottovoce. Quando, però, i pagamenti non arriveranno più allora non ci sarà più spazio per calciare il barattolo: fine della strada. Con la mole di passività non finanziate che si ritrovano i vari stati mondiali e i fondi pensioni pieni di IOU inutili, stiamo proprio andando verso tale direzione. Questo significa che ci sarà un Grande Default. Sarà quello il momento in cui noi Austriaci potremmo affermare puntando il dito: "Vi avevamo detto come e vi avevamo detto perché." Quello sarà, inoltre, il momento in cui le tesi di Keynes verranno messe alla gogna. Ci sarà parecchia confusione, ma in quanto Austriaci e quindi in possesso di una teoria solida e coerente, potremmo ottenere ascolto. E' successo con Ron Paul nel 2008 e succederà di nuovo con la prossima recessione. La pianificazione centrale si schianterà e le persone rimarranno scottate per aver creduto alle sue promesse. Ma questo sarà loro di lezione.
Ma, una volta ruzzolati dietro la tenda, smetteranno di credere alla fantomatica magia di Oz.
LA MAGIA DI SUPPORTO DEI BANCHIERI CENTRALI
L'ultimo baluardo della magia di Oz risponde al nome di banche centrali. Si stanno sforzando di modellare l'economia secondo le esigenze dei protetti dal loro cartello, ma per ogni intervento positivo nell'economia emergono nuovi problemi. E' una moltiplicazione esponenziale. Ma invece di affrontare i risultati, si cerca di cambiarli aggiustandoli un po'. Una cosa del genere è accaduta col debito corporativo negli Stati Uniti.
Secondo la più recente "revisione", quindi, è come se la bolla del credito dell'accoppiata Greenspan-Bernanke non fosse mai esistita. Un giorno quelle passività c'erano,
et voilà, il giorno dopo sono scomparse. Sono sparite per davvero? No, ci sono ancora solo che si preferisce ignorarle e cercare di aggiustare la realtà secondo i propri scopi. Nel breve periodo è possibile agire in questo modo, ma il conto si paga nel lungo periodo dove la pseudo-lungimiranza di qualsiasi attore di mercato presumibilmente "più furbo" si schianta con le forze di mercato. Nello specifico, si schianta contro quella legge inossidabilmente vera che descrive alla perfezione l'impossibilità di una qualsiasi pianificazione centrale dell'economia: "Non esistono pasti gratis." O per dirla secondo le linee con cui ho impostato questo scritto, non esiste la magia. E' una farsa. E' illusione. E' solo fumo e niente arrosto.
Le banche centrali, attraverso le loro azioni, pretendono di violare questa legge; in realtà, ne stanno amplificando gli effetti nefasti. Infatti, chiunque nella società in grado di scambiare beni non lo fa attraverso il denaro. Dal punto di vista rigorosamente teorico, ciò che in realtà scambia è la propria produzione con quella di qualcun altro. Il denaro rappresenta semplicemente un mezzo attraverso il quale facilitare questa operazione, un mezzo attraverso il quale mettersi d'accordo nel più breve lasso di tempo possibile. Risparmiare tempo è importante. Così come lo è soddisfare i propri desideri.
La banca centrale si insinua in questo processo rimescolando le carte e redistribuendo artificialmente la capacità di entrare in possesso di beni materiali in favore di coloro che accedono per primi al denaro creato
ex-novo.
Oltre ad agire in base all'identità contabile di Fisher, i banchieri centrali agiscono secondo un principio generale che risponde al nome di "stimolo della domanda aggregata". Ovvero, se le risorse vengono subdolamente incanalate verso lo stato, la società ne beneficierà perché i componenti dell'apparato statale sono in grado di discernere il modo migliore per permettere all'economia di prosperare in caso di crisi. Questo modo di pensare confonde la necessaria pulizia degli errori economici con un presunto "fallimento del mercato" nel portare una prosperità in perenne ascesa. Ma lo stimolo della banca centrale e la spesa dello stato, non generano affatto ricchezza reale. Si limitano a sequestrare quella già esistente e a redistribuirla secondo l'arbitrio di un manipolo di individui presumibilmente lungimiranti, saggi, nonché onniscienti.
Frederic Bastiat, già a suo tempo, aveva descritto a cosa avrebbe portato un agire simile: spreco di risorse reali. Lo descrisse in modo accurato quando elaborò
il suo racconto della finestra rotta. L'espansione artificiale del credito ostacola un onesto
price discovery e genera un errato
mark to market relativo ad una serie crescente di asset. Si crea, quindi, un disallineamento tra domanda e offerta il quale genera dapprima sovrabbondanze e poi carenze. Al persistere di questo disallineamento, si acuiscono le sanzioni economiche che la società nel suo complesso dovrà subire fintanto che le forze di mercato saranno ostacolate nel portare una completa pulizia degli errori accumulati. E' per questo che la crisi persiste ancora, che i primi barlumi di una ripresa sono ancora spenti e che l'economia di Main Street ancora arranca. Dopo l'ultima baldoria col credito facile dove le case degli americani, ad esempio, erano diventate dei veri e propri bancomat con cui garantire i prestiti per oggetti consumo, il canale della trasmissione monetaria è praticamente rotto.
Main Street ha prticamente dovuto tirare la cinghia, rimboccandosi le maniche e attraversando un periodo di correzione doloroso. Lo stesso, però, non lo si può dire per quelle entità che hanno beneficiato della generosità della banca centrale, la quale ha permesso loro di rimanere in attività nonostante la palese insolvenza. La loro sopravvivenza costituisce un doppio fardello sulle spalle dell'economia più ampia: non solo deve sopportare la pesantezza dei propri errori, ma deve anche farsi carico di quelli di suddette entità. In questo caso, qualunque nuova regola destinata a "migliorare" le condizioni finanziarie esistenti, non riuscirà a sconfessare un fatto ovvio: le entità insolventi salvate, rimangono lo stesso insolventi. Non è un caso, quindi, se le sofferenze bancarie continuino ad aumentare nonostante gli aiuti.
Come sta accadendo in Italia, tanto per fare un esempio che ci riguarda in prima persona, ma vale anche per le banche commerciali delle altre nazioni --
come Bank of America. Infatti, nessuna regolamentazione può impedire lo spreco di ricchezza reale che si manifesta attraverso sofferenze ed incagli bancari, i quali finiranno per far esplodere definitivamente tutte quelle entità salvate.
Sebbene la retorica del politburo monetario sia quella che decanta le lodi di una ripresa dei prestiti nell'economia più ampia, esso si impegna in qualsiasi modo per scongiurare questo esito. La regolamentazione bancaria post-2008
ha incrementato la difficoltà di accendere nuovi prestiti, richiedendo, tra le altre cose, garanzie di alta qualità. Main Street non ne è in possesso, soprattutto dopo l'ultima crisi, oltre alla sua reticenza nell'accendere nuovi prestiti a causa del raggiungimento del proprio picco del debito. La presunta onniscienza dei banchieri centrali di creare una ripresa dell'economia consiste nella sua capacità di creare nuove bolle con cui sostituire quelle scoppiate. Questo è il suo unico potere. A questo giro, la nuova liquidità è rimasta confinata principalmente nel circuito finanziario come "garanzia" con cui alimentare nuove bolle (es. obbligazioni, azioni, derivati, ecc.) lasciando a bocca asciutta tutti gli altri. Perché?
Perché il bacino dei risparmi reali è seriamente danneggiato e si sta invertendo l'utilità marginale del debito. Tutto ciò non si può creare
ex-nihilo. La liquidità creata dalle banche centrali è stata perlopiù trattenuta in quei canyon dove i capitali sono più eterei, e la carta ha "più valore" rispetto a qualcosa di reale. In altre parole, la banca centrale può creare nuovo denaro, ma non può creare software per ingegneri, microscopi, o piante di pomodoro.
L'inflazione dei prezzi nei mercati azionari e obbligazionari è fuori controllo, concentrando la nuova euforia in queste lande sperando che Main Street possa unirsi a questa baldoria non appena avrà finito di purgarsi dai propri errori. Non accadrà. Il deterioramento delle condizioni degli istituti salvati si riflette anche sull'economia più ampia attraverso un continuo consumo dei risparmi reali. E, nonostante i salvataggi, la mancanza di segnali di prezzo genuini mette in serio pericolo anche le loro attività. Ce lo spiega in modo succinto Barclays in questa nota riguardante l'attuale politica monetaria allentata della BCE:
Il bazooka della BCE non si fermerà ai soli €1.1 bilioni e causerà una carenza di garanzie di alta qualità nel mercato repo. Prevediamo un ulteriore calo dei tassi a breve termine sino in territorio negativo. Questa sarebbe una situazione molto difficoltosa per gli investitori nei mercati monetari europei. [...]
Lo sviluppo dei tassi repo sarebbe molto interessante poiché, oltre al massiccio aumento della liquidità, la scarsità di garanzie collaterali (ovvero, la scarsità di titoli di stato causata dal QE della BCE) dovrebbe esacerbare la pressione verso il basso sui tassi di tali garanzie. La necessità delle banche di possedere garanzie di qualità per soddisfare i requisiti LCR (liquidità di copertura), dovrebbe aumentare gli squilibri tra domanda/offerta. In particolare questo vale per il mercato obbligazionario del cuore dell'Europa, il quale dovrebbe sfornare un'offerta netta di titoli di stato molto bassa. In tale contesto, anche se la BCE fissasse il tasso di rifinanziamento depo (attualmente a -20bp) come soglia per i suoi acquisti di obbligazioni con rendimento negativo, ci aspetteremmo un aumento di prezzo delle garanzie collaterali con i relativi tassi al di sotto del tasso di rifinanziamento depo. La stessa sorte toccherebbe anche alle obbligazioni della periferia. È importante sottolineare che la mancanza di titoli di stato ridurrebbe la liquidità dei mercati a pronti. Inoltre, la BCE ha dichiarato che i titoli idonei a rientrare nel suo programma di acquisto di titoli pubblici (PSPP), possono a loro volta rientrare nelle attività di prestito nel mercato repo. Secondo il nostro punto di vista ciò è molto importante, poiché può mitigare qualsiasi impatto negativo che il QE della BCE potrebbe avere sul mercato repo.
[...] E' probabile che il bazooka della BCE creerà le condizioni affinché tutti i tassi dei mercati monetari rimangano in territorio negativo. Ciò rappresenterebbe un ambiente molto difficile per gli investitori, soprattutto per quelli incentrati sui mercati monetari in euro, la cui resilienza in territorio negativo non è ancora stata testata. Infatti fino all'inizio di quest'anno, tra la liquidità insufficiente per alimentare una significativa pressione al ribasso sul fissaggio dell'Eonia e un'elevata incertezza circa la dimensione del QE della BCE, gli investitori sono stati in grado di gestire i tassi negativi e ottenere rendimenti positivi grazie all'aumento dei rischi durata/credito. Quest'anno ci aspettiamo che sia molto più dura, poiché le opportunità d'investimento a tassi/rendimenti positivi sono molto più limitate, anche perché i titoli di stato periferici scenderanno gradualmente in territorio negativo. Nell'attuale contesto è difficile prevedere quanto negativi possano diventare i tassi/rendimenti. Il tasso depo della BCE rappresenta un minimo per i tassi Eonia ed Euribor, ma non per i tassi delle garanzie collaterali e quelli delle obbligazioni a breve termine, poiché gli squilibri tra domanda/offerta accentuati dal QE della BCE creerebbero una forbice potenzialmente infinita tra suddetti tassi e l'Eonia.
I fondi del mercato monetario rischiano di essere danneggiati gravemente, poiché le agenzie di regolamentazione e le agenzie di rating li costringono a concentrarsi sulla parte anteriore della curva del mercato monetario. Così, in una certa misura, sono costretti ad investire in attività denominate in euro a tassi negativi.
CONCLUSIONE
L'attuale sistema in cui siamo immersi è composto da promesse che non verranno mantenute. Nonostante quanto ci si sforzi nel voler credere a questa farsa, alla fine chiederà il suo prezzo amaro. Nessuna delle istituzioni che si presume siano la colonna portante della nostra società durerà nel lungo periodo. Dal settore bancario centrale all'organizzazioen burocratica statale, tutte quelle entità che sono state in qualche modo prese dall'economia di mercato e riadattate agli scopi dei pianificatori centrali non vinceranno la battaglia contro il tempo e l'efficienza. Così come i sovietici cercavano di mimare il sistema dei prezzi dell'occidente per far rimanere in vita la loro utopia di painificazione totale dell'economia, al giorno d'oggi i pianificatori centrali stanno scoprendo come quelle istituzioni che hanno eretto per sostenere la loro illusione di lungimiranza e saggezza si stanno sgretolando lentamente sotto i nostri occhi.
La magia di Oz poggia la sua forza su due presupposti: la salvezza attraverso lo stato e la stabilità attraverso la banca centrale. Possono riuscirci nel breve periodo, poi però l'illusione svanisce e con la sua evaporazione arriva il conto salato da pagare. Il prezzo di un boom fasullo nel breve periodo è un dolore economico nel lungo periodo. Più si distorcono i mercati, più le conseguenze saranno aspre, più la pulizia richiederà tempo per ridirezionare le risorse laddove gli attori di mercato reputano che siano più necessarie. Ma questa è l'unica strada che la magia di Oz conosce per perpetrare il suo regno illusorio: creare una nuova bolla per sostituire quella scoppiata e regalare l'ennesimo giro di euforia economica artificiale. Questo è quello che hanno fatto le banche centrali sin dal 1914. Paul Volcker ha tentato di invertire questo trend nel 1979, ma con la minaccia della nazionalizzazione delle banche messicane, invertì la sua politica nel 1982 e proseguì sulla strada tracciata dai suoi predecessori.
E' una ricetta che porta alla catastrofe. E' una ricetta che infine porterà ad un default. Tale default chiamerà al banco degli imputati la teoria Keynesiana, puntando il dito contro la colonna portante della sua teoria: lo stimolo della domanda aggregata. Ma il keynesismo non ha mai risposto a questo quesito: "Come si può stimolare la domanda aggregata con la tassazione o i prestiti senza intaccare la capacità di spesa di coloro che devono subire tali azioni?"
I banchieri centrali stanno proseguendo alla cieca e arriverà il momento in cui non potranno più inglobare titoli di stato senza scatenare inflazione di massa o un'iperinflazione. Quello sarà il
redde rationem. Quello sarà il momento in cui lo stato romperà le sue promesse. Gli individui, infine, vorranno vedere cosa c'è dietro la tenda del mago di Oz.