martedì 31 marzo 2015

Wall Street sta chiamando a raccolta le pecore: comprate durante i ribassi, non preoccupatevi della tosatura successiva





di David Stockman


E' proprio così. Hanno comprato di nuovo durante un ribasso, spingendo l'indice S&P 500 all'ennesima "chiusura da record". Questa volta il numero magico è stato 2097 e ha rappresentato un piccolo guadagno dello 0.3% rispetto all'ultima chiusura da record, ovvero, 2090 il 29 dicembre scorso.

Inutile dire che ci sono state un sacco di emozioni positive e negative. Come mostrato di seguito, negli ultimi tre mesi l'indice di mercato ha barcollato verso l'alto come un marinaio ubriaco. Infatti solo 90 giorni fa, il 17 novembre, l'S&P 500 raggiungeva il numero record di 2073 prima di scendere del 3-4% (verso i 2000) in cinque diverse occasioni.

Quindi da metà novembre siamo ancora ad un guadagno netto dell'1.2%, o un tasso annualizzato del 4%. La domanda quindi è: chi sano di mente vorrebbe scommettere su delle curve frastagliate per un 4% annuo?

In effetti i ribassi taglienti qui raffigurati non costituiscono nemmeno la metà dell'intera storia. L'equazione rischio/ricompensa comprende la prospettiva di conseguire un 4% di guadagni rispetto ad un bagno di sangue del 30-50% quando arriverà la prossima strage di ribassi.




L'immagine qui sopra è sicuramente opera dei robo-trader, i quali si dimenano spesso in un corridoio stretto. Ma questa truffa alla luce del sole non ferma Wall Street dal chiamare le pecore, e in tal proposito ha avuto grande successo.

Le pecore non solo stanno comprando durante i ribassi, stanno anche giocando ad un gioco davvero pericoloso. Ad esempio, negli ultimi 90 giorni, mentre il mercato ha oscillato in avanti di appena l'1.2% su base netta, il Russell 2000 ha sperimentato un forte trend rialzista rispetto ai suoi ribassi di metà ottobre. Di conseguenza ha guadagnato il 16%, e ora è arrivato ai massimi di tutti i tempi.


Russell 2000 ETF


Non si può dire se la valutazione a buon mercato sia quello che ha raggruppato le pecore nel Russell 2000 o in altri mercati. I grandi capitali sono ora scambiati a 20.4X rispetto ad un anno fa, e solo questo rappresenta un dato storico.

Infatti i $102 per quota di risultato dell'S&P 500 registrati nel quarto trimestre, rappresentano un guadagno di appena il 17% rispetto agli $87 per quota di risultato registrati nel terzo trimestre 2011. Durante questo intervallo di guadagni tiepidi — alimentati da massicci riacquisti di azioni con debito a buon mercato e grandi guadagni esteri dovuti ad un dollaro allora debole — non c'è stato nulla di tiepido circa l'indice S&P 500. Ha iniziato il quarto trimestre 2011 a 1100, il che significa che era cresciuto del 90% rispetto ai massimi più recenti.

Riuscite a sillabare "espansione multipla"? Grandioso!

Quando l'indice azionario sale di 5 volte più velocemente rispetto ai guadagni per azione, il multiplo PE deve salire di conseguenza. E così è stato — salendo da circa 13.5X durante l'ultimo trimestre del 2011 a più di 20X di oggi. In assenza di una drastica risalita degli spiriti animali incorporati nell'espansione del PE, l'indice S&P oggi farebbe registrare solamente 1375. Ciò implica che l'impennata del 75% nei guadagni sin dalla fine del 2011 è stata causata solamente da un'espansione multipla.




Ma anche ciò non può reggere il confronto con le altezze raggiunte dal Russell 2000. Al suo interno ci sono tutte società a bassa capitalizzazione con i valori di mercato ben al di sotto i $5 miliardi. Sono intrinsecamente più rischiose rispetto alle loro omologhe a grande capitalizzazione e contengono una frazione considerevole di nomi che hanno storie di prestazioni altamente volatili o nessun utile netto.

Ma non importa. L'indice è ora scambiato a circa 60X. Allora perché le pecore si sono ammucchiate dietro al Russell 2000 a queste valutazioni da capogiro? Molto semplicemente, ha prevalso il vecchio uno-due: politica monetaria accomodante della FED e propaganda sell-side di Wall Street.

Per quanto riguarda i giocatori fast money, ci sono state somme incalcolabili (e non dichiarate) messe a disposizione da vari broker per finanziare le posizioni degli hedge fund nel Russell 2000. Ma anche per l'investitore al dettaglio più lento, non c'è mai stata una tale cornucopia di margin debt a basso costo per finanziare la speculazione in asset rischiosi.

Come mostrato di seguito, il margin debt in rapporto al PIL è ora ai massimi di tutti i tempi: 2.91%. Questo è quasi 3 volte il tasso medio dell'1.0% registrato sin dal 1958 e, ancor più inquietante, supera i rapporti di picco registrati persino durante i bust delle dotcom e dei subprime all'inizio di questo secolo.




Quindi stanno comprando i guadagni delle grandi capitalizzazioni a 20X e quelli delle piccole capitalizzazioni a 60X, perché il casinò ha un finanziamento quasi gratuito in offerta. E i suoi giocatori d'azzardo — professionisti e amatoriali — non esitano a farvi ricorso credendo fermamente che la FED abbia aggiustato l'economia nazionale; che quest'ultima si sia "disaccoppiata" dal resto del mondo; e che la "Yellen" non sia diversa da Greenspan o Bernanke. Vale a dire, se l'economia non raggiungerà la "velocità di fuga" consentendo, quindi, alle aziende di trarre profitto dalle loro valutazioni da capogiro, la FED continuerà a ricoprire Wall Street con oceani di denaro in modo da far continuare la festa e far levitare perennemente il mercato.

Nessuna di queste proposizioni è vera. Per il quinto anno consecutivo è ormai evidente che non ci sarà alcuna "velocità di fuga" e che i dati "vittoriosi" del terzo trimestre dell'anno scorso erano solo l'ennesima illusione. Infatti, dopo le prime stime del quarto trimestre scorso che davano le vendite reali in aumento dell'1.8%, le aspettative stanno già venendo ridimensionate dai numeri tiepidi nella spesa al consumo, negli investimenti delle imprese e nel commercio durante l'ultimo mese dell'anno.

A causa del "picco del debito", è emersa di nuovo l'incapacità di Main Street nel raggiungere la fatidica "velocità di fuga"; incapacità evidenziata soprattutto dai dati del dicembre scorso relativi alle vendite commerciali e alle rimanenze. E questi dati sono importanti perché tengono traccia dell'intera economia aziendale — vendite al dettaglio, vendite all'ingrosso e produzione — e possono essere visualizzati su base tendenziale, senza il rumore dei mancati aggiustamenti stagionali.

La storia raccontata dai dati di dicembre ritrae un'economia che arranca e che non presenta alcun segno di "velocità di fuga", o il tipo di dati positivi nei redditi da lavoro e nei profitti che sarebbero necessari per giustificare le attuali valutazioni del mercato.

Pertanto le vendite totali aziendali di dicembre sono state pari a $1.4 bilioni, o un guadagno del 2.8% rispetto all'anno precedente. Quando convertite questi dati in termini "reali" in base al deflatore del PIL, le vendite aziendali sono aumentate dell'1.9% durante l'anno passato.

Questo è tutto — lo stesso tasso di espansione che è in vigore dal 2009. Inoltre, il report di questa settimana afferma che la politica monetaria ha perso la sua potenza e che l'espansione da $3.5 bilioni del bilancio della FED non ha fatto nulla per l'economia di Main Street.

Per esempio, a dicembre 2013 il numero mensile delle vendite dei produttori è stato di $480.1 miliardi. Il dicembre scorso non è stata registrata alcuna accelerazione: $480.6 miliardi. Questo significa nessun cambiamento nelle vendite dei produttori nel corso dell'ultimo anno, e se ques'utltimo numero lo aggiustiamo all'inflazione rappresenta una diminuzione effettiva.

Quindi è praticamente certo che ci stiamo dirigendo verso l'ennesimo inverno con numeri macroeconomici da svenimento. Il recente crash nella conta delle piattaforme petrolifere, per esempio, rappresenta un potente proxy per la spesa in conto capitale delle imprese; ed è stato il settore energetico, in generale, e quello dell'olio di scisto, in particolare, che sin dalla crisi finanziaria hanno sfoggiato timidi guadagni dagli investimenti fissi.

Come ha sottolineato Wolf Richter all'inizio di questa settimana: "[...] Ci sono solo 1056 impianti petroliferi che ancora estraggono petrolio, 443 in meno nelle ultime sette settimane e 553 in meno – o 34%! – rispetto al picco di ottobre (1,609) [...]. Mai prima d'ora il conteggio degli impianti petroliferi è sceso tanto velocemente."




Infatti, dati i tagli a cascata nel settore dell'energia e nella lavorazione del petrolio e di molte altre materie prime, è praticamente certo che nel 2015 la spesa in conto capitale e le esportazioni scenderanno, soprattutto a causa del forte aumento del dollaro e del rapido raffreddamento dell'economia mondiale.

Infine, il mito del "disaccoppiamento" non finisce mai di girare tra le bocche di Wall Street. Eppure, con il passare dei mesi, l'idea stessa del disaccoppiamento diventa più inconsistente. E' decisamente evidente che le banche centrali di tutto il mondo sono disperate. Una dopo l'altra continuano a ricorrere a tassi d'interesse negativi, ma non perché c'è una parvenza di razionalità nel concedere più prestiti in un'economia mondiale affaticata già da $200 bilioni di debito.

Ci troviamo nella fase di collasso del boom ventennale del credito alimentato dalle banche centrali, il quale ha letteralmente invaso il pianeta. L'onda di deflazione risultante, causata dai massicci investimenti improduttivi e dall'allocazione errata di risorse, produzione, trasporto e distribuzione, abbasserà i prezzi dei profitti e dei salari in tutto il mondo poiché l'offerta in eccesso si troverà a dover combaciare con una domanda inadeguata.

Il grafico qui sotto rappresenta l'indice Baltic Dry e non sta facendo registrare una stranezza una tantum nei "dati in entrata". Ci avvisa, infatti, che la ripresa di Wall Street e le storie sul disaccoppiamento sono completamente false e che le pecore sono ancora una volta in fila per essere macellate.




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 30 marzo 2015

Le politiche senza precedenti della banca centrale richiedono la “strategia del bilanciere”





di James Rickards


Non passa giorno senza che ci siano alcuni sviluppi piuttosto significativi nei mercati. Vi consiglio di non reagire, o di non reagire in modo eccessivo, ad ogni dato che viene fuori. Finireste solamente per essere fatti a pezzi.

Quello che dovete fare — quello che gli analisti e gli investitori devono fare — è avere una tesi. Non sceglietene una a caso, ma una ben ragionata. Quindi utilizzate i dati per verificarla. Questa procedura ha un nome: probabilità inversa. Si utilizzano dati successivi per verificare la vostra idea originale.

Questo metodo è diverso da un sacco di altri in cui si prendono un po' di dati e poi attraverso di essi si arriva ad un'idea. Con quanto vi sto dicendo io, invece, si parte da un'idea e poi la si verifica coi dati. Non c'è miglior modo per affrontare i mercati, perché nessuno ha la sfera di cristallo.

La nostra tesi è composta da un certo numero di elementi. Uno di questi presuppone che ci sia un braccio di ferro tra inflazione e deflazione. (Nel breve termine credo che la deflazione avrà il sopravvento.) Ciò confonde un sacco di persone, perché non capiscono né l'una né l'altra.

Per il vostro portfolio d'investimento significa attuare un "approccio da bilanciere", ovvero, avere una certa protezione ad entrambe le estremità. Essere protetti contro la deflazione e contro l'inflazione, e un po' di contanti nel mezzo perché questo è il meglio che si può fare con questo tipo di incertezza.

Tale incertezza è causata dalla politica della banca centrale. Viviamo in tempi senza precedenti, e questa non è solo la mia opinione. Se ascoltate Janet Yellen, o i membri del FOMC, o i membri del consiglio dei governatori della Federal Reserve, o gli economisti e i responsabili delle politiche, tutti dicono la stessa cosa: questi sono tempi senza precedenti.

Di recente ho avuto l'occasione di parlare con uno degli addetti ai lavori all'interno della FED. Quando si scrive di queste cose, si accetta di non citare nomi. Negli ultimi due anni e mezzo questa persona è stata presente ad ogni votazione del FOMC. Nessuno è stato più vicino a Bernanke, e ora alla Yellen.

E' un laureato in economia, uno studioso molto ben considerato, ma non un nome molto conosciuto poiché non ricopre un ruolo particolare nel FOMC. Nonostante ciò è stato invitato alle riunioni per aiutare a capire queste cose. E quello che ha detto è che non si sa se le politiche della FED funzioneranno come previsto per altri 50 anni.

In altre parole, stanno ammettendo di non sapere quello che stanno facendo. Stanno ammettendo che questo è una specie di esperimento. Cosa significa tutto questo per noi come investitori, gestori di portfolio e persone che cercano di prendere decisioni intelligenti?

Significa che dobbiamo essere agili e dobbiamo guardare i dati. Non possiamo mettere un palo nel terreno e aspettarci un risultato in particolare, perché la possibilità di venire attaccati alle spalle è piuttosto elevata.

Questa è una prefazione di quello che è successo venerdì scorso, quando è stato rilasciato l'ultimo rapporto sul mondo del lavoro. E' stato un successone; non c'è altro modo per descriverlo. Sono stati creati un sacco di posti di lavoro, c'erano addirittura revisioni al rialzo per i mesi precedenti, quindi a novembre e dicembre sono stati creati più posti di lavoro rispetto a quelli riportati allora.

È importante sottolineare che i salari reali sono aumentati un po'. Non molto, ma il fatto che abbiano fatto registrare un piccolo movimento è interessante. Ho detto in precedenza che questa è una delle cose che Janet Yellen guarda più da vicino, perché la FED deve seguire il suo duplice mandato: creare posti di lavoro e conservare la stabilità dei prezzi.

Sono obiettivi non molto allineati; talvolta vanno di pari passo, a volte in direzioni opposte. La Yellen ha continuato a porre l'enfasi sulla creazione dei posti di lavoro, ma vuole un po' di fuoco nell'inflazione.

Poiché se i salari reali salgono, questo significa che si sta riducendo la fiacchezza nel mercato del lavoro e potrebbe essere un indicatore precoce d'inflazione; inoltre potrebbe significare che ci stiamo avvicinando al punto in cui i tassi di interesse verranno innalzati. Beh, in base ai dati di venerdì i salari reali sono saliti un po'.

Guardo a quel rapporto e poi guardo alla mia tesi, secondo cui la deflazione sta avendo la meglio. E' come se stessimo osservando un incontro di tiro alla fune, e di tanto in tanto una squadra sembra avere il sopravvento sull'altra.

Ho detto più volte – e continuo a dirlo – che la FED non alzerà i tassi quest'anno. Eppure ecco che arriva questo particolare rapporto sul mondo del lavoro e sui salari reali, il quale potrebbe spingere la FED proprio ad alzare i tassi d'inetresse. Tutto ciò dovrebbe portarmi a cambiare la mia tesi?

Ho passato la maggior parte del fine settimana a pensarci, perché dobbiamo stare attenti davanti a queste tendenze. Ciò che sta accadendo – e dovremo continuare a guardare solo questo – è che il suddetto rapporto sull'occupazione non cambia l'immagine generale: la deflazione sta avendo la meglio.

Guardate il settore dell'olio di scisto, ad esempio. Il numero delle piattaforme petrolifere negli Stati Uniti sta diminuendo, i licenziamenti stanno aumentando, i programmi d'investimento vengono tagliati; tutte queste cose stanno accadendo sotto i nostri occhi.

Ma non avvengono all'improvviso. Ci vuole un po' prima che percorrano tutta la catena d'approvvigionamento, che percorrano tutti i luoghi in cui il petrolio rappresenta un input. Si manifestano abbastanza rapidamente alla pompa di benzina e nelle tariffe, ma per alcuni processi industriali ci vuole un po'.

Queste tendenze sono ancora le protagoniste – in particolare i licenziamenti. Tendono a manifestarsi ad ondate. Le aziende iniziano con alcuni licenziamenti e quindi di più il mese successivo, poi altri ancora il mese successivo, ecc. aspettando e osservando se le cose invertano la loro tendenza (cosa che secondo me non accadrà).

Ad aggravare questi problemi c'è il grande gorilla da 800 chili nello scenario della deflazione – la guerra valutaria. Sta diventando sempre più intensa. A gennaio abbiamo visto vari tagli dei tassi: dalla Danimarca, al Canada e all'Australia. Fate un giro del mondo e vedrete che questa strategia sta venendo applicata ovunque. Ma non è finita qui.

Mi aspetto un altro taglio dei tassi dal Canada, e questa cosa continuerà fintanto che andrà avanti la guerra valutaria. E ci si può aspettare un annuncio ancora più grande dalla Cina: non ha tagliato i tassi sin dallo scorso novembre, ma ha adeguato il suo coefficiente di riserva obbligatoria.

Questo rappresenta l'ammontare di riserve che bisogna mantenere rispetto al proprio portfolio. La Cina l'ha ridotto; questo significa che è possibile espandere il credito con la stessa quantità di riserve. In sintesi, è una forma di allentamento quantitativo.

La crescita della Cina è ancora al di sotto delle nostre aspettative, quindi mi aspetto un ulteriore taglio dei tassi. Tutti i Paesi del mondo, tra cui l'Europa, stanno adottando politiche monetarie allentate – quantitative easing, taglio dei tassi, sotterfugi per svalutare la propria valuta. E tutto il peso degli aggiustamenti sta ricadendo sul dollaro, che continua a rafforzarsi, o almeno a mantenere la sua forza ad un livello molto alto, che, come abbiamo detto prima, è deflazionistico.

Ma, come ho detto prima, bisogna essere agili e prepararsi sia per l'inflazione sia per la deflazione. Il vostro portfolio iniziale dovrebbe incorporare oro, elementi del mondo dell'arte, terreni, contanti, obbligazioni, azioni specifiche. Non tutte queste strategie vi ripagheranno in ogni situazione, ma alcune saranno sufficientemente superiori alle altre e riuscirete a preservare la vostra ricchezza.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 27 marzo 2015

La magica pianificazione centrale di Oz





di Francesco Simoncelli


“Lo stato è una apparato specializzato a far del male e incapace di far del bene. Quando prova a far del bene, fa del male; quando prova a far del male, lo fa bene.”
~ Charles Dunoyer


Nella nostra epoca quando la maggior parte delle persone pensa a cosa possa fare il governo per loro, un senso di riverenza e di sottomissione tende a soverchiare il loro giudizio critico. Perché? Perché gli individui nel corso della storia hanno compreso come l'economia di mercato sia strutturata secondo una divisione dei compiti che fa emergere l'assetto economico migliore affinché una società possa prosperare. Ognuno di noi nell'economia di mercato tende a specializzarsi in quei compiti che reputa decisamente più consoni alla sua indole e alle sue capacità naturali. La pratica, ovviamente, ricopre un ruolo determinante. In questo modo, oltre a fornire elementi con cui soddisfare il benessere e la vita degli attori di mercato ad una frequenza di produzione crescente, si migliora la qualità e la specificità dei singoli prodotti.

David Ricardo lo definiva vantaggio assoluto in un determinato campo produttivo. Lo stesso lo potremmo dire per coloro che si specializzano nell'arte politica o dirigente. Essi sviluppano delle capacità relativamente uniche nella società, e queste doti sono particolarmente utili per fornire alla società un governo civile. Sono bravi in quest'arte e lo dimostrano ogni volta che danno sfoggio delle loro capacità. In questo modo gli attori di mercato hanno conferito loro legittimità nel campo d'azione in cui si sono specializzati.

Fa parte della divisione dei compiti. Sebbene un tale assetto possa sembrare perfetto all'apparenza, esso deve fare i conti con la mutevolezza dell'indole umana. Perché dovremmo chiederci: cosa impedisce abusi di potere? Dopo tutto, essere a capo di un agglomerato di individui rappresenta un posto all'interno della società con una certa influenza. Cosa impedirebbe a coloro in questi posti di abusare del loro potere? Le leggi. Parrebbe una risposta scontata, e invece non lo è. I meccanismi di controllo all'interno di un'economia di mercato sono in stretta sintonia con le esigenze degli individui. Una volta emerse, emergono anche quelle figure che vorranno trarre profitto da queste esigenze. Cosa garantisce questo risultato? Il fatto che all'interno dell'economia di mercato esistano innumerevoli azioni espresse dagli individui che rendono impossibile la previsione delle scelte di queste figure.



LA MAGIA DI OZ

L'imprevedibilità dell'esito di queste scelte conferisce al libero mercato un meccanismo di controllo semplicemente unico e inossidabile. Qualunque sia la volontà di imbrigliare queste forze che spingono la società verso determinate conclusioni, fallirà sempre e comunque davanti l'impossibilità di raccogliere così tante informazioni tutte in una volta. E' anche un problema di conoscenza. Tanto per utilizzare un'espressione di Hayek, è un problema di qualità dell'informazione. Quando queste scelte possono segnalare liberamente la strada da seguire all'interno del panorama economico, allora è possibile che la società nel suo complesso sarà portata a sperimentare un aumento della qualità della vita e del benessere. Questa è una verità auto-evidente. L'essere umano nel corso della storia della sua evoluzione ha sempre cercato il modo di migliorare le sue condizioni contro le avversità della natura e delle circostanze storiche. Sono stati gli accordi e il commercio che hanno permesso all'umanità di progredire; la ricerca dell'onestà è sempre stata una prerogativa tendenzialmente ricercata; il supporto cooperativo ha permesso, infine, di unire queste cose in modo da concedere all'umanità quel successo di cui godiamo ancora oggi.

Non solo, ma nel corso della nostra storia la divisione del lavoro ha giocato un ruolo importante e insieme ad essa anche la specializzazione. Mentre in un qualsiasi altro campo questa è vista come una vittoria, nel campo politico ha mutato la sua ragion d'essere. Possiamo individuare una data: 1649. Possiamo individuare un nome: Oliver Cromwell. La rivoluzione puritana di quegli anni segnò un particolare cambiamento all'interno dell'assetto politico, dove il Parlamento iniziava lentamente a trasferire al suo interno quei poteri che in principio erano detenuti dai re e dai sovrani. In questo modo si mascherava una dittatura con una patina di pseudo-democrazia, inaugurando quella lugubre danza funerea che ha luogo quando bisogna eleggere nuovi funzionari statali.

La specializzazione di coloro che si presumeva dovessero salvaguardare la proprietà privata e il rispetto dei contratti, cambiò decisamente rotta. Così come un mercantile che prima era dedito al commercio e allo scambio, così il governo civile ha iniziato la sua lenta discesa verso l'oblio della criminalità. E diventato un vascello pirata. E' diventato uno stato. La specializzazione politica aveva raggiunto il suo stadio finale, oltre il quale non può più andare. E' l'unico compito all'interno della società che tende incessantemente a raggiungere questo stadio finale. Lo stadio finale della politica è questo: abuso di potere. Questo processo venne contrastato dalla retorica protestante che prese piede in Olanda alla fine del XVII secolo, dove iniziò a diffondersi un senso di legittimità nei confronti della ricchezza personale derivata dall'imprenditorialità e dalla creatività personale che avrebbe portato a delle innovazioni tecnologiche. Non solo, nel corso del tempo a questi cambiamenti se ne aggiunsero altri due man mano che si diffondevano in Europa (soprattutto nelle isole britanniche): cambiamento dell'etica, un cambiamento di mentalità alimentato inizialmente dai Calvinisti (es. la ricchezza personale è legittima); fiducia nel futuro, orientamento verso il futuro.

L'idea rivoluzionaria, però, arrivò con The Wealth of Nations di Adam Smith in cui si affermava che la ricerca della ricchezza personale generava ricchezza anche per l'intera nazione.

Sebbene la Rivoluzione Industriale conferì agli esseri umani la possibilità di compiere un balzo enorme in termini di ricchezza personale e benessere rispetto al passato, la specializzazione della politica premeva lungo le pareti della società. Potremmo definirlo un processo competitivo. Mentre le forze dell'economia di mercato spingono la società affinché essa migliori i propri standard di vita, le forze della politica spingono affinché alcuni individui riescano a vivere al massimo col minimo sforzo. Ovviamente la legittimazione della figura politica non è qualcosa spuntata di punto in bianco, bensì è il risultato di un processo di specializzazione nel quale le persone che l'hanno intrapreso sono passate attraverso vari "stadi evolutivi". All'inizio la figura del capo o di un consiglio di saggi era un qualcosa destinato a portare un certo equilibrio all'interno delle tribù; non solo, ma si presupponeva che la lungimiranza e l'intuito di alcune persone avrebbero condotte piccoli agglomerati di persone verso il successo sociale. Finché i gruppi di persone erano piccoli è andata così. Però poi gli agglomerati di persone crebbero e con essi l'incapacità dei leader di consegnare quel successo che tanto aveva caratterizzato la loro figura "professionale" lungo le trame della storia.

Di conseguenza il sotterfugio e la manipolazione sono diventati espedienti necessari affinché tali figure rimanessero in gioco. Disporre del favore e dei privilegi derivanti dalla sottomissione di milioni di persone comporta inequivocabilmente dei vantaggi, ma all'aumentare della popolazione diventa pressoché impossibile sfoggiare la capacità di direzionamento che avevano caratterizzato i leader del passato. L'efficienza delle azioni umane ha mostrato un modo migliore all'umanità di organizzarsi. E' per questo che il XIX secolo, oltre ad essere un periodo stupefacente nel campo produttivo, lo fu anche nel campo politico con uno stato decisamente limitato nelle sue azioni e, soprattutto, nelle sue spese ed entrate. Tale aumento di ricchezza faceva decisamente gola e l'indole umana, qualora dispone di una scappatoia per scansare le fatiche, la prende al volo. Quindi la competizione tra economia di mercato ed economia pianificata si infiammò di nuovo, favorendo nel 1914 il sorpasso dei mezzi politici per organizzare la società.

Il mezzo attraverso il quale questo fu possibile è presto detto. I pianificatori centrali decisero di mimare tutte quelle istituzioni che fino a quel momento avevano avuto successo tra gli attori di mercato. Sotto la menzogna di poter portare stabilità arbitraria grazie al livello di successo evolutivo a cui l'umanità era arrivata nel XIX secolo e all'inizio del XX secolo, la pianificazione centrale accalappiò l'attenzione degli attori di mercato attraverso un unico stratagemma. E' la truffa più vecchia della storia dell'umanità. Copiarono anche questo dal mercato. Inaugurarono il sistema previdenziale statale. Questo sistema dà assuefazione, soprattutto psicologica. La classe politica, quindi, facendo ricorso alla pianificazione centrale della società non ha assolutamente creato quella prosperità ed eguaglianza che aveva promesso, bensì si è specializzata nel sotterfugio e nelle illusioni per mantenere al guinzaglio per quanto più tempo possibile i privilegi e i vantaggi conferiti dalla loro posizione. Siamo semplicemente finiti nel mondo di Oz. Il mago ci ha portato a credere che la sua magia è reale, che può davvero scandagliare e cambiare il destino degli individui. Perché non si osa guardare oltre la tenda? Perché chi ha investito tempo e denaro in questa farsa, teme di perdere tutto. Non vuole fare la figura dello sciocco. Nessuno vuole farla. Quindi crederà nella magia ancora un po'. Quel tanto che basta per cercare di rientrare dei fondi impegnati. E' chiaramente uno schema di Ponzi.

Ma, anche se non si vede, credere in questa magia comporta un prezzo da pagare. Più ci si crede, più il conto finale diverrà salato.



TOTO E LA FIGURA DEGLI IMPRENDITORI

Sebbene i pianificatori centrali abbiano in qualche modo "sequestrato" per sé quelle istituzioni nate dal libero mercato e le abbiano convertite affinché seguano i loro scopi, dimenticano come la mutevolezza delle scelte individuali tenda a sovvertire qualunque cosa fosse ritenuta efficiente tempo addietro. Il primo esempio che mi viene in mente a tal proposito è quello delle Poste. Con l'avvento della messaggistica telefonica, scrivere lettere è diventata un'attività pressoché "preistorica". Le Poste, quindi, una volta enti cardini della corrispondenza tra individui, sono oggi dei dinosauri tenuti in piedi solo dai finanziamenti statali. Il mercato, nonostante lo stato avesse monopolizzato tale settore e avesse cercato di mimare l'efficienza del libero mercato, ha sovvertito silenziosamente e lentamente le Poste attraverso le scelte individuali dei singoli attori di mercato. L'imprenditorialità, che secondo l'ottica Austriaca rappresenta una caratteristica insita in ognuno di noi, è la forza trainante dei mercati attraverso la quale risorse, risparmi e tempo vengono canalizzati in determinati settori dell'economia.

Perché? Perché ognuno di noi vuole migliorare la propria posizione, e per farlo è necessario migliorare la posizione altrui. E' questa la lezione che ci arriva da The Wealth of Nations di Adam Smith. Ludwig von Mises snellì il messaggio affermando in modo arguto che "il consumatore è il sovrano ultimo in un'economia di mercato". Sì, il successo economico di un individuo si misura nel modo in cui esso riesce a soddisfare i clienti a cui si rivolge. Attraverso la sua alertness (cfr. Kirzner) egli è in grado di individuare nicchie economiche da sfruttare e quindi migliorare gli standard di vita delle persone. E' questa la strategia vincente per avere successo: servire gli altri per servire sé stessi.

In questo modo emergono nell'ambiente economico nuove realtà che fanno concorrenza a quelle vecchie. Esiste un bellissimo saggio di F. A. Hayek chiamato Competition as a Discovery Procedure. Potete scaricarlo qui: https://mises.org/sites/default/files/qjae5_3_3.pdf

In tale saggio viene sottolineato come la concorrenza tra imprenditori faccia emergere l'idea migliore e come questa possa essere continuamente perfezionata grazie al rimodellamento dell'idea originale con cui il primo imprenditore che l'ha portata alla ribalta si è arricchito. Questo processo, quindi, conferisce enormi ricchezze materiali e psichiche a color che riescono ad avere successo. Sebbene la figura dello stato abbia incentivato le imprese a competere perlopiù nei tribunali, il processo competitivo è ancora vivo e vegeto tra le imprese. Ne basta solo una che riesca ad innovare e poi le altre seguiranno l'esempio attratte dal desiderio di fare soldi. Pensate, ad esempio, a tutte le varianti di un prodotto specifico che esistono oggi. In tutti i settori le idee che hanno avuto successo sono prese a modello e migliorate. Il tutto nonostante le sovvenzioni e le regolamentazioni statali.

Infatti, quando lo stato si accorge che una certa istituzione è stata sorpassata dalle forze di mercato che trainano l'economia, è troppo tardi. Può imporre barriere all'entrata, aumentare la burocrazia, perseguirla con leggi ad hoc, ma non servirà a nulla. Lo stato non avrà mai le risorse materiali e fisiche necessarie per imporre nel lungo periodo la sua volontà. La prova di ciò la possiamo ritrovare nel settore pensionistico e previdenziale. Secondo le ultime stime del professor Lawrence Kotlikoff della Boston University, l'ammontare delle passività non finanziate del governo degli Stati Uniti è di circa $210 bilioni. La maggior parte dei media rimane in silenzio o fa passare la notizia nei trafiletti che nessuno leggerà. Però quel numero, che lo si voglia vedere o meno, rimane. Questo significa che il governo dovrebbe raccogliere immediatamente dai mercati dei capitali $210 bilioni, investirli in qualcosa che gli possa rendere come minimo il 5% e cominciare a ripagare il gap che finora si è creato. Nell'attuale panorama economico, in cui la fame di rendimenti alimentata dalla repressione finanziaria della banca centrale sta mandando al manicomio i trader che popolano il casinò di Wall Street, è una cosa praticamente impossibile. Quindi questa cifra viene lasciata crescere ogni anno. I pianificatori centrali sanno che non potranno mai ripagarla, quindi calciano il barattolo. Almeno finché non ci sarà un default, perché è così che questa storia finirà.

Ma il sistema pensionistico non va male solo negli Stati Uniti, la stessa storia accade in Europa e in altre parti del mondo. Chi pensa che questo non sia un problema globale, vive in un mondo fantasioso. Probabilmente non capiscono o hanno deciso di ignorare le cause di fondo, riponendo la loro fiducia nella magia di Oz la quale ha permesso all'attuale stato di cose di perdurare più a lungo di quanto ci si aspettasse. Credono, quindi, che potrà durare ancora un altro po'. Questi problemi vengono considerati di lungo termine, di conseguenza vengono ignorati. Ai politici non interessa il lungo termine, ai politici interessa essere rieletti quindi agiranno in accordo con questa strategia: calceranno il barattolo. Il fatto che siano state accumulate così tante passività, ne è la prova. Il fatto che diveranno sempre più frequenti i raid nei fondi pensione, è un'altra prova.

In sostanza, l'apparato statale è condannato. Non sarà un problema per gli imprenditori che continueranno a fare quello che sanno fare meglio: soddisfare i clienti. Scrisse Mises nell'Azione Umana: "Ciò che distingue l'imprenditore di successo dalle altre persone è il fatto che egli non si lascia influenzare dal passato e dal presente, ma persegue i propri affari in base alle sue opinioni sul futuro. Per lui il presente e il passato è come per tutti gli altri uomini; ma il futuro lo vede in modo diverso."

Gli imprenditori sono come il cane Toto, ruzzoleranno dietro la tenda del mago di Oz e scopriranno il suo "segreto". Quello sarà il momento del Grande Default. Ci arriveremo a piccoli passi. Possiamo già vederli.

Pensate per un momento a come è cambiata la TV nel corso degli anni. Mezzo di propaganda per eccellenza attraverso la diffusione di "informazioni" a senso unico, per molti ha rappresentato una sorta di vittoria morale staccarsi dalla sua dipendenza. Anni fa poteva essere così, ma oggi stiamo assistendo ad una certa inversione. Siamo in grado di scegliere quali informazioni carpire da questo strumento di comunicazione di massa, siamo in grado di pagare per vedere quei programmi che più ci aggradano senza doverci sorbire ulteriori fastidi da parte di intromissioni indesiderate. Paghiamo e otteniamo ciò che vogliamo. Domanda e offerta, le leggi dell'economia sono oggettive e apodittiche, di conseguenza nessun attore di mercato o gruppo di attori di mercato può pensare di modificarle arbitrariamente in base alle proprie esigenze. Fondandosi sul decentramento informativo, il mercato continuerà ad avere l'ultima parola su qualsiasi decisione presumibilmente monopolistica cambiandone la direzione finale. Ciò ha influito sul mercato televisivo, riportando lentamente nelle mani del consumatore il direzionamento dell'offerta dei produttori d'intrattenimento.

Anche Internet ha dato una mano affinché ciò cambiasse, ma sta di fatto che le persone ora decidono cosa vedere e cosa non vedere. Pagano. Ottengono un servizio. Il resto viene cancellato o rimosso. E' un processo che avviene a gradi. E' raro che qualcuno se ne accorga quando è ancora in corso di svolgimento; i cambiamenti avvengono al margine, quindi non vengono notati finché non hanno raggiunto il loro stadio finale. A quel punto una qualsiasi inversione è impossibile.

I pianificatori centrali non si stanno accorgendo di come la loro presa sull'elettorato stia sbiadendo. Non se ne accorgono perché finché continueranno ad arrivare ad inizio mese i pagamenti promessi dallo stato, i contribuenti continueranno a portare il fardello e a mugugnare sottovoce. Quando, però, i pagamenti non arriveranno più allora non ci sarà più spazio per calciare il barattolo: fine della strada. Con la mole di passività non finanziate che si ritrovano i vari stati mondiali e i fondi pensioni pieni di IOU inutili, stiamo proprio andando verso tale direzione. Questo significa che ci sarà un Grande Default. Sarà quello il momento in cui noi Austriaci potremmo affermare puntando il dito: "Vi avevamo detto come e vi avevamo detto perché." Quello sarà, inoltre, il momento in cui le tesi di Keynes verranno messe alla gogna. Ci sarà parecchia confusione, ma in quanto Austriaci e quindi in possesso di una teoria solida e coerente, potremmo ottenere ascolto. E' successo con Ron Paul nel 2008 e succederà di nuovo con la prossima recessione. La pianificazione centrale si schianterà e le persone rimarranno scottate per aver creduto alle sue promesse. Ma questo sarà loro di lezione.

Ma, una volta ruzzolati dietro la tenda, smetteranno di credere alla fantomatica magia di Oz.



LA MAGIA DI SUPPORTO DEI BANCHIERI CENTRALI

L'ultimo baluardo della magia di Oz risponde al nome di banche centrali. Si stanno sforzando di modellare l'economia secondo le esigenze dei protetti dal loro cartello, ma per ogni intervento positivo nell'economia emergono nuovi problemi. E' una moltiplicazione esponenziale. Ma invece di affrontare i risultati, si cerca di cambiarli aggiustandoli un po'. Una cosa del genere è accaduta col debito corporativo negli Stati Uniti.




Secondo la più recente "revisione", quindi, è come se la bolla del credito dell'accoppiata Greenspan-Bernanke non fosse mai esistita. Un giorno quelle passività c'erano, et voilà, il giorno dopo sono scomparse. Sono sparite per davvero? No, ci sono ancora solo che si preferisce ignorarle e cercare di aggiustare la realtà secondo i propri scopi. Nel breve periodo è possibile agire in questo modo, ma il conto si paga nel lungo periodo dove la pseudo-lungimiranza di qualsiasi attore di mercato presumibilmente "più furbo" si schianta con le forze di mercato. Nello specifico, si schianta contro quella legge inossidabilmente vera che descrive alla perfezione l'impossibilità di una qualsiasi pianificazione centrale dell'economia: "Non esistono pasti gratis." O per dirla secondo le linee con cui ho impostato questo scritto, non esiste la magia. E' una farsa. E' illusione. E' solo fumo e niente arrosto.

Le banche centrali, attraverso le loro azioni, pretendono di violare questa legge; in realtà, ne stanno amplificando gli effetti nefasti. Infatti, chiunque nella società in grado di scambiare beni non lo fa attraverso il denaro. Dal punto di vista rigorosamente teorico, ciò che in realtà scambia è la propria produzione con quella di qualcun altro. Il denaro rappresenta semplicemente un mezzo attraverso il quale facilitare questa operazione, un mezzo attraverso il quale mettersi d'accordo nel più breve lasso di tempo possibile. Risparmiare tempo è importante. Così come lo è soddisfare i propri desideri.

La banca centrale si insinua in questo processo rimescolando le carte e redistribuendo artificialmente la capacità di entrare in possesso di beni materiali in favore di coloro che accedono per primi al denaro creato ex-novo. Oltre ad agire in base all'identità contabile di Fisher, i banchieri centrali agiscono secondo un principio generale che risponde al nome di "stimolo della domanda aggregata". Ovvero, se le risorse vengono subdolamente incanalate verso lo stato, la società ne beneficierà perché i componenti dell'apparato statale sono in grado di discernere il modo migliore per permettere all'economia di prosperare in caso di crisi. Questo modo di pensare confonde la necessaria pulizia degli errori economici con un presunto "fallimento del mercato" nel portare una prosperità in perenne ascesa. Ma lo stimolo della banca centrale e la spesa dello stato, non generano affatto ricchezza reale. Si limitano a sequestrare quella già esistente e a redistribuirla secondo l'arbitrio di un manipolo di individui presumibilmente lungimiranti, saggi, nonché onniscienti.

Frederic Bastiat, già a suo tempo, aveva descritto a cosa avrebbe portato un agire simile: spreco di risorse reali. Lo descrisse in modo accurato quando elaborò il suo racconto della finestra rotta. L'espansione artificiale del credito ostacola un onesto price discovery e genera un errato mark to market relativo ad una serie crescente di asset. Si crea, quindi, un disallineamento tra domanda e offerta il quale genera dapprima sovrabbondanze e poi carenze. Al persistere di questo disallineamento, si acuiscono le sanzioni economiche che la società nel suo complesso dovrà subire fintanto che le forze di mercato saranno ostacolate nel portare una completa pulizia degli errori accumulati. E' per questo che la crisi persiste ancora, che i primi barlumi di una ripresa sono ancora spenti e che l'economia di Main Street ancora arranca. Dopo l'ultima baldoria col credito facile dove le case degli americani, ad esempio, erano diventate dei veri e propri bancomat con cui garantire i prestiti per oggetti consumo, il canale della trasmissione monetaria è praticamente rotto.




Main Street ha prticamente dovuto tirare la cinghia, rimboccandosi le maniche e attraversando un periodo di correzione doloroso. Lo stesso, però, non lo si può dire per quelle entità che hanno beneficiato della generosità della banca centrale, la quale ha permesso loro di rimanere in attività nonostante la palese insolvenza. La loro sopravvivenza costituisce un doppio fardello sulle spalle dell'economia più ampia: non solo deve sopportare la pesantezza dei propri errori, ma deve anche farsi carico di quelli di suddette entità. In questo caso, qualunque nuova regola destinata a "migliorare" le condizioni finanziarie esistenti, non riuscirà a sconfessare un fatto ovvio: le entità insolventi salvate, rimangono lo stesso insolventi. Non è un caso, quindi, se le sofferenze bancarie continuino ad aumentare nonostante gli aiuti. Come sta accadendo in Italia, tanto per fare un esempio che ci riguarda in prima persona, ma vale anche per le banche commerciali delle altre nazioni -- come Bank of America. Infatti, nessuna regolamentazione può impedire lo spreco di ricchezza reale che si manifesta attraverso sofferenze ed incagli bancari, i quali finiranno per far esplodere definitivamente tutte quelle entità salvate.

Sebbene la retorica del politburo monetario sia quella che decanta le lodi di una ripresa dei prestiti nell'economia più ampia, esso si impegna in qualsiasi modo per scongiurare questo esito. La regolamentazione bancaria post-2008 ha incrementato la difficoltà di accendere nuovi prestiti, richiedendo, tra le altre cose, garanzie di alta qualità. Main Street non ne è in possesso, soprattutto dopo l'ultima crisi, oltre alla sua reticenza nell'accendere nuovi prestiti a causa del raggiungimento del proprio picco del debito. La presunta onniscienza dei banchieri centrali di creare una ripresa dell'economia consiste nella sua capacità di creare nuove bolle con cui sostituire quelle scoppiate. Questo è il suo unico potere. A questo giro, la nuova liquidità è rimasta confinata principalmente nel circuito finanziario come "garanzia" con cui alimentare nuove bolle (es. obbligazioni, azioni, derivati, ecc.) lasciando a bocca asciutta tutti gli altri. Perché? Perché il bacino dei risparmi reali è seriamente danneggiato e si sta invertendo l'utilità marginale del debito. Tutto ciò non si può creare ex-nihilo. La liquidità creata dalle banche centrali è stata perlopiù trattenuta in quei canyon dove i capitali sono più eterei, e la carta ha "più valore" rispetto a qualcosa di reale. In altre parole, la banca centrale può creare nuovo denaro, ma non può creare software per ingegneri, microscopi, o piante di pomodoro.

L'inflazione dei prezzi nei mercati azionari e obbligazionari è fuori controllo, concentrando la nuova euforia in queste lande sperando che Main Street possa unirsi a questa baldoria non appena avrà finito di purgarsi dai propri errori. Non accadrà. Il deterioramento delle condizioni degli istituti salvati si riflette anche sull'economia più ampia attraverso un continuo consumo dei risparmi reali. E, nonostante i salvataggi, la mancanza di segnali di prezzo genuini mette in serio pericolo anche le loro attività. Ce lo spiega in modo succinto Barclays in questa nota riguardante l'attuale politica monetaria allentata della BCE:

Il bazooka della BCE non si fermerà ai soli €1.1 bilioni e causerà una carenza di garanzie di alta qualità nel mercato repo. Prevediamo un ulteriore calo dei tassi a breve termine sino in territorio negativo. Questa sarebbe una situazione molto difficoltosa per gli investitori nei mercati monetari europei. [...]

Lo sviluppo dei tassi repo sarebbe molto interessante poiché, oltre al massiccio aumento della liquidità, la scarsità di garanzie collaterali (ovvero, la scarsità di titoli di stato causata dal QE della BCE) dovrebbe esacerbare la pressione verso il basso sui tassi di tali garanzie. La necessità delle banche di possedere garanzie di qualità per soddisfare i requisiti LCR (liquidità di copertura), dovrebbe aumentare gli squilibri tra domanda/offerta. In particolare questo vale per il mercato obbligazionario del cuore dell'Europa, il quale dovrebbe sfornare un'offerta netta di titoli di stato molto bassa. In tale contesto, anche se la BCE fissasse il tasso di rifinanziamento depo (attualmente a -20bp) come soglia per i suoi acquisti di obbligazioni con rendimento negativo, ci aspetteremmo un aumento di prezzo delle garanzie collaterali con i relativi tassi al di sotto del tasso di rifinanziamento depo. La stessa sorte toccherebbe anche alle obbligazioni della periferia. È importante sottolineare che la mancanza di titoli di stato ridurrebbe la liquidità dei mercati a pronti. Inoltre, la BCE ha dichiarato che i titoli idonei a rientrare nel suo programma di acquisto di titoli pubblici (PSPP), possono a loro volta rientrare nelle attività di prestito nel mercato repo. Secondo il nostro punto di vista ciò è molto importante, poiché può mitigare qualsiasi impatto negativo che il QE della BCE potrebbe avere sul mercato repo.

[...] E' probabile che il bazooka della BCE creerà le condizioni affinché tutti i tassi dei mercati monetari rimangano in territorio negativo. Ciò rappresenterebbe un ambiente molto difficile per gli investitori, soprattutto per quelli incentrati sui mercati monetari in euro, la cui resilienza in territorio negativo non è ancora stata testata. Infatti fino all'inizio di quest'anno, tra la liquidità insufficiente per alimentare una significativa pressione al ribasso sul fissaggio dell'Eonia e un'elevata incertezza circa la dimensione del QE della BCE, gli investitori sono stati in grado di gestire i tassi negativi e ottenere rendimenti positivi grazie all'aumento dei rischi durata/credito. Quest'anno ci aspettiamo che sia molto più dura, poiché le opportunità d'investimento a tassi/rendimenti positivi sono molto più limitate, anche perché i titoli di stato periferici scenderanno gradualmente in territorio negativo. Nell'attuale contesto è difficile prevedere quanto negativi possano diventare i tassi/rendimenti. Il tasso depo della BCE rappresenta un minimo per i tassi Eonia ed Euribor, ma non per i tassi delle garanzie collaterali e quelli delle obbligazioni a breve termine, poiché gli squilibri tra domanda/offerta accentuati dal QE della BCE creerebbero una forbice potenzialmente infinita tra suddetti tassi e l'Eonia.

I fondi del mercato monetario rischiano di essere danneggiati gravemente, poiché le agenzie di regolamentazione e le agenzie di rating li costringono a concentrarsi sulla parte anteriore della curva del mercato monetario. Così, in una certa misura, sono costretti ad investire in attività denominate in euro a tassi negativi.



CONCLUSIONE

L'attuale sistema in cui siamo immersi è composto da promesse che non verranno mantenute. Nonostante quanto ci si sforzi nel voler credere a questa farsa, alla fine chiederà il suo prezzo amaro. Nessuna delle istituzioni che si presume siano la colonna portante della nostra società durerà nel lungo periodo. Dal settore bancario centrale all'organizzazioen burocratica statale, tutte quelle entità che sono state in qualche modo prese dall'economia di mercato e riadattate agli scopi dei pianificatori centrali non vinceranno la battaglia contro il tempo e l'efficienza. Così come i sovietici cercavano di mimare il sistema dei prezzi dell'occidente per far rimanere in vita la loro utopia di painificazione totale dell'economia, al giorno d'oggi i pianificatori centrali stanno scoprendo come quelle istituzioni che hanno eretto per sostenere la loro illusione di lungimiranza e saggezza si stanno sgretolando lentamente sotto i nostri occhi.

La magia di Oz poggia la sua forza su due presupposti: la salvezza attraverso lo stato e la stabilità attraverso la banca centrale. Possono riuscirci nel breve periodo, poi però l'illusione svanisce e con la sua evaporazione arriva il conto salato da pagare. Il prezzo di un boom fasullo nel breve periodo è un dolore economico nel lungo periodo. Più si distorcono i mercati, più le conseguenze saranno aspre, più la pulizia richiederà tempo per ridirezionare le risorse laddove gli attori di mercato reputano che siano più necessarie. Ma questa è l'unica strada che la magia di Oz conosce per perpetrare il suo regno illusorio: creare una nuova bolla per sostituire quella scoppiata e regalare l'ennesimo giro di euforia economica artificiale. Questo è quello che hanno fatto le banche centrali sin dal 1914. Paul Volcker ha tentato di invertire questo trend nel 1979, ma con la minaccia della nazionalizzazione delle banche messicane, invertì la sua politica nel 1982 e proseguì sulla strada tracciata dai suoi predecessori.

E' una ricetta che porta alla catastrofe. E' una ricetta che infine porterà ad un default. Tale default chiamerà al banco degli imputati la teoria Keynesiana, puntando il dito contro la colonna portante della sua teoria: lo stimolo della domanda aggregata. Ma il keynesismo non ha mai risposto a questo quesito: "Come si può stimolare la domanda aggregata con la tassazione o i prestiti senza intaccare la capacità di spesa di coloro che devono subire tali azioni?"

I banchieri centrali stanno proseguendo alla cieca e arriverà il momento in cui non potranno più inglobare titoli di stato senza scatenare inflazione di massa o un'iperinflazione. Quello sarà il redde rationem. Quello sarà il momento in cui lo stato romperà le sue promesse. Gli individui, infine, vorranno vedere cosa c'è dietro la tenda del mago di Oz.


giovedì 26 marzo 2015

La complessità della crescita economica





di James E. Miller


Che cos'è la crescita economica?

Gli economisti ne parlano incessantemente. Sia sui giornali sia nei libri di testo, la scienza triste sembra proprio che si basi sull'idea di aumentare la crescita. I politici amano quando c'è crescita economica durante il loro mandato e crisi in quello degli avversari. Per quanto se ne parli, però, il termine stesso non viene mai definito. La crescita è buona; la contrazione è male. E se il capofamiglia ha un lavoro dignitoso e ben pagato, allora tutto è in pieno boom.

Ecco come viene recepita la crescita economica dai cosiddetti profani. Gli intellettuali hanno la cattiva abitudine di condensare questioni complesse in istruzioni concise che non hanno alcuna incidenza sulla realtà. Infatti il termine "crescita" è solamente una parola con poco significato. Per fortuna abbiamo storie reali che ci dicono quanto l'economia moderna sia "cresciuta" rispetto a mezzo secolo fa.

Di recente l'editorialista del Wall Street Journal, Peggy Noonan, ha scritto un pezzo sui "vecchi tempi" dell'America, prendendo come spunto un discorso del senatore Joni Ernst. Quegli anni d'oro non erano così romantici come spesso li dipinge la narrativa moderna. La convenienza materiale non era onnipresente. L'abbigliamento di base era raro. Come scrive Noonan: "Se foste vissuti in una famiglia che era a malapena in grado di arrangiarsi, è probabile che non avreste avuto nemmeno un paio di scarpe."

Al giorno d'oggi la classe più bassa può permettersi più paia di scarpe di marca. Questo era inaudito oltre una generazione fa. C'erano semplicemente meno merci per tutti, e ciò comprendeva anche beni di prima necessità come il cibo, l'abbigliamento e la risorsa più importante: il tempo libero.

L'editorialista di Bloomberg View, Megan McArdle, sottolinea che la vita ritratta nella serie La Casa nella Prateria era tutt'altro che idilliaca. I personaggi imputavano un alto valore su certi ninnoli che noi oggi butteremmo via senza pensarci due volte. Le feste di famiglia gioiose? Ci voleva più di un giorno per prepararle; per non parlare di come fossero una rarità. I pasti nell'America del XIX secolo di solito contenevano, secondo la McArdle: "Fagioli, pane (o una sorta di grano porridge) e un po' di carne per il sapore, tra l'altro conservata sotto sale." Vivere con poco, ma assaporando le ricompense dure della vita bucolica, suona meraviglioso sulla carta. In realtà, vivere in quel modo era una questione completamente diversa. La vita era dura e talvolta brutalmente breve.

Le nostre vite sono state liberate da tale fatica grazie alla crescita economica. Mentre gli economisti amano snocciolare numeri e statistiche per dimostrarla, la crescita è facilmente riscontrabile quando guardiamo agli elettrodomestici che usiamo quotidianamente. Lavatrici, condizionatori, frigoriferi, automobili e forni a microonde sono tutti i prodotti della "crescita". Che cosa significa? Significa semplicemente che la crescita economica è il risultato di un maggior numero di prodotti disponibili. Niente grafici, niente tabelle di dati, niente percentuali e formule. La crescita significa poter acquistare un paio di scarpe da ginnastica durevoli con due ore di lavoro a salario minimo.

Non dobbiamo scordare i vantaggi economici che abbiamo sperimentato nel corso dell'ultimo mezzo secolo quando li si confronta con i temi della povertà e della disuguaglianza di reddito. I sostenitori del welfare state sono pieni di messaggi empatici, ma non comprendono la nostra fortuna economica. Ignorando la mole di progressi che abbiamo fatto, si perde anche la possibilità di capire come possono essere risolti i problemi.

Un esempio particolare di quanto detto possiamo ritrovarlo in un recente editoriale del New York Times scritto da Nicholas Kristof. Chiedendosi "Dov'è l'empatia?" Kirstof ci racconta la storia del suo amico Kevin Green scomparso all'età di 54 anni. Green non era affatto un uomo decadente. Verso la fine della sua vita riusciva a sopravvivere grazie ai food stamp, all'assicurazione per l'invalidità e al piccolo profitto che otteneva dalla raccolta di materiali riciclabili e dalla vendita di marijuana.

Da qualche parte nella sua vita, la strada di Green verso una vita piacevole ha preso una piega sbagliata. Dopo essere cresciuto in una classica famiglia della classe media, il tipo di lavoro che aveva sostenuto i suoi genitori iniziò a scomparire. Il padre di Green aveva un'istruzione di basso livello, ma aveva un lavoro che pagava bene. Suo figlio non è stato così fortunato, passando da un lavoro a basso salario al successivo con un salario ancora più basso, mentre metteva al mondo due figli con una ragazza che alla fine l'ha lasciato.

I figli e un infortunio alla schiena hanno lasciato Green con pochi mezzi per mantenersi. Poi sono arrivati diabete, arresti per droga, patente di guida ritirata e problemi di cuore. Scrive Kristof: "La mobilità che sembrava così promettente una generazione fa, si è rivelata solo un miraggio." Kristof conclude che la disuguaglianza crescente e la mancanza di posti di lavoro buoni sono quello che hanno fregato Green. Quanto c'è di vero?

Bastiat disse che l'immaginazione è il miglior strumento che possa avere un pensatore economico. Quindi immaginate se Kevin Green fosse vissuto 80 anni fa: quanto più difficile sarebbe stata la sua vita? Il piccolo reddito che guadagnava non avrebbe potuto acquistare la quantità di cibo, vestiti e riparo di oggi. La benedizione della crescita economica è che aiuta i meno abbienti a sopravvivere, seppur con parsimonia.

Storie di disagio, come quella di Green, dovrebbero suscitare empatia. Ma non devono essere considerate come una forma di sprone affinché lo stato agisca o come la prova che viviamo in tempi bui. Circa 100 anni fa, il più ricco dei ricchi poteva solo sognare il tipo di abbondanza che esiste oggi. Avere tutto l'oro del mondo non significa avere accesso immediato al cibo ad alto contenuto calorico o a cure mediche.

"I poveri li avete sempre con voi, e potete aiutarli ogni volta che volete," dice la Bibbia. Ciò che è successo a Green è tragico. La sua morte ci dovrebbe far pensare alla stupidità delle leggi sulle droghe e sull'efficacia del welfare, ma dovremmo anche rimanere concentrati sulla crescita economica per capire meglio la complessità di un tenore di vita crescente. Green sarebbe stato meglio con uno stato più generoso solo nel breve periodo. L'opportunità è ciò che più importa; l'opportunità di lavorare e acquistare beni sono i sottoprodotti della crescita economica. Sono cose che richiedono tempo. Se Green avesse avuto accesso a più frutti della crescita, forse non sarebbe stato il protagonista di questa triste storia.

La crescita economica è un processo lento che non diviene evidente in modo immediato. Accade sempre, che venga notato o meno. L'America non è diventata all'improvviso una nazione da un paio di scarpe per bambino a più varianti di calzature. Questa transizione ha richiesto produttività e accumulo di capitale, ed è qualcosa che pochi economisti vi diranno mai. Invece preferiscono darvi la spiegazione politicamente più conveniente piuttosto che la verità. Persone come Kevin Green ne risentono.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 25 marzo 2015

Rimpiazzare l'establishment keynesiano





di Gary North


Uno dei campi di studio più importanti in ambito storico è la storia delle idee. In quasi tutti i casi che ho letto, un autore si concentra solo sulle idee; non descrive le circostanze storiche in cui una particolare idea è scomparsa, o ha trionfato, o non ha mai avuto alcun effetto.

Una volta Robert Nisbet disse un grande frase: "Le idee non generano idee nel modo in cui le farfalle generano le farfalle." Per discutere la storia delle idee, l'autore dovrebbe discutere le impostazioni storiche di quelle idee. Deve porsi le domande fondamentali: cosa, quando, dove, chi e perché -- in questo ordine. Per farlo, ha bisogno di fare quattro cose:

  1. Seguire le confessioni.
  2. Seguire le organizzazioni.
  3. Seguire il denaro.
  4. Seguire i media.

Praticamente non viene mai fatto. E' un lavoro estremamente duro, e le persone che scrivono la storia delle idee vogliono trattare solo con le idee. Per spiegare come e perché una particolare idea sia diventata dominante, oppure sia scomparsa, lo storico dev'essere in grado di comprenderne il contesto storico. Quelle persone che si specializzano nella storia delle idee raramente ne sono in grado, oppure non hanno alcuna intenzione di farlo.

Questo non è semplicemente un dibattito accademico. Se un gruppo, o un movimento, vuole contrastare una cattiva idea, è meglio che i suoi progettisti abbiano una certa consapevolezza delle condizioni storiche. Devono pianificare una strategia per affrontare le idee contro cui si scagliano. Ma raramente i gruppi di attivisti pianificano strategie per confutare le idee. Tali gruppi sono interessati agli strumenti pratici per cambiare le gerarchie di potere, ma affermano che le idee si prenderanno cura di sé stesse.

Le idee non si prendono mai cura di sé stesse. La gente ha idee, le difende, le estende e quindi guadagna seguaci che sono preparati a metterle in pratica.

Ci deve essere una teoria solida e una pratica solida. Devono essere coerenti. Una Bibbia senza una chiesa non ha influenza. Una chiesa senza Bibbia non ha fulcro.



EVANGELIZZAZIONE E RAPPORTI DI FORZA

Chi vuole cambiare il pensiero di una società deve capire il quadro generale, cioè le forze sociali, economiche, intellettuali e soprattutto religiose che sono dominanti in quella società.

Poi il singolo rivoluzionario, o evangelista, deve elaborare un piano che possa funzionare nel contesto dell'ordine sociale esistente. Questo può variare, da nazione a nazione e da cultura a cultura. Si tratta di un duro lavoro. Si tratta di assumersi dei rischi. Comporta l'applicazione della teoria generale a casi specifici. Se la teoria generale è sbagliata, il piano non funzionerà. Se il piano non si occuperà di importanti forze sociali, il piano non funzionerà. E' un duro lavoro elaborare un piano che sia coerente con una teoria generale e che sia importante anche nel contesto sociale prevalente.

I missionari stranieri l'hanno fatto per secoli ed è proprio questo quello che devono fare. Le organizzazioni missionarie sono diventate molto brave in questo compito, soprattutto nelle società arretrate. Impegnano soldi. Giovani uomini e giovani donne impegnano la loro vita. Lavorano in circostanze difficili. Molti di questi sforzi non hanno successo, ma ogni tanto c'è un grande trionfo.

Viviamo in un'epoca di evangelizzazione economica. Ci sono molteplici teorie là fuori, ma nessuna delle alternative all'ortodossia keynesiana ha mordente nelle menti degli intellettuali, figuriamoci in quella degli elettori.



I COMUNISTI: PESSIMA TEORIA, PIANO FUTILE

I comunisti tentarono di capire quella che chiamavano una correlazione di forze. Cercarono di infiltrarsi nelle organizzazioni e quindi cambiare le menti dei leader. Ma i comunisti erano unici in questo senso.

Ciò che li portò alla rovina fu la loro incapacità di comprendere questa correlazione di forze. Non capirono mai il connubio causa-effetto nella storia. Pensavano che organizzare il proletariato avrebbe cambiato l'Occidente, ma non è mai accaduto. L'intera teoria era sbagliata.

L'unico comunista che lo capì fu Antonio Gramsci. Era un italiano e trascorse la maggior parte degli ultimi anni della sua vita in prigione. Mussolini lo aveva imprigionato e non lo rilasciò. Ma dovette abbandonare il marxismo affinché potesse fornire una nuova strategia di rivoluzione. Marx aveva insegnato che il modo di produzione è centrale: la sottostruttura della società. Considerava le idee come dei semplici abbellimenti agli interessi di classe: la sovrastruttura. Ma i sindacati occidentali fecero capire a Gramsci che non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione comunista. I membri del sindacato volevano solamente una fetta più grande della torta capitalista. Pertanto, Gramsci disse che l'unico modo per smantellare il capitalismo in Occidente passava attraverso l'indebolimento delle fondamenta morali del capitalismo. Quando queste ultime sarebbero crollate, il modo di produzione sarebbe crollato insieme a loro e la rivoluzione comunista avrebbe trasformato la società. Questo non era marxismo. Questo era il ripudio del marxismo. Il problema con gli studenti di Gramsci è che non parlano mai del fatto che egli smise di essere un marxista, quando se ne uscì con questa teoria.

Marx aveva torto e anche Gramsci. Ed avevano torto anche tutti quegli anti-comunisti che presero sul serio lo scenario di Marx. Non ci sarebbe mai stata una rivoluzione proletaria in Occidente. La teoria marxista era sbagliata da cima a fondo. Ci possono essere state rivoluzioni in nome di Marx, e Lenin ne perseguì una con successo. Anche Mao. Il marxismo, però, era un abbellimento da esporre in vetrina. Entrambi questi tiranni appiccicarono la teoria marxista ad un sistema di controllo totale.

Marx espose i suoi famosi dieci passi su come costruire una società pre-comunista dopo la rivoluzione. Questa doveva essere una sorta di preparazione in vista del trionfo finale del comunismo. Non scese mai nei dettagli su come avrebbe funzionato il comunismo. Era tutta teoria. Era tutta una giustificazione per la rivoluzione. Fu una lunga giustificazione della rivoluzione. Era una religione della rivoluzione, come ho sostenuto nel mio libro del 1968, Marx's Religion of Revolution. Ma la teoria non aveva importanza. Infatti la teoria era sbagliata, nonostante il fatto che i due imperi comunisti ricoprirono circa un terzo del mondo.

Il marxismo era sostanzialmente una pessima idea giunta alle orecchie di alcuni rivoluzionari, i quali l'hanno messo in prarica con strategie che non avevano nulla a che fare con l'idea originale. Il marxismo veniva utilizzato come sovrastruttura. Marx definì le basi come sottostruttura e la individuò nel modo di produzione. In realtà, a nessuno è mai importato. Gli unici posti dove il comunismo ha avuto successo sono stati gli ambienti rurali, dove Marx disse che non avrebbe mai avuto mordente. Secondo lui la rivoluzione comunista sarebbe arrivata solo nelle società capitaliste, e invece non accadde nulla del genere.

Il marxismo è il miglior esempio moderno di una visione del mondo adottata dagli intellettuali occidentali, ma che non ha prodotto la rivoluzione comunista che la sua teoria definiva inevitabile. L'unico posto in Occidente dove il marxismo ha messo radici, è stato nella mente degli intellettuali. Così quando i comunisti sovietici hanno cercato di spiegare i rapporti di forza in Occidente, hanno sempre avuto torto. Avrebbero potuto estendere il sistema attraverso la potenza militare, come fece Stalin nella seconda guerra mondiale; o avrebbero potuto estenderlo nelle società rurali dove non avrebbe dovuto aver luogo, come fecero Mao, Ho Chi Min e Pol Pot; ma hanno sempre fallito nell'estendere il marxismo all'interno del proletariato dei paesi capitalisti occidentali. Questo li ha sconcertati. Non l'hanno mai capito.



LA RIVOLUZIONE MARGINALE DEI FRATELLI KOCH

I media sostengono che i fratelli Koch abbiano sia i soldi sia un piano. Non c'è dubbio che abbiano speso un sacco di soldi. Ma funzionerà il loro piano? Finora non ha prodotto nessuna teoria economica, nessun dipartimento di economia unito da una teoria, nessun tipo di think tank con un messaggio teoricamente coerente. Influenza sul Congresso? Zero. I media li considerano dei pezzi grossi. Io li considero delle mine vaganti.

Esattamente 40 anni fa i Koch hanno commesso un errore strategico. Decisero di cambiare il clima dell'opinione economica elitaria, ma scommisero sul cavallo sbagliato: Hayek. Decisero deliberatamente di bypassare Mises, che a differenza di Hayek era un costruttore di sistemi ma non aveva alcuna influenza. Hayek ce l'aveva invece: un Premio Nobel. Ma soffriva di un difetto intellettuale: era quello che lui stesso definiva "un enigma". Hayek usò addirittura la definizione di Alfred North Whitehead per definire tale stato mentale: "confusionario". Hayek ci scrisse anche un articolo nel 1975 sull'Encounter: "Types of Mind." Ciò accadeva un anno dopo l'assegnazione del Premio Nobel. L'articolo è stato ristampato nel volume 3 del suo libro Collected Works.

Nel giugno del 1974 i Koch finanziarono la conferenza South Royalton sull'economia Austriaca. Furono invitate quattro dozzine di giovani Austriaci. Io ero uno di loro. Il focus di quella conferenza era su Mises, non su Hayek. Mises morì nell'ottobre del 1973 e Hayek venne insignito inaspettatamente del Premio Nobel lo stesso mese. I Koch cambiarono cavallo. Nella conferenza del 1975, che si tenne a Hartford, invitarono Hayek. Anch'io vi partecipai.

I Koch non hanno mai accettato questa realtà sociale: nessun movimento può trasformare una civiltà, se si basa sugli scritti di un uomo enigmatico. Gli uomini non sacrificheranno la loro vita, la ricchezza e l'onore per attuare la visione di un uomo enigmatico.

Invece di iniziare da Wichita e andare avanti, iniziarono da Wichita e tornarono alla Washington Beltway. Volevano orchestrare una rivoluzione dall'alto verso il basso, il cui cuore, però, si basava su un punto di vista dal basso verso l'alto: le azioni umane. Ancora non hanno capito che la loro strategia istituzionale è in contrasto con la loro teoria economica. Ora sono troppo vecchi per cambiare cavallo -- da Hayek a Mises, da Washington a Wichita.

Hanno commesso un altro errore strategico. Non hanno prestato attenzione alla Nuova Destra Cristiana che da sola avrebbe avuto forze sufficienti per diffondere un'idea alternativa a Keynes basata sul libero mercato. Era fuori dal radar dei Koch. Hanno basato i loro piani su ciò che gli economisti chiamano una rivoluzione ai margini: professori ai margini, università ai margini e politici ai margini. Si sono dimenticati dei ministri e dei diaconi.

Gli sforzi ideologici di Charles Koch non produrranno niente. E' un vecchio ora: 79 anni. A questa età o si è lasciato un segno, oppure non lo si lascerà più. I vecchi non imparano cose nuove. Il Mises Institute ha più influenza rispetto a tutti i think tank che i Koch hanno finanziato. Il Mises Institute cambia le menti. I think tank dei Koch assumono menti che sono state cambiate. Solo occasionalmente sono menti legate alla Scuola Austriaca.

I Koch hanno scommesso su un uomo enigmatico: Hayek. Si lasceranno dietro un mucchio di pezzi di un puzzle per il quale non c'è mai stata un'immagine guida.



INFILTRAZIONE E PREPARAZIONE

Dopo il 1991 Murray Rothbard notò con un certo rammarico che nessuno nel movimento libertario aveva mai provato a stilare un programma di transizione per l'Unione Sovietica, una transizione verso il capitalismo di libero mercato. Non ci provò nessuno. Nessuno ci pensò. E così il sistema economico russo è sostanzialmente una versione del keynesismo. La banca centrale domina incontrastata. La burocrazia domina incontrastata. I mercati non sono liberi. Il sistema è manipolato. E' semplicemente capitalismo clientelare occidentale sovrapposto alla vecchia burocrazia sovietica, che fu quella che Lenin impose sulla vecchia burocrazia zarista. La Russia è ancora un'economia burocratica top-down, con la produttività proveniente dal basso. Oggi l'unica cosa diversa è questa: il capitalismo ha portato in Russia una maggiore produttività rispetto a quella che c'era in Unione Sovietica o nella Russia zarista.

Per indebolire l'establishment keynesiano, ci servono soldi e un piano.

Io ho cercato di farlo per quanto riguarda l'economia keynesiana. Penso che si debba iniziare con una confutazione di un libro: la Teoria Generale di Keynes. Se ciò non avviene, allora lo sforzo di sostituzione è fuorviante. Ma una cosa del genere non è mai stata fatta. Nessuno ha mai voluto farla. Nessuno vuole farla ora. Nessuno vuole impegnarsi, a 25 anni, a fare una cosa simile.

Così, quando arriverà la crisi economica, accadrà quello che è accaduto nel 1935: i keynesiani non sapranno fornire una spiegazione esauriente sul perché il sistema andrà in bancarotta. Quello sarà il loro punto vulnerabile. Keynes non aveva alcun piano nel 1934 e scrisse un libro che venne pubblicato nel 1936. L'editore, la Macmillan, aveva già pubblicato un libro incline al libero mercato: The Great Depression (1934) di Lionel Robbins. Pubblicò addirittura un manoscritto tutto suo: Banking and the Business Cycle (1937). Ma nel 1936 ebbe successo il libro di Keynes. Venne assunto dal Tesoro nel 1939 e morì un anno dopo la seconda guerra mondiale. I suoi discepoli fecero il lavoro pesante.

Neanche questi ultimi hanno un grande piano, ma sono al comando. Inizialmente il loro piano era quello di soggiogare i dipartimenti universitari d'economia, e in particolare soggiogare le redazioni delle riviste accademiche. Keynes, e poi Roy Harrod, gestirono The Economica Journal. I keynesiani ebbero successo in questa strategia. Inoltre raccomandavano quello che i politici volevano sentire. I loro avversari, invece, affermavano quello che i politici non volevano sentire e non volevano applicare: riduzione dei costi, riduzione delle spese e bilanci in pareggio. I keynesiani erano in vantaggio in questo campo. I keynesiani avevano i rapporti di forza dalla loro parte. Avevano anche un libro pieno di incoerenze che qualsiasi economista poteva interpretare a modo suo -- cosa che accade ancora oggi, ripetutamente. Tutto questo li servì per imporre il loro predominio. Poi nel 1948 Paul Samuelson scrisse Economics, che divenne il libro di testo universitario dominante per una generazione.

Non esiste nessun piano o programma per affrontare Keynes, figuriamoci il keynesismo. È per questo che ne ho ideato uno, ma limitato, tatticamente. Sottolinea ciò che non è stato fatto, vale a dire, seppellire il libro più importante di Keynes. È da qui che deve partire la resistenza; ed è da qui che non dovrebbe finire.

Il mondo pullula di critiche sparse per quanto riguarda il keynesismo, ma non sono sistematiche. Non lo sono mai state. Non vi è nessun economista rappresentativo che possa articolarle. Quando arriverà il Grande Default, e i governi occidentali saranno incapaci di soddisfare le loro promesse economiche nei confronti dei vecchietti in pensione, il mondo sarà popolato da un sacco di persone che sono state critiche col sistema keynesiano. In primo luogo, poche di loro avranno una teoria coerente di libero mercato. "Non si può battere qualcosa con niente!" In secondo luogo, di queste poche ancora meno -- probabilmente nessuno -- avranno un piano istituzionale e un programma per sostituire l'establishment e l'ortodossia keynesiana di oggi. Questa guerra sarà combattuta nel mercato delle idee. Sarà combattuta nei consigli di amministrazione delle grandi aziende. Sarà combattuta nei reparti d'economia dove i keynesiani sono di ruolo.

Le critiche al sistema esistente sono una lotta libera. Rimarranno rumore di fondo fino al Grande Default. Poi infurierà la guerra delle idee. C'era Adam Smith nel 1776: l'inizio della crescita economica composta che nessuno percepì all'epoca. C'era Keynes nel 1936: il sesto anno della Grande Depressione che tutti percepirono all'epoca. Ci sarà qualcuno di paragonabile dopo il Grande Default.



CONCLUSIONE

Quando arriverà il Grande Default, ci sarà una grande fretta per spiegare perché è successo, da entrambe le parti, o da tutte le parti, e ci sarà una grande lotta per ottenere influenza in un mondo di media decentralizzati. Non è chiaro chi vincerà questo dibattito. Non credo che saranno i keynesiani.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 24 marzo 2015

Il nuovo gold fix di Londra e la strategia della Cina

L'istituzione della AIIB da parte di Cina e Russia non è un evento da prendere sottogamba. Soprattutto ora che Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Svizzera hanno dato il loro assenso a partecipare a tale istituto nonostante i pareri stizziti di Washington. Sin dall'inaugurazione dello SCO, Cina e Russia, da un punto di vista geopolitico, hanno lavorato per spaccare la NATO e portare dalla loro parte vari alleati degli USA. Dapprima i vari accordi con le altre nazioni sulla possibilità di saldare i debiti esteri in yuan (in modo da renderlo accettabile a livello globale), poi l'istituzione di questa nuova banca che garantirà finanziamenti per la costruzione di infrastrutture nell'area dello SCO e infine la partecipazione al gold fix di Londra. A causa della loro belligeranza e della loro sconsideratezza in campo monetario, gli Stati Uniti stanno assistendo al lento sgretolamento del loro impero. Una delle cose che ancora manca alla Cina per spodestare gli Stati Uniti e il dollaro, è l'affidabilità. Deve dimostrare al mondo che il suo è un Paese di cui ci si possa fidare. Ciò richiede l'abbandono di politiche interventiste e una spiccata protezione della proprietà privata. Visto che lo SCO si è dimostrato finora un grande importatore d'oro, la Cina potrebbe iniziare a guadagnare affidabilità legando lo yuan all'oro. Ciò invertirà tutte le bolle che finora sono state gonfiate attraverso l'ingegneria finanziaria centrale. La Cina, quindi, deve essere pronta ad accettarne le conseguenze.
___________________________________________________________________________________


di Alasdair Macleod


Questo mese il mercato dell'oro fisico subirà un cambiamento radicale quando il 20 marzo le quattro banche di Londra cederanno il passo all'International Commodity Exchange.

Dal primo aprile il Financial Conduct Authority estenderà i propri poteri: oltre al semplice ruolo di supervisore dei partecipanti, ricoprirà anche funzioni di aggiustamento. Ciò toglierà la possibilità alle bullion bank di controllare i prezzi, permettendo a tutti i partecipanti diretti e ai clienti sponsorizzati di partecipare al processo di aggiustamento.

Emergono due importanti conseguenze. In primo luogo, il mercato di Londra sta cambiando: sta passando dall'essere un mercato non regolamentato a parzialmente regolamentato, riducendo lo spazio per una manipolazione dei prezzi. E in secondo luogo, le grandi banche statali cinesi, presumendo che diventino partecipanti dirette, avranno la possibilità di dominare il mercato dell'oro di Londra senza dover avere a che fare con una delle sopracitate quattro banche. Non sappiamo ancora chi siano i partecipanti diretti, ma è una certezza che la Cina sarà rappresentata.



Implicazioni di un Mercato Regolamentato

In base all'attuale organizzazione, un acquirente o un venditore deve per forza di cose passare per una delle quattro bullion bank che partecipano al processo di aggiustamento. Le informazioni che carpiscono da questa attività sono fondamentali, conferendo loro un vantaggio di trading quasi monopolistico rispetto a tutti gli altri. Invece, acquirenti e venditori restano anonimi durante il processo d'asta.

La nuova piattaforma dovrebbe garantire la parità di opportunità, eliminando il vantaggio di cui godono le suddette bullion bank. Le carte in tavola stanno per cambiare e i privilegi di queste banche verranno dissolti dall'entrata in scena dei cosiddetti "deep pocket". Quasi certamente saranno le banche cinesi di proprietà statale che controllano già il più grande mercato d'oro fisico in Asia: lo Shanghai Gold Exchange (SGE).



La Strategia della Cina

La Cina aveva già intrapreso il suo primo passo verso un'eventuale dominio del mercato dell'oro nel giugno del 1983, quando il Consiglio di Stato approvò la normativa sul controllo dell'oro e dell'argento. I seguenti articoli ne specificano in modo molto chiaro gli obiettivi:

  • Articolo 1. La presente Normativa è stata formulata per rafforzare il controllo dello Stato su oro e argento, per garantire allo Stato uno sviluppo economico in linea con le sue necessità di tali metalli e per rendere illegale il contrabbando dei suddetti metalli preziosi insieme alle attività di speculazione e sciacallaggio.
  • Articolo 3. Lo Stato persegue una politica di controllo unificato, nonché acquisto e distribuzione di monopolio, per quanto riguarda oro e argento. Le entrate e le spese totali relative a oro e argento per quanto riguarda organi statali, forze armate, organizzazioni, scuole, imprese statali, istituzioni e organizzazioni economiche urbane e rurali (di seguito definite come unità nazionali) devono essere incorporate nel piano statale di acquisti e spese per oro e argento.
  • Articolo 4. La Banca Popolare di Cina è l'organo di Stato responsabile del controllo dell'oro e dell'argento nella Repubblica Popolare Cinese.
  • Articolo 5. Tutto l'oro e l'argento detenuto dalle unità nazionali, con l'eccezione di materie prime, attrezzature, utensili per la casa e ricordi per cui la Banca Popolare di Cina ne ha consentito il possesso, deve essere venduto alla Banca Popolare di Cina. Oro e argento non possono essere conservati personalmente o posseduti senza autorizzazione.
  • Articolo 6. Tutto l'oro e l'argento legalmente acquisito dai singoli individui deve finire sotto la protezione dello Stato.
  • Articolo 8. Tutti gli acquisti d'oro e argento devono essere effettuati tramite la Banca Popolare di Cina. Nessuna unità o individuo deve acquistare oro e argento se non autorizzato o incaricato a farlo dalla Banca Popolare di Cina.
  • Articolo 12. Tutto l'oro e l'argento venduto da individui deve essere venduto alla Banca Popolare di Cina.
  • Articolo 25. Non esiste restrizione alla quantità d'oro e argento che può essere importata nella Repubblica Popolare Cinese, ma deve essere dichiarata e registrata presso le autorità doganali della Repubblica Popolare Cinese.
  • Articolo 26. Verranno svolte ispezioni da parte degli agenti doganali della Repubblica Popolare Cinese per verificare se l'acquisizione estera d'oro e argento sia stata effettuata in conformità con l'importo indicato sul certificato rilasciato dalla Banca Popolare di Cina o il modulo di dichiarazione e di registrazione. Tutto l'oro e l'argento senza un certificato di copertura, o che abbia superato la quantità dichiarata e registrata, verrà sequestrato.

A prescindere dai costi, la Cina ha sviluppato la sua produzione d'oro, diventando il più grande produttore al mondo. Le raffinerie statali lavorano quest'oro insieme a quello doré importato da altre parti. Tutto l'oro che entra in Cina, non ne esce.

Gli articoli della normativa citati qui sopra, formalizzano il monopolio dello stato su tutto l'oro e l'argento che controlla la Banca Popolare; seppur permettendo la libera importazione d'oro e argento, le esportazioni vengono mantenute sotto un controllo molto stretto. Sulla base di tali norme (alcune delle quali sono state modificate) la Banca Popolare ha istituito lo SGE, il quale rimane sotto il suo totale controllo. L'intento dietro a tale normativa non è quello di stabilire o permettere il libero commercio d'oro e argento, ma quello di controllare questi metalli nell'interesse dello stato.

La crescita delle importazioni d'oro registrate sin dal 2002, rappresenta solo l'ultima testimonianza di un atto di politica intrapreso 32 anni fa. Sebbene per tutti questi anni la Cina abbia continuato ad accumulare oro, ce ne sono voluti diciannove prima che permettesse ai propri cittadini di comprarlo e possederlo per sé stessi. Inoltre i lingotti sono stati ampiamente fruibili, perché in diciassette di quegli anni l'oro ha sperimentato un mercato orso alimentato da una combinazione di cessioni da pate delle banche centrali, leasing, scarti, produzione mineraria crescente e vendite degli investitori (secondo le mie stime stiamo parlando di circa 76,000 tonnellate). I due più grandi acquirenti di tutto quest'oro sono stati il Medio Oriente e la Cina. Potete verificare l'origine di questi numeri e le tesi di fondo, consultando il seguente articolo del novembre scorso: http://francescosimoncelli.blogspot.it/2014/11/loro-e-sottovalutato-potete-scommetterci.html

Detto in altro modo, il costo delle 25,000 tonnellate d'oro equivale a circa il 10% delle esportazioni cinesi durante il suddetto periodo; inoltre gli anni ottanta e i primi anni novanta hanno visto enormi afflussi di capitali, quando le multinazionali stavano costruendo fabbriche in Cina. Tuttavia, la cifra riguardo l'accumulo d'oro della Cina è al meglio una congettura, ma data la determinazione espressa nella normativa del 1983 e gli eventi successivi, è chiaro che nel 2002 la Cina era arrivata ad accumulare una notevole riserva d'oro non dichiarata.

Finora i piani a lungo termine della Cina sembrano aver raggiunto traguardi importanti. Sin dal 2008 le consegne al pubblico attraverso lo SGE sono state pari a 8,459 tonnellate d'oro, invece al lordo dei rottami arrivano probabilmente a più di 9,500 tonnellate sin dal 2002 (prendendo in considerazione la produzione mineraria nazionale di circa 1,352 tonnellate tra il 2002 e il 2007).

Con un tale impegno in questo mercato, ora dobbiamo anticipare la fase successiva della strategia cinese, motivo per cui i cambiamenti di Londra possono essere importanti.

Ora la Cina ha l'opportunità di ricoprire un ruolo dominante a Londra, senza dover passare attraverso le quattro bullion bank. Pertanto non è esagerato dire che dal 20 marzo la Cina sarà in grado di controllare il mercato mondiale dell'oro fisico, cosa che le consentirà di gestirne il prezzo. La Cina ha le tasche profonde, sostenute da una grande riserva.



Le Motivazioni della Cina

Le motivazioni della Cina per prendere il controllo del mercato dell'oro si sono quasi certamente evolute. La normativa del 1983 ha senso come parte di un piano lungimirante per garantire che alcuni dei benefici dell'industrializzazione fossero convertiti sotto forma di un asset nazionale privo di rischi di controparte. Questo ragionamento è simile a quello delle nazioni arabe che solo dieci anni prima avevano capitalizzato il prezzo del petrolio, cosa che le ha portate ad accumulare il loro bel gruzzolo a beneficio delle generazioni future. Col passare del tempo il mondo è cambiato, sia economicamente che politicamente.

Il 2002 è stato un anno significativo per la Cina, quando sono entrate in scena le considerazioni geopolitiche. Non solo la Banca Popolare ha istituito lo SGE per facilitare le consegne agli investitori privati, ma quello è stato l'anno in cui lo Shanghai Cooperation Organization (SCO) ha formalmente adottato il suo statuto. Inoltre la fusione tra interessi economici e di sicurezza, ha legato in un blocco economico Russia, Cina e un certo numero di altri stati asiatici ricchi di risorse. Quando mettiamo insieme India, Iran, Mongolia, Afghanistan e Pakistan, lo SCO copre più della metà della popolazione mondiale. E, inevitabilmente, i membri dello SCO sono alla ricerca di un sistema di compensazione commerciale alternativo all'uso del dollaro USA.

Ad un certo punto la Cina insieme al suo partner SCO, la Russia, forzeranno più in alto il prezzo dell'oro (come parte della loro strategia monetaria). Da un punto di vista economico, possiamo sostenere quest'idea sulla base che il possesso d'oro, valutato correttamente, darà loro un dominio finanziario sul commercio globale in un momento in cui le valute fiat si disintegreranno; o più semplicemente, non c'è motivo di possedere un asset e sopprimerne il prezzo per sempre. Dal 2002 si è evoluto anche un argomento geopolitico: la Cina e la Russia hanno smesso di voler abbracciare il capitalismo americano ed europeo, considerandoci come dei nemici mollicci. La popolazione cinese è stata quindi incoraggiata a comprare oro, denudando l'occidente dagli ultimi lingotti che gli rimanevano.

Ciò che sorprende veramente, è come l'establishment politico ed economico occidentale abbia sottovalutato l'importanza dell'oro e ignorato tutti i segnali d'allarme. Non sembra rendersi conto del potere che ha dato a Cina e Russia: creare un caos finanziario facendo semplicemente aumentare il prezzo dell'oro. Se accadrà proprio questo, e sembra essere solo una questione di tempo, collasserà il sistema a riserva frazionaria londinese composto da conti in oro scoperti, lasciando Shanghai come unico grande mercato.

Pertanto, l'incapacità del mercato dell'oro di Londra di vedere oltre i suoi interessi di breve termine, ha fornito l'occasione alle banche statali cinesi di controllare tale mercato. Questo è probabilmente l'ultimo anello della strategia cinese, e attraverso di esso inaugurare un dominio pianificato dell'economia globale in partnership con la Russia e gli altri paesi dello SCO.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/