Bibliografia

mercoledì 25 febbraio 2015

L'incuranza europea nei confronti della sconsideratezza monetaria





di Richard Ebeling


La Banca Centrale Europea ha annunciato l'intenzione di creare dal nulla oltre un bilione di nuovi euro dal marzo 2015 al settembre 2016. La ragione, dicono i pianificatori centrali monetari, è quella di prevenire una deflazione dei prezzi e "stimolare" l'economia europea.

L'unico problema con questo piano è che la loro preoccupazione per la "deflazione" è una paura infondata, e la stampa di denaro non potrà mai essere una soluzione di lungo termine per raggiungere una crescita economica sostenibile.



Alto Tasso di Disoccupazione e Stagnazione Economica

L'Unione Europea sta sperimentando livelli impressionanti di disoccupazione. L'UE nel suo insieme ha il 10% della forza lavoro disoccupata.

Analizzare questi numeri secondo i vari livelli nazionali mostra semplicemente in quale stato pietoso versano le varie economie degli stati membri. In Grecia quasi il 26% della forza lavoro è disoccupata. In Spagna il 24%; in Italia e Portogallo oltre il 13%. In Francia la disoccupazione supera il 10%, con la Svezia all'8%. Solo la Germania e l'Austria hanno una disoccupazione del 5% rispetto agli altri 28 Paesi membri dell'Unione Europea.

La disoccupazione giovanile (coloro compresi tra i 16 e i 25 anni d'età in grado di trovare un lavoro) è ancora più catastrofica. L'Unione Europea nel suo complesso fa registrare una media di oltre il 22%.

In Grecia quasi il 60% di quelle persone sotto i 25 anni è senza lavoro; in Spagna quasi il 55%, con l'Italia al 43% e Francia e Svezia oltre il 22%. Solo in Norvegia e Germania la disoccupazione giovanile è meno dell'8%. Quasi tutti gli altri paesi dell'Unione Europea fanno registrare numeri a due cifre.

Nel 2014 la crescita del prodotto interno lordo dell'Unione Europea nel suo insieme è stata ben al di sotto dell'1%. Solo Repubblica Ceca, Norvegia e Polonia hanno fatto registrare numeri al di sopra del 2% tra i membri dell'Unione Europea.

Nel 2014 i prezzi al consumo nell'UE sono cresciuti in media dello 0.4%, con la maggior parte dei Paesi membri che sta sperimentando un aumento medio dei prezzi al consumo tra lo 0.2 e il 2% annuo. Solo in Grecia il livello medio dei prezzi è diminuito ad un ritmo del -1.3%. Difficilmente questa situazione può essere interpretata come un'incidenza significativa di una deflazione dei prezzi nell'Unione Europea!



I Timori per una Deflazione dei Prezzi Sono Infondati

I pianificatori centrali monetari che gestiscono la Banca Centrale Europea, temono che la zona Euro possa sprofondare in un periodo prolungato di prezzi in discesa... a meno che essi non agiscano per spingere l'inflazione dei prezzi verso il loro obiettivo desiderato (circa il 2% l'anno).

(Vale la pena di sottolineare che se i pianificatori centrali monetari della zona Euro dovessero aver successo nel raggiungere suddetto obiettivo, ciò significherebbe che nei prossimi venti anni il potere d'acquisto di un euro si ridurrebbe di circa il 50%.)

Molti commentatori all'interno e all'esterno dell'Unione Europea hanno insistito sul fatto che la deflazione dei prezzi debba essere evitata a tutti i costi. La premessa implicita dietro i loro argomenti vuole che la deflazione venga associata ad una depressione economica o una recessione, e quindi non bisognerebbe permettere simili cali dei prezzi.

In tutte queste discussioni viene spesso ignorato, o dimenticato, che il calo dei prezzi può anche essere un'indicazione di prosperità economica e un aumento del tenore di vita. Ad esempio, tra il 1865 e il 1900 i prezzi negli Stati Uniti diminuirono di circa il 50%, mentre fu stimato che gli standard di vita aumentarono del 100%. Questo periodo viene generalmente identificato con la rapida industrializzazione dell'America nell'era post-guerra civile, in cui gli Stati Uniti marciarono per diventare il gigante economico che conosciamo oggi.



Calo dei Prezzi e Tenore di Vita Migliore

Il marchio di un'economia innovativa e competitiva di libero mercato è proprio il tentativo senza fine degli imprenditori di escogitare modi per produrre prodotti nuovi, migliori e meno costosi da vendere ai consumatori. Pensate alle calcolatrici tascabili, i telefoni cellulari, i lettori DVD e le TV a schermo piatto.

Quando negli anni '80 le calcolatrici tascabili sono arrivate sul mercato, erano troppo grandi per stare nella tasca di una camicia, eseguivano solo le funzioni aritmetiche più elementari e costavano centinaia di dollari. Nel giro di pochi anni sono diventate adatte alle tasche delle camicie, svolgono funzioni matematiche sempre più complesse e sono diventate così poco costose che molte aziende le darebbero via gratis come espediente pubblicitario.

Le aziende che le producevano non lamentavano il loro disagio puntando il dito contro prezzi sempre più bassi. L'efficienza dei costi introdotta in questa linea di produzione ha fatto in modo che potessero essere vendute più calcolatrici a più consumatori cosicché si potesse espandere la domanda e catturare una quota maggiore di un mercato.

In un'economia di libero mercato dinamica, innovativa e in crescita, persisterebbe una tendenza a migliorare un prodotto dopo l'altro, poiché l'aumento della produttività e la diminuzione dei costi li renderebbe meno costosi e, nonostante tutto, ancora redditizi.

Se si guardasse ad un certo periodo di tempo, una media statistica dei prezzi mostrerebbe senza dubbio un loro calo, oppure "deflazione dei prezzi", poiché un prezzo dopo l'altro subirebbe un tale calo. Questo significherebbe un tenore di vita crescente, poiché scenderebbe il costo reale di acquistare determinati beni con i nostri redditi monetari.





I Problemi Europei Sono Causati da Oneri Anti-Mercato

Le economie stagnanti con alti tassi di disoccupazione, come l'Unione Europea, non sono il risultato di forze deflazionistiche che impediscono la crescita e la creazione di posti di lavoro. Infatti sin dal 2008 la Banca Centrale Europea ha aumentato il suo bilancio oltre il bilione d'euro attraverso un'espansione monetaria, e nella zona Euro i prezzi, in generale, sono aumentati in media tra lo 0.5 e il 2% sin da allora. Colpa di forze "deflazionistiche"? Non scherziamo.

I problemi dell'Unione Europea non sono causati da una mancanza di "domanda aggregata". I suoi problemi sono sul "lato dell'offerta". L'UE è famosa per i suoi mercati del lavoro rigidi nei quali i sindacati ostacolano la flessibilità e l'adattabilità ai cambiamenti globali.

Salari al di sopra di quelli di mercato e privilegi vari spingono fuori dal mercato molti che potrebbero ottenere un posto di lavoro, in quanto le politiche statali e il potere dei sindacati spingono fuori dal mercato questi potenziali lavoratori. Inoltre le difficoltà a licenziare qualcuno una volta assunto, indeboliscono gli incentivi delle imprese europee a voler espandere la loro forza lavoro.

Anche un certo numero di organizzazioni internazionali, spesso colpevoli di favorire politiche anti-libero mercato, ha sottolineato la necessità che i governi europei introducano riforme sul lavoro per liberalizzare tali mercati nei loro Paesi; oltre a ridurre le normative sulle imprese che ostacolano gli incentivi imprenditoriali e prevengono una sana concorrenza.



Creare €1 Bilione Farà Solo Spuntare Ulteriori Squilibri

Creare più di un bilione di euro non farà scomparire le norme anti-concorrenziali, la discrepanza dei costi-prezzi e gli squilibri causati dagli interventi governativi e dalle restrizioni sindacali, né cancellerà l'onerosità delle imposte che riducono la volontà e la capacità degli imprenditori di svolgere le loro attività che potrebbero curare l'Europa dal suo malessere economico.

Inoltre, nella misura in cui la Banca Centrale Europea riuscirà ad iniettare questo bilione di euro nell'economia europea, metterà solamente in moto il pericolo di un'altra recessione economica futura. Non solo, ma alimenterà un rally insostenibile nei mercati finanziari e azionari. Il modo stesso in cui la nuova moneta verrà introdotta nell'economia più ampia, distorcerà inevitabilmente la struttura dei prezzi relativi e dei salari; favorirà un'allocazione errata delle risorse materiali e umane; e indurrà forme di investimenti improduttivi.

Quindi il tentativo di curare l'economia stagnante europea attraverso l'espansione monetaria, sarà la causa di un direzionamento errato di lavoro, capitale e produzione. Ciò richiederà inevitabilmente aggiustamenti e riequilibri della domanda e dell'offerta, nonnché nelle relazioni di prezzo; questo significa che le persone sperimenteranno una nuova recessione ad un certo punto nel futuro.



Un Programma Basato Sul Libero Mercato per la Crescita e i Posti di Lavoro

Quale potrebbe essere ,quindi, un programma "positivo" pro-mercato per la ripresa economica e la creazione di posti di lavoro nell'Unione Europea e negli Stati Uniti? E' presto detto:

  • Ridurre significativamente il tax rate sulle persone e sulle imprese, eliminare le tasse di successione; questo creerebbe maggiori incentivi e soprattutto gli strumenti finanziari per investimenti privati, formazione di capitale e creazione di posti di lavoro;
  • Tagliare la spesa pubblica a tutti i livelli per un minimo del 10% in modo da permettere un pareggio di bilancio senza alcun aumento delle tasse; questo attutirebbe parte della pressione sui mercati finanziari per finanziare i deficit pubblici e metterebbe fine alla crescita del debito pubblico, fino a quando i bilanci pubblici avrebbero eccedenze con cui iniziare a ripagare il debito;
  • Ridurre e abrogare le normative governative sulle imprese e sulle istituzioni finanziarie per consentire alle forze competitive di operare e di realizzare aggiustamenti e correzioni necessarie in modo da ripristinare l'equilibrio economico;
  • Istituire una rete di libero scambio attraverso l'eliminazione e la riduzione radicale dei rimanenti ostacoli finanziari e normativi al libero flusso competitivo delle merci tra i Paesi;
  • Terminare le espansioni monetarie e la manipolazione dei tassi di interesse da parte della banca centrale; i tassi di interesse devono dire la verità sulla disponibilità di risparmi e sulla redditività degli investimenti per la crescita di lungo periodo. L'espansione monetaria invia semplicemente falsi segnali che alterano il normale funzionamento dell'economia di mercato.

Un insieme di politiche come queste servirebbe come base per uno "stimolo" sano e sostenibile delle economie europee e americane. Inoltre sarebbe coerente con i principi di uno stato limitato e della libera impresa a fondamento di una società libera.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Ottimo.

    Se pensiamo a tutti i miti che sono stati propagandati e si sono consolidati nell'immaginario collettivo, dai pasti gratis ai diritti sociali, dal posto fisso statale all'impossibilita' del licenziamento nel privato (diritto umano secondo un noto sindacalista), e così via...
    Come andrà a finire? Come al solito. Bolle azionarie, arricchimento dei primi prenditori, distorsioni del mercato, ingiustizie sociali (si! Proprio loro, se solo si comprendessero le cause...). Ripresa della truffa e per il culo.
    Che fare? Posizionarsi se possibile. Cercare di proteggersi dagli effetti di questa immane espropriazione. Puntare sui cambiamenti marginali individuali.
    A questo proposito, Francesco, se non chiedo troppo, vorrei invitarti a scrivere un pezzo sulla utilità marginale sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista pratico e libertario. Che ne dici? Il marginalismo è il cardine della teoria austriaca e comprenderne il significato e le conseguenze di questa scoperta può cambiare il modus vivendi delle persone.
    Divulgare il marginalismo può sortire effetti imprevedibili. Chissà!

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    1. Ciao Dna.

      Ormai prevedere le mosse di questi saltimbanchi pare essere diventato relativamente semplice. Guarda un po' cosa ha detto zia Janet ultimamente: Fed’s Janet Yellen, in Testimony, Counsels Patience on Interest Rate Increase.

      Il 23 dicembre scorso scrivevo: "[...] La FED alzerà i tassi l'anno prossimo? Non credo proprio. E anche se ci proverà, tutto ciò che accadrà sarà l'avvento di una nuova recessione. Perché? Perché l'altezza dei tassi di interesse dovrebbe essere decisa dal libero mercato, non dai banchieri centrali. Recessione che, tra l'altro, si acuirà trasformandosi in una depressione non appena le varie bolle presenti sul territorio statunitense inizieranno a risentire di un panorama economico che troncherà la loro fonte di sovvenzionamento primaria: denaro fiat quasi gratis e tassi di interesse ultra bassi. I bei tempi finiranno."

      Oggi apprendiamo come zia Janet abbia detto ai mercati di avere "pazienza". Al prossimo comunicato stampa della FED sarà la stessa storia. Non possono farlo. O per meglio dire, non possono lasciare che accada. I banchieri centrali non controllano niente. Influenzano e manipolano. Sperano che il mercato seguirà le loro direttive. Nel breve termine andrà così. Nel lungo? Assolutamente no. La tigre ruggirà e Toto ruzzolerà dietro la tenda, smascherando le illusioni del Mago dell'Eccles Building.

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