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di Alasdair Macleod
Nonostante le incertezze dopo le elezioni greche, la Banca Centrale Europea (BCE) è andata avanti e ha annunciato un quantitative easing (QE) da €60 miliardi al mese da marzo di quest'anno fino al settembre 2016.
Ciò che rende interessante questa situazione è la crescente evidenza che il QE non stimolerà la ripresa economica. Anche Jaime Caruana, direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali e che sarebbe una sorta di banchiere centrale dei banchieri centrali, ha espresso pubblicamente profonde riserve sul QE. Tuttavia la BCE continua per la sua strada.
I keynesiani alla BCE non hanno le idee chiare. Non sono capaci di rispondere ai punti di Caruana, additando qualsiasi teoria economica diversa dalla loro come "religione" e ignorando l'evidenza empirica dei fallimenti delle politiche keynesiane. Invece sono andati nel panico di fronte allo spettro di una bassa inflazione dei prezzi, al continuo calo dei prestiti bancari nell'Eurozona e al calo dei prezzi delle materie prime. Secondo loro questa è una situazione che può essere risolta solo con uno stimolo monetario della domanda aggregata attraverso un aumento della spesa in deficit.
Questo ragionamento è alla base della presunta soluzione della BCE, la quale coinvolgerà le banche centrali nazionali della zona Euro affinché puntellino le finanze dei propri governi nazionali.
La maggiore socializzazione delle economie più deboli della zona Euro, in particolare Francia, Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, porterà inevitabilmente ad una distruzione economica. Il QE trasferisce sempre ricchezza dai risparmiatori agli speculatori finanziari e, in generale, a tutti coloro che ricevono per primi la moneta di nuova creazione. In definitiva, viene considerato un bene per l'economia l'impoverimento della classe media e la spoilazione dei suoi risparmi a beneficio di pochi eletti.
Le banche commerciali saranno costrette a finanziare i rispettivi governi invece di concedere prestiti alle imprese private. Questo è inevitabile fintanto che il Meccanismo di Vigilanza Unico (il regolatore bancario paneuropeo) scoraggia, con un certo zelo, le banche a concedere prestiti a soggetti diversi da governi e agenzie governative. Quindi l'unico vantaggio per l'occupazione verrà soltanto da programmi statali. In caso contrario la disoccupazione aumenterà inevitabilmente, poiché la percentuale di PIL ricoperta dagli stati crescerà a spese dei settori privati mentre il denaro e il credito bancario si sposteranno dai primi ai secondi: questa è la lezione inequivocabile della storia.
E' possibile che approvare un finanziamento pubblico da parte delle banche centrali nazionali possa comprare la fedeltà del governo greco. Sarà difficile per questo governo rinunciare a denaro gratis, per quanto possa essere arrabbiato per l'austerità imposta. Ma questa non è certo una giustificazione per una politica monetaria a livello della zona Euro. Mentre per il governo greco potrebbe essere più facile placare i suoi elettori grazie ad una politica monetaria espansiva attraverso la Banca di Grecia, i tedeschi ne saranno inorriditi. Si può pensare che il QE della BCE sollevi la Germania dal dover fornire gran parte dei finanziamenti nei confronti della periferia della zona Euro, e che i tedeschi siano quindi meno propensi ad opporsi al QE della BCE. In realtà non è così, perché la BCE è solo la parte visibile di un euro-sistema più ampio, il quale include le banche centrali nazionali con tutte le loro potenziali passività.
Il principale costo nascosto per la Germania arriva dal sistema TARGET2, che dovrebbe mostrare solo squilibri minori. Questo era vero prima della crisi bancaria, ma sin da allora gli importi dovuti dalle nazioni meridionali deboli a quelle del nord più forti sono cresciuti a dismisura, in particolare quelli dell'Italia. Oggi l'intero sistema TARGET2 grava sulle spalle dei tedeschi e dei lussemburghesi. Alla Bundesbank tedesca sono dovuti €461 miliardi, una cifra che è destinata ad aumentare poiché i saldi negativi dei debitori continueranno ad accumularsi.
L'effetto sulla valuta
La conseguenza immediata del QE della BCE è stata quella di indebolire l'euro rispetto al dollaro statunitense, e soprattutto, ha costretto il franco svizzero a staccare il suo peg. L'improvvisa rivalutazione del franco svizzero ha generato perdite significative per gli istituti finanziari che erano posizionati short sul franco e long sull'euro, il più importante carry trade in Europa con molti mutui in Europa centrale e orientale denominati in franchi svizzeri. Le elezioni greche hanno prodotto un ulteriore problema: corse agli sportelli bancari. Senza dubbio sia il suddetto carry trade sia i problemi bancari greci possono essere risolti o insabbiati, ma problemi come questi rischiano di indebolire ulteriormente la fiducia internazionale nell'euro, in particolare rispetto al dollaro statunitense, costringendo la FED a rinviare ancora una volta il giorno in cui permetterà ai tassi di interesse di salire.
Questo è stato l'argomento di discussione nell'ultimo meeting del FOMC. Affermazioni come "la Commissione pensa che si possa pazientare prima di normalizzare l'orientamento della politica monetaria" sono indicative di una posizione difensiva o una mancanza di volontà, o entrambe le cose. Tuttavia è evidente che nonostante la linea ufficiale, l'economia degli Stati Uniti è tutt'altro che "in crescita ad un ritmo solido" (parole del FOMC) e gli eventi esterni non stanno affatto aiutando. A conferma di ciò è necessario guardare al rallentamento della produzione cinese.
Le conseguenze per l'oro
Fino ad ora le banche centrali hanno limitato la politica monetaria ad una gestione dell'economia nazionale; questa situazione si sta evolvendo in svalutazioni competitive internazionali. Ora le banche centrali di due delle principali valute, lo yen e l'euro, hanno intenzione di indebolire ulteriormente le loro divise rispetto al dollaro. Anche la sterlina, essendo legata all'euro attraverso il commercio, dovrebbe indebolirsi. A queste possiamo aggiungere la maggior parte delle valute minori, che sono già calate nei confronti del dollaro e continueranno su questa strada. L'obiettivo di un'inflazione al 2% diventerà più remota, e ciò rinvierà la fine della ZIRP. Da tutti i punti di vista, quindi, le svalutazioni competitive dovrebbero rappresentare una buona notizia per i prezzi dell'oro.
Per il momento l'oro sta iniziando a salire nei confronti di tutte le principali valute, compreso il dollaro statunitense, con il prezzo al di sopra della media mobile a 200 giorni e 50 giorni. Rispetto ai suoi minimi, l'oro è salito del 13% rispetto al dollaro, del 18% rispetto alla sterlina, del 30% rispetto all'euro e del 32% rispetto allo yen. L'aumento rispetto alle valute più deboli dei mercati emergenti è corrispondentemente maggiore, giustificando pienamente la cautela degli asiatici nei confronti delle valute fiat come beni rifugio.
Sappiamo che negli ultimi due anni la domanda asiatica per i lingotti d'oro ha assorbito tutta la produzione mineraria, quella proveniente dai rottami e quella proveniente dalle vendite estere. In effetti, il mercato orso dell'oro è stato un processo di redistribuzione dalle mani occidentali (deboli) a quelle orientali (forti). Quindi se ci sarà una ripresa della domanda fisica da parte della popolazione in queste economie avanzate, è difficile vedere come possa essere soddisfatta ai prezzi correnti.
Il prezzo dell'oro è un segnale precoce di futuri problemi monetari e valutari, e ora sta diventando evidente come essi possano trasparire. La mossa della BCE di dare denaro gratis a politici dissoluti rischia di avere conseguenze importanti ben oltre l'Europa, e insieme alle azioni della Banca del Giappone, si può prevedere un rinnovato aumento della domanda di oro fisico nelle economie avanzate.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
adesso vedremo se sara conflitto o pace: nel secondo caso, mmt per tutti. altrimenti potrebbero monetizzare le perdite, cacciare la grecia e vendicarsi spaventosamente distruggendole ogni possibilità di accesso al credito estero. nato permettendo pero, che li è il cuore. io più che sull oro oggi punterei sul ferro.
RispondiEliminaConstato ogni giorno di più che si sta avverando lo scenario peggiore possibile per la libertà.
RispondiEliminaAl sistema fiatmoney viene sacrificato il ceto medio e le classi produttive. La scritta sul muro, il fallimento imminente e comunque inevitabile del sistema, si sta palesando. La lotta al contante ne è la dimostrazione inequivocabile.
Se riuscirà, confermerà la mia idea che gli Italiani sono un fiatpeople meritevole della peggiore tirannia. E comprendo benissimo la lucida intuizione di Piero Ostellino di alcuni anni fa: una buona parte dei conterranei sogna la DDR. E sembra proprio che stiano riuscendo a realizzare questo sogno.
Il cerchio si chiude. Fiatmoney, fiatmarket, fiatpeople.
Mi dispiace davvero di non avere possibilità di potermi trasferire altrove. Anche se, talvolta, penso che ci siano parti di questo disgraziato paese in cui voglio proprio vedere come faranno a realizzare l'applicazione ferrea di tutti i controlli possibili ed inimmaginabili che sogna l'agonizzante sistema fiatmoney nostrano.
L'oro di carta è un termometro fasullo. Troppo facilmente manipolato dalle bc.
RispondiEliminaPerò è anche vero che tutto il fiatmoney da qualche parte deve pur andare se ricrolla Wall Street.
Dopo il Financial Times se n'è accorto anche il Telegraph: How central banks have lost control of the world.
RispondiEliminaBuongiorno. Ho scritto un commento ieri sera ma forse non sono stato capace di processarlo a dovere . .. .
RispondiEliminaVolevo fare i complimenti a Te. Perdo tanto tempo a cercare e tradurre notizie commenti singolarità quando qui trovo già tutto fatto molto bene..... Ti spammo spesso nel commento settimanale sui mercati finanziari che invio ad amici e conoscenti (leggasi clienti), ma non riesco a mandarti integralmente. . .con un indirizzo del genere. . . johnnycloaca :)). . . diversi amici e conoscenti sono persone benpensanti e timorate del loro dio . . . Che fare? Comunque complimenti ancora....e grazie.
Ciao Trevis.
EliminaTi ringrazio per i complimenti. Beh, come qualsiasi blogger ai suoi inizi, anch'io avevo bisogno di uno pseudonimo. Non solo, visto che non potevo utilizzare la voce "Freedonia" poiché gia utilizzata altrove da un altro sito, sono stato costretto ad avvicinarci anche il nick e renderlo in qualche modo originale. Poi il tempo ha lavorato affinché mi presentassi al pubblico col mio vero nome.
Ma la capisco. Non è il primo che me lo fa osservare. Porrò, quindi, rimedio da domani.