Bibliografia

martedì 10 febbraio 2015

Come il 1936 ha consolidato il trionfo dei progressisti





di Gary North


In genere gli americani, conservatori e libertari, sono d'accordo sull'anno peggiore del XX secolo: 1913.

Nel 1913 ebbero luogo tre eventi importanti. In primo luogo, venne approvato un emendamento costituzionale che istituiva una tassa sul reddito. Era una bugia, non venne approvato. Ma il Procuratore Generale degli Stati Uniti lo disse lo stesso e così, tra la popolazione, si pensò che fosse stato davvero approvato.

In secondo luogo, venne modificata la Costituzione in modo che i membri del Senato potessero essere votati attraverso elezioni pubbliche. Questo fu per lo più un cambiamento simbolico. Oltre la metà degli stati aveva già adottato questa disposizione. Ma c'era la sensazione di una modifica sostanziale alla Costituzione degli Stati Uniti: la vecchia idea che il Senato fosse eletto dalle legislature statali, era ufficialmente defunta.

In terzo luogo, venne creato il Federal Reserve System alla fine di dicembre.

L'elezione del 1912 vide lo scontro di tre progressisti: Taft, Roosevelt e Wilson. L'elezione del 1904, in cui Alton B. Parker perse contro Teddy Roosevelt, rappresentò l'ultima volta in cui qualcuno in possesso di principi costituzionali ottenne la nomination da uno dei due principali partiti politici. Teddy Roosevelt lo distrusse alle urne. Dopo le elezioni, il radicale populista William Jennings Bryan annunciò che quella rappresentava la fine del "Clevelandismo". Aveva ragione.



1936

Io sostengo che il 1936 fu il secondo anno più disastroso del XX secolo. In quell'anno Franklin Roosevelt fu rieletto come presidente. Il New Deal sembrava aver avuto successo nel ridurre la disoccupazione e nel far riprendere l'economia. Invece fu l'espansione monetaria da parte della Federal Reserve, insieme alla creazione del FDIC nel 1934, che stimolò l'economia con un boom temporaneo.

Nel 1937 quel boom si trasformò in una grave recessione. Da quel momento il New Deal si mostrò per quello che era: incapace di sconfiggere la Grande Depressione. Quest'ultima venne attenuata nel 1940, con l'inizio degli acquisti militari da parte del governo britannico. Scomparve durante la seconda guerra mondiale a causa di controlli dei prezzi e inflazione monetaria di massa. Il governo tolse dalla forza lavoro 12 milioni di uomini, e poi ampliò l'economia con acquisti militari. Il controllo dei prezzi portò al razionamento. Il tasso di disoccupazione scese, con 405,000 morti americani che furono rimossi dalla categoria "alla ricerca attiva di occupazione". La Grande Depressione -- le risorse inattive -- scomparve perché i salari reali diminuirono drasticamente, il che è esattamente quello che sarebbe successo se il presidente Hoover e il presidente Roosevelt non avessero imposto controlli dei prezzi, cosa che invece ha impedito al mercato di pulire gli errori economici del passato.

L'altro grande evento del 1936 fu la pubblicazione del libro di John Maynard Keynes, The General Theory of Employment, Interest, and Money. Dopo sei anni di depressione, gli economisti standard, ad eccezione degli economisti della Scuola Austriaca, non riuscivano spiegare la Grande Depressione. Sarebbe dovuta scomparire nel 1933. Non accadde. Gli economisti accademici non avevano alcuna spiegazione, e gli economisti più giovani ne volevano una. Il libro di Keynes sembrò offrire una soluzione analitica e una soluzione pratica: spesa pubblica in deficit. Questo fu ciò che fecero gli stati sin dal 1930, ma il libro di Keynes battezzò la pratica e ne invocò una dose maggiore.

Quegli economisti che successivamente avrebbero criticato le tesi di Keynes, a quanto pare erano ciechi e sordomuti nel 1936 e nel 1937. Hayek non rispose in pubblico al libro, cosa che relegò la sua carriera dal 1936 al 1974 ad una sorta di critico dimenticato ai margini dell'analisi economica. Il mondo accademico lo abbandonò perché lui l'aveva abbandonato. Era il critico numero uno di Keynes nel 1936 e si rifiutò di rispondergli in merito al libro. Sembrava che fosse stato sconfitto intellettualmente. Sembrava che l'analisi economica di Keynes fosse immune alle critiche del membro più famoso della Scuola Austriaca.

Nel 1937 la McMillan, che aveva pubblicato il libro di Keynes e che aveva già pubblicato il libro del 1934 di Lionel Robbins, The Great Depression, pubblicò un libro di tre autori che trattava analiticamente le cause della Grande Depressione: Banking and the Business Cycle. Accusava le banche centrali. Ma questo libro non ebbe mai alcuna trazione, e rimane ancora oggi dimenticato. Per fortuna il Mises Institute lo mette a disposizione a titolo gratuito o in un formato facilmente stampabile, ma quasi nessuno se lo ricorda. Quasi nessuno nel 1937 sapeva che esistesse.

Keynes creò una rivoluzione intellettuale all'interno del mondo accademico e all'interno della comunità politica. Keynes sosteneva ciò che i politici volevano comunque fare. Viviamo all'ombra di Keynes perché gli economisti accademici vissero all'ombra della Grande Depressione nel 1936. Furono sconfitti intellettualmente, o nel caso di Hayek, rimasero muti. Questo fu sufficiente a trasferire a Keynes e ai suoi discepoli la leadership intellettuale in campo economico per il resto del XX secolo, e ancora oggi la loro tradizione è dominante. Non come lo era nel 1956, o nel 1965, ma è ancora dominante.



FARLA FRANCA

Ho invitato un qualunque giovane e brillante economista della Scuola Austriaca a dedicare i prossimi 20 anni ad una confutazione completa della General Theory di Keynes. Nessuno ha accettato la mia proposta. E' indicativo, ancora una volta, che Keynes se la cava a buon mercato.

Inoltre anche il New Deal se la cava a buon mercato. Siamo ancora in attesa di una confutazione completa dell'idea che Franklin Roosevelt abbia salvato la democrazia americana, che abbia salvato il sistema capitalista dall'autodistruzione e che fu attirato nella seconda guerra mondiale, non perché mise pressione al governo giapponese affinché attaccasse Pearl Harbor, ma perché l'Impero giapponese era miope e crudele. Se l'è cavata a buon mercato sin dal 1945, almeno nei libri di testo. La serie di Ken Burns sui Roosevelt è semplicemente l'ultimo esempio.

Esistono libri contro vari aspetti dell'amministrazione Roosevelt, ma non esiste un solo libro, scritto da uno storico esperto che comprenda anche l'economia della Scuola Austriaca, che critichi il New Deal come spinta verso una guerra contro il governo costituzionale, l'economia di mercato e la libertà personale. Franklin Roosevelt non viene visto come l'uomo che ha completato la distruzione della repubblica americana, un processo che era stato visibilmente inaugurato da Abraham Lincoln, garantito da Woodrow Wilson e terminato da Franklin Roosevelt. Nessuno che sostiene tale tesi potrebbe aspirare ad insegnare in una qualsiasi delle grandi università americane, e il libro non verrebbe pubblicato da una qualsiasi delle grandi case editrici americane. Quindi, nessuno storico tenta di scriverlo.

Thomas DiLorenzo potrebbe scrivere la parte economica del libro, ma non ha alcuna competenza nella letteratura revisionista della seconda guerra mondiale. Il libro dovrebbe essere un lavoro di due studiosi. Ma, ricordate, DiLorenzo non è uno storico certificato dal punto di vista professionale. Per scrivere il libro, lo storico che scriverebbe la sezione su Pearl Harbor dovrebbe ottenere il sostegno di un esperto al di fuori del dipartimento di economia. Anche in questo caso possiamo capire quanto sia messa male la situazione oggi, quasi 70 anni dopo la morte di Franklin Roosevelt.

Inoltre, per quanto ne so, nessuno storico americano ha vagliato tutto il materiale fornito dal revisionismo sulla seconda guerra mondiale, riportando alla luce i vecchi argomenti, pubblicando i documenti dalle fonti originali e dedicando almeno 20 anni ad uno studio dettagliato dell'evento. I grandi storici revisionisti restano quelli che hanno ricevuto la cattedra prima della seconda guerra mondiale e che hanno pubblicato i loro libri tra il 1946 e il 1953: Charles A. Beard e Charles C. Tansill. Dal punto di vista storiografico, la Fondazione Rockefeller e il Council on Foreign Relations hanno avuto successo sin dal 1946. Hanno ucciso il revisionismo della seconda guerra mondiale prima ancora che nascesse. Lo fecero con i soldi. Poi intervenne la comunità accademica, respingendo il revisionismo della seconda guerra mondiale e definendolo una cospirazione sostenuta da eccentrici. Ad oggi la situazione nelle aule accademiche non è cambiata.

Non è che non abbiamo avuto storici di primo piano che avrebbero potuto farlo. Non è che non abbiamo avuto economisti di primo piano che avrebbero potuto demolire il lavoro di Keynes. E' che non abbiamo avuto giovani disposti a dedicare tutta la loro carriera a quella che era chiaramente un'operazione kamikaze. Prima di dedicare la loro vita ad un compito apparentemente impossibile, avrebbero preferito che il mondo accademico avesse cambiato opinione. Non sono disposti a pagare il prezzo.



CONCLUSIONE

Fino a quando il mito di Keynes e il mito di Franklin Roosevelt, che sono strettamente intrecciati, non verranno confutati in una serie di materiali accademici esaustivi, e poi tradotti in materiali accessibili al grande pubblico e agli studenti nel ramo dell'homeschooling, il controllo dell'Establishment sarà schiacciante sui media e sul mondo accademico. Il World Wide Web offre un modo per aggirare il potere dell'Establishment, ma in questi due settori fondamentali della storia americana -- il New Deal e l'introduzione di Keynes al keynesismo -- non abbiamo ancora iniziato a combattere.

Le battaglie intellettuali sul New Deal e su Keynes facevano parte di una guerra continua. I conservatori e i libertari l'hanno persa nel 1936, ma non a causa delle presunte lacune nella loro teoria. Mises aveva fornito la base della risposta nel 1912 con The Theory of Money and Credit. Anche Hayek gettò le basi: Monetary Theory and the Trade Cycle (1933). Ma nel 1936 nessuno dei due si sedette a scrivere risposte definitive a Keynes. Nessuno di loro l'ha mai fatto. Mises scrisse un libro importante nel 1957: Theory and History. A quel punto Keynes aveva trionfato nel mondo accademico occidentale. L'ultimo libro di Hayek fu del 1988: The Fatal Conceit.

Bisogna combattere quando arriva la battaglia. Non basta essere ben armati. Bisogna difendersi e lottare.

Dobbiamo ancora lanciare un assalto in piena regola alla General Theory. Failure of the "New Economics" (1959) di Hazlitt era solo l'inizio, ma una confutazione in un volume quasi sconosciuto non è sufficiente. Ci deve essere un assalto in piena regola. Deve essere continuo. Deve iniziare con la General Theory e poi deve estendersi ad Economics di Samuelson: ogni edizione.

Per quanto riguarda FDR, The Roosevelt Myth (1948) di Flynn rimane l'unico volume che critica tutto il periodo della sua presidenza: politica interna e politica estera. Non fu scritto da uno storico esperto, ma da un vecchio giornalista. Non riuscì a fare breccia nell'opinione pubblica. Il mito di FDR è ancora universale.

Le due battaglie ancora infuriano. Stiamo ancora perdendo. Fino a quando non le vinceremo entrambe, continueremo a perdere la guerra.

Un Grande Default è in arrivo. A quel punto l'eredità di FDR e Keynes sarà vulnerabile ad una revisione. Il lavoro di revisione deve iniziare ora.

Doveva essere iniziato nel 1937.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Hanno vinto gli incentivi.
    Cioè, nel Novecento ha vinto l'illusione che lo statalismo (Keynes ha scritto la teoria economica dello statalismo) fosse il modo migliore per garantire alle masse i diritti sociali, l'uguaglianza e l'espressione della libertà.
    Il Novecento ci ha mostrato il socialismo nazionalista, il socialismo corporativo, il socialismo reale ed il socialismo democratico. Tutte forme politiche che hanno avuto un costo elevato anche in termini di sangue versato.
    Adesso, nell'Occidente socialdemocratico, l'enorme welfare state, lo statalismo paternalista e deresponsabilizzante, appare economicamente insostenibile proprio laddove è cresciuto in maniera irresponsabile, cioè, spendendo in deficit il futuro del 99% degli individui.

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  2. il liberismo rispose a keynes col monetarismo. in ogni modo debito forzoso a carico di tutti, pubblico o privato.

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    1. Proprio così. Opposti a parole e complici nei fatti. Turbo capitalismo e turbo welfarismo.
      Statalismo e finanza: il sistema fiatmoney. Tutto a debito e debiti per tutti (quasi).

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