venerdì 16 gennaio 2015

Benvenuti nell'era del Grande Default





di Francesco Simoncelli


Parlare dei mercati finanziari oggi, equivale a parlare di un centro di salute mentale. Voglio dire, come si può pretendere di continuare a sostituire bolle su bolle e sperare di farla franca? Ormai non è più una questione riguardante la svogliatezza dei banchieri centrali nel voler imparare dai propri errori, bensì la volontà di perseverare ad ignorare quelli passati e commetterne di nuovi. E' per questo motivo che il panorama economico odierno è costellato da una serie di bolle che trascineranno, ancora una volta, le persone di Main Street a dover pagare per errori che non hanno commesso. Saranno nuovamente chiamate a ricoprire il ruolo di garanzia collaterale dietro gli squilibri generati dai pianificatori centrali. Non c'è scampo. Finché si girerà la testa dall'altro lato, i ladri potranno continuare indisturbati a mettere le mani nelle tasche dei passanti negligenti. Credono che i loro portafogli siano al sicuro. Credono di aver adottato contromisure adeguate per impedire ai ladri di fuggire col malloppo. Credono di poter fare affidamento su un sistema che con una mano offre un segno di pace, e con l'altra fa segno ad un complice di trafugare la ricchezza nelle tasche del povero illuso.

In questo modo il malcapitato girerà per la città senza accorgersi di essere stato derubato, fiducioso che la sua protezione è garantita da qualcuno di cui fidarsi. Non si accorgerà di nulla finché non entrerà in un negozio e dovrà pagare per quello che desidera acquistare. Quello sarà un risveglio amaro. Se la confusione annebbierà la sua testa, inveirà contro il cielo. Se lascerà il giusto spazio alla deduzione logica, capirà chi è il responsabile dietro la rapina e prenderà adeguate contromisure.



E' QUESTA SPAZZATURA CHE TIENE VIVO IL MERCATO AZIONARIO?

I media mainstream ultimamente hanno strombazzato ai quattro venti la notizia di come gli USA siano tornati ad essere la "locomotiva" della ripresa economica globale. Su quali basi? Non è chiaro. Potete leggere qui come la presunta ripresa economica statunitense non sia altro che fumo e numeri manipolati: http://francescosimoncelli.blogspot.it/2014/12/il-ruggito-della-tigre.html

Il dato interessante che vi voglio ricordare è quello dei $500 miliardi di bond spazzatura legati al settore petrolifero. La disperazione degli ingegneri finanziari è talmente grande, da aver addirittura abbassato il valore di titoli che in un mercato non ostacolato avrebbero tassi di interesse altissimi. Invece nell'attuale panorama economico, pervaso da tassi di interesse di riferimento prossimi allo zero, la fame di rendimenti delle varie attività presenti sul mercato le ha portate ad inglobare nei loro bilanci asset di dubbia qualità. Con quale denaro? Quello fornito generosamente dalla FED, che col suo aiuto ha permesso ad attività economiche decotte di tenere aperti i battenti. Rappresentando delle attività che drenano ricchezza, poiché incapaci di generare risultati positivi in accordo con un mercato onesto, devono aumentare i rischi delle loro scommesse al fine di poter staccare profitti e chiudere l'anno in attivo (o perlomeno in pareggio). Le manipolazioni della FED vengono trasferite come un'onda al mercato più ampio, incanalando gli illusi verso quei trading che all'apparenza sembrano degli affari irripetibili.




I titoli riguardanti il settore petrolifero nell'intero mercato dei junk bond ricoprono circa il 20% e con l'attuale discesa del prezzo del petrolio, nonché la liquidazione di investimenti diventati improduttivi, il settore dell'energia sta accusando il colpo. La bolla dell'olio di scisto rappresenta il cosiddetto canarino nella miniera. A meno di interventi da parte delle autorità bancarie centrali, le bancarotte nel settore dell'olio di scisto si ripercuoteranno in tutto il mercato dei titoli spazzatura. Dal grafico qui sopra potete notare quali sono stati i rendimenti di tali titoli una volta che la realtà economica ha provato ad imporre le sue sanzioni. Sono altamente pericolosi e tossici. Negli ultimi cinque mesi c'è stato un sostanziale e costante aumento di questi tassi, segno che c'è un certo fermento nell'aria.

Infatti, come ci spiega questo articolo sul The New American, gli investitori nel mercato dei junk bond sono in qualche modo nervosi e si stanno dirigendo verso le uscite. Aumenti simili portano con sé una certa probabilità di crollo. E' accaduto nel 2001. E' accaduto nel 2008. Accadrà di nuovo. L'attuale panorama economico sta facendo scommesse in base ad una politica monetaria allentata che ha distorto la distinzione netta tra società generatrici di ricchezza e quelle sperperatrici di ricchezza. La scommessa pericolosa, a questo giro, è stata quella di pensare che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto perennemente a $80-100/bbl. senza particolari intoppi. L'euforia è stata alimentata dalla FED. Ora che il tapering sta facendo aleggiare gli spettri di un possibile aumento dei tassi di interesse la prossima primavera, la realtà sta cercando di pulire gli squilibri del passato.

Questo significa che se il prezzo del petrolio continuerà a calare, cosa molto probabile, gli investimenti improduttivi che si sono sviluppati intorno al suo prezzo manipolato incapperanno in perdite e infine andranno in bancarotta. Se volete sapere dove andrà il mercato azionario quest'anno, tenete gli occhi aperti sul mercato dei titoli spazzatura.



ESUBERANZA IRRAZIONALE O MANIPOLAZIONE CRONICA?

Nonostante i segnali allarmanti provenienti da questi mercati, lo show continua e lo fa con la benedizione dei protagonisti nei media mainstream che si crogiolano nei numeri senza guardare i fondamentali. Preferiscono il fumo all'arrosto. Quindi una volta che esploderanno loro in faccia questi liquami finanziari, saranno catapultati direttamente nella critica più veeemente e spasmodica al cosiddetto "libero mercato", ignorandone l'essenza, poiché dal loro punto di vista ha concesso spazio ad una sorta di esuberanza irrazionale. Quest'ultima, secondo loro, è la responsabile del caos finanziario che scaturirà dalla prossima recessione e invocheranno, inoltre, l'intervento delle banche centrali e degli stati affinché si prendano cura di un ambiente economico cronicamente incline a saturarsi di investimenti improduttivi.

Non comprendono causa ed effetto in economia, quindi senza una teoria solida e un modello di studio come cartina tornasole, vagano per le lande delle prove empiriche. Quella che ad esempio viene decantata come ripresa degli Stati Uniti non è altro che una ripresa nominale, ovvero, solo sulla carta. Si guardano i numeri sui monitor e si dice che l'economia è in ripresa. No, questa fantomatica "ripresa" è fasulla ed è basata su un castello di carte a cui basterà un alito di vento per crollare. La sequenza di bolle che sta sostenendo questa illusione e l'ingegneria finanziaria alla base, permettono di sventolare dati confortanti circa l'economia. Prendete ad esempio l'occupazione. Oltre ai part-time, la maggior parte dei posti di lavoro è stata risucchiata da quegli stati che hanno visto sul loro suolo l'eurzione della bolla dell'olio di scisto. Nel resto degli altri stati le cose sono stagnanti, se non in declino. E l'unica cosa che sta profumando un cadavere decrepito, sono le spese pubbliche e l'inutilità dei numeri del PIL.




Ora che la FED si è presa una pausa dal QE, pian piano la realtà tornerà a far sentire la sua voce. Il prezzo del petrolio continua a scendere tornando ad un livello consono tra domanda/offerta. Questo metterà pressione a quelle attività che, sfruttando i finanziamenti quasi gratis dello zio Ben, sono prosperate sottraendo risorse umane e materiali all'economia. Ovvero, invece di generare ricchezza, l'hanno sprecata. La bolla dell'olio di scisto sarà solo la prima di una lunga serie di bolle che hanno permesso di tenere in piedi la baracca. Sarà come il 2008, ma stavolta con una dose maggiore di dolore economico.

Oltre ai prodotti finanziari tossici basati sui prestiti "allegri" alle industrie nel settore petrolifero, non scordiamoci anche le cartolarizzazioni nel settore immobiliare le quali si basano sul flusso degli affitti. Ebbene guardiamo questi due grafici. Il primo rappresenta l'aumento dei prodotti finanziari legati agli appartamenti in affitto rispetto a quelli legati alle case in vendita. Il secondo rappresenta un grafico sugli affitti e la loro ascesa da 4 anni a questa parte, proprio dopo che la bolla immobiliare ha toccato il fondo. Questa è la nuova bolla che va a sostituire quella dei subprime del 2007, solo che allora i pacchetti di titoli spazzatura comprendevano mutui rischiosi ora, invece, comprendono titoli legati alla sostenibilità degli affitti. Dato che la bolla nel settore energetico ha risucchiato capitali e risorse umane, quando scoppierà dovrà liquidarli. Chi sarà in grado di sostenere un affitto alle stelle senza lavoro? E dove pensate che siano finiti quei prodotti dell'ingegneria finanziaria se non nella pancia di qualche TBTF? Più non performing loans, più errori, più distorsioni.





Ma la cosa non cambia nemmeno in un Paese come il Giappone, in cui lo stimolo monetario è arrivato a livelli abnormi, il mercato obbligazionario presto diventerà una discarica di carta a cielo aperto e i salari reali sono a livelli infimi. Secondo alcuni, infatti, questi risultati rappresentano il "successo". La realtà ci dice invece come stanno le cose, ovvero, le azioni della banca centrale e i suoi effetti stanno impoverendo progressivamente il popolo giapponese. Sin da quando Abe ha inaugurato la sua ricetta per far riprendere l'economia giapponese, lo Yen ha perso il 40% del suo valore. In nome di quale teoria, se non quella scioccamente propugnata dal keynesismo, si può pensare che impoverire gli attori economici possa garantire un qualche ventaggio economico? Come si possono stimolare le esportazioni in un Paese che, data la natura del suo territorio, è costretto ad importare la maggior parte dei beni di cui usufruisce? Di conseguenza invece di stimolare le esportazioni, l'elisir keynesiano dell'Abenomics non ha fatto altro che peggiorare i conti commerciali giapponesi.

Non stupisce se i prezzi delle importazioni siano saliti di quasi 30 punti percentuali negli ultimi due anni, andando ad intaccare seriamente quelle aziende che devono lavorare con materie grezze e altri input provenienti dall'estero.





E' una linea di politica che "funziona" solo nel breve termine, poi il mercato si aggiusta alle nuove tendenze e fa pagare uno scotto altissimo per le manipolazioni del passato. La ricchezza attraveso la stampante monetaria è un'illusione passeggera e fugace, destinata a schiantarsi contro le rocce della realtà economica: il Giappone è un ospizio la cui popolazione in invecchiamento supera la forza lavoro. E con un debito alle stelle, un'implosione di tale sistema non solo è un evento da temere ma anche uno a cui prepararsi. Nel frattempo, però, i credenti nella fede keynesiana hanno tirato fuori lo spauracchio della deflazione per nascondere sotto il tappeto le cosneguenze velenose delle loro politiche: il Giappone è seppellito sotto una mole strabordante di debiti e la sua industria è stata costantemente abbattuta pezzo dopo pezzo. In altre parole, il Giappone è in bancarotta.




Non c'è uno straccio di prova che un'inflazione ad una data cifra possa far resuscitare questo Paese. Non c'è uno straccio di prova che il Giappone abbia affrontato una deflazione dei prezzi negli anni passati (come non c'è deflazione dei prezzi nell'economia occidentale). Sebbene il tasso di risparmio delle famiglie giapponesi sia diminuito nel tempo, il Paese ha sperimentato una sorta di stabilità dei prezzi sin dagli anni '90. I burocrati keynesiani hanno sventolato lo spauracchio della deflazione per razionalizzare la monetizzazione del debito pubblico; è come se la banca centrale fosse stata autorizzata a perorare una manipolazione costante di tutto il sistema finanziario, basata sull'illusione che il denaro fiat e le bolle possano stimolare produzione, reddito e ricchezza. Detto in altro modo, le politiche fiscali e monetarie di stampo keynesiano hanno sepolto i settori pubblici sotto pile di debito insostenibile. Il Giappone ha raddoppiato la posta in gioco, perché un'intera generazione di banhcieri centrali è stata istruita a credere nella dissolutezza monetaria e a rimandare nel tempo i problemi. Quelli del Giappone sono stati rimandati al 2017, e Shinzo Abe si sta rivelando per quello che è: un folle.




Ma non è il solo. Pensate alla Svizzera. Il mese scorso la BNS ha annunciato la volontà di sforare in territorio negativo per quanto riguarda i tassi di interesse, ovvero, chiunque volesse acquistare franchi svizzeri deve pagare una sorta di "tassa". La strategia è quella di tenere alla larga coloro che desiderano scostarsi dall'area Euro, impedendo di conseguenza un apprezzamento della valuta svizzera. La loro ostinazione prevede un tasso di cambio franco-euro a 1.20, e questo significa che la BNS sarà pronta a sfornare nuova base monetaria per acquistare tutto il pattume cartaceo presente sul mercato. Ora che la FED si è presa una pausa dal QE, stanno entrando in scena i suoi sostituti. Prima il Giappone, poi la Svizzera. Il bilancio della BNS è aumentato di cinque volte negli ultimi sei anni, abbattendo l'immagine di quello che una volta era considerato un Paese di rettitudine monetaria.

La BNS ha annunciato ufficialmente di aver aderito al vangelo del keynesismo. Sosterrà, quindi, una politica mercantilista all'ennesima potenza: impedire alla popolazione autoctona di godere di importazioni a basso prezzo al fine di sovvenzionare le esportazioni; ovvero, svendere i prodotti creati in Svizzera. Questa visione distorta del commercio venne confutata da Adam Smith nel 1776. Venne confutata ancor prima da David Hume nel 1753. I keynesiani, però, continuano a non capirlo. I media mainstream e le aule accademiche pendono dalle loro labbra, quindi la popolazione svizzera si beccherà banconote cartacee mentre le persone all'estero otterranno merci a prezzi stracciati.

L'attuale scenario fa solamente parte di quella che viene chiamata "race to debase", dove ogni banca centrale tenta di avvantaggiarsi sulle altre svilendo la propria divisa. Sebbene questa folle corsa verso il fondo venne innescata dal dollaro, i due LTRO della BCE hanno tirato dentro anche la BNS. A seguito dello tsunami di euro sfornato da Draghi, i banchieri centrali svizzeri si sono "difesi" rispondendo allo stesso modo e in misura maggiore. Ciò, insieme all'aiuto della FED, ha permesso di tenere a galla l'Unione Europea. Siamo giunti ad una fase successiva della crisi mondiale: se prima si poteva ricorrere alla "race to debase" per avvantaggiarsi, l'accumulo di errori economici mai ripuliti sta costringendo le varie banche centrali del mondo a coordinarsi affinché possano calciare tutte insieme il barattolo. Come abbiamo visto nella sezione precedente, il mercato mondiale è talmente saturo di spazzatura finanziaria che ormai nessuno sa cosa sia di chi. L'interconnessione e la scarsa ponderazione del rischio hanno messo in pericolo il sistema monetario fiat che ormai ha bisogno di manipolazioni costanti e sempre più assurde per sopravvivere. Questo significa che presto entrerà in gioco anche la BCE con un QE vero e proprio (in un modo o nell'altro, monetizzando ad esempio bond legati al piano Juncker come spiegato qui: http://francescosimoncelli.blogspot.it/2014/12/il-ruggito-della-tigre.html ).

E' inevitabile. Così come è inevitabile che la FED non normalizzerà la sua linea di politica quest'anno e farà ricorso ancora una volta al QE. La necessità nascerà dallo scoppio della bolla dell'olio di scisto, la quale metterà a rischio, in una sorta di reazione a catena, anche le altre bolle gonfiate finora (Es. bolla obbligazionaria, bolla prestiti studenteschi, bolla azionaria, reflazione bolla immobiliare, tanto per citarne alcune) dalle politiche "non convenzionali" messe in campo sin dal 2009. Quando accadrà, il prezzo del petrolio tornerà a salire. Ogni illusione legata ad una possibile normalizzazione della linea di politica andrà a farsi benedire, una volta per tutte. Intrappolati in una sorta di stimolo "perenne", una tale strategia può funzionare nel breve termine ma nel lungo periodo condanna la popolazione ad un'agonia economica culminante con la depletazione irreversibile del bacino dei risparmi reali.



UN ESEMPIO EFFICACE

Quando una banca centrale decide di intervenire, va sul mercato secondario e rastrella, principalmente, quanto più pattume obbligazionario statale che può. Allo stato piace, perché potrà indebitarsi a tassi di interesse irrisori e fuori mercato. Chi ci rimette sono gli investitori privati. Attualmente il decennale italiano rende a circa il 2%, e chi decide di investire in tale strumento finanziario non ne ricaverà quasi niente. Anzi, molto probabilmente ci perderà. Gli italiani, quindi, hanno smesso di risparmiare e stanno abbandonando i loro investimenti classici, soprattutto quelli riguardanti i buoni del Tesoro. Se una volta il nostro Paese era rinomato per l'alto tasso di risparmio, ora non è altro che l'ombra di sé stesso.




Perché? Perché l'inflazione distrugge i risparmi. Più in generale, le politiche monetarie allentate distruggono il risparmio. Il keynesismo loda l'inflazione monetaria e l'inflazione dei prezzi, pensa che attraverso di essa si possa raggiungere una prosperità in ascesa: "I prezzi di oggi sono alti, ma quelli di domani saranno ancora più alti, quindi consumate!" Allo stesso modo, lo stato loda l'inflazione monetaria e l'inflazione dei prezzi perché in questo modo può vivere oltre i propri mezzi senza che la maggior parte della popolazione se ne accorga, e può ammassare enormi quantità di debiti in forza del fatto che la bance centrale entrerà in scena per svalutarli. Ma come è possibile tutto ciò? Come fanno a farla franca? Fino a quando possono farla franca? Facciamo un esempio.

Quando pensate al processo inflazionistico, pensate a come esso avviene. Pensate ad una dose di droga allucinogena che causa dipendenza. Così come una tale sostanza entra nell'organismo in un punto specifico del corpo (es. la vena), anche il processo inflazionistico entra nell'economia in un determinato punto. Nello specifico, attraverso un'espansione artificiale dell'offerta di moneta da parte delle banche centrali; gli effetti di questa pratica vengono distribuiti inizialmente al settore bancario e a quello statale. Ovvero, entrambe queste istituzioni sono in grado di accedere ad un ammontare di denaro senza aver prima prodotto qualcosa per entrarne in possesso. Questo significa che mediante il processo di espansione monetaria, ci sono delle figure privilegiate nell'ambiente economico che accedendo per prime ai nuovi fondi creati del nulla possono usufruirne per avvantaggiarsi rispetto al resto della società.

Quindi il processo inflazionistico entra in un punto specifico dell'economia e nel tempo invade il resto dell'economia più ampia. Così come una sostanza allucinogena ha bisogno di tempo per raggiungere i recettori a cui si potrà legare e scatenare, quindi, il suo effetto biologico, l'inflazione monetaria invaderà l'economia più ampia dopo un certo lasso di tempo. Ciò non toglie come il suo sia fondamentalmente un effetto redistributivo della ricchezza presente in un determinato momento nell'economia presa in considerazione. Infatti, coloro che entrano in possesso del nuovo denaro creato dal nulla sono in grado di esercitare questo loro potere redistributivo comprando beni ai prezzi di ieri e ai quali i mercanti riuscivano a vendere le loro merci accontentando i vari attori di mercato. In questo modo coloro che hanno accesso per primi al denaro di nuova creazione possono usufruire del cosiddetto "pasto gratuito", ovvero, poter comprare più merci ad un prezzo effettivamente scontato. Agendo in questo modo costringono i mercati ad aumentare i prezzi in modo da adattare l'offerta di beni alla nuova quantità di denaro presente sul mercato, danneggiando di conseguenza coloro che riceveranno il denaro di nuova creazione più avanti nel tempo o non lo riceveranno affatto. Infatti, prima che questi ultimi attori di mercato possano entrare in possesso del denaro di nuova creazione, devono spendere un ammontare superiore di denaro per comprare beni e servizi ad un prezzo maggiorato intaccando il loro cumulo di risparmi per far fronte a tali spese. Nel momento in cui entrano in possesso del nuovo denaro, il potere redistributivo dell'inflazionismo monetario ha già avuto effetto sul panorama economico e ha eroso parte del potere d'acquisto della moneta, nonché parte dei risparmi di Main Street.

Non solo lo stato riesce, in questo modo, ad imporre una tassa invisibile sulla popolazione ignara, ma una volta che ci si accorge del dolore economico che ne deriva il furto è già stato compiuto e il ladro è scappato col malloppo. Inoltre le banche commerciali, a fronte di un cumulo di risparmi diminuiti all'interno del panorama economico, sono in grado di offrire linee di credito a buon mercato e indebitarsi diventa più "facile". Ma non è la stessa cosa che accade anche con una sostanza allucinogena? Una volta che ha raggiunto i recettori su cui è in grado di legarsi, rilascia la sostanza biologica di cui è portatrice. Il corpo, di conseguenza, percepisce una sensazione di euforia; anche se in realtà si sta facendo del male incosapevolmente. Allo stesso modo, nel processo inflazionistico vengono concessi nuovi prestiti a fronte di un risparmio reale inesistente per quella valanga di liquidità che si vuole trasmettere nell'economia più ampia. Gli imprenditori, credendo di poter avviare attività che prima erano economicamente impraticabili a causa di una bacino dei risparmi reali più esiguo, cadono in errore. Ma in tale frangente c'è spazio solo per l'euforia. Vengono inaugurate nuove attività credendo che in mancanza di profittabilità le perdite potranno essere tamponate attraverso nuovi prestiti.

Ricordate che è l'accesso facile al credito che tiene in piedi queste attività altrimenti insostenibili, e tale credito facile si è materializzato grazie alla stampante monetaria della banca centrale. Ma come abbiamo detto qualche rigo più sopra, sebbene l'euforia faccia da protagonista il corpo del drogato viene progressivamente indebolito e debilitato. Le attività improduttive, avendo accesso facile al credito, riescono ad espandersi e sottraggono risorse preziose a quelle attività, invece, che in un mercato epurato da queste distorsioni sarebbero state premiate in modo sano e onesto. Questo significa che viene data la priorità a beni capitali che saranno utilizzati da attività improduttive. Questo significa che le materie prime saranno ri-direzionate verso quelle attività improduttive. Questo significa che una quantità crescente di lavoratori si sentirà spinta ad entrare a far parte di queste attività improduttive. L'illusione della loro profittabilità può durare finché durerà un ambiente economico caratterizzato da credito facile. Sebbene la loro natura improduttiva si rivelerà ex post, ovvero, una volta che l'espansionismo della banca centrale rallenterà o cesserà del tutto, i prodotti che sfornano sono semplicemente inutili. Attirando verso di loro risorse materiali e umane, e producendo di conseguenza beni e servizi superflui, i costi inizieranno ad aumentare in tutto il panorama economico poiché è come se si stesse sovvenzionando lo spreco. E data la natura scarsa delle risorse economiche, sprecarle comporta un costo da pagare.

L'aumento dei prezzi è paragonabile al segnale che il corpo del drogato sta iniziando a "tollerare" la sostanza allucinogena. Infatti, a fronte della dose iniziale di droga, non si avrà lo stesso effetto euforico. L'organismo avrà sviluppato una quantità maggiore di recettori che dovranno essere "riempiti" affinché si possa sperimentare di nuovo l'euforia iniziale. Finché questi recettori non verranno eliminati fisiologicamente, la necessità di "riempirli" si farà sempre più insistente nella mente del drogato. Resistervi sarà molto più difficile rispetto alla prima dose. L'impellenza di ricreare l'euforia iniziale, per cancellare il dolore derivante dall'eliminazione dei recettori, sarà l'elemento motore che condurrà il drogato a perdurare sulla via verso l'auto-distruzione. L'inflazione funziona allo stesso modo. Dopo che il sistema economico inizia a "tollerare" la nuova quantità di denaro, iniziano a palesarsi le prime incrinature. La competizione fasulla a cui vengono sottoposte le aziende che sarebbero state proficue in presenza di un mercato non drogato dal credito facile e i prezzi distorti derivanti dal nuovo denaro che lentamente invade l'economia più ampia, inducono in errore sempre più persone. Gli investimenti diventano ridondanti e vengono attuati solo nella prospettiva che prezzi più alti riusciranno a garantire profitti in grado di ripagare gli investimenti iniziali. Il panorama economico diventa una distesa di attività cloni. Il calcolo economico e la divisione del lavoro ne risentono pesantemente.

Il panorama economico inizia a fare i conti con una prospettiva costellata da perdite e fallimenti. In assenza di una nuova dose di sostanza allucinogena in quantità maggiori, o nel nostro caso, in assenza di un inflazionismo monetario maggiore, le forze di mercato forzeranno nell'ambiente economico una recessione per ripulirlo da quelle attività che in assenza di un espansionismo monetario artificiale non sarebbero mai emerse. All'aumentare della dose iniettata, però, aumentano anche i recettori e questo rappresenta la fine del drogato: o morirà o andrà in bancarotta. Per quanto riguarda l'economia, invece, essa si deteriorerà: fallimenti sequenziali, prezzi in aumento, produzione distorta. I prezzi, segnali economici fondamentali, vengono sempre più annebbiati inducendo in errore un numero crescente di attori economici. Il processo inflazionistico, quindi, non può andare avanti per sempre, perché se esso viene portato alle sue estreme conseguenze, come accaduto in Germania nel 1923, distruggerà definitivamente l'unità monetaria. Questa è una conseguenza che i banchieri centrali non vogliono. Metterebbe in discussione la loro autorità. Come il drogato che perderebbe il lavoro, anche i banchieri centrali perderebbero la fiducia della popolazione: cambierebbero unità monetaria. Questo significa che drogheranno il sistema monetario quel tanto che basta per dare un senso di "normalità" all'organismo debilitato. Sebbene ciò ritarderà l'emersione di nuovi recettori necessitanti nuova droga, l'inevitabilità di questo processo porta con sé la sua stessa fine: o una depressione fa pulizia degli errori del passato, o l'attuale sistema monetario evaporerà davanti agli occhi dei pianificatori centrali.

In un modo o nell'altro c'è bisogno di passare attraverso un processo di liquidazione dei cattivi investimenti che porta con sé una determinata dose di dolore economico. Per quanto riguarda il drogato, dolore fisico. Il dolore necessario per fare pulizia sarà proporzionale alla quantità di distorsioni immessa nell'ambiente economico. Quindi, più sono state le distorsioni, maggiore sarà il dolore che bisognerà sopportare. Nel caso del drogato egli dovrà soffrire fisicamente affinché il suo corpo si riprenda dalla debilitazione e dall'assuefazione imposta dalla sostanza allucinogena, nonché riprende le sue normali mansioni (Es. mangiare regolarmente, tornare a lavoro, ecc.). Per quanto riguarda l'economia, invece, si tratta di re-indirizzare gli input affinché vadano a soddisfare i bisogni più urgenti degli attori economici, vale a dire, quelli soppressi dalla deviazione artificiale di risorse economiche dai creatori di ricchezza agli sperperatori di ricchezza. E' un prezzo duro da pagare? Certamente. Ma non sarebbe stato imposto se non si fosse sbagliato in prima istanza. E' il prezzo da pagare per sopravvivere. Infatti le persone che il drogato ha allontanato a causa delle sue abitudini errate, sono felici di sapere che egli ha abbandonato le grinfie illusorie di un percorso che avrebbe portato solo rovina. Sebbene sappiano gli errori commessi da chi si è drogato, tenderranno ad accusare la sostanza allucinogena per il cattivo comportamento. Cosa accade invece con l'economia di mercato? Non viene individuata la causa reale della catastrofe che ha avuto luogo. No, si ricercano tutti quegli effetti scaturiti e si prendono provvidementi a riguardo.

La depressione, non dimentichiamocelo, non è il prodotto di un fallimento intrinseco all'economia di mercato, come solgono affermare gli statalisti. E' il ritorno ad un'economia di mercato purgata dagli errori del passato. Un sistema free banking, anche senza il cento per cento di riserva, non potrà mai sviluppare il tipo di inflazione che nasce dalle politiche interventiste di un'economia di comando o mista. L'inflazione è il risultato diretto delle politiche statali, ed è allo stato a cui dobbiamo dare la colpa. E' soprattutto una questione morale, poiché se si lascia spazio allo stato di inflazionare arbitrariamente una moneta (soprattutto una che non deriva dalle scelte degli attori di mercato), la decadenza morale risultate porterebbe ad accettare progressivamente qualsiasi altro tipo di abuso messo in campo da questo apparato truffaldino. Significherebbe tornare ad usare di nuovo la sostanza allucinogena. Bisogna frenarsi. Come fare? F. A. Hayek in Denationalisation of Money descrive come il modo migliore per avere denaro onesto sia quello di lasciare la scelta agli individui, abolendo di conseguenza il monopolio di conio nelle mani dello stato. Valute private in concorrenza, dove quella migliore emergerebbe come mezzo di scambio preferito da parte degli attori di mercato. Una cosa del genere possiamo osservarla nella proliferazione delle valute digitali come Bitcoin.

Inoltre, per quanto riguarda il settore bancario per il quale si continua a riproporre normative ingenue sulla falsariga del Glass-Steagall Act, il modo per rendere competitivo e "onesto" questo settore passa attraverso il ritorno ad un free banking. Mises, infatti, sosteneva come questa particolare pratica bancaria potesse imprimere un certo grado di onestà nel settore bancario lasciando alla concorrenza l'onere di premiare e punire quelle aziende presenti sul mercato. Senza la protezione artificiale di un cartello come quello della banca centrale, il settore bancario commerciale sarebbe trattato alla stregua di qualsiasi altra azienda, e in caso di fallimento asset e clientela passerebbero a quelle realtà più in sintonia con la soddisfazione dei desideri degli individui. Queste sono le sanzioni punitive in caso di errori gravi e irreparabili. Questa è la legge del libero mercato. O decidiamo di abbandonare una volta per tutte le droga allucinogena del denaro fiat, oppure essa ci porterà alla morte economica, morale e politica.



CONCLUSIONE

Le fondamenta su cui è costruito l'attuale sistema monetario ed economico stanno marcendo a ritmo battente. Ovunque nel mondo il picco del debito riguardante settore pubblico e privato è un problema insormontabile. I vari stati stanno cercando di diluire i loro oneri inflazionando le proprie divise, ma cercando di mantenere le conseguenze di questo inflazionismo il più lontano possibile da Main Street. Poco alla volta, però, esso lo raggiungerà. Non c'è modo di controllare qualcosa come l'economia di mercato la quale è nelle mani dei miliardi di attori economici in tutto il mondo. Passo dopo passo, i piani ben congeniati dell'establishment si sfalderanno contro la realtà delle cose: l'attuale panorama economico è semplicemente saturo di errori economici.

ZIRP, NIRP e tutti gli altri abomini partoriti dal settore bancario centrale stanno uccidendo quel che rimane di un onesto price discovery all'interno del panorama economico mondiale. Prima il breve termine, poi il brevissimo termine. Poi l'oblio assoluto. Le attuali bolle, dalla reflazione immobiliare alla bolla obbligazionaria statale a quella azionaria fino a quella dello scisto, danneggerranno in gran parte quelle realtà che fino a ieri erano considerate big player. Esattamente. Così come i coyote, in assenza di altro cibo, si mangiano da soli, così l'attuale sistema in assenza di prede da spennare si sta fagocitando da solo.

La necessità è la madre delle invenzioni, e stiamo vedendo che i banchieri centrali ne hanno molta. Sono in trappola. Qualsiasi aumento dei tassi di interesse sopra lo zero sconquasserà l'attuale sistema monetario ed economico. Il rischio di perdere il controllo salirà al salire dei tassi di interesse. Quindi è possibile che possano permettere loro di salire per un po', ma poi si tornerà ancora ad intervenire per paura di non riuscire a mettere toppe ad una situazione che diventerà via via arroventata. Benvenuti nell'era in cui i banchieri centrali verranno smascherati per quello che sono. Benvenuti nell'era in cui le passività non finanziate dei vari stati decreteranno la riconsiderazione del ruolo dello stato nella società. Benvenuti nell'era del Grande Default.


10 commenti:

  1. Vorrei aggiungere una piccola nota riguardo la Svizzera, visto che questo atricolo l'ho scritto qualche settimana fa e solo ieri la BNS ha deciso di togliere la soglia di cambio CHF/EUR a 1.20. Gli Svizzeri, fortunatamente per loro, sono rinsaviti, comprendendo come l'incombenza di un QE europeo avrebbe significato per loro seguire la strada del Giappone. Ieri ho sentito commentatori economici mainstream che quasi stappavano bottiglie di spumante alla notizia che l'euro sarebbe calato di valore mentre il franco svizzero si sarebbe apprezzato. Gli svizzeri possono anche aver fatto da traghettatori verso il QE europeo (fornendo allo zio Mario il tempo necessario per ammorbidire i tedeschi) in questo periodo di svalutazione della loro divisa che è durato tre anni, ma non sono stupidi. Non vogliono rimanere con un pugno di mosche in mano, poiché è questo quello che rimane quando si segue la via del keynesismo fino in fondo.

    Sebbene la BNS ora dovrà fare i conti con perdite nel suo bilancio a causa di riserve in valuta estera (principalmente euro) di valore inferiore, il mercato si ritroverà per le mani una moenta con un valore superiore e la capacità di poter importare più beni. Se l'Europa farà il proprio QE, questo significherà che la zona Euro regalerà prodotti reali agli svizzeri in cambio di cartrastraccia. In questo momento i movimenti delle valute stanno evidenziando un trading "long" sul dollaro (a causa del possibile aumento dei tassi la prossima primavera) e sul franco, e uno "short" sull'euro (per un probabile QE). I mercati stanno ignorando completamente l'asset per eccellenza che è migliore di qualsiasi cartastraccia: l'oro. Tornerà ad essere protagonista. E' l'unica protezione di lungo termine su cui fare affidamento.

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  2. Tempo fa qualcuno nei commenti parlava di timing e di quanto sia importante al di là delle teorie: ero e sono d'accordo.
    Nessuno però aveva in mente un timing tendente a ZERO come è accaduto con la BNS.
    La volatilità pare stia aumentando, buon per chi sarà veramente bravo a cavalcarla: un numero che necessariamente dovrà restringersi, perché se è vero che il timing è più forte delle teorie, è altrettanto vero che le temporizzazioni senza teoria sono bombe a mano pronte ad esplodere nelle mani di chi vuole sfruttarle.

    Sarà "divertente".

    Riccardo Giuliani

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  3. Personalmente la cosa che mi farebbe più piacere sarebbe più libertà di scelta. Quindi mi attendo di esser deluso.

    Per il dopo, se mai dovesse avvenire in modo molto traumatico, ho già il nuovo (ritrovato) pensiero mainstream che dovrebbe condurci tutti a nuove dimensioni esistenziali ed a meno casini. Molto libertario e molto individualista, molto realistico e concreto e probabilmente lungimirante. Il nuovo Buon Senso del dopo: pensare in piccolo.

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  4. Saltano le prime teste dopo la decisione svizzera di tagliare il peg a 1.20 con l'euro. I carry trade fasulli danno, i carry trade fasulli tolgono.


    Large Everest Capital hedge fund closing after Swiss franc losses: Bloomberg

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    1. Qui ipotizzano una mossa per la Svizzera nella eurozona. Oltre a catastrofi prossime venture. http://www.hescaton.com/

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    2. Ciao dna.

      Ho letto l'articolo correlato alla Svizzera. L'ho trovato molto interessante, soprattutto sulle ipotesi che mette alla abse della scelta svizzera. Ci sono alcuni punti su cui l'autore è confuso, in particolare quando parla di deflazione e come in un ambiente a moneta fiat sia impossibile ripagare un debito gravato da interessi. Diversamente da quello che pensa l'autore è invece possibile. In secondo luogo, sebbene la rivalutazione possa provocare un calo edlle esportazioni (non capisco ancora questa fissazione su questo piccolo segmento dell'economia totale di una nazione), la recessione risultante non sarà provocata da tale fatto bensì dal peg iniziale della BNS 1.20. La fine delle manipolazioni dei banchieri centrali permetterà all'economia di riadattare la produzione i prezzi ad un ambiente economico depurato da ostacoli. Ciò ovviamente richiederà la pulizia dolorosa di errori, ma i benefici risultanti sono superiori. La Svizzera ha preferito un dolore odierno, ad uno maggiore in futuro. La Svizzera, tirandosene fuori, è la prima vincitrice della guerra delle valute globale.

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    3. Grazie per avermi chiarito i dubbi che l'autore del pezzo aveva sollevato.

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  5. Oggi leggiamo: Obama volta pagina: “Siamo in ripresa. Liberi di scegliere il futuro”.

    Orbene, quella negli Stati Uniti è solamente una ripresa nominale e non reale. Perché secondo gli esperti che guardano i numeri davanti ai monitor senza uno straccio di teoria, l'importante è che una persona vada da un punto A ad un punto B... se poi si spezza una gamba durante il percorso e arriva a gattoni è secondario. Questo significa che l'attuale euforia negli USA è dettata dalla politica monetaria allentata degli anni precedenti che sta percolando sempre di più nell'economia più ampia. Infatti gli ultimi numeri del PIL sono gonfi di credito a buon mercato, sfociato in quella che è la nuova bolla subprime: prestiti per auto ( http://www.usatoday.com/…/auto-sales-risk-subprim…/18809365/ ).

    Inoltre, a parte i lavori part-time, il solo settore che ha fatto registrare un aumento dei posti di lavoro è quello petrolifero in 5 stati chiave. QUindi l'unica cosa che la ZIRP e il QE hanno portato è stato un falso boom negli investimenti petroliferi, una stagnazione industriale al di fuori di questo settore e Main Street raggirata ancora una volta dall'ingegneria finanziaria. Questa "ripresa" avrà vita breve, e la recessione che ne seguirà sarà peggiore di quella del 2008.

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  6. Per la serie "segnali dal Grande Default". Prendete nota: questo è quello che succederà a tutte le altre nazioni occidentali quando i nodi dello schema di Ponzi delle pensioni verranno al pettine. La Grecia è solo il "paziente zero": Greek government presses social security funds to hand over cash.

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