Bibliografia

martedì 23 dicembre 2014

Il ruggito della tigre





di Francesco Simoncelli


Nel libro A Tiger by the Tail, che rappresenta una raccolta dei migliori scritti di F. A. Hayek, viene utilizzata questa metafora per rappresentare quello che sono le banche centrali nella loro essenza. Attraverso le loro politiche tentano di direzionare a piacimento le sorti del libero mercato, pensando scioccamente che se un domatore riesce a prendere una tigre per la coda allora avrà il pieno controllo dell'animale. L'animale, invece, va dove vuole e per un po' questo coincide con la volontà del domatore. Quest'ultimo si illude di aver sottomesso l'animale, e non considera come un bivio sulla strada che sta percorrendo insieme al felino rappresenti la fine della sua illusione. Infatti, qualora l'animale dovesse prendere una strada alternativa e in contrasto con quella del domatore, il nostro sfortunato protagonista finirebbe per essere divorato dalla tigre a seguito dei continui strattonamenti della coda.

Allo stesso modo, i banchieri centrali credono di poter condurre i loro affari perturbando insistentemente l'ambiente di mercato, pensando che in questo modo tutto andrà secondo i piani. Per un po' le cose vanno così, ma infine gli aggiustamenti in accordo con i desideri degli individui emergono prorompenti, e non possono essere che esauditi pena un dolore maggiore.



NUOVE BOLLE, VECCHIA STRATEGIA

Sin dallo scoppio della bolla delle dot-com abbiamo potuto osservare come la FED, ad esempio, abbia perseguito una strategia di boom/bust ciclica per permettere ad un'economia pianificata di poter sopravvivere. Suddetta bolla, infatti, è stata sostituita dalla bolla immobiliare che ha permesso ai banchieri centrali di comprare tempo e far credere all'opinione pubblica di aver calmato la tigre. Nel 2008 si è verificato un nuovo bust, stavolta più travolgente del precedente, poiché la banca centrale americana è stata costretta a ricorrere a misure di politica monetaria senza precedenti nella sua storia economica. In questo modo non solo si è provato spasmodicamente a tenere a galla quelle realtà che più hanno sofferto durante la crisi, ma nel frattempo si è anche provato a gonfiare nuove bolle in modo da incanalare le cosiddette "risorse inattive" verso tali settori. Un palliativo.

Ci sono riusciti. Dopo il tonfo del settore immobiliare, il denaro quasi gratis elargito dai banchieri centrali ha permesso a determinate entità, come gli hedge fund, di imbastire un enorme carry trade tra questo flusso di denaro, le abitazioni pignorate comprate a quattro soldi e gli affitti. Sono stati concepiti tutta una serie di nuovi prodotti finanziari in grado di resuscitare un settore necessitante una pulizia. Invece sono intervenuti i banchieri centrali con le loro cosiddette politiche anticicliche e hanno smorzato questa pulizia poiché avrebbe intaccatto quelle entità protette dal suo cartello. Ho discusso di questo argomento qui: http://francescosimoncelli.blogspot.it/2014/12/gsib-calciare-il-barattolo-diventa.html






L'interruzione di suddetta pulizia ha permesso l'emersione di nuovi errori i quali hanno alimentato nuove bolle. E' stata reflazionata la bolla immobiliare, è stata alimentata una nuova bolla azionaria per permettere alle attività improduttive di staccare nuovi profitti da titoli sempre più tossici ed è stata gonfiata una nuova bolla nel settore petrolifero. C'è una tale euforia in quest'ultimo settore che si sente parlare di come gli Stati Uniti siano diventati la nuova Arabia Saudita, in grado di esportare quantità crescenti di oro nero e permettere una discesa dei deficit. Guardiamo il quadro generale. Se davvero il prezzo del petrolio scenderà a $40/bbl. (cosa molto probabile, anche perché il prezzo nel 2000 era di $20/bbl. e nel 2008 era a $30/bbl.) questo significa che tutti gli investimenti di capitale fatti dalle varie industrie di questo settore andranno sotto pressione, questo significa che tutti i posti di lavoro creati negli ultimi anni nel settore petrolifero saranno a rischio, questo significa che questa gigantesca bolla era basata sul presupposto falso che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto perennemente a $80-100/bbl.

Ora che la FED sta mettendo il freno alle sue politiche espansionistiche e ha annunciato di voler aumentare i tassi di interesse il prossimo anno, i potenziali investimenti improduttivi nel settore dell'olio di scisto dovranno essere liquidati a causa di una mancanza di fondi a buon mercato con cui mantenerli a galla. La mania dietro il sostegno del prezzo del petrolio ad un'altezza diversa da quella del mercato verrà smascherata dalla volontà della FED di far scoppiare questa bolla.




Cosa accadrà all'economia americana? La stessa cosa che è accaduta tutte le altre volte: una recessione. Tutti quei posti di lavoro che fino ad ora sono stati creati nel settore energetico verranno liquiditati, perché sono state assunzioni basate su una falsa espansione dell'attività produttiva. L'illusione di sostenibilità ha tenuto vivi questi posti di lavoro, ma la realtà necessita di una loro liquidazione perché economicamente inutili; ma quasi sicuramente molte di queste famiglie avranno fatto progetti per il futuro, cosa che implica una casa, un mutuo, beni durevoli, ecc. Tutto ciò verrebbe spazzato via, perché basato su basi economiche insostenibili, e la bolla nel settore petrolifero non farebbe altro che mettere pressione ad altre bolle, come quella delle cartolarizzazioni del flusso degli affitti nel mercato azionario, la bolla dei prestiti studenteschi, la bolla dei mutui per le automobili, la bolla dei titoli di stato USA, ecc. Verrebbe a cadere un castello di carte che si regge solamente sulla capacità della banca centrale di calciare il barattolo ancora una volta.

Ma come avrete capito, questo barattolo cresce in maniera spropositata ad ogni calcio. Finirà per essere incalciabile.

La cosa peggiore è che un sacco di banche commerciali ha finanziato un sacco di compagnie petrolifere, sono stati concessi parecchi fondi mutuabili ad attività che li avrebbero scaricati in investimenti improduttivi. Quindi se il prezzo del petrolio dovesse continuare a scendere raggiungendo una soglia critica per questi prestiti, essi diventeranno automaticamente irripagabili e andranno a rimpinguare la mole già grande di NPL in pancia ai TBTF. Il loro bilanciò di contrarrà e, in assenza di aiuti super partes, andranno in bancarotta. Stesso discorso per tutti quegli investitori che sono stati risucchiati in questo business, la loro sorte è la stessa di tutti coloro che si sono lasciati trasportare dall'euforia. E come accade per ogni recessione, la riallocazione delle risorse umane e materiali tende a riportare un minimo di salubrità in un mercato intossicato dalle manipolazioni dei banchieri centrali. I tassi di interesse aumenteranno perché falliranno quelle entità sostenute artificialmente, e non perché sarà la banca centrale a deciderlo. Ricordate, la FED non sa dove andrà la tigre.

Ma cosa è accaduto a seguito della bolla immobiliare? I tassi di interesse sono stati abbassati a livelli talmente bassi che una cosa del genere non si era mai vista nella storia dell'economia. Questo perché la FED, attraverso i vari giri di quantitative easing, ha aiutato i protetti dal suo cartello a rimanere in attività. E' stata una mossa contro la volontà del mercato di pulire gli errori del passato, e tale mossa non ha fatto altro che portare a conseguenze più estreme, come le bolle che abbiamo visto nei grafici precedenti. Alla prossima recessione, cosa potrà fare la FED? Di certo non potrà abbassare ulteriormente i tassi di interesse visto che già sono allo zero. L'unica soluzione è l'inaugurazione del fantomatico QE4. Ma questo significa ulteriore crowding out di risorse materiali e umane verso settori alimentati artificialmente, significa sprechi di risorse, significa scavarsi la buca senza accorgersene. In realtà i banchieri centrali ne sono consapevoli, ma sono in trappola: appena lasceranno la coda della tigre verranno sbranati, se continueranno a strattonarla verranno sbranati. Qual'è la prova? Le riserve in eccesso sono ancora tutte lì.

L'interconnessio delle varie bolle ha come referenti ultimi lo stato e le banche commerciali, e il compito ufficioso del settore bancario centrale è quello di salvaguardare queste due entità. A qualsiasi costo. Gli errori continueranno ad accumularsi. Le bolle continueranno a gonfiarsi. Mentre il deleveraging verrà assorbito in totale dalla popolazione in generale. I banchieri centrali credono di poter utilizzare questo cuscinetto in modo indefinito, non è così. La mole degli errori accumulati nel tempo è così grande che sta indebolendo progressivamente il panorama economico in cui gli attori svolgono i loro affari.





Janet Yellen, se terrà fede a quanto detto, dovrà operare la più grande politica restrittiva mai vista nella storia economica degli Stati Uniti, più acre rispetto a quella di Volcker tra il 1979 e il 1982. La recessione risultante sarà devastante, considerando tutte le bolle finora gonfiate. E' molto probabile che non lascerà che accada, quindi farà quello che la FED ha fatto sin dal 2008: inflazionerà. Il prezzo del petrolio tornerà a salire, il dollaro tornerà a scendere e Main Street continuerà a soffrire per i cattivi investimenti altrui. Alla fine, è la stessa cosa che vediamo ripetersi ogni volta che all'orizzonte si prospetta una recessione: più interventismo. E' accaduto con Greenspan. E' accaduto con Bernanke. Accadrà con la Yellen. I primi due sono riusciti a farla franca, lasciando la patata bollente al prossimo sventurato di turno. Ora è il turno della Yellen, con Greenspan che invece concede interviste a tutto campo ammettendo il proprio fallimento e addirittura consigliando agli investitori di comprare oro.

Ai banchieri centrali non interessa il libero mercato. Sono stati messi lì per un motivo. Faranno la loro parte. Ignoreranno, quindi, i segnali di mercato. Ignoreranno, quindi, gli insegnamenti e gli avvertimenti della Scuola Austriaca. Faranno affidamento esclusivo a quello che hanno imparato durante la loro carriera accademica: se qualcosa non ha funzionato finora, allora più della stessa cosa funzionerà. Questo è l'ABC del keynesismo. Questa è la via verso il fallimento.



ANDARE ALLA CIECA

Il 17 aprile dell'anno scorso il Financial Times ha pubblicato un articolo dal titolo "Central bankers say they are flying blind". Non poteva scegliere un titolo più appropriato. Il contenuto di quell'articolo rappresenta una delle critiche più azzeccate all'establishment bancario centrale proveniente da un quotidiano mainstream. Il ricorso alle misure "non convenzionali" non rappresenta altro che un tentativo disperato di tenere insieme i pezzi di un sistema monetario decrepito. Come è già stato scritto in un articolo precedente, l'attuale politica della FED e delle altre banche centrali non ha uno scopo e un obiettivo predefinito; è stata scelta questa strada letteralmente per caso. Funziona? Bene, allora verrà continuata. Non funziona? Bene, si proverà qualcos'altro. Non c'è un piano definito. Non c'è previsione del futuro, nonostante si voglia far credere il contrario con la cosiddetta forward guidance. Non ci sono gli strumenti adatti nelle mani dei banchieri centrali per fare davvero quello che dicono. Non li hanno mai avuti.

Prima sono stati tirati quasi allo zero i tassi di interesse e ogni anno sin dal 2008 la fine di tale politica è sempre stata rimandata nel tempo. "Fin quanto è necessario" recitano i comunicati stampa della FED e della BCE. Non contenti della loro manifesta incompetenza, hanno iniziato a puntare il dito sulle stime del PIL. "Quest'anno si è chiuso con cifre deludenti, ma dal prossimo le cose cambieranno." Sono sei anni che non cambiano affatto: http://francescosimoncelli.blogspot.com/2014/10/il-rompicapo-dellarea-euro-cose.html

Visto che anche questo esperimento faceva trasudare tutta la loro incompetenza e impotenza, i banchieri centrali hanno iniziato a parlare di monitorare il tasso di inflazione (dei prezzi). Quale tasso? Non quello reale, bensì quello manipolato ad hoc dagli istituti di statistica. Infatti dopo averli ripuliti di tutti quegli asset di cui necessitiamo realmente ed averli compressi in un aggregato più ampio, si sventolano cifre prossime agli allarmi di deflazione. Ma visto che le persone stanno affrontando la situazione inversa, hanno ripiegato sulla disoccupazione. Anche qui, numeri record che segnalano un tasso di disoccupazione tra la popolazione tra i più alti di sempre, per non parlare degli scoraggiati e di coloro che sono usciti dalla forza lavoro affindadosi alla carità dello stato. Tra tutte queste misure abbiamo avuto il QE1, il QE2, il QE3 (in doppia salsa), il LTRO, il LTRO2, il TLTRO, l'OMT, l'Operazione Twist, il TARP, il Tapering, i meccanismi di salvataggio intra-europei, bail-in, bail-out, e quant'altro. Niente di tutto questo ha funzionato.

L'ultima trovata in ordine cronologico è il cosiddetto Piano Juncker. L'essenza di tale piano può essere riassunta in tre parole: shovel-ready project. E' tutto fumo. E' keynesismo modellato per i tempi moderni. Si è sbandierato ai quattro venti di come tale piano comprendesse nientemeno che €315 miliardi. Non era vero. Diversamente dagli squilli di tromba dei media mainstream mi sono preso la briga di verificare. La commissione parte con un budget di €8 miliardi, i quali fungono da garanzia per il doppio di tale cifra. Qual è il potere di leva dietro questa "magia"? Il fatto che gli investimenti che saranno finanziati con gli €8 miliardi non falliranno tutti in una volta, quindi si può garantire per una cifra maggiore di quella che si ha a disposizione. La Banca degli Investimenti Europea aggiunge a questi numeri altri €5 miliardi. Potenzialmente, saremmo arrivati a €21 miliardi. A questo punto la BIE potrebbe emettere bond per raccogliere fino ad un totale di €60 miliardi. Il potere di leva qui aumenterebbe, anche perché ci sarebbe da domandarsi chi tra i vari stati in bancarotta comprerebbe tali obbligazioni. Ah, certo, molto probabilmente lo zio Mario... non credo proprio che suddetti bond possano rientrare nel piano di Maastricht.

A questo punto verrebbe tirato in ballo il settore privato affinché aiuti l'UE ad arrivare ai fatidici €315 miliardi. Stiamo parlando di un leverage di 1:40 quasi.

Supponiamo che la BIE voglia investire in un progetto congiunto tra Francia e Italia da €10 miliardi. Il capitale di base dell'investimento sarà, ad esempio, di €2 miliardi mentre il resto dovrà sovvenzionarlo il settore privato. Quei soldi messi dalla BIE serviranno solamente come "prima linea" nel caso di perdite e per attrarre gli investimenti privati. Quale garanzia ci sarà che l'investimento sarà produttivo? Nessuna. Anzi, date le basi con cui viene finanziato molto probabilmente fallirà. Il problema, che ancora non è stato compreso dai pianificatori centrali, è che la crisi attuale non è ciclica, bensì strutturale. Affonda le sue radici nel sistema stesso che si vuole salvare. Le contorsioni e gli accapigliamenti per salvare a tutti i costi questa Europa rappresentano le cause stesse del fallimento. La fiducia degli eurocrati, purtroppo, è nei modelli DSGE keynesiani, non nel libero mercato.

I modelli dei banchieri centrali e dei pianificatori centrali presuppongono una situazione di equilibrio, statica. La realtà è totalmente diversa.



TUTTI CONTRO TUTTI

Sebbene le principali banche centrali del mondo si stiano coordinando per stampare denaro e tenere ancora un po' in piedi l'attuale sistema economico, lo scopo dietro questa strategia è quella solita nenia mercantilista che maschera con una patina di virtù tale azione scellerata. Sin dal 2010, infatti, la guerra valutaria tra i vari Paesi del mondo si è intensificata ad un ritmo pauroso, soprattutto dopo l'ultima decisione della BoJ di mettere sotto steroidi il proprio quantitative easing. In questo modo si tenta di svalutare la propria divisa per stimolare temporaneamente le vendite all'estero. I consumatori esteri non possono far altro che rallegrarsi per questi regali. Se la prima cosa a cui avete pensato è una sovvenzione, lo avete fatto perché questa è realmente una sovvenzione. Il consumatore estero viene letteralmente pagato per acquistare merce a prezzo scontato.

Immaginiamo che in Europa e negli Stati Uniti un cappotto costi rispettivamente €100 e $100. In queste condizioni non ci sarebbe alcun incentivo a scegliere l'uno o l'altro cappotto, il consumatore sceglierebbe quello migliore dal proprio punto di vista. Molto probabilmente basandosi su fattori estetici. Immaginiamo, quindi, che la FED dia il via ad una campagna di svalutazione del dollaro, a seguito della quale il costo di una giacca negli Stati Uniti cala a $50. In questo modo l'incentivo del prezzo induce il consumatore europeo a prediligere il prodotto USA perché in questo modo può acquistare, da un giorno all'altro, un prodotto in più rispetto al prezzo pre-svalutazione. Il settore dell'export, quindi, vede aumentare significativamente le proprie vendite e la cosa richiama in tale settore una quantità maggiore di risorse materiali e risorse umane. Infatti, il paravento che spesso i pianificatori centrali adottano per giustificare una pratica tale è quella della creazione di posti di lavoro. Se ci limitiamo ad osservare ciò che si vede, essi hanno ragione. Ma cos'è che, invece, non si vede?

A fronte di una divisa svalutata, i costi delle importazioni salgono. Tutti quei materiali di cui hanno bisogno le industrie in patria lievitano di prezzo e, col passare del tempo, anche i fattori di produzione all'interno della filiera dell'export iniziano ad aumentare di prezzo annullando, de facto, il vantaggio competitivo iniziale. Si torna al punto di partenza, ma il paese che ha svalutato la propria divisa si ritroverà con costi maggiorati in patria e una minore presenza di beni da cui attingere per soddisfare la domanda dei clienti interni. Una crescita genuina delle esportazioni può avvenire solo a fronte di una presenza di capitali supportati da una rete di risparmi reali. Negli ultimi dieci anni la Germania, ad esempio, ha visto la propria popolazione privilegiare il risparmio rispetto al consumo e questo ha consentito al Paese di sfruttare un bacino di capitali superiori i quali, a loro volta, hanno spronato una produzione maggiore. Aumentando quantità e qualità dei suoi prodotti, la Germania ha potuto aumentare le sue esportazioni. Diversamente da quello che, invece, è accaduto nella periferia dell'Eurozona: tasse e deficit statali hanno falciato il risparmio. Ora la soluzione "geniale" degli spandaccioni progressisti è quella di tassare la Germania affinché gli sprechi di quelle nazioni dalle mani bucate vengano foraggiati. Giammai viene considerata l'altra soluzione: liberare il risparmio da tasse e dal crowding out dei deficit statali. Ciò che sostengono gli spendaccioni progressisti è paradossale: sbraitano contro la capacità altrui per giustificare la loro incapacità.

Quella a cui stiamo assistendo oggi è la cosiddetta "race to debase", poiché mancando ai banchieri centrali punti di riferimento concreti nell'economia non possono far altro che cercare di fregare silenziosamente il prossimo in modo da guadagnare ulteriore tempo. E' questo uno dei motivi principali per cui non c'è ripresa. E' questo il motivo per cui la ridondanza degli investimenti sta sfornando prodotti inutili e il Baltic Dry Index continua a languire in territori bassissimi. In questo contesto il dollaro continua a rafforzarsi, anche se è più corretto dire che sono le altre valute che stanno declinando. I mercati, infatti, si aspettano che i tassi di interesse negli Stati Uniti tornino a salire a seguito della promessa della Yellen e che il Giappone e l'Europa continuino a stampar denaro. I nipponici lo stanno già facendo, e a ritmi pazzeschi, mentre invece si aspettano che Draghi implementi un QE a tutti gli effetti. (Seppure in modo contorto, la monetizzazione del debito degli stati europei da parte della BCE c'è, c'è stata e ci sarà: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-12-10/dove-sono-finiti-soldi-bce-due-terzi-banche-italiane-li-hanno-messi-btp-164249.shtml )

La FED alzerà i tassi l'anno prossimo? Non credo proprio. E anche se ci proverà, tutto ciò che accadrà sarà l'avvento di una nuova recessione. Perché? Perché l'altezza dei tassi di interesse dovrebbe essere decisa dal libero mercato, non dai banchieri centrali. Recessione che, tra l'altro, si acuirà trasformandosi in una depressione non appena le varie bolle presenti sul territorio statunitense inizieranno a risentire di un panorama economico che troncherà la loro fonte di sovvenzionamento primaria: denaro fiat quasi gratis e tassi di interesse ultra bassi. I bei tempi finiranno. Poi i banchieri centrali torneranno ad ergersi a "salvatori" delle valute. Salvarle da cosa? Il libero mercato. Ciò non impedirà al dolore economico di farsi strada nel panorama economico. La fede nei banchieri centrali e nella banca centrale come stabilizzatore dei mercati sarà messa alla prova, frantumandosi in mille pezzi.



CONCLUSIONE

L'obiettivo delle banche centrali è quello di tenere in piedi il teatro Kabuki della crescita economica attraverso le bolle. Le trame economiche attraverso le quali ha cercato di raggiungere suddetto scopo attraversano tutta una serie di bolle che scoppieranno se davvero la decisione sarà quella di lasciar aumentare i tassi di interesse il prossimo anno. La bolla in prima linea è quello dell'olio di scisto, che a seguito del calo del prezzo del petrolio dopo il Tapering intaccherà i finanziamenti coi quali fino ad ora le grandi aziende in questo settore hanno portato avanti i loro affari. I pericoli insiti nello stimolo monetario delle banche centrali metterà pressione alle obbligazioni spazzatura che sin dal 2010 le aziende petrolifere hanno emesso. Ammontano a circa $550 miliardi. Una ad una, tutte le bolle gonfiate fino ad ora e su cui è stata basata la crescita nominale di oggi, scoppieranno. Non credo che lo lasceranno accadere. La FED riprenderà ad intervenire, portando a livelli assurdi l'interferenza nel mercato.

Sono convinto che il futuro non avrà come protagonista il denaro fiat. La Cina l'ha intuito. Si sta allontanando dal dollaro. Al giorno d'oggi le corse agli sportelli vengono fatte da dietro un computer. I titoli di stato vengono lasciati maturare e non vengono rinnovati. Al giorno d'oggi la Cina è il più grande estrattore d'oro, non esporta oro e ha consigliato alla propria popolazione di acquistare oro. E' molto probabile che nel futuro prossimo vedremo un renmimbi agganciato all'oro per permettere alla Cina di avviare un soft landing per i suoi errori rispetto all'hard landing che l'Occidente sperimenterà.

I banchieri centrali occidentali sono in lizza per ricevere il premio "Darwin Award" per la stupidità con cui stanno facendo cadere nell'oblio le valute da loro supervisionate: credono di poter costringere la tigre (libero mercato) che stanno cavalcando ad andare dove vogliono loro. Verranno divorati.


12 commenti:

  1. Voto questo come migliore articolo economico del 2014.
    Poi vengono gli articoli di Stockman.

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    1. Grazie Dna. Questo è uno di quegli articoli da "riscoprire" in un prossimo futuro per rinnovare la formula che agli Austriaci tocca sempre rinnovare: "Ve l'avevamo detto e vi avevamo anche detto perché."

      Oltre ai prodotti finanziari tossici basati sui prestiti allegri alle industrie nel settore petrolifero, non scordiamoci anche le cartolarizzazioni nel settore immobiliare (come ripetute nell'articolo) le quali si basano sul flusso degli affitti. Ebbene guardiamo questi due grafici. Il primo rappresenta l'aumento dei prodotti finanziari legati agli appartamenti in affitto rispetto a quelli legati alle case in vendita. Il secondo rappresenta un grafico sugli affitti e la loro ascesa da 4 anni a questa parte, proprio dopo che la bolla immobiliare ha toccato il fondo. Come specificato nell'articolo di oggi, secondo me la prima a scoppiare sarà la bolla petrolifera e senza un intervento della FED sarà una reazione a catena tra tutte queste bolle.

      Finirà male.

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  2. Il Pil Usa sorprende tutti: +5% nel terzo trimestre. Non accadeva dal 2003. Rally del dollaro, euro sotto 1,22

    Quella che viene decantata è una ripresa nominale, ovvero, solo sulla carta. Si guardano i numeri sui monitor e si dice che l'economia è in ripresa. No, questa fantomatica "ripresa" è fasulla ed è basata su un castello di carte a cui basterà un alito di vento per crollare. La sequenza di bolle che stanno sostenendo questa illusione e l'ingegneria finanziaria alla base, permettono di sventolare dati confortanti circa l'economia. Prendente ad esempio l'occupazione. Oltre ai part-time, la maggior parte dei posti di lavoro è stata risucchiata da quegli stati che hanno visto sul loro suolo l'eurzione della bolla dell'olio di scisto. Nel resto degli altri stati le cose sono stagnanti, se non in declino.

    Ora che la FED si è presa una pausa dal QE, pian piano la realtà tornerà a far sentire la sua voce. Il prezzo del petrolio continua a scendere tornando ad un livello consono a domanda/offerta. Questo metterà pressione a quelle attività che, sfruttando i finanziamenti quasi gratis dello zio Ben, sono prosperate sottraendo risorse umanee materiali all'economia. Ovvero, invece di generare ricchezza, l'hanno sprecata. La bolla dell'olio di scisto sarà solo la prima di una lunga serie di bolle che questa volta hanno permesso di tenere a galla la baracca. Sarà come il 2008, ma stavolta con una dose maggiore di dolore economico.

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  3. Third of listed UK oil and gas drillers face bankruptcy

    Una volta che la droga monetaria fiat lascia il corpo di un'economia dipendente, scopriamo quanto debilitato è tale organismo. La bolla dell'olio di scisto sarà più dolorosa del crash immobiliare di 6 anni fa.

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    1. I boom e bust sono sempre più frequenti e ravvicinati. Per gli "austriaci" sono anche sempre più prevedibili e riscontrabili. In effetti, riflettevo, non è questione di indossare le lenti austriache per vedere e prevedere la logica degli eventi, ma di riuscire a togliersi le lenti deformanti che fornisce l'apparato garante della conservazione dei rapporti di forza consolidatisi nel tempo. Lo stato è un fenomeno storico, non un destino inevitabile né una meta definitiva. Questo distingue l'analisi anarchica liberale dalla mentalità e dalla conseguente antropologia dello statalista. Ci vuole una grande apertura mentale e culturale per rendersene conto ed anche una predisposizione individuale alla indipendenza in senso lato. Per capire se stessi si deve esercitare anche una analisi delle differenze rispetto agli altri. Capire a fondo l'antropologia statalista è necessario o almeno utile per capire meglio l'antropologia anarchica. Se ci si sente fuori dal coro, alternativi, pecore nere isolate e strambe in mezzo ad un gregge uniforme, vuol dire che si sentono differenze e sono tali da creare separazioni sostanziali. La solitudine anarchica è inevitabile. Pensando al territorio in cui mi trovo, riconosco la mentalità statalista ogni volta che il mio interlocutore dimostra di ragionare solo ed esclusivamente in termini politici, di intervento politico sulla realtà e nella sua lettura conseguente dei fatti storici. Lettura solo politica e pertanto limitata e fallace. Ci sarà un default antropologico. È certo.

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    2. Ciao Francesco

      Cui prodest? e' sempre una buona domanda per cercare di capire certi eventi.
      Il forte e rapido crollo del prezzo del petrolio ha più ragioni e nessuna di queste di libero mercato. Tutte ragioni politiche e geopolitiche: una mossa di uno status quo contro il cambiamento.
      Arabi ed Americani lo usano contro Putin, per destabilizzarne il potere. Il gasdotto che parte dal Qatar deve passare dalla Siria per arrivare in Europa e fare concorrenza a Gazprom.
      Gli Arabi hanno un conto in sospeso anche con Obama. Non ha invaso la Siria.
      Chissà che non ci siano accordi anche tra i petrolieri texani e le famiglie reali arabe per ripulire velocemente il mercato mondiale dell'estrazione dai nuovi sistemi più costosi. Chissà che non serva anche a riportare un repubblicano texano alla Presidenza mostrando il fallimento democratico.
      Insomma, tirare la coda alla tigre è pericoloso, ma se si droga la tigre, come pare che facciano i monaci buddisti di quel tempio thailandese, queste diventano mansueti micioni con cui i turisti possono farsi fotografare.
      Non vorrei che certi personaggi avessero davvero trovato il modus per conservare il proprio potere ad libitum.
      In effetti, una parziale ripulitura degli attori di mercato avviene ancora oggi, non solo nel settore bancario, ma in ogni settore produttivo. Non è una pulizia corretta, ma una scrematura. I piccoli sono fottuti ed i grossi resistono e si rafforzano ulteriormente. Forse certi bust non sono spontanee correzioni, ma operazioni pianificate contro possibili concorrenti. Forse non ci sono più le tigri di una volta.
      Il libero mercato oggi è un ricordo, quasi una utopia. Laddove conta davvero tenere le posizioni dominanti funzionano altri metodi: gli avvertimenti, le intimidazioni, le minacce, la violenza. I grandi attori protagonisti del potere più grande si domandano reciprocamente con arroganza: ce l'hai con me? come DeNiro in Taxi driver.
      Queste riflessioni non sono una regressione interpretativa o una contestazione pessimistica a quanto compreso in questi anni, ma vengono dalla constatazione che anche aver compreso una buona parte delle regole di questo gioco assolutamente scorretto non garantisce un sicuro lasciapassare. Forse neppure una chance.
      Se siamo in grado di vedere le bolle, e ci prendiamo, dovremmo fare come Soros, scommetterci contro e trarne vantaggi concreti seppure in fiatmoney.

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    3. Ciao Dna.

      >"Ci vuole una grande apertura mentale e culturale per rendersene conto ed anche una predisposizione individuale alla indipendenza in senso lato."

      E' decisamente una frase che si adatta all'indole media del popolo italiano. Posso affermarlo perché oltre ad averne avuto prova dal web, ne ho avuto prova anche nella vita reale ultimamente. Si parla per sentito dire. Si parla per esperienza altrui. Non ci si sforza di indagare il punto di vista altrui andando a leggere nell'effettivo ciò che propugna una certa scuola di pensiero. Sebbene con riluttanza, sto cercando di leggermi la Teoria Generale. Sebbene con riluttanza, mi sono letto Il Capitale. Invece sono sempre testimone di polemiche senza cognizione di causa e senza radici in una lettura approfondita dei temi attaccati. Viene attaccato, quindi, l'Austrismo sulla base che esso non rappresenti una scienza naturale. Viene attaccato, quindi, il libertarismo sulla base che esso si prefiguri una società che possa fare a meno dello stato. Per questo sono convinto che per smobilitare gli individui dalle loro convinzioni preconcette ci sia bisogno di una forte discontinuità. Qual è questa forte discontinuità? Questa: Ci vorranno quattro mesi in più per andare in pensione. La continuità del welfare state è talmente radicata nell'animo della maggior parte delle persone che è impossibile per loro immaginare un qualcosa di diverso.

      Lo stesso vale per la critica allo stato. Sono talmente spaventati dall'alternativa e dal periodo di riassestamento che si ancorano con le unghie e con i denti ad un apparato anacronistico quale è lo stato. Credono nella frase homo omini lupus. (Quando mai un animale ha aperto una fabbrica per aumentare l'offerta di beni esistenti e, di conseguenza, migliorare lo standard di vita altrui? Gli animali devono farsi bastare quello che hanno. Non hanno l'intelletto dell'uomo. Hobbes era solamente un cialtrone astuto.) Credono nella legge della giungla. La scuola statale ha scremato adeguatamente ogni possibile via secondaria a questa qui. Pensate forse che sarebbe bastato inserire un David Hume o un Adam Smith nel programma scolastico per incrinare l'assetto di pensiero veicolato dalla scuola dell'obbligo? Pensate male. E' il metodo scolastico quello che distrugge progressivamente lo spirito investigativo dell'essere umano.

      Questa continuità è talmente potente da risucchiare nel suo vortice il maggior numero di menti. Sono convinto che potremmo apportare così tanti esempi contrari alla mentalità statalista da poter debellare qualsiasi loro sciocchezza partorita negli ultimi 200 anni, ma non servirebbe a niente. E' come il tipo che cerca di avvertire chi è mentalmente ed economicamente ipegnato in uno schema di Ponzi. Non c'è verso di fargli cambiare idea. Solo la grande discontinuità del fallimento di tale schema potrà "liberarlo". Prima o poi gli illusi verranno recapitarsi nelle loro case una lettera da parte dello stato in cui, oltre alle scuse, verrà aggiunta questa frase: "Fondi insufficienti." Se davvero il libero mercato non esistesse più, lo schema di Ponzi delle pensioni potrebbe durare per sempre. Quest'ennesimo rinvio delle inevitabili conseguenze ci informa che non è così. Il libero mercato siamo tutti noi, ovvero, tutte le nostre azioni. Volenti o nolenti. Indottrinati dalla propaganda o meno.

      La discontinuità arriverà e sarà prepotente. Non ci resta che lavorare affinché le persone trovino nei libertari e negli Austriaci un punto di riferimento da cui ripartire.

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  4. Cosa c'è peggio del crash immobiliare di 6 anni fa? Il crash della bolla dell'olio di scisto. Guardate il grafico sulle perforazioni. Guardate come si impenna verso la fine del 2009, anno in cui venne lanciato il QE1: The Great American Oil Bust Is Only Just Beginning.

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  5. Per chi ancora è convinto della presunta genuinità della ripresa USA, è bene che si legga questo pezzo in cui, per agevolare i first home buyer il cui numero era ai minimi storici (e per una buona ragione), si annuncia un taglio dei premi sui prestiti garantiti dalla FHA e da Fannie/Freddie. Che tipo di taglio? Puramente arbitrario. Cosa sgnifica per l'economia di Main Street? Reflazione immobiliare, o per essere più diretti, bolla immobiliare 2.0: Why Obama Says Buying Your First Home Just Got More Affordable.

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  6. Come sottolineavo in questo articolo, la FED non avrebbe alzato affatto i tassi quest'anno. Ecco puntuale che arriva la conferma. Sin da allora non è cambiato nulla: non esiste modo in cui la FED possa lasciar aumentare i tassi d'interesse senza scatenare una recessione e rischiare di perdere definitivamente il controllo.

    Fed officials see June rate hike as unlikely: minutes.

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    1. Coi democratici non accadrà. Forse con un repubblicano. Ma con uno che abbia nello staff gente come Stockman.
      Ma gli anni '80 sono passato remoto e la Fed ha proprio perso la bussola adesso. Si comportano come i democristiani dorotei, galleggiano sulle loro barchette di cartamoneta. Quanto potrà durare tutto questo resta difficile da dire e forse inutile.
      Il tuo articolo resta la migliore lettura della situazione e delle sue ragioni e le tue previsioni sono credibili e verificabili.
      Noialtri possiamo superare gli eventi grazie alla indipendenza psicologica e materiale dal sistema. Ma, parlo per me, gli asset su cui puntare per provare ad attraversare questa selva oscura non sono principalmente materiali, ma immateriali: cultura, autonomia, ottimismo ragionevole, volontà, relazioni costruite nel tempo, esperienza di vita e capacità di lettura degli altri, una buona dose di fiducia in se stessi (senza arroganza, le persone che emanano una sorta di energia positiva sono attrattori naturali e magari catalizzatori di soluzioni), altro che ciascuno sa di se stesso e che ne rappresenta quelle intime risorse umane che ci aiutano sempre nei momenti difficili e spesso ci stupiscono e chissà da dove vengono....

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  7. Oggi i dati Istat sulla produzione industriale hanno fatto segnare un aumento presumibilmente positivo riguardo tale indice. Soprattuto sono arrivate "buone notizie" dal settore automobilistico. Sono tornate di nuovo a squillare le trombe di un successo dell'Italia dal punto di vista economico e s'è alzata la propaganda di come l'attuale governo sia stato determinante per tale risultato. Illusioni. Così come per il recente report sulla disoccupazione, c'è molto altro da dire. Infatti, spero che gli avventori del mio blog non si siano scordati del cosiddetto Piano Juncker per "stimolare" la crescita europea. In poche parole, un gigantesco stimolo fiscale ideato per pompare artificialmente la domanda per determinati prodotti e servizi nell'area Euro.

    Questo non ha nulla a che fare con un libero mercato, è ingegneria finanziaria per truccare i numeri e far sembrare l'Europa un luogo adeguato in cui investire. Ovvero, questa farsa serve solamente ad attirare i polli affinché con i loro soldi facciano da scudo all'enorme leva finanziaria dietro questi folli progetti di finanziamento faranoici (la cifra finale ammonta a €315 miliardi). Guarda caso nel Piano Jumcker è coinvolta anche la Banca Europa per gli Investimenti (BEI), la quale ha stanziato per la FIAT €600 milioni.

    Come dicevo nell'articolo qui sopra, questo è tutto fumo. È keynesismo modellato per i tempi moderni. È un teatro kabuki che andrà avanti fino a quando i contribuenti non saranno più capaci d'aggiungere più ricchezza nel bacino dei risparmi reali a causa della gargantuesca presenza d'attività divoratrici di ricchezza che prosciugheranno suddetto bacino dei risparmi reali. A quel punto, qualsiasi altro intervento centrale non avrà più alcun effetto: Grande Default.

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