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di Thorsten Polleit
L'Iniziativa
Il referendum sul rimpatrio dell'oro svizzero avrà luogo il prossimo 30 novembre.[1] I punti che gli elettori si ritroveranno ad analizzare sono i seguenti:
- La Banca Nazionale Svizzera (BNS) non potrà vendere le sue riserve auree;
- Le riserve auree della Banca Nazionale Svizzera dovranno essere conservate in Svizzera; e
- La Banca Nazionale Svizzera dovrà conservare almeno il 20% del proprio patrimonio sotto forma di oro (cioè, la "regola del 20%").
Il bilancio della BNS ammonta attualmente a CHF522.3 miliardi (franchi svizzeri), con le sue riserve auree e i crediti relativi alle operazioni sull'oro pari a CHF39.4 miliardi. La quota di oro negli attivi della Banca Nazionale Svizzera è, quindi, circa il 7.5% — notevolmente inferiore a quella richiesta dall'iniziativa.
Se il referendum avrà successo, cioè, se l'iniziativa verrà adottata, la BNS dovrà aumentare le sue riserve auree rispetto al suo patrimonio complessivo. Ciò può essere fatto in due modi:
- Se il bilancio della BNS rimarrà quello attuale (a causa degli acquisti di valuta estera effettuati negli ultimi anni), la BNS dovrà comprare oro per un ammontare di circa CHF65 miliardi.
- La BNS potrà, in alternativa, ridurre il proprio bilancio (al livello che aveva alla fine del 2007) vendendo riserve di valuta estera fino a che le riserve auree non ammonteranno ad almeno il 20% del suo patrimonio. Ciò, tuttavia, sembra un'ipotesi improbabile e non verrà esaminata qui.[2]
Supponiamo che la BNS deciderà di comprare oro — e che ciò richiederà una quantità abbastanza considerevole di denaro. Come verranno finanziati questi acquisti? E quali saranno le conseguenze?
Finanziamento degli Acquisti di Oro
La BNS potrà finanziare i propri acquisti di oro scambiando le sue riserve di valuta estera — in gran parte costituite da euro, ma anche dollari USA, yen giapponesi e sterline inglesi. Questo percorso avrà tre effetti:
- L'acquisto di oro in cambio di riserve estere lascerà invariata l'offerta di moneta svizzera; insomma non sarà una scelta inflazionistica, in quanto non influirà sulla quantità di denaro svizzera.
- Le valute vendute dalla BNS per comprare oro tenderanno a svalutarsi nei confronti del franco svizzero; vedremo più da vicino questo aspetto qui sotto.
- Gli acquisti della BNS tenderanno ad aumentare il prezzo dell'oro; naturalmente questo effetto non può essere quantificato con precisione.
Limitare la Creazione di Moneta
Se si dovrà conformare alla regola del 20%, la BNS potrà ancora aumentare la quantità di moneta nazionale: in particolare, se vorrà creare nuovi franchi svizzeri dovrà acquistare oro sul mercato e/o da privati (cittadini svizzeri o stranieri.[3]
Detto questo, l'iniziativa non farà ritornare la Svizzera ad un gold standard, in base al quale la Banca Nazionale Svizzera dovrà, per esempio, rimborsare i franchi in oro. Tuttavia, l'iniziativa sarà certamente foriera di alcune implicazioni molto positive.
In primo luogo, la regola del 20% renderà più difficoltosa una politica monetaria espansionistica. Per aumentare la quantità di moneta, la BNS dovrà comprare oro per coprire il 20% dell'importo di franchi emessi.
L'espansione del franco svizzero non sarà legata solo all'oro fisico — che è il mezzo ultimo di pagamento ed è scarso — ma tali operazioni saranno "visibili" e potranno essere più facilmente sanzionate dalla popolazione svizzera.
Inoltre la regola del 20% costringerà le banche ad adottare un approccio molto più cauto. La riserva frazionaria, per esempio, sarà molto meno attraente e praticabile, in quanto le banche non potranno più aspettarsi che la BNS intervenga in loro aiuto stampando nuova moneta fiat.
In ultimo, ma non meno importante, l'iniziativa renderà meno inflzionabile il franco svizzero, soprattutto perché scoraggerà notevolmente la creazione di moneta dal nulla da parte delle banche commerciali — che è anche la causa centrale dei cicli di boom/bust.
Sul Tasso di Cambio Minimo della BNS
Dallo scoppio della crisi finanziaria ed economica internazionale, la BNS ha combattuto contro l'apprezzamento del franco svizzero nei confronti dell'euro. A tal fine, la BNS ha comprato euro con l'emissione di nuovi franchi svizzeri.
Alla fine del 2008, le riserve in valuta estera della Banca Nazionale Svizzera ammontavano a soli CHF47.4 miliardi. Alla fine del 2011, erano già aumentate a CHF257.5 miliardi. Allo stesso modo, la base monetaria è passata da CHF99.1 miliardi a CHF137.7 miliardi.
Dal 6 settembre 2011 la Banca Nazionale Svizzera difende un "tasso di cambio minimo" di 1.20 franchi svizzeri per euro,[4] una politica in base alla quale le riserve estere della Banca Nazionale Svizzera sono salite costantemente fino ai CHF471.4 miliardi registrati lo scorso agosto; la base monetaria è aumentata a CHF373.5 miliardi.
Se la BNS sarà costretta a conformarsi alla regola del 20%, non potrà più continuare questo tipo di politica. Perché? L'iniziativa, se messa in pratica, renderà il franco svizzero ancora più attraente agli occhi degli investitori internazionali.
La valuta svizzera si apprezzerà, in particolare nei confronti dell'euro. Poiché la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe benissimo intraprendere una stampa di denaro su grande scala, metterebbe in moto un flusso considerevole di capitali dalla zona Euro alla Svizzera.
Secondo la regola del 20%, la politica della BNS, che prevedeva l'acquisto di euro attraverso l'emissione di nuovi franchi svizzeri, non sarà più possibile: i nuove franchi svizzeri potranno essere emessi solo se prima viene acquistato oro.
Un apprezzamento del tasso di cambio danneggerà economicamente la Svizzera? La risposta è no. Lo svizzero dovrà lavorare ed esportare di meno per importare le stesse quantità di prima. Le aziende potranno tagliare i prezzi e i salari, nel caso in cui avranno bisogno di aumentare la loro competitività.
La Svolta
Se messo in pratica, la Swiss Gold Initiative aumenterà le probabilità che la Svizzera possa proteggersi efficacemente contro le politiche distruttive che sono le attuali protagoniste nel mondo dalla cartamoneta scoperta.
Sembra che la BNS non possa, o non voglia, discostarsi dagli schemi monetari allentati perseguiti in tutte le principali aree valutarie. Solo il popolo svizzero può fermare una politica monetaria che prima o poi finirà con una svalutazione della loro moneta.
La regola del 20%, ovviamente, non rappresenta il punto di arrivo quando parliamo di un sistema e di una moenta perfettamente sonanti: libero mercato monetario, free banking e nessuna banca centrale. Tuttavia, se rispettata rigorosamente, la regola del 20% può rappresentare un punto di partenza molto promettente in un viaggio verso una moneta veramente sonante.
Se gli svizzeri adotteranno l'iniziativa in pratica, il mondo si renderà conto che esistono alternative all'odierna follia della cartamoneta scoperta. In questo senso, un'iniziativa di successo potrebbe essere un punto di svolta per un futuro migliore; per la Svizzera e anche per molti altri paesi del mondo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Note
[1] Per maggiori informazioni consultare: Swiss Gold Initiative.
[2] Per restringere il proprio bilancio, la BNS dovrebbe vendere valuta estera e ricevere in cambio franchi svizzeri. Per portare le riserve estere ai loro livelli "pre-crisi", la quantità di franchi svizzeri dovrebbe scendere di circa CHF420 miliardi. Tale cifra supererebbe la base monetaria svizzera (che attualmente ammonta a CHF373.5 miliardi) e ridurrebbe sostanzialmente anche l'aggregato monetario M1 (che attualmente ammonta a CHF566.4 miliardi, infatti lo spingerebbe al di sotto dei suoi livelli alla fine del 2007, ovvero, CHF268.9 miliardi). In altre parole, una contrazione del bilancio della BNS senza una grave deflazione è un'inevitabilità e questa non è un'opzione che la BNS prenderebbe in considerazione — e probabilmente non otterrebbe consenso politico.
[3] In senso stretto, l'incremento della quantità di franchi svizzeri sarà solo possibile se la BNS registrerà l'oro sul lato degli attivi del suo bilancio.
[4] Consultare il comunicato stampa della BNS datato 6 settembre 2011.
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Ciao Francesco
RispondiEliminadubito che passi. Ma se passasse potrebbe essere un autogoal in un mondo fiat ancora molto forte. Molto forte. Le nonvicende al Comex lo dimostrano ancora una volta.
Ma potrebbe anche essere un piccolo evento carico di insospettabili conseguenze. Magari non a breve.
Stiamo a vedere. Cmq il commento di gdb dell'altro giorno resta formidabile.
E poi che senso ha il divieto di vendita? Mi pare assurdo.
Ciao dna.
EliminaLa Svizzera (per fortuna?) ha stipate le proprie riserve principalmente in Canada e a Londra. Quindi se vincesse il sì probabilmente non dovrebbe essere eccessivamente problematico rimpatriarle. In ogni caso questa decisione assesterebbe di riflesso una bella botta anche all'euro. Se la BNS non avesse giocato col cambio per facilitare la vita a Draghi, avremmo assistito ad un'altra storia molto probabilmente.
Per quanto riguarda il divieto di vendita, beh, equivale alla legittimità e la fiducia che ancora conserva il settore bancario centrale.
[http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9603] In questo articolo trovo: "Il prezzo dell'oro ha raggiunto un picco a 1921 dollari l'oncia nel settembre 2011, dopo un aumento quasi otto volte dalla fine degli anni 1990. Da allora è sceso a 1.194 dollari, con Societe Generale che si aspetta che calerà anche di più fono a 826 dollari per il periodo 2016-2019. Per molti appassionati d'oro, questa battaglia è un attestato di fede contro il fatto che il QE possa innescare una spirale inflazionistica. Eppure sono passati diversi anni dal Gold Standard e gran parte del mondo sta languendo in condizioni deflattivi. I loro modelli economici sono chiaramente sbagliati, eppure, conclude Ambrose Evans Pritchard, il misticismo sull'oro è un sistema chiuso di credenza, quasi religioso."
RispondiEliminaAvevo voglia di sfondare il monitor, per non dire il cranio di chi propaga queste porcherie.
Non prendertele! Dai!
EliminaSe la barbara reliquia fosse tale e non avesse alcun significato, perché dedicarle tempo con un articolo? L'indifferenza sarebbe il comportamento più naturale. Invece... ;)
Ci vuole compassione per i perdenti. Soprattutto, quando tu vedi che sono nudi e sei tra i pochissimi a vederlo.
Se vuoi allenarti alla compassione puoi leggerti l'intervista rilasciata al corriere da d'alema proprio oggi. Un esercizio di retorica da due lire vecchie da parte di un frustrato logorato da carenza di potere che ripropone come nuova la ricetta degli anni '30 del secolo scorso: l'utopia dello stato salvifico (soprattutto se gestito top-down da una mente illuminata come la sua).
"Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa".
Grazie per la risposta e stupenda la citazione. Dopo che hai nominato l'ignobile D'Alema, mi hai fatto venire in mente un'altra citazione, presa dal Padrino Parte III: "Il potere logora chi non ce l'ha". :) (attribuita ad Andreotti)
RispondiEliminaLa Svizzera mostra i muscoli ai mercati: tassi sotto zero per svalutare il franco
RispondiEliminaSciocchezze. E' dal 1753 che queste sciocchezze sono state confutate, ma chi ha scritto l'articolo pare non ricordarlo. Si veicola l'immagine di una scelta ponderata e coraggiosa. Non è così. Questo è mercantilismo, puro e semplice. La BNS sta cercando di fare di tutto per tenere alla larga gli investitori dal franco svizzero. Sta cercando di fare di tutto per sovvenzionare l'export e impedire agli svizzeri di poter comprare più beni attraverso un apprezzamento della moneta e maggiori importazioni.
Ma i keynesiani nelle banche centrali non lo capiscono. Gli accademici con dottorati da srotolare non lo capiscono. Non hanno letto o non hanno capito David Hume. Non hanno letto o non hanno capito Adam Smith. Dopo aver rinunciato al segreto bancario, dopo aver respinto il referendum sull'oro e dopo aver adottato tassi di interesse negativi, il messaggio svizzero è chiaro: "Anche noi siamo keynesiani ora."