Bibliografia

martedì 25 novembre 2014

Perché un ritorno al denaro sonante è quasi impossibile





di Ron Paul


Il mio interesse per il mondo della politica germogliò la domenica del 15 agosto 1971. Per decenni, io, come tutti gli americani, ho vissuto in un paese dove era illegale possedere oro. L'idea sembra assurda oggi, ma c'è stato un tempo in cui lo stato sequestrò l'oro di tutti i cittadini e lo mise fuori legge.

Da quel momento in poi, anche la cartamoneta in circolazione non fu più coperta da oro. Poi, in quella domenica del 1971, il presidente Nixon recise l'ultimo legame tra gli americani e il denaro sonante: chiuse la finestra internazionale dell'oro, la quale permetteva ai governi stranieri di scambiare 35 dollari di carta per un'oncia d'oro. Quello fu l'ultimo giorno in cui il denaro ebbe un qualche valore avulso dalla volontà del governo. E nessuno sembrò preoccuparsene.

Ero molto preoccupato per la cattiva gestione del denaro, per quello che avrebbe significato per l'economia degli Stati Uniti e per la nostra libertà. Iniziai a cercare modi per sensibilizzare di nuovo le persone al denaro sonante, o almeno consentire loro di possedere oro legalmente.

Mentre venivo sempre più coinvolto nel tentativo di legalizzare la proprietà dell'oro, ebbi l'opportunità di incontrare alcuni degli economisti più eminenti di libero mercato, tra cui Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek e Murray Rothbard. Incontrare e apprendere da queste menti brillanti fu illuminante, poiché non solo appresi una sana teoria economica, ma imparai anche a diffondere quel messaggio al popolo americano.

Quando il deputato locale si dimise a metà del suo mandato, decisi di correre per il suo posto, pensando che il peggio che mi potesse capitare fosse vincere. Fortuna volle che vincessi quell'elezione e altri tre termini, in un'epoca in cui l'America stava affrontando un'inflazione alta, tassi di interesse elevati e disoccupazione alta.

E non passò nemmeno un decennio prima che il dollaro fiat creato da Nixon causasse seri problemi economici. Gli americani erano alla ricerca di risposte, chiedendo perché il sistema economico propagandato come fautore di crescita economica e la liberazione dalle costrizioni dell'oro erano ora i responsabili di una delle crisi economiche più gravi e più lunghe sin dalla Grande Depressione.

Fin dall'inizio del mio servizio come membro del Congresso, ho cercato di usare il mio ufficio come una piattaforma educativa per rendere gli americani consapevoli delle intrusioni e delle depredazioni del governo federale. La politica monetaria è sempre stata un problema che mi ha profondamente preoccupato, data l'importanza del denaro sonante in una società libera.

Il mio coinvolgimento con la Scuola Austriaca ha rafforzato l'importanza del denaro sonante, visto che la teoria Austriaca del ciclo economico — i boom e bust — spiega con precisione le conseguenze disastrose del denaro fiat; conseguenze di cui stiamo soffrendo anche adesso. E così ho cercato di istruire il popolo americano sulle questioni monetarie.

Durante i miei primi anni al Congresso, ho ricoperto il ruolo di membro della House Banking Committee e della U.S. Gold Commission, dove ha cercato di condividere il mio punto di vista Austriaco piuttosto impopolare. In qualità di membro della Banking Committee (che poi è diventata la Financial Services Committee), ho cercato di portare alla luce gli effetti distruttivi del Federal Reserve System e della sua politica monetaria sul dollaro e sul tenore di vita della persone.

Come membro della Gold Commission, ho sostenuto il ritorno all'uso dell'oro come moneta. Insieme a Lew Lehrman presentai una relazione alla Commissione, un dissenso dal parere di maggioranza che poi fu poi trasformata nel libro The Case for Gold.

Dopo una lunga pausa, sono tornato al Congresso nel 1997 e più precisamente nella Banking Committee, ricoprendo nel 2011 il ruolo di presidente della Domestic Monetary Policy Subcommittee (DMP) — la sottocommissione con giusrisdizione sulla Federal Reserve e sul denaro della nazione. La presidenza di questa sottocommissione era l'unica posizione a Washington che avessi mai voluto, e per molti anni sembrava che non l'avrei mai raggiunta.

Quando sono tornato al Congresso nel 1997, i miei termini di servizio precedenti non mi furono riconosciuti e così dovetti ricominciare tutto da capo. Ogni volta che mi sembrava di essere ad un passo da quella presidenza, succedeva qualcosa e ne venivo allontanato. Una volta un membro più anziano si era unito alla sottocommissione, un'altra volta due sottocommissioni dovevano unirsi, ma il risultato era sempre lo stesso: venivo escluso.

Questa charade è andata avanti fino al 2007, quando Spencer Bachus passò di grado. Fu allora che divenni idoneo per la Domestic and International Monetary Policy Subcommittee. Quando Bachus divenne presidente della Financial Services Committee nel 112° Congresso, ciò mi permise di prendere la presidenza della sottocommissione DMP.

Ci sono alcuni che si aspettano che un singolo deputato possa fermare da solo una legge incostituzionale o riparare a tutto ciò che c'è sbagliato a Washington. Quando sono diventato presidente della DMP, probabilmente c'erano molti che si aspettavano che io avessi fermato in qualche modo la politica monetaria espansiva della Federal Reserve. Magari avessi potuto!

La realtà, però, è che un singolo membro del Congresso, un presidente di una sottocommissione o anche un presidente di una commissione, può fare poco per spostare il Congresso in una direzione che né capisce né trova politicamente appetibile.

Ci vogliono i numeri per raggiungere il successo legislativo, e i numeri non sono favorevoli al denaro sonante. Invece di concentrarsi su ciò che è bene per il paese, i membri del Congresso troppo spesso sono più interessati a segnare i punti politici, a gestire la loro immagine pubblica, o a conservare i loro buoni rapporti con la leadership del partito.

Alla luce di questi fatti, mi sono reso conto che un singolo membro del Congresso può fare ben poco (dal punto di vista legislativo) per promuovere la causa della libertà. Anche ricoprire la presidenza del DMP, la sottocommissione con un certo potere sulla Federal Reserve, significa avere poche possibilità di frenare la FED, soprattutto quando la Camera è contro di noi, per così dire.

Quello che la presidenza della DMP mi ha permesso di fare, è qualcosa che ho sempre pensato che fosse necessario: istruire. E' impossibile parlare di riforma quando le persone non sanno nulla circa il sistema che deve essere cambiato o le opzioni per cambiarlo. Quindi ho cercato di portare alla luce le questioni importanti riguardanti la moneta che per decenni non erano state discusse nelle sale del Congresso.

Nelle nostre audizioni abbiamo esaminato i problemi dell'attuale sistema monetario; il rapporto tra la Federal Reserve e il debito pubblico; l'impatto negativo dell'espansione moentaria sull'economia; la creazione del ciclo di espansione e contrazione; e la sofferenza causata dalla falsa prosperità del credito a basso costo.

Abbiamo esaminato i problemi del nostro sistema bancario a riserva frazionaria, gli impedimenti al denaro sonante che emergono dal mercato e persino l'abolizione della Federal Reserve. Attraverso il mio ufficio al Congresso, abbiamo invitato oratori per dare lezioni sulla storia e sul denaro allo staff di altri uffici — lezioni che sono state viste da centinaia di migliaia di persone su YouTube.

Anche con l'attenzione sull'istruzione, la sottocommissione non ha trascurato il suo dovere di sorvegliante, svolgendo un lavoro più attento rispetto ai tre mandati precedenti messi insieme.

Abbiamo tenuto audizioni sulle azioni della FED durante la crisi finanziaria, sulle sue linee di swap non garantite con le banche centrali estere e abbiamo sondato lo status delle riserve auree del governo degli Stati Uniti — che sono costituite per lo più da oro sequestrato ai cittadini americani quando ne venne bandito il possesso. (Le nostre indagini sembrano aver indotto la zecca degli Stati Uniti ad effettuare una verifica dell'oro detenuto presso la Federal Reserve Bank di New York, cosa che non è mai stata fatta da quando l'oro venne messo in quel caveau molti decenni fa.)

Certo, avremmo potuto fare molto di più ma purtroppo non è stato possibile, dato il nostro tempo e le risorse limitate. Per questo ci sarà sempre qualche rimpianto.

Il premio Nobel Friedrich Hayek disse che: "[...] Tutti coloro che vogliono fermare la deriva verso un controllo statale sempre più invadente, dovrebbero concentrare i loro sforzi sulla politica monetaria." Col mio tempo al Congresso, la mia breve presidenza della DMP e le mie altre iniziative varie ho sempre cercato di seguire questo consiglio.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. In coppia con questo articolo consiglio la lettura di questo di Stockman:
    http://davidstockmanscontracorner.com/why-crony-capitalism-will-be-hard-to-uproot-interview-of-david-stockman/

    Insieme chiariscono perfettamente i termini della questione.
    Ci sono tutti gli ingredienti per dar fuoco alle polveri nel modo peggiore.
    E tra gli ingredienti conta anche il comune sentire: frustrazione, disincanto, rabbia, odio, ...
    Ferguson è un esempio di scintilla. Non credo che basti la militarizzazione della polizia o qualche invito istituzionale alla calma. Stanno perdendo il controllo che si erano illusi di avere. Se arriveranno alla legge marziale la situazione potrà solo peggiorare. Ed in campo politico-finanziario rischiano la stessa sorte.
    A quel punto resterà solo la vecchia carta del nemico alle porte. Ma chi ci crederà ancora?

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    1. Ciao Dna.

      Stockman è sempre molto tecnico nella sua esposizione. Mi piace. Non tradurrei i suoi pezzi, altrimenti. In realtà li traduco perché la dipartita dalla blogosfera di Sibileau ha lasciato un grande vuoto. David lo ricopre solo parzialmente, purtroppo. (Martin creava il connubio perfetto tra teoria e pratica.) Stranamente non è così in The Great Deformation, poiché leggendone alcuni capitoli egli va direttamente al cuore dei problemi economici senza dimenticarsi delle basi con cui indaga ciò che osserva. Ma c'è un articolo di Rickards, meno tecnico ma più pratico, che sulla scia del tuo commento analizza un possibile futuro in chiave distopica: In the Year 2024.

      Chissà...

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    2. Agghiacciante James (voglio chiamarli anche io per nome questi lontani "amici").
      In pratica, per evitare la guerra nucleare tra superpotenze, esse condividerebbero l'immenso potere diabolico del fiatmoney puro ed il controllo tecnologico completo sulle popolazioni. Tutti sistemi chiusi.
      Ma i sistemi chiusi collasserebbero per l'impossibilità di determinare i prezzi. O, forse, in assenza di sistemi diversi e concorrenti, non sarebbe un vero problema. Il progresso tecnico, materiale, sarebbe tutto orientato dall'alto e, forse, sarebbe solo appena consentito ad alcuni autorizzati un breve brain-storming, ma contenuto entro limiti prefissati dalla censura della creatività.
      Insomma, uno scenario disumano e disumanizzante in cui non varrebbe la pena vivere. O, in alternativa, per cui varrebbe la pena morire per farlo crollare.
      Ma... quel futuro è una ipotesi.

      Tutto scorre? In quale direzione? E poi ritorna?
      Se un punto è l'origine, una linea è un insieme infinito di punti, un piano è un insieme infinito di linee ed il tempo è un insieme infinito di piani, ... tutti i tempi sono già nel punto iniziale. O no?

      P.S.: mio figlio ed io siamo ancora sotto l'effetto delle suggestioni filosofico-scientifiche di Interstellar. ;)

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  2. A ripensarci, facendo semplici connessioni logiche, questo articolo è molto desolante nella sua chiarezza espositiva.

    L'oro, il denaro della storia, ha a che fare con la libertà individuale ed il freno alle intromissioni statali o del potere.
    Per chi non ci credesse, vada a leggersi l'articolo del 1966 dell'allora non ancora banchiere centrale Fed Alan Greenspan (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=2858).
    Le riflessioni di Ron Paul dimostrano la estrema difficoltà odierna nel riaffermare le idee della libertà individuale vera, cioè di quella che è sinonimo di vera responsabilità individuale. C'è tanto fiatpeople e scarseggia il soundpeople.
    L'incentivo maggiore a favore della cessione graduale della libertà individuale è, infatti, rappresentato dalla promessa della rimozione della responsabilità individuale. Incentivo che ha fatto presa facilmente (hanno indicato una scorciatoia). Ma, purtroppo, sorretto solo dalla fiducia nella promessa.
    Probabilmente la promessa non sarà mantenuta. E la delusione sarà tremenda.
    D'altronde, le fondamenta stesse della promessa erano false. Ed è proprio questo che Ron Paul ha sempre cercato di dire e dimostrare.
    Ma tantissimi non lo hanno ancora né saputo né capito.

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