venerdì 3 ottobre 2014
Il rovesciamento della piramide
di Francesco Simoncelli
“La politica è quell'arte che va alla ricerca di problemi, li trova ovunque, li analizza in modo sbagliato ed applica i rimedi errati.” -- Groucho Marx
Negli ultimi giorni mi sono ritrovato a riflettere su un'immagine che trasmette una certa emotività in colui che la osserva attentamente. E' facile lasciarsi spaventare di primo acchito, ma più la si guarda più si comprende come l'attuale situazione economica non sia altro che il folle risultato di una serie di decisioni che hanno colpevolmente tralasciato l'importanza del lungo termine. Qualcuno pagherà per questo errore, alcuni nomi sono noti altri verranno chiariti col tempo. Al momento le entità che pagheranno un caro prezzo per i loro errori sono lo stato ed il cartello delle banche centrali. L'origine della manipolazione dei mercati è tutta qui. Ma andiamo con ordine, prima l'immagine.
Sin dalla crisi della Lehman, le banche centrali del mondo si sono date da fare per salvaguardare gli interessi privilegiati di coloro che facevano parte del loro cartello. In particolare, il settore bancario commerciale. Purtroppo per la Lehman c'era Henry Paulson al Ministero del Tesoro e non Dick Fuld, quindi tale banca non è rientrata nella dicitura TBTF (a differenza di JP Morgan, Goldman Sachs, Citigroup, ecc.) che finora ha rappresentato un club esclusivo di istituti finanziari inspiegabilmente necessari alla tenuta dell'attuale sistema economico.
Dopo anni di ZIRP, nulla è cambiato ed ora la BCE si è spinta oltre implementando la NIRP. Di recente il tasso di deposito presso la Banca Centrale Europea è stato abbassato ulteriormente, dal -0.10% al - 0.20%. In questo modo si spera che le banche commerciali, nonostante i loro bilanci disastrati, riprendano a concedere prestiti ad imprese e privati cittadini e far ripartire l'economia stimolando la domanda. Le banche commerciali, già da qualche anno, hanno drenato la maggior parte della liquidità depositata lì mediante il ripagamento dei prestiti LTRO avvenuti tra il 2011 ed il 2012. Grazie all'aiuto della FED ed allo sfruttamento della sua unità di immagazzinamento, le banche commerciali estere che operano sul suolo americano sono state in grado di finanziarsi a buon mercato attraverso la generosità dello zio Ben. Non dimentichiamoci nemmeno il ricorso agli swap di valute.
Negli Stati Uniti, invece, le riserve in eccesso sono pagate ancora ad un tasso dello 0.25%.
Ora, sebbene le riserve non siano scese a zero, in Europa queste riserve ancora ci sono e rappresentano un onere per le banche commerciali. In un mondo in cui i rendimenti della maggior parte dei titoli sono calati, rendendo appetibile anche il pattume, le banche commerciali in cerca di profitti non possono permettersi il lusso di chiudere in negativo un anno commerciale. Quindi, come apprendiamo da Zerohedge, le banche commerciali potrebbero scaricare il peso dei tassi di interesse negativi sulle spalle dei loro depositanti e correntisti. Ecco la regola: ogni qual volta lo stato annuncia nuove normative o tasse sulle imprese, queste verranno trasferite inevitabilmente ai consumatori. Il nostro caso non diverge affatto da questa regola generale.
Questo significa che i correntisti si troveranno davanti ad un bivio: trattenere i loro soldi in banca ed essere tassati, spostarli in un'altra banca, ritirarli dal circuito bancario. Mentre la seconda opzione è deleteria per le finanze di una o una manciata di banche in particolare, la terza è deleteria per il sistema bancario nel suo complesso. Al giorno d'oggi noi abbiamo a che fare con banche commerciali dedite a concedere prestiti attraverso la riserva frazionaria, ovvero, a fronte di un dato numero di depositi vengono concessi prestiti ben oltre l'ammontare di denaro depositato.
Data la quantità di asset non performanti, crediti incagliati e prestiti in sofferenza, anche la seconda opzione è pericolosa perché scatenerebbe margin call a raffica dove ogni banca cercherebbe di restare a galla sfruttando le debolezze delle altre in condizioni palesemente peggiori e cercandone di acquisire gli asset (un po' quello che è successo con Bear Sterns). Dato il crescente panorama avverso alle tasse, credo che la seconda e la terza opzione saranno l'innesco alla prossima crisi finanziaria (ufficiale, perché l'attuale ciclo dura da circa 20 anni). La politica che in teoria dovrebbe aiutare l'economia europea finirebbe per ritorcersi contro coloro che l'hanno implementata. Questa è la lezione da imparare: "La strada per l'inferno è lastricata di tassi di interesse negativi".
E' per questo che la BCE si è offerta di reflazionare la base monetaria europea acquistando titoli cartolarizzati dalle banche commerciali: cerca di compensare eventuali perdite di depositi con nuovo denaro stampato ed inglobando nel suo bilancio asset di dubbia qualità. Anche stavolta, a quanto pare, si è semplicemente parlato senza pensare alle conseguenze -- strategia perseguita sin da quando è iniziata questa crisi europea, dove, nonostante tutti gli annunci, niente è stato risolto. Quale sarà il risultato di questa nuova ondata di inflazionismo monetario? Stavolta "più della stessa cosa" funzionerà? Credo proprio di no. In tutto il mondo i difetti di questo piano d'azione stanno emergendo prorompenti. Rimbambire per anni una persona affetta da gravi problemi psichici con anti-depressivi ed ogni sorta di farmaco allucinatorio e poi ammettere che il problema è risolto, non credo possa definirsi una soluzione. Non appena le dosi diminuiscono, la pazzia riemerge.
L'illusione della pseudo-stabilità di oggi è garantita da un bacino della ricchezza reale ancora capace di assorbire i colpi inferti dalla pianificazione centrale. Il continuo interventismo e l'incremento della sua portata non è positivo, perché esso porta con sé un carico maggiore di errori economici ed allocazioni errate delle risorse scarse, che intaccheranno ulteriormente la salute del bacino della ricchezza reale. Non appena la stagnazione colpirà tale bacino, o peggio una contrazione, la pianificazione centrale potrà dire addio a tutti i suoi piani. Non accadrà dall'oggi al domani, sarà un processo che si accumulerà nel tempo, silenzioso. Così come gli economisti mainstream non hanno visto arrivare la recessione del 2008, non vedranno arrivare neanche la prossima di maggiore portata. Le banche centrali pensano di poter aggiustare gli errori che hanno portato alla Grande Recessione, cercando di calciare il barattolo lungo la strada e sperare che i problemi si aggiustino da soli, prima di perdere totalmente il controllo sull'economia. Manipolando l'offerta di moneta e distorcendo i segnali di mercato (es. i prezzi), cercano di incanalare le scelte degli individui verso obiettivi predefiniti in modo da poter guadagnare un altro po' di tempo. Nonostante i loro sforzi, il libero mercato avrà sempre l'ultima parola.
Non c'è niente di assolutamente virtuoso nello stimolo monetario. L'inflazione dell'offerta di moneta consente ai primi ricevitori di tale denaro di effettuare scommesse sempre più rischiose, tentando di risanare i propri sbagli con sbagli più gravi. Essendo il settore bancario centrale un cartello, sta fornendo l'opportunità al proprio settore protetto (stato e banche commerciali) di riparare ai propri errori; ma questa è la stessa strategia che ha generato suddetti errori, poiché l'azzardo morale che deriva da questo comportamento è assolutamente scontato. Basta guardarsi intorno, e si noterà che tutto il denaro creato fino ad ora è servito semplicemente a reflazionare un ambiente economico che invece necessitava di una pulizia. Guardate tutte le bolle spuntate nei vari mercati: immobiliare, azionario, obbligazionario. I rendimenti di tutti questi "investimenti" pagano interessi ridicoli, e l'azzardo morale va alla ricerca di situazioni sempre più rischiose e potenzialmente remunerative per dare una parvenza di positività ai bilanci delle attività improduttive. L'inflazione dell'offerta monetaria, al momento, si è tradotta maggiormente in inflazione dei prezzi degli asset, influenzando solo marginalmente l'economia più ampia. Ma le conseguenze non intenzionali sono sempre dietro l'angolo. Paradossalmente, ma forse non tanto, la miccia per un'altra recessione potrebbe arrivare da uno dei mercati più sfruttati in quanto a leva e rischio di controparte alto: il mercato reverse repo.
La catena in cui ogni anello rappresenta un istituto finanziario diverso, non deve per forza spezzarsi all'apice; come per il 2008, basta il crollo di uno solo di questi anelli affinché tutto il baraccone crolli giù. Facciamo un esempio per capire di cosa stiamo parlando. Mettiamo conto che un certo istituto finanziario abbia tra le mani un bond statale; esso può raccogliere liquidità sottoscrivendo un contratto repo con una controparte (una banca), vendendo l'asset e ricomprandolo in una data futura. i prezzi di vendita e di riacquisto vengono concordati al momento della sottoscrizione di questo contratto. Il mercato per i bond statali è molto liquido al giorno d'oggi, soprattutto grazie alle regole di Basilea III. Ora, l'istituto che cede l'asset può anche assicurarsi contro eventi sfavorevoli in base alle fluttuazioni dei tassi di interesse sottoscrivendo contratti swap sui tassi di interesse. Queste pratiche hanno aumentato a dismisura il mercato dei derivati, anche perché le banche hanno sfruttato gli stessi bond statali per cederli in garanzia e spuntare occasioni favorevoli. In questo modo, il coacervo di contratti stipulati e cartolarizzazioni di asset fa perdere di vista chi è il possessore di cosa, rendendo il panorama finanziario del tutto nebuloso. Basta che solo una parte si rifiuti di elargire denaro o mancare di riconsegnare un certo asset, per scatenare un panico nella fiducia nei mercati finanziati. Sono talmente sottoposti a leva che tale probabilità cresce ogni giorno che passa.
O, come documentato da Zerohedge nel link precedente, ora la scarsità di bond statali utilizzati come collaterale può di nuovo bloccare le banche commerciali da svolgere il ruolo di intermediari paganti. Se il prezzo per ricomprare il bond aumenta, a causa della loro scarsità, riconsegnarlo al venditore originale rappresenta un onere non indifferente. Questo invoglierebbe di nuovo le banche a depositare il denaro ricevuto dai programmi di allentamento monetario presso le banche centrali stesse. Negli USA è ancora possibile, ma cosa succede in Europa che ora adotta tassi di interesse negativi sui depositi?
PER OGNI VINCITORE C'E' UN PERDENTE
L'economia più ampia ha assaggiato solo marginalmente la generosità monetaria delle banche centrali, ma questo non è coinciso con un miglioramento della situazione generale. Anzi... Se coloro che hanno ricevuto per primi il denaro di nuova creazione hanno beneficiato di un potere d'acquisto ancora avulso dall'influenza di questo denaro, coloro che lo riceveranno per ultimi sentiranno sulla loro pelle tutto il dolore economico che scaturisce da un potere d'acquisto diluito a causa di una svalutazione monetaria. La redistribuzione della ricchezza che ne consegue arricchisce indubbiamente coloro molto vicini alla banca centrale. Ciò significa un drenaggio costante di risorse dell'economia reale, verso quelle attività privilegiate artificialmente. I vincitori sono loro.
O almeno lo sono finché il flusso di denaro facile continua a fluire nelle loro tasche, ovvero, finché restano in campo politiche monetarie allentate e di distorsione dei tassi di interesse. L'unico stimolo che ha avuto successo è stato quello della creazione di più bolle. Una cosa di cui si sta accorgendo anche il FMI.
Seguendo la teoria Austriaca del ciclo economico, durante una recessione c'è una riallocazione delle risorse secondo i desideri reali degli individui, incanalandole verso quei progetti che nella loro opinione sono più urgenti da realizzare. Il dolore economico sopportato durante questi periodi è transitorio, poiché serve tempo per riaggiustare la struttura produttiva in base al capitale esistente e riallineare i segnali di mercato. Nello specifico le imprese tendono a licenziare personale, liquidando quelle posizioni che durante il boom si credeva fossero percorribili e le nuove attività che nascono impiegano prevalentemente computer e macchine poiché più a basso costo rispetto ad una forza lavoro più costosa a causa delle distorsioni artificiali di un boom insostenibile. La disoccupazione transitoria di questi periodi ed il calo dei saggi salariali, vengono compensati da una produzione in rapida crescita e da una contrazione monetaria, aiutando quelle persone senza posto di lavoro attraverso un aumento del potere d'acquisto del loro mezzo di scambio. E' possibile acquistare più beni con meno denaro.
Al giorno d'oggi, le banche centrali stanno tentando di tenere l'economia in uno stato di quasi-boom, sostenendo artificialmente entità decotte. Lo fanno abbassando al di sotto del livello di mercato il tasso di interesse e, di conseguenza, abbassando il costo dell'accesso ai finanziamenti (per chi se li può permettere, poiché non tutti posso accedere a nuovi prestiti date le garanzie stringenti imposte dalle banche commerciali). Il mercato continua a spingere per una recessione, mentre le banche centrali spingono per una reflazione delle bolle scoppiate. Queste due forze si scontreranno. E' un incidente annunciato.
Nello scenario distorto di oggi il costo del lavoro continua ad essere mantenuto alto, spronando le aziende a ricorrere alle macchine per svolgere i lavori. Ad esempio: a fronte dei costi coinvolti, nelle stazioni ferroviarie sarà più economico installare una macchina sforna biglietti piuttosto che assumere personale che lo faccia di persona. Gli imprenditori prendono queste decisioni seguendo l'andamento dei segnali di mercato, ed al giorno d'oggi i segnali sono distorti quindi non hanno altra scelta che adeguarsi. I costi burocratici e fiscali contribuiscono ad ingessare ulteriormente il mercato del lavoro, creando una campana di vetro attorno alle aziende privilegiate e lasciando le altre a marcire. Alle attività sostitutive è preclusa la nascita, quelle esistenti devono lottare con le unghie e con i denti contro il fisco ed il crowding out della spesa pubblica, e la disoccupazione rimane alta. Per sopravvivere un numero crescente si rivolge e si rivolgerà alla carità del governo.
Quanto è davvero percorribile e perseguibile questa strada? Finora non ha fatto altro che aumentare i problemi. Le allocazioni errate sono aumentate, la produzione non segue i desideri degli individui, le risorse scarse vengono sprecate, vengono attuate maggiori distorsioni per mascherare gli effetti nefasti della politica monetaria allentata (es. inflazione dei prezzi). La stagflazione odierna non è altro che il risultato di decisioni errate prese dai pianificatori centrali, per le quali Main Street sta pagando il prezzo più elevato (a differenza dei settori privilegiati). Siate consapevoli che la via che stiamo percorrendo è quella che conduce verso la schiavitù, ma la cosa pazzesca è che esistono intellettuali pronti a fornire all'establishment la giustificazione morale per questo scempio.
LA CHIAROVEGGENZA DELLA GILDA ACCADEMICA NON E' ALTRO CHE CIARLATANERIA
L'esempio più fulgido di questa cosa lo possiamo ritrovare in un articolo di Paul Krugman del febbraio dell'anno scorso. Per commentatori come Krugman l'importanza di modelli matematici con cui studiare la realtà è qualcosa di indissolubilmente necessario. I resoconti econometrici sono semplicemente fumo negli occhi; riempiendo la testa dei lettori con inutili numeri ed equazioni, si confondono le idee lasciando chi legge in preda ad uno smarrimento non indifferente. Qual è la teoria alla base? I numeri? La statistica? I numeri possono essere girati e rigirati.
La fede cieca del keynesismo nei numeri preclude loro la capacità di vedere le bolle, così come dimostra la Yellen quando parla di "valutazioni non allarmanti del mercato azionario". Quello di cui abbiamo veramente bisogno è che imprenditore e lavoratore possano incontrarsi e stabilire a che prezzo l'uno lavorerà per l'altro. Non c'è bisogno di intermediari, solo la volontà di concludere un affare ad un determinato prezzo. L'attuale panorama economico è infestato dal mantra di una produttività sempre crescente perché l'espansionismo monetario è andato ben oltre ogni qualsiasi immaginazione. Inoltre la produttività è martoriata da una pressione fiscale spropositata che ne indebolisce le prospettive e le potenzialità. A fronte di un'offerta monetaria fissa questi problemi non si porrebbero, e la produttività sarebbe legata alle fluttuazioni dell'inventiva e del capitale investito dagli imprenditori (oltre che dalle capacità dei lavoratori). Non ci si lamenterebbe più di una massimizzazione "a tutti i costi" della produzione dettata dall'urgenza di compensare le pianificazioni monetarie (con tanto di bolle e prodotti scadenti), invece ci si concentrerebbe sull'efficienza reale dei prodotti sfornati e sull'efficacia con cui andrebbero a soddisfare i desideri dei consumatori.
Traslare il modello delle scienze naturali a quello economico che è puramente sociale. Paul Samuelson, uno degli econometristi più apprezzati, è lo stesso che ha mosso la previsione più sballata della storia dell'economia: l'economia Russa avrebbe superato quella USA. Nel 1991 sappiamo tutti come è andata a finire. Prima di lui il primato lo deteneva Irving Fisher, il quale negli anni precedenti alla Grande Depressione affermò che il mercato azionario aveva ormai raggiunto un plateau permanente.
Tutti loro fondavano le loro teorie esclusivamente sui numeri. Tutti loro non avevano idea di cosa significasse causa/effetto in economia. E' per questo che si sono dimostrati, agli occhi della storia economica, dei ciarlatani.
Implementare il metodo delle scienze naturali quando si parla di economia significa permettere ad un gruppo "illuminato" di persone (in questo caso la gilda accademica) di avere a portata di mano soluzioni per qualsiasi inconveniente nel panorama economico. Questo da loro credito. Questo fornisce loro la giustificazione morale per consigliare "saggiamente" i pianificatori centrali. L'interventismo senza frontiere dei giorni nostri è figlio di questa concezione scriteriata dell'economia. Gli uomini sono essere razionali, non sono pedine su una scacchiera che possono essere mosse secondo i capricci di alcune persone che si presume "sappiano meglio di altre". Gli esperimenti econometrici sono assurdi in economia, proprio perché abbiamo a che fare con uno degli esseri più volubili che esistono: l'essere umano. Tali modelli non saranno mai in grado di inglobare tutta la conoscenza e le informazioni presenti nel panorama economico, proprio perché è impossibile. Ed è per questo che devono eliminare l'individuo e la sua preferenza temporale, riducendo l'attore economico ad una semplice comparsa.
Qui non abbiamo a che fare con topi di laboratorio. L'econometria prevede lo studio di fenomeni sociali attraverso un metodo utilizzato nelle scienze naturali. Si pensa erroneamente che sia possibile condurre qualsiasi esperimento, come in un laboratorio, il quale darà sempre gli stessi risultati. Come è possibile conciliare una metodologia rigida con una flessibile? Secondo i sostenitori della scienza econometrica, essa è in grado di prevedere i risultati di determinate politiche in modo da migliorare l'efficienza dello stato e può essere un ottimo strumento per avere indicazioni sul futuro. Ma come scrisse Mises nell'Azione Umana: "L'esperienza con cui deve fare sempre i conti la scienza dell'azione umana è costituita da fenomeni complessi. Nessun esperimento di laboratorio può essere concluso con successo quando abbiamo a che fare con l'azione umana."
Presupporre, quindi, che equazioni, numeri e costanti possano essere impiegati per incasellare le azioni degli uomini è quanto di più deleterio possa esistere nello studio della scienza economica. Non solo si cade in errore per spiegare determinate situazioni, ma si commette anche l'errore di sapere cosa può spingere le persone ad agire in certi modi. Se un attore economico ha come obiettivo il miglioramento della propria posizione o ricchezza, esso stilerà una serie di modi con cui raggiungere questo obiettivo. E' possibile dire a priori quale sarà il modo più efficace per raggiungere suddetto obiettivo? No, perché potrebbe non essere a conoscenza di tutte le informazioni di cui necessita per operare al meglio la sua scelta. In The Use of Knowledge in Society, Hayek rimarcava la differenza tra informazione e conoscenza e la loro importanza nei processi di mercato. Senza proprietà privata non esistono prezzi sani, e senza di essi non esiste informazione; la conoscenza, invece, è un concetto qualitativo (piuttosto che quantitativo come l'informazione, poiché essa può essere parziale). L'imprenditorialità è qualcosa che si impara attraverso la propria esperienza ed il proprio piglio creativo, e non può essere trasmesso o insegnato al primo che passa. La pianificazione centrale crede di poterli manipolare entrambi. Così facendo è come se creasse una macchina senza freni (imprenditori) ed una strada senza segnali (prezzi).
Pensate alla bolla immobiliare pre-2008. Le aziende edili erano floride, facevano piani a lungo termine seguendo un mercato pesantemente manipolato. Per un po' sono riuscite a rimanere sulla cresta dell'onda, ma una volta che l'illusione monetaria è finita, sono terminati anche i loro sogni di gloria. Pensate al Monte dei Paschi. Comprereste le azioni di questa banca al prezzo a cui sono vendute oggi? Non credo, sapendo cosa si cela dietro il più recente aumento di capitale. Non è possibile affidarsi completamente alla matematica nel campo economico e credere di avere in mano le chiavi di questa scienza, è necessaria come supporto, ma senza la logica non c'è scampo a finire in errore. Senza un nesso solido di causa/effetto, non c'è scampo di finire in errore. Senza una teoria solida, non c'è scampo di finire in errore.
Ciò che vale per la matematica, comunque, vale anche per la statistica e la probabilità. Ciò che osserviamo nell'ambiente economico, giorno dopo giorno, riguarda eventi unici e non ripetibili nello stesso modo in cui si sono verificati la prima volta, proprio perché abbiamo a che fare con comportamenti altamente mutevoli. Non c'è omogeneità nelle azioni umane. Quindi, come scrisse Mises nel libro The Ultimate Foundation of the Economic Science: "In quanto metodo di analisi economica, l'econometria rappresenta un futile gioco con i numeri che non contribuisce affatto alla spiegazione dei problemi della realtà economica." Tale affermazione potete verificarla pensando, ad esempio, a quante volte ormai sono state disattese tutte le stime sulla presunta crescita e sulle performance del PIL. Questo perché ragionare per aggregati, nenia tediante del pensiero keynesiano, fa perdere di vista il fattore più importante di tutti: l'azione propositiva dei singoli attori economici.
CONCLUSIONE
Il gearing dell'attuale sistema finanziario ha raggiunto picchi storici, costituendo uno dei più grandi investimenti improduttivi mai visti. E' paragonabile ad un treno in corsa senza freni.
Il mercato più ampio, o Main Street, ancora subisce gli effetti nefasti delle politiche monetarie allentate. Non si è ancora ripreso dall'orgia di errori esplosi con prorompenza sei anni fa. Oltre a soffrire del proprio deleveraging, deve sopportare anche quello imposto dai pianificatori centrali per salvaguardare gli interessi privilegiati. Inoltre, c'è una disperata ricerca di reflazionare gli errori che hanno portato al crash del 2008; come se la bolla dei prestiti studenteschi e di quelli automobilistici non fossero già abbastanza! Ma il criterio degli attori economici li forza a spingere ancora per una recessione, affinché abbia finalmente luogo una sana pulizia degli errori del passato. E' paragonabile ad un oggetto inamovibile.
Uno di questi giorni si scontreranno.
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Articolo molto bello.
RispondiEliminaNon so quanto chiaro per chi "non capisce nulla di economia" (risultato desiderato e pianificato da chi detiene il Potere) e si affida totalmente ai canali del Potere.
Ma l'articolo spiega che il Potere costituitosi nel '900 e' in bolla. Che il primato dello stato totalitario prima e socialista democratico poi e' al capolinea della sua traiettoria. Che il primato della scelta politica di indirizzo ed intervento causa dieci volte su dieci catastrofi economiche. E che piu ampio e' il suo campo di azione e coercizione e maggiore e' il disastro che ne consegue. Ed e' disastro diffuso anche e soprattutto su chi non fa parte del sistema.
Questa e' la distorsione maggiore e piu' inaccettabile.
E non puo' essere nascosta. Appare da se' nonostante tutta la propaganda, tutta l'ignoranza alimentata, tutta la disinformazione, tutta la coercizione sempre piu brutale, tutta la paura provocata e costruita, ...
I privilegi si vedono. Non si puo' nasconderli. Molti possono vendersi al Potere per un tozzo di apparente serenita'. Ma intorno la desertificazione grida disperata. E poi rabbiosa.
Nasciamo liberi per un istante. Poi siamo schedati e da quel momento in poi si cerca di omologarci. Certi libri non possono essere letti, la cultura stessa e' statale, tutto resta nell'ambito poltico dominante.
I risultati di questa via sono davanti agli occhi di chi gia' li vede e ne prevede lo sviluppo. Tanti ancora non vedono o appena. Tanti vengono deviati. Tanti se ne approfittano. Tanti sono disposti a battersi per il Potere che li sfama.
La Storia mostra che non dura nulla. Che tutto passa. Mostra pure che il passaggio diventa spesso un trapasso per tantissimi.
Intanto, nel buio che si addensa spunta qualche lucina. Bitcoin.
Non si possono spegnere tutte le luci. Una rimane. La strage degli innocenti e' inutile.
beh, questo merita la mente fresca, me lo godo nel we
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