Bibliografia

mercoledì 10 settembre 2014

Come prendere in prestito denaro o stamparlo dal nulla conduce ad un vicolo cieco: il caso italiano





di David Stockman


All'inizio di questa settimana Bloomberg ha pubblicato un grafico sulla crescita reale della retribuzione oraria nei primi 60 mesi di ogni ciclo sin dal 1949. Il guadagno medio in 11 cicli è stato del 9% e la cifra più grande è stata del 19% mezzo secolo fa.

Dopo 60 mesi di ZIRP e QE sin da quando è ufficialmente finita la Grande Recessione nel giugno 2009, otteniamo un quadro molto diverso: i salari reali sono aumentati di appena lo 0.5%, e nel grande schema delle cose è semplicemente un arrotondamento.




Sicuramente il grafico qui sopra rappresenta anche la prova che la massiccia stampa di denaro non funziona. Dopo tutto, il Politburo monetario afferma che serva a reflazionare salari, posti di lavoro e redditi. Infatti, la FED ha manifestato noncuranza per le enormi bolle nel sistema finanziario, e per sei anni consecutivi ha mantenuto i tassi del mercato monetario inesorabilmente a zero sostenendo come non avesse ancora finito di "stimolare" il mercato del lavoro.

Allora perché questo esperimento fallimentare e pericoloso continua senza sosta — come la Yellen confermerà a Jackson Hole? Evidentemente è irresistibilmente comodo sia per Wall Street che per Washington. Il primo gode di un carry trade favoloso grazie alla ZIRP ed a Greenspan/Bernanke/Yellen; il secondo gode della carta "esci di prigione" grazie alla massiccia repressione dei tassi di interesse da parte della FED. Infatti, con il debito pubblico a $17.7 bilioni, la riduzione fraudolenta (intrinseca a tassi di interesse ultra bassi) del ripagamento del debito ammonta a $500 miliardi l'anno (in crescita).

Detto in modo diverso, mentre Wall Street dovrebbe agire con la massima cautela, vi è in realtà un'esuberanza irrazionale oltre la più fervida immaginazione. E mentre ci dovrebbe essere nervosismo a Washington a causa dell'accumulo di altri $15 bilioni di debito nel prossimo decennio (sotto uno "scenario non-roseo"), c'è compiacimento assoluto ed universale.

Il male della pianificazione centrale monetaria, naturalmente, lo possiamo individuare in quello che sta accadendo: distorce drasticamente i segnali di prezzo e, quindi, semina i semi di shock finanziari correttivi e diffonde disordine economico. Ma c'è qualcos'altro, e di peggio. Vale a dire, la dipendenza dalla stampa di denaro e dal debito è diventata così profondamente radicata a Wall Street ed a Washington, che la propaganda mainstream ha perso ogni parvenza di prospettiva storica e giudizio realistico sul percorso suicida su cui è diretto l'attuale sistema.

Per esempio, non viene riconosciuta la portata monumentale dell'espansione monetaria e dell'accrescimento del debito sin dall'inizio del XXI secolo, e si presume che sia solo una caratteristica permanente e sostenibile del panorama finanziario. E tale cecità potrebbe anche essere comprensibile se fosse stata accompagnata da un insolito aumento della prosperità. In realtà, le metriche fondamentali della prosperità — crescita reale del PIL, occupazione dei capifamiglia, investimenti in beni produttivi e redditi reali delle famiglie — sono andate tutte nella direzione opposta, dopo essere scese drasticamente al di sotto di tutte le medie storiche.

I grafici qui sotto sono tutti connessi. La crescita del PIL in termini reali nel corso degli ultimi 14 anni è stata in media solo dell'1.8% — appena la metà del tasso medio durante i precedenti 50 anni. Allo stesso modo, i lavori dei capifamiglia sono ancora del 5% al di sotto dei livelli di inizio secolo; l'investimento netto reale in impianti e macchinari è del 20% al di sotto dei suoi livelli alla fine degli anni '90; ed il reddito reale medio delle famiglie è diminuito del 5%.







La giustapposizione di queste tendenze funeste con le metriche del debito e del denaro, non ha bisogno di ulteriori elaborazioni. Se prendere in prestito e stampare denaro fosse il modo per arrivare alla prosperità, i grafici qui sotto sarebbero le nostre cartine tornasole. Sin dalla fine del secolo precedente, il bilancio della FED si è ampliato del 10x; il debito totale nel mercato del credito è aumentato a $30 bilioni; e il debito federale è salito del 3x.






Eppure queste giustapposizioni si perdono nel marasma propagandistico dei media mainstream. I dati "in entrata" vengono torturati e razionalizzati per dimostrare che un paio di dosi di denaro e di debito in più risolveranno la situazione. Di conseguenza, il modello ed i segnali vengono oscurati in mezzo al rumore.

Forse è utile considerare un caso più avanzato di questa follia keynesiana. Prendiamo in considerazione l'Italia. Nonostante tutte le isterie circa il fatto che la BCE non abbia implementato un QE a tutti gli effetti, non vi può essere alcun dubbio che il denaro ed il debito in Europa siano fluiti liberamente sin dalla fine degli anni '90 e dal lancio ufficiale dell'Euro. E come si poteva prevedere, un carry trade meno costoso sul debito pubblico non ha aiutato l'Italia a superare la sua propensione verso un debito pubblico fuori misura.




Come mostrato di seguito, il debito pubblico in Italia è attualmente pari al 135% del PIL, cifra che rappresenta un fardello maggiore di $500 miliardi solo dal 2000, quando il debito pubblico ha superato per la prima volta la soglia del 100% del PIL.




Inutile dire che negli ultimi 14 anni il massiccio stimolo fiscale ed i tassi di interesse ultra-bassi della BCE, non hanno prodotto la crescita e la prosperità promessa. In realtà, la macroeconomia in Italia è precipitata in un declino secolare scioccante. I consumi reali delle famiglie, per esempio, hanno ormai ripercorso tutta la strada fino ai livelli del 1998.




Lo stesso schema lo ritroviamo nelle tendenze del PIL complessivo dell'Italia — la cui base imperfetta considera la spesa pubblica come parte della "crescita". Sin dal 2005, il PIL in Italia ha fatto registrare performance più negative che positive. Di conseguenza, il livello effettivo del PIL reale è ormai decaduto ai livelli raggiunti 14 anni fa.





Secondo una prospettiva storica più ampia, ed azzerando il rumore di breve termine, la media mobile della crescita decennale del PIL reale italiano ci dice come stanno veramente le cose. Dopo 14 anni di espansione del debito senza precedenti e di finanziamenti allegri della BCE, la crescita del PIL in Italia è precipitata dal 4% al -0.5% secondo l'osservazione più recente. Eppure non c'è mai stato nemmeno un accenno nel copione keynesiano che ritenesse possibile una contrazione secolare di questa grandezza.




Aggiungeteci anche i dati demografici negativi in Italia, ed otterrete una trappola del debito che non lascia scampo. Se George W. Bush fosse stato un economista, avrebbe esclamato: "Questa bagnarola non reggerà molto a lungo".




Tra un decennio o due i dati demografici della forza lavoro saranno così anche negli USA, e forse per allora avrete capito dove ci hanno condotto i nostri politici e le stampanti monetarie keynesiane. E no, la destinazione non è la terra della prosperità permanente propagandata dai media mainstream.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


10 commenti:

  1. Il fiatmoney serve solo a conservare lo status quo dominante.
    La disinformazione opera a pieno regime e se non funziona ci sta la minaccia della guerra o la guerra vera e propria. Insomma, il controllo con la paura ed il terrore.
    L'importante è che chi dubitasse del primato della politica venga screditato con gli slogan: dagli all'individualismo! Coesione sociale! Esaltazione dell'inno patriottico allo stadio, ecc ecc
    Ed il serrate i ranghi vale anche a livello geopolitico. Se le colonie in Europa sembrano farsi i fatti loro, si riattiva la guerra fredda ed il gioco e' fatto.
    Purché non si capisca che accade, non si intuisca la causa.
    In fondo, ce lo ripetono di continuo, bastano solo mille giorni. Che sarà mai!?!
    Le cose andranno come devono andare e poi verranno ripetute in forma peggiore perché dopo la verità muore la libertà e poi muore la gente che non ci sta.
    Ma lo statalismo sociale è ben radicato e davvero duro a morire. Ognuno sceglierà la sua versione. Quella nazionalista, quella razzista, quella internazionalista... In fondo, anche Catalani e Scozzesi vogliono solo più controllo statale locale.
    Nessuno che chieda più libertà. Solo più potere locale. Più stato sociale per poter spendere di più.

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    1. Sai, a volte i cavalieri della propaganda di regime si lasciano sfuggire davvero quello che pensano, specie quando al posto di coesione sociale si esprimono con una assai più indicata "cementificazione sociale".
      A volte.

      Riccardo Giuliani

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    2. Ciao Riccardo e ciao dna.

      In Italia la propaganda ha fatto il suo corso anche grazie a sedicenti dissidenti che si ergevano/ergono a riformisti monetari (guardate il vostro portafoglio quando ne incotnrate uno) che spacciavano/spacciano balle per entrare in possesso della stampante monetaria. I privilegi son privilegi. E così ci ritroviamo ancora oggi con gli MMTers che hanno trovato terreno fertile. A questo punto saranno contenti i geselliani data la recente implementazione di tassi di interesse negativi!

      Tutto questo ha seminato confusione lasciando all'apparato statale carta bianca per continuare a parassitare la società. Ma dagli anni '60 fino ad oggi si sono gettate le basi per lo sfilacciamento del tessuto economico italiano. Sin da allora lo stato italiano ha fatto sempre politiche espansive. Ha speso sempre molto di più delel sue entrate. Non si è mai preoccupato di ridurre il debito. E ancora adesso, indebitati fino al colla, si persevera nel far ingurgitare la necessità di "dover" spendere ancora di più.

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    3. D'altronde la gente chiedeva politiche sociali/socialiste... Gliele hanno date.
      Rivolevano il fascismo senza la guerra. Ottenuto.
      A maggioranza.
      Amato ha detto che si doveva spendere sempre una lira in piu di quante ne avevano promesse i comunisti...
      Sai com'e'... Sono stati costretti dalle circostanze storiche a fare il peggio piuttosto che a fare il meglio. Poi, si sa, ci si sono pure arricchiti. Ma involontariamente. Sono stati costretti...
      Poveracci. Chissa' quanto soffrono!

      Adesso, invece, sento alcuni attendere un bagno di sangue purificatore. Stiano attenti. Potrebbero ottenerlo.

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    4. Il buon Stockman non sa che il nostro e' il paese dei cialtroni e dei mezzucci...
      Mignotte e droga per aggiustate PIL e debito/PIL. Geniali cialtroni!

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    5. C'è una certa avversione latente all'imprenditorialità in questo paese. Vorrei presumere che siano i rimasugli di vecchie dittature, ma non capisco come si possano appoggiare nonostante la storia abbia dimostrato incofutabilmente a cosa porta un cosiddetto "stato forte". Oltre all'individuo comune, c'è anche una cospicua fetta di commentatori mainstream che non fa altro che chiedere maggiore intromissione nella vita degli individui. La stessa cosa possiamo dirla per coloro che presuppongono che una semplice espansione monetaria sia sufficiente a far ripartire l'economia. Da qui abbiamo assistito a tutta quella retorica signoraggista riguardante il "divorzio" stato banca centrale italiana. Questo è un mito che è durato molto, ma adesso stiamo assitendo alla nascita di un secondo. Prima la maggior parte delle popolazione non aveva mai sentito parlare di deflazione. Adesso di punto in bianco si ritrova martellata di concetti fasulli e depistanti riguardo questo fenomeno economico che viene spacciato come il nuovo male del secolo.

      La resilienza dello status quo è sostenuta anche dalla compiacenza.

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  2. Il male della pianificazione centrale monetaria, naturalmente, lo possiamo individuare in quello che sta accadendo: distorce drasticamente i segnali di prezzo e, quindi, semina i semi di shock finanziari correttivi e diffonde disordine economico.

    in cio si esaurisce una trattato di economia monetaria.
    ma oggi il denaro è sostanzialmente tutto prestito, per cui se non ci sono prestiti non c è denaro.
    io insisto nel dire che il problema non è solo se stampare poco o molto, ma eliminare il denaro quale relazione. non volontaria ed interimndividuale, ma quale relazione "di classe" (la "classe" dei debitori), e sopratutto quale responsabilita colletttiva fondata su scelte altrui: i governi, per i debito pubblico, ed i mututatari, per il debito privato che convolge egualmente tuti come il debito pubblico.

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