venerdì 29 agosto 2014
Combattere per il petrolio?
di Murray N. Rothbard
[Nota dell'editore: la guerra all'Iraq è stata fatta per il petrolio? Chuck Hagel, che era stato appena nominato Segretario alla Difesa, la pensa così; o almeno la pensava così nel 2007. E per il neocon Bill Kristol, questo rappresenta un grosso problema. Michael Moore ha risposto a Kristol citando diversi conservatori che sostanzialmente concordavano con Hagel. Uno degli esperti citati era Ann Coulter, il quale sosteneva che fosse giusto che gli Stati Uniti combattessero per il petrolio perché il paese ne ha bisogno. Murray Rothbard, nell'approfondire le motivazioni principali della prima guerra in Iraq, ha fissato un punto cruciale. L'intervento in Iraq è in effetti per il petrolio. Ma non si tratta dell'acquisizione del petrolio di per sé, ma della sua acquisizione da parte di alcuni produttori di petrolio. È la guerra non è per il capitalismo dei consumatori, ma per i capitalisti clientelari.]
Perché l'intervento in Arabia?
(The Free Market, Novembre 1990. Incluso in Making Economic Sense.)
Nel trambusto per l'intervento del presidente Bush nella penisola arabica, un paio di osservatori sobri hanno fatto notare la curiosa mancanza di chiarezza nell'obiettivo strategico di Bush: è per difendere l'Arabia Saudita (e questo regno è davvero sotto attacco?); per scacciare l'Iraq dal Kuwait; per ripristinare quello che Bush ha stranamente denominato il "governo legittimo" del Kuwait (reso "legittimo" da quale processo?); per deporre o uccidere Saddam Hussein (e sostituirlo con chi?); o per bombardare a tappeto l'Iraq da qui fino all'età della pietra?
C'è stata anche meno discussione su una questione un po' diversa, seppur più sconcertante: perché improvvisamente ci siamo ritrovati interessati all'Arabia Saudita? Perché questa isteria? Perché il più massiccio riarmo militare sin dai tempi del Vietnam, ed il dispiegamento di quasi tutto il nostro esercito, aviazione, marina e marines, in questo punto del globo dove non c'è nemmeno un obbligo convenzionale per gli Stati Uniti?
(1) Il tipo grosso ed il tizio piccolo. Ciò che è sconcertante per alcuni di noi è invece cristallino per il generale H. Norman Schwarzkopf, comandante delle forze Usa nella "Operazione Desert Shield". Stizzito dalle domande dei media, il generale ha risposto: "Non leggete i giornali? Sapete tutti perché siamo lì. Un tiranno ha attaccato un soggetto indifeso e noi siamo qui per fermarlo."
Il generale stava, ovviamente, utilizzando la metafora dell'azione della polizia. Un ragazzone sta massacrando di botte un tipo gracile, ed il poliziotto interviene per porre fine all'aggressione.
Purtroppo, ad un'analisi più approfondita, la metafora solleva molte più domande che risposte. A parte il problema evidente: perché gli Stati Uniti rappresentano il sedicente poliziotto internazionale? I poliziotti, vedendo il cattivo fuggire e dileguarsi nel suo quartiere, non lo circondano con la forza ed affamano l'intero quartiere per stanarlo. Ancor meno i poliziotti bombardano a tappeto la zona sperando che il cattivo resti ucciso. I poliziotti operano secondo il principio fondamentale che i civili innocenti non devono essere uccisi o presi di mira durante il tentativo di cattura dei colpevoli.
Un altro punto cruciale: i governi non sono simili agli individui. Se un gradasso se la prende con un tipo debole, l'aggressore sta invadendo il diritto della vittima alla sua persona ed alla sua proprietà. Ma i governi non possono essere considerati individui innocenti che possiedono solo i diritti di proprietà sul loro territorio. I confini di uno stato non sono acquisizioni produttive, come la proprietà privata. Sono quasi sempre il risultato di aggressioni e di coercizione da parte dei governi di entrambe le parti. Non possiamo pensare che ogni stato attuale abbia il diritto assoluto di "possedere" o controllare tutto il territorio entro i suoi confini (generalmente arbitrari).
Un altro problema con il presunto principio del poliziotto statunitense nella difesa di tutti i confini: che dire dell'invasione dello stesso governo degli Stati Uniti a Panama di qualche tempo fa? Chi può mettere le manette agli Stati Uniti? La solita storia recita che gli Stati Uniti stavano "ripristinando" elezioni libere a Panama. Un modo strano per giustificare l'intervento contro l'Iraq, dal momento che il Kuwait e l'Arabia Saudita sono entrambi oligarchie assolutiste che sono lontane anni luce dalla "democrazia" o dalle "elezioni libere."
(2) Saddam Hussein è un uomo molto cattivo, il "macellaio di Baghdad". Assolutamente, ma era altrettanto un macellaio anche l'altro giorno, quando era un nostro valoroso alleato contro la terribile minaccia per il Golfo rappresenta dai fanatici sciiti dell'Iran. A proposito, gli sciiti fanatici sono ancora lì, ma -- così come il dittatore della Siria, Hafez Assad, il macellaio di Hama -- sembra che si siano magicamente trasformati in nostri prodi alleati contro Saddam Hussein.
(3) Ma un giorno (tre, ma più probabilmente dieci anni) Saddam Hussein potrebbe acquisire armi nucleari. E allora? Gli Stati Uniti ne hanno a bizzeffe, il risultato della sua Guerra Fredda con l'Unione Sovietica, anch'essa pingue di armi nucleari durante i decenni in cui era considerata il nostro Nemico implacabile. Allora perché c'è molta più isteria ora contro Saddam rispetto ai tempi dell'Unione Sovietica? Inoltre Israele da tempo ha armi nucleari e l'India ed il Pakistan sono sul punto di una guerra per il Kashmir, e anche loro hanno le armi nucleari. Allora perché di loro non ci preoccupiamo?
L'appello a principi più alti, come spiegazione coerente per l'intervento americano, non avrà successo. Molti osservatori, pertanto, si sono concentrati sull'economia come spiegazione.
(4) La Guerra per il Petrolio. Saddam, invadendo il Kuwait e minacciando il resto dell'Arabia, rischia (come ha detto una persona nel mondo del giornalismo) di diventare il "re mondiale del petrolio". E' stata avanzata questa spiegazione per giustificare come gli USA debbano difendere il consumatore americano a fronte di un innalzamento astronomico del prezzo del petrolio da parte dell'Iraq.
Ancora una volta, tuttavia, ci sono molti problemi con la spiegazione "Prezzo del Petrolio". Lo stesso Establishment che ora si preoccupa dei prezzi del petrolio come "minaccia per lo standard di vita americano", trattò con calma e forza d'animo la quadruplicazione dei prezzi del petrolio nei primi anni '70, quando eravamo molto più dipendenti dal petrolio del Golfo di quanto lo siamo ora. Perché allora non c'è stata un'invasione statunitense dell'Arabia Saudita per abbassare il prezzo del petrolio? Se c'è così tanta preoccupazione per il consumatore, perché così tanti politici non abbassano le accise sui carburanti di 50 mastodontici centesimi al gallone?
E' chiaro che il potere dell'OPEC, come tutti i cartelli, è strettamente limitato dalla domanda dei consumatori, e che il suo potere di aumentare il prezzo del petrolio è di gran lunga inferiore rispetto agli anni '70. Secondo le migliori stime, anche se Saddam Hussein avesse conquistato l'intero Golfo, non avrebbe potuto aumentare il prezzo del petrolio al di sopra dei $25 al barile. Ma gli Stati Uniti, con l'embargo, il blocco e le continue minacce di guerra, sono già riusciti ad aumentare il prezzo del greggio a $40 al barile!
In realtà, sarebbe più plausibile supporre che l'obiettivo del massiccio intervento di Bush sia stato quello di aumentare il prezzo del petrolio, non di abbassarlo. E considerando la visita presidenziale del vice di Bush in Arabia Saudita, specificamente per sollecitarla ad aumentare i prezzi, i suoi legami di lunga data con il petrolio del Texas e con la Big Oil in generale, così come la recessione del Texas negli ultimi anni, questa intuizione comincia ad apparire fin troppo credibile.
Ma la spiegazione più probabile per l'intervento di Bush non è stata ancora enunciata. Questo punto di vista non si concentra sul prezzo del petrolio, ma sul suo approvvigionamento, e in particolare sugli utili. Per certo, come ha sottolineato Joe Sobran, Saddam non ha intenzione di controllare il petrolio al fine di distruggerne l'offerta oppure la relativa clientela di tutto il mondo.
Sin dal 1930 i Rockefeller e le altre grandi compagnie petrolifere occidentali hanno avuto rapporti intimi con i canoni assolutisti del Kuwait e dell'Arabia Saudita. Durante quel decennio e la seconda guerra mondiale, il re Ibn Saud dell'Arabia Saudita concesse un monopolio su tutto il petrolio sotto il suo dominio all'Aramco controllata dai Rockefeller, mentre i $30 milioni in pagamenti di canoni per la concessione vennero sborsati dal contribuente americano.
La U.S. Export-Import Bank influenzata dai Rockefeller, sganciò altri $25 milioni a favore di Ibn Saud per costruire una ferrovia dal suo palazzo principale, ed il presidente Roosevelt stanziò in segreto $165 milioni all'Aramco affinché costruisse tubazioni in tutta l'Arabia Saudita. Inoltre l'esercito americano venne assegnato per costruire un aeroporto e la base militare a Dhahran, nei pressi dei campi petroliferi dell'Aramco, dopo di che la base costata svariati milioni di dollari venne girata, gratis, ad Ibn Saud.
E' vero che l'Aramco fu gradualmente "nazionalizzata" dalla monarchia saudita nel corso degli anni '70, ma ciò equivale solo ad un cambiamento nei termini di questa partnership: oltre la metà del petrolio saudita viene ancora girato al vecchio consorzio dell'Aramco affinché lo possa vendere a tutto il mondo. In più la Mobil Oil dei Rockefeller, oltre ad essere un elemento chiave dell'Aramco, è impegnata in due grandi joint venture con il governo saudita: una raffineria di petrolio ed un complesso petrolchimico che costano più di $1 miliardo ciascuno.
Oleodotti e raffinerie devono essere costruiti, e la Standard Oil of California (ora Chevron), parte dell'Aramco, ha incaricato di questo compito il suo socio di lunga data, la Bechtel. Quest'ultima (che ha fornito un posto nel governo federale ai segretari George Schultz e Casper Weinberger) sta ora costruendo alacremente Jubail, una nuova città industriale da $20 miliardi nel Golfo Persico, così come molti altri grandi progetti in Arabia Saudita .
Per quanto riguarda il Kuwait, il suo emiro negli anni '30 concesse un monopolio petrolifero alla Kuwait Oil Co., una partnership della Gulf Oil e della British Petroleum, e ormai la ricca famiglia Sabah possiede un grande pezzo della British Petroleum e possiede anche depositi enormi presso la Chase Manhattan e la Citibank (entrambe influenzate dai Rockefeller).
L'Iraq, d'altra parte, è stato a lungo un paese petrolifero canaglia... nel senso che si è trovato al di fuori della rete Rockefeller-Wall Street. Così, quando il 2 agosto è scoppiata la crisi, le grandi banche di Wall Street, tra cui Chase e Citibank, hanno detto ai giornalisti che praticamente non avevano nessun prestito pendente, né depositi dovuti, con l'Iraq.
Quindi può anche darsi che la guerra di Bush sia una guerra per il petrolio, ma non nel senso di una battaglia eroica per conto di un basso costo del petrolio per agevolare il consumatore americano. George Bush, prima di ascendere alla vicepresidenza, è stato membro della commissione esecutiva della potente Commissione Trilaterale di David Rockefeller. La società di esplorazione petrolifera di Bush, Zapata, è stata finanziata dalla famiglia Rockefeller. Quindi questa Guerra per il Petrolio potrebbe essere semplicemente uno sforzo per espandere il controllo dei Rockefeller sul Medio Oriente.
Perché la guerra? La connessione col Kuwait
(The Rothbard-Rockwell Report, maggio 1991. Incluso in The Irrepressible Rothbard.)
Perché siamo finiti in guerra nel Golfo? La risposta resta oscura, ma forse possiamo trovare una spiegazione esaminando l'inquietante collegamento del Kuwait col nostro governo. (Sono in debito con un eccellente articolo su un oscuro tabloid di New York, Downtown di Bob Feldman, "The Kissinger Affair," 27 marzo.) Lo Sabahklatura che governa il Kuwait è immensamente ricco, soldi derivati dal bottino delle tasse/"royalty" estratte dai produttori di petrolio semplicemente perché la tribù Sabah rivendica la "sovranità" su quel prezioso asset nel bel mezzo del deserto. La tribù Sabah non ha alcuna rivendicazione legittima sui proventi del petrolio; non ha fatto nulla per esserne il primo appropriatore o il primo utilizzatore.
E' ragionevole supporre che la famiglia Sabah sia pronta ad utilizzare una parte modesta di quella ricchezza illecita per acquistare difensori ed avvocati negli Stati Uniti. Ora concentriamo la nostra attenzione sulla figura sinistra, ma quasi universalmente amata, di Henry Kissinger, un portavoce, consigliere e servitore dell'impero mondiale dei Rockefeller. Kissinger è così amato, infatti, che ogni volta che appare su Nightline o Crossfire è da solo, dal momento che sembra rappresentare una lesa maestà (o addirittura bestemmia) controbattere ai suoi pronuncimenti banali. Solo una manciata di brontoloni di estrema destra ed estrema sinistra disturbano questo consenso accogliente.
Nel 1954 Kissinger, un politologo di Harvard ed ammiratore di Metternich, uscì dalla sua oscurità accademica per diventare consigliere permanente sulla politica estera del governatore di New York Nelson Aldrich Rockefeller. Il dottor K svolse quel ruolo fino ad acquisire una certa padronanza della politica estera nelle amministrazioni Nixon e Ford. In quel ruolo Kissinger giocò un ruolo importante nel prolungare ed estendere la guerra del Vietnam, nell'omicidio di massa di civili causato da attentati terroristici in Vietnam, nel bombardamento segreto della Cambogia e nell'invasione del Laos.
Da quando lasciò la carica nel 1977, Kissinger ha continuato a svolgere un ruolo molto influente nella politica americana, nei media americani e nell'impero mondiale dei Rockefeller. Fu Kissinger, insieme a David Rockefeller, che risultò decisivo nella decisione disastrosa del presidente Carter di approvare che lo Scià rovesciasse l'Iran, vecchio amico e alleato dei Rockefeller, una decisione che ha portato alla crisi degli ostaggi iraniani ed alla caduta di Carter. Oggi Kissinger continua a servire come amministratore fiduciario del potente Rockefeller Brothers Fund, come consigliere della Chase Manhattan Bank dei Rockefeller e come membro dell'International Advisory Committee della stessa Chase. L'influenza di Kissinger sui media è evidente avendo fatto parte del consiglio della CBS Inc. ed essendo stato un consulente pagato per NBC News ed ABC News. Queste tre emittenti ricoprono buona parte del network dell'informazione.
Ma il ruolo principale e più redditizio di Kissinger è stato quello di capo della Kissinger Associates a New York, fondata con un finanziamento ottenuto nel 1982 dalla ditta bancaria internazionale di E.M. Warburg, Pincus and Company. A livello superficiale la Kissinger Associates (KA) è una "società di consulenza internazionale," ma tale "consulenza" copre molti peccati, e nel caso della KA questo significa influenza politica internazionale per le sue due dozzine di clienti importanti. In una relazione approfondita sulla KA del 20 aprile 1986, Leslie Gelb del New York Times Magazine rivela che "in quello stesso anno dalle 25 alle 30 imprese hanno pagato la KA tra i $150,000 ed i $420,000 ciascuna per ottenere influenza politica." Come fa notare blandamente Gelb: "Le superstar [della KA] erano persone che certamente avevano i contatti telefonici di alti funzionari del governo americano e di quelli stranieri." Oserei dire che si otteneva più della semplice influenza politica. Gli uffici della KA a New York e Washington sono piccoli, ma rappresentano una potere non indifferente. (E' una coincidenza che il quartier generale della KA a Park Avenue si trova nello stesso edificio della filiale della Chase Manhattan Bank, la Commercial Bank of Kuwait?)
Chi erano queste "superstar?" Uno di loro, che nel 1986 è stato vice presidente della KA, non è altro che il generale Brent Scowcroft, ex-consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza Ford e, ricoprendo lo stesso ruolo sotto George Bush, è il principale architetto della guerra del Golfo. Uno dei migliori clienti del generale era la Kuwait Petroleum Corporation, che ha pagato Scowcroft per i suoi servizi almeno dal 1984 al 1986. Inoltre Scowcroft divenne direttore della Santa Fe International (SFI) nei primi anni '80, non molto tempo dopo la SFI è stata acquistata dalla Kuwait Petroleum Corporation. Il vecchio capo di Scowcroft si è unito a lui nella direzione della SFI: Gerald Ford. Una delle attività della SFI è la perforazione di pozzi di petrolio in Kuwait, un'operazione che, ovviamente, ha dovuto essere sospesa dopo l'invasione dell'Iraq.
Brent Scowcroft, è chiaro, ha goduto di una connessione lunga e redditizia col Kuwait. E' una coincidenza la presentazione di Scowcroft al Consiglio di Sicurezza Nazionale il 3 agosto 1990, che secondo il New York Times (21 febbraio) "ha cristallizzato il pensiero della gente e galvanizzato il supporto" per una "risposta forte" contro l'invasione irachena del Kuwait?
Con Scowcroft, tra l'altro, non si esaurisce l'elenco di amministratori Repubblicani tra la Kissinger Associates. Un altro alto funzionario della KA, Lawrence Eagleburger, sottosegretario di stato sotto Reagan, è tornato a ricoprire un'alta carica come vice segretario di stato sotto George Bush dopo un periodo di lavoro presso la KA.
Di vitale importanza alla KA sono i membri del suo consiglio di amministrazione. Uno è T. Jefferson Cunningham III, che è anche direttore della Midland Bank of Britain, altro cliente della KA. Il punto interessante qui è che il 10.5% di questa banca da $4 miliardi è posseduto dal governo del Kuwait. E Kissinger, come capo della KA, è naturalmente interessato a promuovere gli interessi dei suoi clienti, i quali includono la Midland Bank e quindi il governo del Kuwait. Questo collegamento ha qualcosa a che fare con il punto di vista ultra-interventista di Kissinger nella guerra del Golfo? Nel frattempo Kissinger continua ad operare nel Foreign Intelligence Advisory Board del presidente Bush, che non solo dona a Kissinger un canale per dare consigli ma gli dà anche l'accesso ad informazioni di sicurezza nazionale che potrebbero rivelarsi utili per i clienti aziendali della KA.
Un altro cliente della KA è la Fluor Corporation, che ha un interesse particolare nell'Arabia Saudita. Poco prima dell'invasione del 2 agosto, l'Arabia Saudita ha deciso di lanciare un progetto dai $30 ai $40 miliardi per espandere la produzione di petrolio, e ha concesso due contratti petroliferi enormi alle corporazioni Parson e Fluor. (New York Times, 21 agosto)
Un membro del consiglio di amministrazione della KA è il presidente dell'ARCO Robert O. Anderson; l'ARCO, anch'essa cliente della KA, è impegnata in un'esplorazione e perforazione petrolifera nel mare della Cina con la Santa Fe International, la filiale del governo del Kuwait.
Altri membri del consiglio della KA sono William D. Rogers, sottosegretario di stato nell'amministrazione Eisenhower e da tempo nella Dewey-Rockefeller di New York; l'ex-presidente della Citibank (Rockefeller) Edward Palmer; ed Eric Lord Roll, economista e presidente dell'istituto bancario S.F. Warburg di Londra.
Forse il membro più interessante della KA è una delle figure più amate dal movimento conservatore, William E. Simon, segretario del tesoro nelle amministrazioni Nixon e Ford. Quando Simon lasciò la carica nel 1977, è diventato un consulente per la Bechtel Corporation, che ha avuto i maggiori contratti di costruzione per raffinerie di petrolio e città in Arabia Saudita. Inoltre Simon è diventato un consulente per Suliman Olayan, uno degli uomini d'affari più ricchi e potenti in Arabia Saudita. Stretto collaboratore della ricca famiglia reale saudita, Olayan aveva servito bene la Bechtel ottenendo il contratto multi-miliardario per costruire la città petrolifera di Jubail. Nel 1980, inoltre, Olayan ha assunto William Simon per essere il presidente di due società di investimento insieme all'influente principe saudita Khaled al Saud.
La Bechtel, i Rockefeller e la famiglia reale saudita hanno avuto per lungo tempo una connessione intima. Dopo che i sauditi hanno concesso al consorzio petrolifero dell'Aramco (dominata dai Rockefeller) il monopolio del petrolio in Arabia Saudita, i Rockefeller hanno portato ai loro amici della Bechtel contratti di costruzione. La Bechtel Corporation, naturalmente, ha anche contribuito alla scalata di George Shultz e Cap Weinberger ai posti di comando dei Repubblicani. Per completare il cerchio, l'ex-capo di Simon, Suliman Olayan, è stato, nel 1988, il più grande azionista della Chase Manhattan Bank dopo lo stesso David Rockefeller.
Il motivo è chiaro. Un vecchio slogan della New Left recitava che "non c'è bisogno di un meteorologo per dirvi come soffia il vento". Allo stesso modo, non c'è bisogno di essere un "teorico della cospirazione" per capire che cosa sta succedendo qui. Tutto quello che dovete fare è essere disposti ad usare gli occhi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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La pubblicazione di oggi cerca di far comprendere come la storia sia importante per capire il presente. Soprattutto, bisogna comprendere gli errori del passato per non commeterne in futuro. In questo saggio Rothbard getta luce sulle cause che hanno dato il via al caos iraqeno di cui siamo oggi testimoni. Un discorso simile potremmo farlo anche con la Libia, ma restiamo in tema. L'escalation degenerativa che ha condannato l'Iraq è la fotocopia di quella che ha attanagliato la Siria e la stessa Libia. Potrebbe attecchire anche in Turchia visto che l'UE ha fornito armi ai curdi, cosa che ha sempre evitato per non far imbestialire la Turchia stessa. Il tutto grazie al fantomatico Isis. Che convenienza questo Isis, eh?
RispondiEliminaInfatti, la tripartizione caoitica del territorio iraqeno fornisce un grande vantaggio agli USA che possono assistere allo sfaldamento della potenziale formazione di un'alleanza politico/economica con l'Iran. Infine, l'Isis pare che sia anche una minaccia per la Siria la quale ha richiesto l'intervento USA per mettervi una pezza. Ora Washington può bombardare entrambe le fazioni in lotta in Siria, esattamente un anno dopo che aveva cercato ogni scusa possibile per prendere a sberle Assad.
Ah! E dulcis in fundo ci ritroviamo per le mani questo curioso articolo del Telegraph: Foley murder video 'may have been staged'.
Tra l'altro un fenomeno come l'ISIS non nasce in un istante; se come pare - e non sarò io in grado né di smentire né di confermare - esso è nato con lo scopo di fare da apripista agli USA in medio oriente, c'è da credere che fosse già in cantiere come soluzione alternativa in caso di fallimento contro la Siria. Voglio dire: forse gli USA non hanno sottovalutato la Russia come si era generalmente portati a pensare in un primo momento, pur non aspettandosi uno stop così consistente.
EliminaStudiare la storia!
Ma ne studiamo anche troppa; sarebbe il caso piuttosto di impararla. Il che però implica di farlo fuori dai canoni imposti, sottraendo tempo ad altre attività come il tanto vituperato lavoro.
Mia esperienza con l'università: per progetti miei ho dovuto ristudiare per capire come affrontarli/progettarli, per poi studiare ancora per capire come realizzarli. Peccato che le ore di una giornata siano sempre e solo 24.
Questo per dire cosa?
Ma non sono stati i Rockfeller da sempre sensibili all'istruzione pubblica?
Riccardo Giuliani
P.S.: sui Rockfeller e l'istruzione pubblica, non parlatene mai con i nostri nazionalisti di sinistra, sempre pronti a difendere un sistema ideato da un fascista. La schizofrenia come regola sociale aurea.
Offtopic verso il rientro dalla Francia.
RispondiEliminahttp://www.zerohedge.com/news/2014-08-31/helicopter-janet-mario-and-mark-central-banks-should-give-money-directly-people
Come aumentare la velocita' di ingresso del fiatmoney e farsi sfuggire di mano l'inflazione nei prezzi.
Col fiatmoney che e' medium senza qualita' si puo' solo puntare sulla quantita'.
Puo' funzionare nel medio lungo termine una soluzione del genere?
Ovviamente no dal lato economico. Ovviamente si' dal lato politico: lo status quo tira avanti ancora un'altro po'. Politici, banchieri, clientele imprenditoriali e corporative ed ogni altro membro della corte del Potere.
Grande fregatura per tutti gli altri. Noialtri.
Se poi vogliono che vada proprio cosi col plauso delle greggi ignare ed illuse... Allora non resta che posizionarsi ed approfittare della conoscenza di questi sporchi meccanismi.
Mi ripugna ma non resta altro da fare. Ovviamente col senso del limite che e' imperativo morale individuale. Perche' la via sensata e' tutt'altra.
Ciao Dna, bentornato.
EliminaSpero che tu abbbia visto Brazil perché questo delirio sta prendendo questa piega: http://youtu.be/5_00bbE9oxQ