Sono già passati due anni da quando su queste pagine si avvertiva di un crollo dell'Argentina a causa della sua sconsideratezza economica. Eccesso di debito e lassismo nella politica monetaria hanno fatto da padroni nella conduzione degli affari economici del paese, truccando le statistiche ufficiali per nascondere sotto il tappeto la "sporcizia" accumulata. Il Venezuela e l'Ecuador sono nella stessa situazione, ma sotto i riflettori al momento c'è il governo della Kirchner. Quest'ultima, insieme ad Hugo Chavez, ha rappresentato quanto di più deletereo ci possa essere nella repressione delle libertà civili ed economiche. Purtroppo l'America Latina è un coacervo di ideologismo anti-libero mercato che fa del populismo il suo cavallo di battaglia (anche se ci sono paesi che stanno cercando di liberarsi da queste pastoie mentali, come il Brasile, il Perù, il Paraguay, il Cile, la Colombia), pensando, di conseguenza, di poter portare prosperità attraverso tanti foglietti di carta colorata. Sebbene abbiano la loro dose di colpe, non bisogna dimenticare anche l'influenza della politica monetaria USA in questi paesi. I paesi sudamericani, infatti, sono grandi esportatori di materie prime, settori particolarmente sensibili ai cicli economici. Possiamo affermare, quindi, che non è un caso se negli ultimi 30 anni le due crisi più grandi che hanno attanagliato l'America del Sud, siano coincise con il periodo più espansivo della politica della FED (es. 1980; 2009).
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di Nicolás Cachanosky
Al momento in cui scrivo, l'Argentina è a pochi giorni di distanza da un default per i suoi debiti. Come è potuto accadere tre volte in soli 28 anni?
Dopo il default del 2001, l'Argentina nel 2005 ha offerto una conversione del debito (ristrutturazione del debito) ai suoi creditori. Molti obbligazionisti hanno accettato l'offerta argentina, ma alcuni di loro no. Coloro che non hanno accettato la conversione del debito sono chiamati i "contrari". Quando l'Argentina ha iniziato a pagare le nuove obbligazioni a chi ha accettato la conversione del debito (i "favorevoli"), i contrari hanno portato l'Argentina in tribunale ai sensi del diritto di New York, la giurisdizione in base alla quale è stato emesso il debito argentino. Dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di ascoltare il caso argentino poche settimane fa, la sentenza del giudice Griesa è divenuta definitiva.
Tale sentenza impone all'Argentina di pagare il 100% del suo debito nei confronti dei contrari, mentre deve continuare a pagare ai "favorevoli" le cedole dei bond ristrutturati. All'Argentina non è consentito, come recita la sentenza di Griesa, di pagare alcuni creditori e altri no. La data del pagamento era il 30 giugno scorso. Poiché l'Argentina ha mancato il suo pagamento, ora è sotto un periodo di grazia di 30 giorni. Se l'Argentina non paga entro la fine di luglio finirà, ancora una volta, formalmente in default.
Si tratta di un caso complesso che ha prodotto diverse interpretazioni da parte di analisti e responsabili di politica. Alcune di queste interpretazioni, però, non sono fondate.
Come l'Argentina E' Diventata un Cattivo Debitore
Una comprensione della situazione argentina necessita di un contesto storico.
All'inizio degli anni '90, l'Argentina implementò la Legge della Convertibilità come misura per frenare la banca centrale e mettere fine all'iperinflazione che aveva avuto luogo alla fine degli anni '80. Questa legge fissava il tasso di cambio peso/dollaro ad 1:1 e dichiarava che la banca centrale poteva emettere pesos solo in rapporto alla quantità di dollari che entrava nel paese. La Legge della Convertibilità era più di un semplice tasso di cambio fisso. Era una disposizione di legge che trasformava la banca centrale in un comitato valutario in cui i pesos erano convertibili in dollari ad un rapporto "uno a uno". Tuttavia, poiché la banca centrale aveva una certa flessibilità nell'emettere pesos rispetto all'afflusso di dollari, è meglio descriverla come un comitato valutario "eterodosso" piuttosto che "ortodosso".
Comunque, nell'ambito di questo sistema, l'Argentina non poteva monetizzare il proprio deficit come fece negli anni '80 sotto il governo di Ricardo Alfonsin. Fu la monetizzazione del debito che produsse l'alta inflazione che si concluse in iperinflazione. A causa della Legge della Convertibilità degli anni '90, il governo di Carlos Menem non poteva finanziare il deficit fiscale con denaro facile. Così, invece di ridurre il deficit, Menem cambiò il modo in cui veniva finanziato: da uno schema basato sull'emissione di denaro ad uno schema basato sul debito estero. Il debito estero era in dollari e questo permise alla banca centrale di emettere i pesos corrispondenti.
L'Argentina degli anni '90 era già andata in default sei volte sin dalla sua indipendenza dalla Spagna nel 1816 (probabilmente un terzo della storia argentina ha avuto luogo in uno stato in bancarotta), e come se non bastasse assicurava una tutela istituzionale discutibile dei contratti e dei diritti di proprietà. Con il risparmio interno distrutto dopo gli anni dell'alta inflazione degli anni '80 (e degli anni precedenti), l'Argentina dovette rivolgersi ai fondi internazionali per finanziare il suo deficit. E a causa della mancanza di credito, l'Argentina dovette "importare" credibilità giuridica mediante l'emissione dei suoi titoli sotto la giurisdizione di New York. Se ci fosse stato un contenzioso con i creditori, l'Argentina dichiarò che avrebbe accettato la decisione della corte di New York.
Molti oppositori della sentenza di oggi sostengono che i creditori dell'Argentina hanno cospirato per togliere sovranità alla nazione sudamericana, ma la responsabilità è del governo argentino in sé che ha stabilito una lunga storia di inaffidabilità nel pagamento dei suoi debiti.
La Strada Verso l'Ennesimo Default
Questi bond degli anni '90 avevano due caratteristiche importanti, oltre ad essere emessi sotto la giurisdizione legale di New York: la presenza della clausola paripassu e l'assenza della clausola dell'azione collettiva. La clausola paripassu sostiene che l'Argentina si impegna a trattare tutti i creditori a parità di condizioni (in particolare per quanto riguarda i pagamenti delle cedole e del capitale). La clausola dell'azione collettiva stabilisce che nel caso di una ristrutturazione del debito, se una certa percentuale dei creditori accetta la conversione del debito, allora i creditori che rifiutano l'offerta (i "contrari") devono accettare automaticamente i nuovi bond. Tuttavia, quando l'Argentina è andata in default alla fine del 2001, i bond coinvolti includevano la clausola paripassu ma non quella dell'azione collettiva da parte dei creditori.
In base al contratto che l'Argentina offriva ai suoi creditori, che non includeva la clausola dell'azione collettiva, qualsiasi creditore aveva il diritto di ricevere un rimborso del 100%, anche se il 99.9% dei creditori avesse deciso di accettare una conversione del debito. E questo è esattamente quello che è successo con il default del 2001. Quando l'Argentina ha offerto le nuove obbligazioni ai suoi creditori a seguito del default, i "contrari" hanno fatto sapere all'Argentina che ai sensi del contratto stipulato avevano ancora il diritto ad un rimborso del 100% secondo la "parità di condizioni" (clausola paripassu). Cioè, l'Argentina deve pagare i "favorevoli" senza astenersi dal pagare anche i "contrari".
I governi di Nestor Kirchner e Cristina Kirchner, tuttavia, nell'ennesimo atto di disprezzo per le istituzioni, hanno deciso di ignorare i contrari al punto da cancellarli come creditori nei loro rapporti ufficiali (uno dei motivi per i quali il livello del debito sul PIL risulta più basso nelle statistiche ufficiali rispetto alla realtà).
Potremmo dire che il giudice Griesa non ha dovuto far altro che leggere il contratto che l'Argentina aveva offerto ai suoi creditori. Nonostante ciò, molto è stato detto in Argentina (e all'estero) su come la sentenza del giudice Griesa abbia danneggiato la sicurezza giuridica delle obbligazioni sovrane e della ristrutturazione del debito.
Il problema non è la sentenza del giudice Griesa. Il problema è che l'Argentina aveva deciso di preferire ancora una volta il deficit e la spesa pubblica sfrenata al pagamento dei suoi obblighi. La sentenza di Griesa suggerisce che un default non può essere utilizzato come strumento politico per ignorare i contratti. In effetti, i paesi con economie emergenti dovrebbero ringraziare la sentenza del giudice Griesa poiché questo permette loro di prendere in prestito a tassi più bassi, dato che molti di questi paesi o non sono in grado o non vogliono offrire protezione giuridica credibile ai propri creditori. Una sentenza favorevole al governo argentino avrebbe permesso al governo di violare i propri contratti, rendendo ancora più difficile l'accesso ai capitali ai paesi poveri.
Possiamo semplificare la nostra tesi proponendo un'analogia su scala minore. Provate a spiegare alla vostra banca che dopo aver sperperato i vostri guadagni per oltre un decennio, ora avete il diritto di non pagare il mutuo con il quale avete acquistato la vostra casa. Quando la banca vi porta in tribunale, spiegate al giudice che siete una povera vittima di avvoltoi malvagi e che avete il diritto di ignorare i creditori, poiché non avevate voglia di cambiare le vostre abitudini economicamente insostenibili. Quando il giudice vi dà torto, provate a spiegare al mondo come la decisione del giudice sia un'ingiustizia che mette a repentaglio il mercato bancario internazionale (come ha fatto di recente il governo argentino). Provate ora a giustificare la posizione del governo argentino.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Sono curioso di ascoltare cosa dira' il Papa argentino...
RispondiEliminaSe dira' qualcosa...
Magari trova nuova conferma la mia idea sul ruolo dell'intermediazione nelle culture cattoliche...
Ho trovato che si e' gia' espresso... contro la speculazione...
EliminaSignore, perdonalo se non sa davvero quello che dice...
E' il nuovo profeta del cattocomunismo mondiale...
Chiedo scusa per la mia ignoranza in materia però vorrei cercare di capire una cosa e se ci fosse qualcuno disposto a spiegarmi gliene sarei grato. Dunque, l'Argentina è in default, cioè è fallita per la seconda volta in 13 anni. Ok. Benissimo. Mi sono informato su Wikipedia (che cito) e leggo che l'Argentina è uno dei primi paesi al mondo per produzione agricola (soia mais frumento) e allevamento (bovini), prodotti che esporta all'estero. Possiede una considerevole quantità di petrolio e gas naturale che ha permesso lo sviluppo di una fiorente attività industriale. Inoltre il turismo è un altro settore importante dell'economia argentina ecc.... Ora se è in default significa che il raccolto di soia mais e frumento è andato perduto, che le mucche hanno smesso di fare latte e le pecore di fare lana, eh si, ma dai, mettiamoci anche che sicuramente le galline non fanno più uova. Senza contare poi che le risorse di petrolio e gas naturale si sono esaurite, giusto? e quindi non può più esportare. E anche i turisti non vanno più in Argentina, (beh ovvio, ci sono stati i mondiali quindi sono andati tutti in Brasile). Oppure .... significa forse che gli argentini, per scambiarsi tutto questo ben di Dio che la natura gli offre hanno bisogno di pezzi di carta colorati (solo il 5%, il resto sono numeri su un computer) e che giusto giusto la natura beffarda e dispettosa non produce, e allora gli argentini sono costretti a raccattare da qualche parte qualche pezzo di carta(magari quelli che tirano i tifosi dalle tribune), ci scrivono "Titolo di stato", poi lo danno ai "Mercati" e i Mercati in cambio, che hanno la fortuna di avere ricchissimi giacimenti di pezzettini di carte e di numeri in fondo all'oceano, li "prestano" a questo sfortunato Paese, che avrà anche tantissime pecore, ma pezzettini di carta colorati e numeri neanche l'ombra e se li deve fare prestare.....Cioè sono confuso, sarà che ho la testa dura, che sono un po' ritardato non lo so, però ecco se qualcuno mi spiegasse...grazie in anticipo.
RispondiEliminaCiao Anonimo.
EliminaLe intuizioni da te riportate in questo commento, seppur grattino solo la superficie del problema argentino, hanno un certo fondamento. Il problema, infatti, non è il mercato, ovvero, il luogo nel quale si incontrano i vari attori economici per operare scambi. La loro volontà di voler scambiare beni e servizi assicura alla società la presenza di elementi creati per soddisfare le esigenze altrui e migliorare i propri standard di vita. In questo modo la nazione diventa più ricca. Più la società è libera, più prospera diventerà. Viceversa, più è oppressa più sarà scoraggiata a produrre. Facendo un giro sul sito dell'Index of Economic Freedom, potrai apprezzare quanto detto e la relativa prosperità di quegl istati in cui l'ingerenza pianificatrice si fa senrire di meno. Da ciò possiamo dedurre che lo stato è sempre un elemento distorsivo dell'economia, un limite alla libera collaborazione tra individui, un distruttore di ricchezza.
Come si coniuga quanto detto con l'economia Argentina? I governi che si sono susseguiti al comando del paese sudamericano non hanno fatto altro che erodere progressivamente la libertà individuale dei propri abitanti attraverso promesse che non potevano mantenere. Credevano di poter creare il bengodi in terra attraverso l'ingegneria finanziaria e la stampante monetaria. Il che è anche un po' la storia del nostro paese sin dagli anni '80, e l'italia sarebbe andata in default se nel '99 non fosse entrata nell'euro. Il clietelismo statale e la miopia della burocrazia hanno fatto in modo che un paese potenzialmente prospero, potesse andare sequenzialmente in default.
Chi ne pagherà le conseguenze, purtroppo, sarà la popolazione perché il mantra che va di moda oggiogiorno è "stato siamo noi", che in realtà significa "il bancomat dei parassiti-burocrati siamo noi". Smantellare l'apparato statale è l'unica soluzione che la società argentina ha per ritrovare la via verso la prosperità. Infatti, lo stato non conosce bilanci in attivo. Lo stato non può avere bilanci. Perché? Perché diversamente dai singoli individui non sa operare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato. Questo lo costringe a doversi indebitare, tassare, stampare denaro dal nulla. Quello a cui stiamo assistendo in Argentina è l'inevitabile fine che farà la pianificazione centrale a livello mondiale.
Non è che non vuole, proprio non sa operare un calcolo economico.
EliminaLa differenza che giustamente sottolinei è fondamentale; ma che volete che vi dica se non che, a quanto pare, si fa di tutto affinché si veda che "la vida es sueño"?
Riccardo Giuliani
Ciao Francesco, sono l'anonimo del primo commento. Grazie intanto per avermi risposto. Una domanda semplice semplice: Dal momento che non credo sia stato il buon Dio e che quindi non si trova in natura, chi crea il denaro che poi viene prestato agli Stati?
EliminaCarmine.
Ciao Carmnie.
EliminaNel sistema attuale di denaro fiat a corso legale, le banche centrali.
Ok, le banche centrali stampano denaro, pezzetti di carta colorati e numeri, che materialmente non si mangia, non ci si può costruire un tetto sopra la testa per ripararsi ecc...ma serve per scambiare i beni e i servizi i quali servono a soddisfare i bisogni degli individui. Ora questi beni e servizi li produciamo io e tu alzandoci tutte le mattine e andando al lavoro(diciamo che io e tu siamo lo Stato? Forse....). Ora ti chiedo: ma queste banche centrali sono delle entità astratte che agiscono secondo misteriose leggi dell'universo che gli scienziati non hanno ancora scoperto, oppure ci sono delle persone in carne e ossa che che le guidano? E queste persone chi sono? Ora, scusa la mia ignoranza, dal momento che queste banche stampano il denaro che non si può mangiare ma serve a comprare il cibo che produciamo io e tu (Stato), dovremmo essere io e tu (Stato) quelle persone che guidano queste banche centrali che stampano il denaro no? Beh ovviamente sarà senz'altro così!! Ma allora ti chiedo: perchè le banche centrali prestano denaro allo Stato indebitandolo?? Cioè io e tu ci prestiamo denaro a noi stessi e poi non siamo in grado di restituircelo?? L'unica spiegazione che mi do, sempre nella mia ignoranza, è che forse, ma sicuramente non può essere possibile una simile aberrazione, le persone che guidano le banche centrali non siamo io e tu, e siamo così idioti da permettere a qualcun altro di stampare i soldi che non si mangiano ma servono a scambiarci il cibo che produciamo con il nostro lavoro?? Ma sopratutto un altra cosa: se ci prestano 100 più l'1% di interesse, dobbiamo restituire 101. Ma noi abbiamo solo cento, come facciamo a restituire quell'1% che materialmente non esiste??
EliminaGrazie Carmine.
Un altro signoraggista sovranista statalista che vuol stampare fiatmoney?
EliminaScusa Uffa, ma perchè non rispondi nel merito della mia domanda? Sono le banche centrali che stampano moneta? Chi le controlla? Gli interessi di chi perseguono? Perchè le banche centrali possono stampare moneta e gli stati no? Hanno stampanti che gli stati non hanno? E poi oltre a signoraggista sovranista statalista aggiungi pure sciovinista calvinista comunista capitalista romanista e tutti gli ...ista che vuoi, ma resta sempre il fatto che non hai risposto con argomenti logici e di senso compiuto per poter illuminare il mio cervello oscurantista!
RispondiEliminaBene. Riproviamoci, forse stavolta ci potrà andar bene. Innanzitutto se ancora parli di "stato" a cui dare una stampante hai saltato a piè pari il mio primo terz'ultimo commento. E' per questo che non ti è stata data una risposta "nel merito". Nella sezione Miti da abbattere nel menù a tendina sotto l'immagine iniziale del blog troverai questo simpatico link ( http://johnnycloaca.blogspot.com/2013/06/perche-i-greenbacker-si-sbagliano.html ) che è stato pubblicato apposta per domande come le tue.
EliminaIn sintesi gli stati già stampano denaro, solo che per cercare di dare una certa parvenza di estraneità al processo hanno imbastito la farsa delle banche centrali (anche perché a fine anno gli interessi maturati da queste ultime vanno a finire per la maggiore nelle casse del Tesoro). L'apparato statale è un pozzo senza fondo incapace di creare alcunché di produttivo, quindi la sua necessità di fondi è pressoché infinita. Ed è per questo che decide di affidarsi alle decisioni podnerate dei banchieri a cui affida le gestioni monetarie nel vano tentativo di mettere un limite alla sua voracità. Inutile, tra l'altro, dato l'ammontare di debito accumulato finora. Il problema qui non è controllare il denaro, ma ficcarsi una volta per tutte nella testa che non deve esistere controllo sul denaro. La sua unica funzione è mediatore tra gli scambi, e basta. Non deve essere utilizzato per direzionare a piacimento gli scambi attraverso una gestione fantasiosa della sua offerta. Le cose davvero importanti nel mercato sono le idee, la creatività, l'imprendiorialità, l'innovazione; è dalla loro diffusione che la società prospera.
Infine, sebbene viviamo in un sistema monetario fiat, è possibile ripagare i prestiti senza dover far ricorso all'ulteriore creazione di foglietti di carta colorati. La quantità di denaro non inficia il processo di restituzione. (I banchieri dovranno pur mangiare qualcosa ed avere un tetto sulal testa, no?)