venerdì 20 giugno 2014
Crepe strutturali #2
di Francesco Simoncelli
[La Prima Parte di questo saggio potete trovarla a questo indirizzo.]
TOKYO OGGI, PECHINO DOMANI
Se volete un esempio di come apparirà l'occidente nel futuro prossimo rivolgete il vostro sguardo al Giappone. Il paese nipponico sta camminando su un filo di rasoio per quanto riguarda la sua politica fiscale e monetaria, e questo a causa di un enorme peso che si porta dietro: scelte sbagliate mai corrette. Sebbene la BoJ abbia dato tregua ai suoi risparmiatori negli ultimi due decenni, la stabilità dei prezzi che ha caratterizzato questo periodo pare ormai solo un lontano ricordo con la nuova strategia di Shinzo Abe. Si è passati quindi dal mercantilismo al keynesismo sotto steroidi. Il debito pubblico, infatti, è esploso a causa di una spesa statale fuori controllo.
Il Giappone, quindi, è riuscito a sopravvivere grazie ad un mercato che vedendo ammorbiditi alcuni ostacoli che lo imbrigliavano, ha potuto esprimere il suo potenziale produttivo. Ma la necessità dello stato di finanziarsi non è scomparsa e sebbene la popolazione fosse piuttosto incline a comprare titoli di stato, è intervenuta la demografia a sentenziare l'impossibilità di continuare ad alimentare un apparato improduttivo quale quello statale. Nel 2013 la popolazione giapponese è diminuita di 217,000 unità rispetto all'anno precedente, mentre le nascite sono state di circa un milione (il numero più basso sin dalla fine della seconda guerra mondiale). Più importante è il tasso di fertilità, il quale si è attestato all'1.43 nel 2013, troppo basso (sarebbe necessaria una cifra intorno al 2.0) per mantenere i livelli della popolazione costanti nel lungo termine.
Con questi numeri, la popolazione in età da lavoro sarà soverchiata progressivamente da quella dei pensionati. E, come abbiamo detto già in precedenza, lo stato non produce nulla quindi ha solo due modi per mantenere vivo il suo sistema: prendere in prestito le risorse, o depredarle. Questo significa maggiori oneri per lo stato, e di conseguenza per i contribuenti. Questo significa aumento della tassazione, diretta e indiretta. Questo significa aumento dei tassi di interesse e scoppio della bolla obbligazionaria.
Con l'Abenomics ha avuto inizio, ufficialmente, l'ultimo raid a ciò che restava dei risparmi della popolazione giapponese.
Tutte le "scuse" o le giustificazioni che potete sentire a sostegno dell'azione sconsiderata della BoJ, servono a mascherare una sola verità: tenere vivo un sistema clientelare facente riferimento allo stato e gli altri partecipanti al cartello mondiale delle banche centrali. Infatti, come per la maggior parte degli stati mondiali, i rendimenti obbligazionari giapponesi sono ai minimi storici, grazie soprattutto all'intervento della BoJ. Ma questa strategia, insieme ad un tassazione in aumento e ad un deficit quasi al 10% del PIL, non aiuterà affatto l'economia giapponese. Anzi, sarà il colpo di grazia. Infatti, in questo ambiente economico ampiamente distorto e di istituzioni di credito alla ricerca di rendimenti decenti per sostenersi, gli errori sono all'ordine del giorno. Oltre alle banche commerciali alla ricerca di profitti, ci sono anche i fondi pensione nelle stesse condizioni. E questo vale sia per il Giappone che per gli altri stati occidentali.
Leggete, ad esempio, questo articolo del WSJ in cui si sottolinea come i più importanti fondi pensione siano carichi di junk bond per soddisfare i requisiti finanziari a cui devono far fronte. L'unica cosa che finora ha tenuto a galla il paese nipponico è stato il settore nucleare, che grazie alla generazione di energia a basso costo ha permesso di ammortizzare i prezzi crescenti delle importazioni. Ma dopo i recenti disastri e data la sismicità del territorio, non pare una soluzione perseguibile ancora per molto. Oltre a ciò aggiungeteci anche il socialismo rampante in cui sta sprofondando il paese e la costante perdita di potere d'acquisto dello yen, e vi ritroverete per le mani un mix esplosivo. Già adesso il governo impiega personale per svolgere lavori assurdi e progettare grandi opere inutili, per non parlare degli standard di vita in declino dovuti ad un impoverimento generale della popolazione.
In questo momento il Giappone è fautore di uno degli esperimenti keynesiani di stimolo dell'economia più folli mai visti. Il processo di erosione del bacino dei risparmi reali è lento ma inesorabile. E' alla stregua di una trasfusione. Una trasfusione di sangue dal vostro braccio destro al vostro braccio sinistro. Non risolvete niente facendo così, ed agendo in questo modo ogni volta che si procede a trasferire il sangue da un braccio ad un altro perdete parte del vostro sangue. C'è bisogno di tempo affinché i globuli rossi possano riformarsi, e le trasfusioni vanno avanti al ritmo di una al giorno. Prendere in prestito denaro per consumarlo, è il modo peggiore di mettere a frutto i risparmi della società. Manipolando coattamente i segnali di mercato non fa altro che impedire agli individui di svolgere le proprie attività secondo i loro desideri. Questa compressione delle necessità non è salutare se si vuole una crescita sana dell'economia in accordo con le forze di mercato. Esse, comunque, verranno soddisfatte (in un modo o nell'altro) ma ad un prezzo maggiorato, e questo è un trend insostenibile nel lungo termine.
Solo i risparmi ed un ambiente economico scevro da interferenze con i segnali di mercato può portare alla formazione di capitali e agli investimenti, spingendo positivamente la capacità produttiva. Quando la produzione cresce, cresce anche la disponibilità di beni e servizi e la loro accessibilità, andando ad influenzare ottimamente gli standard di vita. Prima di poter consumare qualcosa, è necessario produrre qualcosa. E con gli alti livelli di distorsione economia presenti nel panorama economico al giorno d'oggi, la produzione viene erosa dalla credenza che esistano pasti gratis creabili attraverso la stampante monetaria. Non è possibile creare alcunché dal nulla, ad eccezione di illusioni e false speranze.
Il Giappone non sfuggirà al suo destino, questo significa che non sfuggirà ad una crisi del debito. Il continuo indebolimento dello yen sarà la scintilla che farà scoppiare la situazione esplosiva che si è andata a creare nel corso dei decenni nel paese nipponico. Un altro paese seguirà le orme di quello Giapponese. Finora è rimasto, in un modo o nell'altro, ai margini delle discussioni, ma i fondamentali della sua economica sono tanto scadenti quanto quelli di qualsiasi altro paese sulla scena mondiale. Sto parlando della Cina. Dopo aver aperto le porte (almeno parzialmente) al libero mercato alla fine degli anni '70, la Cina ha conosciuto subito cosa volesse dire applicare il keynesismo per salvaguardare gli interessi privilegiati e rimandare nel tempo il conto salato di una mancata pulizia del mercato. Oggi l'economia cinese è diventata un minestrone di pianificazione centrale comunista, keynesismo sotto steroidi, dipendenza dalla banca centrale ed imprenditoria allo sbando. Quando il modello di pianificazione si è scontrato con la realtà, invece di lasciare agire le forze di mercato si è scelto di bere l'elisir del debito keynesiano: ad oggi il paese ha un debito complessivo di circa $25 bilioni rispetto al "misero" bilione di 14 anni fà.
Patria di una delle bolle immobiliari più grandi della storia, la banca centrale cinese ha eguagliato ogni record quando si parla di stimoli monetari. Ci sono letteralmente città vuote che pullulano in tutta la Cina. L'eccessiva spesa dello stato in attività improduttive, la crescente burocratizzazione del paese e l'ingolfamento dei bilanci bancari con asset non performanti, stanno stritolando quel fenomeno mediatico che fino a qualche anno fà era definito il "miracolo cinese". Non durerà molto a lungo.
L'inevitabile scoppio della bolla immobiliare cinese andrà ad intaccare principalmente il settore bancario commerciale, il quale è enormemente esposto ai prestiti che ha concesso negli anni passati durante il periodo euforico della bolla. La maggior parte di questi prestiti sono stati utilizzati nel settore delle costruzioni e quest'ultimo rappresenta il 55% del PIL della Cina; ora però i nodi stanno venendo al pettine. I pianificatori centrali sono ben consapevoli del rischio che stanno correndo e pensano di poter ristrutturare il settore bancario commerciale con conseguenze minime per l'economia più ampia. C'è un grande problema con questa "soluzione": il mercato repo. Le cartolarizzazioni che sono avvenute sulla scia del boom immobiliare, hanno creato asset tossici che sono stati posti come garanzia per altri prestiti o ceduti temporaneamente in cambio di liquidità. Nessuno sa quanto questa catena sia lunga, ma basta che si spezzi un singolo anello affinché tutto cada a pezzi. Ricordate come la Grecia fosse considerata "un'economia piccola" prima del 2010? Eppure ha rischiato di far cadere nell'oblio l'intera Eurozona. E la bolla dei subprime statunitensi? Anche quella era considerata un "affare di poco conto" rispetto alla grandezza dell'economia americana. Ricordate come la magistratura italiana abbia tirato in ballo la banca Nomura nello scandalo MPS? Quella presunta "svista" è stata tutta colpa di questo mercato confusionale in cui le passività di uno diventano l'attivo di un altro.
Questo tipo di mercato è una frode su scala globale. In un mondo in cui la liquidità a buon mercato sfornata dalle banche centrali è il segnapasso del commercio moderno, non c'è da sorprendersi se l'azzardo morale abbia dato vita ad abomini economici simili. L'economia cinese imploderà, certo, e trascinerà con sé il resto della brigata dei pianificatori centrali. Quello sarà il giorno della resa dei conti. Quello sarà il giorno in cui gli individui potranno assaporare il gusto amaro delle promesse infrante. Quello sarà il giorno in cui comprenderanno appieno il prezzo che si paga quando lo stato, le banche centrali e la burocrazia sprecano deliberatamente le risorse scarse.
GUERRA FREDDA VERSIONE 2.0
Oltre all'esuberanza nel mercato azionario, ai livelli storicamente bassi dei rendimenti obbligazionari statali e alla velocità del denaro che è sprofondata sin dallo scoppio della Grande Recessione, il mondo intero cammina su un ponte traballante e fatiscente: i pianificatori centrali stentano a far ripartire la "prosperità" economia attraverso i loro metodi. Il meccanismo con cui elargivano illusioni è rotto. Il debito accumulato fino ad ora è soverchiante e dato che gli errori del passato sono stati semplicemente spazzati sotto il tappeto, qualsiasi evento imprevisto può scatenare una crisi superiore a quella appena "superata" (per essere precisi dal punto di vista nominale, perché dal punto di vista reale i sintomi che l'hanno generata ancora languono irrisolti).
Ai pianificatori centrali non piace perdere il controllo, questo significa delegittimazione davanti alla popolazione. Questo significa esporre il fianco alle forze di mercato. Fino ad adesso i loro bluff hanno calmato le acque, ma con i fondamentali economici completamente distorti è impossibile immaginare cosa accadrà domani. Le continue manipolazioni hanno reso sempre più incerto il futuro, tanto da far ammettere agli stessi banchieri centrali, "stiamo andando alla cieca". Date queste premesse, il Grande Default delle economie mondiali è inevitabile. Ma sappiamo che lo stato farà di tutto per sopravvivere, quindi non dovremmo sorprenderci se la situazione geopolitica si può surriscaldare tanto da scatenare un conflitto. Come in ogni guerra, i debiti li pagano i perdenti.
La recente degenerazione della situazione ucraina ne è la prova. Il braccio di ferro tra ovest ed est è ancora vivo. Il blocco dei BRIC sta cercando di scalzare il dollaro dal suo status di riserva mondiale, proponendo accordi diversi tra i vari paesi interessati. In più stanno accumulando oro a ritmi incessanti. Sebbene gli accordi in valute alternative al dollaro siano ancora performati attraverso monete cartacee, penso che in futuro il ruolo dell'oro sarà predominante. Non credo in un ritorno ad un gold standard, anche perchè sarebbe farlocco poiché ancora decretato da un qualche governo; secondo me, invece, assisteremo all'inaugurazione di Bretton Woods II. I BRIC stanno finendo i preparativi per presentare al mondo la loro banca, la quale molto probabilmente servirà per saldare i conti commerciali internazionali in oro, defenestrando il dollaro dal suo status di valuta di riserva mondiale e promuovendo l'internazionalizzazione dello yuan attraverso le sue enormi riserve d'oro.
E' stato attraverso il proprio oro che l'Iran ha commerciato con Cina e Russia aggirando le sanzioni USA. Ed è così che Cina e Russia commerceranno col resto del mondo aggirando le sanzioni USA. La crisi ucraina non ha fatto altro che inasprire i rapporti tra ovest ed est.
Il 26 maggio, giorno del Memorial Day negli Stati Uniti, l'oro fa un balzo tornando sopra i $1,300 l'oncia. A mercati chiusi in America, i trader del mondo credono che l'intensificarsi delle tensioni ucraine durante quei giorni avrebbero accentuato il divario tra ovest ed est, portando quest'ultimo ad accumulare ancora più metallo giallo e a liquidare titoli di debito USA (soprattutto dopo che la Russia era uscita allo scoperto, dichiarando di voler abbandonare il dollaro negli accordi bilaterali). E così accadde.
Guarda caso, nello stesso momento in cui la Russia continuava a liquidare debito dello zio Sam, entrava in scena il Belgio a raccattare i cocci. Non c'è da sorprendersi, quindi, se gli schieramenti sulla scena geopolitica vedono USA e Europa da una parte e Russia e Cina dall'altra.
Non è la prima volta che USA e Europa si scambiano favori attraverso le banche estere. Il giorno dopo, alla riapertura dei mercati statunitensi e alla dichiarazione di guerra alla Russia di Poroshenko (nuovo presidente dell'Ucraina), l'oro è calato significativamente. In altre parole, i continui sbuffi di prezzo dell'oro sono dovuti ad un consistente volume di trading sottostante. Quando la manipolazione dei banchieri centrali si arresta per un qualche motivo, i segnali di mercato tornano ad essere quelli di sempre andando a veicolare informazioni. In questo caso il messaggio è chiaro: l'occidente preferisce la carta senza valore al metallo giallo. La tradizione occidentale non vede l'oro come asset di rifugio, bensì considera solamente la speculazione con cui tirare su un pò di contanti. Nel mercato dei futures dei metalli preziosi, questi ultimi non vengono quasi mai riscattati. In oriente, la tradizione è diversa. L'oro ha ancora un ruolo.
La Cina è pingue di oro. La Turchia anche. L'India anche. Dubai anche. Istituti come il Comex, il Gld Fund, il London LBMA sono a corto d'oro. La diffidenza nei confronti di questi ultimi sta crescendo, e oltre alla Germania anche l'Austria ha chiesto di poter riavere indietro il proprio oro parcheggiato dallo zio Sam. L'unico modo per soddisfare queste richieste è dilatare i tempi e derubare quelle nazioni che ne hanno in abbondanza. Come l'Ucraina, ad esempio. Se i due paesi europei possono sembrarvi una goccia nel mare, allora pensate all'Arabia Saudita. Il più grande partner degli Stati Uniti sin dagli anni '70, vuole allontanarsi dallo zio Sam. Infatti è stata da poco annunciata l'istituzione di Sovereign Wealth Fund saudita che può gestire i propri investimenti in maniera indipendente dalla banca centrale. Tale fondo vede la presenza di circa $700 miliardi di capitali, i quali sono ripartiti in asset finanziari (azioni USA, obbligazioni USA/europee/inglesi/giapponesi, ecc.), immobili, immobili finanziari, ecc.
Questa mossa è arrivata in seguito alla realizzazione che USA e Inghilterra stanno silenziosamente cercando di depredare l'oro arabo dalle banche in cui è immagazzianto. Le recenti pressioni su Credit Suisse e BNP Paribas affinché si fondano rispettivamente con UBS e Societe Generale, puzza di manovra statunitense per facilitare eventuali raid nei depositi sauditi contenenti oro. Si dice che quando un coyote è accecato dalla fame inizia a mangiarsi da solo...
L'Arabia Saudita, agendo in questo modo, tenterà di vendicarsi liquidando bond sovrani e non è detto che la liquidazione di cui abbiamo parlato poco sopra sia interamente da attribuire ai russi. Non solo, ma il suo strizzare l'occhio alla Cina e ai BRICs sarà foriero di un deciso cambiamento di paradigma sulla scacchiera geopolitica, decretando il progressivo isolamento degli Stati Uniti e dei suoi lacchè.
CONCLUSIONE
Il capitalismo clientelare è tutto quello di cui sono costituiti i mercati al giorno d'oggi. Le forze di mercato sono relegate spregiativamente al cosiddetto "mercato nero", propagandando un certo scetticismo nei loro confronti. Qualunque siano le parole usate per manomettere il pensiero razionale degli individui, esse proseguono per la loro strada smascherando la falsa onnipotenza di cui forgiano i pianificatori centrali.
La sedimentazione di errori nel corso degli anni ci sta avvicinando al giorno della resa dei conti, mentre la corruzione dei fondamentali economici procede a tamburo battente per conformare la società ai capricci di una ristretta cerchia di individui. E' impossibile procedere su questa strada, perché presuppone l'omologazione degli individui in un unico essere. L'essere umano non è affine a questa inclinazione, la sua soggettività, i suoi desideri, le sue necessità, le sue aspirazioni, sono tutte forze che spingono verso il decentramento piuttosto che verso l'accentramento.
Agli occhi del mondo, l'esperimento keynesiano sta andando a gambe all'aria. Buenos Aires oggi, l'occidente domani.
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Sebbene la parte riguardante l'indispettimento dell'Arabia nei confronti degli USA vi possa sembrare carente di giustificazioni, le pubblicazioni della settimana prossima sono state pensate apposta per colmare questa presumibile "lacuna".
RispondiEliminaCiao Francesco.
RispondiEliminaAi nostri occhi, solo ai nostri occhi "austriaci". Il buon senso latita ovunque. E tantissimi non stanno capendo assolutamente nulla. Qualche segno di insofferenza e frustrazione colto qua e la' non significa nulla.
Per capire bisogna volerlo. Per cambiare il proprio punto di vista bisogna esser liberi dentro. Come ricorda gdb la prima liberta' e' quella da se stessi. Se si e' completamente irretiti dal matrix, non c'e' scampo.
In effetti, chi si lamenta oggi cerca solo qualcun altro cui affidarsi. Servilismo? Mitezza? Debolezza? Inconsapevolezza? Ignoranza? Convenienza? Senescenza?
Forse un po' di tutto...
E per lo status quo e' fondamentale la sclerosi cognitiva dei sottoposti.
Bel pezzo!
RispondiEliminaLa cosa che mi preoccupa di più, in prospettiva futura, è che una crisi enorme come quella che si profila all'orizzonte non farà cambiare alla gente le proprie idee sulle priorità della vita.
Esternamente muteranno tante cose, ma nell'intimo nulla dello spirito consumistico che ci ha plasmati; cosicché alla prima occasione di soldi facili si ripeteranno immancabilmente gli stessi errori.
D'altronde, repetita iuvant.
Riccardo Giuliani
E' bastato un breve rallentamento all'allegra creazione di cartastraccia per mandare in paranoia gli intellettuali di corte. Subito hanno sventolato la necessità di fare di più, altrimenti la ripresa (nominale) potrebbe ancora una volta scemare.
RispondiEliminaEcco che arriva il capobanda Krugman ad infarcire il nostro weekend con concetti di matrice Tobiniana (come il cosiddetto "PIL potenziale" e l'economia "fiacca") per tirare per la camicetta zia Janet. La morale della storia è che i modelli keynesiani predicevano una cosa nel periodo pre-crisi, la quale è stata disattesa. Invece di capire perché sono stati disattesi, Krugman li prende come riferimento per evidenziare come l'economia sia in costante necessità ai un "aiuto".
Quindi, se prima lo zio Sam iniziava a sbronzarsi alle 9 di mattina, Krugman sta dicendo che dovrebbe iniziare alle 8.
E che vogliamo farci? sono indovini dotati di una potenziale palla di cristallo; che non usano appieno, dimostrando così due punti importanti:
Elimina1) effettivamente credono in quello che dicono (della serie: per mentire agli altri bisogna prima mentire a se stessi);
2) hanno bisogno di aiuto e di stimoli.
Auguro a Krugman di trovarsi in mezzo ad un conflitto sanguinoso, in modo tale che possa dare sfogo al proprio afflato mistico, urlando alla gente impaurita e ferita che per ogni ordine di distruzione ci sono 10 potenziali ordini di ricostruzione dietro l'angolo.
Sarei curioso di vedere quali stimoli riceverebbe in cambio.
Riccardo Giuliani
Intanto, dalle cronache dal disastro in atto:
RispondiEliminaIl renzi, il calcio al barattolo del nostrano status quo politicofinanziarioclientelarcorporativo, ha ricevuto il sostegno, accorato immagino, ma comunque completo da parte del politico piu' zombie di tutta Europa, il mitico immarcescibile ultrastatalista sociale Francoise Hollande!!!
Dimmi chi frequenti e capiro' chi sei...
Restando in tema Bretton Woods, iniziano a farsi insistenti "certe voci"...
RispondiEliminaThe Global Importance Of Paul Volcker's Call For A 'New Bretton Woods'