di David Stockman
Tra i tanti mali che spuntano in serie dalla macchina delle bolle presso l'Eccles Building c'è il ciclo boom e bust tra i cosiddetti "asset rischiosi."
Questo non è libero mercato. Sotto un regime di tassi di interesse onesti e price discovery (cioè, in assenza di una banca centrale) non sarebbe mai esistita la legione di miliardari dotcom della bolla Greenspan, né i multi-miliardari che sono usciti in tempo prima che la bolla immobiliare della FED scoppiasse nel 2007-2008. E le decine di milioni di investitori retail, che sono stati attirati in queste manie dalla remota possibilità di diventare ricchi, non sarebbero stati separati da quasi tutti i loro risparmi.
Quando le banche centrali trasformano i mercati monetari ed i mercati dei capitali in un'orgia di carry trade, il risultato è di per sé una massiccia perdita di ricchezza nazionale e di efficienza nella produzione economica. Ecco perché il capitale e altre risorse economiche sono state letteralmente sprecate e allocate malamente in inutili speculazioni sul mercato secondario. Ad esempio, ora ci sono più di un bilione di dollari in asset gestiti dai cosiddetti "fondi di fondi."
Questi ultimi incamerano diversi punti percentuali di profitto su quel 20% che gli hedge fund sottostanti portano a casa grazie alle loro vincite nel casinò della banca centrale. Eppure non forniscono alcun valore economico aggiunto basato sul libero mercato — a parte fornire consigli ai propri clienti facoltosi su quali hedge fund riusciranno a vincere nelle settimane o trimestri successivi.
E così, vivendo alla grande grazie a queste rendite non acquisite, i gestori e proprietari di fondi dei fondi — artefatti della finanziarizzazione — consumano i servizi di resort, grandi chef e commercialisti che non sarebbero richiesti in un libera mercato. Nei mercati onesti non ci potrebbero mai essere abbastanza profitti con i cosiddetti "asset rischiosi", tali da assorbire la stratificazione che esiste oggi nel casinò di Wall Street.
Al contrario, in un libero mercato sarebbero precluse le principali caratteristiche della macchina delle bolle della FED. Non esisterebbero i giochi d'azzardo risultanti dalla speculazione di breve periodo in asset rischiosi (finanziati principalmente dalla ZIRP, da pronti contro termine a basso costo e da altri tipi di finanziamenti), perché non esisterebbero mercati monetari disposti ad offrire un'assurdità economica come denaro gratis per sette anni consecutivi. Non esisterebbe nemmeno l'abietto saccheggio di quei poveracci che vengono attirati in queste manie speculative, perché il "pompa e sgonfia" cronico non potrebbe sopravvivere nei mercati onesti.
Tuttavia, in assenza degli equilibri e delle sanzioni del libero mercato, questi casinò abilitati dalla banca centrale non si limitano a generare cicli di boom e bust per caso — lo fanno cronicamente e in modo prevedibile. Con i livelli di fiducia crescenti che si sono susseguiti nei cicli economici a partire dai primi anni '90, una classe di speculatori professionisti ha imparato a prevedere quasi perfettamente le manovre del nostro politburo monetario.
Di conseguenza essi non esitano a cavalcare la bolla fino a quando non vedono spegnersi le luci presso l'Eccles Building, né esitano ad immergersi di nuovo nella carneficina post-crollo quando la FED riapre i rubinetti, come ha fatto durante l'inverno del 2008-2009. Ciò che è emerge è una festa permanente della speculazione, dove gli stessi "asset rischiosi" vengono commerciati più e più volte quando queste grandi bolle finanziarie si gonfiano, scoppiano e si gonfiano di nuovo.
L'esempio numero uno in questo momento potrebbe essere lo stipendio annuale da $119 milioni del trentenne Jimmy Levin, guadagnato di recente mediante la negoziazione del "credito strutturato" presso l'Ochs-Ziff Capital Management. Durante l'anno in questione, le sue vincite hanno apparentemente superato del 25% i $94 milioni totali che guadagnano gli amministratori delegati delle 6 grandi banche degli Stati Uniti — vale a dire, i capitalisti clientelari che gestiscono JPM, BAC, GS, MS, C e WFC.
Ma quando si eliminano gli eufemismi, diventa chiaro che la sorprendente vittoria del giovane Levin non è riconducibile all'invenzione di qualcosa di unico e utile (come, ad esempio, il software desktop di Bill Gates). No, la manna è arrivata perché è stato tanto audace quanto fortunato a rimanere in prossimità della FED mentre si "rituffava per la terza volta" nei titoli tossici subprime.
Nel corso del 2012 il team di speculatori di Levin ha staccato un profitto da $2.0 miliardi con una scommessa di breve termine su circa $7.5 miliardi di prestiti e obbligazioni in sofferenza — soprattutto i resti fumanti di CDO subprime e MBS. In qualità di capo del gruppo, la quota di Levin è stata quindi di $119 milioni e questo magnifico risultato è stato veramente una passerella nel mondo dei ricchi.
Sembra che solo pochi anni addietro Jimmy avesse fatto un buon lavoro nell'insegnare al figlio del co-fondatore, Daniel Och, come fare sci d'acqua al campo estivo. Levin poi si è laureato in "informatica" a Harvard, ha ottenuto un lavoro da stagista presso la società che lo ha lanciato e, infine, l'arrivo definitivo alla Ochs-Ziff Capital Management — dove si è presentata l'ennesima mania dei subprime. E poi Levin è finito tra lo 0.0001% dei possessori di ricchezza, dove sicuramente non c'è più Horatio Alger.
Ecco il punto. In un mercato libero e onesto, non ci sarebbe una Ochs-Ziff Capital Management con $40 miliardi di fiches del casinò. Non ci sarebbero state le decine di miliardi di asset finanziari al collasso, che girerebbero per le strade di Wall Street in attesa che qualcuno li raccolga al momento propizio prevedendo le mosse della FED.
Allo stesso modo, in un mercato onesto nessuno sano di mente avrebbe scommesso $7.5 miliardi utilizzando un'alta leva finanziaria e protezioni minime. E a nessun trentenne sarebbe stato dato il permesso di chiudere gli occhi e scommettere il ranch, come ha apparentemente fatto Levin, su una "ripresa immobiliare" basata su una nuvola di parole del politburo monetario e sul suo eco nella stampa finanziaria.
In breve, il capitalismo di libero mercato non presuppone uno scambio di qualcosa per niente.
Il casinò della banca centrale che ha dato origine alla fortuna di Levin, ha anche partorito un figlio ancora più nocivo: vale a dire, una cultura della pretesa tra i giocatori del casinò che alimenta il saccheggio di tutto il paese. Così oggi si fa avanti un certo Vincent Viola, fondatore della ditta Virtue Financial, che pretende $100 milioni ai contribuenti sfortunati della Florida — uno stato che potrebbe anche essere etichettato come la ground zero della macchina delle bolle presso la FED.
Sembra che solo pochi mesi fa Viola abbia acquistato una squadra di hockey della Florida per $750 milioni — nonostante il fatto che essa perdesse circa $25 milioni l'anno. Inutile dire che, durante i 5 anni in cui stava costruendo la Virtue Financial, Viola — benedetto dalla casualità di un nome di famiglia veramente risonante — non aveva molta esperienza quando si trattava di perdere denaro. Secondo i suoi modelli IPO, Virtue Financial è risultata redditizia 1,277 giorni su 1,278 sotto la sua gestione.
Questo è un tasso di vincita dello 0.9992175.
Solo nel casinò delle bolle dello zio Ben!
Il punto è semplice. Una volta nessun magnate capitalista avrebbe avuto la faccia tosta di chiedere che i contribuenti finanziassero i suoi cavalli da polo e i suoi giocatori. Quindi aggiungete la cultura nociva della pretesa e la corruzione politica, alla lista dei mali che hanno creato i nostri pianificatori centrali monetari.
Persone come Vincent Viola dovrebbero far indignare i veri credenti nella libertà e nella libera impresa!
La cosa peggiore è che la storia Vince Viola è solo l'ultima in ordine cronologico.
Un altro esempio di questo tipo di saccheggio ci arriva dal salvataggio clientelare della General Motors: ricattando la Casa Bianca, i tipi dalle dita veloci hanno mietuto miliardi dai titoli scoppiati della suddetta società automobilistica in bancarotta. Da The Great Deformation: The Corruption of Capitalism In America, pp. 662-665:
Delphi era composta da ex-divisioni — radiatori, assali, illuminazione, interni — che alla fine degli anni '90 erano state tolte a GM dagli investment banker, i quali sostenevano che tale soluzione avrebbe reso GM più "concentrata" e "gestibile". In verità, Delphi era una discarica per $10 miliardi di debito di GM, oneri pensionistici ed obblighi legati all'assistenza sanitaria, così come per decine di stabilimenti UAW irrimediabilmente non redditizi e altri miliardi di passività nascoste.
Non sorprende che Delphi sia andata a sbattere, entrando nel Chapter 11 nell'autunno del 2005. Che questa società fosse destinata ad essere la bestia da soma di GM, diviene evidente dai dati finanziari riportati nei suoi sei anni di esistenza come società indipendente. Durante questo periodo le sue vendite (il cui destinatario pincipale era GM) ammontavano a $165 miliardi, ma fece registrare una perdita netta cumulata di $6 miliardi e generò un flusso di cassa operativo negativo. Infatti, gravata dal costo di una manodopera a $60 l'ora rispetto alla concorrenza exra-sindacato di $15 l'ora, è stata tenuta in vita da uno schema di di Ponzi intra-industriale: Delphi si ingolfava (per conto di GM) di cattivo credito commerciale e GM strapagava le parti vendute da Delphi.
Inutile dire che Delphi ha rappresentato un disastro economico che non aveva alcuna prospettiva di un'onesta riabilitazione, ma sotto la pressione di GM e UAW è rimasta impantanata nel tribunale fallimentare per i quattro anni successivi. Nel frattempo ha continuato a sopportare miliardi di debiti di GM, e in ultima analisi è stata in grado di emergere dal Chapter 11 solo perché la task force della Casa Bianca ha ritenuto opportuno pompare miliardi di soldi dei contribuenti nel suo cadavere (come parte del salvataggio di GM).
Il primo effetto di questo terribile abuso di potere statale, è stato più posti di lavoro a $60 l'ora a Saginaw, Michigan, e pochi a $15 l'ora non sindacalizzati in Tennessee e Alabama. Ma il vero male del salvataggio giace nella sua castigazione della disciplina del libero mercato e nel forte messaggio trasmesso dalla Casa Bianca: il fallimento non ha più importanza. Anche gli zombie come Delphi potrebbero essere risparmiati, purché il capitalismo clientelare rimanga vivo e vegeto a Washington.
In realtà Delphi doveva essere liquidata, dovevano essere messe all'asta le sue poche operazioni vitali e dovevano essere chiuse le sue decine di stabilimenti UAW non competitivi ed obsoleti. Dovevano essere cancellati i miliardi di crediti commerciali che aveva stupidamente esteso a GM, e soprattutto non dovevano essere pagati per intero dai contribuenti. Eppure questo assalto al mercato libero è stato solo uno dei mali che provenivano dai salvataggi del settore automobilistico.
Dopo che Delphi è stata inutilmente rianimata con $13 miliardi di denaro dei contribuenti, una banda di hedge fund predoni è stata in grado di guadagnare $4 miliardi da questa azienda che, in presenza di un libero mercato e del diritto fallimentare, non avrebbe mai più visto la luce una volta finita nel Chapter 11.
Infatti uno degli investitori, un cosiddetto fondo avvoltoio di nome Elliot Capital, sembra aver realizzato un guadagno del 4,400%, o $1.3 miliardi, sul suo investimento in Delphi, la quale è stata nazionalizzata con una IPO nell'autunno 2011.
I particolari di questo caso puzzano di capitalismo clientelare. Illuminano chiaramente come il ciclo boom/bust della FED inondi iniquamente di ricchezze l'1% della popolazione. Secondo i rapporti presentati alla SEC, Elliot Capital ha acquisito la sua posizione in Delphi per $0.67 ad azione nel bel mezzo del crollo dell'industria automobilistica (mentre GM e Delphi erano ancora in pieno Chapter 11). Due anni più tardi ha avuto la fortuna di vendere azioni al pubblico a $22 l'una.
L'archiviazione del caso non ha tenuto conto che nel frattempo Elliot Capital ed i suoi complici avevano ottenuto il controllo del fallimento della Delphi acquistando i cosiddetti "titoli fulcro" a pochi centesimi l'uno. Poi hanno minacciato di paralizzare GM non spedendo alcune parti insostituibili, come gli ingranaggi dello sterzo: GM possedeva tecnicamente l'attrezzatura, ma era fisicamente ostaggio degli stabilimenti della Delphi.
Inutile dire che in una procedura fallimentare normale, un giudice sarebbe piombato sulla Elliot Capital come una tonnellata di mattoni; un giudice duro avrebbe potuto anche far scattare arresti. Ma secondo le regole ad hoc del capitalismo clientelare, la legge conta poco e il modus operandi passa attraverso lo scrutinio della politica. Ciò significava che gli hedge fund erano letteralmente in grado di usare le maniere forti sulla Casa Bianca affinché fornisse un piano di salvataggio da $13 miliardi alla Delphi. Anche lo zar del settore automobilistico, Steve Rattner, anch'egli impegnato alacremente a spennare i contribuenti, ha descritto la posizione degli hedge fund come una "richiesta di estorsione da parte di pirati barbareschi".
Le vincite della Elliot Capital rappresentano una lezione oscena sul modo in cui il capitalismo clientelare e la stampante della FED distorcono il libero mercato. Senza il trasferimento fiscale di quei $13 miliardi, la Delphi non sarebbe mai scampata alla bancarotta; e senza la marea di liquidità proveniente dall'Eccles Building, non ci sarebbe stato alcun mercato in cui scaricare l'IPO della Delphi.
Oltre alla Elliot Capital anche altri avvoltoi hanno potuto godere di lauti pasti. In particolare, un hedge fund chiamato Silver Point (in stretta connessione con Goldman Sachs) ha ottenuto un profitto da $900 milioni, e questo non era un risultato atipico: rappresenta uno degli speculatori più abili nei prestiti in sofferenza e nelle obbligazioni in crisi che sono stati miracolosamente riportati in vita dal diluvio di denaro della FED.
Un altro grande vincitore è stato il fondo di John Paulson. Questa volta il suo più grande affare l'ha fatto sul contribuente americano, e il guadagno è stato di $2.6 miliardi. Ma la manna più eclatante è arrivata per Third Point Capital, il cui guadagno è stato di $400 milioni. Questo hedge fund è gestito da Daniel Loeb, il quale era stato un sostenitore di Obama nel 2008, ma che poi lo ha attaccato per averlo ingiustamente incluso nell'1%.
Potreste pensare che qui abbiamo a che fare con un caso di rivolta contro la mano che ti nutre... Nonostante Loeb non abbia abbassato i toni della sua critica alla "guerra di classe" di Obama, ha finanziato la raccolta fondi di Romney contribuendo con $500,000 per la campagna del GOP.
In tal modo, Loeb ha aiutato a chiarire perché il capitalismo clientelare è così nocivo e pervasivo. Si è scoperto che un altro vincitore di guadagni faraonici sulla carcassa della Delphi, è stato un oppositore alacre del piano di salvataggio per GM; cioè, l'autore di un celebre articolo pubblicato sul New York Times intitolato “Let Detroit Go Bankrupt”.
La facilità con cui gli avvoltoi hanno intascato i loro miliardi da questo raid nel Tesoro degli Stati Uniti, è evidente dalle vincite di Mitt Romney che ammontano a $15 milioni. In base alla tempistica di questa saga, sembra che questa pioggia di soldi sia arrivata mentre Romney sfoderava la sua retorica anti-Big Government per la successiva campagna presidenziale.
Va da sé che con amici come questi, il libero mercato non ha bisogno di nemici. Ancora più importante, sotto la repressione finanziaria e le politiche della FED che coccolano Wall Street, il libero mercato non esiste più. E' stato sostituito da un ciclo continuo e distruttivo di boom-bust proveniente dalle depredazioni monetarie della banca centrale.
Nel processo di inflazionamento delle azioni, della leva finanziaria e della speculazione, la FED perderà il controllo, trasformando i mercati finanziari in campi di sterminio economico. Con le sue manovre di reflazione, favorisce un raccolto di tale portata per i capitalisti clientelari che una cosa del genere è impensabile in un libero mercato. Questa è la fine della politica monetaria di Greenspan e dell'affermazione fallace che le bolle non possono essere previste, ma solo lasciate scoppiare. Questo è il modo in cui l'1% si riprende.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Ciao
RispondiEliminama sara' mai possibile che il crollo di una piramide non venga seguito dalla costruzione di un'altra piramide?
Stockman e' il vero erede politico di Ron Paul?
in altre parole, ed insistendo su un punto specifico, espresso con forza e chiarezza, i concetti di cui parliamo in questi giorni. stockman politico? perché no? avert notizie di rand paul?
RispondiEliminaUn percorso.
RispondiEliminahttp://www.opinione.it/politica/2014/05/21/letizia_politica-21-05.aspx
parlai con lui tanti ani fa ad un convegno. allora era simpaticissimo, ma totalmente folle
RispondiEliminacuriosando…
RispondiEliminaun compagno che sbaglia (ma c è della parentela) http://ilmarxismolibertario.wordpress.com/2011/09/07/marx-e-gli-economisti-volgari-di-riccardo-achilli/
riassunto… lungo…
http://www.treccani.it/enciclopedia/capitale_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/
un analisi politica sul bitcoin
http://it.falkvinge.net/2013/11/06/la-vera-rivoluzione-del-bitcoin-non-e-il-denaro-solido-e-la-panarchia-economica/
L'ultimo articolo è quello che mi ha colpito di più. E' vero, Bitcoin non è una svolta solo dal punta di vista moentario, ma anche da quello sociale. Infatti è possibile costruire società potenzialmente anarchiche utilizzando semplicemente la crittografia a chiave pubblica/privata. Documenti, autenticazioni, messaggi, ecc. tutto potrebbe essere cifrato per consentire solo ai possessori della chiave privata di decifrare le comunicazioni. Nonostante la chiave pubblica sia a disposizione di tutti e tutti possono controllarne la veridicità, solo i possessori della chiave privata possono sapere i contenuti dei messaggi. Lo stato finirebbe in netto svantaggio.
EliminaL'idea alla base della crittografia pubblica/privata è davvero rivoluzionaria.
Nulla di nuovo sotto il Sole.
EliminaMezzi di scambio per eccellenza: le lingue.
Mezzi linguistici privati e/o criptici: i gerghi.
http://it.m.wikipedia.org/wiki/Gergo
Infatti. Quale miglior esempio di ordine spontaneo se non quello della lingua?
EliminaIl diavolo sta nei dettagli della analisi marxista. Il valore della merce non e', come sappiamo, nel tempo di produzione, ma nella valutazione dell'acquirente.
Eliminapronti al conio di freedonia? http://aeon.co/magazine/living-together/so-you-want-to-invent-your-own-currency/
RispondiEliminaavete di che leggere per la domenica
Beh, se l'ha fatto anche MIcrosoft...
EliminaNon mi ricordo il nome, comunque esiste anche un'altra valuta virtuale la cui offerta è illimitata. La motivazione: "Così tutti potranno possederla."
Difesa individuale contro la mistificazione tipica delle guerre contro il proprio gregge: la guerra alle pecore nere.
RispondiEliminaCome una banca centrale modella il paesaggio urbano:
RispondiEliminahttp://www.zerohedge.com/news/2014-06-07/death-and-decay-detroit-real-time-seen-streets