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martedì 20 maggio 2014
Come la riduzione dello stato ha messo fine alla grande depressione svedese
di Per Bylund
Durante la recente crisi finanziaria, la Svezia è risultata una delle poche economie finanziariamente solide. La forte posizione del paese, che lo contraddistingue dalla maggior parte delle nazioni occidentali, lo rende un esempio interessante di ciò che si sarebbe potuto — o si sarebbe dovuto — fare. Infatti Paul Krugman, economista e premio Nobel, ha più volte ricordato con entusiasmo come gli svedesi abbiano gestito la loro depressione dei primi anni '90. Secondo lui la ragione del recente successo svedese è da ritrovarsi nella nazionalizzazione di alcune banche al tempo della crisi. Mentre non coglie il punto perché si concentra esclusivamente su una selezione ristretta di misure a breve termine (piuttosto che sui cambiamenti a lungo termine), segno distintivo che è un keynesiano, Krugman ha ragione quando dice che la Svezia ha fatto bene alcune cose.
Nel settembre del 1992 la Riksbank, la banca centrale della Svezia, ha alzato il tasso di interesse al 500% nel vano tentativo di salvare il tasso di cambio fisso della corona svedese (la valuta della Svezia). Questa misura drastica è stata presa in concomitanza con grandi tagli di spesa e aumenti delle tasse per affrontare la caduta libera dell'economia. La crisi economica è stato il culmine di due decenni di pieno declino, e ha cambiato radicalmente la situazione politica in Svezia.
Sin dal 1992 la Svezia ha ritenuto opportuno ridurre le dimensioni dello stato, aumentando le restrizioni del welfare, liberalizzando i mercati e privatizzando gli ex-monopoli statali. Il paese ha istituito una nuova struttura di incentivi nella società, rendendola più operativa ed efficiente. Il debito nazionale è sceso da quasi l'80% del PIL nel 1995 a solo il 35% nel 2010.
In altre parole, la Svezia ha smontato con successo il suo welfare state insostenibile ma di fama mondiale. Nonostante il pio desiderio di Krugman, è questo il vero motivo per cui la Svezia è riuscita ad uscire dall'attuale crisi finanziaria.
Ascesa e Caduta del Welfare State
La Svezia ha vissuto un secolo di forte crescita economica dal 1870 al 1970, periodo che rese uno dei paesi più poveri d'Europa il quarto più ricco del mondo. La prima metà di questo periodo di crescita fu caratterizzato da riforme di libero mercato, e la seconda metà fu notevole per la Svezia perché restò fuori delle due guerre mondiali e le infrastrutture industriali rimasero intatte mentre quelle del resto d'Europa erano in rovina. Nonostante venne istituito ed espanso un welfare state nel periodo post-bellico, fu costruito intorno ad istituzioni capitalistiche e quindi ebbe un impatto limitato sulla crescita economica.
Ma la situazione politica cambiò. Gli anni '70 e '80 videro un ampliamento spropositato del welfare state: nuovi sussidi statali, introduzione di normative molto rigide nel mercato del lavoro, sostegno di settori dell'economia stagnanti e drastici aumenti delle aliquote fiscali con alcune di quelle marginali superiori al 100%. Nel tentativo di nazionalizzare completamente l'economia, nel 1983 i löntagarfonder ("i fondi degli impiegati") vennero costretti a "reinvestire" i profitti delle imprese private nelle azioni della società e ad essere gestiti dalle organizzazioni sindacali.
Dal 1975 al 1985 i deficit pubblici abbondavano e il debito pubblico aumentò di quasi dieci volte. La Svezia sperimentò anche un'elevata inflazione dei prezzi, una situazione aggravata da ripetute svalutazioni del tasso di cambio della moneta per rilanciare le esportazioni: nel 1976 del 3%; nel 1977 del 6% in un primo momento, e poi un ulteriore 10%; nel 1981 del 10%, e nel 1982 del 16%.
Nel complesso, la rapida espansione del welfare state può essere illustrata dal rapporto tra occupazione privata e quella finanziata dalle tasse, il quale è passato da 0.386 nel 1970 a 1.51 nel 1990. La Svezia si stava dirigendo verso il baratro.
La Grande Depressione della Svezia: Una Spiegazione
Una spiegazione popolare per il tracollo degli anni '90, incolpa la deregolamentazione dei mercati finanziari che avvenne nel novembre 1985. Ma come suggerisce la nostra ricerca (ancora in corso), la deregolamentazione era un tentativo di risolvere i gravi problemi di finanziamento del governo svedese. Nel solo anno fiscale 1984-1985, il pagamento degli interessi sul debito nazionale svedese ammontava al 29% del gettito fiscale — pari alla spesa totale del governo in materia di previdenza sociale. L'insostenibile situazione finanziaria del paese rese necessaria la deregolamentazione.
Il maggiore accesso ai mercati finanziari trasformò una situazione disperata in una un pò più sostenibile. Ma la Svezia poi sperimentò un enorme aumento del credito. I nostri numeri mostrano che il volume dei prestiti alle imprese aumentò da 180 miliardi alla fine del 1985 a 392 miliardi alla fine del 1989, con un incremento del 117% totale o 21% l'anno. Da dov'è è arrivato tutto questo denaro? Parte dalla deregolamentazione e dall'afflusso di fondi che ne seguì, e parte dall'inflazione monetaria.
Il boom del credito (1986-1990), che si concluse con la depressione del 1990-1994, vide all'opera diversi fattori. Alcuni non hanno avuto alcun effetto inflazionistico (o addirittura ne hanno avuto uno deflazionistico), ma altri fattori, in particolare quelli che si riferiscono alla politica del governo o influenzati da questa, erano fortemente inflazionistici e abbastanza consistenti. Questi includono aumenti nei prestiti della Riksbank alle banche (un aumento del 975% dal 1985 al 1989) ed acquisti di debito pubblico e di titoli (un aumento del 47% dal 1985 al 1987, seguito da un calo del 7% dal 1987 al 1989).
La Svezia è un caso interessante da studiare. Come Krugman tiene a ripeterci, abbiamo molto da imparare: dall'epoca della crescita economica grazie al libero mercato fino all'ascesa e alla caduta del welfare state. La forza finanziaria riacquistata di recente dal paese e la sua capacità di resistere ad una recessione globale non sono dovute ad un forte welfare state come sostiene Krugman (e che spesso i keynesiani lodano), ma ad una sua diminuzione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
argomento interessante, ma qui poco chiaro e poco approfondito… aspettiamo che finisca la ricerca
RispondiEliminaInfatti, per capire fino a che punto arrivi il famigerato socialismo svedese, che tanto piace a persone come la Gabanelli (ammesso che ne capiscano qualcosa).
EliminaTuttavia, se davvero la Svezia è "strutturalmente" sopravvissuta ad un calo di ricchezza credo che non si possa imputare ad alcuna riforma di breve respiro.
Riccardo Giuliani
La Svezia non è la perfezione del libero mercato, che la perfezione non esiste ed è obiettivo folle, pericolosissimo e socialista.
EliminaLa Svezia brilla un po' più degli altri regimi interventisti socialdemocratici perché ha capito prima degli altri il da farsi per non finire malissimo. Cioè come la periferia meridionale europea di cui noi siamo campioni e modello esemplare.
Volete sapere come si esce dalla recessione e si diventa prosperi? Non fate come lo stato italiano!
Hanno razionato il welfare e magari l'hanno chiamato razionalizzazione. Cmq l'han fatto davvero. Da noi solo chiacchiere.
RispondiEliminaNon ho notizia di violente rivolte sociali in Svezia negli ultimi decenni, di violazioni dei diritti dei lavoratori e di altre menate becere ed immobiliste da parte di sindacati ricchissimi e sovvenzionati, ...
Probabilmente, si fa per dire, gli Svedesi non sono come i nostri conterranei.
Noi siamo intrisi di sottocultura statalista e deresponsabilizzante, di collettivismo fascio-comunista e di furbesca ipocrisia, di corruzione diffusa, di opportunismo amorale ed ignoranza servile.
Noi viviamo le conseguenze del nostro essere quel che siamo stati e siamo ancora. E siamo pure vecchi e perciò restii a cambiamenti socioculturali e riforme sostanziali.
Mi ripeto: l'Italia odierna galleggia immobile e morta nel Mediterraneo. Sembra animata soltanto per l'azione di pullulanti parassiti.
#Italia, stai serena...#
Adesso non hanno perso occasione per affibiare la recente risalita dello spread a qualche mega-complotto in salsa tedesca. La paranoia acceca il raziocinio di gente simile. Guardiamo. invece, il tasso dei bad loans italiani: http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user3303/imageroot/2014/05-overflow/20140520_ITA2_0.png
EliminaAttendo con ansia gl istress test...
http://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2014/html/pr140519.en.html
RispondiEliminaMa di che parlano?
Prima vedere cammello...