Bibliografia

giovedì 24 aprile 2014

Democrazia e spesa pubblica





di Gregory Bresiger


Negli ultimi 80 anni o giù di lì, si è sperato che gli stati divenissero erogatori di maggiori servizi. Ciò significa conti sempre più salati per i contribuenti di questa generazione e delle generazioni non ancora nate. Dal momento che gli stati hanno i bilanci quasi costantemente in rosso, spesso assomigliano a dei tossicodipendenti alla disperata ricerca della dose successiva. La dose, nel caso degli stati, è il continuo bisogno di denaro a scapito della ricchezza dell'intera economia.

Una delle illusioni alimentate dallo stato è la sindrome "pagherà il prossimo." Di solito, negli stati democratici maturi, i legislatori guardano ai cicli elettorali e capiscono che non c'è mai abbastanza denaro per sostenere le loro promesse. Spostano, quindi, i problemi nel futuro stampando denaro ed emettendo obbligazioni che non scadranno fino a dopo la vittoria alle elezioni.

Tuttavia, nella maggior parte delle democrazie, per dirla con le parole dell'ex-allenatore di calcio George Allen: "Il futuro è adesso." Decine di milioni di persone negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone sono andate in pensione, dopo una vita passata a pagare le tasse per fondi pensione statali scorretti. Le democrazie si trovano in difficoltà nel mantenere le vecchie promesse fatte dai politici precedenti, la maggior parte dei quali ora gode di grosse pensioni statali mentre i contribuenti lottano per pagare i conti accumulati alle loro spalle. Quindi, pagare i conti è un problema perenne per i politici che devono fronteggiare le elezioni.

Ad esempio, nel corso degli anni i governi di destra e di sinistra negli Stati Uniti si sono attribuiti la presenza di eccedenze nei fondi fiduciari della Previdenza Sociale e del Medicare. Li hanno usati per pagare i debiti politici e per far sembrare più piccoli i deficit. Tuttavia il presidente Bill Clinton ha implicitamente ammesso la truffa. Alla fine della sua presidenza esortò i legislatori "a salvare" la Previdenza Sociale. Perché doveva essere salvata? Dove erano finiti anni di tasse elevate sui salari?

Fortunatamente per i poltici, la maggior parte degli elettori non sembra capire che la spesa del passato ora minaccia i loro stili di vita ed il valore delle loro valute. La truffa va avanti, mentre gli stati impongono nuove tasse per mantenere vive le promesse dei governi passati. Così oggi l'ultima trovata fiscale è un rimaneggiamento di un vecchio adagio: "Pagheranno i ricchi."

Mentre una vasta ricchezza finirà nelle casse dello stato, il resto di noi non sarà minimamente sfiorato secondo questa affermazione. I servizi pubblici — tutto, dai servizi medici gratuiti ad un'istruzione gratuita fino a servizi di trasporto superbi e così via — saranno garantiti ad un prezzo basso o nullo perché pagheranno i ricchi — chiunque essi siano.

Qui a New York City, un nuovo sindaco con forti legami sindacali vuole ampliare i programmi della scuola pubblica imponendo tasse maggiori su coloro che guadagnano $500,000 o più l'anno. A livello nazionale, il presidente Obama ha sottolineato che coloro che guadagnano $250,000 o più l'anno dovrebbero pagare più tasse. Questa tesi si basa anche sull'idea che lo stato debba intervenire per curare il problema della cosiddetta "uguaglianza dei redditi."

Secondo questo modo di pensare, alcune squadre non dovrebbero vincere altri campionati (i New York Yankees, il Real Madrid, i Green Bay Packers, i Boston Celtics) perché ne hanno vinti molti di più rispetto alla maggior parte delle altre squadre. La logica è la seguente: la lega, o lo stato, deve correggere le disparità. Ma le disuguaglianze tra gli esseri umani sono molte e sono impossibili da definire, poiché ogni individuo è unico. Infatti questi tipi di politiche non solo non funzionano, ma fanno male alla nostra economia. Sono state discusse ed in alcuni casi provate. In effetti, viene "spontaneo" dire: "Stai facendo troppo bene. Dobbiamo fermarti."

Mi ricorda molto la politica fiscale post-seconda guerra mondiale, quando la sua natura progressiva dominava il sistema prima che l'amministrazione Kennedy la sopprimesse nei primi anni '60. Negli Stati Uniti tra gli anni '40 e '50, c'era un tax rate marginale del 94%. Pensateci: eravate in grado di trattenere solo sei centesimi di ogni dollaro che guadagnavate. Perché uno dovrebbe scomodarsi a guadagnare quel dollaro in più? Questo è ciò che accadde tra gli anni '40 e '50. In una situazione del genere, le persone con un reddito alto smetterebbero di lavorare quando si avvicinerebbero a quel 94%.

Come potrebbe aiutare la società una cosa simile?

Infatti danneggia l'economia ed il talento delle persone. Che dire dei ricchi? Per loro voglio la stessa cosa che voglio per tutti gli altri. Voglio che continuino a spendere ed investire quanto vogliono, senza preoccuparsi di ciò che J.S. Mill definiva "una tassa sul successo." Voglio che consumino o contribuiscano a sostenere la produzione avviando imprese, le uniche in grado di generare "lavori" (obiettivo questo con cui si riempiono la bocca i nostri politici, nonostante una disoccupazione record e una debole crescita del lavoro).

Ma per quanto riguarda il resto di noi — quelli che guadagnano $250,000 o meno? Dubito che aumentare le tasse ai ricchi, che costituiscono una piccola percentuale della società, farà molta differenza. Considerate che molti stati occidentali hanno deficit nel range delle centinaia di miliardi di dollari ogni anno. Il concetto di spennare il ricco è stupido e controproducente. In primo luogo, consideriamo le persone che hanno già la ricchezza. Se gli stati continuano ad aumentare le tasse, queste persone possono smettere di lavorare poco prima di raggiungere la soglia che decreta la loro "appartenenza" alla classe ricca. A differenza del resto di noi, i ricchi non bisogno di lavorare per i salari, hanno già una notevole ricchezza.

E per il resto di noi, individui a medio e basso reddito, qualcuno per caso pensa che lo stato una volta incassato il bottino voglia redistribuirlo diminuendoci le tasse?

Potete smettere di ridere adesso.

La confutazione della sindrome "pagheranno i ricchi" è questa: in primo luogo, anche il più alto tax rate marginale sui ricchi non potrà mai generare la quantità di denaro che lo stato si aspetta. Al salire delle tasse diminuisce l'impegno delle persone nel lavoro, o, nel caso di persone con redditi modesti, lavoreranno in nero. Questo è un problema enorme in una nazione con una fiscalità alta come l'Italia. In secondo luogo, la storia dei tanti programmi del governo centrale ci ricorda che gli enormi proventi del fisco vengono consumati in spese amministrative.

La burocrazia è dannatamente costosa. Soprattutto quando parliamo di portaerei o di Previdenza Sociale. Tempo fà ho preso parte alla conferenza dell'economista Jeffrey Burnham, il quale ha detto: ogni volta che la Previdenza Sociale ha avuto un surplus, i governi se lo sono mangiato tutto. Ecco un altro esempio del solito "magna magna" che caratterizza gli stati democratici: negli Stati Uniti, durante gli anni '80, c'era l'esigenza di bonificare discariche piene di rifiuti tossici. Il governo, attraverso la tassazione, raccolse centinaia di miliardi di dollari. Cosa è successo alle discariche? Poche sono state bonificate.

Perché?

La maggior parte del denaro è stato speso in costi amministrativi. Lo stato non deve aumentare le tasse ai ricchi, o al resto di noi. Dovrebbe tagliarle chiudendo interi reparti pubblici e vendendo i suoi beni. Lasciate che gli individui, tutti, portino a casa più dei loro soldi guadagnati duramente. Con la Previdenza Sociale ed altri programmi del welfare di fronte ad incredibili lacune di bilancio, è più importante che mai permettere alle persone di avere risparmi privati ​​e di fare investimenti. Intendo asset sotto il loro controllo, e non dipendenti da un programma statale che può cambiare i livelli di pagamento con un tratto di penna di un politico.

Lasciate che la gente non dipenda dal prossimo, o dai voti dei politici. Lasciate che le persone costruiscano le proprie attività e prendano il controllo delle loro vite attraverso un sistema meraviglioso — più proprietà privata.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


20 commenti:

  1. Ricordo che pochi mesi fa, in piena bagarre sui finanziamenti privatizzati (meglio che dire pubblici) dai partiti, una frase assassina risuonava in tv: "La politica ha i suoi costi".
    Il fatto che una frase così ovvia non accendesse mai una spia d'allarme era ed è indicativo dello stato comatoso in cui versiamo.

    Di fatto come si può pretendere che si tolgano i soldi ai partiti senza eliminare i partiti stessi?
    La risposta "finanziamenti privati" non è quella giusta.

    Riccardo Giuliani

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    1. Ciao Riccardo.

      Anche lo spesometro ha le sue eccezioni a quanto pare...

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  2. anche nella logica interna a quelp pensiero, è assurdo tassare al 50% chi in un anno ha guadagnato 250.000 euro. perché magari ha lavorato 4 anni per guadagnare quella cifra, e gli anni precedenti ha solo incassato 30.000 euro. a quello gli levi il sangue del suo lavoro, il suo raccolto di tanta fatica, il frutto dell investimento. non sta scritto da nessuna parte che uno guadagni 250.000 l'anno, ogni anno, ripetutamente. il classico massimalismo dell eguaglainza.

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    1. Ciao gdb.

      Questo ragionamento è solido, anche perché deriva da un commercio onesto svolto tra individui che volontariamente scambiano beni e servizi. Ma come abbiamo visto ieri, il welfare e la redistribuzione sono dei temi martellanti all'interno dell'opinione pubblica. A tal punto che campagne come l'ultima lanciata dal governo Renzi contro le "rendite finanziarie," vengono applaudite senza batter ciglio. Applaudite senza aver capito chi ci rimette.

      In primo luogo, le imprese e le imprese emergenti. Il mercato obbligazionario corporativo con cui si possono finanziare le imprese oggi (in assenza di credito sfornato dalle banche che preferiscono ammassarlo in riserve in eccesso), verrà distorto all'inverosimile da questo aumento della tassazione, dal 20 al 26%, sulle rendite finanziarie.

      In secondo luogo, il provvedimento del governo peserà totalmete sui nettisti (famiglie, aziende, ecc.) piuttosto che sui lordisti (banche, ecc.).

      In terzo luogo, si cerca di incanalare gli italiani verso i bond statali in modo da ridurre il più possibile l'esposizione del debito italiano al mercato estero. Ne approfitterebbero anche le banche commerciali, ovviamente, le quali detengono ad oggi la maggior parte del debito pubblico italiano. In questo modo ristrutturarlo diverrebbe molto più semplice. Ovvero, haircut a tutto spiano.

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    2. non ti ho capito, francesco. cosa guadagnano le banche commerciali dall haircut dei titoli di stato che posseggono? (evidentemente volevi dire altro)

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    3. Forse guadagnerebbero rivendendo i loro bond alla clientela. Vedete e' tassato meno dei depositi e dei c/c. Conviene acquistare (questa spazzatura)!

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    4. Forse mi sono spiegato male io, provo quindi a riformulare il pensiero. Spingere gli italiani verso i titoli di stato, a mio avviso, è sempre stata la strategia dei pianificatori centrali. L'obiettivo era quello di stabilizzare il più possibile il mercato obbligazionario statale in modo da renderlo di nuovo appetibile, smorzando gli allarmismi sulla sostenibilità dei debiti pubblici. I rendimenti da fame dei bond statali indicano un certo assestamento della situazione, con i relativi elogi di Draghi apparsi sulla stampa finanziaria non c'è più alcun timore. Ora, dati i bilanci disastrati delle banche commerciali, mettere in conto anche perdite per un ulteriore degradazione dei titoli statali non farà bene ai loro bilanci.

      Sbarazzarsene avendo acquirenti sarebbe una manna dal cielo. Il debito pubblico continua a crescere nel frattempo, ma non puo' farlo all'infinito. (Poi se si contabilizzassero anche i contributi pensionistici, la percentuale debito/PIL arriverebbe alle stelle.) I pianificatori centrali dovranno trovare una soluzione che vada bene per loro e non faccia perdere supporto estero al paese. Secondo me sarà un default parziale per i bond statali quando tale default potrà riguardare principalmente i contribuenti interni del paese.

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    5. La tipica soluzione da eurozona. In Italia il potere conosce bene i suoi polli statolatrici. Li attira con l'esca e poi li tosa per bene.
      Abe invece ha monetizzato il debito con un altro giro di sake' ed ha dato ad alcuni una chance.
      In ogni caso si salva solo chi ha capito il gioco al massacro. E forse nemmeno.

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  3. Soluzione individuale. Cioe' realizzazione pratica dell'individualismo metodologico. Inutile aspettarsi o proporre soluzioni collettive. A quelle ci pensano gli oppressori.
    Allora, in fin dei conti, come gia' fu detto, meglio morire di tasse palesi o provare a sopravvivere con la tassazione occulta dell'inflazione monetaria?
    Quando e se voterete alle eurofollie... Ricordatevelo.

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    1. e chi voto, farage? non ci sta nessun partito per l uscita dall euro

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    2. Non importa il nome del fiatmoney. Euro o Lira sono fiat. Che si stampi dunque!!! Scusa il cinismo ma preferisco provare a galleggiare e cavalcare l'inflazione piuttosto che crepare di patrimoniali e simili.
      A proposito, prestissimo nuovi limiti all'uso del contante. Senno' le banche si svuotano...

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    3. con l euro non si stampa, ed in italia nessuno vuole passare alla lira. ad occhio ipotizzo che si dovrebbe rientrare del 75% della ricchezza finanziaria globale, un bagno di sangue. derivato più, derivato meno. anche perché ognuno vuole rientri l altro, ed allora il bagno di sangue potrebbe essere reale. a questo punto temo si sia andati troppo oltre col boom per rientrare dal bust. forse è meglio rilanciare e morire in un mare di carta. più tardi, tutti ebbri, insieme ed appassionatamente,, uniti contro gli ufo . che ne pensi, francesco?

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    4. Altroche' se l'euro si stampa!!! Si stampa ma non si diffonde. Per ora...
      Ma dopo il 25 maggio vedrai che comincera' a percolare...

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    5. vabbeh, scusa, dicevo stampa per tutti, come ai bei tempi. non basta percolare, ci vuole helicopter ben, ma veramente con gli elicotteri, a gettare denaro in strada. metodo molto più giusto dell attuale. in alternativa propongo di utilizzare quello del monopoli. ma insomma, in pratica chi votare? qui non vedo nessuno, e certamente non berluscone, venditore di sole

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    6. Siccome siamo uomini colti ma pratici... Io mi tappero' il naso. Anche stavolta. E stavolta cinicamente.

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    7. Cmq il massimo della democrazia sarebbe il controllo decentrato e diffuso del denaro, la democrazia dei consumatori, il libero mercato degli scambi volontari con un mezzo accettato e condiviso e verificato da tutti e non gestito da alcuno.

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    8. Secondo voi e' cinismo divincolarsi mentre la nave affonda e tanti altri cercano di trascinarti giu'?

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    9. Non credo. Anche perché è da un po' di tempo che si sta suggerendo di prepararsi la propria scialuppa di salvataggio in caso di ermgenza.

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    10. Infatti. Il cinismo sta nell'ingannare tutti negando che la nave stia affondando. Ma sappiamo oramai che al comando ci sono sociopatici deliranti.

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    11. assolutamente no. chi ti tira giù è un assassino, non farti manipolare da sensi di colpa.

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