Bibliografia

martedì 4 marzo 2014

Valore soggettivo e solipsismo





di James E. Miller


Il valore è soggettivo. Questo è uno dei punti cardine dell'economia moderna. Quella che è nota come "rivoluzione marginale" del tardo XIX secolo, fu responsabile del passaggio dalla riflessione intellettuale al dogma ortodosso. Tre economisti – Leon Walras, Stanley Jevons e Carl Menger – arrivarono in modo autonomo a quella svolta conosciuta ufficialmente come la teoria dell'utilità marginale. In Principi di Economia Menger scrisse:

[Il valore] non è quindi qualcosa di intrinseco alle merci, non è una loro proprietà, ma semplicemente l'importanza che noi attribuiamo alla soddisfazione dei nostri bisogni, cioè, in relazione alla nostra vita ed al nostro benessere.

Mentre questi tre pensatori svilupparono un metodo sistematizzato di comprensione del valore individuale, rappresentava un'estensione del pensiero dello statista francese Anne Robert Jacques Turgot. Prima dell'affermazione di Turgot, economisti come Adam Smith e David Ricardo lottarono col concetto di utilità in relazione alle preferenze. Il paradosso del diamante e dell'acqua (i diamanti hanno un prezzo superiore a quello dell'acqua) venne elaborato attraverso la disparità del costo del lavoro. La preminenza della soggettività nella mente dell'acquirente risolse il dilemma, ponendo le basi per un quadro più metodologico nell'analisi delle economie di mercato.

Ludwig von Mises avrebbe preso le idee di Menger e ne avrebbe tratto una teoria dell'attività economica come sottoinsieme della più ampia scienza dell'azione umana, la prasseologia. Implicando che tutti gli uomini agiscono per raggiungere determinati fini, e che tali scopi sono necessariamente soggettivi, Mises era in prima linea per istituire un quadro che rappresentasse adeguatamente il motivo per cui esistevano i mercati così come sono. Questa nuova linea di pensiero basata sull'interazione umana propositiva, ignorava i giudizi normativi sulla funzionalità delle risorse.

Mises, in linea con gli insegnamenti del pensatore sociale Max Weber, pensò che tutta la scienza dovesse essere priva di valore. Come scrisse in Teoria e Storia, affermazioni "vere e false" non devono "essere confuse con i giudizi di valore." Questa era un'affermazione strana di per sé, poiché in realtà era riferita alla scienza. E' simile alla dottrina dello scientismo che postula solo l'uso del metodo empirico per determinare la verità, anche se il suo credo poggia sulla deduzione logica per provarla.

L'economia nella tradizione Austriaca postula che le deduzioni siano prive di giudizi di valore. La scienza deve essere descrittiva, piuttosto che prescrittiva. Nella sua invocazione per un libero mercato ed uno stato minimo, Mises era un seguace dell'utilitarismo – la politica migliore è quella che genera più ricchezza per la società. Respingeva fermamente ogni disputa sul diritto naturale, sostenendo che "è inutile sottolineare che la natura è l'arbitro ultimo di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato."

In una parola, si sbagliava. O perlomeno non sono d'accordo, insieme a tutta una serie di pensatori (in particolare Murray Rothbard) che considerano l'economia come priva di normative, però conferiscono oggettività all'etica. Ma se il valore è soggettivo, non significa anche che "buono" e "cattivo" sono sottoposti agli stessi capricci personali? Direi di no.

La realtà e l'umanità esistono, e certe leggi possono essere dedotte usando il ragionamento umano. Tutto ha una certa natura che definisce la propria esistenza. Come capì Aristotele: "[Le cose] hanno una natura che possiede un principio di questo tipo. Ognuna di esse è una sostanza; poiché è un soggetto, e la natura è sempre un soggetto." La natura è rilevabile in cose diverse, di cui alcuni aspetti sono evidenti. Poiché l'uomo è dotato della capacità di comprendere concetti come la proprietà di sé stesso e la capacità di concepire il possesso, ha diritto al suo corpo ed a quegli oggetti di cui può appropriarsi. Questo viene dedotto razionalmente attraverso un'indagine specifica sulla natura dell'umanità.

L'uomo ha anche la capacità cognitiva di distinguere tra ciò che è bene e male – non solo dal punto di vista materiale, ma anche morale. Ad esempio, il furto, che deve presupporre la proprietà dei beni affinché possa verificarsi, è una palese violazione del possesso altrui. Allo stesso modo, l'aggressione è un affronto all'Essere di un altro. Dal punto di vista logico ci si deve chiedere perché una persona, nel pieno delle sue capacità umane, è del tutto giustificata ad aggredirne fisicamente un'altra. Intuitivamente, potrebbe sembrare che un tale atto sia sbagliato. Eppure se la forza di reagire non fosse superiore e produttiva, l'umanità starebbe ancora sguazzando nelle caverne, vivendo di stenti. La razionalità non si limita a sancire che la "coercizione non difensiva" è sbagliata, ma che vìola il confine che separa l'umanità dal regno animale.

Immanuel Kant, in Groundwork of the Metaphysics of Morals, con un ragionamento deduttivo a priori concluse che gli uomini hanno libero arbitrio e devono agire in conformità con l'imperativo categorico: ogni azione, se resa legge, deve essere universale in natura. Usa l'esempio della bugia per dimostrare che se tolta dal suo contesto renderebbe inutile ogni verità ed impossibile ogni interazione sociale. Se gli uomini e le donne non possono essere onesti l'uno con l'altro, per le comunità diventa difficile prosperare. Questo non vuol dire che dovrebbe essere messa fuori legge la disonestà. Piuttosto, è la cosa sbagliata da fare quando la vostra umanità riconosce la spaccatura tra onestà ed inganno.

L'ordine sistematico del mondo può essere visto facilmente all'interno delle scienze fisiche, come la biologia. Scoprire i meccanismi naturali dell'umanità richiede un grande sforzo, tra cui un'attenta introspezione. Da questo esame di coscienza, può essere determinata una legge universale che si applica all'uomo in ogni momento. La teoria del diritto naturale fu meglio definita dal teologo cattolico George Weigel: "Esiste una logica morale integrata nel mondo e in noi: una logica che gli uomini e le donne ragionevoli possono cogliere mediante la riflessione disciplinata sulle dinamiche dell'azione umana."

Il fondamento dell'ordine deriva fortemente da un fatto evidente: gli individui agiscono con il libero arbitrio. Senza questa libertà di scelta, i diritti dell'uomo non riuscirebbero a stare in piedi. Dal punto di vista logico, quindi, comportarsi scorrettamente deve comportare un'alternativa meno malvagia.

Nel senso più spirituale, Dio scacciò l'uomo dal giardino dell'Eden a causa della scelta di Adamo. Il libero arbitrio concesso all'uomo è stato dato come un dono di Dio, ed è quello che permette all'umanità di agire autonomamente. Come scrive il filosofo Frank Van Dun: "L'espulsione non era tanto una punizione per la disobbedienza, piuttosto un prezzo necessario e giusto del raggiungimento della maggiore età e l'acquisizione del potere della discriminazione morale." Mangiare il frutto proibito dall'Albero della Conoscenza del Bene e del Male significava in definitiva una dimostrazione della scelta di tutti gli individui – o seguire la legge divina o rischiare la dannazione eterna.

Mentre è vero che il valore individuale è soggettivo, alla fine gli aderenti del diritto naturale non vedono "il bene" che fa affidamento sullo stesso tipo di predicazione. Il bene e il male esistono indipendentemente dalle scelte delle persone. Possono essere seguiti o ignorati. Per alcuni, raggiungere la virtù è preferibile alla sagacia. Per altri, il comportamento senza scrupoli è una via di gran lunga migliore. La stragrande maggioranza del genere umano, direi, si comporta generalmente bene per mantenere una certa stabilità nella propria vita, ma non riesce a mantenere la rotta in ogni momento. E, naturalmente, l'accettazione dello stato – il monopolio violento sostenuto dalla coercizione sociale – come istituzione legittima corrompe tutte le nozioni di proprietà.

Anche se i seguaci della Scuola Austriaca sono pronti a notare il miglioramento degli standard di vita in condizioni di capitalismo di libero mercato, questo non riflette un materialismo dilagante. C'è di più che essere i primi ad acquistare il più recente dei televisori ad alta definizione. Mentre cibo, riparo e salute rappresentano una necessità per vivere una vita piena, la sete di ricchezza rischia di finire nel solipsismo – che può essere più pericoloso alla prosperità di lungo termine rispetto alla minaccia della carestia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


25 commenti:

  1. eh si… ma poi l occupazione, i consumi, gli interessi, il debito? furto di vita, riduzione in schiavitù. ecco cosa è davvero

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    1. Ciao gdb.

      Siamo nell'era dell'empirismo "certificato," tutto quello che è al suo esterno è cospirazionismo o paccottiglia da cestinare... almeno finché i fatti non dimostreranno il contrario. :'D

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    2. hahaha, empirismo certificato… forte. furto di vita perché il tuo tempo dev essere dedicato alla crescita, sempre di più. il dio della modernità.
      pubblica qualcosa s lo hai sulle origini del potere di delega parlamentare (argomento dell altro giorno)

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  2. Un momento. Qua si parla di valore soggettivo e di relativismo culturale.
    Forse Miller vuol dire che l'individualismo non è egoismo o egotismo o solipsismo, ma che deriva dal riconoscimento di un punto fermo superiore ed apriori cui riferirsi. Religione? Se comprendo che posseggo per mia natura dei diritti, dei caratteri imprescindibili a vivere, a non essere aggredito, a non essere espropriato di me stesso e del risultato delle mie azioni profittevoli, ad essere libero di agire come meglio credo, è pur vero che devo riconoscere tali caratteristiche umane o diritti insiti nella mia natura a tutti gli altri individui simili a me. Lo schiavismo, il razzismo, il maschilismo derivano dal non riconoscere l'altro come pari.
    Dunque, è la libertà individuale che limita il mio agire e lo sublima nel momento in cui riconosco l'altro come pari. È la libertà individuale il principale ostacolo all'esercizio di qualsiasi potere coercitivo. Ed è l'individualismo paritetico che il potere nega e denigra e dileggia e misconosce e calunnia.
    Ha ragione gdb. Alla fine il potere ruba la vita altrui limitando entro recinti più o meno evidenti il carattere umano naturale più profondo, quello di essere libero di e soprattutto da.
    Accusare la scuola austriaca di relativismo valoriale è un tranello di bassa lega. Ciò che ha favorito il relativismo culturale è stato proprio l'aver autoritariamente deciso di dare valore ad un mezzo fasullo e manipolabile che non richiede alcuna fatica e nessuna produzione per esistere e riprodursi. Il grande falsificatore ha distorto il senso stesso di valore. Non più frutto di una scelta selezione plurimillenaria ed interindividuale, ma mezzo imposto dal potere. Valore non di scambio, ma di forza. Al punto tale che oggi il mezzo di riserva mondiale si appoggia al piombo dell'hardpower ed alla propaganda del softpower

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    1. Correggo ed integro la parte finale del mio ragionamento. In effetti, messo in discussione Dio, il punto fermo superiore, sostituitolo con l'uomo razionale, dato il valore alla scelta individuale, confusa la ragione con l'onnipotenza positiva, si è dato il la al relativismo valoriale e culturale. Il bagno di superbia ha prodotto non il sonno della ragione ma l'esaltazione illusoria che ha generato i mostri totalitari e criminali.
      Mi sto incartando...
      Aho! Io speriamo che me la cavo....

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    2. E' una linea sottile che separa l'individuo che riconosce se stesso nel prossimo dall'individuo che riconosce solo se stesso ed opera di conseguenza.

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    3. Un buon ragionamento Dna. E direi che se ci si riflette per un attimo, è questo quello che manca oggi nella vita di tutti i giorni. Non sto dando, ovviamente, dell'imbecille al genere umano, parlo di un ragionamento deduttivo che a cascata indaga la natura dei fenomeni che ci si paravano davanti. Così come gdb, anch'io ho un debole per l'imperativo categorico kantiano, poiché attraverso una riflessione trascendentale possiamo capire quali sono i meccanismi del mondo che ci circonda. Se per esempio Kant diceva che "ogni evento ha una causa che si dipana secondo leggi costanti," Mises affermava che "uno scambio avviene quando una persona valuta l'oggetto dell'altro più di quello che ha tra le mani." Questi principi immutabili formano quel corpus di leggi sotto le quali il mercato "agisce." In questo modo, qualora entrasse in gioco una parte terza che perturba questo equilibrio andando a forzare uno scambio, ne deduciamo che questa situazione è destinata prima o poi a risultare in uno shock che riporta bruscamente ad una situazione d'equilibrio la legge perturbata.

      Ad esempio, l'inflazione che mette in moto uno scambio di qualcosa per niente. Il risultato che abbiamo è uno stuolo di banchieri centrali che ora vaga campando alla giornata. E' "lecito" perturbare tale equilibrio, ma è impossibile aspettarsi risultati diversi da un ritorno alla situazione di equilibrio.

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  3. dna, non mi stimolare che ho da fare, devo lavorare, devo fare i soldi veri/finti per le figlie e quando sarò vecchio (a quel punto se Dio mi assiste avrò tempo per scrivere…), e sai che oggi si sta su uno dei miei terreni preferiti… individualismo paritetico è un bel termine, ma vorrei chiarire che è solo l individualismo a poter essere paritetico. infatti per poter riconoscere l a ltro da sé, si deve riconoscere il "sé". elementare watson.
    non è la religione il referente ultimo, che "le" religioni, e quindi già siamo nel relativo, sono infatti cangianti, mutate, anche nell interpretazione, e relative nel tempo e nello spazio (per quanto abbia un debole per la religione cristiana). non è nell imperativo categorico kantiano a aprioristico (per quanto abbia un debole anche per questo, anche se ayn rand s incazza). né di certo nella logica o nell empirismo. ma nell autoevidenza. a chi piace essere schiavizzato?

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  4. Non so se state guardando il film che stanno guardando tutti.
    Bella la fotografia di quella Roma che conoscono in pochi, ma il film e' la solita litania lenta sulla decadenza. Nulla di originale ed una lentezza...
    Ancora una volta gli Americani si sono fatti infinocchiare dal fascino di ciò che non sono e non hanno. Film turistico per impiegati dell'IRS.

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    1. >Ancora una volta gli Americani si sono fatti infinocchiare dal fascino di ciò che non sono e non hanno. Film turistico per impiegati dell'IRS.

      :'D

      A me pare scopiazzato da 8 e mezzo. E quel film, a mio avviso, di bello aveva solo Claudia Cardinale.

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  5. non sono d accordo, è un bel film, di certo con reminiscenze felliniane. ma non è un segreto. ho postato un commento completo su facebook. altro che roma insolita, quella è la roma vera, che "conta", quella del cafonal di d agostino. io ci sono stato alle feste di jep gambardella. da ragazzo una volta trovai de michelis in bagno. se oggi andassi di nuovo ad una festa di quel, probabilmente lo troverei ancora là. poi si potrebbe fare un altro film, dell altra roma che conta. quella dei magistrati, dei consiglieri di stato, delle autorità indipendenti, dei presidenti di enti, dei politici, degli uomini di spettacolo e potere. sai che oscar...

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    1. Mai attratto da quel mondo, ma io sono uno yeti snob. Il film mi ha annoiato. Palazzi patrizi meravigliosi.

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    2. bah, neanch io, ma sai com è, vivendo qui da sempre, tra occasioni, socievolezza, curiosità, cazzeggio giovanile, è capitato. e sembra di stare nel film, tutti decrepiti, morti viventi dentro e fuori

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    3. Ma non era una critica a te, credimi. Dico solo che il film sulla decadenza non mi ha stupito. E credo che potesse dire le stesse cose nella metà del tempo. Pertanto, per malignare, ottimo prodotto commerciale confezionato apposta per i mercati che devono venire a comprarci. Visto Sorrentino che fa la pubblicità per la FCA? Mede in Italy per gli US. Ancora più malizioso, ma se abbiamo capito come danno i Nobel e le poltrone alla Fed e similari, ma come daranno gli Oscar? ;)

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  6. lo so bene che non era una critica a me, era per dire che se certe cose le hai viste, le comprendi meglio. uno ha scritto con ragione che è un esteticamente maestosa supercazzola assolutamente priva di trama. come roma, d altra parte. questa è più che decadenza, è putrefazione. poi ovviamente è come dici tu, ma questo è show business. che infatti piace ai sinistri, che vai a criticare gli usa ma quando li chiamano corrono scoppiando di gioia e servilismo…
    http://www.wired.it/play/cinema/2014/03/03/come-ha-fatto-la-grande-bellezza-vincere/

    comunque ti riporto il mio commento su facebook: "una città senza speranza, dove i vecchi fanno i giovani ed i (relativamente) più giovani (la ferilli) si ammalano e muoiono. prigioniera di miti e riti, messi in scena da maschere; morente come venezia in "anonimo veneziano"; oppressa dal proprio passato e senza presente, dove tutti sono dei falliti, in più o meno consapevole decomposizione; che andrebbe rasa al suolo per rinascere ed avere un futuro, ma di fronte a tanta arte, storia e bellezza inesprimibile nessuno giustamente oserebbe. è questa grande bellezza che opprime tutti in una permanente sindrome di stendhal, che ha come reazione nevrotica la produzione del cafonal di d agostino. perché il confronto con qualunque cosa si possa fare nel corso della propria vita non regge, non può ovviamente reggere. tutto è stato già fatto, ed oggi quello che si fa è totalmente inutile. la dignità dei personaggi sopravvive nel retaggio formale, e nei lampi di umanità. l unica possibilità che ha un bambino per essere qualcuno sta nello sporcare tele, ma è in realtà un obbligo, non "essere" ma "dovere", che lo fa soffrire. l unica vera possibilità sta nell andarsene. mentre chi resta va avanti cercando di divertirsi, ma senza riuscirci. perché non è la morte che verrà a dominare l atmosfera, ma il fatto che i protagonisti di quella movida da ospizio sono già morti. da un pezzo. non avendo nulla da dare e da dire. nonostante tutto il nulla contiene qualcosa: le riconosciute emozioni sottostanti alle chiacchiere provano che nel nichilismo ci sta, se non speranza, almeno un tentativo di amore; e che nel disincanto ci sta spazio per la poesia. non un capolavoro, ma un bel film. la gioia per l oscar è fuori luogo (la tristezza ed il lutto sarebbero più appropriati), ulteriore sintomo della malattia. di certo bisogna conoscere la città per capire meglio alcuni aspetti: ci siete mai stati ad una festa di jep gambardella? (io si)"

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    1. Davvero bella la tua recensione! La faccio leggere a mio figlio che al liceo devono parlarne. Complimenti davvero!
      Meglio del film. :)
      P.s. Stanno costruendo un mega parcheggio nei pressi di Palzzo Spada e pare che abbiano già fatto danni. Più putrefazione di così!

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    2. Attenti ragazzi che al prossimo commento parte anche la rubrica cinema. :'D

      Comunque, accanto alla pregevole descrizione di gdb, vorrei invitarvi a leggere anche la recensione di reginadigiove: Una ricettina anticlericale per avere successo.

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  7. recensione della recensione: recensione che parte bene e fibnisce meno bene, incentrata piu sul regista ed il disvelamento dell ovviamente esistente operazione commerciale che sul film. su questo dice che non è un capolavoro, come ho detto io. ma finsce con eccsso di astio, quasi personale. il film ha dei pregi.
    che il luogo comune sia sfruttato è anche questo ovvio, ma non ci sta nulla di male nei luoghi comuni. è come dire che affremare che i politici rubano è demagogia. e ci sono luoghi comuni e luoghi comuni. alcuni hanno un valore, e servono a riconoscersi con gli altri in un luogo appunto comune. e da li iniziare un dioscorso anche di deviazione. perche se non si instaura un linguaggio comune non si dialoga, e non si puo neanhce cambiare. come ti aspetti un film western? se non parti da quello che tu pensi, magari per poi deviare, neanche dici che è un western. la critica sul punto pecca quindi di massimalismo.
    la citazioned del viaggio al termine della notte di celine all inzio è in effetti del tutto fuori luogo; sarebbe stato piu appropriato il sommario di decomposizione di cioran. pero non avendone neanche lontanamente la statura.
    http://www.adelphi.it/libro/9788845912474
    "In sostanza, i critici stranieri ritengono che gli italiani di oggi siano incapaci di creare qualcosa di nuovo", anche sorrentino, ed il film dice proprio questo. "Il messaggio è chiaro e gradito eccetera: per avere fede, speranza e carità bisogna essere irrazionali", beh queta è proprio una stronzata, e che hai mai visto un mistico razionale, da francesco a maestro eckhart a buddha, ai sufisti del medioriente... la scoperta dell acqua calda. invece lì il film denota il mescolarsi di sacro e profano, che contamna tutto in una dissoluzione generale al cui fondo pero si trova un umanita che puo salvare. umano, troppo umano, il film è disturbante, ma anche salvifico. non a caso, finsice bene.nella parte religosa della critica francamente si esagera nell interpretare i simbolismi: è vero che la santa è caricaturale, esagerata, ma l ambiguita è il tema di fondo di tutto film. e la santa è la sola che in fondo si salva, conoscendo il nome dei fenicotteri e salendo la scala. per non parlare, e lì si finisce veramente male, nella critica alla retorica antinazionalista. la stessa cosa che il msi, o forse gia an, imptava ad alberto sordi.

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    1. Gdb ha scritto:

      " "Il messaggio è chiaro e gradito eccetera: per avere fede, speranza e carità bisogna essere irrazionali", beh queta è proprio una stronzata, e che hai mai visto un mistico razionale, da francesco a maestro eckhart a buddha, ai sufisti del medioriente... la scoperta dell acqua calda.

      La fede non nega né distorce la ragione: la esalta, la eleva e la completa. Non a caso, il razionalismo è nato nelle università medievali. Non so se avete una vaga idea della maestosità granitica della logica medievale, che quanto a sottigliezze superò la povero logica greca quanto il cielo sovrasta la terra. La Summa di San Tommaso può essere letto come un trattato iper-razionalista sulla ragione che si confronta con ciò che la supera. E infatti il misticismo cristiano, a differenza dello pseudo-msticismo buddista,, non esige la cancellazione della ragione ma ani il suo rafforzamento: per gettarsi in ciò che la supera (la visione mistica, che in ogni caso è riservata a pochi) la mente deve prendere la spinta sul trampolino di una ragione quanto più solida ed elevata. se ancora vi ostinate a credere alla menzognera propaganda illuministica, second cui il cristianesimo avrebbe frenato le sorti magnifiche e progressive della scienza e del progresso, leggetevi un testo fondamentale: Rodney Stark, "The victory of reason. How cristanity led to freedom, capitalism and western success. Confrontando il razionalismo greco col razionalismo medievale, Stark dimostra al di là di ogni dubbio che quello cristiano è infinitamente suoeriore. Inoltre spiega che la scienza è figlia della teologia: senza la fede in un universo razionale governato da un Dio di ragione (Lgos) nessuno si sarebbe messo a studiare l'universo, a cercarne le costanti matematiche.

      Per il resto, l'articolo linkato da Johnny Cloaca era sol un estratto di un saggio più vasto sulla Grande bellezza che ho pubblicato su un sito di cinema. In quel saggio entro nel merito anche della forma e dei contenuti "poetici", dimostrando che il film di sorrentino on è altro che n centone mal cucito di citazioni felliniane e d una vuota esibizione di retorica registica (alla centesima carrellata e al centesimo rallenti non se ne può davvero più). Chi è abbastanza cinefilo può provare a leggerlo:
      http://www.formacinema.it/obraz-on-line/installation/247-la-grande-assenza-di-bellezza-il-manierismo-vuoto-di-paolo-sorrentino

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    2. la fede non distorce la ragione, siamo d accordo. la razionalità non è necessariamente il razionalismo, e la questione del contributo o della resistenza della cristianità, affrontata anche da stark, che conosco, è complessa, talora troppo avvocatesca, e densa di ambiguità e contraddizioni, come in ogni cosa complessa dove una cosa non esclude l altra. senza contare il fatto che su scientismo progressista e modernità qui abbiamo parlato molto, e non sempre bene. per cui non si sa se è merito o demerito. ma la ragione non è l unico modo di guardare il mondo, ed il misticismo, che non è la fede, è un mezzo di conoscenza distinto dalla ragione. sul manierismo, sono anche d accordo. ciononostante ribadisco che per me il film non è male. certo non un capolavoro. in fondo, un autoritratto. saluti.

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    3. direi un prodotto ben confezionato, di stile, che dà quel che ci si aspetta, senza sorprendere ma senza essere scontato. un tipico film da oscar, come altri del recente passato, italiani e non, quindi commerciale. d latra parte lì non si tratta di arte ma, dichiaratamente, di show business. siamo sempre nella mecca dell odierno capitalismo (e qui, dopo aver lanciato il sasso, mi fermo per non aprire un dibattito senza fine) (oltre che nel cuore della macchina della propaganda. se non ci fosse hollywood ed il suo soft power l america varrebbe la metà)

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  8. aggiungo che agli americani potrebbe piacere guardare le putrefazione altrui per non guardare le loro. i fondo è un film sul fiat money, ed infatti cofinanziato dallo stato e dalla regione lazio

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    1. Infatti, è un film che a molto da dire sul Fiat money e sul'estorsione legale di denaro ai cittadini. Infatti è un film voluto dai partiti, che hanno generosamente donato i soldi degli altri a sorrentino & soci. Sebbene sia scritto da un grillino, questo articolo spiega molte cose sulla corruzione partitica del cinema italiano: http://informatitalia.blogspot.it/2014/03/ecco-come-e-perche-la-grande-bellezza.html
      Tolta la parte in cui l'autore sostiene che La grande bellezza sia stato concepito in funzione anti-Grillo, il resto mi sembra fondato.
      Comunque non mi stancherò mai di ripetere questa eterna verità:
      negli anni quaranta, cinquanta e sessanta il cinema italiano non si beccava una lire che è una dallo Stato e il cinema italiano era il primo al mondo con Fellini, Antonioni, De Sica, Pasolini eccetera.
      Negli ani Settanta lo Stato anzi i partiti hanno cominciato a dare al cinema i soldi degli altri in cambio di messaggi propagandistici ("ti do i soldi se metti la lotta di classe nel tuo film") e il cinema italiano è diventato una ciofeca.
      Ne parlo qui: http://reginadigiove.wordpress.com/2013/07/17/finanziare-la-cultura-con-i-soldi-dei-estorti-ai-contribuenti-significa-ucciderla/

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    2. yes. infatti è un film sul disfacimento. quasi un autoritratto

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