Bibliografia

mercoledì 5 marzo 2014

Un uso disgustoso del termine capitalismo





di Bill Bonner


Uh-oh!

Il nuovo papa, Francesco dalle pampa, ha messo in guardia le persone consigliandole di stare attente alla "tirannia" del capitalismo.

Ogni uomo adora le proprie divinità. Alcuni adorano l'altare di Gesù di Nazareth. Alcuni l'altare dell'Onnipotente Dollaro. I capitalisti non parlano male del dio di Francesco. Potreste pensare che potrebbero ripagarlo con la stessa moneta.

Ma chi parla male del cattolicesimo non guadagnerà molti appassionati. Quelli al di fuori della fede romana non se ne preoccuperanno. Ed i papisti saranno vostri nemici a vita.

Però quando si parla male del capitalismo si ottiene un grande pubblico pingue di fan acritici.

Così ci alziamo per difendere la fede — nel capitalismo, ovviamente.

Nel farlo, prendiamo l'autostrada... non perché siamo superiori, ma solo perché non ci piace la folla.

Quindi non ci abbasseremo a criticare la fede di Francesco o a lodare Mammona con gloriosi alleluia. Invece esploreremo il fascino discreto nell'onesto lavoro di guadagnare qualcosa... certi che almeno nella terra dei difensori della libera impresa, ci sarà sempre qualcuno che ci offrirà ospitalità.

Quasi nessuno approva il capitalismo oggigiorno, meno di tutti i compari a Wall Street che si definiscono capitalisti.

Predicano il vangelo di chi si assume dei rischi. Ma non appena i rischi si ritorcono contro di loro, chiamano i loro amici ai piani alti del governo affinché vengano in loro soccorso. Sostengono pubblicamente la libera impresa. Ma in privato sono conniventi con i regolatori per salvataggi, sussidi e barriere all'entrata in modo da tenere fuori i concorrenti.

Nella crisi del 2008-09, per esempio, il settore finanziario ha raggiunto un'importante punto di svolta. Doveva invertirsi. Invece ha continuato nella stessa direzione.

Che cosa sarebbe dovuto accadere ce lo racconta David Stockman nel suo nuovo libro, The Great Deformation:

"Sarebbero dovuti sparire centinaia di miliardi di debito a lungo termine e capitale azionario che hanno sostenuto le macchine della speculazione con base a Wall Street, comprese le enormi quantità di azioni possedute da dirigenti e addetti ai lavori. Tale risultato sarebbe stato veramente costruttivo da un punto di vista sociale. Avrebbe impiantato una lezione generazionale in stile 1930 sui pericoli mortali delle speculazioni a leva finanziaria."

Invece le speculazioni hanno pagato! E ora le grandi banche sono più grandi che mai. Questa settimana il Wall Street Journal ha riferito che le banche "troppo grandi per fallire" stanno facendo sparire i pesci piccoli:

"Il calo del numero delle banche tra il 1984-2011, da un picco di oltre 18,000, è giunto quasi interamente sotto forma di fallimenti da parte di banche con meno di $100 milioni in attivi. Più di 10,000 banche hanno lasciato il settore in quel periodo a seguito di fusioni, consolidamenti o bancarotte, come mostrano i dati del FDIC. Circa il 17% delle banche è crollato."

Sì, cari lettori, anche le grandi banche odiano il capitalismo. Quello che piace a loro è il capitalismo clientelare. Almeno li piace quando i loro compari ricoprono cariche presso il Dipartimento del Tesoro e presso la FED.

Anche il resto delle masse odia il capitalismo, ma per altri motivi. Sono invidiose di coloro che hanno più di quello che hanno loro... e sono desiderose di ridistribuire i soldi degli altri — a se stesse, naturalmente.

Così quasi non importa verso chi il Papa direzionerà il suo messaggio — ai nidi modesti dei non abbienti o ai sontuosi castelli dei ricchi — è sicuro che otterrà consensi.

E' vero, come abbiamo spiegato, che il capitalismo viene corrotto facilmente dai capitalisti. Ma questo non significa che si tratta di un credo repellente. Le persone che si definiscono cristiane hanno fatto cose vili e ripugnanti, però questo non significa che "ama il tuo prossimo" non sia una degna aspirazione.

Come il cristianesimo, il capitalismo è uno scopo, non un fatto.

"Ma questa è la stessa tesi sostenuta dai comunisti dopo il crollo del Muro di Berlino," ha ribattutto il nostro secondo figlio, Jules, quando gli abbiamo fatto il medesimo discorso.

"Dicevano che non si poteva condannare il comunismo solo perché l'Unione Sovietica era una topaia. Dicevano anche che il comunismo era un fine... uno che non è stato realizzato dai russi."

La nostra risposta è stata abbastanza semplice:

"Sì... ma ci sono credi degni e indegni. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, è ancora il modo migliore affinché una comunità civile vada d'accordo. Quanto più ci si allontana da esso, peggio sarà."

"Il capitalismo funziona allo stesso modo. Quanto più ci si allontana da un'impresa veramente libera, più emergeranno amici degli amici e zombie (persone che vivono a spese degli altri)... e tutto il sistema funzionerà sempre peggio."

"L'invidia è un fatto della vita. Non si può eliminare. Ma ha risultati diversi a seconda del tipo di sistema in cui si vive. Cercare di tenere il passo con i Jones in una società capitalista, spingerà le persone a lavorare di più e ad inventare cose, e aiuterà tutti a stare meglio."

"In una società con un capitalismo clientelare, l'invidia porta le persone ad approfittarsi del sistema. Ma ciò non impedisce a tutti gli altri di lavorare sodo e inventare cose... non completamente."

"D'altra parte, più ci si avvicina ad una vera economia di comando gestita dallo stato, più ci si avvicina alla Corea del Nord!"

"Ad alcuni obiettivi si vuole dedicare il proprio lavoro. Ad altri no."

Qualcuno dovrebbe dirlo a Papa Francesco.

Cordiali saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


10 commenti:

  1. Ciao
    sul Papa pauperista non scrivo altro perchè ho già scritto in diversi commenti precedenti. Nessuno pretende che faccia un lavoro diverso da quello che fa, ma si astenga dal parlare di ciò che non conosce. Ricordo che nelle università vaticane si insegna economia keynesiana. Probabilmente a pensar male farò peccato, ma indovinerò: religione clientelare, come sempre è stato.

    Per il travisamento del termine "capitalismo" ed il dileggio del termine "mercato" dobbiamo ringraziare lo statalismo socialista e la sua centenaria ed efficace propaganda: la grande menzogna.
    Comunque, anche lo statalismo sta sul mercato della Storia, paradossalmente. Pertanto, quando diverrà insostenibile... Ci sono molti esempi, purtroppo a fronte anche di molti smemorati.
    Ma ci vorrà tempo. Almeno una generazione.

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    1. religione clientelare, come sempre è STATO.

      Riccardo Giuliani

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  2. penso che la chiesa lo sappia bene. ma il Papa è un comunicatore di massa...

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  3. Per la serie "senza il capitalismo staremmo meglio," ecco una carrellata di immagini di lavori sorpassati: https://d24w6bsrhbeh9d.cloudfront.net/photo/azbZxmq_700b.jpg

    Se esistono i miracoli è solo grazie a questo sistema di produzione, mentre invece parecchi dementi continuano imperterriti a sputare nel piatto in cui mangiano. BAsti pensare alle meraviglie che il mercato sforna ogni giorno per rimanerne estasiati: Come è fatto.

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  4. Eccone un'altra. Per anni è stata sovvenzionata a botte di incentivi fiscali la green energy che è inevitabilmente finita in bolla. Ora che è scoppiata la bolla si torna a pensare all'energia tradizionale, ovvero, a come salvare determinati interessi speciali rispetto al resto della popolazione. Stanno preparando il terreno per un altro giro di tasse fantasiose e rimettere "in carreggiata" il settore attraverso il classico stimolo fiscale.

    Ehi, ma secondo alcuni questo è capitalismo. Roba da chiodi.

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  5. Vorrei porre alla vs attenzione come il termine capitalismo sia oramai un anacronismo, viviamo, nonostante le etichette ed i confini, sotto una grande bandiera socialimperialista, i grandi regnanti diBasilea distribuiscono ai sudditi debito "secondo le proprie necessità". È il trionfo del socialismo scientifico e continuiamo a chiamarlo capitalismmo? Cordialmente
    colzani

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    1. correttissimo… lo continuano a chiamare capitalismo per dargli le colpe ed aumentare il loro potere.

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    2. Ciao Anonimo.

      Hai ragione, ed infatti molti sostenitori del libero mercato spingono per una emancipazione dai suddetti -ismi. E' anche giusto che sia così, ma non mi sognerei mai di chiamarlo capitalismo quello di oggi. Vediamo di scavare un po' nella storia. Il termine capitalismo deriva sostanzialmente da una parola indo-europea e andava a descrivere un determinato numero di capi di bestiame (capitale attraverso il quale i relativi possessori potevano sopravvivere). Il primo ad usare la parola capitalismo nella storia letteraria fu un certo William Thackeray, il quale amava scrivere storie strappa-lacrime in salsa dickensiana (senza preoccuparsi delle realtà, tra l'altro). Il termine venne affibiato alle classi mercantili che tentavano di entrare in quelle aristocratiche,

      Nonostante fosse un termine utilizzato per descrivere un metodo di produzione per allocare risorse, fu Marx a conferirgli una connotazione negativa allargando la sua connotazione alla società ed alle teorie economiche. Qui avviene la trasformazione, dove un modo di allocare risorse in base alla proprietà privata dei mezzi di produzione diviene il fine ultimo degli uomini che possiedono capitale. La strada è tutta in discesa da qui in poi, con Max Weber che critica Marx e il termine capitalismo, Keynes, Gramsci, Friedman, e compagnia cantante.

      Così come pochi hanno letto Il Capitale di Marx, lo stesso è accaduto per la General Theory e la confusione partorita da uno si è protratta nel tempo dando vita ad un potente mezzo propagandistico con cui fare un minestrone. (Situazione già nota ai lettori di questo blog.) La semantica ha fatto il suo lavoro e le bande armate hanno preso possesso, attraverso il sotterfugio, del timone della barca. Poi attraverso l'organizzazione mafiosa chiamata stato si sono trincerati. La nostra non è una scoietà basata su coloro che hanno capitali, bensì sono sono le bande armate che hanno preso le redini delle varie società ad essere attratte dal capitale e hanno "lasciato fare" quelli che hanno saputo mettere a frutto il loro ingegno per poi carpirne il frutto.

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    3. Marx ha ben definito il progressivo e naturale evolversi socioeconomico nelle forme di produzione successive e credo che la sua analisi non faccia una piega. È proprio per questo che dovremmo stare attenti alle politiche economiche sempre più simili a piani quinquennali, ma tornare indietro è non solo economicamente impossibile, è innaturale. Grazie

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  6. Propongo di chiamare l'attuale sistema economico "Approfittismo". E ci sta tutto.

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