mercoledì 19 marzo 2014

L'individualismo è la carta vincente

Parlando di individualismo, oggi, non si può non menzionare anche un altro concetto caro ai libertari: la proprietà di sé stessi. E' da questo principio apodittico che si generano a cascata gli altri diritti di proprietà, assioma enunciato dapprima da Locke nel Secondo Trattato sul Governo Civile: "Ogni persona è proprietaria di sé stessa." Da qui elaborò il concetto di homesteading, attraverso il quale gli individui acquisivano il diritto di possedere oggetti fisici. Il libero arbitrio ricopre un ruolo fondamentale nella filosofia libertaria ed è un punto fermo da cui ripartire per arrivare ad un'epistemologia chiara del mondo. Siamo, quindi, davvero proprietari di noi stessi? E' davvero auto-evidente tale concetto? Nonostante al giorno d'oggi possa essere "difficile" crederlo (dati i tempi che corrono), l'assioma enunciato da Locke è tuttora valido. Non c'è bisogno di presentare una "difesa" della schiavitù volontaria per dimostrare la veridicità della proprietà di sé stessi, basta invece rivolgersi a tre esempi della nostra esistenza che ci ricordano come la persona sia la fonte ultima delle sue volontà: la donazione degli organi, il suicidio ed il matrimonio (ebbene sì, proprio il matrimonio). Scevri da giudizi etici e morali, questi esempi rappresentano la concezione umana e la relativa comprensione del possesso di sé. Si è poi liberi di credere alle illusioni, ma questo è un altro discorso.
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di James E. Miller


In un recente pezzo su Dish intitolato “Can American Conservativism Be Saved?” Andrew Sullivan tenta di promulgare la sua visione politica per sopravvivere al collettivismo narcisistico. Riflettendo su un saggio scritto da Wilfred McClay, l'ex-direttore di New Republic descrive la geografia dell'America come una forza che all'inizio del secolo scorso ha contribuito, in parte, a "liberare gli spiriti animali del capitalismo." La "grandezza" delle montagne californiane, le ampie pianure del Midwest e la frontiera selvaggia furono gli elementi motore dell'individualismo nella Gilded Age.

La possibilità infinita dell'uomo di domare e conquistare la natura ha, secondo Sullivan, danneggiato l'idea di comunità in America. Come discepolo del filosofo conservatore Michael Oakeshott, si offende di fronte al profondo "individualismo" che considera come "una forma di disprezzo per la tradizione e la società." Ciò non solo indebolisce la società, ma Sullivan sostiene che interferisca anche con la possibilità di concepire un confine necessario tra il mondo materiale e l'esistenza consapevole di vivere in un determinato contesto storico.

La critica di Sullivan è identica a quella di altri scrittori conservatori della sfera classica. Quei pensatori influenzati dal grande Russell Kirk tendono a respingere qualsiasi teoria politica che considerano troppo rigida. L'ideologia, nelle parole di Kirk, "è una formula politica che promette all'umanità un paradiso terrestre; ma in realtà ha creato una serie di inferni terrestri." Accettare che non esista "alcuna deviazione dalla Verità Assoluta" è ciò che rende qualcuno un ideologo, e quindi incapace di scoprire una vera e propria soluzione ai mali della società.

D'altra parte, il conservatore si immagina come un pragmatico – una sorta di pensatore scientifico che considera tutte le opzioni prima di fare una scelta. Molte volte questo si riduce ad un giudizio puramente utilitaristico e privo di una vera considerazione sulla moralità. Esiste una sorta di avversione ad un cambiamento drastico; ma a volte ci si perde perché si vuole rimanere "rispettabili" in certi ambienti sociali. Dio ce ne scampi dal voler apparire come emarginati agli occhi di coloro con cui si è già in disaccordo.

Mentre il conservatorismo viene dipinto come una prospettiva del tutto ragionevole, l'individualismo è gettato in questo mare di dogmi dove rimane a nuotare accanto ai più illogici aneliti collettivisti. La caricatura dell'uomo burbero e rude viene spesso usata come fallacia dell'uomo di paglia per opinare sui limiti della libertà. Lavorare in un ambiente privo di interazioni sociali: la classica immagine che viene erroneamente affibiata ai sostenitori dell'individualismo che considerano l'individuo il punto chiave per comprendere il comportamento umano.

Sullivan è colpevole, e non comprende pienamente la verità inconfutabile che invece vuole a tutti i costi confutare. Afferma che coloro che vedono l'individuo come il punto focale di tutte le azioni e le finalità, posseggono in qualche modo un rancore contro la società, la tradizione, la cultura, la religione e la decenza comune. "Egoista," questa parola abusata, banale e fragile, è l'aggettivo preferito da progressisti e conservatori che vogliono denigrare i propri avversari mentre fanno appello ad un bene superiore. Sembra davvero romantico quando si dipinge se stessi come un martire disinteressato del bene più grande. Ma l'umiltà non ha bisogno di esasperazioni. Non più dell'uomo che si vanta del proprio inutile sacrificio.

L'individualismo non è un credo basato sul desiderio di essere lasciati in pace e vivere la vita in conformità con qualunque principio si voglia adottare. Non è solipsismo, né è rappresentato dalla descrizione emotiva di Sullivan: "un semplice filisteo." Non è il conquistatore eroico delle montagne. E non è l'avido capitalista crudele che fa lavorare i bambini fino allo sfinimento per profitti sempre più marginali.

L'individualismo non è una scusa per cogliere il frutto proibito – è al cuore di ciò che C.S. Lewis definì "l'Assoluto." E' in sintonia con il tessuto logico e morale dell'universo per un solo motivo: solo gli individui possono svolgere un'azione. I governi, gli stati, i gruppi, le associazioni, i sindacati, i villaggi, le città, i paesi e la società in generale, sono costituiti nient'altro che da singoli individui.

Quando si dice che una città "agisce" per abolire una pratica sgradevole, il vero significato è che una piccola minoranza di individui interviene per imporre un decreto. La frase "noi come società" ha lo stesso significato: alcuni hanno deciso per il resto degli altri. Spesso i diritti e le libertà dei dissidenti sono trattati come un ostacolo scomodo da eliminare in modo da forzare l'accettazione. Gli appelli alla risposta collettiva sono solo motivi nebulosi che difettano di una vera denotazione. Questo è il motivo per cui coloro con cervelli piccoli e bocche grandi si trovano spesso a richiedere l'azione del settore pubblico.

Proprio come la legge di Say sostiene che il consumo non può avvenire senza una produzione precedente, così la legge naturale dice che solo gli individui possono agire. L'individualismo non impedisce quello che Ta-Nehisi Coates definisce "The Blast" – "la comprensione che siete più di quello che qualcun altro vuole da voi, che siete più di quello che la socioeconomia vuole da voi" – ma è l'unica scappatoia epistemologica affinché avvenga. Qui è dove Sullivan inciampa ed è costretto ad adottare la visione di sinistra con cui non è d'accordo, o almeno non sulla carta.

Il giudizio prudenziale è senza dubbio buono, e non vi è alcun motivo per cui l'individualista non possa farlo suo. Le convinzioni personali possono variare, dall'edonismo al monatismo, ma rimane la razionalità intrinseca dell'individualismo. E' senza tempo e può benissimo risiedere nel Logos. Citando McClay, Sullivan sostiene che il razionalismo – che in genere è la giustificazione per l'individualismo – tende a "precludere" la nostra capacità di emanciparci "dall'intenzionalità" e dal "bisogno durevole di trascendenza." Questa affermazione si schianta davanti al muro impenetrabile della logica, poiché solo l'individuo può concepire il mondo spirituale e il fine del suo Creatore. Questo soggettivismo è inerente alla scelta umana, e non smentisce il "bene" oggettivo. Semmai si completano a vicenda nella spaccatura senza fine tra la scelta del male o del bene.

L'individualismo non è una filosofia per una discussione pragmatica, perché gli avversari devono necessariamente agire in conformità con ciò che negano. È simile all'analogia di Lewis: tentare di versare il vino nella "cavità alla base della stessa bottiglia." È un credo che rimane vero indipendentemente dall'argomento affrontato. Non ci può essere nessun altro modo, a meno che colui che lo nega non perda ogni comprensione cosciente.

Così, mentre i conservatori, i socialdemocratici, gli statalisti, i fascisti ed i socialisti si dilettano a scolpire la società perfetta, credono erroneamente che la popolazione si piegherà volontariamente alla loro volontà. Così come è impossibile che uno intuisca i desideri dei molti, non è possibile agire a nome di coloro che non hanno dato il loro assenso. Limiti e umiltà hanno un ruolo preciso nella società civile. La venerazione conservatrice della tradizione è anche un bene di per sé, ma non si avvicina necessariamente al livello logico che guarda al mondo come ad un posto abitato da esseri con libero arbitrio.

Se Sullivan avesse ragione, starebbe con gli individualisti e si opporrebbe ad ogni centralizzazione statalista. Più lo stato cresce, più la società civile si affievolisce. La sussidiarietà è priva di senso con un governo federale sempre più invadente. Non opporsi ai diktat incessanti che escono da Washington, significa sottomettersi all'idolatria ed alla forza materiale. In breve, Andrew Sullivan è confuso e non è una sorpresa considerando la sua incapacità nel seguire la logica della sua proposizione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. "Così, mentre i conservatori, i liberali, gli statalisti, i fascisti ed i socialisti si dilettano a scolpire la società perfetta, ..." Avrei tradotto liberals con socialdemocratici, non con liberali. I liberali non sono costruttivisti.

    La realtà è che fiatmoney, socialismo e collettivismo sono volgari.

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    1. Ciao Dna.

      Che erorre grossolano che ho commesso. Ora l'ho corretto.

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    2. Svista.

      Comunque, più che parlare di individualismo, che gli -ismi non mi piacciono come non mi piacciono quasi tutti i termini collettivi, io parlerei di individuo e nemici dell'individuo. Ed allora il quadro appare subito evidente.
      Individuo significa volontà, indipendenza, autonomia, dissenso, difformità, anticonformismo, cioè libertà e certamente responsabilità e proprietà di se stesso. Individuo è minoranza estrema. L'individuo rispetta il proprio simile reciprocamente.
      Il controllo, il potere che lo esercita, è per definizione nemico giurato dell'individuo perché gli sfugge come sfugge la realtà delle singole scelte (azioni) umane volontarie agli economisti econometrici e statistici. L'individuo è l'opposto della massa, del dato aggregato, del gregge.
      Ma, al di là di queste banalità (che non sono poi tali) la contraddizione dei collettivisti è clamorosa ed urla tremenda vendetta: è proprio la massa che cerca il leader, l'individuo superiore, l'individuo mitico cui affidarsi. Dalla curva dello stadio alle adunate di piazza e mediatiche. Il collettivismo, il socialismo sono truffe. Truffe colossali. Truffe catastrofiche. Sono sistemi per accentrare il potere.

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    3. nei paesi a socialismo rvoluzionario è cosi, non nelle social democrazie civilizzate, dove è il "funzionarismo" che impera, e si è passati dalla leadership individuale alla leadership per funzione. grigia, amorfa, e come tale, al contrario del leader, inamovibile. nemico impalpabile e con capacita rigeneratrice pari a quella di wolverine.
      ma molto è questione di cultura e densita: è sempre meglio il governo svedese del non governo somalo. metti lo stesso sistema sanitario in italia ed in norvegia, ed avrai frutti diversi. ma basta vedere italia del nord e del sud-. poi, è anche vero che le istituzioni sono anch esse frutto della cultura, ma è piu un circolo ermeneutico, una contaminazione reciproca, che una causalita lineare. ed ancora, ogni cultura ha un suo range di possibilita di sviluppo. in tal senso, la costituzione di un paese è un pò come il dna, che si puo esprimere differentemente, entro certi limiti e salve causalita primarie. ancor pirma, il paese esèrime la sua costituziopne, ed anche qui vale la stessa regola. sta nell italico dna la possibilita di uno stato realmente liberlae, oltre che fascista, comunista, democrostiano e socialdemocratico? allo stato attuale lo escluderei. quanto puo cambiare la cultura, ed in quanto tempo?

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    4. Sai gdb, credo che la situazione attuale sia quella affrontata dallo stesso Kant nella Metafisica dei Costumi, in cui affermava come gli individui fossero guidati dagli imperativi ipotetici nel perseguimento delle loro azioni. Stiamo vivendo la stessa situazione oggi in cui l'esperienza empirica confonde la ragione (es. rubare è sbagliato, lo stato ruba, allora rubo anch'io). La ragion pura viene stravolta dalla ragion pratica, la quale confina l'individuo in una serie di sillogismi fallaci che lo portano a travisare l'ambiente in cui agisce.

      Ma noi sappiamo, ragionando, che una società simile è impossibile che possa continuare ad andare avanti perché intrinsecamente autodistruttiva. La produzione viene scoraggiata su più stadi ed il parassitismo invade settori sempre più ampi, fino ad arrivare al crollo dello stato e al declino di una certa società. "Non rubare" è un imperativo categorico, e nonostante la sua imposizione morale possa essere aggirata, entrano in gioco conseguenze che riportano le cose in ordine con la logica morale dentro di noi.

      Il nostro inganno inizia dal denaro fiat, come ricorda spesso anche Dna, il quale ha permesso ad alcuni individui di derubarne altri. E' un processo reale, ma si fonda sull'irreale consapevolezza che possa durare per sempre. E' per questo che si ripete spesso che le decisioni prese da una ristretta cerchia di pianificatori centrali sono indirizzate solo per il bene per la società: non è altro che un imperativo ipotetico. Ma è gisuto? Le azioni degli individui dicono di no. Al che, dare una risposta certa ai tuoi quesiti (al momento) è pressoché impossibile.

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