giovedì 27 marzo 2014
Come l'inflazione distrugge la ricchezza delle nazioni
di Jospeh T. Salerno
[Nota dell'editore: Questo articolo è tratto dalla prefazione di Joseph Salerno alla terza edizione del libro di Brendan Brown Euro Crash: How Asset Price Inflation Destroys the Wealth of Nations.]
Brendan Brown è un rara avis — un abile economista finanziario ed un acuto osservatore dei mercati finanziari e della politica, i cui scritti prolifici conferiscono una profonda comprensione teorica. Brown scrive in un inglese semplice, ma può anche trasformare una frase in uno spettacolo letterario. Il "terrore monetario" caratterizza la politica della FED e della BCE (Banca Centrale Europea), perché devono creare deliberatamente aspettative inflazionistiche nei mercati dei beni e servizi in modo da porre rimedio alla contrazione economica. "L'attacco virulento" dell'inflazione dei prezzi degli asset descrive al meglio l'imprevedibilità, i tempi ed il punto di origine di tali variazioni nei prezzi: la manipolazione dei tassi di interesse a lungo termine da parte della banca centrale e il percorso imprevedibile e irregolare che prende l'inflazione nei vari mercati degli asset (sia a livello nazionale che all'estero).
Infatti la prosa di Brown ricorda alcuni tra i migliori scrittori di economia e nel giornalismo economico, come Lionel Robbins e Henry Hazlitt. E come questi illustri predecessori, Brown è attento nel valutare con attenzione le opinioni di coloro che critica, mentre argomenta rigorosamente la propria posizione senza parlare a vanvera e senza scendere a compromessi. Ma soprattutto, Brown non ha paura nel fare nomi e nell'attribuire le colpe a coloro tra le élite politiche e le alte sfere dei dirigenti finanziari, le cui decisioni sono responsabili dello stato caotico in cui versa il sistema monetario globale contemporaneo.
In questo libro, Brown sfodera le sue formidabili capacità espositive nel sostenere che la crisi attuale e il crollo imminente dell'UME (Unione Monetaria Europea) sono attribuibili a profonde falle nelle fondamenta originali dell'euro. Questi difetti hanno reso l'UME particolarmente vulnerabile al virus dell'inflazione dei prezzi degli asset, il quale è stato sguinzagliato nel mondo dalla Federal Reserve poco dopo che l'euro ha visto la luce nel 1999.
Allo scorrere delle pagine, Brown difende coraggiosamente diverse posizioni teoriche di base che sono in radicale opposizione all'ortodossia prevalente. Ad esempio, Brown dissente fortemente dal punto di vista convenzionale riguardo a ciò che costituisce l'equilibrio monetario. Respinge esplicitamente la posizione associata a Milton Friedman e Anna Schwartz, la quale è profondamente radicata nella macroeconomia mainstream e nelle politiche della banca centrale. Questa dottrina è superficiale, arbitraria e strettamente miope poiché interpreta l'equilibrio monetario come "stabilità dei prezzi" nei mercati dei beni e servizi, ignorando completamente i mercati degli asset. In posizione diametralmente opposta, Brown formula un concetto molto più ricco e più profondo di equilibrio monetario, che attinge alle idee dei teorici della scuola austriaca (es. Ludwig von Mises, Friedrich Hayek, Lionel Robbins e Murray Rothbard).
Secondo Brown, una tendenza verso l'equilibrio monetario si ottiene quando la politica monetaria si astiene dal correggere i tassi di interesse di mercato rispetto ai tassi "naturali" corrispondenti. I tassi di interesse determinati dai mercati finanziari sono slegati da quelli "naturali," nel senso che portano un coordinamento spontaneo tra le decisioni volontarie delle famiglie (quanto risparmiare e quale profilo di rischio adottare) e le decisioni aziendali (quanto e in quali progetti investire). Tale coordinamento assicura l'accumulazione del capitale, l'aumento della produttività del lavoro ed un processo di crescita sostenibile che mantiene un equilibrio dinamico tra tutti i beni ed i mercati del lavoro. L'elemento principale per mantenere l'equilibrio monetario è un rigoroso controllo della base monetaria, come accadeva, per esempio, sotto il gold standard classico. Nel contesto delle istituzioni esistenti, su cui si concentra Brown, l'equilibrio monetario richiede una regola che obblighi la FED ad astenersi completamente dal manipolare i tassi di interesse di mercato e, invece, ad esercitare uno stretto controllo sulla crescita della base monetaria.
Il concetto di equilibrio monetario, secondo Brown, permette — anzi, impone — una deflazione dei prezzi nel medio periodo in risposta alla crescita naturale dell'offerta di beni e servizi. Questo è accaduto durante il periodo di massimo splendore del gold standard classico nella seconda parte del XIX secolo, quando i prezzi in calo andavano di pari passo con la rapida industrializzazione e l'aumento senza precedenti degli standard di vita. Secondo Brown, è proprio il tentativo di soffocare (mediante un determinato obiettivo di inflazione di cui si fanno garanti le banche centrali) questa tendenza di prezzo, benigna e necessaria, che distorce inevitabilmente i tassi di interesse di mercato e crea uno squilibrio monetario.
Brown spiega che tale squilibrio monetario non si manifesta necessariamente con un'inflazione dei prezzi al consumo nel breve periodo. In realtà, i sintomi compaiono generalmente sotto forma di un surriscaldamento dei mercati degli asset. Infatti alcuni episodi di grave squilibrio monetario, come quelli che si sono verificati negli Stati Uniti durante il 1920, il 1990 e negli anni che hanno portato alla crisi finanziaria del 2007-2008, possono emergere senza perturbazioni discernibili nei mercati dei beni e servizi. I mercati degli asset surriscaldati vengono completamente ignorati nel concetto Friedmaniano di equilibrio monetario che sta alla base della politica di Bernanke-Draghi. Brown sostiene acutamente che uno dei motivi per cui l'inflazione dei prezzi degli asset viene trascurata, è da ritrovarsi nell'approccio positivista che è ancora dominante nell'economia accademica. La febbre speculativa nei mercati degli asset è quasi impossibile da quantificare o misurare, e quindi non si adatta perfettamente ai tipi di ipotesi che sono necessari per la verifica empirica.
Dopo aver steso il suo approccio teorico, Brown lo usa come base per costruire un avvincente racconto interpretativo sulle origini, lo sviluppo e le prospettive disastrose dell'euro. Nel processo, individua e descrive le decisioni e le politiche della BCE e della Federal Reserve che hanno generato l'attuale condizione in cui langue l'euro. Ma Euro Crash non si limita a delineare la storia della moneta nel suo titolo; si dipana e scioglie il complesso intreccio di eventi e politiche che sin dal 1990 hanno segnato l'evoluzione pericolosa del sistema monetario globale.
Questo libro è una sfida radicale alle dottrine predominanti, le quali hanno viziato profondamente la politica monetaria sin dal 1980. Sappiatelo: leggere questo libro sarà un'esperienza intellettuale davvero frizzante. Come un tuffo a capofitto in una piscina fredda, vi rinfrescherà la mente e vi farà risvegliare accanto ad un ricco bagaglio di nuove idee.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Come il potere rapina (altri dissero: logora) chi non lo ha.
RispondiEliminaL'inflazione monetaria e' un metodo silenzioso di rapina. La guerra un metodo rumoroso. Le tasse un metodo legale. La politica un metodo furbesco.
E quando crolla il potere.... Come ci si salva?
EliminaStandone alla larga!!!
l unica stabilita dei prezzi buona,p quando i prezzi calano
RispondiEliminaps ancora su ieri, dna: ws non teme la deflazione monetaria, la ws che conta, perché saranno già in salvo, avranno già liquidato, sono coperti da credit default swap, utilizzano strumenti di ricopertura (hedge) e derivati. il bagno di sangue sarà per il gregge, e ricompreranno a prezzi stracciati.
Ok, ora ti ho capito. Ma già moltissimi commenti fa scrissi a Francesco che le élite s si sarebbero comunque riciclate financo in Cina, dove sarebbero certamente accolte a braccia aperte dagli aspiranti neo miliardari locali.
EliminaNon ci sono dubbi, i figli di puttana più forti sopravviveranno in ogni caso. E poi la storia si ripete sempre nella sostanza. Penso ai tanti cambi di casacca, alla salita sul carro del vincitore, ai voltagabbana di ogni tipo e razza, all'individualismo metodologico radicale: l'egoismo solipsista che non riconosce altro che se stesso. La libertà propria non reciproca.
Insomma l'effetto Cantillon riguarda la crema dell'elite, mentre l'effetto barcellon colpisce con maggiore intensità dalla base della piramide in su, cioè quanto più si è distanti dal potere. Quelli come noi, ma forse mi illudo, che si trovano più o meno a metà della piramide e conoscono per relazione entrambe i versanti, devono esser bravi a sfruttare quanto più possibile l'effetto Cantillon, sfuggendo il più possibile l'effetto barcellon. Una posizione magnifica per assistere agli eventi circostanti con un certo distacco culturale. Da osservatori consapevoli. Enorme privilegio. Almeno per me. Valutazione soggettiva.
P.s.: pro euro o pro lira? Noooooo! Terza via: soundmoney al posto del fiatmoney.
Un altro lampante esempio di doppia fregatura statale: http://news.sanitainformazione.it/frontend/live/index.php#lettieri
RispondiEliminaCornuti quando eravamo giovani speranzosi e mazziati da adulti consapevoli.
Meglio poco che niente? Ma questa è una presa per il culo!