Bibliografia

lunedì 31 marzo 2014

Dollari USA: I canali del sistema finanziario





di Greg Canavan


Sin dal maggio dello scorso anno, le notizie finanziarie si sono concentrate fondamentalmente sulla possibilità di un tapering. Non preoccupatevi, non ne discuteremo qui... lo menzioniamo solo perché pensavamo al dollaro e alle valute in generale, e anche a ciò che determina il valore di una moneta.

Vedete, noi pensiamo che tutta la storia del tapering sia solo una truffa. La storia che vi viene data in pasto recita che l'economia americana sta migliorando e che, di conseguenza, i tassi di interesse devono "normalizzarsi."

Quello che sta irrobustendo questo concetto è il rafforzamento del dollaro. Gli investitori vedono che il dollaro sta aumentando rispetto a tutta una serie di altre valute e pensano che rappresenti una preferenza per gli asset degli Stati Uniti, preferenza basata sullo stato di salute della loro economia.

Pensiamo che sia molto più complicato di così.

Ci basiamo sulla considerazione che il capitale fluisca attraverso una moneta, e non in essa. Questa idea avrà bisogno di un po' di spiegazioni, ma è davvero interessante quindi seguiteci.

Innanzitutto, bisogna comprendere il flusso generale dei capitali in tutto il mondo. Semplificando, gli Stati Uniti sono la fonte di gran parte della liquidità mondiale ed il capitale fluisce attraverso i loro $500 miliardi annui di deficit commerciale.

In altre parole, gli Stati Uniti succhiano $500 miliardi di beni e servizi in più rispetto a quelli che inviano al resto del mondo, quindi devono compensare questa quantità eccedente con la cartamoneta. In realtà pagano con prestiti, e lo fanno attraverso l'emissione di buoni del Tesoro.

Di conseguenza i capitali fluiscono fuori dal paese attraverso il dollaro (per comprare, ad esempio, yuan cinesi) per pagare beni e servizi. Ma quasi istantaneamente i cinesi rimandano indietro i capitali attraverso il dollaro, o per meglio dire, mediante asset denominati in dollari (come i buoni del Tesoro).

E' questo flusso costante che sostiene il valore del dollaro. Quando escono un po' più di capitali rispetto a quelli che entrano, il dollaro si indebolisce rispetto a qualsiasi valuta che non mantiene un flusso uguale. E quando l'afflusso è maggiore del deflusso, accade il contrario.

Quindi quello che state vedendo ora, è un afflusso verso asset denominati in dollari. Ma, come abbiamo detto, è più complesso di così. Ecco quello che pensiamo stia accadendo...

I flussi di capitale basati sul commercio internazionale di beni e servizi sono solo una parte dell'equazione. I flussi di capitale "speculativi" giocano un ruolo importante nel determinare il valore di una valuta.

Ad esempio, il governo degli Stati Uniti emette buoni del Tesoro per finanziare il suo deficit, cosa che rappresenta una spesa per beni e servizi reali. Questi bond, pur essendo IOU del governo, rappresentano anche un asset finanziario... uno di quelli che il relativo titolare può "usare" per le sue speculazioni.

Cioè, se possedete un bond del Tesoro lo potete utilizzare come garanzia per prendere in prestito dollari e poi spenderli per esporvi, ad esempio, nei mercati emergenti. Quando il QE era in pieno vigore e la liquidità scorreva, tale trading era abbastanza popolare.

Ma ora, con il mercato in attesa che la festa del QE finisca, o come minimo di un suo rallentamento, tali flussi speculativi si stanno invertendo. Il capitale speculativo sta tornando velocemente indietro attraverso il dollaro, spingendo verso l'alto il suo valore rispetto a tutta una serie di valute (soprattutto valute dei mercati emergenti).

Quindi ci sono due flussi di capitale da tenere a mente qui: quello che riguarda gli scambi di beni e servizi reali e quello che fa riferimento al trading finanziario/speculativo.

In questo momento pensiamo che la forza del dollaro sia più legata a quello che sta accadendo sul lato speculativo del mercato... i flussi finanziari. E se abbiamo ragione, sta in realtà mascherando importanti debolezze strutturali del dollaro.

Perché?

A causa di ciò che sta accadendo sul lato commerciale dello spettro. Gli Stati Uniti stanno ancora generando un deficit commerciale annuo di circa $500 miliardi (cioè un deflusso di dollari per pagare beni e servizi). Affinché il dollaro rimanga stabile (ignorando il lato finanziario delle cose, per il momento) gli stranieri devono colmare questa lacuna mandando indietro capitale (comprando asset denominati in dollari).

Ma in questo momento i creditori esteri non lo stanno facendo. L'appetito per gli asset statunitensi di lungo termine, in particolare le obbligazioni del Tesoro, è in calo ... e di tanto. Questa non è una cosa buona per il dollaro, ma in questo momento i capitali speculativi stanno tornando negli Stati Uniti (passando per il dollaro) e stanno mascherando questo problema strutturale.

E la promessa della FED di un tapering sta peggiorando le cose. Attualmente la Federal Reserve sta comprando mensilmente circa $35 miliardi di buoni del Tesoro, o $360 miliardi l'anno. Questo è più che sufficiente per coprire il deficit commerciale, ma non è certamente salutare avere la propria banca centrale che finanzia il 100 % del consumo in eccesso.

In realtà, è addirittura pericoloso. Perché invece di farlo gli stranieri, situazione che comporta la vendita di valuta estera per acquistare dollari, la FED sta creando più dollari per acquistare asset denominati in dollari.

Ciò può sembrare un po' confuso, quindi cerchiamo di semplificare ulteriormente. Quando gli stranieri finanziano i deficit degli Stati Uniti, tale pratica rappresenta un'autentica domanda di dollari (o di circolazione dei capitali attraverso i dollari). Quando lo fa la Federal Reserve, rappresenta un aumento del dollaro rispetto alle valute estere. Non è un bene per il suo valore di lungo termine.

E tutti quei "dollari," o asset denominati in dollari, sono ancora là fuori. 30 e rotti anni di deficit commerciali siedono nelle banche centrali straniere di tutto il mondo sotto forma di buoni del Tesoro degli Stati Uniti. Lo stock di debito federale, detenuti all'estero, è enorme. In altre parole, c'è una grande quantità di debito denominato in dollari al di fuori dei confini degli Stati Uniti.

Come probabilmente saprete, i prezzi sono fissati al margine. Il prossimo venditore (e l'acquirente) fissa il prezzo di una sola unità dell'enorme stock denominato in dollari.

Quindi se qualche straniero volesse vendere, e nessun altro straniero volesse comprare, è probabile che sarà la FED a diventare il compratore marginale. Tale transazione è negativa per il dollaro, in quanto creerebbe una transazione in cui il dollaro compra il dollaro.

In ultima analisi sarà negativo sia per il valore del biglietto verde sia per i partner commerciali degli Stati Uniti. A sua volta ciò aumenterà il prezzo delle importazioni, che potrebbe spingere verso l'alto il valore nominale del deficit commerciale e peggiorare le cose. O gli Stati Uniti potrebbero mettere la testa a posto e consumare di meno, cosa che solo rendimenti obbligazionari più elevati potrebbero costringere a fare.

Chi lo sa? Ma quello che sta diventando più chiaro sono i problemi irrisolvibili di un eccesso di debito in tutto il sistema finanziario internazionale. Il tapering, i flussi di capitali speculativi, l'aumento dei rendimenti obbligazionari e la riduzione del deficit commerciale spronata dai finanziamenti esteri, sono tutti fenomeni intrecciati.

I prossimi anni saranno molto interessanti. Molti scenari possono ancora saltare fuori, ma una ripresa sostenibile degli Stati Uniti non è uno di essi.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 28 marzo 2014

Una teoria inconsistente e inconcludente: il keynesismo





di Francesco Simoncelli


Al cuore dell'economia moderna esiste un'unica teoria che in tutti questi anni ha guidato le politiche degli stati, delle banche centrali e gli insegnamenti nelle aule accademiche: la teoria keynesiana. Le azioni intraprese per combattere le recessioni, per stabilizzare l'economia, per mettere mano ai bilanci, hanno sempre fatto riferimento agli insegnamenti promulgati per la prima volta nel 1936 quando apparve la General Theory. La stampa mainstream plaude ogni volta che i dirigenti politici parlano in questi termini, perché questo vuol dire un aumento della spesa. E molto probabilmente incentivi all'editoria. Siamo di fronte ad una delle pietre miliari della storia del pensiero economico che ha più influenzato il corso degli eventi dell'essere umano nell'ultimo secolo.

Grazie alle teorie keynesiane, o per meglio dire quelle neo-keyensiane propagandate da Paul Samuelson, gli stati hanno trovato terreno fertile per radicare meglio la loro presenza nell'immaginario collettivo come identità salvifica. Attraverso le loro decisioni politiche è possibile arrivare alla salvezza economica, ed è proprio per questo che devono essere legittimati ad avere carta bianca in quei momenti in cui sono richieste decisioni drastiche. Quanto c'è di vero in queste asserzioni?

Credo che ormai abbiate capito che oggi andremo a dissezionare le teorie del secondo marmittone.



PRIMA DEL KEYNESISMO

La teoria keynesiana arrivò in un periodo di grande caos finanziario ed economico, per il quale i vari stati del mondo avevano gran parte delle responsabilità (avendo speso denaro oltre le loro capacità ed avendo abusato della stampante monetaria). Il 1914 è l'anno dello spartiacque, quello in cui il pensiero economico tradizionale viene messo da parte per fare spazio alle irresponsabilità e alle demenze della guerra mondiale. Tutti i paesi del mondo seguono la stessa linea di azione: spesa a deficit.

Il gold standard era ovviamente un intralcio per questa linea d'azione, quindi gli stati sospesero il suo ruolo come mezzo di scambio. Stampare carta era più facile, inoltre i debiti di guerra potevano essere accollati alle nazioni perdenti. Nonostante ciò, alla fine della prima guerra mondiale tutte le nazioni del mondo ne uscirono con le ossa rotte, soprattutto dal punto di vista economico perché pensarono di ritornare al gold standard ai tassi di cambio pre-bellici.

Per l'Inghilterra sarebbe stato un disastro, perché si pensava di poter ignorare a cuor leggero l'inflazione di massa che aveva avuto luogo negli anni del combattimento. Questo avrebbe dovuto forzare due decisioni: vendere oro o restrignere l'offerta di moneta. Qualsiasi delle due decisioni sarebbe stata sensata ed avrebbe permesso al mercato di ripulirsi dagli errori precedenti; ma lo stato, ora come allora, non brilla certo per arguzia e intelligenza. Montagu Norman, capo della BoE all'epoca, invitò il suo amico negli Stati Uniti, Benjamin Strong capo della FED di New York, a persuadere in qualche modo il presidente della Federal Reserve affinché pompasse l'offerta monetaria del suo paese, così da evitare un assalto alle riserve aureee britanniche.

Benjamin Strong morì nel 1928, e fino a quella data riuscì ad esaudire il desiderio del suo amico. Poi la FED smise di creare denaro e questo incanalò l'economia statunitense verso il crollo azionario del 1929.

Stampare denaro è sempre stato un escamotage per cercare di tassare indirettamente la popolazione ed accentrare più risorse pecuniarie nelle mani dei primi ricevitori del nuovo denaro, nonché avere vita facile per ripagare i debiti; però prima della comparsa della General Theory coloro che sostenevano una posizione simile dovevano scontrarsi con il pensiero economico dominante, il quale era dedito a promulgare una politica conservatrice nei bilanci. (es. niente interferenze statali nei mercati, valuta stabile ancorata all'oro, tasse e spese al minimo.)

Infatti, gli economisti del diciottesimo e diciannovesimo secolo avevano dimostrato come l'intervento dei governi nei mercati avrebbe impedito un loro funzionamento in accordo con i desideri degli attori economici che li compongono.

Non solo era possibile arrivare a questa conclusione attraverso il ragionamento, ma per chi fosse stato ancora scettico era possibile annoverare a supporto di tale tesi una sequela di esempi storici. Un esempio su tutti, il gold standard che per secoli è durato nell'Impero Bizantino. Infatti, avendo come monito l'ennesimo fallimento della cartamoneta per gentile concessione delle strambe teorie di John Law, gli economisti sapevano che il governo doveva tenere le mani lontano dalla stampante monetaria affinché si volesse avere una moneta stabile. Questo era il motivo per cui sostenevano un gold standard e un bilancio dei governi in pari.

Infatti, i governi non hanno né la capacità né la conoscienza per poter direzionare in modo sano i mercati; più la loro azione è limitata alla sola protezione della proprietà privata ed a far rispettare i contratti, più la prosperità economica sarà una realtà per la società. E' questo quello che avvenne nell'America del XIX secolo, come viene spiegato nel libro di Robert Higgs The Transformation of the American Economy, 1865-1914. Tali principi, nonostante la creazione della Federal Reserve, erano ancora vivi nella popolazione americana quando nel 1920 il presidente William Harding risolse con successo una delle depressioni più brevi nella storia del settore bancario centrale. Come fece? Due parole: laissez-faire.

Morì nel 1923 e con lui una parte di quel rigore ideologico e morale verso la libertà che caratterizzò gli USA delle prime colonie; infatti, l'Inghilterra tornò al gold standard nel 1925, e da allora in poi la FED iniziò la sua corsa verso l'espansionismo artificiale perpetuo. Questa strategia andava a tutto vantaggio dello stato, il quale si trovava ad avere l'occasione di poter ampliare la sua sfera d'influenza potendo incamerare i frutti dell'inflazione grzie alla FED e quelli del clientelismo grazie alla spesa a deficit.

L'azione irresponsabile della pianificazione centrale culminò con la depressione degli anni '30, periodo in cui le politiche sconsdierate che erano state adottate fino a quel momento non sembravano funzionare. Cosa successe? Perché sembrò tornare il sole tutto d'un tratto? Vennero infrante delle promesse. Roosevelt sospese di nuovo il gold standard, e con la creazione del FDIC al mercato venne impedito di ripulire l'ambiente economico. Da quel momento in poi l'establishment politico e bancario avrebbe agito seguendo una sola massima: quando niente sembra più funzioanre, basta semplicemente implementare più della stessa cosa che non ha funzionato. Inondarono, quindi, il mercato con denaro fiat.




Fu da questi semi che germogliò il keynesismo. Politici e banchieri centrali sapevano di essersi spinti oltre, e che non potevano più tornare indietro, quindi avevano bisogno di una giustificazione agli occhi della popolazione.



DEVIAZIONE SULLA VIA VERSO LA LIBERTA': IL NEW DEAL

Non bisogna tralasciare uno dei capisaldi dell'attivismo burocratico e fiscale dell'epoca: il New Deal. Questo pacchetto di misure voluto dall'amministrazione Roosevelt segnò profondamente la storia del pensiero economico negli anni a venire, perché rappresentò il primo passo concreto verso l'espansione dell'influenza dello stato e la distruzione della proprietà privata. Il mix di nazionalismo ed autarchia contenuto nel New Deal servivano solo ad imbastire una sequenza di controlli dei prezzi e controlli della produzione.

John T. Flynn ha scritto un favoloso libro sulla figura di Roosevelt, andando proprio a concentrare la lente d'ingrandimento sugli errori commessi dall'allora presidente degli Stati Uniti: The Roosevelt Myth. Qui apprendiamo che lui e la sua amministrazione, avendo sperimentato un rally nel mercato azionario e nelle proprietà agricole, quando scoppiò la bolla pensarono di aggredire i prezzi bassi come modo per curare la depressione incipiente.

L'aumento delle tasse, dei legacci burocratici e della propaganda anti-imprese contribuì a far peggiorare il periodo di stagnazione in cui erano entrati gli Stati Uniti, con l'attività economica che rallentava ulteriormente a causa della gesione miope di Roosevelt e dei suoi tirapiedi. Una delle leggi più tossiche partorite da questi ultimi fu il NIRA (Nation Industrial Recovery Act): introduzione di un salario minimo nonostante le capacità dei lavoratori; maggior potere ai sindacati; costi della manodopera elevati; ecc. L'effetto di queste politiche fu uno solo: disoccupazione. Non poteva essere altrimenti, perché l'ABC dell'economia ce lo conferma: ad un prezzo maggiore, la domanda diminuisce.

Dopo tutte queste nuove strategie e la sospensione del gold standard, la Grande Depressione avrebbe attanagliato il paese per altri quindici anni. Nel 1948, infatti, con l'abolizione delle regole imposte dal New Deal e con taglio della spesa pubblica di circa il 60%, l'economia statunitense potè recuperare dagli squilibri accumulati in passato. Solo in quell'anno la produzione del settore privato aumentò di un terzo, e dopo 18 anni gli investimenti privati di capitale videro finalmente il segno positivo. Come ci spiega Robert Higgs nel suo saggio Regime Uncertainty: Why the Great Depression Lasted So Long and Why Prosperity Resumed after the War, non furono le misure adottate da Roosevelt a far tornare gli USA su un cammino di prosperità bensì l'affievolimento della presa statale sul mercato.



LE PRESCRIZIONI DEL KEYNESISMO

Nella piena turbolenza dei mercati e con politiche la cui diffidenza era nota, i dirigenti politici si trovavano a fare i conti con gli errori della loro presunzione di conoscenza e con la volontà di mantenere in piedi a tutti i costi un sistema ormai decotto. L'arrivo della teoria generale di Keynes rappresentò una manna dal cielo. Si sarebbero trovati per le mani una dottrina che avrebbe predicato esattamente il loro corso d'azione: controllo centrale dell'economia, irresponsabilità fiscale, consumismo sfrenato.

Passo dopo passo le mani dello stato erano finite sull'economia, andando a conquistarne ogni giorno che passava un pezzo in più. Erano state fatte troppe promesse e le risorse per mantenerle non c'erano. Si scelse la via più facile nel breve termine: ignorarle. Come? Sei parole, le più insensate ed irresponsabili mai pronunciate nella storia del pensiero economico: nel lungo periodo saremo tutti morti. La classe dirigente aveva ora la giustificazione che tanto bramava dalla classe accademica, potevano innalzare un simbolo attraverso il quale continuare ad agire secondo i propri capricci. Il prezzo da pagare sarebbe stato salato. Ma non sarebbe arrivato allora.

C'erano carriere da seguire. Denaro da raccogliere. E' così che il mondo ha abbracciato il keynesismo.

La nuova teoria introdotta da Keynes andava a colpire le basi del libero mercato, accusandolo di essere irrazionale e prigioniero dei cosiddetti "spiriti animali" degli imprenditori, i quali provocavano ampie fluttuazioni nella produzione, nell'occupazione e nei prezzi. Stava sovvertendo quella rivoluzione nel pensiero e nel sistema produttivo che aveva dato i natali ad uno dei periodi più floridi nella storia dell'uomo, una crescita economica come sperimentata in quel periodo resta ancora senza precedenti. Keynes non stava facendo altro che ribaltare le convinzioni che avevano generato questa crescita senza precedenti, elevando il governo a figura onnisciente in grado di salvare le sorti dell'economia attraverso deficit durante le fasi di depressione (per stimolare una crescita) e surplus durante le fasi di boom (per tenerla a bada).

Affinché gli stati potessero essere liberi di agire in tal modo, dovevano prima di tutto liberarsi dalle "manette" dell'oro in modo da poter gestire una moneta elastica e manipolarne l'offerta, il tasso di interesse ed il suo valore di cambio nei mercati esteri. Queste prescrizioni erano necessarie perché potevano garantire un certo ammontare di spesa pubblica da utilizzare per investimenti e per mettere al lavoro un bacino crescente di lavoratori. Keynes stava chiaramente sovvertendo l'ABC dell'economia, ma questo non importava: la sua era una giustificazione plausibile all'operato di una classe dirigente disposta a fare di tutto pur di rimanere al proprio posto.

Non solo credeva che economisti brillanti come lui potevano aiutare i politici ad uscire da situazioni difficili, ma accusava il libero mercato di essere incapace di ripulire l'ambiente economico dagli errorri accumulati. Domanda e offerta passavano in secondo piano, lasciando campo libero ai capricci di una cerchia di individui che si ritrovavano "l'obbligo morale" di poter fissare i prezzi su basi "giuste" e "ragionevoli." Anche se si voleva ignorare l'ABC dell'economia, quest'ultima non ignorava la realtà: carenze ed eccedenze. Alla domanda dei sindacati di aumentare i prezzi dei salari, lo stato rispondeva con una dose maggiore di quelle politiche che avevano causato i problemi economici in prima istanza. L'obiettivo era la cosiddetta "piena occupazione" delle risorse umane inattive, le quali, languendo nel limbo tra sindacati e governo, vennero incanalate oltreoceano a ricoprire il ruolo di carne da macello.

Ma andiamo con ordine. Lo stimolo attraverso la spesa, nell'ottica keynesiana, serve ad infodnere nel governo la capacità di entrare in possesso di fondi che possono essere spesi per creare nuovi lavori. La teoria, definita moltiplicatore keynesiano, recita che la spesa che finisce nelle tasche di qualcuno, diventerà il reddito di qualcun altro quando spenderà quel denaro. Qual è il problema? Il denaro speso dallo stato non cade dagli alberi, il quale ha tre modi per entrarne in possesso: tasse, prestiti, stampa di denaro. Qualunque modo prediliga, il risultato è lo stesso, ovvero, lo stato distrugge i lavori. O per meglio dire, sposta denaro da un lavoro ad un altro senza preoccuparsi della produttività e dell'efficienza di tale mossa. Non c'è correlazione tra crescita economica e crescita della spesa pubblica.[1]




L'illusione di poter conferire un alone magico alla spesa del governo è alquanto fuorviante, perché lo stato si appropria delle risorse che spende attraverso la coercizione quindi non deve fare alcuna fatica per guadagnarsele. Espande solamente la sua sfera d'azione cercando di capire, attraverso il suo punto di vista ristretto, cosa può essere "utile" alle persone. Inutile dire che fallisce miseramente.

La classe dirigente è incapace di operare un calcolo economico in accordo con i desideri del mercato. La sua natura predatoria glielo impedisce. Anche quando prende in prestito denaro attraverso l'emissione di IOU abbiamo a che fare con la stessa situazione. Quando lo stato spende piú soldi di quelli che incassa, esso sta commettendo un atto fraudolento nei confronti dei contribuenti che sta vessando. Per poter proseguire le proprie attività, va sul mercato e offre dei IOU come promessa di pagamenti futuri. Cioè spende nel breve termine e prende in prestito nel lungo termine. Una "linea d’investimento" assai criticabile, la quale non può portare che a una lunga agonia, culminante nel default. Ma andiamo avanti. Lo stato promette a coloro che gli concedono credito un ripagamento sicuro alla scadenza. Aspettate un momento, però: chi paga? Perché, da quanto appreso finora, il finanziamento cui fa ricorso lo stato non produce alcun bene o servizio (cioè la ricchezza totale della nazione non aumenta). Se, ad esempio, concedessimo credito a un’azienda neonata che volesse acquistare macchinari per realizzare un’idea ritenuta tecnologicamente rivoluzionaria, il calcolo imprenditoriale alla base di quest’attività ci conferirebbe enormi guadagni dalla resa futura dell’investimento, perché sarebbero soddisfatti i desideri dei consumatori, che sono i decisori ultimi del successo e del fallimento di qualsiasi attività imprenditoriale, in un mercato libero.

Quindi, l’interesse generato dalle obbligazioni private è ripagato attraverso un aumento della produzione. Lo stato, invece, spende semplicemente quel che incassa. Lo definireste "investimento," questo? Non solo: prendendo in prestito dalla popolazione autoctona, esso devía risorse reali verso settori che non sarebbero mai stati finanziati volontariamente dagli attori di mercato. Il presunto investimento si trasforma: da giudizio di mercato, diventa giudizio politico. Gl’investimenti improduttivi cui s’è dedicato il sistema statale in tutti questi anni non hanno fatto altro che distruggere ricchezza reale: spese per un sistema di welfare crescente e per guerre sanguinose. Questo è ciò che fa lo stato, e i debiti accumulati finora non saranno mai ripagati. Saranno rinnovati negli anni. Altrimenti, perché il debito pubblico starebbe ancora crescendo, se l’impegno dello stato fosse davvero quello di ripagarlo? Peggio ancora: non solo l’investitore non riceve alcun bene o servizio in cambio, ma parte dell’investimento dev’essere ripagata da lui stesso attraverso il sistema fiscale.

Ma se ci troviamo in un periodo recessivo, e questo denaro verrebbe usato per stimolare l'economia ritardando il giorno della resa dei conti, lo stato sarebbe costretto ad attuare una serie crescente di manipolazioni ed intereferenze con la struttura produttiva e sociale fino a sprofondare in una spirale dittatoriale. Tutti quei settori che erano prosperati grazie al falso boom indotto dalla precedente espansione monetaria, finirebbero sotto pressione e necessitanti di un salvataggio. Non solo per rimanere in attività, ma anche per correggere i salari all'interno della loro presunta attività imprenditoriale.

Il mancato aggiustamento degli errori, diffonde falsi segnali in tutto il panorama economico andando a distorcere sempre di più la struttura produttiva di un paese. Sempre più individui si presenteranno alle porte dello stato per essere salvati perché incapaci di poter organizzare le proprie attività. La pianificazione centrale espande la sua cecità al resto dell'economia, decretando la fine della democrazia di mercato ed inaugurando un'economia di controllo.[2]



RINCARARE LA DOSE

Oltre alla spesa pubblica ed ai prestiti, la classe dirigente venne incitata nella General Theory a manipolare i tassi di interesse armeggiando con l'offerta di moneta.

Il giusto rimedio per il ciclo economico non lo si deve cercare abolendo i boom e quindi facendoci navigare in uno stato di semi-depressione; ma lo si deve cercare abolendo le depressioni per mantenerci in uno stato permanente di quasi-boom.[3]

Questa politica tenta di ridurre gli interessi sui debiti attraverso una tassazione indiretta della popolazione, mascherando una linea d'azione palesemente truffaldina con una patina di altruismo. Visto che la tassazione diretta rende visibile il dolore economico, la classe dirigente parla di "giustizia sociale" quando deve ricorrere alla stampante monetaria, promettendo un El Dorado di prosperità a tutti coloro che si fideranno dei loro eletti. In realtà, in virtù dell'effetto Cantillon che caratterizza una pratica simile, i piccoli risparmiatori verranno pesantemente puniti mentre verranno premiati, ad esempio, i possessori di azioni.

L'illusione di un miglioramento delle condizioni economico-finanziarie dura solo temporaneamente, o almeno finché i prezzi si aggiustano al nuovo equilibrio riportando a galla la situazione iniziale con tutta una serie di nuovi problemi. Sopprimere i tassi di interesse attraverso uno stimolo dell'offerta di moneta distorce la struttura di produzione e la struttura dei finanziamenti, lanciando nel panorama economico il falso segnale secondo cui i risparmiatori sono ancora disposti ad elargire nuovi fondi. E' un bluff, l'espansione monetaria in un sistema monetario fiat non è coperta da risparmi reali e devia le risorse scarse verso attività che molto probabilmente le sprecheranno.

Una volta che il nuovo denaro scorre nell'economia più ampia, i prezzi si aggiustano al margine fino ad intaccare ogni settore; si viene a creare una situazione alquanto sgradevole per coloro che ricevono per ultimi (o non ricevono affatto) il denaro fiat di nuova creazione. Questo richiede l'ulteriore intervento del governo, il quale impone controlli dei prezzi nel vano tentativo di tappare una falla con un dito. L'economia inizia a viaggiare su binari separati: uno ufficiale (manipolato), uno ufficioso (mercato nero).

Quest'ultimo tenta di sopperire ai desideri espressi dagli attori di mercato, i quali attraverso le loro azioni mantengono vivo il libero mercato. Nonostante le prime fasi della produzione possano vedere un miglioramento dal punto di vista dei costi e dei salari, questo stato di cose non rimane sempre così perché a fronte di un'espansione artificiale del denaro fiat non segue un aumento della produzione, la quale viene deviata verso settori non richiesti dalle necessità sane degli attori economici. Scrisse Ludwig von Mises:

Il corso espansionistico non è sostanzialmente influenzato dal fatto che alla sua vigilia vi siano capacità inutilizzate, scorte eccedenti invendute e lavoratori disoccupati. Supponiamo che vi siano attrezzature non usate per l'estrazione del rame, scorte di rame invendute e lavoratori disoccupati delle miniere cuprifere. Il prezzo del rame sia a un livello al quale l'estrazione non è conveniente per alcune miniere, i cui lavoratori vengano licenziati; vi siano speculatori che si astengano dal vendere le loro scorte. Ciò che è necessario per rendere nuovamente redditizie queste miniere, per dare lavoro ai disoccupati e per esitare le scorte senza ridurre i prezzi al di sotto di costi di produzione, è un incremento p dell'ammontare di beni capitali disponibili, abbastanza grande perchè ne segua un aumento dell'investimento, della produzione e del consumo tale da provocare un aumento adeguato nella domanda del rame.

Se peraltro questo aumento non appare e gli imprenditori, illusi dall'espansione del credito, agiscono nondimento come se p fosse realmente disponibile, le condizioni sul mercato del rame durante l'espansione sono come se p fosse stato realmente aggiunto all'ammontare dei beni capitali disponibili. Ma tutto ciò che s'è detto circa le inevitabili conseguenze dell'espansione del credito vale anche per questi. La sola differenza è che, per il rame, l'espansione inadeguata della produzione non occorre sia raggiunta con la sottrazione di capitale e lavoro da impieghi in cui questi avrebbero soddisfatto meglio i bisogni dei consumatori. La nuova espansione incoccia in un cattivo investimento di capitale e di lavoro già influenzati dall'espansione precedente che il processo di riaggiustamento non ha ancora assorbito.[4]

In realtà, il vero spettro che aleggia durante i periodi in cui la classe dirigente tenta di reflazionare l'economia attraverso uno stimolo monetario, non è quello di costi e prezzi in aumento nel presente, ma di un loro ulteriore aumento nel futuro. Quando i banchieri centrali avviano le rotative per mantenere artificialmente in piedi investimenti decotti, lo fanno in un panorama perlopiù deflazionistico.[5] Quando il denaro di nuova creazione, dopo un certo lasso di tempo, inizia a fluire nell'economia più ampia ha un effetto anti-deflazionistico, e non inflazionistico. In un certo modo, rassicura la popolazione: scongiura un aumento futuro dei prezzi facendole credere che i prezzi non scenderanno più.

Questa situazione è temporanea perché al continuo fluire del nuovo denaro, il panorama economico inizia ad essere pungolato dagli effetti inflazionistici dell'espansiome monetaria. Se la testardaggine dei pianificatori centrali li conduce a creare quantità sempre crescenti di denaro e credito, il processo finisce per sfuggire di mano portando ad una severa svalutazione della valuta nazionale (a tutto vantaggio delle nazioni estere che, se si sono astenute dal perseguire politiche simili, possono comprare merci e servizi a prezzo scontato). Sovvenzionando indirettamente il mercato estero, quello interno inizia a subire gli aumenti dei costi derivati da un'inflazione dei prezzi perpetua.

L'insostenibilità della situazione generata dal denaro fiat, porta la realtà a scontrarsi con l'illusione monetaria, generando un solo possibile evento: aumento dei tassi di interesse. Infine anche i salari subiscono le stesse pressioni, perché come scrisse Adam Smith: "Sebbene i salari dei lavoratori siano pagati in denaro, il loro reddito reale, come quello di tutti gli altri uomini, non consiste nel semplice denaro, ma nel valore del denaro; non nei pezzi di metallo, ma in quello che può acquisire con essi."[6] Le misure monetarie servirebbero solo ad abbassare il costo della manodopera in modo silenzioso senza che gli interessati se ne possano accorgere.

La General Theory di Keynes, così come abbiamo detto, rappresentava un ribaltamento delle teorie di libero mercato che fino al 1914 avevano garantito una certa prosperità alla popolazione americana, ma che nella Grande Depressione vennero messe in discussione dato il persistere della stessa. Infatti Keynes accusava il libero mercato di non essere in grado di ripulire il panorama economico dagli errori commessi in precedenza, creando una serie di risorse inattive senza uno scopo. Queste risorse comprendevano anche il mondo del lavoro. Nonostante la General Theory venne seguita da altri libri (improntati da una connotazione austriaca, come The Great Depression di Lionel Robbins nel 1937) che davano una spiegazione alla Grande Depressione con approcci diversi, Keynes ottenne tutte le attenzioni. E' ovvio, giustificò tutto quello che fino a quel momento avevano fatto i governi: contrarre deficit.

Nonostante Keynes assicurò nel suo libro che la sua teoria fosse di carattere generale ed applicabile in periodi transitori, i suoi discepoli si spinsero oltre facendole assumere un carattere permanente. "Più della stessa cosa," sarebbe stata questa la formula principe.

Ma che succede se, per esempio, lo stato dovesse ritirare la propria influenza diminunedo spesa, tasse e finanziamenti attraverso i prestiti? Secondo i keynesiani ci sarebbe una recessione. Questo è vero nel breve termine, infatti la disoccupazione aumenterebbe. Ma cambierebbero anche i destinatari della spesa degli individui, i quali si ritroverebbero molti più fondi nelle loro tasche. Il mercato non presenta risorse inattive, ma individui che scelgono cosa fare o cosa non fare. Le interferenze della pianificazione centrale canalizzano i lavori verso settori della produzione praticamente inefficienti, che non solo drenano risorse ma inglobano sempre più manodopera che sarà destianta alla disoccupazione nella fase di bust. La resa dello stato ad intervenire ulteriormente non dobbiamo definirla come recessione, bensì come il superamente stesso della recessione. Una volta che vengono liquidati quegli investimenti decretati dal mercato come improduttivi, verranno sostituiti da attori economici che invaderanno la scena e faranno quello per cui esistono gli imprenditori: soddisfare il cliente.

Avendo più soldi in tasca e avendo una visione più chiara dell'ambiente economico (scevra da interferenze centrali), gli individui faranno le loro scelte premiando quelle attività che più soddisferanno i loro desideri. L'abbassamento del costo della manodopera, dovuto alla riallocazione delle risorse umane, sarà controbilanciato nel tempo da un potere d'acquisto stabile della moenta e da una produzione industriale in rapida ascesa.

Il keynesismo poggia su un grande inganno: sostiene che la spesa pubblica possa far funzionare il mercato, mentre non può farlo quella dei privati. Capite benissimo che questo non ha senso.



SAY O NON SAY

L'altro argomento che diede lustro alla General Theory fu la sua presunta confutazione della legge di Say. Secondo Keynes la legge di Say era vera solo quando l'economia aveva una piena occupazione, ma cessava la sua validità in periodi caratterizzati da risorse inattive. E' davvero così? Innanzitutto vediamo di capire cosa dice la legge di Say:

Un prodotto terminato offre da quell'istante uno sbocco ad altri prodotti per tutta la somma del suo valore. Difatti, quando l'ultimo produttore ha terminato un prodotto, il suo desiderio più grande è quello di venderlo, perché il valore di quel prodotto non resti morto nelle sue mani. Ma non è meno sollecito di liberarsi del denaro che la sua vendita gli procura, perché nemmeno il denaro resti morto. Ora non ci si può liberare del proprio denaro se non cercando di comperare un prodotto qualunque. Si vede dunque che il fatto solo della formazione di un prodotto apre all'istante stesso uno sbocco ad altri prodotti.[7]

A prima vista sembrerebbe un dilemma riconducibile all'uovo e alla gallina. In effetti le persone vorrebbero sempre saziare la loro fame attraverso un buon pranzo. Il problema è: se lo possono permettere? Cosa possono offrire in cambio al contadino, ad esempio, per entrare in possesso delle sue merci? Ad esempio, per permettere al contadino di allevare i capi di bestiame che producono latte e carne, coloro intenzionati ad acquistare i suoi prodotti potrebbero costruirgli un recinto di legno in cui far pascolare gli animali. La produzione di una cosa (recinto/offerta) permette ad un individuo di acquistare vettovaglie (latte o carne/domanda).

Qui in gioco ci sono i desideri degli attori economici che entrando in uno scambio, cercano di entrare in possessodi quegli oggetti che più daranno loro soddisfazione. Sono loro, quindi, che decidono come allocare le risorse nel panorama economico. Immaginiamo ora che qualcuno sia in grado di creare un mezzo di scambio dal nulla. Perché darsi la pena di produrre qualcosa quando si può avviare uno scambio fasullo (qualcosa in cambio di niente)? Viene quindi a mancare un pezzo della produzione (offerta), e più questa convinzione dello scambio fasullo permea l'ambiente economico più la produzione incasserà colpi deleterei.

La legge di Say ha smesso di essere vera? Non credo proprio. Nell'equazione del libero mercato si è inserito un parametro esterno che perturba l'equilibrio tra domanda e offerta, creando squilibri crescenti e duraturi se non ripuliti. Infatti, il produttore che è entrato in possesso di beni in cambio di cartamoneta priva di valore, ha diminuito la ricchezza della società perché ha consumato quegli asset. Nonostante l'interdipendenza di tutte le attività economiche, Keynes si sbagliava quando affermava che fosse il consumo la loro forza motrice. E' la produzione.

Al progredire della situazione iniziale ed al continuo consumo di beni e servizi, arriva un punto di saturazione in cui il mercato si rende conto che la strada intrapresa all'inizio di questo processo non è sostenibile: troppo denaro a caccia di troppo pochi beni. E' necessaria un'inversione, con il conseguente abbandono della cartamoneta come asset affidabile negli scambi. Tutti coloro che hanno invece creduto nella "potenza" della cartamoneta e che hanno costruito attività basate su di essa, vanno falliti. Non sono altro i cosiddetti investimenti improduttivi di cui abbiamo parlato prima, e le risorse umane attirate in questi business devono essere riallocate altrove non appena il tessuto economico si riprende da tale shock. Questo processo richiede due cose essenziali: tempo e flessibilità.

Qualora la cartamoneta dovesse ancora giocare un ruolo in questa situazione, perché ad esempio un'entità terza obbliga l'utilizzo di tale strumento negli scambi, allora il mercato troverà enormi difficiltà nel cercare di riportare le cose al loro punto di equilibrio. In questo punto si inserisce l'errore di Keynes, il quale suggerisce al governo di subentrare e rimpiazzare il consumo privato con un aumento della spesa pubblica. Questa strategia non fa altro che creare più domanda a scapito dell'offerta, cercando di bloccare in un punto preciso il sistema di prezzi in modo da favorire quelle entità che dovrebbero essere spazzate via dalla pulizia del mercato.

La loro improduttività non farà altro che erodere il bacino della ricchezza della società, distruggendo sempre più produzione quanto più questa strategia verrà tenuta in vita.

E' questo quello che accadde anche durante la Grande Depressione. La presenza distorsiva della banca centrale venne tenuta in vita attraverso misure draconiche che andavano ad ingessare il mercato. Soprattutto quello del lavoro, quando ad esempio col New Deal i sindacati guadagnare maggior potere di esercitare pressioni politiche. Questo cartello monopolistico spinse il governo ad aumentare i salari dei lavoratori al di sopra dei livelli di mercato (privo di interferenze). Come ci ricorda l'ABC dell'economia, quando aumenta il prezzo la domanda cala e l'unico esito poteva essere uno solo: sovrabbondanza di lavoratori (disoccupazione).

Ci si rifiutò di capire che fu lo stato a prolungare la depressione, ma questo rifiuto aveva un prezzo: mancanza di una giustificazione. E' per questo che Keynes venne accoltoa braccia aperte quando apparve sulla scena mondiale. Nonostante la sua teoria fosse un conglomerato di concetti fuorvianti e pessima esposizione letteraria, venne idolatrato. Lo stato prese infine il suo agognato scettro e divenne un dio a tutti gli effetti, e Keynes il suo messia.



TEMPI MODERNI

Al giorno d'oggi la maggior parte delle persone non da peso alle politiche implementate dallo stato. Avendolo riconosciuto come entità salvifica, accetta perlopiù passivamente le ricette che i suoi organi decisionali prendono in merito ai vari problemi affrontati dalla società. Le teorie keynesiane, oltre ad essere propugnate dall'ambiente accademico, sono state assimilate per osmosi anche dalla popolazione. O perlomeno la versione iper-semplificata delle fallacie economiche keyensiane. Tutto ciò grazie al lavoro di propaganda promosso da Paul Samuelson, il quale, in veste di promotore del neo-keynesismo, ha fornito una traduzione della General Theory secondo linee più comprensibili. Questo ambiente ha permesso ai pianificatori centrali di spingersi oltre, di varcare quei limiti che anche gli accademici sostenitori della teoria keynesiana credevano non potessero essere varcati.

Gli stimoli monetari senza precedenti a cui abbiamo assistito sin dallo scoppio della bolla immobiliare statunitense, sono qualcosa di mai visto prima nella storia dell'economia. Queste misure hanno spiazzato il mondo accademico, il quale si ritrova suo malgrado a sostenere una linea d'azione mai tentata prima d'ora. In realtà, tutto ciò sottolinea come le intenzioni dello stato fossero bel altre rispetto a quelle propagandate nel corso degli anni. Il mondo accademico è stato innalzato agli allori della fama per il suo sostegno, ora ne pagherà le cosneguenze.

E' inutile sbracciarsi dicendo che questo Keynes non l'avrebbe mai approvato, questo invece è esattamente l'esito della sua giustificazione originale. Il mondo accademico, nonostante qualche titubanza, è intrappolato nelle disilluse strategie auto-distruttive dello stato. Anch'esso è intrappolato nelle sue stesse menzogne. I keynesiani sono intrappolati in quello stesso sistema che per anni hanno difeso. Periranno insieme ad esso. Quando accadrà gli Austriaci saranno lì a ricordare: "Ve l'avevamo detto, e vi avevamo detto anche perché."

La ZIRP che la maggior parte dei paesi sta perseguendo, seppur apparentemente benefica nel breve periodo, porta con sé i semi della sua stessa distruzione. In un ambiente pervaso da tassi artificialmente bassi, gli investitori sono alla disperata ricerca di investimenti che possano rendere loro un ritorno decente. Questo li spinge sempre di più verso quegli asset altamente pericolosi, emessi da imprese bisognose di finanziamenti in un ambiente pervaso da tassi bassi.

Anche le banche sono dei giocatori in questo mercato, dato il tasso di interesse reale negativo. C'è fame di rendimenti nel mercato di oggi, e questa fame sta direzionando la banderuola verso una errata valutazione del rischio. Il risultato sarà un nuovo bust, poiché la manipolazione del tasso di interesse conduce sempre a distorsioni economiche e squilibri artificiali nel sistema dei prezzi. Ogni boom può anche essere differente, ma la caratteristica comune rimane sempre la politica monetaria allentata da parte della banca centrale.

Alla fine le bolle scoppiano sempre, portandosi dietro il loro carico di errori e manipolazioni passate. Più si ritarda questa inevitabilità, più dolore economico sarà percepito. Perché? Quattro parole: non esistono pasti gratis. In natura uno scambio di qualcosa per niente è semplicemente un controsenso e va contro qualsiasi ragionamento umano sensato. (Pensate un momento al Baltic Dry Index, un termometro sulla produzione globale; è ai minimi storici dall'inizio della recessione e prosegue a far registrare record negativi.)

Come sosteneva Friedrich Hayek, più la società si dirige verso una centralizzazione dei poteri, più diviene difficile per il singolo individuo agire in conformità con le proprie azioni. La crescita economica non è qualcosa che si può pianificare a tavolino. Richiede risparmi, capitale ed investimenti in un ambiente di mercato non ostacolato. In assenza di questi requisiti, la condanna è solo una lunga e decrepita stagnazione.



CONCLUSIONE

Il keynesismo sarà chiamato al banco dei testimoni per rispodnere delle sue colpe: giustificazione di un positivismo presumibilmente saggio consegnato nelle mani della pianificazione centrale. Il trenno dell'economia è lanciato a tutta velocità verso un cavalcavia in fiamme. I banchieri centrali non sanno come fermarlo. Il compito dei keynesiani è quello di far credere ai passeggeri che il fumo che si vede in lontananza è quello di un barbecue che li aspetta arrivati in città. Stanno sudando freddo. Sanno cosa li aspetta. L'hanno sempre saputo.


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Note

[1] A Historical and Statistical Analysis of U.S. Fiscal Stimulus Activity, 1953-2011, Antony Davies, Bruce Yandle, Derek Thieme, Robert Sarvis, 5 aprile 2012.

[2] Ludwig von Mises, Planned Chaos, Foundation for Economic Education; 1st Ed(AsSuch) edition (giugno 1981).

[3] John Maynard Keynes, The General Theory of Employment, Interest, and Money (Amherst, N.Y.: Prometheus Books, 1997), p. 322.

[4] Ludwig von Mises, L'Azione Umana, Capitolo XX sez. 9.

[5] Allo scoppio di una bolla alimentata dal denaro fiat, si innesca un processo purgativo che fa calare bruscamente i prezzi di quegli asset che avevano beneficiato dell'espansione monetaria. Le forze di mercato riportano i prezzi laddove sarebbero dovuti stare in assenza di una manipolazione artificiale. Il buon economista non dovrebbe "tifare" o lodare questo tipo di deflazione, perché è il risultato di interferenze esterne nelle decisioni individuali degli attori economici. Dovrebbe semplicemente limitarsi a dire che questo non è altro che il risultato inevitabile di un boom artificiale alimentato dalla stampante monetaria. Un evento doloroso, ma necessario. Discorso diverso per la deflazione dei prezzi in un gold standard, la quale non è altro che il risultato augurabile di un aumento dell'offerta di beni e servizi di un paese a fronte di un'offerta di moneta pressoché stabile. Cfr. George Selgin, A Plea for (Mild) Deflation.

[6] Adam Smith, The Wealth of Nations, Lonra, 1796, Libro I, p. 440.

[7] J.B. Say, Treatise on Political Economy, Libro I, Cap. XV, pp. 141-142.

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giovedì 27 marzo 2014

Come l'inflazione distrugge la ricchezza delle nazioni





di Jospeh T. Salerno


[Nota dell'editore: Questo articolo è tratto dalla prefazione di Joseph Salerno alla terza edizione del libro di Brendan Brown Euro Crash: How Asset Price Inflation Destroys the Wealth of Nations.]


Brendan Brown è un rara avis — un abile economista finanziario ed un acuto osservatore dei mercati finanziari e della politica, i cui scritti prolifici conferiscono una profonda comprensione teorica. Brown scrive in un inglese semplice, ma può anche trasformare una frase in uno spettacolo letterario. Il "terrore monetario" caratterizza la politica della FED e della BCE (Banca Centrale Europea), perché devono creare deliberatamente aspettative inflazionistiche nei mercati dei beni e servizi in modo da porre rimedio alla contrazione economica. "L'attacco virulento" dell'inflazione dei prezzi degli asset descrive al meglio l'imprevedibilità, i tempi ed il punto di origine di tali variazioni nei prezzi: la manipolazione dei tassi di interesse a lungo termine da parte della banca centrale e il percorso imprevedibile e irregolare che prende l'inflazione nei vari mercati degli asset (sia a livello nazionale che all'estero).

Infatti la prosa di Brown ricorda alcuni tra i migliori scrittori di economia e nel giornalismo economico, come Lionel Robbins e Henry Hazlitt. E come questi illustri predecessori, Brown è attento nel valutare con attenzione le opinioni di coloro che critica, mentre argomenta rigorosamente la propria posizione senza parlare a vanvera e senza scendere a compromessi. Ma soprattutto, Brown non ha paura nel fare nomi e nell'attribuire le colpe a coloro tra le élite politiche e le alte sfere dei dirigenti finanziari, le cui decisioni sono responsabili dello stato caotico in cui versa il sistema monetario globale contemporaneo.

In questo libro, Brown sfodera le sue formidabili capacità espositive nel sostenere che la crisi attuale e il crollo imminente dell'UME (Unione Monetaria Europea) sono attribuibili a profonde falle nelle fondamenta originali dell'euro. Questi difetti hanno reso l'UME particolarmente vulnerabile al virus dell'inflazione dei prezzi degli asset, il quale è stato sguinzagliato nel mondo dalla Federal Reserve poco dopo che l'euro ha visto la luce nel 1999.

Allo scorrere delle pagine, Brown difende coraggiosamente diverse posizioni teoriche di base che sono in radicale opposizione all'ortodossia prevalente. Ad esempio, Brown dissente fortemente dal punto di vista convenzionale riguardo a ciò che costituisce l'equilibrio monetario. Respinge esplicitamente la posizione associata a Milton Friedman e Anna Schwartz, la quale è profondamente radicata nella macroeconomia mainstream e nelle politiche della banca centrale. Questa dottrina è superficiale, arbitraria e strettamente miope poiché interpreta l'equilibrio monetario come "stabilità dei prezzi" nei mercati dei beni e servizi, ignorando completamente i mercati degli asset. In posizione diametralmente opposta, Brown formula un concetto molto più ricco e più profondo di equilibrio monetario, che attinge alle idee dei teorici della scuola austriaca (es. Ludwig von Mises, Friedrich Hayek, Lionel Robbins e Murray Rothbard).

Secondo Brown, una tendenza verso l'equilibrio monetario si ottiene quando la politica monetaria si astiene dal correggere i tassi di interesse di mercato rispetto ai tassi "naturali" corrispondenti. I tassi di interesse determinati dai mercati finanziari sono slegati da quelli "naturali," nel senso che portano un coordinamento spontaneo tra le decisioni volontarie delle famiglie (quanto risparmiare e quale profilo di rischio adottare) e le decisioni aziendali (quanto e in quali progetti investire). Tale coordinamento assicura l'accumulazione del capitale, l'aumento della produttività del lavoro ed un processo di crescita sostenibile che mantiene un equilibrio dinamico tra tutti i beni ed i mercati del lavoro. L'elemento principale per mantenere l'equilibrio monetario è un rigoroso controllo della base monetaria, come accadeva, per esempio, sotto il gold standard classico. Nel contesto delle istituzioni esistenti, su cui si concentra Brown, l'equilibrio monetario richiede una regola che obblighi la FED ad astenersi completamente dal manipolare i tassi di interesse di mercato e, invece, ad esercitare uno stretto controllo sulla crescita della base monetaria.

Il concetto di equilibrio monetario, secondo Brown, permette — anzi, impone — una deflazione dei prezzi nel medio periodo in risposta alla crescita naturale dell'offerta di beni e servizi. Questo è accaduto durante il periodo di massimo splendore del gold standard classico nella seconda parte del XIX secolo, quando i prezzi in calo andavano di pari passo con la rapida industrializzazione e l'aumento senza precedenti degli standard di vita. Secondo Brown, è proprio il tentativo di soffocare (mediante un determinato obiettivo di inflazione di cui si fanno garanti le banche centrali) questa tendenza di prezzo, benigna e necessaria, che distorce inevitabilmente i tassi di interesse di mercato e crea uno squilibrio monetario.

Brown spiega che tale squilibrio monetario non si manifesta necessariamente con un'inflazione dei prezzi al consumo nel breve periodo. In realtà, i sintomi compaiono generalmente sotto forma di un surriscaldamento dei mercati degli asset. Infatti alcuni episodi di grave squilibrio monetario, come quelli che si sono verificati negli Stati Uniti durante il 1920, il 1990 e negli anni che hanno portato alla crisi finanziaria del 2007-2008, possono emergere senza perturbazioni discernibili nei mercati dei beni e servizi. I mercati degli asset surriscaldati vengono completamente ignorati nel concetto Friedmaniano di equilibrio monetario che sta alla base della politica di Bernanke-Draghi. Brown sostiene acutamente che uno dei motivi per cui l'inflazione dei prezzi degli asset viene trascurata, è da ritrovarsi nell'approccio positivista che è ancora dominante nell'economia accademica. La febbre speculativa nei mercati degli asset è quasi impossibile da quantificare o misurare, e quindi non si adatta perfettamente ai tipi di ipotesi che sono necessari per la verifica empirica.

Dopo aver steso il suo approccio teorico, Brown lo usa come base per costruire un avvincente racconto interpretativo sulle origini, lo sviluppo e le prospettive disastrose dell'euro. Nel processo, individua e descrive le decisioni e le politiche della BCE e della Federal Reserve che hanno generato l'attuale condizione in cui langue l'euro. Ma Euro Crash non si limita a delineare la storia della moneta nel suo titolo; si dipana e scioglie il complesso intreccio di eventi e politiche che sin dal 1990 hanno segnato l'evoluzione pericolosa del sistema monetario globale.

Questo libro è una sfida radicale alle dottrine predominanti, le quali hanno viziato profondamente la politica monetaria sin dal 1980. Sappiatelo: leggere questo libro sarà un'esperienza intellettuale davvero frizzante. Come un tuffo a capofitto in una piscina fredda, vi rinfrescherà la mente e vi farà risvegliare accanto ad un ricco bagaglio di nuove idee.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 26 marzo 2014

E' alle porte una deflazione di massa? Ovviamente no, ma Ambrose Evans-Pritchard la teme lo stesso





di Gary North


Ambrose Evans- Pritchard è un giornalista Keynesiano. Teme la deflazione dei prezzi più di ogni altro risultato economico. Per anni ha messo in guardia il suo pubblico contro la deflazione dei prezzi.

In altre parole, teme una recessione che riassesterà i prezzi degli asset secondo quello che le persone sono davvero disposte a pagare. Teme un momento in cui sparirà l'inflazione dei prezzi che è stata creata dall'inflazione monetaria della banca centrale, facendo ritornare i prezzi in linea con ciò che i clienti sono disposti a pagare. Teme l'autorità del cliente.

Tutti gli economisti la temono, tranne gli Austriaci. Rifiutano l'idea che l'inflazione della banca centrale (che distorce i prezzi più importanti nell'economia -- i tassi di interesse) debba tornare alla normalità. Pensano che le banche centrali debbano creare denaro fiat al fine di abbassare i tassi -- per sempre.

Credono che la politica dell'inflazione monetaria, una volta adottata, non debba mai essere abbandonata.

Pertanto, il titolo recita: World risks deflationary shock as BRICS puncture credit bubbles.

Gli Austriaci leggono questo: il mondo rischia prezzi più bassi per merci e capitali se i BRICS riducono la contraffazione legalizzata.

Egli scrive: "Per come stanno le cose, la prossima recessione spingerà il sistema economico occidentale verso la deflazione."

Gli Austriaci leggono: "La teoria Austriaca del ciclo boom-bust funziona ancora."

Egli scrive: "E' un fatto che le due superpotenze monetarie -- USA e Cina -- stiano considerando una politica più restrittiva."

Gli Austriaci leggono: "E' un fatto che le due superpotenze monetarie -- USA e Cina -- debbano considerare una politica più restrittiva."

Poi lancia il suo avvertimento: "Metà dell’economia mondiale è ad un passo da una trappola deflattiva. L’FMI dice che ora la probabilità che ciò accada potrebbe essere del 20%."

Le economie sono minacciate da una trappola simile solo quando la contraffazione della banca centrale ha creato un boom insostenibile. Tutti i boom sono insostenibili se sono alimentati dalla contraffazione. Quando smette la sua opera di falsificazione, tassi più alti non sono una coincidenza. E' l'esito del libero mercato: riassesto dei prezzi degli asset che erano stati gonfiati dalla contraffazione.

Una circostanza importante è che le due superpotenze monetarie -- USA e Cina -- starebbero entrambe adottando misure restrittive che portano verso tale rischio, senza dubbio perché hanno ponderato che le bolle speculative stanno diventando un pericolo ancora più grande.

Un'analisi corretta da parte sua. Un'analisi corretta dalla parte dei banchieri centrali.

"Dobbiamo essere estremamente vigili," ha detto a Davos Christine Lagarde del FMI. "Il rischio di deflazione è quel che accadrebbe se ci fosse uno shock in quelle economie che ora hanno tassi di inflazione bassi, ben al di sotto del target. Credo che nessuno possa negare che nell'eurozona l'inflazione è ben al di sotto il target dichiarato."

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le proprie preferenze.

Non è difficile immaginare quale sarebbe la portata dello shock. Già abbiamo la Turchia, l’India e il Sud Africa che stanno tirando il freno a mano, costretti a difendere le loro valute a causa del prosciugamento della liquidità globale.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le proprie preferenze.

"Se le reazioni del mercato al tapering fossero precipitose, i paesi in via di sviluppo potrebbero vedere diminuire i flussi di denaro fino all’80% per diversi mesi," dice il rapporto. Un quarto di queste economie rischia un arresto improvviso. "Anche se questi aggiustamenti potrebbero essere di breve durata, rischiano di infliggere gravi tensioni accrescendo potenzialmente i rischi di crisi."

Le bolle scoppiate sono un grande male per gli analisti Keynesiani. Le bolle sono un modo di vita per loro -- il modo in cui il mondo dovrebbe funzionare.

Quello che ci serve, quindi, sono leggi che impediscano agli investitori di vendere i loro investimenti e comprare le loro valute nazionali.

Cita un rapporto pubblicato dalla Banca Mondiale: l'alter ego del FMI.

Il rapporto dice che potrebbe esserci bisogno di controlli sui capitali per superare la tempesta -- o tecnicamente per superare "l'Impossibile Trinità" dell'autonomia monetaria, un tasso di cambio stabile e la libera circolazione dei capitali.

Come sempre, i Keynesiani odiano il libero mercato. Odiano il diritto delle persone di comprare e vendere alle loro condizioni. Odiano la libertà.

William Browder di Hermitage dice che è proprio qui che la crisi ci sta conducendo, e sarà una brutta sorpresa per gli investitori scoprire che il loro denaro è bloccato -- come è già successo a Cipro e sta succedendo anche in Egitto. La reazione a catena diventa evidente. "La gente inizierà a chiedersi quale paese sarà il prossimo," ha detto.

Questo è esattamente ciò che la gente dovrebbe chiedere oggi.

I mercati emergenti rappresentano ormai la metà dell'economia mondiale, quindi ci stiamo muovendo in un territorio inesplorato. Dopo la crisi della Lehman circa $4 bilioni di fondi esteri si sono riversati sui mercati emergenti, gran parte dei quali da allora si muove sulla strategia del "momentum money," che arriva tardi alla festa. Il FMI dice che circa $470 miliardi sono direttamente legati al QE della FED. "Non sappiamo quanto di questo denaro stia per uscire di nuovo da questi mercati, o quanto velocemente," ha detto un funzionario del Fondo.

Questa è una sciocchezza. Non è successo. I dollari non "si sono diffusi" in nazioni straniere. Il dollaro non è una moneta in quelle nazioni. I dollari digitali rimangono nelle banche statunitensi. Non lasciano gli Stati Uniti. Tutto ciò che accade è che la proprietà di tali conti cambia: da stranieri a residenti negli Stati Uniti. Lo spiego qui: http://www.garynorth.com/public/7768.cfm.

[Nota: non sta parlando di nazioni del Terzo Mondo in cui le banconote di carta degli Stati Uniti, che non sono investite, servono come una moneta alternativa per i clienti. Queste non sono nazioni dove è fluito il capitale occidentale. In ogni caso, i prelievi di denaro cartaceo negli Stati Uniti invertono il processo di riserva frazionaria. Ciò è deflazionistico.]

Ciò che temono i Keynesiani è che i proprietari statunitensi rivenderanno la proprietà degli asset in altre nazioni. Le bolle scoppieranno.

Gli Austriaci chiedono: "E allora?"

Un paese dopo l'altro è ora costretto a politiche restrittive. Più un tale stato di cose va avanti, e più il problema si diffonde, tanto maggiore è il rischio che si trasformi in uno shock globale deflazionistico.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

La Banca Centrale della Turchia ha preso misure drastiche per fermare la fuga di capitali, raddoppiando il suo tasso di riacquisto dei bond dal 4.5% al 10%. In breve tempo ciò porterà l'economia ad un punto morto e, in ultima analisi, può rivelarsi futile come la difesa ideologica della sterlina da parte della Gran Bretagna nel settembre 1992.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

Il Sud Africa ha alzato i tassi di mezzo punto al 5.5% per difendere il rand, e l’India martedì li ha alzati di un quarto di punto all’8%, tutti costretti a stringere i denti con la crescita che si affievolisce. Sono mesi che il Brasile e l’Indonesia tentano di frenare un deprezzamento della valuta che rischia di andar fuori controllo da un momento all'altro.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze. Ciò è benigno, non maligno.

Altri paesi stanno meglio -- soprattutto perché le loro partite correnti sono in surplus -- ma perfino loro stanno perdendo spazi di manovra. Il Cile ed il Perù avrebbero bisogno di tagliare i tassi per contrastare il crollo del prezzo dei metalli, ma in questo clima teso non osano farlo.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

La Russia ha un piede nella recessione, ma non può intervenire per riavviare la crescita poiché il rublo è sprofondato al minimo storico rispetto all'euro. La banca centrale sta bruciando le riserve ad un ritmo di $400 milioni al giorno per difendere la valuta, implementando di fatto una politica restrittiva. Per quanto riguarda l'Ucraina, l'Argentina e la Thailandia, sono già fuori controllo.

Notate la frase : "Fuori controllo." Si tratta del controllo dei governi centrali.

Corretto. Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

La Cina sta marciando ad un proprio ritmo con un conto capitale chiuso e riserve da $3.8 bilioni, ma anch'essa sta trasmettendo un potente impulso deflazionistico a tutto il mondo. L'anno scorso ha investito altri $5 bilioni in nuovi impianti ed investimenti fissi -- quanto gli USA e l’Europa insieme -- inondando l'economia globale di altra capacità in eccesso.

Corretto. Capacità in eccesso è una frase in codice Keynesiana che sta per "capacità che non era affatto necessaria. Era una bolla indotta dall'inflazione della banca centrale. Ora la banca centrale ha cessato di gonfiare bolle."

Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

I mercati hanno una fede commovente nel fatto che lo stesso Politburo responsabile della spettacolare bolla del credito da $24 bilioni -- una volta e mezza più grande del sistema bancario degli Stati Uniti -- stavolta riuscirà a sgonfiare la bolla con delicatezza, con un'abilità che è mancata alla FED nel 1928, alla Banca del Giappone nel 1990 e alla Banca d'Inghilterra nel 2007.

Promemoria per Evans-Pritchard: "Le bolle scoppiano. Non vanno via lentamente."

Manoj Pradhan, di Morgan Stanley, dice che la Banca Centrale della Cina sta cercando di rientrare dai debiti e di alzare i tassi allo stesso tempo, cosa che "amplifica i rischi per la crescita." Si tratta di un'impresa eroica, come effettuare interventi chirurgici senza anestesia. E' l'esatto opposto di quello che ha fatto la FED dopo il 2008, quando il QE ha aiutato ad assorbire lo shock. Morgan Stanley dice che il 45% di tutto il credito privato in Cina deve essere rifinanziato nel corso dei prossimi 12 mesi, quindi allacciatevi le cinture.

I governanti comunisti della Cina sono come i governanti Keynesiani in occidente. Vogliono rinviare il dolore politico. Chiederanno che la banca centrale torni alla sua politica precedente. Odiano l'autorità del cliente.

Inoltre, la Cina sta facendo fatica a mantenere floride le sue industrie al tasso di cambio corrente. Patrick Artus, di Natixis, dice che i salari in continuo aumento -- ed il calo di produttività - fanno sì che ora produrre l'Airbus A320 a Tianjing costi il 10% in più che produrlo a Tolosa.

"La Cina sta facendo fatica" significa "i politici della Cina sono mercantilisti che sovvenzionano il settore delle esportazioni attraverso l'imposizione di controlli dei prezzi sulle valute. Questa politica fa salire i salari interni. I costi aumentano. Il mercantilismo riduce la produzione di altri settori attraverso l'aumento dei costi. David Hume descrisse questo processo nel 1752. E' ancora valido.

Le implicazioni sono evidenti. La Cina prima o poi può tentare di ribassare lo yuan per mantenere le sue quote di mercato, al di là di ciò che dicono al Congresso degli Stati Uniti, in parte per fermare il Giappone che sta guadagnando terreno grazie alla sua svalutazione del 30% con l’Abenomics. Albert Edwards di Société Générale dice che questo potrebbe trasformarsi nello shock deflazionistico finale, in confronto al quale la crisi asiatica del 1998 è una bazzecola.

Tutti i Keynesiani sono mercantilisti. Vogliono finanziare le esportazioni inflazionando la valuta nazionale. Evans-Pritchard non fa eccezione.

L’Europa ha già lasciato crollare le sue difese dietro una Linea Maginot di politica monetaria ortodossa. I dati Eurostat mostrano che Italia, Spagna, Olanda, Portogallo, Grecia, Estonia, Slovenia, Slovacchia, Lettonia, così come i paesi con il cambio ancorato all’euro come Danimarca, Ungheria, Bulgaria e Lituania, sono entrati tutti in piena deflazione sin dal mese di maggio, all'inasprimento della pressione fiscale. I prezzi sono in calo in Polonia e in Repubblica Ceca sin dal mese di luglio, e in Francia sin dal mese di agosto.

Ma non la Germania. Questo è ciò che fa infuriare i Keynesiani in Europa. Non la Germania.

Prima di Natale Mario Draghi ha parlato della necessità di un "margine di sicurezza" contro la deflazione, ma ora sembra stranamente passivo come se fosse sottomesso alla Bundesbank.

Corretto. Rallegriamoci. La Germania è in carica.

Adesso ci troviamo quasi al quinto anno del vecchio ciclo -- che è già molto maturo -- e l’80% dell'economia globale applica misure restrittive o tagli agli stimoli. Per come stanno le cose, la prossima recessione spingerà il sistema economico occidentale oltre la soglia della deflazione.

Rallegriamoci. I clienti riaffermeranno le loro preferenze.

La FED sta sicuramente sfidando la sorte, con $10 miliardi di tapering ad ogni meeting, in un contesto di deflazione incipiente, come continua a sottolineare il capo della FED di Minneapolis, Narayana Kocherlakota.

Buone notizie! La FED ha annunciato ulteriori misure restrittive da $5 miliardi al mese. Tanto la contraffazione andrà solamente avanti ad un tasso di $780 miliardi l'anno. Deflazione alla maniera della FED!

Quelli che pensano che la deflazione sia innocua dovrebbero ascoltare Haruhiko Kuroda della banca del Giappone, che ha vissuto 15 anni di prezzi in calo.

No, non è vero. I prezzi per 15 anni non sono scesi in Giappone. E' un mito Keynesiano. I prezzi sono rimasti invariati. La prova è qui: http://www.garynorth.com/public/7225.cfm

I profitti aziendali si sono prosciugati. Gli investimenti in tecnologia si sono atrofizzati. L'innovazione è svanita. "Ha provocato una mentalità molto negativa in Giappone," ha detto.

Il Giappone ha fatto registrare un avanzo commerciale per tre decenni, terminato solo nel 2011, l'anno del disastro di Fukushima. Ora ha un lieve deficit, ma non con gli Stati Uniti. Come è possibile che il Giappone ce l'abbia fatta fino a Fukushima, data la versione Keynesiana della debole economia giapponese?

Il Giappone ha avuto i più alti tassi di interesse reali del mondo avanzato, cosa che ha causato una spirale di interessi composti che hanno portato ad una crescita dell’onere del debito, mentre il PIL nominale si contraeva.

Traduzione: "il Giappone ha premiato i risparmiatori."

Un esito simile in Europa porterebbe all’esplosione delle traiettorie del debito del Club Med.

Il Club Med non è il Giappone. I residenti nel Club Med non hanno risparmiato. Hanno preso in prestito. Tutti hanno avuto deficit nella bilancia dei pagamenti con l'euro, proprio come i critici dell'euro avevano previsto prima del 1999.

Ambrose Evans-Pritchard è tanto Keynesiano quanto Paul Krugman. Né lui né Krugman comprendono la teoria Austriaca del ciclo boom-bust. Krugman è semplicemente più aperto sulla sua ignoranza.

Possiamo tranquillamente ignorarli entrambi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 25 marzo 2014

Ritardare il default richiede un prezzo elevato da pagare





di Thorsten Polleit


Il credito è un meraviglioso strumento che può far progredire la divisione del lavoro, aumentando così la produttività e la prosperità della società. La concessione del credito permette ai risparmiatori di diffondere il loro guadagno nel panorama economico. Contraendo prestiti, gli investitori possono attuare piani di spesa produttiva che non sarebbero stati in grado di permettersi se avessero dovuto fare affidamento solo sulle loro risorse.

Gli effetti benefici del credito possono avere luogo solo se il credito stesso e il sistema monetario si basano solidamente sui principi del libero mercato. E questo è un grave problema per le economie di oggi: il credito ed il sistema monetario sono inconciliabili con il sistema del libero mercato.

Allo stato attuale, tutte le principali valute del mondo — il dollaro statunitense, l'euro, lo yen giapponese o il renminbi cinese — rappresentano cartamoneta scoperta sponsorizzata dallo stato, o il cosiddetto denaro "fiat." Queste valute hanno tre caratteristiche. In primo luogo, le banche centrali hanno il monopolio sulla produzione di denaro. In secondo luogo, il denaro viene creato dal credito bancario — o "dal nulla" — senza che i finanziamenti siano garantiti da risparmi reali. E terzo, il denaro può essere ampliato in qualsiasi quantità politicamente desiderata.

Un sistema monetario fiat soffre di una serie di profonde falle economiche ed etiche. E' inflazionistico, provoca inevitabilmente ondate di speculazione, provoca investimenti improduttivi e cicli "boom/bust," e generalmente favorisce un debito eccessivo. E il denaro fiat favorisce ingiustificatamente i pochi a spese dei molti: i primi destinatari del nuovo denaro traggono vantaggio a scapito di coloro che lo ricevono in un secondo momento ("Effetto Cantillon").

Ma c'è una questione che merita un'attenzione particolare: l'onere del debito, che si accumula nel tempo in un sistema monetario fiat, diventerà insostenibile. La ragione principale è che l'atto di creare credito e denaro dal nulla, accompagnato da tassi di interesse artificialmente soppressi, incoraggia investimenti improduttivi: non hanno la capacità di guadagno per ripagare il conseguente aumento del debito.

I governi sono i colpevoli principali dell'accumulo di un debito eccessivo, aiutati dalle banche centrali che forniscono una fonte inesauribile di credito a costi artificialmente bassi. I politici finanziano le promesse elettorali con il credito, e gli elettori acconsentono perché si aspettano di beneficiare dalla "cornucopia" del governo. La classe dirigente e la classe dei governati sono abbastanza fiduciose nel poter rinviare il rimborso dei debiti alle generazioni future.

Tuttavia, arriva un momento in cui gli investitori privati non sono più disposti a rifinanziare il debito in scadenza, per non parlare di finanziare un ulteriore aumento dell'indebitamento di banche, aziende e governi. In una tale situazione, il boom della cartamoneta è destinato a crollare: la crescente preoccupazione per le inadempienze rappresenta un nemico mortale per il denaro fiat. E una volta che si prosciuga il flusso del credito, il boom si trasforma in bust. Questo è esattamente ciò che stava per accadere nel 2008 in molte aree valutarie di tutto il mondo.

Un bust può evolvere facilmente in una depressione su larga scala, il che significa banche fallite, aziende in bancarotta ed anche alcuni governi a gambe all'aria. L'economia si contrae bruscamente, causando disoccupazione di massa. Tale situazione sarà prevedibilmente interpretata come un calvario — piuttosto che un adeguamento economico reso inevitabile dalle devastazioni del precedente boom.

Tutti — quelli nella classe dirigente e nella classe dei governati — vorranno fuggire dal disastro. Minacciati dalle estreme difficoltà economiche e dalla disperazione politica, i loro occhi si rivolgeranno alla banca centrale che, purtroppo, può stampare tutto il denaro che desidera e mantenere solvibili i mutuatari sotto stress, ma prima di tutto banche e governi.

Mettere mano alla stampante sarà percepita come la politica del male minore — una reazione che si è ripetuta molte volte in tutta la storia travagliata del denaro cartaceo scoperto. Dalla fine del 2008, molte banche centrali hanno mantenuto a galla le banche commerciali, fornendo loro nuovo credito praticamente a tasso zero.

In realtà questa politica ha lo scopo di fare in modo che le banche sfornino ancora più credito e denaro fiat. Più credito e denaro, forniti a tassi di interesse bassissimi, sono considerati come il rimedio ai problemi economici (che invece sono stati causati dalla stessa cura che si vuole spacciare come soluzione). Questo non è certo un percorso che ispira fiducia.




Fu Ludwig von Mises che comprese come il boom del denaro fiat finirà per trasformarsi in un collasso del sistema economico. L'unica questione aperta è se un tale esito sarà preceduto da una svalutazione della moneta o no:

Il boom non può continuare all'infinito. Ci sono due alternative. O le banche continuano ad espandere il credito senza restrizioni, provocando in tal modo il continuo aumento dei prezzi ed un'orgia crescente di speculazione, che, come in tutti gli altri casi di inflazione illimitata, finirà in un "crack-up boom" e in un crollo del sistema moentario e creditizio; o le banche smettono prima che venga raggiunto questo punto, rinunciano volontariamente ad un'ulteriore espansione del credito e, quindi, finiscono in una crisi. In entrambi i casi ne segue una depressione.[1]

Una politica monetaria dedicata a scongiurare ad ogni costo i default porterebbe ad uno scenario piuttosto difficile nel futuro: depressione preceduta da inflazione. Questo è uno scenario molto simile a quello accaduto, per esempio, nell'inflazione monetaria della Francia del XVIII secolo.

Secondo Andrew Dickson White, la Francia ha emesso cartamoneta:

cercando un rimedio ad un male relativamente piccolo, accettando però un male infinitamente più pericoloso. Per curare una malattia temporanea nel suo carattere, è stato somministrato un veleno che ha corroso le viscere della prosperità francese.

E' progredito secondo una legge della fisica sociale che potremmo definire la "legge dell'emissione e degli ammortamenti." E' stato relativamente facile astenersi dal primo giro di svalutazione; è stato estremamente difficile astenersi dal secondo; dal terzo; fino a quando è stato impossibile fermarsi del tutto.

Ha portato alla rovina [...] il commercio e la produzione, l'interesse mercantile, l'interesse agricolo. Era come se qualcuno volesse aprire una diga solo per irrigare un giardino.

Si è conclusa in una prostrazione finanziaria, morale e politica della Francia — una prostrazione da cui solo Napoleone riuscì a sollevarla.[2]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ludwig von Mises. Interventionism: An Economic Analysis. Irvington-on-Hudson, N.Y.: Foundation for Economic Education, 1998. P. 40.

[2] Andrew Dickson White. Fiat Money Inflation in France, How It Came, What It Brought, and How It Ended. D. Appleton-Century Company Inc., New York and London: D. Appleton-Century, 1933. S. 66.

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lunedì 24 marzo 2014

Comprare oro: Il test anti-idioti del Mogambo Guru





di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)


All'apertura della scena, le luci turbinano su uno sfondo nero vorticando follemente in una danza caleidoscopica sconnessa tra luce e buio. In lontananza, si odono sirene. Il mio viso è mezzo nascosto nella penombra, e sto pulendo la canna lucente di quella che sembra una mitragliatrice... quando all'improvviso guardo dritto nell'obiettivo della telecamera.

Guardo fisso nell'obiettivo, i miei occhi socchiusi ed iniettati di sangue saettano da una parte all'altra come un piccolo topo spaventato, e sussurando raucamente dico: "La Federal Reserve sta monetizzando il debito! Siamo Dannatamente Fregati (SDF)!"

Questa, come è implicito dalla paura isterica nei miei occhi, è solo la punta di uno squallido iceberg, poiché il viscido governo ha raggiunto nuovi abissi di depravazione ammettendo di impegnarsi attivamente nella manipolazione del mercato azionario, del mercato obbligazionario, del mercato immobiliare, del mercato dei prestiti agli studenti e ora dell'oro e dell'argento. Tutto. "Sostenerli," come si dice, ma tutti finanziati dalla malvagia Federal Reserve che crea montagne di moneta.

Forse è questa conoscenza di una diffusa frode ufficiale che sta scolpendo uno sguardo angosciato sul mio viso, come quello che mi sovviene quando colpisco la palla e finisce a pochi centimetri dalla buca, o cade ("plop") in una trappola di sabbia; o peggio, attraversa tutto il green, come se mi prendesse in giro, E POI si dirige dritta nella maledetta trappola di sabbia, al che io sussulto gridando: "Zitta! Zitta! Zitta, accidenti a te! Te la farò pagare, stupida palla!"

O quando la palla invece di finire in buca rimbalza fuori, o quando serro i pugni per la rabbia nei confronti di qualche mezzasega che esclama: "Ehi, idiota! Fai schifo! Prendi qualche lezione di golf! Ne hai davvero bisogno!"

Forse sono tutte queste cose insieme, o anche altre preoccupazioni, come... oh, non so... la probabilità che vostra moglie vi stia mettendo del veleno nel cibo. E anche se lei lo nega ed accetta prontamente di cambiarvi il piatto, osserva furtivamente ogni vostro movimento rimuginando nella sua piccola mente deviata un piano oscuro per aggirare il vostro ingegnoso stratagemma di smembrare la sua trama diabolica.

O forse la parte peggiore è quando la gente viene da me e dice: "Ehi! Non sei tu quello Sbruffone Idiota di un Mogambo (SIM) che mi ha urlato di comprare oro e argento, e quando non l'ho fatto mi ha urlato che ero un cretino?"

Mi gonfio orgogliosamente il petto e dico: "Sì! Sono io!"

Poi devo ascoltarli mentre mi meldicono e ridono di me, il loro disprezzo è palpabile dal momento che l'oro e l'argento sono stati degli investimenti terribili negli ultimi due anni grazie alla manipolazione del governo, mentre le azioni e le obbligazioni sono aumentati di prezzo grazie alla suddetta manipolazione del governo.

Così, come non mi sono mai stancato di dire, guai a me.

Soffro il tormento di avere Assolutamente e Dannatamente Ragione (ADR) poiché la storia ha dimostrato che l'oro e l'argento sono gli investimenti supremi quando i governi agiscono in modo fiscalmente e/o monetariamente bizzarro. E ora la banca centrale americana ha creato così tanto denaro, che tutto e tutti sono incredibilmente sommersi dal debito per la somma incredibile di oltre il 400% — se non il 700%! — del PIL!

Eppure i prezzi di oro e argento sono diminuiti fino al costo di produzione grazie agli interventi ed alle manipolazioni approvati e perpetrari dal governo, tanto che gli idioti hanno il coraggio di venirmi a cercare e osano — osano! — criticarmi per le perdite nelle loro riserve auree, quando dovrebbero inginocchiarsi (inginocchiarsi!) davanti a me (a me!) ringraziandomi (ringraziandomi!) per aver elargito loro (elargito!) i Consigli Immortali del Mogambo (CIM), come ad esempio: "Comprate oro, argento e petrolio, e se non lo fate dimostrerete solo di essere l'idiota di turno; probabilmente un idiota Keynesiano, che è il peggior tipo di idiota!"

E a proposito di idioti Keynesiani... Vi presento Janet Yellen, nuovo presidente della Federal Reserve, una delle peggiori idiote Keynesiane nei confronti della quale sono sempre stato, e sempre sarò, molto scortese seguendo il modello del Classico Disprezzo del Mogambo (CDM).

Forse Dan Cofall dell'omonima Cofall Letter l'ha inchiodata quando l'ha colta a dire che la Federal Reserve: "[...] non deve solo combattere l'inflazione o monitorare il sistema finanziario. Deve cercare di aiutare le famiglie ordinarie a rimettersi in piedi e creare un mercato del lavoro dove le persone possano sentirsi al sicuro in modo da poter andare avanti."

Che cosa?!? L'uso di questa punteggiatura vi consente di capire che sia io che il Junior Mogambo Ranger (JMR) Dan eravamo, e rimaniamo, completamente apoplettici davanti alla seguente assurdità: la FED deve "creare un mercato del lavoro." Come diavolo fa una banca a fare una cosa del genere? Il Congresso ha cercato di farlo, e ha fallito, per oltre un centinaio di anni! Hahaha!

L'unica buona notizia, nella valanga di cattive notizie, è che l'oro viene venduto al costo di produzione, anche se in realtà è una di quelle notizie metà buone e metà cattive.

Infatti è una cattiva notizia per quelli che già possiedono oro, mentre è buona per quelli che lo comprano.

La notizia veramente buona è che questo non può durare a lungo a fronte degli implacabili e massicci acquisti cinesi, e sto scommettendo sull'imperativo storico secondo cui le persone accumulano oro e argento in tempi difficili. E così le persone che comprano oro e argento in questo momento trarranno vantaggio — un grande vantaggio — dalla corruzione sfacciata del governo! E' solo una questione di tempo. Whee!

E uno di questi mietitori di bonanza finanziaria sarà un tizio il cui nickname è Chuck Norris, il quale ha commentato un articolo su zerohedge.com: "Non sono scemo, il prezzo dell'oro è stato soppresso artificialmente. Mi ha permesso di accumularlo a prezzi migliori. Spero che rimanga basso il più a lungo possibile, in realtà. Ne comprerò di più!!"

Naturalmente ci sono quelli che polemizzano se questo sia o meno il VERO Chuck Norris, quello di "Walker Texas Ranger," poiché il VERO Chuck Norris è così sovrumano che con un calcio rotante puà trasformare un lingotto di piombo IN un lingotto d'oro.

Allora perché dovrebbe scomodarsi ad accumulare oro come noi comuni mortali, se non per dimostrare che è abbastanza intelligente da conoscere la Scuola Austriaca e la storia economica del mondo, oltre ad essere un attore bello, ricco ed un ottimo candidato come Junior Mogambo Ranger (JMR)?

Per risolvere l'arcano enigma, esaminiamo la punteggiatura dell'utente Norris e scopriamo due — dico due! — punti esclamativi, segno evidente di un codice segreto attraverso il quale tutti i Junior Mogambo Ranger (JMR) capiscono immediatamente una cosa: "qui c'è qualcosa di importante."

Pensateci.

Pensateci su.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/