__________________________________________________________________________________
di Frank Shostak
In paesi come la Turchia e l'Argentina un atteggiamento più restrittivo attuato dalle banche centrali, ha messo in moto un bust. In Turchia la banca centrale ha aumentato il tasso repo ad una settimana dal 4.5% al 10%, mentre in Argentina il tasso dei bond del Tesoro a 3 mesi è salito dal 16% dell'inizio di gennaio al 25.89%. In Argentina un aumento dei tassi ha avuto luogo una volta che la banca centrale ha frenato il suo pompaggio monetario, mentre in Turchia la banca centrale ha aumentato il suo tasso ufficiale.
Che cosa ha spronato una simile decisione? Il motivo principale è stato il forte calo del tasso di cambio delle valute nazionali rispetto al dollaro USA. La lira turca è scesa a 2.39 per dollaro da 1.76 lire del gennaio dello scorso anno — un deprezzamento di quasi il 36%. Il prezzo del dollaro in termini di peso argentino è saltato a 8 pesos da 5 pesos del gennaio dello scorso anno — un incremento del 60%. Si noti che sul mercato nero, il prezzo del dollaro si attesta a 12.5 pesos.
Il catalizzatore del deprezzamento della valuta, in entrambe le economie, è stato un forte incremento dell'offerta di moneta a causa delle politiche monetarie allentate delle rispettive banche centrali. In Turchia il tasso annuo di crescita dell'AMS si è attestato al 30% lo scorso agosto, mentre in Argentina il tasso di crescita annuo era pari al 40%. Il tasso di cambio sottostante è stato messo in moto dai relativi aumenti dell'offerta di moneta. Ciò significa che se la Turchia e l'Argentina permetteranno al tasso di crescita della loro offerta di moneta di superare quello degli Stati Uniti, le valute di entrambi i paesi si indeboliranno nei confronti del dollaro.
Osservate che in Turchia e Argentina il forte aumento del tasso di crescita dell'offerta di moneta è stato accompagnato da forti aumenti del cosiddetto PIL reale. In Turchia dal primo trimestre 2010 il tasso di crescita annuo era pari al 12.6%, mentre in Argentina nel secondo trimestre 2010 il tasso di crescita era pari all'11.8%. Dato che il PIL riflette le variazioni del tasso di crescita dell'offerta di moneta, suggeriamo che la crescita del PIL rispecchia l'accumulo di attività in bolla. Più è forte il PIL, più è forte il ritmo di formazione delle bolle. Ovviamente, poi, una politica monetaria più ristretta indebolirà il tasso di crescita dell'offerta di moneta e indebolirà di conseguenza il supporto per le varie attività in bolla. È questo che mette in moto un bust. Suggeriamo che uno scenario simile è destinato anche ad altre economie, le quali hanno generato un forte tasso di crescita reale del PIL mediante il pompaggio monetario.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Da emergenti ad emarginati.
RispondiEliminaLa periferia piu estrema dell'impero fiatmoney potrebbe essere il punto di avvio di novita' importanti: probabile l'arrivo di altri imperi.
Non ci sono soldi neanche per Roma e perciò bust e default.
RispondiEliminaMarino, CAZZO!, torni subito a bordo!
Posso delocalizzare la Camusso?
RispondiEliminaSolo nel pacchetto ci metti pure Landini.
EliminaSorgenia, banche pronte alla prova di forza
RispondiEliminaAltri crediti inesigibili che presto finiranno in pancia alle banche (la più esposta, ohibò!, Monte dei Paschi). E tra qualche mese ci sono gli stress test dello zio Mario.
dehehe!
Toccato il fondo, qualcuno ha capito come scavare ancora.
RispondiEliminahttp://www.zerohedge.com/news/2014-02-27/one-idea-how-generate-58-million-jobs