Un paio di notizie. Leggiamo da Xinhua: «Mentre i politici americani di entrambi i partiti politici stanno ancora facendo la spola avanti e indietro tra la Casa Bianca e il Campidoglio, senza trovare un accordo praticabile per portare alla normalità il corpo politico che presiedono, forse è un buon momento affinché l’annebbiato mondo inizi a valutare la costruzione di uno de-americanizzato.»
Leggiamo dal Daily Mail: «La famiglia reale saudita non nasconde che le relazioni diplomatiche con Washington non sono mai state così fredde: secondo una fonte vicina alla polizia saudita sembrerebbe che il capo dell’intelligence minacci un radicale cambiamento nelle relazioni con gli Stati Uniti a causa della loro inazione nella guerra civile in Siria e nei confronti dell’Iran. Il principe Bandar bin Sultan ha comunicato al personale diplomatico europeo che gli americani hanno fallito nel rispondere al presidente siriano Bashar al-Assad e nel prendere parte nel conflitto israelo-palestinese. Viene rimproverato il tentativo di distensione con l’Iran ed il mancato sostegno ai sauditi contro il governo del Bahrain durante le rivolte del 2011.»
Leggiamo da Reuters: «I sauditi ribadiscono che stanno valutando tutte le opzioni. L’Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio al mondo, reinveste una parte rilevante dei profitti in titoli finanziari americani: la maggioranza dei 690 miliardi di dollari di riserve valutarie estere della banca centrale saudita sono in dollari, spesso utilizzati per acquistare debito pubblico statunitense. “Stiamo valutando tutte le possibile reazioni, potete giurarci che avranno delle conseguenze” assicura una fonte saudita.»
Come ripetuto più e più volte su queste pagine, lo status di valuta di riserva mondiale non dura per sempre. La Cina si sta preparando a questo evento diversificando la propria strategia (es. istituendo insieme agli altri BRICS una banca che salderà i conti internazionali in oro, accumulando oro attraverso lo Shanghai Gold Exchange, acquistando miniere d'oro extra-nazionali, ecc.). E attraveso lo Shanghai Cooperation Organization, organizzazione non legata al dollaro, sta costruendo un blocco commerciale (insieme alla Russia, ad esempio) che ha come minimo comun denominatore il metallo giallo. Nel frattempo l'occidente guarda da lontano il dipanarsi di questi eventi, fiducioso come non mai nella cartaccia fiat.
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di Patrick Barron
Usiamo il termine "valuta di riserva" quando facciamo riferimento a quei paesi che usano il dollaro per saldare i loro conti commerciali internazionali. Per esempio, se il Canada acquista merce dalla Cina, può pagare in dollari USA piuttosto che con dollari canadesi, e viceversa. Tuttavia non esistono più le basi da cui si è originato questo modo di dire, ed oggi il dollaro è chiamato "valuta di riserva" semplicemente perché i paesi stranieri lo posseggono in grande quantità per facilitare i loro scambi commerciali.
La prima valuta di riserva è stata la sterlina inglese. Poiché era "buona come l'oro," durante l'età del gold standard molti paesi trovavano più conveniente possedere sterline piuttosto che l'oro stesso. Le grandi nazioni commerciali saldavano i loro negoziati in oro, ma potevano farlo anche con le sterline avendo fiducia che la Banca d'Inghilterra le avrebbe rimborsate (su richiesta) con l'oro ad un tasso di cambio fisso. Verso la fine della seconda guerra mondiale, questo status venne conferito al dollaro USA dopo l'accordo di Bretton Woods. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nacque con il preciso scopo di monitorare la FED, affinché rispettasse gli accordi diBretton Woods, non inflazionasse il dollaro e rimborsasse i dollari in oro a $35 l'oncia. I paesi avevano fiducia che i loro dollari erano "buoni come l'oro," come una volta lo era stata la sterlina.
Tuttavia la FED non mantenne il suo impegno stilato a Bretton Woods ed il Fondo Monetario Internazionale non cercò di costringerla a tenere abbastanza oro da onorare tutta la sua moneta in circolazione. La FED venne chiamata a renderne conto alla fine degli anni '60 prima dalla Francia e poi da altri paesi, fino a quando le sue riserve auree non divennero così basse che si trovò di fronte ad un bivio: rivalutare il dollaro ad un tasso di cambio più elevato o abrogare le sue responsabilità di rimborsare i dollari in oro. Per loro eterna vergogna, gli Stati Uniti scelsero la seconda ed "uscirono dal gold standard" nel settembre del 1971.
Ciononostante il dollaro venne ancora accumulato dalle grandi nazioni commerciali, perché ancora svolgeva l'utile funzione di saldare i conti commerciali internazionali. Non c'era altra valuta che poteva superare il dollaro, nonostante fosse ormai "slegato" dall'oro.
Ci sono due caratteristiche che rendono una valuta utile nel commercio internazionale: viene emessa da una grande nazione commerciale e conserva nel corso del tempo il suo valore nei confronti delle altre materie prime. Questi due fattori creano la domanda per possedere una cosiddetta valuta di riserva. Anche se il dollaro era stato inflazionato dalla FED, perdendo di conseguenza il suo valore nei confronti delle altre materie prime, non c'era una vera concorrenza. Il Marco tedesco ha conservato meglio il suo valore, ma il mercato tedesco era una frazione di quello americano (es. i possessori di marchi avrebbero comprato molte meno cose in Germania rispetto a quante ne avrebbero comprate negli Stati Uniti i possessori di dollari). Quindi, la domanda per il Marco era inferiore rispetto alla domanda per il dollaro. Naturalmente, nella domanda di dollari entrarono in gioco anche fattori psicologici, dal momento che per gran parte del periodo post-bellico gli Stati Uniti sono stati visti come i difensori militari dell'occidente contro i paesi comunisti.
Oggi stiamo assistendo all'inizio di un cambiamento. La FED ha iniziato ad inflazionare il dollaro in maniera massiccia, riducendone il potere d'acquisto in relazione alle altre materie prime, spingendo molte delle grandi nazioni commerciali ad utilizzare altre valute. Per esempio, la DuPont salda molti dei suoi conti internazionali in yuan cinesi ed in euro. Altre aziende internazionali potrebbero inoltre utilizzare altre valute per saldare i loro conti commerciali. A dispetto di tutto ciò, un fattore che ha aiutato il dollaro a conservare la sua domanda come valuta di riserva è stato l'inflazionamento delle altre valute. Ad esempio, il Giappone ha inflazionato lo yen in misura maggiore rispetto al dollaro nel suo folle tentativo di rilanciare la propria economia stagnante. Quindi la malattia della distruzione monetaria non si limita ai soli Stati Uniti.
Il dollaro è molto vulnerabile e potrebbe perdere la sua posizione di valuta di riserva a vantaggio del primo paese importante che smetterà di inflazionare la propria valuta. A quanto pare la Cina comprende che cosa ci sia in gioco; ha aumentato le sue riserve di oro e ha istituito controlli per impedire che lasci la nazione. Se la seconda economia più grande del mondo, ed una delle più grandi nazioni commerciali del mondo, dovesse legare la propria valuta all'oro, la domanda per lo yuan aumenterebbe e la domanda per il dollaro diminuirebbe. In termini pratici questo significa che le grandi nazioni commerciali del mondo ridurrebbero i loro possedimenti di dollari, ed i dollari detenuti all'estero tornerebbero nell'economia degli Stati Uniti, causando un aumento dei prezzi. Di quanto aumenterebbero? E' difficile da dire.
L'imminente nomina di Janet Yellen come Presidente del Consiglio della Federal Reserve, è la prova che la politica degli Stati Uniti è quella di continuare a svalutare il dollaro attraverso il Quantitative Easing. La sua nomina aumenta la probabilità che la domanda di dollari si ridurrà ancora di più, spingendo le nazioni mondiali a scegliere di possedere altre valute come riserva per saldare i loro conti internazionali. Forse solo una tale pressione non coercitiva da parte della Cina può riuscire a far svegliare la FED, facendole notare le conseguenze delle sue azioni e costringendola a terminare la sua politica di Quantitative Easing.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Ciao.
RispondiEliminaSi entra nella geopolitica, nella lotta per il controllo ed il potere globale. Ci sono le aree di influenza e ci sono le guerre regionali. Cerchiamo di non trovarci mai in un punto di interesse strategico durante una frizione!
Solo per inciso, segnalo un "nuovo" crescente attivismo politico-diplomatico e militare francese in tutto il nordcentroAfrica ed il M.O. (Arabia soprattutto), della serie quando si crea un vuoto (USA deboli) qualcosa lo riempie prima o poi. E si parla di accordi segreti Israelo-Sunniti contro gli Sciiti.
Ma tornando al dollaro svalutato, il discorso, per come lo vedo io non è se verrà sostituito pian piano sostituito da un'altra valuta, ma la natura della prossima valuta.
Sostituire fiatmoney con altra fiatmoney non cambia la sostanza di fondo: banca centrale, pianificazione centrale, manipolazione centrale, potere centrale, capitalismo clientelare, politica centrale, inflazione, svalutazione, consumismo, finanziarizzazione, Big Government e Big Banks, ... Si passerebbe da un padrone ad un altro. E non è detto che sia migliore del primo...
E questo con una sola fiatmoney nazionale o con un paniere di bilanciate fiatmoney del FMI nel quale è inserito pure l'oro (ma il cartaceo o il fisico?).
Il vero cambiamento sarebbe prodotto solo dal ritorno su larga scala del soundmoney. Qualsiasi forma esso possa assumere.
Di sicuro, in questi anni di svalutazione delle fiatmoney, il piccolissimo mercato più consapevole di Main Street (l'avanguardia moderna della libertà) cerca un soundmoney, cerca stabili mezzi di scambio non controllati da un solo potere centrale, ma accettati dal mercato stesso: dall'oro alle cryptocurrency.
Ciao Francesco, voglio iscrivermi come socio sostenitore del Ludwig von Mises Italia, e mi pare di capire che, mettendo il tuo nome nella causale, otterresti l'opportunità di frequentare i corsi del Mises Academy, è corretto?
RispondiEliminaMatteo M.
la cina è vicina, ma non abbastanza. pessimi rapporti coi vicini, arroganza da revanscismo, non ha cultura da esportare, know-how, innovazione, creativita. è una gran forza economica, lavora, lavora, lavora, produce, produce, produce. sia usa che cina sono in mano a caste di finanzieri (usa) e palazzinari (cina) cioè di bollisti mafiosi. in usa ci sta tutto il mondo di internet (in cina ancora troppi divieti) in cina le fabbriche, ma assenza di libertà politica. siamo sul filo, e coma abbiamo detto altre volte, ci vorrà tempo, di certo la carta usa non potrà reggere a lungo. i cinesi si premuniscono semplicemente. ma guai se fossero loro i boss. è preferibile che facciano quel che fanno, aspettare il cadavere del nemico lungo il fiume. intanto ora il nodo è l arabia saudita, che minaccia di abbandonare il dollaro perché gli usa non hanno aggredito siria ed iran. questa sarebbe una bella botta. in ciò obama è 1000 volte meglio di bush. bandar bin sultan e co…. esseri immondi
RispondiEliminaoggi lo scenario più auspicabile tra quelli che si profilano è l emersione di un second market di monete spontanee in concorrenza con le valute statali, che serviranno a pagare tasse, e dipendenti e servizi pubblici. anche qui siamo all inizio, finche il bitcoin, od altre valute, non saranno stabili ma speculative non sarà possibile programmare il ciclo d investimento. c è comunque un fermento interessante
RispondiEliminacio detto, l america perderà. quando non si sa, quello è il difficile; e dipende da che cosa sarà disposta a fare per rinviare l inevitabile. perché perdera è semplice: perché non può essere invincibile per sempre, la storia passa, e passa anche per gli usa. gli usa hanno vinto la guerra fredda perché realisti contro gli urss utopisti. erano li, ad aspettare il cadavere del nemico, senza forzare troppo se non quanto e quando necessario. ciò che ora sta facendo con calma e cautela la cina, e chi con lei sta costruendo le strutture per un mondo dedollarizzato, di contro agli utopisti americani. non vorrei stare in usa quando i dollari dovessero smettere di essere acquistati od addirittura dovessero rientrare alla grande,
RispondiEliminaAggiungo, a quanto detto da gdb, che per battere l'America, i BRICS useranno la pace impedendo così l'uso dell'apparato militareindustriale invincibile. I BRICS saranno sempre contro qualsiasi intervento militare palese ovunque. Altra cosa le guerre segrete. Gli Arabi che ricorrono ad Israele per i loro scopi egemonici regionali sono come li ha descritti gdb.
RispondiEliminaCiao Matteo.
RispondiEliminaIntanto inizio col dire che la campagna di tesseramento del Mises Italia è partita, e chiunque volesse iscriversi può consultare questa pagina. Per quanto riguarda il tuo quesito, Matteo, puoi mettere nella causale il mio nome ma servono due soci ordinari per la sponsorizzazione. L'ideale quindi sarebbe spargere la voce :D
Tu intanto mettilo, perché ho parlato con il presidente il quale mi ha detto che se la campagna di tesseramento andrà bene basterà solo un socio ordinario.
Nel frattempo non mi rimane altro da fare che ringraziarti per la tua fiducia.
http://www.beppegrillo.it/2013/11/passaparolail_d.html
RispondiEliminamai lette tante confuse cavolate tutte insieme
No Francesco, grazie a te, e a tutti i fondatori e collaboratori del Mises Italia.
RispondiEliminaMatteo M.
Ho fatto una "ricerca parole" nell'articolo sul sito di Grillo: banca centrale. 0 risultati. Le poche idee che hanno una parvenza di sensatezza sono molto confuse; ma non mi sorprende. Il metodo di indagine con cui vengono affrontati certi argomenti se carente di una netta comprensioen di causa/effetto economico, è normale che porti a conclusioni errate e poco chiare.
RispondiEliminaCosa fare? Come sottolinea giustamente gdbarc, ora non possiamo far altro che aspettare. Ma nel frattemo non lasciarsi scappare occasioni per proteggersi (es. Bitcoin). Il mondo in cui viviamo è drogato fino al midollo, non è pronto per una moneta sonante.
Ci potremmo rallegrare se la Cina introdurrà un nuovo gold standard ma sarà basate sulle promesse. Perché? Perchè i fondi d'investimento globali hanno nei loro portfoli solo l'1% investito in metalli preziosi. La Cina deve ancora affrotnare le conseguenze della sua mega-bolla immobiliare.
E non scordiamoci il Giappone...
Un altro chiodo nella cassa del dollaro.
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