lunedì 21 ottobre 2013
Il Distrattore del PIL
di Peter Schiff
Albert Einstein, un uomo che sapeva una cosa o due riguardo alla meccanica celeste, una volta definì l'interesse composto come "la forza più potente dell'universo." Mentre quell'osservazione era probabilmente più una battuta di spirito (gli astrofisici possono essere esilaranti), mette in luce il fatto spesso trascurato secondo cui i piccoli cambiamenti, nel tempo, possono produrre enormi risultati. Nel corso degli eoni, le piccole insenature possono formare grandi canyon nella roccia viva. Lo stesso fenomeno può accadere nella nostra economia. Una minore, ma persistente, sottostima nel calcolo dell'inflazione utilizzata nel Prodotto Interno Lordo (PIL) può aver creato un quadro distorto della nostra salute economica.
Sarebbe impossibile misurare l'economia senza "tirarsi dietro" l'inflazione. Ecco perché gli economisti sono molto attenti nel separare i rapporti del PIL in due categorie: "nominali" (che non sono aggiustati all'inflazione) e reali (che invece lo sono). Solo i rapporti reali contano. Allora la grande domanda diventa questa: come misuriamo l'inflazione? Proprio come ho riferito la scorsa settimana riguardo agli errori nelle revisioni del PIL, l'intoppo è nei dettagli.
Come si è visto ci sono una serie di indicatori dell'inflazione ufficiale che si contendono la supremazia. La maggior parte delle persone tende a seguire l'Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) che viene compilato dal Bureau of Labor Statistics, una divisione del Dipartimento del Lavoro. Il CPI è considerato come lo strumento di misurazione più ampio, ma è stato cambiato molte volte nel corso degli anni. Le sue formule sono state allentate alla fine degli anni '90 quando la "Commissione Boskin" disse che il CPI sopravvalutava l'inflazione, omettendo di spiegare i cambiamenti nel comportamento dei consumatori. Credo che quei cambiamenti hanno gravemente compromesso l'affidabilità dell'indice. Ma il CPI stesso deve lottare per la propria visibilità contro un rivale, il "core CPI," che taglie dal calcolo cibo ed energia poiché molti li ritengono troppo volatili per essere calcolati con precisione. Il core CPI è quasi sempre inferiore al numero "ufficiale."
Un'altra serie di dati sull'inflazione, il "Deflatore del PIL," viene compilato dal Bureau of Economic Analysis (parte del Dipartimento del Commercio) ed è usato per il calcolo del PIL. Il deflatore è diverso dal CPI in quanto ha una maggiore flessibilità nella ponderazione e scambia gli elementi che sono nel suo paniere di beni e servizi. Mentre il CPI attira l'attenzione mediatica e politica, è il deflatore che è rilevante se si considera la crescita economica.
Su base trimestrale, i due numeri sono di solito abbastanza vicini da poter sfuggire ad un controllo. (Tuttavia le stime recenti del PIL nel secondo trimestre si basano sull'inflazione annualizzata ad un irrisorio 0.7%!) Ma se si guarda ad un orizzonte temporale più ampio, emerge un modello molto differente.
I set di dati disponibili, sia per il CPI che per il deflatore del PIL, risalgono al 1947. Tale periodo di 66 anni può essere diviso nettamente in due fasi. Dal 1947 al 1977 entrambi i parametri di valutazione si sono spostati insieme in modo quasi identico, aumentando entrambi del 173%. Ma nei successivi 36 anni (fino al 2013), il CPI è aumentato quasi di tre volte (292%) mentre il deflatore quasi solo di due volte (209%). Che il CPI sia aumentato del 40% di più del deflatore del PIL è un fattore estremamente importante. Come è successo? Come si è visto, sin dal 1977 le ipotesi trimestrali di inflazione per il deflatore sono state, in media, più basse dello 0.17% rispetto al CPI. E' un numero piccolo. Ma, come con l'interesse composto, i numeri piccoli si cumulano nel tempo fino a diventare numeri grandi.
Se si sostituiscono i tassi di crescita trimestrale del PIL utilizzando il CPI più alto piuttosto che il deflatore, la nostra economia attuale sarebbe più vicina ai $13 bilioni piuttosto che ai $16.6 bilioni, circa il 28% più piccola. Anche se si dovesse dividere la differenza tra il CPI ed il deflatore, otterremmo ancora un'economia significativamente più piccola di quanto appaia.
Sono stati quei $64,000 ($188,000 aggiustati all'inflazione nei prezzi al consumo sin dal 1977) quelli che nel 1977 hanno fatto divergere il CPI ed il deflatore? Purtroppo i dettagli non sono stati resi pubblici. Quello che sappiamo è che il BEA ha assunto l'incarico nel 1972, e che la separazione è avvenuta alcuni anni più tardi quando l'inflazione ha davvero iniziato ad andare fuori controllo. Sappiamo anche che il deflatore è più flessibile rispetto al CPI e che gli interessi del governo sono meglio soddisfatti se vengono rilasciate segnalazioni di bassa inflazione e di una crescita più elevata. Quindi, in altre parole, il deflatore è probabilmente inferiore per le stesse ragioni per cui i cani si leccano le parti intime: perché vogliono e possono.
Se fossimo cresciuti più rapidamente del PIL ufficiale, perché la nostra forza lavoro si è contratta in modo significativo? Perché sostituiamo continuamente i lavori della classe media con quelli che pagano di meno? Perché utilizziamo a livello nazionale il 3% in meno di energia di quanto non accadeva 10 anni fa, nonostante una crescita dell'8.8% della popolazione? Perché gli americani spendono in necessità di base una percentuale più elevata dei loro redditi di quanto non accadeva 10 anni fa? Queste tendenze non sono conformi alla crescita salutare del PIL. Forse la crescita è in gran parte un'illusione?
Quando si prende in considerazione la probabilità che anche l'inflazione nei prezzi al consumo sia drasticamente sottovaluta, otteniamo un quadro molto più chiaro del vero stato dell'economia degli Stati Uniti. Se vi siete mai chiesti come mai siamo passati dall'essere il più grande creditore del mondo al più grande debitore, nonostante tutta questa crescita economica, ora lo sapete. Così come la crescita era solo un'illusione statistica, siamo stati costretti a prendere in prestito denaro per mantenere uno stile di vita che la nostra economia non può più sostenere.
Così la prossima volta che vedete un rapporto PIL, ricordare a voi stessi che il "deflatore" in realtà dovrebbe essere chiamato il "distrattore." E' lì per distrarvi dalla verità.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/49/Hieronymus_Bosch_051.jpg
RispondiEliminauna sola immagine vale più delle mie parole.
E quelle lassù potrebbero essere di silicone...
RispondiEliminanon si capisce perche non usino il deflattore anche per mascherare ulteriomente l inflazione. fatto sta che la crescita vera, di produttivita, porta a far scendere i prezzi e quella crescita non sta nel pil.... poi qualcosa ti devi inventare coi numeri visto che si devono pagare interessi gonfiati fiat
RispondiElimina>"[...] e quella crescita non sta nel pil"
RispondiEliminaAssolutamente sì gdb, se pensi che nel suo calcolo c'è anche G. :'D
Il problema dei dati è che possono dire tutto ed il cotnrario di tutto. Ed è per questo che la matematica è così osteggiata dal metodo Austriaco come unica fonte di determinazione teorica in campo economico. Ovviamente il problema non è rappresentato dai dati stessi, bensì dal modo in cui vengono elaborati e classificati per comunicare qualcosa. (es. l'articolo di Fassina sulla spesa pubblica italiana spaciata come quella più bassa d'Europa.)
Offtopic un po' complottista: oggi grave attentato in Russia dalle parti di Sochi.
RispondiEliminaVendetta dei servizi arabi per aver ostacolato l'attacco alla Siria?