Bibliografia

martedì 29 ottobre 2013

Anarchia: La base per una società civilizzata, parte 1





di Chris Mayer


Crispin Sartwell è qualcuno che dovreste conoscere. Sta facendo un lavoro importante nel recuperare grandi figure dimenticate della tradizione anti-autoritaria americana. Tra le altre opere, ha presentato un libro snello e potente intitolato Against the State.

In ciò che segue, capirete perché lui è il mio filosofo vivente preferito. Sartwell vi condurrà in un tour de force intellettuale raccontando di politiche eccentriche e persone di una parte trascurata della storia dell'America.

Sono andato a trovare Crispin Sartwell a casa sua, una ex-scuola del XIX secolo che si trova su una tranquilla strada di campagna in mezzo a campi di grano lussureggianti a nord-est di Gettysburg. Sartwell è professore presso il Dickinson College, ma dubito che l'avreste mai indovinato. Era modesto e del tutto spontaneo. E' stato come se avessi incontrato un vecchio amico.

Una volta dentro, Sartwell mi ha servito una tazza di tè e ci siamo seduti al tavolo della cucina vicino alla finestra, sul quale c'era un cesto di frutta pieno di deliziose pesche locali, ed abbiamo parlato in libertà.

Abbiamo iniziato con il quadro generale.

La copertina dell'Economist includeva una storia dal titolo "Il Decennio Perduto della Libertà," che considerava il 9/11 come l'inizio di una grande perdita di libertà negli Stati Uniti. Ho iniziato chiedendo a Sartwell se pensava che la libertà stesse perdendo terreno a favore dello stato.

"Assolutamente," ha detto. "Vorrei che la struttura della storia si muovesse verso la libertà, ma temo che non sia così. Dopo il 9/11 il potere dello stato si è consolidato in un modo spaventoso negli Stati Uniti."

Eppure ci sono movimenti di controbilanciamento. Gli ho chiesto di movimenti come quello di Occupy e del Tea Party, per esempio. Ha detto:

"Sono stato molto rincuorato da fenomeni come quello di Occupy e del Tea Party. E' difficile trovare persone che li apprezzino entrambi, perché la maggior parte delle persone vede tutto secondo uno spettro destra-sinistra. Ma secondo me hanno un sacco di punti in comune. Entrambi hanno dei limiti, o sono stati cooptati da altre forme mainstream, ma penso che siano entrambi incoraggianti.

Personalmente mi piace vedere l'ascesa di Rand Paul. Sono stupito che quell'uomo sia nel Senato degli Stati Uniti. E' stato eccezionale che Ron Paul sia rimasto nel Congresso per tutti quei decenni. Eleggere qualcuno nel Senato degli Stati Uniti che sia praticamente un libertario rappresenta un grande successo per quel lato dello spettro politico. Ma le persone sono così disorientate dalla diatriba sinistra-destra che invece di considerare Rand Paul come un importante uomo politico lo credono un pazzo lunatico di destra."

La diatriba destra-sinistra è qualcosa di cui Sartwell ha scritto nel suo blog e nei libri. E' il canale principale attraverso cui le persone tendono a setacciare l'opinione politica. E ha grossi difetti. Sartwell spiega:

"Penso che il modo sinistra-destra di intendere la politica sia incredibilmente fuorviante. Oscura molte somiglianze e nasconde molte differenze da entrambi i lati. La diatriba destra-sinistra è stata inventata dalla sinistra più o meno nel tardo XIX secolo. Il suo primo uso in senso moderno, in inglese, è riconducibile a Thomas Carlyle nel 1837. Il concetto risale un po' prima di quello in Francia. Fu utilizzata per spiegare le diverse fazioni nella Rivoluzione Francese.

Questo modo di pensare alla politica è anche associato al Marxismo nel tardo XIX secolo come capitalismo vs. anti-capitalismo. Suppongo che questo sia un modo di pensare alla diatriba, ma applicandola alle posizioni contemporanee, la diatriba destra-sinistra costringe tutti al sostegno di un tipo gerarchia o un'altra. E' sia una gerarchia capitalista-corporativa sia una gerarchia politica orientata dallo stato. Sembra essere una propria scelta, ma ci devono essere luoghi al di fuori di questa diatriba in cui si è scettici di tutte le forme di potere e di gerarchia. Ed è quello che sto cercando."

Questo ci porta ad uno dei libri più belli di Sartwell, Against the State: An Introduction to Anarchist Political Theory. L'anarchismo non rientra nella diatriba destra-sinistra. Sartwell ha dato la sua opinione:

"Beh, le persone cercano di farcelo entrare. Un sacco di anarchici che conosco sono a disagio con la mia opinione sull'anarchismo perché tante persone che si identificano con l'anarchismo sono anti-capitalisti. Per lo più sono giovani, gente di Occupy e no global. Quando pensano all'anarchismo, pensano ad un anti-capitalismo di estrema sinistra. Sono meno preoccupati del potere statale, questione che per un sacco di anarchici tradizionali sarebbe fondamentale.

Considero il libertarismo e l'anarchismo di sinistra come posizioni potenzialmente compatibili. Hanno punti in comune evidenti. Entrambi sono molto scettici circa il potere dello stato o dell'autorità in generale. Questa è la ragione per cui sto guardando a queste figure che sono nate prima che nascesse la diatriba sinistra-destra. Persone come Thoreau, diciamo. Non potreste definirlo progressivo perché non esisteva una tale categoria nel 1850. Ma era un abolizionista e certamente sosteneva il femminismo. Sosteneva tutto ciò che poteva essere considerato una riforma progressista, ma era un individualista.

Thoreau combina questi elementi che sono centrali nella tradizione politica americana, ma ora sono oscurati. Fondeva un individualismo che oggi saremmo portati a definire di destra con varie posizioni di liberazione umana che saremmo portati a definire di sinistra. Questa, per me, è una filosofia perfettamente coerente. Non sembra esserci alcuna tensione concettuale."

Gli ho fatto notare che gli anarchici possono coesistere con molti stili sociali e politici. Il punto fondamentale, mi sembra, è che nessuno è costretto a far parte di qualcosa. Potrebbero esistere tutti i tipi di assetti sociali.

"Precisamente," ha concordato Sartwell. "Questo è un vantaggio della teoria politica anarchica, a mio avviso. Non dobbiamo progettare il futuro. Possiamo cercare di scoprire come la gente voglia vivere e vedere quale organizzazione avrebbe successo."

Questo ci porta alla domanda su quanto sia pratico l'anarchismo. L'obiezione principale che fronteggiano tutti gli anarchici è l'accusa di essere dei tipi folli. Ma anche se l'anarchismo non fosse pratico, non ne consegue che non abbia alcun valore.

"Lo scetticismo nei confronti del potere insito nella posizione di base dell'anarchismo è qualcosa di cui abbiamo davvero bisogno," ha detto. "Penso che una vena anti-autoritaria sia sempre utile alla discussione."

Questo non significa mettere da parte la questione dell'applicazione pratica.

"In qualche modo, ho sottovalutato le possibilità positive dell'anarchismo," ammette Sartwell.

Entrambi abbiamo condiviso su una simile evoluzione. Ha indicato le opere di antropologi come James Scott e David Graeber, il cui lavoro indipendente ha dimostrato come l'anarchismo abbia funzionato in una varietà di scenari.

"[Leggendo Graeber e Scott] si viene a conoscenza dei modi anti-autoritari o non autoritari con cui le persone si sono effettivamente organizzate," dice Sartwell, "tra cui le nostre vite di adesso."

Le leghe di bowling, per usare un esempio dal libro di Sartwell, sono organizzazioni anarchiche. Sono completamente volontarie. Nessuno è costretto ad aderirvi. Quindi se uno ci riflette, le nostre vite sono piene di organizzazioni anarchiche che poggiano su basi volontarie. Improvvisamente, l'anarchismo non sembra un'idea tanto radicale. Si arriva a capire che la base della società civile è anarchica.

"C'è tutta questa storia anti-autoritaria. E' solo che non è stata scritta," ha detto Sartwell.

Un punto importante di cui abbiamo parlato è fino a che punto si possa spingere la filosofia politica anarchica. Il più delle volte, gli anarchici sembrano dei critici implacabili degli enti esistenti e delle strutture sociali. La gente tende a pensare agli anarchici come a dei distruttori senza cervello. Ma Sartwell ha una risposta a tono.

"L'anarchismo non è distruzione consapevole," scrive nel suo libro. "E' proprio il suo rifiuto di formare ed imporre un futuro che distingue l'anarchismo dalle ideologie.

Non penso che dovrebbe esistere una filosofia politica anarchica che vi dirà come sarà il futuro una volta che ci si libererà dal potere statale o da qualsiasi altra cosa," ha detto Sartwell.

Questo può essere un punto debole quando si discute con gli statalisti, gli ho fatto notare, che vorrebbero farci dire come potrà essere un mondo anarchico.

"Mia madre mi martellava di domande quando avevo 12 anni," Sartwell ha riso. "Conosco queste cose!"

In tal senso, finiamo per oggi. Domani tenete d' occhio il blog per la seconda parte della mia intervista.

Cordiali saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

[Qui la seconda parte dell'articolo.]





23 commenti:

  1. ho gia proposto, perhce il linguaggio cambia, di connotare negativamente il liberismo, e far fare pace a significante e significato, come dirigismo socialista dove il potere centrale e finanziario, assistito dalla BKC, mettono in concorrenza spietata tutti gli attori economici appropriandosi del loro lavoro. ora anche l anarchismo, pur avendo anche una grande tradizione, ha una connotazione arcaica, bollata, ambigua, plurivalente e poco suggestiva. propongo quindi di usare il termine "volontarismo" per indicare un ordine costruito sull auto organizzazione della società civile e non sui modelli imposti dall elite tecnocratica al potere. suona molto meglio

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  2. Né a destra né a sinistra? La via italiana ve la ricordate? La DC!
    ;D

    Per qualche giorno saremo molto speculativi.
    Poi che alcune ottime idee abbiano radici antiche e misconosciute e screditate dal potere non è un limite insormontabile.
    Il vintage più raffinato tira sempre di più.

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  3. aspettiamo la corte cost tedesca su omt. ma penso fara come la dc

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  4. Signora libertà signorina fantasia (nel testo), signorina anarchia (nei live).

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  5. http://stanislao62-amicidifabriziodeandr.blogspot.it/2008/08/de-andr-e-lanarchia.html?m=1

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  6. http://it.m.wikipedia.org/wiki/Max_Stirner

    la rivolta individuale vs la rivoluzione collettiva

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  7. "Quali siano le forme concrete che in cui potrà realizzarsi questa auspicata vita di libertà e di benessere per tutti nessuno potrebbe dirlo con esattezza; nessuno, soprattattuto, potrebbe, essendo anarchico, pensare ad imporre agli altri la forma che gli appare migliore. Unico modo per arrivare alla scoperta del meglio è la libertà, libertà di aggruppamento, libertà di esperimento, libertà completa senz'altro limite sociale che quello dell'uguale libertà degli altri."

    – Errico Malatesta


    Gdbarc ha ragione. Si sono messi d'impegno a ridicolizzare e distruggere la reputazione volontarista ed individualista con luoghi comuni e raffiche di bordate mediatiche intente a smontare falsamente una nobile tradizione. I cosiddetti "anarco-insurrezionalisti" sono un buon esempio di falsi anarchici utili al sistema statale, perché la violenza non è contemplata nella sua tradizione.

    L'anarchia non è una bomba nucleare fatta per distruggere qualsiasi cosa. L'anarchia è la volontà di vivere in assenza di stato: non ci deve essere, su un territorio, un'autorità che detiene il monopolio della violenza e che viva sull'esproprio sistematico dei beni della popolazione in quel territorio. In altre parole, lo stato esiste grazie ai soldi e ai beni sottratti alle persone, e può farlo perché è l'unico ad avere la possibilità di esercitare tale violenza.

    Nessuno ha il diritto di disporre del corpo e dei beni delle persone, tantomeno lo stato; che invece lo "esercita" del tutto illegittimamente. Le persone hanno il diritto di disporre del proprio corpo e dei propri beni, e di utilizzarli come gli pare (se poi vogliono stabilirsi in una comunità socialista e metterli a disposizione degli altri sono solo fatti loro, basta che lo abbiano scelto); le persone hanno inoltre il diritto di difendersi quando qualcuno o qualcosa tenta di privarli del loro corpo o del frutto del loro lavoro. Quindi lo stato è una entità illegittima che si fonda sulla violenza, e come tale non dovrebbe esistere.

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  8. tu pensa che stirner: l unico e la sua proprieta, lo lessi che avevo circa 15 anni... poi, da li a idre che lo capii ce ne passa, pero lo intuì... e fece anch egli base...

    pero rothbard non lo sopporta. comunque è un pensatore alla nietzsche; di destra ma anche di sinistra; esasperar, radicale; ma anche acuto e spina nel fianco del centralismo marxista.

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  9. http://www.zerohedge.com/news/2013-10-29/guest-post-system-reset-2014-2015

    Anche il famoso "quando?" è relativo.
    Quando il crollo di WallStreet? Quando il default dello stato? Quando i più cominceranno a capire? Quando ci sarà il prelievo forzoso? Quando l'oro fisico annientera' la carta? E così via...

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  10. Un po' di dottrina libertaria secondo Rothbard

    http://mises.org/daily/2616

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  11. Arieccoci coi limiti al contante. Per contrastare l'evasione fiscale...
    O magari per obbligarci tutti a tenere tutto in banca, così il sistema avrà qualche chance in più in caso di stress test o di bancarotta.

    Ed ovviamente i partiti delle burocrazie socialiste sono in prima fila per sostenere le banche che comprano il debito pubblico. Ed i loro imbambolati elettori gli van dietro gaudenti in nome della "giustizia sociale per la povera gente".

    Almeno, così facendo, non salvano solo la loro fallita MPS coi nostri risparmi, ma tutto il sistema finanziario ed indirettamente puntellano l'apparato statale superindebitato.

    "Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza
    fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza,
    però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni
    da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni,
    da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.

    "Nella mia ora di Libertà" da Storia di un impegato
    Fabrizio De André

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  12. Tra le principali forme di potere c'è il capitalismo, insieme allo stato è ritenuto dagli anarchisti o libertari una forma di potere, per la sua attitudine ad espropriare il lavoratore del possesso dei frutti del proprio lavoro. Tuttavia in genere non si oppone alla proprietà privata se non usata per sfruttare il lavoro altrui. Ne accetta alcuna pianificazione centrale dell'economia o collettivizzazione forzata.
    Voglio dire che non basta essere anarchici ed essere consapevoli, se non si è organizzati.
    E' la mia critica personale all'individualismo libertario inteso in senso troppo estremo, e non come condotta e stile di vita, che essendo libertaria rispetterà sicuramente principi di reciproca non invadenza (in senso positivo, non necessariamente nel senso che ognuno se ne frega degli altri, qui ci si è capito) nelle libertà personali e nelle interazioni sociali, specialmente tra i diversi individualisti, la critica non è assolutamente di stampo morale, quindi.
    Gli è che Stirner stesso diceva che gli individualisti devono essere organizzati, magari avere un progetto, fare comunità se e proprio perchè questo è necessario al contrastare gli ostacoli alla piena espressione della propria individualità presenti nelle varie società, dove chiusi ognuno nel proprio guscio continuerebbero ad essere pesci in barile. Tutto questo senza rinunciare alla propria differenza ed espressione o sacrificarsi nel nome di un interesse collettivo astratto. E per questo bisogna coinvolgere varie persone, anche senza che facciano "professione" di pensiero libertario, proponendo percorsi di natura preferibilmente pratica con cui si possa contribuire all'emancipazione ed alla rottura degli ingranaggi che ci imbrigliano.
    Dal mio punto di vista è costruendo qualcosa di migliore che la sovrastruttura attuale può essere privata del sostegno.
    E qui secondo me si opera la sintesi e la possibile conciliazion tra le varie correnti, quelle più organizzative che tengono conto dei meccanismi globali e cercano di intervenire decostruendo e proponendo azioni pratiche sinergiche. E quelle che studiano e coltivano le potenzialità dell'individuo e la sua indipendenza.

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  13. Ciao Anto.

    Io non lo definirei così. Il capitalismo è semplicemente un processo produttivo che prevede la soddisfazione di determinate regole affinché sia tale. Il potere si nasconde altrove, nei monopoli artificiali ad esempio. Nei cartelli.

    Se poi si vuole davvero concretizzare il pensiero libertario nei fatti, quale miglior modo se non quello di sostenere le secessioni? Più è piccolo è uno stato, meno potere avrà. Inoltre, grazie all'esplosione di successo di internet, è possibile costruire società decentrate in grado di soverchiare l'attuale dominio centralista. Ma questo ormai si può ridurre ad un fatto ideologico che ancora persiste: dovremmo allontanarci dalla rappresentazione secondo cui l’economia avverrebbe tra stati. L’economia avviene tra uomini e imprese che producono.

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  14. Se non sbaglio i cartelli sono semplicemente un accordo cooperativo nel non farsi concorrenza, perchè probabilmente hanno capito che essa divide, quindi chi glie lo fa fare a dividersi.
    Sono comunque d'accordo sui monopoli artificiali. Si parla di imprese che producono, ma il punto è anche il ruolo che chi ci lavora ha in esse. Finora sono convinto che esse tramite la forza lavoro accentrino i guadagni. Tu mi spieghi che l'accentramento non avviene tramite questo processo, quindi leggerò il post a cui mi rimandi. Per quanto non è la mia unica contestazione all'attuale sistema in quanto ci sono lavori costituzionalmente portati a rendere altri, a mio parere altrettanto nobili, come l'agricoltore che non rendono più di tanto, proprio per la differenza nella natura della fruizione di questi lavori.
    E' vero l'economia avviene tra uomini, io non parlerei di secessione ma di liberazione, indipendenza nell'unità e nella solidarietà internazionale. E a proposito di stati capita che si vada dove la manodopera costa meno e non è una vera scelta da parte di quest'ultima.

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  15. Sì i cartelli sono sostanzialmente quanto hai detto. Il "problema" è che a lungo andare si sfaldano... a meno che non vengano istituzionalizzate o legalizzate barriere all'ingresso.

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  16. E' scomparso un commento che ho mandato per l'altro post, difetti del sistema :).
    A me dell'anarco capitalismo non convince l'idea che sia solo lo stato e la burocrazia la causa dei problemi (ho letto i link), per via degli ostacoli che pone alla libera concorrenza, fatto questo verissimo.
    Perchè secondo me con la sola concorrenza non si uniscono le forze per creare una società che riesca a sostituirsi allo stato, e per fare questo è necessaria una cooperazione, una società che volontariamente costituisca un equilibrio sul dare-avere e che sia solidale. Libero mercato secondo me non implica necessariamente il capitalismo.

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  17. Ciao Anto.
    Il problema dell'intendersi e' quasi sempre linguistico, di significato. Proverò ad essere didascalico per la maggiore chiarezza e brevità possibile. :)

    Prova ad intendere capitalismo come risparmismo. Sistema produttivo fondato sull'accantonamento volontario, libero, di una parte della ricchezza prodotta per un uso liberamente rinviato. Il capitalismo connotato negativamente, se ci pensi, è quello garantito da un potere centrale che nega il libero processo di mercato, il capitalismo clientelare protetto. Quello che si sottrae alle leggi economiche, quello che sopravvive ai suoi errori (il mancato soddisfacimento dei consumatori) non per capacità di rinnovamento/innovazione proprie (distruzione creativa) ma solo perché amico degli amici del potere centrale. Quello che viola le leggi del libero mercato. Della libera interazione tra individui liberi ed imprevedibili. Imprevedibili, non irrazionali. Guai a chi vuole razionalizzare secondo le sue convinzioni particolari e con la coercizione! Non lo fa per il bene comune, non lo fa uno per tutti, per la collettività, millanta ideali astratti e superiori (alle libere scelte individuali) solo per cristallizzare una posizione di vantaggio per qualcuno a scapito di tutti gli altri, per fermare il processo qua è là o completamente. Il mercato, invece, in questo senso, si autoregola solo se davvero libero di premiare e punire autonomamente, come processo in continuo divenire (il contrario di status quo, non ti pare?). Altro che necessità di regolamentazione del mercato! Le regole non scritte sono già nel mercato, il processo non ha una direzione predeterminata dagli intenti di qualcuno in particolare, fossero i migliori intenti dell'universo, ma segue gli intenti liberi ed imprevedibili di tutti gli individui che cooperano ciascuno secondo il proprio libero intento.
    (Continua)

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  18. Il libero mercato è, perciò, la democrazia dei consumatori, che liberamente decidono, in totale autonomia, quali imprenditori/produttori meritano il successo e quali no. Un potere centrale, politico o finanziario o misto, che interviene d'autorita', modificando per qualsiasi ragione ed in qualsiasi modo, questo processo a favore di qualcuno (e perciò contro qualcun altro) nega, manipola, altera la libera determinazione degli individui consumatori, cioè l'essenza stessa del libero scambio. Il libero scambio è un processo naturale ed umanissimo di collaborazione volontaria, di cooperazione libera, che premiando e bocciando i produttori determina i prezzi delle merci. Un organo centrale che d'imperio determina il prezzo della merce più commerciata, cioè del denaro, altera automaticamente il processo libero dello scambio e della cooperazione volontaria. Il libero scambio è un processo che non ha bisogno di una banca centrale che controlla il tasso di interesse del denaro, cioè il prezzo del denaro. La banca centrale distorce il processo di mercato, favorisce qualcuno, protegge e salvaguarda qualcuno, arricchisce qualcuno, e di conseguenza condanna qualcun altro, impoverisce qualcun altro, frega qualcun altro, al di furi del libero mercato. Non regola, manipola. E se manipola, inganna. Confonde le carte, le informazioni, i prezzi, i valori in campo. A beneficio di qualcuno. Non credi?

    Un mondo libertario, non ha bisogno di un potere centrale, ma si basa su comunità volontarie di individui/persone che scelgono di cooperare senza costringere ne' se stessi ne', tanto meno, altri ad adeguarsi alle loro scelte. E' un mondo decentralizzato, di poteri piccoli, limitati per definizione, facilmente controllabili dal basso. La Svizzera e' un buon esempio, come pure la contea americana con lo sceriffo allergico all'intervento dei federali, o il comune medievale. Ma non esiste un mondo perfetto per i libertari, ma perfettibile. Il mondo perfetto ideale è un mito catastrofico dei costruttivisti.
    Il socialismo propugna il Sole dell'avvenire, un ideale da raggiungere, una forma di governo stabile, per sempre, perfetto. Un utopico status quo immutabile. L'opposto della realtà, che è divenire incoercibile. Panta rei, tutto scorre, altro che status quo, altro che stato!

    E, fortuna, che volevo esser breve e didascalico! ;)

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  19. Se capitalismo significa risparmismo, allora è chiaro, autoevidente, che socialismo significa spendismo, anche spendismo in deficit, indebitamentismo. Ed il debito e la spesa in deficit sono buone cose per il socialismo perché il fine ultimo è la costruzione, il conseguimento del mondo perfetto e statico, immutabile, utopico della pace e della giustizia sociale. Perciò il fine ultimo giustifica qualsiasi mezzo, anche la coercizione più o meno violenta.
    È proprio su questa illusione, su questo errore di fondo, il mondo perfetto da edificare, che si è innestato facilmente ed abilmente l'inganno del controllo centralizzato del mezzo di scambio, del monopolio della merce più commerciata.
    È stato davvero geniale e diabolico chi ha compreso che il progetto folle e violento, autoritario o politicamente propagandato e condiviso con le masse ignoranti, deresponsabilizzate ed impaurite, il progetto socialista, collettivista, poi socialdemocratico e comunque sempre antiindividualista, sarebbe stato l'alleato migliore per costituire un cartello di profittatori immuni da qualsiasi rischio di concorrenza e fallimento! Questa è la base della complicità stato-banca centrale, politica e finanza. Il liberismo è la finanza e l'imprenditoria alleate della politica. Senza stato, senza potere centrale, il liberismo non esisterebbe. Ci sarebbe il libero mercato, che è tutt'altro, come sopra ho provato a chiarire.

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  20. Premesso che io potrei male intendere l'idea di capitalismo libertario come tu l'idea di socialismo, che non è necessariamente calato dall'alto e anche lo stato social democratico non è necessariamente dispotico ed usare la coercizione, perlomeno non più degli stati capitalisti a mercato pseudolibero. Li definisco anch'io così nella misura in cui di libero mercato c'è poco e nulla, più che altro corporativismo e fiancheggiamento delle multinazionali più affermate, e anche perchè una certa idea di libertà secondo me non è tale, se diventa abusiva.
    La socialdemocrazia tende a riempire dei buchi, senza intervenire sulla causa, non tutti i lavori permettono di pagarsi le cure mediche e quindi loro le collettivizzano, nella mia idea di stato, si deve operare di modo che non ci sia bisogno più di sanità pubblica, perchè volontariamente ognuno da quello che può ai medici, per dire, non so però come questo possa inquadrarsi nel capitalismo, assicurazioni? Non ne sono molto convinto. Ma io sono libertario, per quanto io pensi che uno stato ideale deve cercare di emancipare i cittadini e poi sparire, sappiamo che il potere tende a conservare se stesso. Quindi gli individui dovrebbero arrivarci da soli a liberarsi, perlomeno sarebbe meglio.
    La sola idea che non mi convince è che il mercato si autoregoli grazie alla sola somma dell'egoismo degli individui e non parlo dell'egoismo elaborato, parlo di quello semplice.
    E che il successo sia sempre strettamente legato alla soddisfazione dei consumatori e che la nascita di un nuovo concorrente sia facile, quando questo parte da zero, ma ha delle buone idee. Il tutto apparentemente percorrendo ognuno il proprio massimo interesse concesso dalla parte di potere che la propria posizione concede, anche se mi è parso che anche qui l'idea di massimo profitto sia stata criticata come non lungimirante e alla lunga punita dal vero libero mercato. Come la mettiamo con la dipendenza dalle banche per i prestiti, comunque? Con l'obsolescenza programmata? Verrebbe anch'essa scoraggiata o abbatterebbe i costi mantenendo vivo il mercato?
    Se per capitalismo trattasi di risparmiare e mettere da parte va bene ed è saggio, ma secondo me capitalismo è un vero e proprio modo di produzione ed un modo di intendere le relazioni socio economiche, stile teoria del gioco ed il gioco qualcuno lo vince, in questo caso a parziale beneficio degli altri "partecipanti" ma ovviamente non del tutto, come d'altronde in ogni gioco. La scuola austriaca è affascinante secondo me come analisi teorica pura dei rapporti economici, come rapporti di potere. Chiamiamoli sistemi puri.
    Un'idea di società del tutto diversa è compatibile con buona parte dell'anarcocapitalismo, se adottata volontariamente ed in libertà dalle persone, specialmente quelle attualmente più svantaggiate, per combattere l'accentramento di potere e ricchezza. Spero di sbagliarmi, ma credo che se non c'è una base economica e solidale-competitiva su cui si sviluppe/evolve/ricostruisce *autonomamente* una società non si tratterebbe altro che di legge della giungla + vincoli di proprietà & principio di non aggressione.

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  21. Adam Smith nella "Teoria dei Sentimenti Morali affermò che: "La solidarietà è l'ornamento che abbellisce e non il pilastro che sorregge la società umana." La giustizia, infatti, consiste nel non aggredire gli altri e rispettare i diritti di porprietà.

    comunque leggendo i testi sull'anarchismo, mi sono convinto (come posizione di massima, non come dogma) che la soluzione sia quella di sradicare le basi (economiche e giuridiche) dell'ingiustizia, facendo leva non tanto sulla "bontá" degli individui bensì sui meccanismi che impediscano che alcuni possano attuare violenza sui molti. Non significa creare una societá perfetta, armoniosa, allegra, ma almeno giusta sul piano economico-sociale. Non credo possano esistere persone migliori, ma solo persone che non avranno la possibilitá (pur volendolo) di sfruttare le altre. Il mio é un tentativo di fondere l'aspirazione ideale con la pratica di tutti i giorni. Ovviamente non ho la pretesa di teorizzare una societá in cui si delinei una condotta morale buona e corretta (perché mi suona tanto di stato etico) ma "solo" una societá dove non si debba assistere alla morte per fame, alle guerre, agli assassinii di stato, ecc.

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  22. Ciao Anto
    Se ho compreso cio' che pensi, ritieni che sia comunque necessario un qualche tipo di intervento per orientare verso il meglio ed il bene le relazioni umane di scambio.
    Io credo che i tanti esempi di organizzazioni non governative, letteralmente an_archiche, che operano qua e la' per il mondo nel fornire i servizi piu disparati, dalla salute all'istruzione, quando autentiche, dimostrino concretamente che, in modo volontario, non coercitivo, sostenendosi coi capitali risparmiati da chi vuole donarli nella misura possibile, si puo' operare per gli altri in modo solidaristico. Non dimentichiamo poi la tradizione delle societa' volontarie di mutuo soccorso, o gli esempi greci e non solo di servizi sociosanitari volontari e non statali.
    Credi che i costi di certe terapie mediche e chirurgiche non sia gonfiato come quelli di tanti altri asset protetti da mercato e concorrenza? E le ricerche piu avanzate non possono essere finanziate volontariamente al di fuori dalla fiscalita pubblica come gia avviene in certi casi?
    In realta, a ben guardare, gli esempi di solidarieta e cooperazione volontaria anarchica sono assai piu dif fusi di quanto possa apparire attraverso le nebbie burocratiche.
    Forse noi libertari siamo troppo ottimisti?
    Mi scuso per gli accenti carenti causa tablet.

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