Bibliografia

venerdì 13 settembre 2013

Il Paradosso Libertario





di Llewellyn H. Rockwell, Jr.


Mentre i libertari cercano di convincere gli altri della loro posizione, finiscono per imbattersi in un paradosso interessante. Da un lato, il messaggio libertario è semplice: si tratta di premesse morali ed intuizioni che in linea di principio sono condivisi da quasi tutti, compresi i bambini. Non danneggiare nessuno. Non rubare. Fatti gli affari tuoi.

Un bambino dirà: "L'ho preso per primo." C'è un qualcosa di intuitivo in questa frase, in cui il primo utilizzatore di un bene precedentemente non posseduto detiene la priorità morale rispetto a coloro che arrivano dopo. Anche questo è un aspetto centrale della teoria libertaria.

Seguendo Locke, Murray Rothbard ed altri filosofi libertari hanno cercato di stabilire una tesi moralmente e filosoficamente difendibile su come si può classificare il possesso della proprietà. Locke sosteneva che in principio i beni della terra fossero posseduti in comune, mentre Rothbard sosteneva più plausibilmente che tutti i beni fossero inizialmente senza proprietario, ma questa differenza non influenza la loro analisi. Locke cercava di giustificare come qualcuno potesse rimuovere un bene dalla proprietà comune per il suo uso individuale, e Rothbard era interessato a come qualcuno potesse prendere un bene senza proprietario e rivendicarlo per il suo uso personale.

La risposta di Locke suonerà familiare. Osservò, innanzitutto, che "ogni uomo possiede la propria persona." Per estensione, ognuno possiede giustamente come sua proprietà quei beni a cui ha mischiato il suo lavoro. Coltivare la terra, raccogliere una mela – qualunque sia l'esempio, diciamo che la prima persona che si impossessa di una proprietà, in precedenza appartenente allo stato di natura e senza un singolo proprietario, potrebbe definirsi il suo proprietario.

Una volta che un bene (che prima era nello stato di natura) entra nel possesso di qualcuno per la prima volta, il suo proprietario non ha bisogno di continuare a lavorarci o trasformarlo per mantenervi il suo titolo di proprietà. Una volta che ha avuto luogo il processo iniziale di homesteading, i futuri proprietari possono acquisire la proprietà non mescolandovi il loro lavoro – che a questo punto sarebbe una violazione – ma comprandola o ricevendola come regalo da parte del legittimo proprietario.

Come ho detto, percepiamo intuitivamente un senso giustizia al centro di questa regola. Se l'individuo non possiede se stesso, allora quale altro essere umano lo possiede? Se l'individuo che trasforma un bene che in precedenza non appartneva a nessun individuo specifico non dispone di un diritto su quel bene, allora quale altra persona ce lo avrebbe?

Oltre ad essere giusta, questa regola minimizza anche i conflitti. E' una regola che tutti possono capire, sulla base di un principio che si applica a tutte le persone allo stesso modo. Non dice che solo i membri di una particolare razza o livello di intelligenza possono possedere una proprietà. Ed è una regola che definisce chiaramente i diritti di proprietà in modo che chiunque possa comprenderli, e che manterrà le controversie al minimo.

Sono poche le alternative a questa tesi del primo utilizzatore. Se non il primo utilizzatore, allora chi? Il quarto utilizzatore? Il dodicesimo? Ma se solo il quarto o il dodicesimo utilizzatore sono i legittimi proprietari, allora solo loro hanno il diritto di fare qualsiasi cosa con il bene. Questo è ciò che rappresenta la proprietà: la capacità di disporre di un bene in qualsiasi modo si voglia, a condizione che in questo modo il proprietario non danneggi nessuno. L'assegnazione del titolo di proprietà attraverso un metodo come la dichiarazione verbale, per esempio, non farebbe nulla per ridurre al minimo i conflitti; la gente griderebbe invano, ognuno rivendicherebbe la proprietà del bene in questione e la risoluzione pacifica del conflitto risultante sarebbe impossibile.

Questi principi sono facili da afferrare, e come ho già detto, coinvolgono intuizioni morali che praticamente chiunque afferma di condividere.

E qui arriviamo al paradosso libertario. I libertari cominciano con questi principi di base e cercano solo di applicarli in modo coerente a tutte le persone. Ma anche se le persone affermano di sostenere questi principi, e anche se la maggior parte delle persone che lo afferma crede nell'uguaglianza – ciò che sostiene il libertario applicando i principi morali a tutti, senza eccezione – il messaggio libertario diventa improvvisamente estremo, irragionevole ed inaccettabile.

Perché è così difficile convincere la gente su una cosa in cui credono già implicitamente?

La ragione non è difficile da trovare. La maggior parte delle persone eredita una schizofrenia intellettuale dallo stato che li ha educati, dai media che li fanno divertire e dagli intellettuali che li confondono con la propaganda.

Questo è ciò che Murray Rothbard voleva veicolare quando descrisse il rapporto tra lo stato e gli intellettuali. "La classe dirigente," scrisse,

sia che si tratti dei monarchi di un tempo o dei partiti comunisti di oggi, è in disperato bisogno di una élite di intellettuali affinché decanti apologie per il potere statale. Lo stato governa per editto divino; lo stato assicura il bene comune o il benessere generale; lo stato ci protegge dai cattivi sulla montagna; lo stato garantisce la piena occupazione; lo stato attiva l'effetto del moltiplicatore; lo stato ci assicura la giustizia sociale, e così via. Le apologie differiscono nei secoli; l'effetto è sempre lo stesso.

Perché gli intellettuali, a loro volta, forniscono questo servizio allo stato? Perché sono così desiderosi di difendere, legittimare e giustificare i corridoi del potere?

Rothbard aveva una risposta:

Siamo in grado di capire ciò che ne ricavano i governanti statali dalla loro alleanza con gli intellettuali; ma cosa ne ricavano gli intellettuali? Gli intellettuali sono quel genere di persone che credono che, nel libero mercato, saranno pagati molto meno di quello che la loro saggezza può offrire. Ora lo stato è disposto a pagare loro uno stipendio per giustificare il potere dello stato, e per quanto riguarda lo stato moderno, il personale nella miriade di posti lavoro nel welfare e nell'apparato statale normativo.

In aggiunta a tutto ciò, la classe intellettuale di cui stiamo parlando vuole imporre la sua visione, il suo modello, sulla società. Frederic Bastiat spende molte pagine del suo piccolo classico The Law su questo impulso: il concetto di intellettuale e di politico come scultori, e la razza umana come un ammasso di argilla.

Ciò che ci viene insegnato, quindi, da tutti i canali ufficiali, è qualcosa di simile: per il bene e per il miglioramento del genere umano, alcuni individui hanno bisogno di esercitare il potere sugli altri. Da soli, avremmo poco istinto filantropico (se non nessuno). Potremmo commettere il più vile dei crimini. Il commercio si fermerebbe, l'innovazione cesserebbe e le arti e le scienze verrebbero trascurate. La razza umana finirebbe in una condizione troppo degradata e spaventosa da contemplare.

Pertanto, una singola istituzione ha bisogno di un monopolio per utilizzare la forza fisica e per esercitare la capacità di espropriare gli individui. Questa istituzione garantirà che la società sia modellata secondo una forma adeguata, che venga raggiunta la "giustizia sociale" e che le aspirazioni più profonde dell'umanità possano avere una qualche possibilità di realizzazione.

Queste idee sono così radicate nella nostra mente che sarebbe un miracolo se la maggior parte delle persone le arrivasse a considerare solo lontamente come propaganda. Questa è semplicemente la verità sul mondo, affermano le persone; è il modo in cui vanno le cose, non possono andare in un altro modo.

E se invece potessero andare in un altro modo? E se esiste davvero un altro modo di vivere? E se dopo tutto la sfera della libertà non dovesse essere così confinata, ma potesse espandersi senza limiti? E se la presunzione generale contro il monopolio si applicasse allo stato così come avviene per qualsiasi altra cosa? E se il libero mercato, il creatore più straordinario di ricchezza e di innovazione mai conosciuto e il meccanismo di assegnazione più affidabile ed efficiente delle risorse scarse, risultasse migliore nel produrre quei beni per la cui creazione ci è stato detto di contare sullo stato? E se lo stato, il più grande assassino di massa della storia, il più grande freno al progresso economico e l'istituzione che ci mette l'uno contro l'altro in un gioco a somma zero di saccheggio reciproco, stia ritardando il benessere umano piuttosto che farlo avanzare?

Quando ci rendiamo conto di alcune delle implicazioni di questa filosofia politica, diviene chiaro quanto possa essere liberatoria.

Vuol dire che la tassazione è un oltraggio morale, in quanto coinvolge l'espropriazione violenta di individui pacifici.

Vuol dire che la coscrizione militare è un termine di fantasia che sta per sequestro ufficiale.

Vuol dire che le guerre dello stato non sono altro che omicidi di massa; vuol dire che la sospensione delle normali regole morali propagandata dai funzionari statali in tempo di guerra, è un chiaro tentativo di mettere a tacere quelle indagini morali che altrimenti si manifesterebbero in assenza di una propaganda statale.

E vuol dire che lo stato non è il glorioso garante del bene pubblico, ma è invece un parassita. Gli anarchici di sinistra erano grottescamente in errore quando condannavano lo stato come il protettore della proprietà privata. Lo stato non potrebbe sopravvivere in assenza della sua aggressione contro la proprietà privata. Da solo non produce nulla, e può sopravvivere solo grazie al lavoro produttivo di coloro che espropria.

Lo stato è l'opposto del libero mercato, nell'etica e nel suo comportamento, e tuttavia così pochi sostenitori del mercato si prendono la briga di esaminare le sue premesse. Continuano a credere in quanto segue:

  1. Il miglior sistema sociale è quello in cui viene rispettata la proprietà privata, le persone sono libere di scambiare tra di loro e non viene utilizzata la coercizione.

  2. Questo fino a quando si parla della produzione di determinati beni. Invece poi abbiamo bisogno di monopolio, coercizione, espropriazione, decisioni burocratiche – in altre parole, la contraddizione più eclatante dei principi in cui diciamo di credere.

A dire il vero, in un primo momento potrebbe non essere così facile immaginare la fornitura di determinati beni da parte del libero mercato. E comunque, non abbiamo bisogno di qualcuno "in carica"?

Ma per la stessa ragione dovrebbe essere altrettanto difficile immaginare il successo del libero mercato in sé: senza un responsabile decisionale della produzione, come possiamo aspettarci che i soggetti privati producano quello che la gente vuole, soprattutto quando di fronte abbiamo un numero virtualmente infinito di possibili combinazioni di risorse, ciascuna delle quali è richiesta in vari gradi di intensità da un numero inimmaginabile di possibili processi produttivi? Eppure questo è esattamente ciò che accade sul mercato, senza fanfare, tutti i giorni.

Non solo sono stato sorpreso dalla diffusione dell'anarco-capitalismo – uno sviluppo piuttosto sorprendente dal momento che va contro tutto ciò che viene insegnato alla gente a dare per scontato – ma anche degli attacchi contro di esso. Si potrebbe pensare che dal momento che siamo ancora una piccola minoranza, nessun periodico importante si preoccuperebbe di criticarci. Eppure avviene il contrario. Il motivo? Perché si rendono conto, come voi ed io, che cosa stanno a significare queste idee.

I libertari hanno portato avanti la critica più radicale dello stato. I Marxisti hanno dichiarato di favorire l'estinzione dello stato, è vero, ma questo non può essere preso sul serio. Il potere coercitivo dello stato svolge un ruolo centrale nella transizione Marxista dal capitalismo al socialismo. Come disse Rothbard: "E' assurdo cercare di raggiungere l'apolidia attraverso la massimizzazione assoluta del potere statale in una dittatura totalitaria del proletariato (o più realisticamente un'avanguardia scelta del cosiddetto del proletariato). Il risultato non può che essere lo statalismo massimo e, quindi, la schiavitù massima [...]."

E senza la proprietà privata, come sarebbero operate le decisioni di produzione? Da uno stato, naturalmente. I Marxisti pero' non lo definiscono uno stato. Rivolgiamoci ancora a Rothbard:

Con la proprietà privata misteriosamente abolita, quindi, l'eliminazione dello stato sotto il comunismo [...] sarebbe necessariamente un mero camuffamento per un nuovo stato che emergerebbe per controllare e prendere decisioni sulle risorse possedute comunitariamente. Solo che lo stato non verrebbe chiamato così, ma piuttosto rinominato in qualcosa come "Ufficio di Statistica del Popolo" [...]. Sarà una magra consolazione per le vittime future, incarcerate o uccise per aver commesso "atti capitalistici tra adulti consenzienti" (per citare una frase resa popolare da Robert Nozick), che i loro oppressori non rappresenteranno più lo stato ma solo un ufficio di statistica del popolo. Lo stato, anche stotto altro nome, avrà lo stesso puzzo.

Invece i sostenitori di uno "stato limitato" – che in pratica conferiscono allo stato un ruolo ancora determinante, ma per amor di discussione daremo loro il beneficio del dubbio – vogliono riformare il sistema. Se proviamo questo o quello, dicono, possiamo trasformare il monopolio della violenza e di espropriazione in una fonte di ordine e di civiltà.

Noi libertari siamo lontani un milione di miglia da questi punti di vista. Noi non consideriamo i funzionari del governo come "dipendenti pubblici." Che tristezza quando gli ingenui conservatori parlano di tornare ai fasti di quando il governo era sensibile alle persone, i cui funzionari eletti perseguivano il bene pubblico. La situazione che abbiamo di fronte oggi, contrariamente a ciò che vogliono farci credere questi conservatori, non è una sfortunata aberrazione. E' la lugubre norma.

Ci sono due, e solo due, versioni della storia sulla libertà e sul potere. Una guarda al potere, che si manifesta nello stato come fonte di progresso, prosperità ed ordine. L'altra conferisce alla libertà queste cose buone, insieme al commercio, l'invenzione, la prosperità, le arti e le scienze, la sconfitta di malattia ed indigenza, e molto altro. Per noi la libertà è veramente la madre, non la figlia, dell'ordine.

Alcuni protesteranno che esiste una terza opzione: una combinazione giudiziosa di stato e libertà è necessaria per la prosperità umana. Ma si tratta solo di un'apologia dello stato, poiché dà per scontato proprio quello che i libertari contrastano: lo stato come fonte indispensabile dell'ordine, all'interno del quale fiorisce la libertà. Al contrario, la libertà fiorisce nonostante lo stato, ed i frutti della libertà che osserviamo intorno a noi sarebbero più abbondanti se non fosse per la mano dello stato.

Possiamo trovare precursori dell'anarco-capitalismo qua e là nella storia intellettuale occidentale – Gustave de Molinari, per esempio, e negli Stati Uniti Lysander Spooner, Benjamin Tucker ed una manciata di altri. Ma prima di Rothbard nessuno l'ha sviluppato pienamente, seguito in modo coerente, o assemblato in un sistema coerente. Fu Rothbard che propose una tesi sistematica per l'anarchismo della proprietà privata sulla base dell'economia, della filosofia e della storia.

Pochissime persone hanno il coraggio o l'originalità di rompere radicalmente con i sistemi di pensiero esistenti, tanto meno sviluppare il proprio. Il coraggio e l'originalità sono marchi di fabbrica di Rothbard. Avendo argomentato su come funzionasse la propaganda dello stato, un uomo del suo genio avrebbe potuto insegnare dovunque voleva e godere del prestigio e del privilegio della parte più alta del mondo accademico. Si rifiutò di farlo. Invece lavorò spesso senza essere ringraziato, lasciandoci in eredità un elegante – e massiccio – sistema di apprendimento da cui possiamo imparare ed a cui possiamo aggiungere altri concetti mentre ci avviciniamo verso la meta designata dallo stesso Murray: una società veramente libera.

Possiamo essere grati di vivere in un'epoca in cui il lavoro di Rothbard – disprezzato, resistito e soppresso dai fornitori dell'opinione ufficiale – è prontamente disponibile.

E qui c'è un altro lato del paradosso libertario: anche se la nostra filosofia deriva da una sola proposizione (il principio di non aggressione), il suo sviluppo e la sua elaborazione ci forniscono una fonte inesauribile di piacere intellettuale mentre esploriamo come le caratteristiche della società umana possano funzionare insieme armoniosamente ed in assenza di coercizione.

La classe intellettuale ha il suo compito e noi abbiamo il nostro. Il loro è quello di confondere e di oscurare; il nostro è quello di chiarire e spiegare. Il loro è quello di obnubilare la mente; il nostro è quello di illuminarla. Il loro è quello di sottoporre l'uomo al dominio di coloro che violano i principi morali che tutte le persone civili sostengono di amare. Il nostro è quello di emanciparlo da questa sudditanza.

Vi lascio con il paradosso libertario finale: mentre da un lato insegnamo la filosofia della libertà, a patto che amiamo queste grandi idee, rimaniamo pur sempre i suoi studenti. Continuare ad esplorare e scoprire, leggere e scrivere, discutere e convincere. La violenza è lo strumento dello stato. La conoscenza e la mente sono gli strumenti del popolo libero.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


13 commenti:

  1. Davvero un bel testo. Ottima scelta, Francesco.
    Proverò a diffonderlo.

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  2. Cmq alla fine ci si scontrera' con quegli individui che geneticamente desiderano ed operano per la sopraffazione ed il potere. Sono sicuramente una minoranza. Ma la più agguerrita. Fossimo tutti Down il problema non si porrebbe. Che fare con costoro? Isolarli. Renderli inoffensivi. Castrarli? Ignorarli è pericolosissimo. Eliminarli al primo cenno di prevaricazione?

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  3. sto meditando se iniziare un'apologia della dittatura :)

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  4. Posso propormi come dittatore?
    Mia moglie ne è già convinta.
    Cmq mi ricorderò di voi. Non temete!

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  5. per me ok, aggiudicato.
    c era uno che si vantava con un amico, poco sociale e mondano, di conoscere questo, quello, quell altro; di essere inserito a destra, a sinistra, al centro; di avere contatti con tizio, caio, sempronio.

    dopo la lista dei suoi contatti di cui si vantava, chiese al suo interlocutore con fare di superiorita: " e tu chi conosci?".

    l altro, non scomponendosi, rispose: "io nessuno, ma sono molto amico di uno che conosce TUTTI"
    questa è efficacia.

    tu ditta pure il potere, poi se mi serve qualcosa ti scrivo qui

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  6. Si, ma non t'allargare. Si sa... Le risorse sono scarse...

    A proposito. Ma si sa in giro che le risorse sono scarse?

    Che il denaro non è una risorsa, ma solo un mezzo di scambio?
    Che le risorse sono la ricchezza. Non il denaro.

    No. In giro non si sa. Per questo si stampa dal nulla ed allegramente cartaccia colorata spacciandola per denaro

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  7. Giochiamo al gioco in cui cmq perdiamo?

    B fuori dal senato.
    Cade L.
    N e pd non vogliono votare.
    Come sempre.
    N nomina Amato per un g.tecnico.
    Pd approva e pdl si astiene.
    Sennò crisi voto spread ed arrivano loro. La troika.

    Ma non sarebbe meglio? Così molti capirebbero ... qualcosa...

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  8. amato sta gia alla corte cost. Lo spread era per punire berlusca amico di gheddafi e putin e ribelle all euro. non penso siano I MERCATI, quanto I SIGNORI DEI MERCATI. PERO CI SONO SEMPRE I CONTROSIGNORI... basta un nulla e cambiano gli scenari. che è la ragione per cui gli investimenti casuali sono speso il miglio portafoglio. pero se la troika licenziasse i dipendenti pubblici... che godimento...

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  9. Italians do it better

    http://www.zerohedge.com/news/2013-09-15/guest-post-hackers-government-hire-growing-and-deeply-disturbing-industry

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  10. Già immagino da parte dei governanti i fiumi di retorica delle metafore politiche dopo che avranno raddrizzato la Concordia. L'Italia da raddrizzare!!!!
    Non se ne può più!!!!!

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  11. Hai ragione heavymetal, ma non credo che molti gli daranno retta.
    Oddio, la propaganda va a pieno regime in periodi come questi, ma basta girare per le strade e si sentono ben altri ragionamenti. Molti davvero desolanti, altri piu' interessanti, alcuni sensati.
    Intanto, Sagunto brucia.

    Summers rinuncia alla direzione della Fed. Poi capiremo perche'.
    E due della Morgan hanno spifferato che la banca manipola il mercato dell'oro. Cvd.

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  12. Ciao a tutti.

    Credo che questo articolo sia la fotografia perfetta dello stato in cui langue il nostro paese e delle continue erosioni delle libertà individuali dovute ad un paese che ha fatto della corruzione un'istituzione da conservare a botte di leggi.

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