di Gary North
"Non vi è dubbio che la diffusione dell'assicurazione sanitaria sia uno sviluppo auspicabile. E forse sarebbe possibile renderla obbligatoria dal momento che anche quelli che potrebbero provvedere a se stessi rappresenterebbero altrimenti un costo pubblico. Ma ci sono forti tesi contro uno schema singolo di assicurazione statale; sembra esistere una tesi schiacciante contro un servizio sanitario gratuito per tutti." -- F. A. Hayek
Hayek lo scrisse a pagina 298 del suo capolavoro, The Constitution of Liberty (1960). Potremmo esprimere il suo pensiero in un altro modo.
Non si tratta di mettere il governo a capo della vostra assicurazione sanitaria; si tratta di mettere voi a capo della vostra assicurazione sanitaria. Secondo le riforme che cerchiamo, se vi piace il vostro medico potete mantenerlo. Se vi piace il vostro piano di assistenza sanitaria, potete mantenerlo.
Queste parole possono sembrare familiari. Sono tratte dal discorso del 2009 del Presidente Obama che invitava il Congresso ad approvare l'ObamaCare.
Ma se Hayek era disposto a cedere sotto i colpi di una tesi morale contro l'ObamaCare, che dire del welfare state in generale? Hayek spalleggiava anche questa resa.
Nel mondo Occidentale è stata a lungo accettata, come un dovere della comunità, qualche disposizione per quelli a rischio di indigenza o di fame a causa di circostanze al di fuori del loro controllo. . . . La necessità di tali disposizioni in una società industriale è fuori discussione -- anche se solo nell'interesse di coloro che richiedono protezione contro gli atti di disperazione da parte dei bisognosi.
Queste sono le parole d'apertura del capitolo 19, "Previdenza Sociale." Preciso' le implicazioni di questa posizione nella pagina successiva.
Una volta che provvedere alla vecchiaia, alla disoccupazione, alla malattia, ecc. diventa un dovere riconosciuto della popolazione, indipendentemente dal fatto che gli individui potevano/dovevano provvedere a se stessi e in particolare una volta che l'aiuto viene assicurato in una tal misura che si tende a ridurre gli sforzi dei singoli, sembra un ovvio corollario costringerli ad assicurarsi (o altrimenti fornire) contro questi pericoli comuni della vita. . . .
Infine, una volta che lo stato richiede a tutti di prendere disposizioni simili a quelle che solo alcuni avevano preso prima, sembra abbastanza ragionevole che lo Stato stesso debba anche contribuire allo sviluppo di istituzioni appropriate. Poiché è l'azione dello stato che rende necessaria l'accelerazione degli sviluppi che altrimenti sarebbero proceduti più lentamente; il costo della sperimentazione e dello sviluppo di nuovi tipi di istituzioni può essere considerato una responsabilità della popolazione allo stesso modo come puo' esserlo considerato il costo della ricerca per diffondere conoscenze in altri campi che riguardano l'interesse pubblico. . . .
Fino a questo punto probabilmente i difensori più coerenti della libertà possono accettare la giustificazione dell'esistenza di una "previdenza sociale." Anche se molti possono pensare che sia sconsigliabile spingersi così lontano, non si può dire che questo sarebbe in contrasto con i principi che abbiamo enunciato. Tale programma, come è stato descritto, comporterebbe la coercizione dello stato ma solo per prevenire una maggiore costrizione dell'individuo nell'interesse degli altri; e tale tesi poggia sul desiderio degli individui di proteggersi contro le conseguenze della miseria dei loro compagni, così come su qualsiasi desiderio di costringere le persone a provvedere in modo più efficace alle proprie esigenze.
Quindi scrisse: "La necessità di tali disposizioni in una società industriale è fuori discussione -- anche se solo nell'interesse di coloro che richiedono protezione contro gli atti di disperazione da parte dei bisognosi." Permettetemi di riassumere la sua posizione: "Gli elettori dovrebbero arrendersi a dei ricattatori violenti. Questa resa è sia morale che istituzionale. Questa politica di resa è coerente con la libertà." Permettetemi di chiarirvi dove è diretta questa strada: a qualcosa di peggio della servitù.
Sedici anni dopo la pubblicazione di The Road to Serfdom, Hayek tiro' via il tappeto morale da sotto il movimento libertario che il suo precedente libro aveva contribuito a stendere. The Road to Serfdom divenne un best-seller per la University of Chicago Press. Venne sintetizzato nel Reader's Digest del 1945. Questo libro, insieme a Economics in One Lesson di Hazlitt (1946), probabilmente contribuì alla migliore comprensione dei pericoli della pianificazione centrale rispetto a qualsiasi altro libro che è stato letto fin dalla metà degli anni '40.
Tuttavia, il lavoro di Hayek ha sempre avuto lacune in materia di moralità ed epistemologia. Non fu mai dedito alla causa del libero mercato come lo fu il suo mentore: Ludwig von Mises. Mises era ferreo nella sua difesa dei principi del libero mercato. Hayek non lo è mai stato.
IL RIPARATORE
C'è un'altra cosa che la maggior parte della gente non capisce. Ci sono due approcci di base agli argomenti accademici, e Hayek lo capì chiaramente. Disse che alcune persone sono costruttori, altre sono riparatori. Si è sempre definito un riparatore.
Ludwig von Mises era un costruttore. Murray Rothbard era qualcosa di più di un costruttore. Ma Hayek non ne ha mai avuto la capacità o la voglia. Avrebbe preso un piccolo argomento e lo avrebbe scandagliato. Avrebbe generalmente tenuto a mente questo principio: le decisioni volontarie presenti nel mercato sono più efficienti delle decisioni di commissioni pianificatrici. Comprendeva a sufficienza Mises da essere contrario alla pianificazione centrale. Ma non è mai stato fedele, nel modo in cui lo era Mises, al principio fondamentale secondo cui lo stato deve starsene lontano da quegli affari che sono governati dalla concorrenza dei prezzi, dall'ingresso aperto e dai contratti volontari. In questo senso, Hayek è sempre stato soft-core.
Scrisse alcuni articoli molto importanti. Il suo articolo su "L'Uso della Conoscenza nella Società," pubblicato nel 1945, rimane un classico. Ogni studente che sceglie un corso superiore in economia dovrebbe leggere questo articolo. Naturalmente i professori dovrebbero leggerlo anche più di loro. Compare come il Capitolo 4 nella sua raccolta di saggi, lndividualism and Economic Order (1948). Questo libro è disponibile online qui.
Dal 1944 fino al 1960, lavoro' a lungo e duramente sul suo libro, The Constitution of Liberty. Lo comprai nel 1960. Non avevo letto The Road to Serfdom. Fui messo KO dal Capitolo 19: una difesa del welfare state come aspetto di una società libera. Hayek credeva nel diritto dello stato di prendere i soldi dalla gente al fine di creare reti di sicurezza per la popolazione in generale. In altre parole, Hayek non era un libertario. Era generalmente contrario alle interferenze nel mercato, ma sulla questione fondamentale del welfare state si trovava in un'altra fazione. Era schizofrenico da questo punto di vista. Era un riparatore. Queste contraddizioni non lo preoccupavano.
Comprai la mia copia di The Constitution of Liberty pochi mesi dopo la sua pubblicazione. Avevo 18 anni. Riconobbi immediatamente la portata della sua schizofrenia intellettuale. La lettura del Capitolo 19 mi pose contro Hayek all'inizio della mia carriera.
Il primo libertario a pubblicare una critica su questo libro fu un dottorando di Hayek: Ronald Hamowy. Nel primo numero del New Individualist Review, pubblicato nell'Aprile 1961, Hamowy scrisse una critica del libro dal punto di vista libertario. Hayek era uno dei redattori della rivista e rispose alla sua critica nel secondo numero tre mesi dopo. Potete leggerli online: Hamowy, Hayek. (E' intrigante notare che Hamowy venne scelto per essere l'editore delll'edizione postuma e corretta di The Constitution of Liberty nella raccolta di opere di Hayek.)
Hayek era un evoluzionista convinto, quindi non credeva in un nessun diritto eterno (compreso il diritto sociale). In quattro decenni, ripetè più e più volte la sua posizione: credeva che tutte le istituzioni sociali si evolvessero e che le nuove condizioni creassero nuove risposte. Negava categoricamente che vi fosse un principio fisso che regolasse questo processo evolutivo. Quindi non aveva una risposta filosofica o morale a questa critica: è come minimo possibile che nuove condizioni economiche e sociali potrebbero creare una situazione in cui la risposta del libero mercato sarebbe una forma di suicidio. La risposta del libero mercato potrebbe coinvolgere lo sviluppo di istituzioni statali che andrebbero a soverchiare molti aspetti del libero mercato stesso. Infatti, Hayek disse proprio questo riguardo lo sviluppo del welfare state.
Quindi, Hayek è sempre stato un difensore inaffidabile del libero mercato. Da un punto di vista filosofico offrì un solo tipo di difesa: l'incapacità degli uomini di elaborare principi permanenti. Offrì difese pragmatiche, tutte basate sull'evoluzione sociale. Non accetto' mai il principio del ragionamento deduttivo di Mises riguardo la teoria economica.
HAYEK ERA UN CONSERVATORE, NON UN LIBERTARIO
Hayek era molto più vicino ai conservatori che ai libertari. E' stato molto più vicino a Russell Kirk che a Murray Rothbard. Né Kirk né Hayek credevano nel diritto economico. Entrambi respingevano l'idea sulla stessa base: il loro impegno per una qualche forma di evoluzione sociale. Ognuno di loro sarebbe stato dalla parte del libero mercato, perché non si fidavano delle burocrazie statali, ma sempre sulla base di un ragionamento pragmatico secondo cui la società aveva scelto il libero mercato volontariamente. Allora sorge la domanda: "Come possiamo impedire allo stato di invadere e catturare le istituzioni della società?" Oppure questa: "Come possiamo impedire allo stato di politicizzare le istituzioni sociali?" Hayek non aveva una risposta filosofica, e nemmeno Kirk.
Hayek scrisse questo nel 1949 in "Gli Intellettuali ed il Socialismo."
L'ortodossia di qualsiasi genere, qualunque pretesa che un sistema di idee sia definitivo e che debba essere accolto senza indugi, è quel punto di vista che aizza gli uni contro gli altri tutti gli intellettuali, qualunque sia il loro parere sulle questioni in particolare.
Qualsiasi sistema che giudica gli uomini per la loro conformità ad un insieme fisso di pareri, siano essi "buoni" o siano essi utilizzati per far convergere diverse opinioni su determinati punti, si depriva di un sostegno senza il quale nessun insieme di idee è in grado di mantenere la sua influenza nella società moderna.
Questa dismissione di sistemi di pensiero permanenti e completi comprendeva anche la teoria di Mises di un ragionamento a priori come corretto fondamento epistemologico della teoria economica. Questo è il motivo per cui i libertari del campo di Mises non sono mai stati a loro agio con Hayek.
Quando si parla di dibattito tra Keynes e Hayek, in realtà non c'è stato nessun dibattito. E' un mito. I video musicali su Hayek contro Keynes sono molto intelligenti, ma sono fuorvianti. I commenti negativi e sporadici di Hayek su Keynes arrivarono decenni dopo che Keynes ed i suoi discepoli avevano completamente conquistato il mondo accademico e quello statale. Ci fu Hazlitt contro Keynes, ma solo nel 1959 -- troppo tardi per avere un effetto: il libro di Hazlitt, The Failure of the "New Economics". Hayek e Mises non risposero a Keynes in modo esauriente. Questo fu un errore strategico. Col passare del tempo Hazlitt scrisse il suo libro, erano passati 23 anni e le università erano state completamente colonizzate dai Keynesiani. Hazlitt non era mai andato al college. Il mondo accademico scelse di ignorare il suo libro, nonostante fosse determinante.
L'errore strategico di Hayek nel 1936 persiste ancora. Nessun economista della Scuola Austriaca ha risposto a Keynes in modo completo: libri, articoli e video. Ecco perché ho proposto il progetto Keynes nel 2009. Nessuno ha accettato.
Così, senza difensori accademici della Scuola Austriaca che sfidarono Keynes nel 1960, gli studenti di economia si rifugiarono da Friedman e nella scuola di Chicago. Ma questi economisti erano statalisti fino al midollo per quanto riguardava la teoria monetaria e la politica monetaria. Respingevano fermamente l'idea che il libero mercato, il che significa il free banking (ovvero, un settore bancario senza protezione degli stati), dovesse governare la politica monetaria. Avevano i loro piani per la banca centrale, ma nessuno con una certa influenza nella politica o nel governo li ha mai presi in considerazione per più di cinque secondi. Fu sufficiente che la scuola di Chicago battezzasse la banca centrale. "Grazie ragazzi: ora siete pregati di andare via. Non chiamateci. Vi chiameremo noi."
Questo è il motivo per cui LewRockwell.com ed il Mises Institute hanno cambiato radicalmente gli allineamenti: statalismo contro libero mercato. Il World Wide Web ha portato i lettori su Lew Rockwell.com e sul Mises.org. A causa delle restrizioni dei copyright, i lettori non leggono molto di quello che è stato scritto da Hayek. Vige la concorrenza di prezzo (scaricare gratuitamente). Regano le cifre (ora online).
Il Mises.org promuove economisti che credono nei sistemi. Mises era uno di questi, e così anche Rothbard. Nessuno di loro era un riparatore. Pertanto, per uno studente è molto più facile imparare l'economia di base da Mises o Rothbard che da Hayek. Non scrisse mai un trattato a difesa della teoria economica o dell'ordine sociale del libero mercato. Del resto, neppure Friedman. (L'unica libro di testo sistemico della scuola di Chicago fu scritto da Allen e Alchian della UCLA: University Economics. L'ultima edizione è del 1972.)
CONCLUSIONE
Non si vince una guerra facendo riparazioni.
C'è una storiella che viene raccontata sin dalla Guerra Fredda su un giovane diplomatico russo che ha l'occasione di lasciare l'URSS: un incarico a Parigi. Il suo equivalente è un giovane diplomatico francese che viene assegnato a Mosca. I treni di entrambi si fermano a Varsavia. Il russo pensa: "Questa deve essere Parigi." Il francese pensa: "Questa deve essere Mosca."
Sulla strada tra Keynes e Rothbard, Hayek era Varsavia.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/