di Gary North
Nel suo piccolo capolavoro del 1944, Bureaucracy, Ludwig von Mises identificò l'agente supremo dell'economia di libero mercato: il consumatore.
I capitalisti, gli imprenditori e gli agricoltori sono come strumenti nella conduzione degli affari economici. Sono al timone e governano la nave. Ma non sono liberi di tracciare il suo corso. Non sono supremi, sono solo timonieri, tenuti ad obbedire incondizionatamente agli ordini del capitano. Il capitano è il consumatore.
Mises non deviò mai da questa tesi. Mostrò come le richieste dei clienti nel libero mercato rappresentassero profitti per alcuni capitalisti, e perdite per altri.
Né i capitalisti, né gli imprenditori, né i contadini determinano ciò che deve essere prodotto. Lo fanno i consumatori. I produttori non producono per il proprio consumo, ma per quello del mercato. Il loro intento è quello di vendere i loro prodotti. Se i consumatori non acquistano i beni offerti loro, l'imprenditore non può recuperare le spese effettuate. Perde il suo denaro. Se non riesce a regolare la sua produzione secondo i desideri dei consumatori, molto presto verrà rimosso dalla sua eminente posizione al timone. Verrà sostituito da altri uomini che avranno soddisfatto meglio la domanda dei consumatori.
Questo è il sistema di causa/effetto del libero mercato. I consumatori sono in carica e sono spietati.
I veri padroni nel sistema capitalistico dell'economia di mercato, sono i consumatori. Essi, con il loro acquisto e la loro astensione dall'acquisto, decidono chi deve possedere il capitale e gestire le industrie. Esse determinano ciò che dovrebbe essere prodotto e in che quantità e qualità. I loro atteggiamenti comportano per l'imprenditore o un utile o una perdita. Rendono poveri gli uomini ricchi e ricchi gli uomini poveri. Non sono capi semplici. Sono pieni di capricci e fantasie, mutevoli ed imprevedibili. A loro non importa un briciolo del merito passato. Appena viene offerto loro qualcosa che gradiscono di più o che è più economico, abbandonano i loro vecchi fornitori. Per loro, niente conta di più della loro soddisfazione. Non si preoccupano affatto degli interessi acquisiti dei capitalisti, né della sorte dei lavoratori che perdono il posto di lavoro se i consumatori non comprano più quello che solevano comprare.
Molte persone non comprendono questo concetto. La mentalità collettivista è l'impostazione predefinita della maggior parte delle persone. Ci vuole un atto di volontà per interiorizzare l'analisi di Mises. Ciò vale sia per i difensori auto-professi del capitalismo sia per i critici.
LA MENTALITA' MERCANTILISTA
La visione del mondo Keynesiana è un ampliamento della visione del mondo mercantilista. Nel 1776 Adam Smith tentò di confutare le idee mercantiliste, ma nel complesso fu un tentativo infruttuoso. Oggi la maggior parte delle persone è mercantilista, proprio come lo era nel 1776.
Lasciate che vi faccia un esempio. Le corporazioni americane hanno stabilito impianti di produzione in Cina. Lo fanno perché possono acquisire manodopera più conveniente che in America.
Questo fa sorgere una domanda: come si possono aspettare che gli americani comprino i prodotti di questi lavoratori cinesi, quando le corporazioni americane non assumono lavoratori americani ad alti salari?
I dirigenti della corporazioni americane non prendono decisioni in base agli effetti di queste congetture. Non prendono le loro decisioni in base agli effetti sui dipendenti delle corporazioni americane. Prendono le loro decisioni in base ad un unico mercato: quello dei loro prodotti. A loro non importa dell'America in generale.
Lasciate che vi dica chi altro non si preoccupa dell'America in generale: i singoli americani. Come faccio a saperlo? Perché non comprano prodotti "fatti in America." Non l'hanno mai fatto. Quando il governo federale permette loro di comprare quello che vogliono, acquistano il bene più economico che darà loro quel valore che si aspettano. A loro non importa chi lo fa, non importa se viene importato, non importa se Walmart lo acquista da un produttore americano in Cina o un produttore americano di Chicago. Tutti quello che interessa loro è il prezzo e la qualità.
Le corporazioni americane decidono cosa potrebbero acquistare i loro clienti. Prendono le loro decisioni in base agli acquisti previsti del loro gruppo specifico di clienti. A loro non importa dei clienti in generale e non se ne dovrebbero preoccupare. Questo perché i clienti in generale non si preoccupano dei clienti in generale. I clienti si preoccupano di se stessi. Non è loro responsabilità prendere decisioni a nome di tutti gli altri clienti in America, o in Nord America o nel mondo. Sanno solo ciò che vogliono acquistare e hanno i soldi. Decidono cosa comprare in base a ciò che vogliono acquistare e al denaro che hanno per comprarlo. È sciocco aspettarsi che i singoli clienti prendano decisioni in base ai presunti effetti delle loro decisioni individuali su tutti gli altri clienti. Non hanno queste informazioni, e anche se ce l'avessero la ignorerebbero. Si preoccupano di se stessi, non di tutti gli altri clienti. Sono responsabili solo di se stessi.
Ciò significa che la corporazione americana prende le decisioni di produzione non in base ai loro effetti sull'economia in generale, ma in base agli effetti sulla sua particolare clientela. Alla sua clientela non importa un fico secco degli effetti dei loro acquisti su tutti i clienti della ditta o sui potenziali clienti. I direttori aziendali americani agiscono principalmente per conto delle uniche persone che fanno la differenza per l'esito delle loro decisioni, vale a dire, i clienti specifici.
Le persone che plasmano le decisioni della corporazione americana non sono gli americani in generale, o i nord americani in generale, o i clienti del mondo in generale. Le uniche persone di cui si preoccupa la corporazione sono i suoi clienti o potenziali nuovi clienti. Questo è ciò per cui viene pagata. Qualsiasi corporazione che comincia ad agire per conto di clienti diversi da quelli usuali scoprirà presto che non avrà più molti clienti.
Perché tanti americani sono in teoria mercantilisti, non capiscono le loro stesse motivazioni. Non vanno in un grande magazzino, o fanno ordini su Amazon, basandosi sugli effetti che avranno i loro acquisti su tutti gli altri. Vanno su Amazon per comprare un libro, e guardano al libro più economico che possono trovare in modo che soddisfi i loro desideri. Il venditore valuta il libro: accettabile, buono, come nuovo, o nuovo. Poi il venditore propone un prezzo. Il cliente acquista il libro, non basandosi su dove è stato prodotto, o chi l'ha pagato per produrlo, ma basandosi solamente sul prezzo più economico per consegnarlo a casa sua, dato il livello di qualità per cui è disposto a pagare. Perché dovrebbe preoccuparsi di qualcos'altro oltre a questo? Quindi ad Amazon non importa dove viene pubblicato un libro. Questo perché agli acquirenti del libro non importa dove è stato pubblicato un libro. Perché gli editori dovrebbero preoccuparsi di qualcos'altro oltre a produrre libri per cui determinati clienti sono disposti a pagare? Non è responsabilità dell'editore indovinare ciò di cui si preoccupa una manciata di clienti riguardo il luogo di produzione del libro. All'editore importa solo portare a casa i ricavi dal libro.
Il libero mercato produce il miglior risultato attraverso la competizione dei prezzi. Il risultato migliore per chi? Per i clienti. Essi sono serviti da quei produttori che vogliono i loro soldi. I clienti tengono la carota: il denaro. Quest'ultimo è la merce più commerciabile, come disse Mises. Nessuno deve convincere i venditori a prendere i soldi. I singoli decisori spendono i loro soldi, o rifiutano di spenderli, e da questa molteplicità di decisioni dei clienti nascono una serie di prezzi ed una serie di margini di profitto. Al comando ci sono i singoli decisori, non i produttori. Essi devono fare quello che dicono i clienti, altrimenti andranno in bancarotta.
E' il segno di una mentalità mercantilista quando le persone incolpano le corporazioni per quelle decisioni riguardanti assunzioni e licenziamenti, quando invece i decisori nelle aziende stanno semplicemente agendo come agenti economici dei loro clienti. Incolpate quest'ultimi, non prendetevela con i produttori.
Abbiamo incontrato il nemico, e siamo noi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Quando vedo gli operai di una azienda fuori dei cancelli a protestare contro la delocalizzazione dello stabilimento in cui lavoravano, provo tristezza e compassione per la loro sorte e quella delle loro famiglie.
RispondiEliminaMa quando vedo protestare gli stessi sindacalisti che hanno fatto di tutto per irrigidire oltre ogni decenza il mercato del lavoro in questo Paese e per contrastare in ogni modo le imprese ed il settore privato in generale, salvo poi accordarsi con le imprese decotte e sovvenzionate dal settore pubblico, allora i miei sentimenti di solidarietà umana si raffeddano oltremodo, mentre altri si scaldano alquanto...
Prezzi e qualità.
RispondiEliminaNon serve altro per stare sul libero mercato.
Ma il mercato non è libero. Ma distorto da una miriade di anomalie che proteggono alcuni a scapito di altri competitori. Chi riesce a stare sul mercato nelle attuali condizioni e senza alcun aiuto esterno è un vero eroe e merita il massimo apprezzamento.
Ma quanto ancora resisterà?
Quanto ancora gli converrà resistere?
Ciao observer.
RispondiEliminaCapisco quello che intendi, e credo che la classe imprenditoriale dell'Italia stia spontadosi anch'essa verso un "raffreddamento." Soprattutto per quanto riguarda la produzione di ricchezza nel paese, cosa per cui non vale più darsi la pena in Italia: troppi rischi e più nulla da guadagnare. I pianificatori centrali, che non sono totalmente stupidi, l'hanno capito e tentano di barcamenarsi come possono per tirare avanti il loro circo. Le loro soluzioni, da questo punto di vista, sono sempre le stesse: più spesa.
Se gli individui non hanno più incentivi a creare ricchezza per un paese, gli stati credono dall'alto della loro presunzione di poterlo fare essi stessi spendendo soldi alla cazzo di cane. Non si rendono conto, o forse non vogliono rendersene conto, che così mantengono in vita solamente degli zombie. Se ci fate caso gli interventi statali tendono a cristallizzare e fossilizzare il mercato in un determinato punto nel tempo, peccato che il suo dinamismo sfugga perennemente alla presunta conoscenza superiore dei pianificatori centrali. Una lezione cruciale che Hayek presentò in Individualism and Economic Order.
Ciao Dna.
RispondiEliminaAll'orizzonte si stanno ancora una volta addensando i nuvoloni.
Purtroppo i vari pianificatori crolleranno solo dopo aver desertificato il Paese. Non accade mai prima. Non è mai accaduto diversamente. La gente si sveglia solo quando colpita in prima persona. Ma poi non è detto che vada meglio dopo il risveglio. Bisogna anche togliersi le fette di prosciutto dagli occhi. E sono molte e molto aderenti.
RispondiElimina*My Dear Extended Family,*
RispondiEliminaWhy are you waiting? Are you joining me in Chicago, Vancouver, or Phoenix next week? If you are both waiting and not coming then what can anyone do for you?
You are headed for an expensive disaster that down deep, you know is coming.
Sincerely yours,
Jim Sinclair