«[...] Anziché cambiare il proprio approccio, la FED ha risposto al rallentamento della crescita dell'occupazione lanciando altri round di QE. Secondo la sua logica, se l'espansione delle riserve per oltre due trilioni non ha prodotto i risultati sperati, l'aggiunta di $85 miliardi in più al mese -- un altro trilione quest'anno -- potrebbe servire allo scopo. [...]
Visto che le banche ottengono un interesse pari allo 0.25% sui propri conti di riserva, mentre corrispondono interessi bassissimi o prossimi allo zero ai propri depositanti, potrebbero scegliere di lasciare il denaro inattivo, riscuotendo un interesse privo di rischio, piuttosto che farlo circolare nell'economia. Ai tassi d'interesse correnti, le banche erogano prestiti al governo, alle grandi società consolidate e agli operatori commerciali del settore immobiliare, non certo a mutuatari rischiosi, come le start-up o gli acquirenti di prima casa. Mentre speculatori e banchieri traggono vantaggio dal calo dei tassi d'interesse che accompagna gli acquisti di asset da parte della FED, lo stimolo monetario e creditizio tanto auspicato viene meno. [...]
L'economia USA non ha risposto all'espansione monetaria della FED perché i grandi problemi del Paese non riguardano la liquidità. Come qualunque studente di economia impara già al primo anno, la politica monetaria non può risolvere i problemi dell'economia reale, bensì solo i cambiamenti politici. La FED farebbe bene a ripassare questa lezione. [...]
Malgrado il controllo della liquidità e della crescita del credito stia ritardando l'impatto inflazionistico della decisione della FED di ampliare le già enormi riserve delle banche, l'America non potrà sfuggire l'inflazione per sempre. Le riserve che la FED e quasi tutte le altre maggiori banche centrali stanno accumulando dovranno prima o poi essere utilizzate.»
~ L'impasse del quantitative easing, Allan H. Meltzer, Project Syndicate, 6 Giugno 2013.
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di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)
Ogni volta che sento qualcuno che mi dice che sono stupido e che chi mi ascolta è stupido, e infatti essi stessi si sentono stupidi solo a starsene in piedi accanto a qualcuno così stupido come me, io ricordo loro che c'è un sacco di stupidità nel mondo. E intendo MOLTA.
Uno dei campioni della stupidità arriva da Reuters, il quale opina che "la Cina ha uno spazio di manovra limitato per utilizzare la spesa pubblica e la politica dello stimolo al fine di sostenere la sua economia." Hahaha! E chi lo dice? Hahaha!
E' il Teatro dell'Assurdo! Hahaha! Voglio dire, la Cina ha, come tutti i paesi avanzati in tutto il mondo, una moneta fiat ed una banca centrale che può creare tutta la moneta che vuole!
Hahahaha! Mi sto letteralmente contorcendo le budella per le risate al solo pensiero – al solo pensiero! – che un paese con un terzo della popolazione del mondo, con una moneta fiat, con una banca centrale e con un governo di comando e controllo possa avere spazio di manovra limitato in QUALCOSA! Hahaha! "Spazio di manovra limitato"! Hahahaha!
Asciugandomi le lacrime per le risate, mi sono reso conto che, a quanto pare, questa è l'interpretazione che dà l'autore alle parole del premier cinese Li Keqiang secondo il quale "se l'economia deve affrontare notevoli turbolenze ed incertezze, la Cina dovrebbe consentire alle forze di mercato di svolgere il proprio lavoro."
Quindi, non è una loro inabilità, caro giornalista rincitrullito di Reuters! E' Hayek contro Keynes! I cinesi sanno che la politica economica dello "stimolo" Keynesiano non solo è stupida e (come ammesso dallo stesso Keynes) inflazionistica, ma anche disastrosa; in contrasto soprattutto con la Scuola Austriaca, dove le forze di mercato ed un'offerta di denaro limitata uccidono l'inflazione nei prezzi e riportano subito l'economia in uno stato di allineamento/bilanciamento/equilibrio, dove ogni giorno è un giorno di sole e tutto è meraviglioso se si può sopportare il dolore della pulizia degli investimenti improduttivi (causati dalle azioni stupide di banche e stati) e quindi la perdita di ricchezza/terra/impianti/attrezzature, come è necessario per la "distruzione creativa" di Schumpeter affinché vengano liberate risorse per far riprendere l'economia dalle ceneri della sopracitata stupidità della Federal Reserve e dello stato corrotto.
Come reporter per una testata giornalistica rispettata come Reuters, avrei pensato di citare Pythraxis (un antico filosofo greco che ho appena inventato perché questo è proprio il tipo di fantasia che dà al bollettino informativo del Mogambo Guru il suo fascino ineffabile) quando disse: "Aumentare il denaro significa aumentare i prezzi, i fallimenti e la rovina, una profezia che si avvererà nei prossimi 2,500 anni in un paese idiota dopo l'altro fino alla loro distruzione finale, evento che si concluderà con l'arrivo del Mogambo che decanterà la totale follia di questo piano!"
Beh, come un qualunque cinese potrà intuire (un popolo descritto come imperscrutabile), né un falso filosofia greco, né il Mogambo e né la Scuola Austriaca sono apertamente supportati in Cina, anche se l'astuto Junior Mogambo Ranger (JMR) noterà facilmente che qui sono state dette le Stesse Cose (SC) di quando Li ha affermato: "Se ci si affida eccessivamente a politiche e misure statali per stimolare la crescita, non solo saranno insostenibili ma creeranno addirittura nuovi problemi e rischi."
E uno dei consigli di falsi filosofi greci, della Scuola Austriaca e della Mia Bocca Parlante (MBP) è quello di disporre di una massa monetaria stabile legata a oro e/o argento, perché solo loro hanno attributi testati nel tempo che li rendono "denaro."
Forse ora sapete perché i cinesi stanno comprando tanto oro – centinaia di tonnellate, e sempre di più! Come lo stanno facendo gli altri popoli e le banche centrali! – ed è questo il motivo per cui avranno una moneta molto forte ed un'economia dinamica ed autosufficiente basata sulla domanda reale, invece che dipendente dalla falsa domanda causata sia dalla spesa a deficit statale sia dall'indebitamento di tutti fino alla bancarotta per consumare cose.
E così avete scoperto come mai dico che Siamo Dannatamente Fregati (SDF), perché ciò che il futuro ha in serbo per noi americani, e per tutte le economie del mondo sviluppato che sono finite nel Tritacarne Economico (TE) dopo mezzo secolo di queste idiozie di spesa a deficit, è questo: i turisti cinesi ricchi compreranno, a buon mercato, tutto il terreno necessario per costruire le loro case-vacanza di lusso, i ricchi industriali cinesi si meraviglieranno della nostra distruzione e compreranno a basso prezzo terreni/impianti/attrezzature, ed i ricchi ragazzi cinesi verranno alla ricerca di mogli tra le milioni di donne americane ed europee che saranno alla disperata ricerca di un marito ricco dal momento che il dollaro americano e l'euro vedranno distrutto il loro potere d'acquisto e quindi loro, come quasi tutti gli altri, saranno in bancarotta e disperate.
Quanto a me, andrò più spesso al ristorante cinese! E quando arriverà il momento di pagare il conto, chiederò "Accettate dollari americani?" Quando diranno "Sì," inizierò a riredere tra me e me e penserò "Fessi!"
E allora chiederò al proprietario del ristorante se sta comprando oro e argento con tutti i profitti che sta facendo grazie a me (nonostante mi rimpinzi al buffet fino ad essere ad un passo dal vomitare), e se dirà "no" allora saprò che probabilmente sta mentendo, il piccolo bastardo imperscrutabile, perché i cinesi stanno comprando oro ad un ritmo mozzafiato, e lui è cinese, quindi... voglio dire, fate i conti.
A conferma dei miei sospetti, chiederò "Ti capita mai di dire 'Whee'?" Se lui dirà "sì," allora saprò per certo se sta comprando oro e argento, perché non si può non comprare oro e argento in risposta alla Gigantesca Mole Puzzolente (GMP) di denaro creata dalla Federal Reserve (cosa che garantirà una GMP di inflazione nei prezzi e di aumenti nei prezzi di oro e argento quando la domanda per la loro consegna soverchierà infine la corruzione incredibile nei mercati a termine) senza avere il tempo di dire "Whee! Questa roba dell'investire è facile!"
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Bibliografia
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mercoledì 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
Flessione: Dopo che i Rendimenti Iniziano a Diminuire
Come abbiamo visto nell'introduzione dell'articolo di ieri, le continue aspettative dei banchieri centrali (soprattutto quelle dello zio Ben) su un persistente ribasso dei tassi di interesse non si sono avverate. Infatti si è verificato l'opposto. Questo perché i banchieri centrali sono Keynesiani e non capiscono causa/effetto in economia. Attraverso la creazione di denaro dal nulla si aspettano che esso continui a tenere bassi per sempre i tassi di interesse a lungo termine. Cosa sfugge a queta analisi? La preferenza temporale degli individui, impossibile da controllare da parte dei pianificatori centrali. Infatti le persone, nel lungo periodo, tendono a proteggersi contro gli aumenti dei prezzi. Mises aveva chiara la situazioen odierna già nel 1949 nel suo capolavoro l'Azione Umana:
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di Bill Bonner
La discesa della Germania nazista cominciò non appena nacque. Il regime spostò risorse nazionali verso gli armamenti non appena la Legge Delega del Marzo 1933 diede a Hitler il potere di governare per decreto. Più spese militari lasciarono meno risorse per l'economia del consumo. Mentre sempre più uomini, acciaio e carbone finivano nella produzione militare, quella non militare diminuì portando giù gli standard di vita. La ricchezza del popolo tedesco iniziò a scendere quasi subito. In un primo momento, il calo fu modesto e gli economisti non se ne accorsero. Si concentrarono invece su una rapida crescita industriale, sulla disoccupazione in calo e sul fumo delle ciminiere. Ma il tedesco medio aveva meno da mangiare, meno da spendere e meno per comprare. Negli ultimi anni del Terzo Reich, il suo tenore di vita era in caduta libera.
Poche persone si svegliano la mattina e dicono a se stesse: "Quello che voglio davvero è un carro armato." Né si rivolgono alle loro mogli e dicono: "Tesoro, siamo a corto di munizioni." La spesa militare è una preoccupazione dello stato, non è una questione del privato. Pochissime persone vogliono utilizzare il loro tempo o denaro per le armi o la difesa. La spesa per la sicurezza è considerata come un male necessario, non aumenta gli standard di vita. Ma quanto è necessaria? Un politico può dire: "Staremmo meglio se aumentassimo le spese militari." Un generale può consigliare che la nazione sarà più al "sicuro" se verrà avviato un nuovo programma di armamento. Ma come fanno a saperlo?
Normalmente sappiamo ciò che valgono le cose solo osservandole. Guardiamo quello che la gente compra e quello che fa. Se un uomo decide di spendere tutto il suo tempo a raccogliere francobolli, presumiamo che gli piacciano. Se sceglie di acquistare un vecchio dipinto o una moto nuova, si presume che li voglia. Possiamo guardare come spende i suoi soldi per determinare ciò che desidera... e guardare i prezzi per vedere quanto pensa che valgano. Le persone usano il loro tempo e denaro come meglio credono. Se un gallone di benzina costa $4 — sul mercato libero — allora questo è quello che vale. Se una dozzina di uova costano $2, possiamo dire che un gallone di benzina vale due dozzine di uova. Non abbiamo altra misura affidabile.
Se le persone sono libere al 100% di produrre e di spendere come vogliono, possiamo presumere che ricevano il 100% di quello che vogliono. Se sia una cosa buona o cattiva, non lo sappiamo. Tutto quello che sappiamo è che i prezzi riflettono i valori relativi che le persone danno alle cose e che l'economia esprime pienamente i loro bisogni e desideri. Questa è, naturalmente, una fantasia. In nessun luogo sulla Terra... in nessun momento della storia... è esistita una tale economia ideale. Ovunque, in ogni epoca, vi erano limitazioni, leggi, regolamenti, furti, sovvenzioni, schiavitù ed altre distorsioni. Tuttavia, vale la pena tenere a mente questa ECONOMIA IDEALE. Come un uomo onesto o una donna virtuosa, ci dà uno standard con cui misurare i nostri difetti.
Se questo è vero, emerge una delle questioni più profonde sulla politica economica: non ce ne dovrebbe essere alcuna. Anche se lo stato fosse un angelo, dispensando un'economia di mercato ideale, sarebbe destinato a causare distorsioni. Ogni atto di pianificazione centrale è un'interferenza con i piani individuali. Ogni decisione di politica statale interrompe migliaia o milioni di quelle private. Non c'è modo di aggirare questa situazione. Acquirenti e venditori esprimono le loro preferenze, possiamo quindi vedere quanto valgono le cose. Se, invece, il prezzo è imposto o soppresso o sostenuto per decreto, il contenuto informativo del prezzo scompare. Non sappiamo quello che la gente vuole veramente, non sappiamo quanto valgono le cose; possiamo solo immaginarlo. Comprerebbero lo stesso benzina se il prezzo fosse più alto? Quanto mais consumerebbero le persone se i federali non imponessero di metterlo nei serbatoi di carburante? Quanto sareste disposti a pagare per un ricovero in ospedale se l'industria non fosse così fortemente regolamentata? Non lo sappiamo.
Qualsiasi tentativo di armeggiare con il sistema, dettare i prezzi, favorire un settore piuttosto che un altro o cambiare le preferenze in qualsiasi modo crea una distorsione che riduce la soddisfazione netta, cioè quello che la gente vuole. La manomissione distorce i risultati in modo che le persone finiscono per avere meno di quello che vogliono veramente... e di più di quello che qualcun altro vuole che abbiano.
Ma aspettate un minuto. Supponiamo di prendere soldi da persone ricche e disperderli in giro? Invece di una persona ricca che ottiene un sacco di quello che voleva, 10 o 20 persone non così ricche sarebbero in grado di ottenere più di quello che volevano. Ciò non andrebbe ad aumentare la soddisfazione netta? La regola del declino dell'utilità marginale non andrebbe a diminuire il godimento del ricco, permettendo nel contempo ai poveri di godere dei loro piaceri più pienamente? Forse. Ma qualcosa sembra sempre andare storto sulla strada per migliorare la vita degli altri.
Si può presumere, ad esempio, che i ricchi non stiano consumando tutto quello che hanno. In caso contrario, non sarebbero ricchi. Pero' si può anche presumere che ciò che viene preso da loro abbia un qualche ruolo al di là della soddisfazione dei loro capricci immediati. In realtà, è il capitale quello che viene utilizzato per costruire le imprese, creare fabbriche ed attrezzare le università e gli ospedali; queste sono le risorse in eccesso che vengono investite per creare più beni e servizi di consumo. Se togliete questo capitale, la società sarà lo stesso ricca? La soddisfazione netta salirà o scenderà? Chi lo sa? Ma non è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci. Nessun governo al mondo si impegna a ridistribuire i soldi dai ricchi ai poveri. Non di certo il Terzo Reich.
Nessuna persona seria sostiene che un'economia di comando sia il modo più efficace per identificare e produrre ciò che la gente vuole veramente. Invece, i manipolatori sostengono che ci sono alcune cose che sono più importanti dell'economia... alcune cose più importanti di quello che la gente realmente vuole. Hitler disse così:
Nel 1936 propose anche una legge che prevedeva la pena di morte per chiunque fosse colpevole di "sabotaggio economico," cioè, coloro che non si conformavano ai suoi piani. Ciò che diceva... e quello che voleva... erano cose così buone che avevano un senso, almeno per lui, tanto da chiudere il parlamento ed ignorare la volontà dei propri elettori. Stava semplicemente facendo quello che tutti i pianificatori centrali fanno — sostituire ciò che la gente voleva con ciò che lui voleva, e sostituire i sussurri del libero mercato con il suono della propria voce.
Per quanto ne sappiamo, Dio non parla ai funzionari pubblici e non dice loro che cosa sarebbe meglio per il popolo. Invece, per quanto ne sappiamo, le persone che controllano lo stato lo usano sempre in modo ragionevole ed ovvio — per ottenere più di quello che vogliono e più di quello che vogliono che ottengano gli altri. E dal momento che hanno la polizia di stato e il potere militare ad aiutarli a farlo, a meno che siano dei santi o dei geni, il rovescio della medaglia può essere davvero sconvolgente.
Quando le persone sono autorizzate a spendere il loro tempo e denaro come vogliono, il sistema si adatta facilmente ai cambiamenti delle preferenze. Una persona puo' volere un cappotto pesante in inverno. In estate, invece, un costume da bagno. I gusti cambiano, i modelli di acquisto si evolvono. A chi importa veramente? Quando una donna sente di avere un numero sufficiente di paia di scarpe... o un uomo sente di aver bevuto abbastanza whisky... si ferma. Non c'è bisogno di preoccuparsi troppo del ritorno sugli investimenti. E' del loro denaro che si parla; possono sperperarlo come vogliono. La gente non necessariamente ottiene ciò che vuole, ma come minimo ciò che merita.
Una delle caratteristiche più sottovalutate del libero mercato è che separa gli sciocchi dai loro soldi. Con lo stato, gli sciocchi separano tutti gli altri dal loro denaro. Nella vita privata, le persone spesso sprecano risorse. Ma è la loro ricchezza che stanno perdendo e ne rimangono rapidamente a corto. Non è così per i federali poiché se ne hanno la possibilità, possono sprecare la produzione di una intera economia... e molti decenni di ricchezza accumulata.
Nel 1930, la Germania si stava ancora riprendendo dal disastro della Prima Guerra Mondiale. In termini di PIL pro capite, aveva solo il 50% della prosperità americana e circa il 65% di quella della Gran Bretagna. Eppure, le sue fabbriche erano competitive. Aveva alcuni dei migliori scienziati e ingegneri di tutto il mondo e la più forte moneta in Europa. Aveva già in produzione trattori, automobili e aeroplani di livello mondiale. Se le cose fossero rimaste così, probabilmente avrebbe sperimentato un aumento della produzione, ridotto i costi, aumentato gli stipendi e via via avrebbe fatto compagnia a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia come una delle nazioni più ricche del mondo. Invece, la Germania prese una strada diversa.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
[...] Colui che si aspetta un aumento di certi prezzi si presenta sul mercato di prestito come richiedente ed è disposto a concedere un saggio di interesse lordo più elevato che se si aspettasse un aumento meno rilevante o nessun aumento. D'altro lato, chi dà a prestito, se si aspetta a sua volta un aumento dei prezzi, concede prestiti soltanto se il saggio lordo è più alto di quanto sarebbe in condizioni di mercato in cui fossero previsti movimenti al rialzo meno rilevanti o nessun movimento. Chi prende a prestito non è sconcertato da un saggio elevato se il suo progetto sembra offrire possibilità tali da poter sostenere costi più alti. Chi dà a prestito si asterrebbe dal prestito e entrerebbe a sua volta nel mercato come imprenditore e offerente di merci e servizi se il saggio di interesse lordo non lo compensasse dei profitti che potrebbe ottenere in questo modo. La previsione di un aumento dei prezzi tende così a far salire il saggio d'interesse lordo, mentre la previsione di una loro caduta lo fa diminuire. (pag. 544)I bancheri centrali possono anche influenzare i tassi a breve termine, ma le forze di mercato tendono inesorabilmente a forzare in alto quelli a lungo termine andando a far scoppiare le bolle gonfiate (es. titoli di stato) da questi presuntuosi cialtroni monetari.
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di Bill Bonner
La discesa della Germania nazista cominciò non appena nacque. Il regime spostò risorse nazionali verso gli armamenti non appena la Legge Delega del Marzo 1933 diede a Hitler il potere di governare per decreto. Più spese militari lasciarono meno risorse per l'economia del consumo. Mentre sempre più uomini, acciaio e carbone finivano nella produzione militare, quella non militare diminuì portando giù gli standard di vita. La ricchezza del popolo tedesco iniziò a scendere quasi subito. In un primo momento, il calo fu modesto e gli economisti non se ne accorsero. Si concentrarono invece su una rapida crescita industriale, sulla disoccupazione in calo e sul fumo delle ciminiere. Ma il tedesco medio aveva meno da mangiare, meno da spendere e meno per comprare. Negli ultimi anni del Terzo Reich, il suo tenore di vita era in caduta libera.
Poche persone si svegliano la mattina e dicono a se stesse: "Quello che voglio davvero è un carro armato." Né si rivolgono alle loro mogli e dicono: "Tesoro, siamo a corto di munizioni." La spesa militare è una preoccupazione dello stato, non è una questione del privato. Pochissime persone vogliono utilizzare il loro tempo o denaro per le armi o la difesa. La spesa per la sicurezza è considerata come un male necessario, non aumenta gli standard di vita. Ma quanto è necessaria? Un politico può dire: "Staremmo meglio se aumentassimo le spese militari." Un generale può consigliare che la nazione sarà più al "sicuro" se verrà avviato un nuovo programma di armamento. Ma come fanno a saperlo?
Normalmente sappiamo ciò che valgono le cose solo osservandole. Guardiamo quello che la gente compra e quello che fa. Se un uomo decide di spendere tutto il suo tempo a raccogliere francobolli, presumiamo che gli piacciano. Se sceglie di acquistare un vecchio dipinto o una moto nuova, si presume che li voglia. Possiamo guardare come spende i suoi soldi per determinare ciò che desidera... e guardare i prezzi per vedere quanto pensa che valgano. Le persone usano il loro tempo e denaro come meglio credono. Se un gallone di benzina costa $4 — sul mercato libero — allora questo è quello che vale. Se una dozzina di uova costano $2, possiamo dire che un gallone di benzina vale due dozzine di uova. Non abbiamo altra misura affidabile.
Se le persone sono libere al 100% di produrre e di spendere come vogliono, possiamo presumere che ricevano il 100% di quello che vogliono. Se sia una cosa buona o cattiva, non lo sappiamo. Tutto quello che sappiamo è che i prezzi riflettono i valori relativi che le persone danno alle cose e che l'economia esprime pienamente i loro bisogni e desideri. Questa è, naturalmente, una fantasia. In nessun luogo sulla Terra... in nessun momento della storia... è esistita una tale economia ideale. Ovunque, in ogni epoca, vi erano limitazioni, leggi, regolamenti, furti, sovvenzioni, schiavitù ed altre distorsioni. Tuttavia, vale la pena tenere a mente questa ECONOMIA IDEALE. Come un uomo onesto o una donna virtuosa, ci dà uno standard con cui misurare i nostri difetti.
Se questo è vero, emerge una delle questioni più profonde sulla politica economica: non ce ne dovrebbe essere alcuna. Anche se lo stato fosse un angelo, dispensando un'economia di mercato ideale, sarebbe destinato a causare distorsioni. Ogni atto di pianificazione centrale è un'interferenza con i piani individuali. Ogni decisione di politica statale interrompe migliaia o milioni di quelle private. Non c'è modo di aggirare questa situazione. Acquirenti e venditori esprimono le loro preferenze, possiamo quindi vedere quanto valgono le cose. Se, invece, il prezzo è imposto o soppresso o sostenuto per decreto, il contenuto informativo del prezzo scompare. Non sappiamo quello che la gente vuole veramente, non sappiamo quanto valgono le cose; possiamo solo immaginarlo. Comprerebbero lo stesso benzina se il prezzo fosse più alto? Quanto mais consumerebbero le persone se i federali non imponessero di metterlo nei serbatoi di carburante? Quanto sareste disposti a pagare per un ricovero in ospedale se l'industria non fosse così fortemente regolamentata? Non lo sappiamo.
Qualsiasi tentativo di armeggiare con il sistema, dettare i prezzi, favorire un settore piuttosto che un altro o cambiare le preferenze in qualsiasi modo crea una distorsione che riduce la soddisfazione netta, cioè quello che la gente vuole. La manomissione distorce i risultati in modo che le persone finiscono per avere meno di quello che vogliono veramente... e di più di quello che qualcun altro vuole che abbiano.
Ma aspettate un minuto. Supponiamo di prendere soldi da persone ricche e disperderli in giro? Invece di una persona ricca che ottiene un sacco di quello che voleva, 10 o 20 persone non così ricche sarebbero in grado di ottenere più di quello che volevano. Ciò non andrebbe ad aumentare la soddisfazione netta? La regola del declino dell'utilità marginale non andrebbe a diminuire il godimento del ricco, permettendo nel contempo ai poveri di godere dei loro piaceri più pienamente? Forse. Ma qualcosa sembra sempre andare storto sulla strada per migliorare la vita degli altri.
Si può presumere, ad esempio, che i ricchi non stiano consumando tutto quello che hanno. In caso contrario, non sarebbero ricchi. Pero' si può anche presumere che ciò che viene preso da loro abbia un qualche ruolo al di là della soddisfazione dei loro capricci immediati. In realtà, è il capitale quello che viene utilizzato per costruire le imprese, creare fabbriche ed attrezzare le università e gli ospedali; queste sono le risorse in eccesso che vengono investite per creare più beni e servizi di consumo. Se togliete questo capitale, la società sarà lo stesso ricca? La soddisfazione netta salirà o scenderà? Chi lo sa? Ma non è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci. Nessun governo al mondo si impegna a ridistribuire i soldi dai ricchi ai poveri. Non di certo il Terzo Reich.
Nessuna persona seria sostiene che un'economia di comando sia il modo più efficace per identificare e produrre ciò che la gente vuole veramente. Invece, i manipolatori sostengono che ci sono alcune cose che sono più importanti dell'economia... alcune cose più importanti di quello che la gente realmente vuole. Hitler disse così:
"Il lavoro del Ministero degli Affari Economici è quello di impostare le attività economiche nazionali; il settore privato deve raggiungerle... O l'industria tedesca agguanterà le nuove attività economiche, o altrimenti è destinata a mostrarsi incapace nel sopravvivere a questa età moderna..."
Nel 1936 propose anche una legge che prevedeva la pena di morte per chiunque fosse colpevole di "sabotaggio economico," cioè, coloro che non si conformavano ai suoi piani. Ciò che diceva... e quello che voleva... erano cose così buone che avevano un senso, almeno per lui, tanto da chiudere il parlamento ed ignorare la volontà dei propri elettori. Stava semplicemente facendo quello che tutti i pianificatori centrali fanno — sostituire ciò che la gente voleva con ciò che lui voleva, e sostituire i sussurri del libero mercato con il suono della propria voce.
Per quanto ne sappiamo, Dio non parla ai funzionari pubblici e non dice loro che cosa sarebbe meglio per il popolo. Invece, per quanto ne sappiamo, le persone che controllano lo stato lo usano sempre in modo ragionevole ed ovvio — per ottenere più di quello che vogliono e più di quello che vogliono che ottengano gli altri. E dal momento che hanno la polizia di stato e il potere militare ad aiutarli a farlo, a meno che siano dei santi o dei geni, il rovescio della medaglia può essere davvero sconvolgente.
Quando le persone sono autorizzate a spendere il loro tempo e denaro come vogliono, il sistema si adatta facilmente ai cambiamenti delle preferenze. Una persona puo' volere un cappotto pesante in inverno. In estate, invece, un costume da bagno. I gusti cambiano, i modelli di acquisto si evolvono. A chi importa veramente? Quando una donna sente di avere un numero sufficiente di paia di scarpe... o un uomo sente di aver bevuto abbastanza whisky... si ferma. Non c'è bisogno di preoccuparsi troppo del ritorno sugli investimenti. E' del loro denaro che si parla; possono sperperarlo come vogliono. La gente non necessariamente ottiene ciò che vuole, ma come minimo ciò che merita.
Una delle caratteristiche più sottovalutate del libero mercato è che separa gli sciocchi dai loro soldi. Con lo stato, gli sciocchi separano tutti gli altri dal loro denaro. Nella vita privata, le persone spesso sprecano risorse. Ma è la loro ricchezza che stanno perdendo e ne rimangono rapidamente a corto. Non è così per i federali poiché se ne hanno la possibilità, possono sprecare la produzione di una intera economia... e molti decenni di ricchezza accumulata.
Nel 1930, la Germania si stava ancora riprendendo dal disastro della Prima Guerra Mondiale. In termini di PIL pro capite, aveva solo il 50% della prosperità americana e circa il 65% di quella della Gran Bretagna. Eppure, le sue fabbriche erano competitive. Aveva alcuni dei migliori scienziati e ingegneri di tutto il mondo e la più forte moneta in Europa. Aveva già in produzione trattori, automobili e aeroplani di livello mondiale. Se le cose fossero rimaste così, probabilmente avrebbe sperimentato un aumento della produzione, ridotto i costi, aumentato gli stipendi e via via avrebbe fatto compagnia a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia come una delle nazioni più ricche del mondo. Invece, la Germania prese una strada diversa.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
lunedì 29 luglio 2013
Gli Stati Uniti devono molto a Bernanke?
Lo zio Ben ed il resto della sua brigata di banchieri centrali in tutto il mondo è riuscita a barcamenarsi nelle continue peripezie che le forze di mercato hanno posto sulla loro strada. Certo, sono riusciti a gestire le varie emergenze che sono piovute loro addosso ma la loro rosa di scelte da cui attignere s'è drasticamente ristretta. Anzi, non esiste altro che un bivio: inflazione di massa o depressione. Il campanello d'allarme ultimamente è arrivato dal tasso dei mutui trentennali che continua a crescere nonostante la sovvenzione da miliardi di dollari della FED nei confronti dei titoli ipotecari. Il tasso è schizzato quasi al 4.1% e per ragioni ovvie: la percezione della realtà viene manipolata, ma nonostante questo la realtà di fondo non cambia affatto. La trappola in cui sono finite le banche centrali è stata creata da loro stesse, anche se questa è la fine ineluttabile di qualsiasi sistema a pianificazione centrale come scrisse anche Mises nel 1920 in Economic Calculation in the Socialist Commonwealth. Ovviamente, l'altra metà della storia coinvolge il mercato obbligazionario del governo USA dove anche qui si concentrano gli sforzi della stampante dello zio Ben con sfogliate di miliardi o bip su un computer. Questa è una delle bolle più grandi mai gonfiate dalle banche centrali, non solo negli USA ma anche in Europa. Nelle settimane scorse, poi, lo zio Ben ha voluto testare l'umore del mercato e vedere come avesse performato in caso di un'inversione di tendenza. Dato che il mercato è manomesso, coloro che hanno creduto alla presunzione di conoscenza dei banchieri centrali hanno capito che senza la manipolazione della FED la bolla scoppierebbe inesorabilmente. Risultato? Vendite di bond. Questo è quello che succede quando le decisioni di una cricca di economisti "sapienti" gestisce la cosiddetta "politica monetaria." Sanno che le forze di mercato prevaranno, è per questo che si sono affrettati verso le uscite. Viviamo in un mondo in ci i mercati dei capitali sono manipolati, è per questo che dovremmo aspettarci più della stessa cosa (e non meno).
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di Frank Shostak
Nel suo articolo sul Financial Times del 4 Giugno l'editorialista Martin Wolf ha elogiato Ben Bernanke per aver salvato l'economia degli Stati Uniti e il mondo da un'altra Grande Depressione. Egli respinge i vari critici di Bernanke accusandoli di non aver idea di quello che sarebbe successo se Bernanke e la banca centrale degli Stati Uniti non avessero agito.
Secondo Wolf, il ruolo della banca centrale è quello di stabilizzare l'economia contro gli sconvolgimenti finanziari. Egli sostiene che la fonte di questi sconvolgimenti sia il credito guidato dal settore finanziario privato. Secondo questo modo di pensare l'instabilità che si genera nel settore può culminare in una crisi economica che interrompe il flusso monetario e che a sua volta indebolisce l'attività economica e la crescita economica. (Un indebolimento del flusso monetario indebolisce la domanda di beni e servizi che a sua volta indebolisce i redditi).
La soluzione per l'indebolimento del flusso monetario è il pompaggio monetario aggressivo da parte della banca centrale affinché venga ripristinato tale flusso.
Ora se la banca centrale non riesce a fare il suo lavoro e non interviene, secondo questo modo di pensare, ciò potrebbe portare ad una implosione del flusso monetario e ad un crollo dell'attività economica e della crescita economica.
Una manifestazione significativa di tale crollo è un forte calo dell'attività economica. E' per questo motivo che una volta che si osserva una caduta dell'attività economica la banca centrale deve intervenire in modo aggressivo per invertire l'implosione del flusso monetario e dell'attività economica.
Quindi tutti i critici della FED che la incolpano per un pompaggio monetario eccessivo dal 2008 non sanno quello di cui stanno parlando, sostiene Wolf.
Nonostante un tale intervento arrechi con sé un costo, bisogna considerare l'alternativa del mancato intervento -- es. la Grande Depressione.
Secondo questa logica l'America deve molto a Bernanke, perché se non fosse stato per la sua rapida risposta all'implosione del flusso monetario l'America ormai sarebbe finita in una profonda crisi economica.
In una conferenza tenuta presso la George Washington University il 27 Marzo 2012, Ben Bernanke aveva già consacrato se stesso come il salvatore dell'economia americana prima che lo facesse Martin Wolf.
Il presidente della FED ha detto che la risposta aggressiva della banca centrale degli Stati Uniti alla crisi finanziaria 2008-2009 ha contribuito a prevenire una catastrofe mondiale.
Secondo Bernanke i vari indicatori economici mostravano segni inquietanti all'epoca. Dopo aver chiuso al 3.1% nel Settembre 2007, il tasso annuo di crescita della produzione industriale era sceso a -14.8% nel Giugno 2009.
Il tasso annuale di crescita delle case in costruzione era sceso dal 20.5% del Gennaio 2005 a -54.8% del Gennaio 2009.
Inoltre anche le vendite al dettaglio finirono sotto pressione -- il loro tasso di crescita annuale era sceso dal 5.2% del Novembre 2007 a -11.5% dell'Agosto 2008.
Il tasso di disoccupazione era balzato dal 4.4% del Marzo 2007 al 10% dell'Ottobre 2009. Durante questo periodo, il numero di disoccupati era aumentato da 13.389 milioni a 15.421 milioni -- un incremento di 2.032 milioni.
In risposta al crollo dei principali dati economici ed alla paura di un tracollo finanziario, la banca centrale americana pompò aggressivamente denaro nel sistema bancario. Di conseguenza, il bilancio della Federal Reserve passò da $0.884 bilioni del Febbraio 2008 a $2.247 bilioni del Dicembre 2008. Il tasso annuale di crescita del bilancio era salito dall'1.5% del Febbraio 2008 al 152.8% del Dicembre dello stesso anno. Inoltre la FED abbassò aggressivamente il tasso dei fondi federali dal 5.25% dell'Agosto 2007 a quasi zero del Dicembre 2008.
Nonostante questo pompaggio la dinamica di crescita dei prestiti delle banche commerciali risultava in calo, con il suo tasso annuale di crescita che era passato dall'11.9% del Gennaio 2007 a -5.3% del Novembre 2009. Come conseguenza della diminuzione del ritmo di crescita dei prestiti, la dinamica di crescita della massa monetaria avrebbe dovuto seguire l'esempio se non fosse stato per il pompaggio aggressivo della FED nel commercial paper market. Ciò ha spinto il tasso annuo di crescita della nostra misura della massa monetaria degli Stati Uniti dall'1.5% dell'Aprile 2008 al 14.3% dell'Agosto 2009.
Nel suo discorso Bernanke ha dato la colpa, per l'attuale crisi economica, ai prestiti sconsiderati nel mercato immobiliare e all'ingegneria finanziaria. Ha anche riconosciuto che la supervisione della FED si è rivelata inadeguata.
Secondo Bernanke una volta emersa la crisi, la FED ha dovuto agire in modo aggressivo al fine di evitare che la crisi si trasformasse in un grave disastro economico.
Il Presidente della FED ritiene che una politica monetaria fortemente accomodante aiuti a sostenere la ripresa economica e l'occupazione. Noi riteniamo che le varie attività sconsiderate nel mercato immobiliare non avrebbero potuto emergere senza le precedenti politiche sconsiderate della FED.
Dopo aver chiuso al 6.5% nel Dicembre 2000, il tasso dei fondi federali è stato abbassato all'1% nel Maggio 2004. Il tasso annuo di crescita della nostra misura monetaria AMS è passato da -0.9% nel Dicembre 2000 all'11.5% nel Dicembre 2001. Il forte incremento della dinamica di crescita della massa monetaria accoppiata con un abbassamento aggressivo dei tassi di interesse ha innescato la nascita di varie bolle, o un boom economico.
Una inversione della FED dalla sua posizione accomodante ha messo fine al falso boom e ha messo pressione alle varie bolle. Il tasso dei fondi federali è stato innalzato dall'1% del Maggio 2004 al 5.25% del Giugno 2006. Il tasso annuo di crescita dell'AMS è precipitato dall'11.5% del Dicembre 2001 allo 0.6% del Maggio 2007. L'effetto di questa politica più restrittiva si è sentito prima nel mercato immobiliare e poi si è esteso a tutti gli altri settori in bolla. (Una politica monetaria più ristretta ha rallentato la deviazione di ricchezza dalle attività generatrici di ricchezza alle bolle).
Contrariamente a Bernanke, suggeriamo che la sua politica monetaria accomodante non ha salvato l'economia americana ma ha solo salvato diverse attività in bolla, che sono finite sotto pressione a causa di una politica monetaria più ristretta.
Si noti che la posizione monetaria accomodante ha pesantemente deviato finanziamenti reali da generatori di ricchezza verso attività in bolla indebolendo in tal modo il processo di generazione di ricchezza. L'unico motivo per cui la politica monetaria accomodante ha "ravvivato" l'economia è perché c'erano ancora abbastanza generatori di ricchezza da sostenere la politica sconsiderata della FED. Inoltre, prestate attenzione al fatto che tutti i guadagni generati dalla precedente posizione più ristretta sono stati sprecati per sostenere le attività in bolla.
Fino a quando il bacino della ricchezza reale è ancora in crescita, i responsabili delle politiche della FED possono ancora vendere l'illusione che hanno salvato gli Stati Uniti e le economie mondiali. Una volta che il bacino della ricchezza reale inizia a stagnare, o peggio a declinare, la natura illusoria della politica della FED diventa palese -- si noti che l'economia segue lo stato del bacino della ricchezza reale. Qualsiasi politica monetaria aggressiva, in questo caso, andrà a peggiorare le cose.
Le azioni di Bernanke per rilanciare l'economia sono in contrasto con i principi fondamentali della gestione di una azienda. Per esempio, in una compagnia di 10 dipartimenti, 8 dipartimenti stanno facendo profitti e gli altri 2 perdite. Un direttore responsabile chiuderebbe o avvierebbe una revisione dei due dipartimenti che accumulano perdite -- non riuscire a farlo devierà finanziamenti dai generatori di ricchezza verso i dipartimenti in perdita, indebolendo così le fondamenta di tutta l'azienda.
Senza la rimozione, o la ristrutturazione, dei servizi in perdita vi è il rischio che l'intera società possa infine andare in bancarotta. Allora perché un direttore che decide di sostenere attività non redditizie dovrebbe essere considerato un fallito, quando Bernanke ed i suoi colleghi delle banche centrali sono visti come eroi che hanno salvato l'economia?
Bernanke ed i commentatori come Martin Wolf sono del parere che pompando denaro la banca centrale abbia fornito la liquidità necessaria per mantenere vivo il sistema finanziario.
Suggeriamo che questo è falso. Quello che permette al settore finanziario di andare avanti è un bacino della ricchezza reale in espansione. Il settore finanziario non ha una vita propria; il suo unico ruolo è quello di rendere la vita facile alla ricchezza che è stata generata dai produttori di ricchezza. Ricordate che le banche sono solo intermediari; facilitano la disponibilità del flusso di ricchezza reale in tutta l'economia per mezzo del denaro (mezzo di scambio).
Inondando il sistema bancario con soldi non si crea maggiore ricchezza, ma, al contrario, si impoverisce il bacino della ricchezza reale. La maggior parte dei commentatori è del parere che, in alcuni casi, quando vi è un pericolo di gravi danni per il sistema finanziario, la banca centrale debba intervenire per evitare la calamità, e questo è proprio ciò che ha fatto la FED di Bernanke.
Suggeriamo che la vera minaccia è quella di varie attività in bolla che devono essere liquidate per consentire ai generatori di ricchezza di andare avanti con il lavoro di creazione di ricchezza. Se questo significa che devono scoppiare un sacco di bolle, così sia.
Ogni politica a sostegno delle bolle, siano esse grandi banche o altre istituzioni, servirà solo a far peggiorare le cose. Come abbiamo visto, se scompare il bacino della ricchezza reale una politica della banca centrale a sostegno delle bolle farà solamente peggiorare le cose, dopo tutto la FED non può generare ricchezza reale.
La politica di Bernanke, che coinvolge la tutela dell'inefficienza -- cioè le bolle -- corre il rischio di generare un crollo prolungato con rally occasionali nei dati. Potrebbe essere qualcosa di simile al Giappone (che Bernanke stesso ha in passato criticato).
Sintesi e conclusione
Possiamo concludere che, contrariamente a diversi commentatori, le politiche accomodanti di Bernanke non hanno salvato l'economia degli Stati Uniti da una depressione, ma hanno danneggiato il processo di generazione di ricchezza reale.
Le politiche accomodanti di Bernanke hanno fornito sostegno alle bolle, destabilizzando così l'economia. Quindi, in questo senso, le sue politiche hanno salvato le bolle, indebolendo così i generatori di ricchezza. Suggeriamo che più sarà forte la risposta della FED ai vari indicatori economici, maggiore sarà il danno che verrà arrecato al bacino della ricchezza reale. Si corre il rischio che ad un certo punto gli Stati Uniti possano finire per avere un bacino della ricchezza reale in stagnazione, o peggio, in declino.
Se questo dovesse accadere, allora finiremmo per avere una grave crisi economica. Se qualcuno ha bisogno di esempi in questo senso basta uno sguardo a paesi come la Grecia, la Spagna ed il Portogallo.
Nel corso di un periodo di tempo prolungato le politiche di questi paesi (un ingrandimento dello stato e del ruolo della banca centrale nell'economia) hanno danneggiato gravemente il cuore della crescita economica -- il meccanismo di generazione di ricchezza. Anche nel nostro caso, se il bacino della ricchezza reale dovesse diventare stagnante, o peggio, iniziare a declinare, ogni tentativo da parte della FED di migliorare le cose non farà altro che peggiorarle mediante l'ulteriore deplezione del bacino della ricchezza reale.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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di Frank Shostak
Nel suo articolo sul Financial Times del 4 Giugno l'editorialista Martin Wolf ha elogiato Ben Bernanke per aver salvato l'economia degli Stati Uniti e il mondo da un'altra Grande Depressione. Egli respinge i vari critici di Bernanke accusandoli di non aver idea di quello che sarebbe successo se Bernanke e la banca centrale degli Stati Uniti non avessero agito.
Le banche centrali, compresa la FED, stanno facendo la cosa giusta. Se non avessero agito come hanno fatto nel corso degli ultimi sei anni, avremmo sicuramente sperimentato una seconda Grande Depressione.
Secondo Wolf, il ruolo della banca centrale è quello di stabilizzare l'economia contro gli sconvolgimenti finanziari. Egli sostiene che la fonte di questi sconvolgimenti sia il credito guidato dal settore finanziario privato. Secondo questo modo di pensare l'instabilità che si genera nel settore può culminare in una crisi economica che interrompe il flusso monetario e che a sua volta indebolisce l'attività economica e la crescita economica. (Un indebolimento del flusso monetario indebolisce la domanda di beni e servizi che a sua volta indebolisce i redditi).
La soluzione per l'indebolimento del flusso monetario è il pompaggio monetario aggressivo da parte della banca centrale affinché venga ripristinato tale flusso.
Ora se la banca centrale non riesce a fare il suo lavoro e non interviene, secondo questo modo di pensare, ciò potrebbe portare ad una implosione del flusso monetario e ad un crollo dell'attività economica e della crescita economica.
Una manifestazione significativa di tale crollo è un forte calo dell'attività economica. E' per questo motivo che una volta che si osserva una caduta dell'attività economica la banca centrale deve intervenire in modo aggressivo per invertire l'implosione del flusso monetario e dell'attività economica.
Quindi tutti i critici della FED che la incolpano per un pompaggio monetario eccessivo dal 2008 non sanno quello di cui stanno parlando, sostiene Wolf.
Nonostante un tale intervento arrechi con sé un costo, bisogna considerare l'alternativa del mancato intervento -- es. la Grande Depressione.
Secondo questa logica l'America deve molto a Bernanke, perché se non fosse stato per la sua rapida risposta all'implosione del flusso monetario l'America ormai sarebbe finita in una profonda crisi economica.
In una conferenza tenuta presso la George Washington University il 27 Marzo 2012, Ben Bernanke aveva già consacrato se stesso come il salvatore dell'economia americana prima che lo facesse Martin Wolf.
Il presidente della FED ha detto che la risposta aggressiva della banca centrale degli Stati Uniti alla crisi finanziaria 2008-2009 ha contribuito a prevenire una catastrofe mondiale.
Secondo Bernanke i vari indicatori economici mostravano segni inquietanti all'epoca. Dopo aver chiuso al 3.1% nel Settembre 2007, il tasso annuo di crescita della produzione industriale era sceso a -14.8% nel Giugno 2009.
Il tasso annuale di crescita delle case in costruzione era sceso dal 20.5% del Gennaio 2005 a -54.8% del Gennaio 2009.
Inoltre anche le vendite al dettaglio finirono sotto pressione -- il loro tasso di crescita annuale era sceso dal 5.2% del Novembre 2007 a -11.5% dell'Agosto 2008.
Il tasso di disoccupazione era balzato dal 4.4% del Marzo 2007 al 10% dell'Ottobre 2009. Durante questo periodo, il numero di disoccupati era aumentato da 13.389 milioni a 15.421 milioni -- un incremento di 2.032 milioni.
In risposta al crollo dei principali dati economici ed alla paura di un tracollo finanziario, la banca centrale americana pompò aggressivamente denaro nel sistema bancario. Di conseguenza, il bilancio della Federal Reserve passò da $0.884 bilioni del Febbraio 2008 a $2.247 bilioni del Dicembre 2008. Il tasso annuale di crescita del bilancio era salito dall'1.5% del Febbraio 2008 al 152.8% del Dicembre dello stesso anno. Inoltre la FED abbassò aggressivamente il tasso dei fondi federali dal 5.25% dell'Agosto 2007 a quasi zero del Dicembre 2008.
Nonostante questo pompaggio la dinamica di crescita dei prestiti delle banche commerciali risultava in calo, con il suo tasso annuale di crescita che era passato dall'11.9% del Gennaio 2007 a -5.3% del Novembre 2009. Come conseguenza della diminuzione del ritmo di crescita dei prestiti, la dinamica di crescita della massa monetaria avrebbe dovuto seguire l'esempio se non fosse stato per il pompaggio aggressivo della FED nel commercial paper market. Ciò ha spinto il tasso annuo di crescita della nostra misura della massa monetaria degli Stati Uniti dall'1.5% dell'Aprile 2008 al 14.3% dell'Agosto 2009.
Nel suo discorso Bernanke ha dato la colpa, per l'attuale crisi economica, ai prestiti sconsiderati nel mercato immobiliare e all'ingegneria finanziaria. Ha anche riconosciuto che la supervisione della FED si è rivelata inadeguata.
Secondo Bernanke una volta emersa la crisi, la FED ha dovuto agire in modo aggressivo al fine di evitare che la crisi si trasformasse in un grave disastro economico.
Il Presidente della FED ritiene che una politica monetaria fortemente accomodante aiuti a sostenere la ripresa economica e l'occupazione. Noi riteniamo che le varie attività sconsiderate nel mercato immobiliare non avrebbero potuto emergere senza le precedenti politiche sconsiderate della FED.
Dopo aver chiuso al 6.5% nel Dicembre 2000, il tasso dei fondi federali è stato abbassato all'1% nel Maggio 2004. Il tasso annuo di crescita della nostra misura monetaria AMS è passato da -0.9% nel Dicembre 2000 all'11.5% nel Dicembre 2001. Il forte incremento della dinamica di crescita della massa monetaria accoppiata con un abbassamento aggressivo dei tassi di interesse ha innescato la nascita di varie bolle, o un boom economico.
Una inversione della FED dalla sua posizione accomodante ha messo fine al falso boom e ha messo pressione alle varie bolle. Il tasso dei fondi federali è stato innalzato dall'1% del Maggio 2004 al 5.25% del Giugno 2006. Il tasso annuo di crescita dell'AMS è precipitato dall'11.5% del Dicembre 2001 allo 0.6% del Maggio 2007. L'effetto di questa politica più restrittiva si è sentito prima nel mercato immobiliare e poi si è esteso a tutti gli altri settori in bolla. (Una politica monetaria più ristretta ha rallentato la deviazione di ricchezza dalle attività generatrici di ricchezza alle bolle).
Contrariamente a Bernanke, suggeriamo che la sua politica monetaria accomodante non ha salvato l'economia americana ma ha solo salvato diverse attività in bolla, che sono finite sotto pressione a causa di una politica monetaria più ristretta.
Si noti che la posizione monetaria accomodante ha pesantemente deviato finanziamenti reali da generatori di ricchezza verso attività in bolla indebolendo in tal modo il processo di generazione di ricchezza. L'unico motivo per cui la politica monetaria accomodante ha "ravvivato" l'economia è perché c'erano ancora abbastanza generatori di ricchezza da sostenere la politica sconsiderata della FED. Inoltre, prestate attenzione al fatto che tutti i guadagni generati dalla precedente posizione più ristretta sono stati sprecati per sostenere le attività in bolla.
Fino a quando il bacino della ricchezza reale è ancora in crescita, i responsabili delle politiche della FED possono ancora vendere l'illusione che hanno salvato gli Stati Uniti e le economie mondiali. Una volta che il bacino della ricchezza reale inizia a stagnare, o peggio a declinare, la natura illusoria della politica della FED diventa palese -- si noti che l'economia segue lo stato del bacino della ricchezza reale. Qualsiasi politica monetaria aggressiva, in questo caso, andrà a peggiorare le cose.
Le azioni di Bernanke per rilanciare l'economia sono in contrasto con i principi fondamentali della gestione di una azienda. Per esempio, in una compagnia di 10 dipartimenti, 8 dipartimenti stanno facendo profitti e gli altri 2 perdite. Un direttore responsabile chiuderebbe o avvierebbe una revisione dei due dipartimenti che accumulano perdite -- non riuscire a farlo devierà finanziamenti dai generatori di ricchezza verso i dipartimenti in perdita, indebolendo così le fondamenta di tutta l'azienda.
Senza la rimozione, o la ristrutturazione, dei servizi in perdita vi è il rischio che l'intera società possa infine andare in bancarotta. Allora perché un direttore che decide di sostenere attività non redditizie dovrebbe essere considerato un fallito, quando Bernanke ed i suoi colleghi delle banche centrali sono visti come eroi che hanno salvato l'economia?
Bernanke ed i commentatori come Martin Wolf sono del parere che pompando denaro la banca centrale abbia fornito la liquidità necessaria per mantenere vivo il sistema finanziario.
Suggeriamo che questo è falso. Quello che permette al settore finanziario di andare avanti è un bacino della ricchezza reale in espansione. Il settore finanziario non ha una vita propria; il suo unico ruolo è quello di rendere la vita facile alla ricchezza che è stata generata dai produttori di ricchezza. Ricordate che le banche sono solo intermediari; facilitano la disponibilità del flusso di ricchezza reale in tutta l'economia per mezzo del denaro (mezzo di scambio).
Inondando il sistema bancario con soldi non si crea maggiore ricchezza, ma, al contrario, si impoverisce il bacino della ricchezza reale. La maggior parte dei commentatori è del parere che, in alcuni casi, quando vi è un pericolo di gravi danni per il sistema finanziario, la banca centrale debba intervenire per evitare la calamità, e questo è proprio ciò che ha fatto la FED di Bernanke.
Suggeriamo che la vera minaccia è quella di varie attività in bolla che devono essere liquidate per consentire ai generatori di ricchezza di andare avanti con il lavoro di creazione di ricchezza. Se questo significa che devono scoppiare un sacco di bolle, così sia.
Ogni politica a sostegno delle bolle, siano esse grandi banche o altre istituzioni, servirà solo a far peggiorare le cose. Come abbiamo visto, se scompare il bacino della ricchezza reale una politica della banca centrale a sostegno delle bolle farà solamente peggiorare le cose, dopo tutto la FED non può generare ricchezza reale.
La politica di Bernanke, che coinvolge la tutela dell'inefficienza -- cioè le bolle -- corre il rischio di generare un crollo prolungato con rally occasionali nei dati. Potrebbe essere qualcosa di simile al Giappone (che Bernanke stesso ha in passato criticato).
Sintesi e conclusione
Possiamo concludere che, contrariamente a diversi commentatori, le politiche accomodanti di Bernanke non hanno salvato l'economia degli Stati Uniti da una depressione, ma hanno danneggiato il processo di generazione di ricchezza reale.
Le politiche accomodanti di Bernanke hanno fornito sostegno alle bolle, destabilizzando così l'economia. Quindi, in questo senso, le sue politiche hanno salvato le bolle, indebolendo così i generatori di ricchezza. Suggeriamo che più sarà forte la risposta della FED ai vari indicatori economici, maggiore sarà il danno che verrà arrecato al bacino della ricchezza reale. Si corre il rischio che ad un certo punto gli Stati Uniti possano finire per avere un bacino della ricchezza reale in stagnazione, o peggio, in declino.
Se questo dovesse accadere, allora finiremmo per avere una grave crisi economica. Se qualcuno ha bisogno di esempi in questo senso basta uno sguardo a paesi come la Grecia, la Spagna ed il Portogallo.
Nel corso di un periodo di tempo prolungato le politiche di questi paesi (un ingrandimento dello stato e del ruolo della banca centrale nell'economia) hanno danneggiato gravemente il cuore della crescita economica -- il meccanismo di generazione di ricchezza. Anche nel nostro caso, se il bacino della ricchezza reale dovesse diventare stagnante, o peggio, iniziare a declinare, ogni tentativo da parte della FED di migliorare le cose non farà altro che peggiorarle mediante l'ulteriore deplezione del bacino della ricchezza reale.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
venerdì 26 luglio 2013
Il cavalcavia incandescente
di Francesco Simoncelli
[Questo articolo è apparso anche sul magazine online The Fielder.]
«Quando ci si sveglia da una sbornia, il mondo non sembra più tanto coerente. Dio, quanto moscatello avevo trangugiato? Ricordo solo di aver ordinato il quarto litro di vino e Blackie che me lo stava portando, poi è calato il sipario. È a quel punto che si è interrotta la ricerca. Mi rigirai sulla branda e mi drizzai a sedere, in modo da poter guardare dal pannello sudicio della finestra l'orologio che stava nella vetrina del banco di pegni, dalla parte opposta della strada. L'orologio segnava le dieci. "Alzati, Howard Perry" mi dissi. "Alzati, vecchio bastardo, e datti da fare.» ~ Fredric Brown, Indagine a Skid Row
Credo che arrivati a questo punto si possa tranquillamente dire che lo zio Ben ha perso la bussola. Dopo il suo test condotto qualche settimana fa in cui aveva esordito in pubblico dicendo di aver intenzione di adottare politiche più restrittive, ha subito fatto dietrofront a causa dei dissestamenti a catena che ha provocato questa dichiarazione in tutti i mercati mondiali. Una probabile mancanza dell'alcol monetario che ancora tiene in piedi questo circo ha scatenato il panico in coloro che hanno scommesso nei pianificatori centrali e nella stampante monetaria. Il test di Bernanke è dovuto non solo alla presunta ripresa paventata dai media mainstream, ma anche dal fatto che le forze di mercato hanno fatto "call" alla politica espansionistica dello zio Ben con i tassi dei mutui trentennali che hanno iniziato a salire sin dal Dicembre dell'anno scorso.
Questo è un ciclo economico che si protrae ormai da 18 anni, ma nonostante l'occasione per permettere uan sana pulizia del mercato si fosse presentata sotto Greenspan nel 2001 si è preferito continuare a far vivere la popolazione americana ed estera nelle illusioni. Al giorno d'oggi si parla di conseguenze catastrofiche per l'economia perché i banchieri centrali si sono spinti troppo oltre nel loro interventismo per sostenere artificialmente i TBTF: distorsioni dei mercati di capitale, impossibile liquidazione degli investimenti improduttivi, alterazione dei prezzi, debiti e deficit alel stelle, ecc.
Nonostante le banche centrali siano state fino ad ora in grado di spostare più in avanti nel tempo i problemi, non li hanno risolti. Anzi, ne hanno creati di nuovi. Quindi la FED continuerà a salvaguardare quelle entità definite troppo grandi per fallire acquistando pattume obbligazionario ed ipotecario ampliando ulteriormente il proprio bilancio (almeno finché non ci sarà una ripresa economica auto-sostenuta). Ma come abbiamo appena detto, tale strategia non fa altro che aumentare gli errori all'interno del panorama economico i quali continueranno ad essere sostenuti artificialmente dalle politiche della FED andando a drenare le risorse necessarie al settore privato per allocare correttamente i capitali nel mercato.
Bernanke è quel tipo di persona che non vorrebbe essere ricordato per aver distrutto il dollaro, quindi sta facendo di tutto per tirare a campare fino al Febbraio 2014. Dubito che presiederà un secondo mandato, invece farà come il suo predecessore: passerà il testimone al povero disgraziato di turno.
TBTF PUTRESCENTI
Il compito ufficioso della FED è quello di far restare in attività quelle entità ben connesse con l'establishment, e si da il caso che queste siano rappresentate da banche commerciali molto influenti nel mondo bancario. (Come JP Morgan, ad esempio.) Fino ad ora è stato pompato denaro in questi istituti in modo da renderli apparentemente solvibili, ma questo ha significato la crescita di bolle nei settori in cui queste banche hanno cercato di indirizzare tale denaro. Ovviamente questo denaro non è finito nelle mani di Main Street, bensì in quelle di Wall Street circolando viziosamente in questo circuito in cui aumenta i prezzi di quegli asset legati a tale entità.
La maggior parte di questo denaro, pero', è rimasta parcheggiata presso la FED stessa.
Le banche hanno innumerevoli crediti inesigibili che devono recuperare e sono in disperato bisogno di fare profitti. Il deleveraging del mercato tende a creare due forze opposte in questo contesto: gli individui sono riluttanti a contrarre nuovi prestiti, le banche commerciali sono restie a concedere nuovi prestiti. Allora queste ultime si rivolgono altrove per cercare di sfruttare i tassi di interesse ridicoli che questa situazione genera e rimanere apparentemente solvibili con una quantità di depositi esorbitante.
Principalmente guardano al mercato azionario ed obbligazionario statale. Questo significa che c'è una via d'uscita? Al contrario, questo significa maggiori distorsioni all'interno di un panorama economico già disastrato dagli errori di politica monetaria precedenti i quali non sono stati affatto risolti.
Ogni crash è stato seguito da politiche monetarie sempre più accomodanti che sono andate puntualmente a salvare quelle entità che sono finite nella trappola del denaro a buon mercato e nella rete del debito. Tutti gli asset compresi nei settori nell'immagine qui sopra ora vengono freneticamente rastrellati (a valore nominale) dalla banca centrale che cerca disperatamente di sostenere i suoi "protetti." Ma come sa benissimo Dick Fuld, ogni volta non è mai diverso e le conseguenze impreviste di questa strategia sono sempre dietro l'angolo. Perché? Perché le banche centrali possono solo influenzare i mercati nel breve termine proseguendo a tentoni nella miriade di incertezze determinate dai desideri dei numerosi attori economici.
E' impossibile per loro pianificare il lungo periodo perché non hanno una conoscenza talmente estesa da prevedere gli esiti del futuro. Le forze di mercato ce l'hanno invece, ed è per questo che infine soverchieranno lo status quo. L'ascesa dei tassi dei mutui trentennali ci ricorda questa lezione che i pianificatori centrali non imparano mai. Alla base di queste distorsioni ci sono problemi strutturali che non possono essere risolti con l'accumulo di maggiori debiti: credito facile, ZIRP, capitalismo clientelare, difficoltà nell'operare il calcolo economico per una corretta allocazione dei capitali, spesa a deficit, cambiamenti demografici e soprattutto rendimenti decrescenti.
IL PROTAGONISTA SECONDARIO
In questo scenario le forze centralizzatrici sono concentrate a salvaguardare l'unica moneta che davvero conta: il dollaro. La crisi dell'euro, invece, è solamente un effettto collaterale che è stato più volte tamponato dalla BCE e dalla FED in modo da impedire il crollo di ulteriori pezzi del domino i quali puntano tutti all'ultimo tassello, ovvero, gli Stati Uniti. E' inevitabile questo esito, ma i pianificatori centrali si sono dimostrati finora abili nel riuscire a calciare il barattolo. Problema: ad ogni calcio il barattolo si fa più pesante.
Ma davvero operare sulla moneta, manipolandone i tassi, puo' risolvere il problema? Gli esempi di questi imperi morti ci dimostrano il contrario e l'Europa è pieno di tasselli traballanti che possono innescare una nuova recessione la quale eventualmente porrà la parola fine alla truffa del denaro fiat. Ad ogni vacillamento vistoso si è intervenuto gettando più denaro, e nel caso dell'Europa più euro, sul problema vedendolo semplicemente ripresentarsi più avanti nel tempo. Grecia, Portogallo, Cipro, Italia sono esempi sotto gli occhi di tutti. Perché non funziona questa soluzione? Perché l'economia viene inondata di maggiore mezzo di scambio che va in cerca di meno beni esistenti. Un aumento dell'offerta di denaro non rende un'economia più ricca.
Allora perché molti commentatori, economisti mainstrram, giornalisti e politici continuano a spronare la BCE affinché intervenga più decisivamente e concretamente? Perché non tutti ricevono il nuovo denaro creato nello stesso lasso di tempo. Ci sono individui che lo ricevono prima di altri ed altri che non lo ricevono affatto. Questo conferisce loro un potere economico non indifferente perché permette loro di poter acquistare beni/servizi ai vecchi prezzi prima che questi si aggiustino alla nuova offerta di moneta. I debitori, quindi, sono avvantaggiati rispetto ai creditori.
Diversamente da un qualsiasi altro sistema monetario decentrato in cui gli attori economici scelgono volontariamente i produttori di quella merce scelta da loro come denaro, nel nostro presente la BCE crea denaro arbitrariamente ed i ritmi perseguiti sono davvero scandalosi (smontando qualsiasi paragone con un presunto gold standard).
La BCE crea principalmente denaro sotto forma di cifre su un computer che poi, comprando titoli dalle banche commerciali, finiscono in quest'ultime rendendole effettivamente i primi riceventi. Le banche, infatti, comprano bond statali e li impegnano come garanzia affinché la BCE conceda loro nuovi prestiti; questo denaro puo' finire in depositi overnight presso la BCE stessa o essere utilizzato per comprare nuovi bond statali. Inoltre le banche commerciali possono emettere bond propri e garantiti dallo stato in modo da poter chiedere altri finanziamenti alla BCE e sostenere ulteriormente gli stati falliti; oppure possono comprare titoli azionari per speculare sul carry trade tra denaro a basso osto e rendimenti dei titoli acquistati.
Di conseguenza i riceventi successivi sono gli stati ed il settore finanziario. Ma la storia non si esaurisce qui perché esiste anche un altro meccanismo di redistribuzione all'interno della zona euro e coinvolge i vari stati membri, nonché le loro spese e deficit. Questi stati sconsiderati ricevono più soldi rispetto agli altri stati responsabili perché il loro sistema bancario impegna le continue emissioni di bond in cambio di nuovo denaro dalla BCE. L'offerta di moneta aumenta e quei paesi che ricevono per primi il denaro possono far aumentare i prezzi dei beni che vanno ad acquistare mettendo in moto uno scambio di qualcosa per niente. (Ad esempio: la Grecia aumenta l'emissione di bond, le banche dell'Europa li acquistano e li usano come collaterale per nuovi prestiti con cui comprare altri titoli, i greci acquistano beni dalla Germania che invece è rimasta più contenuta con le sue emissioni di bond, i prezzi in Germania aumentano.)
Lo stato utilizza poi il denaro a basso costo per finanziare nuovi progetti clientelari (es. assumendo più persone, aumentando benifici previdenziali, ecc.), mentre le banche possono utilizzarlo anche per speculare sul mercato azionario. Di conseguenza i mercati obbligazionari ed azionari vanno in bolla finanziati da un'espansioen artificiale del credito. Più si è vicini a questa catena, più si otterranno i benefici della redistribuzione del potere d'acquisto del denaro in un ambiente in cui la banca centrale ne controlla arbitrariamente l'emissione.
Coloro invece che non possono permettersi un nuovo prestito (es. mancanza di garanzie) e si trovano più lontani da questa catena, subiranno le conseguenze più dolorose di questo processo. Questa è la follia dell'attuale sistema monetario, e questa è l'attuale follia dell'euro. Le attività sostenute artificialmente continueranno nel tempo a drenare sempre più risorse e impedendo una loro corretta allocazione nei vari tipi di investimento, portando alla fine alla distruzione definitiva del bacino della ricchezza reale. L'euforia iniziale di questo processo induce gli attori economici a non notare l'impoverimento lento ed inesorabile a cui tutta la società va incontro: il settore finanziario e quello statale parassitano tutto il resto.
In questo modo coloro che si trovano vicino al rubinetto monetario si abbeverano diventando più ricchi, mentre lasciano morire di sete tutti gli altri che diventano più poveri. Purtroppo la maggior parte delle persone non nota questo subdolo meccanismo di redistribuzione di ricchezza e si limita ad inveire contro i mulini a vento ogni qual volta vede aumenti nel prezzo di beni e servizi. Ciò li costringe ad intaccare i loro risparmi e non vedono un nemico nella BCE o nel welfare statale, anzi, ne richiedono l'intervento per "sistemare" le cose. E questo va a vantaggio di coloro che costantemente richiedono l'intervento dello zio Mario: le banche (che difendono a spada tratta l'euro e la sua sopravvivenza) e gli stati (altamente indebitati).
Anche qui tutti i problemi che si sono accumulati precedentemente alla crisi finanziaria iniziata nel 2010 sono ancora lì.
IL VIAGGIO INVERSO DI ORO E ARGENTO
In questo panorama il prezzo spot dell'oro continua a languire in uno stato comatoso. Manipolazioni di prezzo? Potete scommetterci. Ma come abbiamo appreso nel corso di queste letture, ogni interferenza col mercato porta con sé un prezzo da pagare. E questo prezzo è l'arbitraggio che si è venuto a creare tra Londra/New York e Shanghai. Il Comex si sta dando la zappa sui piedi consentendo un arbitraggio sul prezzo dell'oro che viene comprato a New York o Londra e poi viene venduto a Shanghai ad un premio. Lo stesso vale per il fondo GLD con un flusso negativo di oro (attraverso JP Morgan) nei confronti di Shanghai.
Diversamente da dieci anni fa, in cui c'era principalmente un flusso di carta e debiti da Occidente verso Oriente, ora c'è un movimento di oro da Occidente ad Oriente.
Il prezzo spot dell'oro, in realtà, non è il prezzo vero dell'oro perché al momento c'è un'offerta pressoché statica in contrasto con una domanda gigantesca per il metallo fisico. Affinché si possa scorgere il prezzo vero dell'oro bisognerebbe chiudere una volta per tutte il Comex, ma a quanto pare sono gli stessi funzionari al suo interno che si stanno "scavando la fossa." E sarà per questa mancanza di oro nei caveau Occidentali, a fronte di una domanda crescente che soverchierà l'offerta pressoché statica, che la backwardation dell'oro sferrerà il colpo finale al Comex. Ed è un fenomeno che sta accelerando. Proprio per questo motivo ad Aprile abbiamo visto i continui abbattimenti di prezzo nel prezzo spot dell'oro.
E sarà il crollo di una grande banca che permetterà l'emersione del prezzo "vero" dell'oro e sarà uno scossono devastante perchè i livelli di stampa di denaro sono andati oltre ogni limite immaginabile cinque anni fa.
Tenete particolarmente d'occhio queste tre: Barclays, Citigroup e Deutsche Bank.
Nel frattempo JP Morgan sta richiedendo la consegna di argento, e non denaro. E' una cosa che non si era (quasi) mai vista o sentita. (In realtà provarono a fare una cosa simile Nelson Bunker Hunt e William Herbert Hunt nel 1980, cercando di "prendere il controllo" del mercato dell'argento portandolo verso una stretta; ma il Comex cambiò le regole. Risultato? I fratelli Hunt persero un sacco di soldi.)
Ora JP Morgan sta provando a fare la stessa cosa, ma cosa abbia in mente al momento nessuno lo sa. Gli speculatori sui futures nei mercati delle materie prime agiscono principalmente sugli sviluppi dei prezzi, pochissimi chiedono la consegna del bene sottostante. A loro interessa fare soldi scommettendo sugli sviluppi futuri che avranno i prezzi ed ovviamente vince chiunque riesce ad andarci più vicino. Ma se un cospicuo gruppo di partecipanti a questo mercato inizierà ad agire come JP Morgan, il mercato dell'argento subirà una stretta. Perché? Perché non c'è abbastanza metallo fisico da soddisfare tutte le posizioni short; il vero scopo del mercato dei futures è quello di dissuadere le posizioni long dal richiedere la consegna del metallo fisico. Nonostante la notizia, il prezzo dell'argento è rimasto stabile. Ma è un'azione che lascia perplessi e soprattutto con una domanda: siamo arrivati ad un fondo per quanto riguarda il prezzo dell'argento? Forse sì.
CONCLUSIONE
Ci troviamo su un treno sparato a velocità folle verso un cavalcavia in fiamme. I macchinisti dicono di avere la situazione sotto controllo, dicono che il fumo che si vede in lontananza è solo quello di un grande barbecue in città a cui tutti sono invitati. Nascondono la realtà delle cose: i freni sono andati. Sperano che il treno passi indenne l'incendio e poi che qualcosa accada per fermare la sua corsa. Che cosa dovrebbe fermarla? Non lo dicono. Perché? Perché in realtà non lo sanno.
I problemi di cui soffre l'economia statunitense e che sono emersi prorompenti nel 2008 sono ancora lì. I problemi di cui soffre l'economia europea e che sono emersi prorompenti nel 2010 sono ancora lì. L'ingegno e la fantasia dei banchieri centrali ha fatto in modo che potessero essere in grado di calciare il barattolo, ma l'incendio sul cavalcavia non è sparito. Come puo' un macchinista su u ntreno in corsa spegnere un incendio su un cavalcavia? Non puo'. L'inevitabilità del fallimento della pianificazione centrale è tutta qui.
Le banche centrali del mondo sono intrappolate dagli stesi mostri che hanno creato loro e ne pagheranno le conseguenze.
giovedì 25 luglio 2013
Nisbet sullo Stato e sulle Istituzioni Rivali
di Gary North
Remnant Review
Lo stato è l'unica vera forma di governo? E' il solo che possiede una sovranità legittima? I difensori dello stato moderno insistono sul fatto che le cose stanno così, e così dovrebbero andare.
Robert Nisbet, come sociologo, considerava le organizzazioni sociali come la fonte della tradizione politica. Ci spiegò che lo stato moderno nacque da una serie di conflitti tra i governi nazionali e le altre istituzioni all'interno del suo territorio geografico. Vide il sorgere dello stato moderno attraverso rivendicazioni di sovranità da parte dello stato stesso, una sovranità che si rifiutò di condividere con altre istituzioni. Queste ultime, infatti, possedevano una sovranità limitata. Spiegò anche l'ascesa dell'Atene classica secondo questa insistenza sulla sovranità statale. Spiegò l'Impero Romano sotto Augusto e gli imperatori successivi secondo questa ricerca di sovranità unitaria: uno stato di guerra.
Lo stato pretende di essere assoluto. In The Quest for Community (1953), scrisse:
Come la famiglia, o come il capitalismo, lo Stato è un complesso di idee, simboli e relazioni. A differenza della parentela o del capitalismo, lo Stato rappresenta, nel mondo contemporaneo, la fedeltà suprema dell'uomo e, in tempi più recenti, il più grande rifugio dalle insicurezze e dalle frustrazioni della vita. Dove il capitalismo ha avvolto tutto il mondo occidentale, e anche l'Oriente, in una nube fitta di sfiducia e di rinuncia, e dove la parentela, come la religione, è diventata sempre più priva di rilevanza istituzionale ed appeal simbolico, lo Stato si è inserito come forza dominante nella nostra società e come simbolo più evocativo dell'unità culturale e dello scopo (p. 92, ISI edition, 2010).
In questo ambiente, la guerra è fondamentale. "Se si deve individuare una singola origine dello Stato istituzionale, la si può ritrovare nelle circostanze e nelle relazioni di guerra. La connessione tra parentela e famiglia, tra la religione e la Chiesa, non è tanto stretta quanto quella tra la guerra e lo stato" (p. 93).
SOVRANITA' E DIRITTI (IMMUNITA' LEGALI)
Qual è il significato di sovranità? E' l'autorità legale e legittima di invadere tutte le istituzioni rivali e di essere immune dalla loro intromissione. Nel pensiero moderno è posseduta solo dallo Stato. In questo senso, lo stato possiede ciò che in epoche precedenti in Occidente sarebbe stato identificato con Dio. Ma si presumeva che la sovranità di Dio dovesse essere delegata alle istituzioni legittime: famiglia e chiesa. Inoltre era delegata al singolo. La sovranità dello stato non è delegata, tranne in condizioni di stress. Citò l'editorialista liberal più influente in America, Walter Lippmann, che nel 1929 scrisse:
Uno stato è assoluto, nel senso che ho in mente, quando rivendica il diritto ad un monopolio della forza all'interno della comunità per dichiarare guerra, per proporre la pace, per coscrivere, per tassare, per stabilire e separare la proprietà, per definire il crimine, per punire la disobbedienza, per controllare l'istruzione, per supervisionare la famiglia, per regolare le abitudini personali e per censurare le opinioni. Lo stato moderno sostiene tutti questi poteri e, in teoria, non c'è una vera differenza nella dimensione delle pretese di comunisti, fascisti e democratici. Ci sono tracce persistenti nel sistema costituzionale americano della vecchia teoria secondo cui ci sono diritti inalienabili che lo stato non può assorbire. Ma questi diritti non sono davvero inalienabili poiché possono essere portati via da una revisione costituzionale. Non vi è alcun limite teorico al potere delle maggioranze che creano il governo. Ci sono solo limiti pratici. Sono trattenuti dall'inerzia, dalla provvidenza e anche dalla buona volontà. Ma in ultima analisi, e teoricamente, rivendicano un'autorità assoluta contro tutte le chiese, le associazioni e le persone sotto la loro giurisdizione (p. 95).
Il problema è l'immunità dalla sovranità statale. Una dichiarazione di tale immunità è una dichiarazione di sovranità legittima. Lo stato nega tutte queste dichiarazioni. Nisbet scrisse:
Lo Stato moderno è monistico; la sua autorità si estende direttamente a tutti gli individui all'interno dei suoi confini. Le cosiddette immunità diplomatiche non sono altro che l'ultima manifestazione di un ampio complesso di immunità che una volta coinvolgeva un gran numero di autorità religiose, economiche, e di parentela. Per fini amministrativi lo Stato si può dislocare in province, dipartimenti, distretti, o "stati," proprio come l'esercito si divide in reggimenti e battaglioni. Ma a differenza dell'esercito, uno Stato moderno si basa su una unità residua di potere. Lo Stato può delegare occasionalmente o porre, per così dire, certi poteri in amministrazione fiduciaria, ma chiunque abbia familiarità con i processi dello stato moderno, democratico o totalitario, sa che lo fa di rado e con riluttanza. La straordinaria unità di rapporto dello Stato contemporaneo, unitamente al suo massiccio accumulo di funzioni efficaci, rende il controllo dello stato il più grande obiettivo, o premio, nelle lotte moderne per il potere. Sempre più spesso gli obiettivi economici ed altri interessi associativi non comprendono tanto la conservazione dell'immunità dallo Stato, pa piuttosto la cattura stessa del potere politico (pp. 95-96).
Sotto lo stato, emerse una forma di capitalismo e la consideriamo come l'unica forma del capitalismo. Storicamente lo è stata, ma non c'è nulla nella proprietà privata e nel commercio affinché si possa esigere una particolare forma di capitalismo.
Lo sviluppo di un sistema universale di guerra da parte dello Stato, sancito dal potere militare, serve a sostituire le innumerevoli leggi concorrenti delle gilde, della Chiesa e dei principati feudali; serve a coltivare il suo commercio nell'entroterra; a standardizzare i suoi sistemi di conio, pesi e misure; a sussidiare e tutelare quei nuovi imprenditori che cercavano di operare al di fuori del quadro delle gilde e della Chiesa; a disciplinare la sua creazione di lavori statali -- tutto questo fornì un potente stimolo politico alla nascita del capitalismo (p. 97).
Allora che dire dei diritti individuali? Questa non era una preoccupazione importante nell'epoca medievale. Perché no? Perché i diritti della persona erano difesi da istituzioni diverse dal governo civile.
Nel mondo medievale c'era poca preoccupazione per i diritti degli individui, in gran parte a causa delle differenze di potere politico e degli innumerevoli gruppi di autorità. Ma quando il consolidamento del potere politico nazionale portò con sé una distruzione dei tanti corpi sociali in cui gli individui erano vissuti (quando, in sintesi, la legge divenne una struttura più centralizzata e impersonale, con l'individuo come unità), divenne impellente la preoccupazione per i diritti garantiti costituzionalmente. I governi europei cercarono spesso, e con successo per lunghi periodi, di resistere alle pretese dei diritti individuali, ma è difficile non notare il fatto che gli Stati (Inghilterra, per esempio) che ottennero un grande successo economico e politico riconobbero per primi i diritti costituzionali della persona (in particolare quelli legati alla proprietà). Col senno di poi, però, notiamo che fu l'impatto dello Stato sul costume e la tradizione medievali, con conseguenti effetti liberatori, che, più di ogni altra cosa, catalizzarono le preoccupazioni moderne sui diritti individuali (p. 99).
Ciò solleva una domanda cruciale: quali diritti sono stati protetti dalle istituzioni medievali, e quali no? Ricordate, "diritti" vuol dire "immunità legali dagli stati." Ciò comporta un diritto all'auto-governo.
CITTADINI
L'adulto moderno è un cittadino. Che cosa significa questa parola? Nel Medioevo voleva dire che era il residente di una città: cittadino come in città. Un contadino sotto un signore feudale non era un cittadino. Era un subordinato.
Nel Medioevo il cittadino era letteralmente l'abitante di una città libera. Il suo status sotto il re, però, era quella di subordinato. I due status erano nettamente distinti in quell'epoca, ed anche alla fine del XVI secolo, secondo gli scritti di Bodin, possiamo vedere la continuazione di questa distinzione. Ma nella storia della politica moderna, specialmente nell'Età delle Rivoluzioni, c'è stata una chiara tendenza affinché i termini cittadino e subordinato divenissero praticamente sinonimi. Il quadro di riferimento è cambiato dal passaggio dalla città alla nazione, ed il cittadino rappresenta l'unità dell'associazione politica dello Stato. Ma nel moderno concetto di cittadinanza non c'è solo l'idea medievale di status libero, ma anche l'idea della subordinazione al potere politico sovrano (p. 100).
Oggi un cittadino è subordinato allo stato. Non è subordinato a nessun altro. Questo lo libera da alleanze più grandi, ma lo lascia in balia dello stato. Non riceve alcun sostegno da sovranità rivali poiché non ce ne sono. "Sarebbe impossibile ingigantire il ruolo del conflitto tra il potere politico e il gruppo sociale nello sviluppo di idee moderne di sovranità, libertà, diritti ed uguaglianza che insieme formano il sistema dello Stato Occidentale" (p. 100).
Nella terminologia moderna, questa è una guerra per il territorio. Lo stato rivendica la sovranità, questo significa sovranità totale sul territorio. Tutte le altre richieste sono respinte come illegittime.
Il vero conflitto nella storia politica moderna non è stato, come spesso affermato, tra lo Stato e l'individuo, ma tra lo Stato ed il gruppo sociale. Quello che Maitland una volta definì come la "polverizzazione e la macadamizzazione della storia moderna," è stato uno degli aspetti più vivi della storia sociale del moderno Occidente, ed è stato un aspetto inseparabile nei conflitti epocali tra lo Stato politico, le associazioni sociali e l'individuo. Il conflitto tra governo politico centrale e le autorità delle gilde, le comunità dei villaggi, le classi ed i corpi religiosi è stato, tra tutti i conflitti della storia, il più rilevante. Da questo conflitto è sorta la maggior parte dei trasferimenti di autorità e funzioni che hanno dato vita al declino del comunitarismo medievale ed alimentato il potere politico sia individuale che centrale (pp. 100-1).
MONOPOLIO E LIBERAZIONE
Nei libri di testo standard, lo stato viene presentato come una forza liberatrice. Rimuove le giurisdizioni di altre istituzioni sugli individui, ma questo porta ad un monopolio della forza. Non c'è altra istituzione a difesa dell'individuo. Lo stato può concedergli dei diritti -- immunità legali -- ma possono essere abrogati in qualsiasi momento. Ciò non era vero nel 1250. "Paragonando il potere politico dello Stato nel XIII secolo con quello di oggi, ci si rende conto che l'emancipazione più importante nella storia moderna è stata quella dello Stato dalla rete restrittiva delle autorità religiose, economiche e morali"(p. 101). L'individuo si è emancipato da altre giurisdizioni, ma anche lo stato-nazione.
Nisbet poi citò Lord Acton, famoso per questo aforisma: "Il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in maniera assoluta."
Lord Acton lo dichiarò magnificamente nel suo History of Freedom: "La teoria moderna, che ha spazzato via ogni autorità tranne quella dello Stato e che ha reso irresistibile il potere sovrano moltiplicando coloro che lo condividono [...] condanna come Stato nello Stato ogni gruppo interno e comunitario, classe o corporazione, che amministra i propri affari; e proclama l'abolizione dei privilegi se emancipano i soggetti da tale autorità, ma solo al fine di trasferirla esclusivamente nelle loro mani [...]. La libertà si riconosce solo nei singoli, perché è solo nel singolo che la libertà può essere separata dall'autorità e il diritto all'obbedienza condizionale separato dalla sicurezza del comando limitato" (pp. 103-4).
Acton considerò questi aspetti in termini di ricerca del potere consolidata in un unico istituto: lo stato. Non ne aveva fiducia.
Nisbet considerò questi aspetti definendoli una rinascita del diritto Romano. Ciò era molto più pronunciato nell continente che in Inghilterra, anche se Nisbet non lo dice (però lo sapeva). Aveva letto Maitland, il grande storico del common law. "Le dottrine del diritto Romano hanno avuto un ruolo importante. L'origine delle aspirazioni monarchiche verso il potere centralizzato possono essere ricondotte ad una necessità militare ed al desiderio di maggiori entrate, ma la razionalizzazione di tali aspirazioni era comunemente tratta dai testi del diritto Romano" (p. 104). Il diritto romano era stato emanato da un legislatore. "La dottrina Romana della concessione affermava in sostanza che tutti i gruppi dipendevano dalla volontà dello stato per l'esercizio delle loro funzioni ed autorità. I gruppi esistevano, per così dire, solo nella contemplazione legale del sovrano. Questa era una dottrina davvero rivoluzionaria" (p. 104).
CENTRALIZZAZIONE ATENIESE
Atene si spostò dal decentramento e dal pluralismo alla sovranità dello stato.
Nell'antica Atene, come [Alfred] Zimmern ha sottolineato, "quello a cui dobbiamo guardare sono i graduali sfilacciamenti delle lealtà minori che formavano i collegamenti intermedi tra l'individuo ed il cittadino, libero ed indipendente, con la face-to-face society." Il conflitto tra il governo centrale e la fedeltà storica ai clan ed alle tribù fu uno dei processi decisivi della storia ateniese. Questo conflitto divenne evidente nelle circostanze che portarono alle riforme di Solone, ma fu un fattore importante anche nelle riforme del grande Clistene. Nel suo desiderio di centralizzare il potere politico e di creare una scena più favorevole alle esigenze militari ed economiche, Clistene fu condotto, verso la fine del VI secolo a.C., all'abolizione delle strutture di parentela dominanti come soggetti giuridici rilevanti (p. 105).
Il grande promotore fu Platone. L'intera carriera intellettuale di Nisbet può essere vista come una rivolta contro Platone ed il suo erede intellettuale, Rousseau. "Il problema per Platone, come lo fu per Rousseau duemila anni dopo, era quello di scoprire le condizioni entro cui la libertà assoluta dell'individuo potesse essere combinata con la giustizia assoluta dello stato" (p. 106).
La soluzione di Platone al problema era radicale. Non era nient'altro che lo sterminio di tutte le forme di lealtà sociale e politica che, con la loro semplice esistenza, avrebbero costituito influenze distrattive sui singoli ed appartenenze divisorie all'interno della comunità dello stato stesso. "Lo zelo dello Stato arrivò con Platone," scrisse [Sir Ernest] Barker, "ed arrivò come un fuoco a consumare tutto ciò che non era dello Stato. L'intero sistema del comunismo platonico è destinato a denudare l'individuo di tutto ciò che gli possa impedire di prendere il suo giusto posto nello schema dello stato: è progettato per garantire quelle condizioni -- in altre parole, a garantire quei diritti -- che sono necessarie affinché venga deprivato della sua funzione in quello schema."
Secondo Platone vi è un conflitto inevitabile e intollerabile quando le appartenenze dell'uomo sono plurali. Quindi la pluralità e la diversità non devono avere luogo nello Stato ideale. L'unità è la condizione sia di ordine che di vera libertà. L'esistenza di associazioni economiche e sociali autonome può solo portare a disordini sociali, ad un conflitto paralizzante nella coscienza del singolo ed alla sovversione continua dell'unità della vita nella società che Platone apprezzava. L'ostilità di Platone è diretta, quindi, non contro l'individuo in quanto tale, ma contro il gruppo sociale. La sua diffidenza verso la famiglia autonoma è abbinata al suo timore di una religione indipendente o privata, e di un'arte, una musica ed una istruzione indipendenti. Tutti i membri e tutte le attività culturali devono essere legate strettamente e costantemente alla comunità politica monistica (p. 107).
Platone scrisse all'indomani della guerra con Sparta, dichiarata da Atene, e che Atene perse.
Lo stato è guerra.
In termini storici lo Stato è la conseguenza della guerra. Nella sua prima forma è essenzialmente un'organizzazione militare, ma non rimane a lungo un'associazione puramente militare. Il consolidamento dell'autorità e l'acquisizione delle entrate necessarie per l'efficacia militare conduce inevitabilmente il potere politico al conflitto con altre associazioni che rivendicano l'obbedienza e la proprietà. Lo Stato può entrare in conflitto con i clan, con la chiesa, con le classi, o con la comunità, o con le corporazioni, o con le università, a seconda delle necessità inerenti alla situazione storica (p. 110).
Lo stato utilizza la politica per assimilare le funzioni. Lo stato-nazione sostituisce tutte le autorità intermedie e funge da sovrano ultimo. "Da sempre nella storia della politica, in un modo o nell'altro, si può vedere il conflitto che si crea dall'esistenza, da un lato, delle associazioni, locali, sezionali o funzionali (ognuna richiedente giurisdizione limitata sui suoi membri), e, dall'altro lato, un'associazione che si identifica con tutte le persone in un dato territorio e cerca di consolidare tutte le autorità rilevanti all'interno di quello stesso territorio" (p. 110).
Quando gli uomini accettano la pretesa dello stato secondo cui è l'unico sovrano, la sola agenzia che possiede il marchio di governo -- rivendicando immunità legale da tutte le altre agenzie -- essi diventano vulnerabili ed in balia dello stato. Non hanno una corte terrena più alta a cui appellarsi. Lo stato sostiene di essere l'unico governo legittimo ed utilizza la coercizione per imporre le sue pretese. Il cittadino, ormai emancipato da tutte le pretese rivali di autorità, non ha più accesso alle corti rivali.
ROUSSEAU
La prima pubblicazione accademica di Nisbet fu "Rousseau and Totalitarism," che venne pubblicato nel 1943. La ristampò come capitolo 1 di Tradition and Revolt (1968). Odiava Rousseau e tutto ciò che rappresentava: la creazione di uno stato messianico, la soppressione delle associazioni locali e la soppressione delle libertà degli uomini in nome della Volontà Generale. Odiava soprattutto il punto di vista di Rousseau sulla sovranità, che era esclusivamente politico. "La teoria più rigorosa e rivoluzionaria della sovranità è quella di Rousseau" (p. 130).
Perché è importante Rousseau? Perché "Rousseau è il primo dei filosofi moderni a vedere nello Stato un mezzo per risolvere i conflitti, non solo tra le istituzioni, ma dentro l'individuo stesso. Lo Stato diventa il mezzo per liberare l'uomo dalle incertezze spirituali e dalle ipocrisie della società tradizionale "(p. 130).
Due soggetti dominano il pensiero di Rousseau: l'individuo e lo Stato. Nella sua mente sono contemporaneamente sovrani e, insieme, l'unica base per un ordine umano giusto. Il risultato è la confluenza di un individualismo radicale da un lato e di un autoritarismo senza compromessi dall'altro. L'esistenza parallela di questi filoni di pensiero nelle opere di Rousseau fu la base di numerose accuse di incoerenza, accuse non vere tra l'altro (p. 131).
Questo è l'uomo spogliato di tutte le lealtà rivali. E' il cittadino di uno Stato unitario. "I legami tradizionali della società, le relazioni di cui generalmente parliamo, o quelle connessioni che per Rousseau simboleggiano le catene dell'esistenza. E' da tutto questo che desidera emancipare l'individuo; desidera sostituire le loro disuguaglianze con una condizione di uguaglianza vicina il più possibile allo stato di natura" (p. 132).
Allora che cos'è lo stato? È un'agenzia di redenzione, sia individuale che corporativa.
La sua missione è quella di realizzare l'indipendenza dell'individuo dalla società, garantendo la dipendenza dell'individuo su se stesso. Lo Stato è il mezzo attraverso il quale l'individuo può essere liberato delle tirannie restrittive che compongono la società. E' l'agenzia di emancipazione che permette all'individuo di sviluppare i germi latenti della bontà finora frustrati da una società ostile. . . . Lo Stato è dunque l'essenza del potenziale represso dell'essere uomano, e lungi dall'essere un controllo sul suo sviluppo, è l'unico mezzo di tale sviluppo. Attraverso il potere dello Stato, l'uomo viene risparmiato dal conflitto e dalla tirannia che nascono dalle sue passioni egoistiche e distruttive. Ma per emergere dalle dimensioni della società, e per rispettare quella spirituale, ci deve essere "una resa assoluta dell'individuo, con tutti i suoi diritti e tutti i suoi poteri convergenti verso la comunità nel suo insieme" (p. 133).
Lo Stato è la comunità. Ma questa comunità è esclusivamente politica.
La solidarietà mistica che Rousseau predica non è, tuttavia, la solidarietà della comunità che esiste per tradizione e senza leggi scritte. La comunità sociale, come esisteva nel pensiero di Tommaso d'Aquino o, più tardi, nella teoria di Althusius, è una comunità di comunità, un assemblaggio di gruppi minori moralmente integrati. La solidarietà di questa comunità si pone fuori dalle osservanze morali e sociali dei gruppi minori. La sua unità non deriva da una legge sovrana, che parte dall'alto fino ad arrivare a tutti i singoli componenti della struttura. La comunità di Rousseau, tuttavia, è una comunità politica, indistinguibile dallo Stato e che condivide tutte le qualità uniformi dello Stato. E', nella sua mente, una unità morale, ma si tratta di una unità conferita dalla volontà sovrana dello Stato e diretta dal governo politico. Da qui deriva l'analogia organica che viene utilizzata per indicare la struttura unitaria della sua comunità politica: la centralizzazione del controllo all'interno del corpo umano deve dominare la struttura della comunità, l'unità viene conferita dal cervello, che nell'analogia di Rousseau rappresenta il potere sovrano. La Volontà Generale è l'analogo della mente umana, e come tale deve rimanere unificata e non diversificata (pp. 133-34).
Questa è una religione di redenzione. Non ammette religioni rivali.
Un credo socialmente indipendente, come ogni forma di lealtà non politica, costituirebbe un'interferenza con il funzionamento della Volontà Generale. Rappresenterebbe un difetto nell'unità spirituale di Rousseau, così altamente apprezzata nel suo ordine politico. Non si dovrebbero reprimere le propensioni religiose dell'uomo, poiché "non appena gli uomini arrivano a vivere nella società civile devono avere una religione per tenerli lì. Nessuna nazione ha mai sopportato il lavoro senza la religione." Ma, sostiene Rousseau, non è sufficiente che una nazione abbia una religione. Essa deve essere identificata, nella mente della gente, con i valori della vita nazionale, altrimenti si creerà una disunione e verrà violata la Volontà Generale. Non è sufficiente che una religione renda buoni gli uomini; deve sfornare buoni cittadini. La religione ha una responsabilità per il comportamento civile o politico. Deve riflettere, soprattutto, l'unità essenziale dello Stato e trovare la sua giustificazione nelle misure adottate per promuovere l'unità (pp. 136-37).
Poi c'è la famiglia.
La famiglia stessa, come una persona giuridica, deve essere radicalmente modificata per soddisfare le esigenze della Volontà Generale. La morale è essenzialmente una condizione specifica, e senza i cittadini non ci può essere nessuna virtù. "Create i cittadini, e disporrete di tutto il necessario." Formare i cittadini non è un lavoro facile, né è una responsabilità che può essere lasciata nelle mani della società tradizionale. Lo stato unitario presuppone un rimodellamento della natura umana in modo che non ci siano personaggi irritanti per il corpo politico. "Colui che possiede il coraggio di dare istituzioni ad un popolo deve essere pronto a cambiare la natura umana, a trasformare ogni individuo (il quale è un tutto all'interno di un tutto più grande da cui l'individuo riceve la sua vita ed il suo carattere), a cambiare la costituzione dell'uomo al fine di rafforzarlo e sostituirla con l'esistenza corporea e indipendente che noi tutti abbiamo ricevuto dalla natura" (pp. 138-39).
L'educazione è compito dello Stato, non della famiglia. Nisbet citò Rousseau.
Qualora l'autorità pubblica, prendendo il posto della figura paterna e forgiandosi di questa importante funzione, dovesse acquisire i suoi diritti sollevandola dai suoi doveri, tale figura non dovrebbe avere motivo di protestare; perché vedrebbe alterato solo il suo titolo ed avrebbe in comune, sotto il nome di cittadino, la stessa autorità sui suoi figli che esercitava sotto il nome di padre, ed otterrebbe obbedienza quando parla in nome della legge così come quando parlava in nome della natura (p. 139 ).
Per Rousseau lo stato è la fonte della moralità. Lo stato può redimere l'umanità. Citò Rousseau. "Se si vuol vedere compiuta la Volontà Generale, bisogna conformare tutte le volontà particolari a quest'ultima; in altre parole, come la virtù non è altro che la conformità delle volontà particolari alla Volontà Generale, è tempo di stabilire il regno della virtù" (p. 141). Nisbet poi riassume le implicazioni di questa affermazione.
Stabilire il regno della virtù! Questo era l'imperativo morale per catturare le visioni di uomini di buona volontà nell'Europa occidentale del XIX secolo. Ma stabilirlo come? Stabilirlo mediante il potere sovrano dello Stato! L'uomo è nato libero e buono ma ovunque giace incatenato e corrotto, il prodotto delle istituzioni repressive. L'uomo non può essere liberato attraverso la parentela, la classe, la chiesa o l'associazione, perché queste sono le catene della sua esistenza. Solo entrando nello Stato perfetto e subordinando la sua volontà a quella collettiva sarà possibile per l'uomo sfuggire ai tormenti, alle insicurezze ed ai dissensi della società ordinaria. La forza redentrice della Stato sovrano -- questo era lo slogan di Rousseau per il mondo moderno (p. 142).
Rousseau divenne il teorico politico più rispettato durante la Rivoluzione Francese. Quella rivoluzione tentò di far rispettare l'unità e la solidarietà che proclamava Rousseau.
CONCLUSIONE
Quando si crede che solo lo stato possegga la sovranità -- immunità legale da qualsiasi intrusione -- la libertà viene lasciata priva di difese istituzionali. Quando lo stato è ampiamente accettato come l'unica forma legittima di governo, estenderà la sua potenza ad ogni angolo della vita umana. Non ci sarà nulla per fermarlo -- nessuna teoria della compensazione dell'autorità.
In una scena memorabile di A Man for All Seasons, Thomas More sfida il punto di vista di un altro uomo. Quest'ultimo invoca la legge di Dio, ma quello che dice More vale anche per tutte le leggi e le immunità possedute dagli stati, e soprattutto per le leggi dello stato-nazione. Cosa succede se queste immunità vengono spazzate via?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 24 luglio 2013
Il Giappone si sta dirigendo verso un altro decennio perso?
Credo che l'immagine migliore per mostrare il fallimento dell'Abenomics sia questo grafico che paragona il trend del NASDAQ dal 1999 al 2000 ed il Nikkei dal 2012 al 2013. Notate qualche somiglianza per caso? Ebbene, chiunque all'inizio credeva che il calo dello yen come un sasso sul fondo di uno stagno fosse la ricetta per la prosperità eterna è rimasto davvero deluso perché, nonostante all'inizio questa politica sembrava funzionare, non appena l'inflazione nei prezzi ha materializzato il suo brutto muso è crollato il castello di carte. Infatti, per una nazione come il Giappone che importa la maggior parte delle proprie materie prime, la fallacia di una valuta debole come motore della crescita ha mostrato subito la sua inutilità (anche perché la mancata spinta delle esportazioni ha fatto finire il deficit commerciale giapponese ai livelli più bassi da 30 anni a questa parte). Il deterioramento del trend commerciale non si riflette nel tasso dei bond a 10 anni che ancora rimane sotto il punto percentuale, con 1/4 delle entrate erariali del governo che deve essere dirottato per pagare il gigantesco debito del paese (ciò è ancora una situazione gestibile dato l'alto tasso di risparmio della popolazione e la sfiducia nei confronti delle banche). Basterebbe un aumento di questa cifra, in accordo col target del 2% di inflazione, affinché il servizio del debito aumenti del doppio le sue richieste sulle entrate erariali. Ma ciò che ha spaventato davvero gli investitori è stato il balzo che hanno fatto i rendimenti obbligazionari. Qualsiasi altro aumento in questi rendimenti non ci farà altro che comunicare come gli individui siano avversi a tassi di rendimento reali negativi e come il quantitative easing non sia altro che un'illusione di breve termine: il Giappone non rappresenta altro che il canarino nella miniera.
_________________________________________________________________________
di Frank Shostak
Di recente diversi commentatori hanno consigliato alla zona Euro di aumentare le sue politiche di stimolo al fine di evitare un decennio perduto in stile giapponese. Con questo si riferiscono agli anni 1991-2000. In quel periodo la crescita media del PIL reale in Giappone si è attestata all'1.2% rispetto alla crescita media del 4.7% dal 1980 al 1990. In termini di produzione industriale, la crescita media si è attestata allo 0.1% rispetto al 4.1%.
Secondo molti esperti, come l'attuale presidente della FED Ben Bernanke, un fattore importante alla base di questo forte indebolimento della crescita economica del Giappone è il forte calo nel tasso annuo di crescita dell'indice dei prezzi al consumo (CPI). Dal 1980 al 1990 il tasso medio di crescita dei prezzi al consumo si è attestato al 2.6% rispetto allo 0.8% del periodo 1991-2000. Si noti che sin dal Febbraio 1999 al Dicembre 2000 il tasso di crescita dei prezzi al consumo ha mostrato una crescita negativa, cioè, deflazione nei prezzi.
Bernanke e altri commentatori come Paul Krugman hanno incolpato la Banca del Giappone per non aver contrastato in modo aggressivo la deflazione nei prezzi mediante un massiccio pompaggio monetario. Come risultato, hanno detto, il Giappone è caduto in un periodo prolungato di crescita economica modesta. Si osservi che a causa di un forte aumento del Nikkei da 13,024 del Gennaio 1986 a 38,916 del Dicembre 1989 – un aumento di quasi il 200% – la BOJ ha ristretto il suo pompaggio monetario. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ è sceso dal 15.2% del Febbraio 1989 al 9.1% dell'Ottobre dello stesso anno. Il tasso di interesse è stato alzato dal 2.5% del 1989 al 3.75% del Novembre dello stesso anno. Ciò ha innescato una caduta del Nikkei del 42% fino a 22,455 nel periodo che andava dal Dicembre 1989 al Novembre 1990.
Bernanke ha incolpato la BOJ per non aver risposto abbastanza velocemente al crollo del Nikkei, considerandolo un fattore importante nell'innesco della deflazione e della recessione economica. Le basi di questa crisi, cosa sorvolata da vari commentatori tra cui Bernanke, furono gettate dal precedente pompaggio monetario della BOJ. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ passò da -0.5% del Novembre 1986 al 15.2% del Febbraio 1989. I tassi di interesse scesero dal 4.5% del Febbraio 1986 al 2.5% del Febbraio 1987, e furono mantenuti a questo livello fino all'Aprile 1989.
Al contrario, fu la posizione più ristretta da parte della BOJ (innescante il crollo del Nikkei) che arrestò la distruzione del processo di generazione di ricchezza. E' vero che la BOJ non ha fatto abbastanza per evitare che l'economia cadesse in una grave recessione economica contribuendo così ad un decennio perduto?
La politica della BOJ sui tassi di interesse li aveva abbassati dal 6% del Giugno 1991 allo 0.25% del Dicembre 2000. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ è balzato dal 6% del Giugno 1991 al 46.6% del Marzo 1998. Come diavolo si potrebbe definire, questa, una politica monetaria non aggressiva?
Contrariamente a Bernanke e ad altri commentatori, il decennio perduto del Giappone si è verificato a causa della politica monetaria allentata della BOJ. L'economia è caduta in una crisi a causa di una grave distruzione del processo di produzione di ricchezza. Invece di permettere una rapida pulizia del sistema, la BOJ ha forzato un enorme pompaggio monetario. Ciò ha impedito l'eliminazione delle attività non produttive e prolungato l'agonia economica.
Un pompaggio monetario maggiore come suggerito da Bernanke e Krugman infliggerebbe danni ancora più gravi. Infatti, a causa della politica monetaria aggressiva della banca centrale, il Giappone è finito in una crisi economica fino al 2010. Ciò significa che il Giappone ha perso non uno, ma due decenni di crescita economica. Contrariamente a Bernanke, la causa fondamentale è in realtà l'atteggiamento aggressivo della BOJ.
Suggeriamo che la recente politica della BOJ di inflazionare aggressivamente l'economia, che è stata elogiata da Krugman come un atto di coraggio e di saggezza, danneggerà ulteriormente il processo di generazione di ricchezza e correrà il rischio di negare al Giappone un altro decennio di crescita.
Sintesi e conclusione
Di recente diversi commentatori hanno consigliato alla zona Euro di aumentare le sue politiche di stimolo al fine di evitare un decennio perduto in stile giapponese. Si riferiscono agli anni 1991-2000. La crescita media del PIL reale in Giappone in quel periodo si è attestata all'1.2% rispetto alla crescita media del 4.7% dal 1980 al 1990.
La maggior parte degli esperti, tra cui il presidente della FED Ben Bernanke, punta il dito contro la Banca del Giappone (BOJ) per la modesta crescita economica; secondo loro ha fallito nel contrastare aggressivamente la deflazione nei prezzi.
La nostra analisi mostra che il fattore chiave dietro la crescita modesta del Giappone è in realtà la politica monetaria accomodante della BOJ. Questa politica ha gravemente danneggiato il processo di generazione della ricchezza del Giappone.
Suggeriamo che la recente politica della BOJ, di contrastare aggressivamente la deflazione nei prezzi, danneggerà ulteriormente l'economia del Giappone e correrà il rischio di negare al Giappone un altro decennio di crescita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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di Frank Shostak
Di recente diversi commentatori hanno consigliato alla zona Euro di aumentare le sue politiche di stimolo al fine di evitare un decennio perduto in stile giapponese. Con questo si riferiscono agli anni 1991-2000. In quel periodo la crescita media del PIL reale in Giappone si è attestata all'1.2% rispetto alla crescita media del 4.7% dal 1980 al 1990. In termini di produzione industriale, la crescita media si è attestata allo 0.1% rispetto al 4.1%.
Secondo molti esperti, come l'attuale presidente della FED Ben Bernanke, un fattore importante alla base di questo forte indebolimento della crescita economica del Giappone è il forte calo nel tasso annuo di crescita dell'indice dei prezzi al consumo (CPI). Dal 1980 al 1990 il tasso medio di crescita dei prezzi al consumo si è attestato al 2.6% rispetto allo 0.8% del periodo 1991-2000. Si noti che sin dal Febbraio 1999 al Dicembre 2000 il tasso di crescita dei prezzi al consumo ha mostrato una crescita negativa, cioè, deflazione nei prezzi.
Bernanke e altri commentatori come Paul Krugman hanno incolpato la Banca del Giappone per non aver contrastato in modo aggressivo la deflazione nei prezzi mediante un massiccio pompaggio monetario. Come risultato, hanno detto, il Giappone è caduto in un periodo prolungato di crescita economica modesta. Si osservi che a causa di un forte aumento del Nikkei da 13,024 del Gennaio 1986 a 38,916 del Dicembre 1989 – un aumento di quasi il 200% – la BOJ ha ristretto il suo pompaggio monetario. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ è sceso dal 15.2% del Febbraio 1989 al 9.1% dell'Ottobre dello stesso anno. Il tasso di interesse è stato alzato dal 2.5% del 1989 al 3.75% del Novembre dello stesso anno. Ciò ha innescato una caduta del Nikkei del 42% fino a 22,455 nel periodo che andava dal Dicembre 1989 al Novembre 1990.
Bernanke ha incolpato la BOJ per non aver risposto abbastanza velocemente al crollo del Nikkei, considerandolo un fattore importante nell'innesco della deflazione e della recessione economica. Le basi di questa crisi, cosa sorvolata da vari commentatori tra cui Bernanke, furono gettate dal precedente pompaggio monetario della BOJ. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ passò da -0.5% del Novembre 1986 al 15.2% del Febbraio 1989. I tassi di interesse scesero dal 4.5% del Febbraio 1986 al 2.5% del Febbraio 1987, e furono mantenuti a questo livello fino all'Aprile 1989.
Al contrario, fu la posizione più ristretta da parte della BOJ (innescante il crollo del Nikkei) che arrestò la distruzione del processo di generazione di ricchezza. E' vero che la BOJ non ha fatto abbastanza per evitare che l'economia cadesse in una grave recessione economica contribuendo così ad un decennio perduto?
La politica della BOJ sui tassi di interesse li aveva abbassati dal 6% del Giugno 1991 allo 0.25% del Dicembre 2000. Il tasso annuo di crescita del bilancio della BOJ è balzato dal 6% del Giugno 1991 al 46.6% del Marzo 1998. Come diavolo si potrebbe definire, questa, una politica monetaria non aggressiva?
Contrariamente a Bernanke e ad altri commentatori, il decennio perduto del Giappone si è verificato a causa della politica monetaria allentata della BOJ. L'economia è caduta in una crisi a causa di una grave distruzione del processo di produzione di ricchezza. Invece di permettere una rapida pulizia del sistema, la BOJ ha forzato un enorme pompaggio monetario. Ciò ha impedito l'eliminazione delle attività non produttive e prolungato l'agonia economica.
Un pompaggio monetario maggiore come suggerito da Bernanke e Krugman infliggerebbe danni ancora più gravi. Infatti, a causa della politica monetaria aggressiva della banca centrale, il Giappone è finito in una crisi economica fino al 2010. Ciò significa che il Giappone ha perso non uno, ma due decenni di crescita economica. Contrariamente a Bernanke, la causa fondamentale è in realtà l'atteggiamento aggressivo della BOJ.
Suggeriamo che la recente politica della BOJ di inflazionare aggressivamente l'economia, che è stata elogiata da Krugman come un atto di coraggio e di saggezza, danneggerà ulteriormente il processo di generazione di ricchezza e correrà il rischio di negare al Giappone un altro decennio di crescita.
Sintesi e conclusione
Di recente diversi commentatori hanno consigliato alla zona Euro di aumentare le sue politiche di stimolo al fine di evitare un decennio perduto in stile giapponese. Si riferiscono agli anni 1991-2000. La crescita media del PIL reale in Giappone in quel periodo si è attestata all'1.2% rispetto alla crescita media del 4.7% dal 1980 al 1990.
La maggior parte degli esperti, tra cui il presidente della FED Ben Bernanke, punta il dito contro la Banca del Giappone (BOJ) per la modesta crescita economica; secondo loro ha fallito nel contrastare aggressivamente la deflazione nei prezzi.
La nostra analisi mostra che il fattore chiave dietro la crescita modesta del Giappone è in realtà la politica monetaria accomodante della BOJ. Questa politica ha gravemente danneggiato il processo di generazione della ricchezza del Giappone.
Suggeriamo che la recente politica della BOJ, di contrastare aggressivamente la deflazione nei prezzi, danneggerà ulteriormente l'economia del Giappone e correrà il rischio di negare al Giappone un altro decennio di crescita.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/