lunedì 17 giugno 2013

Statistica: Il Tallone d'Achille dello Stato





di Murray N. Rothbard


[Questo articolo è stato pubblicato in Essays on Liberty, VIII (Irvington-on-Hudson, NY: Foundation for Economic Education, 1961), pp.255–261, e in The Freeman, Giugno 1961, pp. 40–44). E' stato ripubblicato in The Logic of Action Two (Edward Elgar, 1997, pp. 180–184). Rothbard aveva sviluppato una tesi simile in "The Politics of Political Economists: Comment," Quarterly Journal of Economics, 74, 4 (Novembre 1960), pp. 659–665, una critica su alcune tesi avanzate dall'economista George Stigler.]


La nostra è davvero l'Era della Statistica. In un paese e in un'epoca che venera i dati statistici come super "scientifici," come se ci offrissero le chiavi per un conoscenza omnicomprensiva, si riversa su di noi una vasta offerta di dati di tutte le forme e dimensioni. Sono partoriti per lo più dallo stato.

Mentre le agenzie private e le associazioni di categoria raccolgono e rilasciano alcune statistiche, sono limitate a specifici bisogni di settori specifici. La stragrande maggioranza delle statistiche sono raccolte e diffuse dallo stato. Le statistiche generali dell'economia, tra cui il famoso "prodotto nazionale lordo" che permette ad ogni economista di essere un indovino delle condizioni di business, provengono dallo stato.

Inoltre, molte statistiche sono sottoprodotti di altre attività statali: dal Bureau delle Entrate arrivano i dati fiscali, dai dipartimenti delle indennità di disoccupazione arrivano le stime dei disoccupati, dagli uffici doganali arrivano i dati sul commercio estero, dalla Federal Reserve arrivano statistiche sulle banche, e così via. E non appena vengono sviluppate nuove tecniche di statistica, vengono create nuove divisioni di dipartimenti governativi per affinarle ed usarle.

La fioritura di statistiche statali propone una serie di mali al libertario. In primo luogo, è evidente che troppe risorse vengono incanalate nella raccolta delle statistiche e nella produzione di statistiche. Dato un mercato totalmente libero, la quantità di lavoro, terra, capitale e risorse dedicate alle statistiche sarebbe concentrata in una piccola frazione del totale presente. E' stato stimato che il solo governo federale spende più di $48 milioni in statistiche, e che il lavoro statistico si avvale dei servizi di oltre 10,000 dipendenti civili a tempo pieno.[1]



Costi Nascosti

In secondo luogo, la grande massa di dati statistici viene raccolta mediante la coercizione dello stato. Ciò significa non solo che sono il prodotto di attività sgradite; ma significa anche che il vero costo di queste statistiche per il pubblico americano è molto più grande della semplice somma del denaro speso dalle agenzie governative. Il settore privato, e il consumatore privato, deve sostenere i costi onerosi dell'archiviazione dei documenti che richiedono queste statistiche. Non solo; questi costi fissi impongono un carico relativamente grande sulle piccole imprese, che sono mal equipaggiate per gestire le montagne di burocrazia che si riversano su di loro. Quindi, queste statistiche apparentemente innocenti paralizzano la piccola impresa e contribuiscono ad irrigidire il sistema imprenditoriale americano. La Hoover Commission ha rilevato, ad esempio, che:

Nessuno sa quanto costa all'industria americana compilare le statistiche richieste dallo stato. L'industria chimica da sola riferisce che ogni anno spende $8,850,000 per fornire report statistici richiesti da tre dipartimenti dello stato. Il settore utenze spende $32 milioni l'anno nella preparazione di relazioni per enti pubblici...

Tutti gli utilizzatori industriali di arachidi devono riferire il loro consumo al Dipartimento dell'Agricoltura... Dopo l'intervento della Task Force, il Dipartimento dell'Agricoltura ha convenuto che d'ora in poi solo quelli che ne consumano più di diecimila libbre l'anno devono presentare un rapporto...

Se le piccole modifiche venissero realizzate in due relazioni, la Task Force dice che una sola industria potrebbe risparmiare $800,000 l'anno in segnalazione statistica.

Molti dipendenti nel settore privato sono occupati nella raccolta di statistiche per lo Stato. Ciò è particolarmente gravoso per le piccole imprese. Un piccolo negozio di ferramenta in Ohio ha stimato che il 29% del suo tempo è assorbito nella compilazione di tali relazioni. Non di rado le persone a contatto con lo Stato devono tenere tutta una serie di libri per soddisfare le esigenze diverse e dissimili delle agenzie federali.[2]



Altre obiezioni

Ma ci sono altri motivi importanti, e non così evidenti, affinché il libertario consideri con sgomento le statistiche dello stato. Non solo la raccolta e la produzione delle statistiche vanno al di là della funzione statale di difesa delle persone e della proprietà; non solo vengono sprecate ed allocate malamente le risorse economiche, e gravati contribuenti, industrie, piccole imprese e consumatori. Ma le statistiche sono fondamentali per tutte le attività interventiste e socialiste dello stato.

Il singolo consumatore, nei suoi giri quotidiani, ha bisogno poco delle statistiche; attraverso la pubblicità, attraverso le informazioni di amici ed attraverso la propria esperienza, scopre cosa sta succedendo nei mercati intorno a lui. Lo stesso vale per le aziende. L'imprenditore deve inoltre studiare il suo particolare mercato, determinare il prezzo che deve pagare per quello che compra e farsi pagare per quello che vende, impegnarsi nella contabilità per stimare i costi, e così via. Ma nessuna di queste attività è davvero dipendente dall'omnium gatherum dei fatti statistici sull'economia di cui si ciba il governo federale. L'imprenditore, come il consumatore, conosce e impara a conoscere il suo mercato di riferimento attraverso la sua esperienza quotidiana.



Un Sostituto per i Dati di Mercato

I burocrati, così come i riformatori statalisti, sono in uno stato di affari completamente diverso: sono decisamente fuori del mercato. Pertanto, al fine di "entrare" nella situazione che stanno cercando di pianificare e riformare, devono entrare in possesso di una conoscenza che non è personale; l'unica forma in cui si può presentare tale conoscenza è attraverso la statistica.[3]

Le statistiche sono gli occhi e le orecchie del burocrate, del politico, del riformatore socialista. Solo attraverso le statistiche possono sapere, o almeno farsi una vaga idea, di quello che sta accadendo nell'economia.[4]

Solo attraverso le statistiche possono scoprire quanti anziani hanno il rachitismo, o quanti giovani hanno problemi dentali, o quanti eschimesi hanno problemi cutanei — e quindi solo mediante le statistiche questi interventisti possono scoprire chi "ha bisogno" di cosa nell'economia, e quanto denaro federale dovrebbe essere incanalato in quali direzioni.



Il Piano Generale

Sicuramente è solo mediente le statistiche che il governo federale può operare tentativi irregolari per pianificare, regolare, controllare o riformare vari settori — o imporre la pianificazione centrale e la socializzazione su tutto il sistema economico. Se il governo non ricevesse alcuna statistica sul mondo ferroviario, ad esempio, come potrebbe solamente iniziare a regolare le tariffe ferroviarie, le finanze e gli altri affari? Come potrebbe imporre controlli sui prezzi, se non sapesse nemmeno quali merci vengono vendute sul mercato, e a che prezzi? Le statistiche, per ripetere, sono gli occhi e le orecchie degli interventisti: del riformatore intellettuale, del politico, e del burocrate del governo. Rimuovete questi occhi e orecchie, oscurate tali sentieri verso la conoscenza, e tutta la minaccia di un intervento del governo sarà quasi completamente eliminata.[5]

E' vero, naturalmente, che anche se privato di ogni conoscenza statistica sugli affari della nazione, lo stato potrebbe ancora tentare di intervenire, di tassare, di regolamentare e di controllare. Potrebbe provare a sovvenzionare gli anziani anche senza avere la minima idea di quanti anziani ci siano e dove si trovano; potrebbe tentare di regolamentare un settore senza nemmeno sapere quante aziende ci siano o ignorando altri fatti di base del settore; potrebbe tentare di regolare il ciclo economico senza nemmeno sapere se i prezzi o le attività commerciali stanno migliorando o peggiorando. Potrebbe provarci, ma non andrebbe molto lontano. Il caos totale sarebbe un evento troppo palese e troppo evidente anche per la burocrazia, e certamente per i cittadini.

E questo è particolarmente vero in quanto una delle principali ragioni avanzate affinché lo stato intervenga è che "corregge" il mercato, e rende più razionale il mercato e l'economia. Ovviamente, se lo stato venisse privato di qualsiasi conoscenza degli affari economici, potrebbe anche non esserci una pretesa di razionalità in un suo intervento.

Sicuramente l'assenza di statistiche distruggerebbe immediatamente qualsiasi tentativo di pianificazione socialista. E' difficile vedere, per esempio, come i pianificatori centrali del Cremlino potrebbero pianificare la vita dei cittadini sovietici, se fossero privati ​​di tutte le informazioni, e di tutti i dati statistici, di questi cittadini. Lo stato non saprebbe nemmeno a chi dare ordini, tanto meno cercare di pianificare un'economia complessa.

Così, in tutta la selva di misure che sono state proposte nel corso degli anni per controllare e limitare lo stato o abrogare i suoi interventi, la semplice e poco spettacolare abolizione delle statistiche pubbliche sarebbe probabilmente quella più efficace. La statistica, vitale per lo statalismo, è anche il suo tallone d'Achille.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Cf. Neil Macneil and Harold W. Metz, The Hoover Report, 1953–1955 (New York: Macmillan, 1956), pp. 90–91; Commission on Organization of the Executive Branch of the Government, Task Force Report on Paperwork Management (Washington: June 1955); and idem, Report on Budgeting and Accounting (Washington: February 1949).

[2] Macneil and Metz, op. cit., pp. 90–91.

[3] Sulle mancanze della statistica in rapporto alla conoscenza personale di tutti i partecipanti al mercato, consultare la discussione illuminente di F.A. Hayek, Individualism and the Economic Order (Chicago: University Press, 1948), Capitolo 4. Vedi anche Geoffrey Dobbs, On Planning the Earth (Liverpool: K.R.P. Pubs., 1951), pp. 77–86.

[4] Nel 1863, Samuel B. Ruggles, delegato americano presso l'International Statistical Congress a Berlino, dichiarò: "La statistica rappresenta gli occhi dello statalista, permettendogli di indagare l'intera struttura ed economia del corpo politico attraverso un punto di vista chiaro ed esauriente." Per maggiori dettagli sulla correlazione tra statistica — e statistici — e lo stato, vedi Murray N. Rothbard, "The Politics of Political Economists: Comment," The Quarterly Journal of Economics (Novembre 1960), pp. 659–65. Vedi anche Dobbs, op. cit.

[5] "La politica dello stato dipende da una conoscenza dettagliata sull'occupazione, sulla produzione e sul potere d'acquisto. La formulazione delle leggi e del progresso amministrativo… della supervisione… della regolamentazione… e del controllo… deve essere guidata da un'ampia conoscenza di fatti rilevanti. Oggi come non mai, i dati statistici giocano un ruolo importante nella supervisione delle attività Statali. Gli amministratori non solo elaborano piani in base a fatti noti nel loro campo d'interesse, ma devono anche venire a conoscenza dell'attuale progresso raggiunto nel perseguire i loro fini." Reports on Budgeting and Accounting, op. cit., pp. 91–92.

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12 commenti:

  1. L'estratto della Hoover Commission è surreale, comunque ho i miei dubbi che eliminando la statistica si elimini la regolamentazione statale. La burocrazia e i regolamenti sono dovuti a una mancanza di conoscenza di cosa sia il diritto.

    Il diritto è solo di due tipologie: pubblico o meglio amministrativo, e privato/civile. Il diritto penale è messo nel pubblico, e non si sa quale sia la diferenza tra un torto civile e penale.

    Altre cose non sono ben identificabili, come la regolamentazione sui farmaci e gli alimenti (le etichette i DOP e altre boiate), il valore legale di titoli di studio, le "corporazioni" professionali, i giorni e gli orari di apertura di attività commerciali, etc.

    Se non avessero una tale confusione sul diritto, la regolamentazione e la burocrazia sarebbero ridotte all'osso e non sarebbero così soffocanti. Magari bastasse eliminare la statistica, ma non è così facile...

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  2. La statistica è uno dei mezzi della propaganda e dell'interventismo. Ma l'arma più potente del potere è sempre la mente degli oppressi. Che sia paura o fede.

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  3. http://www.economicpolicyjournal.com/2013/06/did-putin-just-name-austrian-economist.html?m=1

    notizia interessante, ma non facciamoci illusioni... Forse solo una banchiera centrale pragmatica.

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  4. Libero scambio tra USA ed UE proposto da Obama. Poi, secondo me, stabiliranno di farlo con una identica fiatmoney.
    Ci riusciranno? Nessuno lo sa. Per ora calciano il barattolo.

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  5. ora mi godo rothbard! ed intanto sushi e film di peckinpah. lavoro come un pazzo. devo dire che nelle riunioni noto la differenza tra i miei storici clienti straborghesi, alla ricossa, ed i tycoon cha hanno ultimamente imperversato, verso la disgrazia, e che sarebbero da ammazzare. week end al centro commerciale per necessita contingenti: tra maleducazione, arroganza, volgarita, sporcizia, aggressività, ho pensato: meritano la banca centrale

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  6. la hoover commission ha fatto una statistica sulle statistiche!
    sto riflettendo sula posizione degli usa rispetto all europa, al conflitto interno sull euro, al rapporto col dollaro, all importanza geopolitica del mediterraneo. e chissa perché questa idea di obama non mi sorprende affatto

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  7. http://lewrockwell.com/wenzel/wenzel225.html

    la libertà è in via di estinzione...

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  8. Questo stesso Obama? Ormai siamo ad un livello superiore delle normali comiche...

    Sulla proposta di "libero scambio" è la stessa solfa di quando doveva essere fondata l'Europa. Pianificazioen centrale ad un livello maggiore, quindi sì, stanno calciando il barattolo.

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  9. Le due cose positive dell'Ue sono proprio l'area di libera circolazione di beni/servizi e persone. A cui non serve tutto il resto del carrozzone. Un'area di libero scambio fra Usa ed Ue (ma credo che sia fra NAFTA, ed EU/EFTA) è positiva ed è auspicabile anche su scala mondiale.

    La circolazione di persone è improponibile a livello mondiale, ma fra aree culturalmente affini invece va bene. Quindi le Americhe e tutta l'Europa possono formare un blocco.

    Sarei favorevole anche per una moneta atlantica, perché è un passo in avanti per una moneta mondiale. La moneta atlantica può essere il piano B degli Usa in caso il piano per far implodere l'euro fallisca.

    Se l'euro regge, prenderà il posto del dollaro, e questo non gli piace perché diranno addio alla rendita. Invece giocando di anticipo e creando una moneta atlantica salvano la loro posizione condividendola con il vecchio continente.

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  10. Io vedo arrivare gli atlanticbond. Così scaricano tutti i loro casini su di una platea più ampia.
    Pare che gli Islandesi abbiano bloccato le procedure di ingresso nel Superstato europeo.

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  11. Cmq questi sono progetti senza colore politico. L'unico colore è quello della pianificazione centrale. Che sia un Dem o un Rep a perseguirla non cambia la sostanza.
    Quanto è complicato restare al potere!!! Poracci!!!

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  12. «[...] Quanto è complicato restare al potere!!! Poracci!!!»

    Quanto è vero. Prendete ad esempio i tassi di interesse sui mutui trentennali che si supponeva il programma dello zio Ben doveva abbassare. Sono arrivati al 4%. Qual è quindi la soluzione che ha in mento il nostro supereroe barbuto? Semplice, aumentare il programma mensile di QE a $95 miliardi.

    Non esiste un piano B.

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