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di Frank Shostak
Secondo il membro del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, Ewald Nowotny, il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke non corre alcun rischio di inflazione negli Stati Uniti. Secondo Nowotny, Bernanke ha disegnato un ritratto "molto ottimista" sulle prospettive degli Stati Uniti.
"Non corrono assolutamente alcun pericolo di una espansione dell'inflazione," ha detto Nowotny. Bernanke ha detto che l'inflazione degli Stati Uniti dovrebbe rimanere all'1.3% quest'anno.
Le previsioni della FED indicano un'inflazione tra l'1.3 e l'1.7% entro la fine di quest'anno. Il tasso annuale di crescita dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) si attesta all'1.5% di Marzo contro il 2% di Febbraio ed il 2.7% del Marzo dello scorso anno.
Anche la dinamica di crescita del core CPI (il CPI meno cibo ed energia) ha rallentato a Marzo rispetto al mese precedente. Il relativo tasso annuale di crescita si è contratto all'1.9%, dal 2% di Febbraio e dal 2.3% del Marzo dello scorso anno.
Per Bernanke, e per la maggior parte degli esperti, il fattore chiave che pone le basi per dei fondamentali economici sani è la stabilità dei prezzi come rappresentata dall'indice dei prezzi al consumo.
In base a questo modo di pensare, la stabilità dei prezzi non oscura la visibilità delle relative variazioni nei prezzi di beni e servizi.
Di conseguenza, si ritiene che questo possa condurre ad un uso efficiente delle risorse scarse e, quindi, al miglioramento dei fondamentali economici.
Un livello dei prezzi stabile consente alle aziende di vedere con chiarezza i segnali del mercato, i quali sono veicolati dalle relative variazioni nei prezzi di beni e servizi.
Per esempio, diciamo che c'è stato un rafforzamento della domanda per le patate rispetto ai pomodori. Questo rafforzamento, a sua svolta, verrà rappresentato dal relativo aumento dei prezzi delle patate rispetto ai pomodori.
In un libero mercato le aziende prestano attenzione ai desideri dei consumatori guardando i cambiamenti nei prezzi dei beni e dei servizi. Non rispettare i desideri dei consumatori porterà ad una produzione sbagliata di beni e servizi, cosa che porterà a perdite.
Nel nostro caso le imprese, prestando attenzione ai cambiamenti dei prezzi relativi, sono suscettibili ad aumentare la produzione di patate rispetto ai pomodori.
In base a questo modo di pensare, se il livello dei prezzi non è stabile allora la visibilità delle relative variazioni di prezzo diventa sfocata e, di conseguenza, le imprese non possono accertare i relativi cambiamenti nella domanda di beni e servizi e non possono prendere le decisioni di produzione corrette.
Questo porta ad una cattiva allocazione delle risorse e all'indebolimento dei fondamentali economici. In breve, cambiamenti instabili nel livello dei prezzi oscurano i cambiamenti di prezzo nei beni e servizi.
Di conseguenza, le aziende avranno difficoltà a riconoscere un cambiamento nei prezzi quando il livello dei prezzi è instabile.
Sulla base di questo modo di pensare non sorprende che il mandato della banca centrale sia quello di perseguire politiche che porteranno alla stabilità dei prezzi, ovvero ad un livello dei prezzi stabile.
Attraverso vari metodi quantitativi gli economisti della FED hanno stabilito che i responsabili politici devono mirare a mantenere l'inflazione nei prezzi al 2%. Ogni eventuale scostamento significativo da questa cifra costituirà una deviazione dal percorso di crescita della stabilità dei prezzi.
Si osservi che i responsabili delle politiche della FED ci dicono che devono stabilizzare il livello dei prezzi al fine di consentire l'efficiente funzionamento dell'economia di mercato.
Ovviamente questa è una contraddizione in termini, dal momento che ogni tentativo di manipolare il cosiddetto livello dei prezzi comporta interferenze con i mercati e, quindi, falsi segnali trasmessi dalle variazioni dei prezzi.
Attraverso il direzionamento dei tassi di interesse ed il pompaggio monetario non è possibile rafforzare i fondamentali economici, ma, al contrario, peggiora solo le cose. Ecco perché.
La politica di stabilità dei prezzi porta ad una maggiore instabilità
Diciamo che il cosiddetto livello dei prezzi stia iniziando a mostrare un calo visibile nella dinamica di crescita. Per evitare questo declino, la FED comincia a spingere aggressivamente denaro nel sistema bancario.
Come risultato di questa politica, dopo un certo intervallo di tempo, il livello dei prezzi si stabilizza. Dovremmo considerarlo come un successo dell'azione della politica monetaria? La risposta è categoricamente no.
Dato che il pompaggio monetario mette in moto la deviazione di ricchezza da attività generatrici di ricchezza verso attività non generatrici di ricchezza, ovviamente questo porta ad un indebolimento del processo di produzione di ricchezza e ad un impoverimento economico.
Si noti che l'impoverimento economico è avvenuto malgrado un livello dei prezzi stabile. Si noti inoltre che, al fine di conseguire la stabilità dei prezzi, la FED ha dovuto acconsentire ad un aumento della dinamica di crescita del proprio bilancio e di conseguenza della dinamica di crescita dell'offerta di moneta.
Ciò che importa qui sono le fluttuazioni nel bilancio e le successive variazioni nel ritmo di crescita dell'offerta di moneta. E' questo che mette in moto la minaccia di un ciclo boom/bust, indipendentemente dal fatto che il livello dei prezzi sia stabile o meno.
Mentre gli aumenti nell'offerta di moneta possiamo rilevarli in un aumento generale dei prezzi, ciò non è sempre così. I prezzi sono determinati da fattori reali e monetari.
Di conseguenza, può accadere che se i fattori reali stanno spingendo le cose in una direzione opposta ai fattori monetari, è probabile che non vedremo alcun cambiamento visibile nei prezzi.
In altre parole, mentre la crescita monetaria è consistente i prezzi potrebbero mostrare uno scarso aumento.
Se dovessimo prestare attenzione al cosiddetto livello dei prezzi ed ignorare gli aumenti dell'offerta di moneta, raggiungeremo conclusioni fuorvianti sullo stato dell'economia.
Su questo argomento, Rothbard scrisse:
"Il fatto che i prezzi generali furono più o meno stabili nel corso degli anni '20, convinse la maggior parte degli economisti che non vi fosse alcuna minaccia inflazionistica e quindi le vicende della grande depressione li colsero del tutto impreparati." (America's Great Depression, Mises Institute, 2001 [1963], p. 153)
Nel corso del 1926-1929 la presunta stabilità del livello dei prezzi fece concludere ad esperti economici, tra cui il famoso economista americano Irving Fisher, che i fondamentali economici degli Stati Uniti fossero in buone condizioni e che non vi era alcuna minaccia di un fallimento economico.
Il tasso annuale di crescita del CPI mostrava tale stabilità durante il 1926-1929 (vedi grafico). Molti esperti ignorarono che il tasso annuo di crescita del bilancio della banca centrale degli Stati Uniti balzò al 42% nel Giugno 1928, da -14% nel Febbraio 1927.
Il forte calo della dinamica di crescita del bilancio della FED dopo il Giugno 1928 (vedi grafico), mise in moto un bust economico e la Grande Depressione.
Attualmente la FED continua a spingere aggressivamente denaro nel sistema bancario, con il suo bilancio che è arrivato a $3.3 bilioni alla fine di Aprile, rispetto ai $0.9 bilioni del Gennaio 2008. Suggeriamo, tuttavia, che una diminuzione del ritmo di crescita dell'AMS sin dall'Ottobre 2011 aumenta la probabilità di un bust nei prossimi mesi.
Se si aggiunge a tutto questo la possibilità che il processo di generazione di ricchezza reale è stato gravemente danneggiato dalle politiche allentate della FED, non dovrebbe sorprenderci se nei prossimi mesi entreremo in una grave flessione.
Sintesi e conclusione
Per la maggior parte degli economisti la chiave per fondamentali economici sani è la stabilità dei prezzi. Un livello dei prezzi stabile, si afferma, conduce ad un uso efficiente delle risorse scarse nella nostra economia e, quindi, al miglioramento dei fondamentali economici. Non sorprende che il mandato della Federal Reserve sia quello di perseguire politiche che generano la stabilità dei prezzi. Suggeriamo che per mezzo delle politiche monetarie che mirano a stabilizzare il livello dei prezzi, la FED in realtà indebolisce i fondamentali economici.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Un tal Praet della BCE ieri ha detto che stanno valutando con grande attenzione l'inflazione nell'eurozona. Proprio ieri a Francoforte.
RispondiEliminaL'unica stabilità che interessa a banchieri centrali e politici statalisti è quella della loro posizione di potere.
RispondiEliminaDi tutto il resto non gliene può fregá de meno...
ottimo
RispondiEliminahttp://www.thedailybell.com/29228/Hugo-Salinas-Price-Copernicus-Galileo-and-Gold
RispondiEliminaConsiglio vivamente questo articolo. Ci sono considerazioni intriganti. E si parla di ubris e nemesis.
Da quando l'ho scoperto, qualche tempo fa, questo autore mi è piaciuto moltissimo e lo seguo su LaPlata.
Ve lo propongo. Credo che lo gradirete.
http://www.financialsensearchive.com/editorials/salinasprice/2010/0122.html
RispondiEliminaEd anche questo mi pare molto interessante nel momento in cui è chiaro che lo stato sociale è fallito e nessun miracoloso intervento politico potrà recuperarlo. Annunci, avvertimenti, sottolineature, ma la politica socialdemocratica e socialista è impotente. Sempre che non pensino di procedere ad espropri, riduzioni pesanti della libertà, od altre misure shock proclamate ma non esplicitate. E che autorizzano a pensar male. Il default è alle porte. Possibile che i più non lo vedano?