Bibliografia

mercoledì 29 maggio 2013

Il Capolinea Keynesiano

A quanto pare la stupidità non ha confini, e come ci ricordava il buon Zappa è la cosa che abbonda di più nell'universo andando a superare anche l'idrogeno. Il possesso estero di debito USA è aumentato del 10% anno su anno. Cina e Giappone hanno continuato ad essere dei compratori netti. La politica di inflazionare la moneta interna e comprare il debito del Tesoro degli Stati Uniti contribuisce a tenere bassi i tassi di interesse. Contribuisce anche a tenere lontana la recessione ed a tenere basso il dollaro rispetto alle altre valute. Poi gli stati esteri e le relative banche centrali comprano il debito USA, mentre vengono esportati negli USA prodotti a basso costo perché tale operazione ha anche abbassato il valore delle valute estere. In sintesi, i cosumatori americani ricevono regali dall'interventismo degli altri stati. Più questa storia andrà avanti, più i consumatori americani ne trarranno beneficio. Ma quando terminerà, come accadrà, scopriranno che le importazioni costeranno di più. Fine del sogno. Immaginatelo come un aiuto estero al contrario: il povero (la Cina) finanzia il ricco (l'America). Credo che giunti a questo punto sia lecito porsi una domanda: lo stato è stupido? Ovviamente sì.
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di David Stockman


(Estratto da THE GREAT DEFORMATION: The Corruption of Capitalism in America di David A. Stockman. Pubblicato da PublicAffairs.)


Anche la tiepida ripresa post-2008 non è stata quello che ci si aspettava, soprattutto per quanto riguarda la presunzione di Wall Street secondo cui il consumatore americano rappresenterebbe ancora una volta il motore della crescita del PIL. Va da sé, infatti, che la situazione precaria dell'Uomo della Strada sia stata offuscata dal modo in cui le medicazioni fiscali e monetarie (senza precedenti) dello stato hanno distorto i dati e la narrativa economica.

Queste distorsioni coinvolgono tutti i gradini della scala economica, ma sono particolarmente eclatanti riguardo alle classi ricche. In realtà, un mini-boom nel consumo guidato dalla ricchezza ha contribuito immensamente a dare l'impressione che il consumatore medio fosse ritornato alle abitudini di spesa pre-crisi. Ma non è minimamente vero.

Cinque anni dopo l'apice della seconda bolla di Greenspan (2007), le vendite al dettaglio aggiustate all'inflazione erano ancora in calo di circa il 2%. Questo fatto da solo è senza precedenti. In confronto, cinque anni dopo il ciclo del 1981 le vendite reali al dettaglio (esclusi i ristoranti) erano salite del 20%. Analogamente, all'inizio del 1996 le vendite reali al dettaglio erano del 17% più alte rispetto a cinque anni prima. E con una buona dose di aiuto da parte del grande MEW, le vendite al dettaglio a metà del 2005 erano del 13% più alte di quanto non fossero state cinque anni prima (all'apice della prima bolla di Greenspan).

Quindi questo ciclo è molto diverso, e neanche la stagnazione degli ultimi cinque anni nelle vendite al dettaglio reali cattura l'intera storia della perdita di valore dei consumatori. L'andamento divergente dei negozi Wal-Mart negli ultimi cinque anni rispetto ai Whole Foods evidenzia un'altra dimensione fondamentale; e cioè che le medie sono materialmente gonfiate dai trend ottimistici tra le classi benestanti.

In realtà Wal-Mart rappresenta un proxy per l'Uomo della Strada in America, quindi non è sorprendente che le sue vendite siano ferme sin dalla fine della bolla di Greenspan. Infatti le sue vendite sul mercato interno da $226 miliardi nell'anno fiscale 2007 sono salite ad un livello aggiustato all'inflazione di soli $235 miliardi nell'anno fiscale 2012, il che implica una crescita reale inferiore all'1% annuo.

Al contrario, la maggior parte dei Whole Foods riflette le classi ricche dato che i suoi clienti hanno un reddito familiare medio di circa $80,000, o più del doppio della media di quelli che vanno nei Wal-Mart. Durante gli stessi cinque anni, le sue vendite aggiustate all'inflazione sono passate da $6.5 miliardi a $10.5 miliardi, o ad un tasso reale annuo del 10%. Senza sorprese, il prezzo delle azioni di Whole Foods è raddoppiato sin dalla seconda bolla di Greenspan, contribuendo al mantra di Wall Street sulla resilienza dei consumatori.

A dire il vero, la differenza di crescita di 10 a 1 tra le due aziende riguarda fattori come la moda del cibo sano, che va al di là della scala di reddito in cui risiedono i loro rispettivi clienti. Questo stesso modello fortemente contrastante è evidente anche nei dati ufficiali sulle vendite al dettaglio.

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Che il partito del consumismo sia fortemente inclinato verso l'alto diviene ancora più evidente dall'andamento delle vendite dei dettaglianti a partecipazione pubblica. I loro risultati rendono chiaro che la visione miope di Wall Street, sulla cosiddetta ripresa dei consumi, si basa sui doni della FED alle classi benestanti, e non di una resurrezione della spesa da parte delle masse di Main Street.

Questi ultimi fanno la spesa in sei discount e catene di grandi magazzini — Wal-Mart, Target, Sears, J. C. Penney, Kohl's e Macy's. Questo gruppo ha registrato $405 miliardi di fatturato nel 2007, ma nel 2012 le vendite aggiustate all'inflazione sono diminuite di quasi il 3% fino a $392 miliardi. Il brusco cambiamento di direzione è notevole: durante i venticinque anni fino al 2007, la maggior parte di queste catene è cresciuta a due cifre anno dopo anno.

Dopo un breve inciampo alla fine del 2008 e all'inizio del 2009, le vendite presso i rivenditori di lusso hanno continuato a salire, inseguendo quasi perfettamente la reflazione del mercato azionario e degli asset rischiosi alimentata dalla FED di Bernanke. Di conseguenza, le vendite da Tiffany, Saks, Ralph Lauren, Coach, Lululemon, Michael Kors, e Nordstrom sono cresciute del 30% al netto dell'inflazione nel corso degli ultimi cinque anni.

Il contrasto evidente tra i due gruppi di rivenditori non si fermava solo ai prezzi delle merci, ma si estendeva al loro raggio di azione: nel 2012 le vendite reali totali nel settore del lusso arrivavano a circa $33 miliardi, o l'8% del fatturato da $393 miliardi riportato dai discount e dalle catene di negozi di fascia media.

La storia dei due gruppi di rivenditori è carica di implicazioni. Non solo dimostra che la cosiddetta ripresa è tenue e molto asimmetrica a favore di una piccola fetta di popolazione in cima alla scala economica, ma anche che l'intervento economico statalista è ormai diventato selvaggiamente disfunzionale. Basata in gran parte sull'opulenza delle classi alte, Wall Street raglia che la ripresa economica è tuttora in corso anche se Main Street continua ad annaspare. Ma quando questa stramba convinzione tonerà a traballare, Wall Street insisterà affinché lo stato liberi risorse illimitate sotto forma di tagli fiscali, stimolo della spesa e stampa di denaro per mantenere vivo il simulacro della ripresa.

La branca della banca centrale in mano allo stato rimane ostaggio degli speculatori di Wall Street che minacciano un attacco isterico di svendite, a meno che non sia data loro energia ancora e ancora. La politica monetaria è quindi diventata un motore di redistribuzione alla Robin Hood ma in modo inverso; ci si sbraccia affinché vengano implementate teorie quasi-Keynesiane di pompaggio della domanda, le quali puniscono i risparmiatori, i lavoratori e gli imprenditori mentre creano infinite possibilità, come illustrato di seguito, per guadagni speculativi nel casinò di Wall Street.

Nel frattempo gli economisti Keynesiani di entrambi i partiti hanno sollecitato una rapida azione fiscale, ed i politici hanno accumulato tagli fiscali del budget ed iniziative di spesa. Gli Stati Uniti sono diventati fiscalmente ingovernabili. Washington ha avuto paura di disturbare una presunta ripresa economica che non è reale o sostenibile, e quindi ha continuato a prendere in prestito e spendere per far felice la "stampa" macroeconomica. A lungo andare questo atteggiamento seppellirà la nazione sotto il debito, ma nel breve termine sarà sufficiente a mantenere alte le azioni e le vincite speculative dell'1%.

La distruzione del denaro sonante ha infine generato un finale crudele. Le branche fiscali e bancarie centrali hanno continuamente malmenato il libero mercato, sradicando la sua capacità di generare ricchezza e crescita. Ciò, a sua volta, ha generato richieste politiche affinché lo stato stimolasse la ripresa e l'occupazione.

Ma la macchina dello stato è stata dirottata dalle varie dottrine Keynesiane di stimolo della domanda, taglio delle imposte e stampa di denaro. Queste sono tutte le varianti di "acquista ora e paga dopo" — una manovra pericolosa quando lo stato è a corto di scappatoie in entrambi i rami fiscali e monetari. Tuttavia, queste futili azioni di stimolo sono richieste e promosse dalle lobby dei capitalisti clientelari che seguono la scia di qualsiasi elargizione possano raccogliere. Alla fine della giornata, lo stato lavora pesantemente, ma produce una ripresa solo per l'1%.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Certo che è davvero paradossale ed esilarante il risultato dello statalismo: la propaganda dalla scuola in poi presenta lo stato come il recinto, la protezione ed il creatore di opportunità per tutti e soprattutto per gli ultimi che non devono mai rimanere indietro... Ed invece è il bancomat di parassiti e profittatori di ogni genere e dimensione, dai politicastri con le loro clientele amministrative ed imprenditoriali ai fannulloni imboscati qua e la', ma col secondo e terzo lavoro, dai falsi invalidi ai vari portatori di interessi particolari e corporativi.

    Ma già sento il commento e la risposta dei socialisti reali per i quali il capitalismo clientelare è l'unico capitalismo esistente e perciò perfido nemico da abbattere e la terza via e' solo un grandissimo inganno ordito contro la classe lavoratrice e degli ultimi. Pertanto, non è lo stato il problema, neppure il socialismo che non vedono realizzato, ma il problema è la classe dirigente che deve essere davvero socialista e deve guidare la macchina statale verso le sorti magnifiche e progressive. Perciò, non meno stato, ma dippiu', anzi solo stato, ma socialista vero, reale.

    Guardate che conseguenze possono derivare dalla critica allo stato, che si dice sociale, ma in realtà è solo corporativo clientelare.
    Ed e' assai probabile che la crisi della socialdemocrazia sostanziale gestita con le regole formali della democrazia liberale assieme alla crisi terminale del modello capitalista clientelare che si arricchisce grazie alla frode finanziaria e monetaria condurranno alla riproposizione delle vecchie ricette comuniste a livello globale. E c'è da rabbrividire al solo pensare che tra i giocatori ancora in piedi dopo il tracollo occidentale ci saranno autocrati russi e comunisti cinesi da una parte e teocrazie fondamentaliste dall'altro.
    Mamma mia!

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  2. Ciao And.

    In merito al tuo commento, non so se l'hai visto ma ti consiglio la visione di questo film. Lo spezzone che trovi nel link direi che è più che emblematico.

    Ma la notizia del giorno credo che sia una: sono state avviate le procedure per decretare ufficialmente che l'Italia è fuori dal pericolo del deficit. Ovvero, il periodo dell'austerità che mai ha avuto luogo puo' definirsi finito. Che sia dato libero sfogo alla spesa allora! Siano liberati più debiti!

    Il problema ora è capire come gli Eurocrati agiranno una volta che il Giappone farà banzai e si schianterà al suolo.

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  3. 80.000$ classi alte per una famiglia? allora in america è come in italia. se non muori di fame, sei considerato un capitalista selvaggio!

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  4. and, cogli nel tuo 2 cpv un punto importante. non sara l unico capitalismo possibile, e sono d accordo, figurati. ma è quello dominante. vediamo come è masacrata la produzione reale, che soffre come la classe lavoratrice (ma non mi piace il termine "classe", ovviamente non metodologicamente corretto). ma se fossi un salariato "proletario", direi anch io che lo scontro e la rivendicazione sono l unica via; e che il sistema è stato congegnato dagli insiders per addormentare il dissenso. e quindi, lo stato è il problema perhce incarna la terza via quale sovrastruttura della classe dominante. da sinistra qualcuno agita il ritorno del conflitto di classe. in parele povere, si sono rotti i c..... immagino che questa posizione sia piu diffusa nel privato che nel pubblico :)

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  5. infatti, come ho detto, in moneta fiat il socialismo è esito necessario. quasi giusto. la moneta fiat nasce col geme della schiavitù collettiva, del socialismo reale. è una conseguenza. anzi, gia che ragiono, mi pare che ci sta chi si sia approfittato dell esperienza storica di irrepetibilita del comunismo per "esagerare" in moneta fiat. una volta parlavamo di come ill processo si sia accelerato con la caduta del muro, se ricordi.

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  6. Ciao gdb, sono d'accordo con quanto hai scritto. Paradossale che noi liberali libertari anarcocapitalisti texani secessionisti ed Xmen si sia in grado di comprendere appieno le ragioni di quelli più lontani da noi...
    Il nemico del mio nemico e' mio amico?
    Andiamoci piano.

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  7. Credo che alla fine, dopo la catastrofe, la principale variabile indipendente capace di impedire l'affermarsi di uno stato totalitario negli USA ce la stia indirettamente indicando Obama: i 270 milioni di armamenti individuali posseduti dai cittadini americani.
    Altro che droni!

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