di Francesco Simoncelli
[Questo articolo è apparso anche sul magazine online The Fielder.]
"Placano l'odio le labbra sincere, chi diffonde la calunnia è uno stolto." -- Proverbi, 10-18
Su questo blog sono state più volte confutate le fregnacce sparate dall'esilarante fenomeno da baraccone noto come Paul Krugman, ma se siete in vena di ripercorrere le varie supercazzole inanellate dal nostro eroe Keynesiano date un'occhiata qui, qui, qui e qui. Ma ce ne sono molte altre, basta che fate una ricerca sul blog con la parola chiave "Krugman." E pensare che c'è gente disposta a pagare per vedere il circo... La misera verità è che le storie di Krugman contano quanto quelle di Stiglitz sul fallimento del capitalismo o quelle di Ellen Brown sulla stampante dello stato: brodaglia trita e ritrita per poveri rincitrulliti che hanno bisogno di farsi infervorare una mente vuota con la battaglia sociale del giorno. Dell'economia reale non importa niente a nessuno, altrimenti sarebbe importato anche prima. L'utilità della vicenda sta solo nell'osservare che in presenza delle parole "stampante" o "capitalista" è lecito spegnere il cervello e abbandonarsi alla corrente.
Uno degli ultimi articoli sul NYT di questo mentecatto prova la mia tesi. Già dal titolo capiamo dove vuole andare a parare: "Not Enough Inflation."
Sin dall'inizio della crisi finanziaria, e da quanto la Federal Reserve ha iniziato a "stampare denaro" per tentare di arginare i danni, ci sono stati tragici avvertimenti circa l'inflazione — e non solo da personaggi come Ron Paul/Glenn Beck.
Così, nel 2009, l'economista conservatore Allan Meltzer mise in guardia che saremmo diventati una "nazione strabordante di inflazione." Nel 2010 l'Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica con sede a Parigi invitò la FED ad alzare i tassi di interesse per smorzare i rischi dell'inflazione (anche se i modelli non mostravano tale rischio). Nel 2011 Paul Ryan, il neo-presidente della Commissione Bilancio della Camera, strigliò Bernanke, il presidente della FED, avvisandolo dell'incombente inflazione e di come fosse uan scelta terribile "svilire" il dollaro.
Ed ora la FED è davvero preoccupata per l'inflazione. Infatti sta diminuendo.
Non è difficile vedere da dove venissero le paure circa l'inflazione. Nel suo sforzo di sostenere l'economia, la FED ha comprato più di $2 bilioni di cose — debito privato, debiti delle agenzie immobiliari, bond del governo. Ha pagato questi acquisti accreditando fondi alle riserve delle banche private, che non equivale esattamente a stampare denaro. Ed ecco l'iperinflazione!
O forse no. Fin dall'inizio doveva essere chiaro che la crisi ci avrebbe traghettato verso una "crisi della liquidità," una situazione in cui molte persone comprendono che potrebbero passarsela altrettanto bene accumulando denaro. L'America ha speso molti degli anni '30 in una trappola della liquidità; e il Giappone sin dagli anni '90. E ci siamo finiti anche ora.
Inutile dire che ci sono parecchie falle in questo discorso. La prima riguarda la classica fallacia in cui credono i Keynesiani: a causa della "trappola della liquidità" bisogna stampare denaro affinché si possa stimolare l'inflazione nei prezzi e "far riprendere l'economia."
Potremmo sostenere che sia normale che questo gruppo di pensatori (*pfffff!*) economici sostenga questa linea di argomentazione, perché non credono in un libero mercato, non credono che domanda e offerta possa ripulire l'ambiente economico. Infatti, se aziende e individui decidono di possedere saldi di cassa maggiori in base ai loro giudizi di mercato, i prezzi si aggiusteranno in base alle loro scelte. La semplice stampa di denaro per spingere gli individui a spendere e distorcere così i segnali veicolati dai loro desideri, non aiuterà affatto l'economia reale e invece andrà a vantaggio di coloro che ricevono per primi il denaro creato da poco. In questo modo si rimanda il dolore economico più avanti nel tempo permettendo l'accumulo di altri errori. Risultato? Maggior dolore economico in futuro.
Invocando più stampa di denaro, Krugman invoca un sostegno più marcato allo stato, alle banche e agli "amici degli amici" (tutti coloro che traggono beneficio dall'inflazione dell'offerta di denaro e in quella nei prezzi). Considerare di fare l'opposto? Orrore! E' l'anatema per qualsiasi Keynesiano: incitare la FED a smettere i stampare denaro e lasciare che le forze di mercato ripuliscano il panorama economica dagli investimenti improduttivi e permettano al bust di cancellare gli effetti del precedente boom artificiale.
Poi Krugman si concentra sulla base monetaria, senza considerare il denaro che è entrato effettivamente in circolo. Sin dal 2008 abbiamo assistito all'enorme crescita della base monetaria, come se gli americani fossero stati a bordo di un ottovolante.
Ma la maggior parte di questo denaro non è finito nell'economia più ampia.
Ma guarda caso la relazione tra base monetaria ed offerta di denaro è qualcosa che sfugge completamente alla vista di Krugman. Infatti, secondo la sua ottica è stato semplicemente stampata una montagna di denaro, questa poi è finita nell'economia e non ha causato alcun aumento dell'inflazione nei prezzi. L'inflazione moentaria c'è stata eccome, ed è stata a livelli da iperinflazione. Ma il nostro premio Nobel glissa ed afferma ingenuamente che la FED ha fatto il suo dovere nel sostenere l'economia andando a comprare pattume obbligazionario statale.
E soprattutto c'è una bella differenza tra base monetaria ed offerta di denaro più ampia perché sin dall'inizio della crisi finanziaria di 5 anni fa, le banche che hanno ricevuto sostegno dalla FED hanno sostanzialmente parcheggiato quel denaro presso conti detenuti alla FED stessa. Lo zio Ben paga interessi dello 0.25% per queste riserve e finché è così l'incentivo sarà quello di mantenere tale denaro in questa condizione evitando di causare disastri.
Ma nonostante questa precauzione, il denaro percola lentamente da questi depositi nell'economia reale andando a gonfiare nuove bolle. Andando a sovvenzionare attività presumibilmente redditizie per coloro che hanno accesso al credito in grado di fornire garanzie liquide. Dato che la maggior parte delel persone di Main Street s'è lasciata risucchiare dalla bolla immobiliare e hanno asset ormai illiquidi, coloro che potrebbero permettersi un prestito sono individui con ingenti patrimoni costituiti principalmente da dollari (o in generale da denaro).
Il carry trade portato avanti da questi individui si fonda semplicemente sulla possibilità di prendere in prestito denaro a poco e indirizzarlo verso quegli investimenti che fruttano interessi molto più alti di quelli che dovranno ripagare per il prestito. Il mercato azionario sta aumentando per questo motivo. Canalizza in sé tutti quegli investitori alla ricerca di investimenti remunerativi che possono rendere un ritorno consistente visto che i bond ormai non rendono più nulla. Il rischio è stato falsificato dall'azione delle banche centrali nel disperato tentativo di sostenere lo status quo.
Ma cosa è successo? E' entrata nell'equazione la legge dei rendimenti decrescenti. L'insostenibilità dell'attuale situazione ha condotto le banche centrali a sostenere una situazione al di là del paradosso con interventi dichiarati palesemente "infiniti." I costi stanno aumentando e i rendimenti stanno diminuendo. Lo status quo per sopravvivere deve mantenere lo stesso livello di output: mercato azionario, alto, pagamenti del welfare puntuali, interventismo onnipresente, burocrazia ingerente, ecc. Quello che non si vede è che stanno inesorabilmente ed esorbitatamente aumentando i costi degli input.
La FED ha annunciato il QEternità, la BCE è pronta ad itnervenire ad libitum per sostenere la Zona Euro, la Banca del Giappone non si fermerà finché il target di un'inflazione al 2% non sarà raggiunto, la Banca d'Inghilterra inorridisce al rallentamento del suo interventismo, ecc. E' questo il problemaprincipale con la legge dei rendimenti decrescenti: gli input diventeranno così costosi che infine faranno implodere il sistema. Nel frattempo i ricchi diventano più ricchi, mentre il resto della popolazione viene privata del suo benessere attraverso il direzionamento crescente di risorse verso quelle realtà necessarie allo status quo per rimanere in vita.
Gli asset improduttivi drenano sempre più ricchezza dal resto della popolazione, la quale non può far altro che affidarsi al governo affinché possa continuare a vivere in un ambiente che non fa altro che uccidere l'impresa, la creatività e lo scambio volontario.
I produttori di ricchezza stanno dimunendo a favore dei consumatori di ricchezza. A lungo andare questa situazione è palesemente insostenibile. Non c'è via di scampo dal Grande Default.
"AUSTERITA'? COSA ESSERE AUSTERITA'?"
Ma non è finita qui. Il nostro eroe è un clown poliedrico e in un successivo articolo inizia a sparare a palle incatenate contro l'austerità e la sua presunta implementazione da parte degli stati mondiali. Dato che al giorno d'oggi fa ganzi dare fiato alla bocca senza avere la minima idea di quello che si sta dicendo, a rincarare la dose ci si mette anche Krugman. Credo sia abbastanza assodato di come in Italia e Spagna, ad esempio, sia una parola che provoca rabbia e furore, e se a qualche politico passa solamente per l'anticamera del cervello di presentare tale misura per cercare di demolire i settori invasi dal pachiderma-stato è sicuro che verrà preso a sonore sberle.
Affermando, quindi, un presunto fallimento dell'austerità anche Keynesiani e monetaristi forniscono allo stato il catalizzatore agognato per continuare la sua marcia di conquista dei settori produttivi della società al fien di poter campare ancora un po'. Ma visto che ne ho le palle piene di menzogne ed illazioni prive di fondamento andiamo a vedere i grafici. UQesto primo grafico mostra che gli unici paesi che davvero hanno implementato misure d'austerità sono l'Islanda e l'Ungheria.
Questo secondo grafico invece ci mostra i cambimenti nei vari debiti pubblici.
I grafici seguenti ci mostrano come l'aumento del rapporto debito/PIL non abbia affatto stimolato la crescita.
La presunta austerità come implementata dagli stati occidentali non fa altro che permettere alla spesa pubblica di parassitare il settore produttivo, ovvero, quello privato. E non sorprende se a lungo andare questa pratica non farà altro che distruggere il bacino della ricchezza reale a favore del bacino di consumo della ricchezza reale; infatti, data l'impossibilità del calcolo economico in un ambiente strettamente socialista ed interventista come quello statale, tutte le risorse deviate dal settore generatore di ricchezza andranno sprecate. ovviamente stiamo parlando di risorse scarse.
Se si vuole una vera crescita dell'economia allora bisogna permettere al settore produttivo di poter utilizzare come meglio ritiene necessario le risorse a sua disposizione. Come? Implementando tutta l'austerità possibile sul lato delle spese dello stato. Una volta allentate (anche se è auspicabile una loro rimozione totale, ma è meglio fare un passo alla volta) le pastoie che incatenato l'attività imprenditoriale, questa ridarà vigore all'attività economica da tempo sopita e repressa. Tasse ed una burocrazia selvaggia hanno ucciso la creatività e la produttività delel nostre economie, non l'austerità.
Invece le banche centrali sono ben disposte a finanziare la sconsideratezza degli stati mondiali attraverso il finanziamento della loro spesa, anche a tasso zero. E' il caso, ad esempio, della BCE e dell'Italia. Ciò spiega perché i rendimenti dsul suo debito sono calati nonostante l'incertezza e la lievitazione della spesa pubblica. Al momento, pero', le banche e gli individui stanno mostrando una certa propensione per i saldi di cassa (es. contanti) rispetto alel merci e ai beni, e ciò è risultato vero sin dall'inizio di questa crisi cinque anni fa.
Ma l'aumento del rischio nel settore bancario, incapace di determinare il giusto ammontare a causa delle manipolazioni delle banche centrali, è probabile che innescherà una preferenza per merci e contanti fisici. E dati i costi che devono affrotnare banche e stati è impossibile che possano farcela senza un minimo di fiducia da parte della popolazione.
La scarsa preoccupazione per l'inflazione nei prezzi e per i tassi di interesse a zero dovrà essere invece riconsiderata dato l'impegno delle principali banche centrali del mondo in un'espansione di denaro infinita che andrà a distruggere le valute cartacee di oggi.
IL CUORE DEL PROBLEMA
Andare al nocciolo della questione significa riconoscere come le banche centrali non siano altro che degli enormi manipolatori dei prezzi del denaro (es. tassi di interesse). Impedisce al mercato di bilanciare i risparmi e gli investimenti all'interno del mercato, aumentando esponenzialmente la possibilità di eventi improduttivi che andranno a depletare il bacino della ricchezza reale.
Se questo bacino viene totalmente prosciugato allora l'economia sarà incapace di crescere andando a rosicchiare quel che rimane degli ultimi barlumi di prosperità rimasti. Se tale bacino risulta ancora in crescita, seppur esigua, la scoietà sperimenterà crescite lente ed arrancanti poiché esso dovrà sostenere attività in bolla (quindi artificiali) ed attività in accordo con el scelte del mercato. Ma ciò a lungo andare non è sostenibile e le attività in bolla devono essere liquidite il più presto possibile.
I cosiddetti prestiti non performanti sono un ottimo esempio per descrivere il problema degli investimenti improduttivi guidati da un'espansioen del credito sconsiderata. Nella sua promessa di "fare qualunque cosa sia necessario," Draghi continuerà a comprare questa monnezza delle banche ed inglobarla nel bilancio della BCE. Dal momento che i pianificatori centrali considearo i debiti inesigili ed i prestiti non performanti come un impedimento alla capacità di prestiti del settore bancario commerciale, continueranno a spendere energie in questo buco nero. Questa situazione non farà altro che aumentare l'azzardo morale delle banche che potranno dedicarsi ad attività rischiose nel tentativo di bilanciare i loro errori passati. Ma questa sconsideratezza esponenziale non gioverà affatto a risolvere i problemi, poiché sarà consumato sempre più capitale su una scommessa persa in partenza.
Sono 5 anni ormai che languiamo in una depressione (altro che recessione), e le tattiche delle banche centrali hanno fallito clamorosamente. Cosa ci fa sperare che più della stessa cosa aggiusterà le cose? I prestiti non performanti dell'Italia sono aumentati al 13.4%, seguendo la stessa traiettoria di quelli della Spagna. Tale situazione sta peggiorando ad un ritmo del 2.5% l'anno. Cosa ci fa sperare che più della stessa cosa aggiusterà le cose?
Ma le banche centrali con la loro attuale politica di salvataggio non stanno facendo altro che acuire i problemi creati in prima istanza dalla loro politica espansionistica. Anche al giorno d'oggi non stanno facendo altro che tentare di portare indietro le lancette agli anni in cui la società sperimentava uno stato di boom. Artificiale? Insostenibile? Non importa. Le apparenze sono potenti, le illusioni sono un ottimo palliativo per tenere buoni gli individui di Main Street e fornire un'occasione d'oro per coloro che vogliono prosperare a scapito del resto della popolazione.
Ed ecco che avremo montagne di asset che invaderanno il mercato con la sciocca speranza che siano stati fatti in accordo con le forze di mercato, che il loro prezzo salirà per sempre, che le persone potranno navigare in un mare di ricchezza grazie agli itnerventi "saggi" di burocrati stipendiati dietro una scrivania. Ecco che il mercato sarà invaso da case che nessuno vorrà, da cartaccia obbligazionaria che nessuno vorrà (a proposito, per come la vedo io i BRICS si stanno preparando a spodestare il dollaro, immagazzinando oro e poi scaricando le obbligazioni dello zio Sam), da azioni che nessuno vorrà, ecc.
Questi settori, durante lo sviluppo della loro vita all'interno del tessuto economico, risucchieranno risorse scarse e manodopera allocandole erroneamente. Non c'è da sorprendersi quindi se la disoccupazione oggi è ad alti livelli, il mercato sta tentando di direzionare secondo le scelte degl individui quelle risorse che sono state direzionamente malamente dall'itnervento esterno dei pianificatori centrali.
La liquidazione di queli investimenti giudacati improduttivi dal mercato è un processo necessario, ma dato che questo significherebbe lasciar fallire il settore bancario e quello statale (che ufficiosamente la banca centrale è stata creata per proteggere) allora fa di tutto per salvaguardare la loro esistenza. Non improta a che prezzo. Questo significa manca liquidazione degli investimenti improduttivi, cosa che a sua volta rende le banche restie a prestare. Ma per evitare ulteirori malcontenti tra la popolazione, il settore bancario centrale farà di tutto per sponare il settore bancario commerciale a concedere di nuovo prestiti su larga scala. Ma questo significherà un nuovo ciclo di boom/bust più devastante di quelli precedenti data l'eccessiva mole di denaro stampato.
Per risolvere questo problema alla radice c'è bisogno di fermare una volta per tutte la possibilità di manipolare i tassi di interesse nel mercato, cosa che mette in moto un ciclo boom/bust. E la responsabilità di questa manomissione giace solamente nelle mani delle banche centrali. E' arrivamente seriamente il momento di terminare le loro attività.
CONCLUSIONE
L'Europa intera è in recessione: Francia, Grecia, Cipro, Portogallo, Spagna, Italia. La Germania si è "salvata" per poco secondo le ultime stime. Le cose peggiorano ed il fatto che gli stati non riescano ad uscire da questa recessione espone il fallimento del Keynesismo. I deficit sono diminuiti sin dall'inizio del 2010 ma non sono scomparsi, continuano ancora a drenare risorse. Se il Keynesismo ha dimostrato di aver fallito in Europa, così come ha fallito negli Stati Uniti sin dal 1936, su quali basi puo' ancora impostare la sua difesa?
La pianificazione fallì platealmente nel blocco sovietico teminando l'esperimento pianificatore nel 1991 con il suicidio del Partito Comunista. Il Marxismo sin da allora divenne uno zimbello nelle sale accademiche. Nonostante la stagflazione degli anni '70, rimaneva solo il Keynesismo a sostegno dell'ideologia della pianificazione centrale statale. Secondo la sua ottica ciò avrebbe condotto ad una stabilizzazione dell'economia e ad una crescita. Oggigiorno non abbiamo nessuna delle due.
La fede del Keynesismo nella pianificazione statale è forte e continua a promuovere più della stessa cosa come risoluzione ai problemi economici. Gli alti sacerdoti di questa religione continuano ad indicare una falsa crescita come palliativo temporaneo. Ciò non cambierà fino al Grande Default. Ma la fiducia da parte delle persone comuni nella salvezza attraverso lo stato sta svanendo, questo significa a sua volta che la fede nel Keynesismo sta svanendo.
La parte meridionale dell'Europa sta abbandonando lentamente la religione del Keynesismo. Questo scetticismo si diffonde anche a quelle del nord. La Francia è in recessione, e le proteste stanno montando anche lì. I Keynesiani sono ancora al timone e stavolta non potranno dare la colpa a nessuno. Sul banco degli imputati ci sono loro e le loro ricette bislacche.
Il prossimo crash del mercato azionario li lascerà interdetti, Keugman in primis. Perché? Perché non comprendono la natura del ciclo economico. Per i Keynesiani basta un boom che mandi in alto l'inflazione nei prezzi per stappare bottiglie di champagne, senza comprendere quanto sia importante osservare dove a finire il denaro creato per capire l'impatto sull'economia di un'ente centrale e delle ramificazioni dell'inflazione nei prezzi che genera.