venerdì 31 maggio 2013

Le Fantasie di Krugman e il Fallimento del Keynesismo





di Francesco Simoncelli


[Questo articolo è apparso anche sul magazine online The Fielder.]


"Placano l'odio le labbra sincere, chi diffonde la calunnia è uno stolto." -- Proverbi, 10-18

Su questo blog sono state più volte confutate le fregnacce sparate dall'esilarante fenomeno da baraccone noto come Paul Krugman, ma se siete in vena di ripercorrere le varie supercazzole inanellate dal nostro eroe Keynesiano date un'occhiata qui, qui, qui e qui. Ma ce ne sono molte altre, basta che fate una ricerca sul blog con la parola chiave "Krugman." E pensare che c'è gente disposta a pagare per vedere il circo... La misera verità è che le storie di Krugman contano quanto quelle di Stiglitz sul fallimento del capitalismo o quelle di Ellen Brown sulla stampante dello stato: brodaglia trita e ritrita per poveri rincitrulliti che hanno bisogno di farsi infervorare una mente vuota con la battaglia sociale del giorno. Dell'economia reale non importa niente a nessuno, altrimenti sarebbe importato anche prima. L'utilità della vicenda sta solo nell'osservare che in presenza delle parole "stampante" o "capitalista" è lecito spegnere il cervello e abbandonarsi alla corrente.

Uno degli ultimi articoli sul NYT di questo mentecatto prova la mia tesi. Già dal titolo capiamo dove vuole andare a parare: "Not Enough Inflation."

Sin dall'inizio della crisi finanziaria, e da quanto la Federal Reserve ha iniziato a "stampare denaro" per tentare di arginare i danni, ci sono stati tragici avvertimenti circa l'inflazione — e non solo da personaggi come Ron Paul/Glenn Beck.

Così, nel 2009, l'economista conservatore Allan Meltzer mise in guardia che saremmo diventati una "nazione strabordante di inflazione." Nel 2010 l'Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica con sede a Parigi invitò la FED ad alzare i tassi di interesse per smorzare i rischi dell'inflazione (anche se i modelli non mostravano tale rischio). Nel 2011 Paul Ryan, il neo-presidente della Commissione Bilancio della Camera, strigliò Bernanke, il presidente della FED, avvisandolo dell'incombente inflazione e di come fosse uan scelta terribile "svilire" il dollaro.

Ed ora la FED è davvero preoccupata per l'inflazione. Infatti sta diminuendo.

Non è difficile vedere da dove venissero le paure circa l'inflazione. Nel suo sforzo di sostenere l'economia, la FED ha comprato più di $2 bilioni di cose — debito privato, debiti delle agenzie immobiliari, bond del governo. Ha pagato questi acquisti accreditando fondi alle riserve delle banche private, che non equivale esattamente a stampare denaro. Ed ecco l'iperinflazione!

O forse no. Fin dall'inizio doveva essere chiaro che la crisi ci avrebbe traghettato verso una "crisi della liquidità," una situazione in cui molte persone comprendono che potrebbero passarsela altrettanto bene accumulando denaro. L'America ha speso molti degli anni '30 in una trappola della liquidità; e il Giappone sin dagli anni '90. E ci siamo finiti anche ora.

Inutile dire che ci sono parecchie falle in questo discorso. La prima riguarda la classica fallacia in cui credono i Keynesiani: a causa della "trappola della liquidità" bisogna stampare denaro affinché si possa stimolare l'inflazione nei prezzi e "far riprendere l'economia."

Potremmo sostenere che sia normale che questo gruppo di pensatori (*pfffff!*) economici sostenga questa linea di argomentazione, perché non credono in un libero mercato, non credono che domanda e offerta possa ripulire l'ambiente economico. Infatti, se aziende e individui decidono di possedere saldi di cassa maggiori in base ai loro giudizi di mercato, i prezzi si aggiusteranno in base alle loro scelte. La semplice stampa di denaro per spingere gli individui a spendere e distorcere così i segnali veicolati dai loro desideri, non aiuterà affatto l'economia reale e invece andrà a vantaggio di coloro che ricevono per primi il denaro creato da poco. In questo modo si rimanda il dolore economico più avanti nel tempo permettendo l'accumulo di altri errori. Risultato? Maggior dolore economico in futuro.

Invocando più stampa di denaro, Krugman invoca un sostegno più marcato allo stato, alle banche e agli "amici degli amici" (tutti coloro che traggono beneficio dall'inflazione dell'offerta di denaro e in quella nei prezzi). Considerare di fare l'opposto? Orrore! E' l'anatema per qualsiasi Keynesiano: incitare la FED a smettere i stampare denaro e lasciare che le forze di mercato ripuliscano il panorama economica dagli investimenti improduttivi e permettano al bust di cancellare gli effetti del precedente boom artificiale.

Poi Krugman si concentra sulla base monetaria, senza considerare il denaro che è entrato effettivamente in circolo. Sin dal 2008 abbiamo assistito all'enorme crescita della base monetaria, come se gli americani fossero stati a bordo di un ottovolante.




Ma la maggior parte di questo denaro non è finito nell'economia più ampia.




Ma guarda caso la relazione tra base monetaria ed offerta di denaro è qualcosa che sfugge completamente alla vista di Krugman. Infatti, secondo la sua ottica è stato semplicemente stampata una montagna di denaro, questa poi è finita nell'economia e non ha causato alcun aumento dell'inflazione nei prezzi. L'inflazione moentaria c'è stata eccome, ed è stata a livelli da iperinflazione. Ma il nostro premio Nobel glissa ed afferma ingenuamente che la FED ha fatto il suo dovere nel sostenere l'economia andando a comprare pattume obbligazionario statale.

E soprattutto c'è una bella differenza tra base monetaria ed offerta di denaro più ampia perché sin dall'inizio della crisi finanziaria di 5 anni fa, le banche che hanno ricevuto sostegno dalla FED hanno sostanzialmente parcheggiato quel denaro presso conti detenuti alla FED stessa. Lo zio Ben paga interessi dello 0.25% per queste riserve e finché è così l'incentivo sarà quello di mantenere tale denaro in questa condizione evitando di causare disastri.




Ma nonostante questa precauzione, il denaro percola lentamente da questi depositi nell'economia reale andando a gonfiare nuove bolle. Andando a sovvenzionare attività presumibilmente redditizie per coloro che hanno accesso al credito in grado di fornire garanzie liquide. Dato che la maggior parte delel persone di Main Street s'è lasciata risucchiare dalla bolla immobiliare e hanno asset ormai illiquidi, coloro che potrebbero permettersi un prestito sono individui con ingenti patrimoni costituiti principalmente da dollari (o in generale da denaro).




Il carry trade portato avanti da questi individui si fonda semplicemente sulla possibilità di prendere in prestito denaro a poco e indirizzarlo verso quegli investimenti che fruttano interessi molto più alti di quelli che dovranno ripagare per il prestito. Il mercato azionario sta aumentando per questo motivo. Canalizza in sé tutti quegli investitori alla ricerca di investimenti remunerativi che possono rendere un ritorno consistente visto che i bond ormai non rendono più  nulla. Il rischio è stato falsificato dall'azione delle banche centrali nel disperato tentativo di sostenere lo status quo.

Ma cosa è successo? E' entrata nell'equazione la legge dei rendimenti decrescenti. L'insostenibilità dell'attuale situazione ha condotto le banche centrali a sostenere una situazione al di là del paradosso con interventi dichiarati palesemente "infiniti." I costi stanno aumentando e i rendimenti stanno diminuendo. Lo status quo per sopravvivere deve mantenere lo stesso livello di output: mercato azionario, alto, pagamenti del welfare puntuali, interventismo onnipresente, burocrazia ingerente, ecc. Quello che non si vede è che stanno inesorabilmente ed esorbitatamente aumentando i costi degli input.

La FED ha annunciato il QEternità, la BCE è pronta ad itnervenire ad libitum per sostenere la Zona Euro, la Banca del Giappone non si fermerà finché il target di un'inflazione al 2% non sarà raggiunto, la Banca d'Inghilterra inorridisce al rallentamento del suo interventismo, ecc. E' questo il problemaprincipale con la legge dei rendimenti decrescenti: gli input diventeranno così costosi che infine faranno implodere il sistema. Nel frattempo i ricchi diventano più ricchi, mentre il resto della popolazione viene privata del suo benessere attraverso il direzionamento crescente di risorse verso quelle realtà necessarie allo status quo per rimanere in vita.

Gli asset improduttivi drenano sempre più ricchezza dal resto della popolazione, la quale non può far altro che affidarsi al governo affinché possa continuare a vivere in un ambiente che non fa altro che uccidere l'impresa, la creatività e lo scambio volontario.




I produttori di ricchezza stanno dimunendo a favore dei consumatori di ricchezza. A lungo andare questa situazione è palesemente insostenibile. Non c'è via di scampo dal Grande Default.



"AUSTERITA'? COSA ESSERE AUSTERITA'?"

Ma non è finita qui. Il nostro eroe è un clown poliedrico e in un successivo articolo inizia a sparare a palle incatenate contro l'austerità e la sua presunta implementazione da parte degli stati mondiali. Dato che al giorno d'oggi fa ganzi dare fiato alla bocca senza avere la minima idea di quello che si sta dicendo, a rincarare la dose ci si mette anche Krugman. Credo sia abbastanza assodato di come in Italia e Spagna, ad esempio, sia una parola che provoca rabbia e furore, e se a qualche politico passa solamente per l'anticamera del cervello di presentare tale misura per cercare di demolire i settori invasi dal pachiderma-stato è sicuro che verrà preso a sonore sberle.

Affermando, quindi, un presunto fallimento dell'austerità anche Keynesiani e monetaristi forniscono allo stato il catalizzatore agognato per continuare la sua marcia di conquista dei settori produttivi della società al fien di poter campare ancora un po'. Ma visto che ne ho le palle piene di menzogne ed illazioni prive di fondamento andiamo a vedere i grafici. UQesto primo grafico mostra che gli unici paesi che davvero hanno implementato misure d'austerità sono l'Islanda e l'Ungheria.




Questo secondo grafico invece ci mostra i cambimenti nei vari debiti pubblici.




I grafici seguenti ci mostrano come l'aumento del rapporto debito/PIL non abbia affatto stimolato la crescita.





La presunta austerità come implementata dagli stati occidentali non fa altro che permettere alla spesa pubblica di parassitare il settore produttivo, ovvero, quello privato. E non sorprende se a lungo andare questa pratica non farà altro che distruggere il bacino della ricchezza reale a favore del bacino di consumo della ricchezza reale; infatti, data l'impossibilità del calcolo economico in un ambiente strettamente socialista ed interventista come quello statale, tutte le risorse deviate dal settore generatore di ricchezza andranno sprecate. ovviamente stiamo parlando di risorse scarse.

Se si vuole una vera crescita dell'economia allora bisogna permettere al settore produttivo di poter utilizzare come meglio ritiene necessario le risorse a sua disposizione. Come? Implementando tutta l'austerità possibile sul lato delle spese dello stato. Una volta allentate (anche se è auspicabile una loro rimozione totale, ma è meglio fare un passo alla volta) le pastoie che incatenato l'attività imprenditoriale, questa ridarà vigore all'attività economica da tempo sopita e repressa. Tasse ed una burocrazia selvaggia hanno ucciso la creatività e la produttività delel nostre economie, non l'austerità.

Invece le banche centrali sono ben disposte a finanziare la sconsideratezza degli stati mondiali attraverso il finanziamento della loro spesa, anche a tasso zero. E' il caso, ad esempio, della BCE e dell'Italia. Ciò spiega perché i rendimenti dsul suo debito sono calati nonostante l'incertezza e la lievitazione della spesa pubblica. Al momento, pero', le banche e gli individui stanno mostrando una certa propensione per i saldi di cassa (es. contanti) rispetto alel merci e ai beni, e ciò è risultato vero sin dall'inizio di questa crisi cinque anni fa.

Ma l'aumento del rischio nel settore bancario, incapace di determinare il giusto ammontare a causa delle manipolazioni delle banche centrali, è probabile che innescherà una preferenza per merci e contanti fisici. E dati i costi che devono affrotnare banche e stati è impossibile che possano farcela senza un minimo di fiducia da parte della popolazione.




La scarsa preoccupazione per l'inflazione nei prezzi e per i tassi di interesse a zero dovrà essere invece riconsiderata dato l'impegno delle principali banche centrali del mondo in un'espansione di denaro infinita che andrà a distruggere le valute cartacee di oggi.



IL CUORE DEL PROBLEMA

Andare al nocciolo della questione significa riconoscere come le banche centrali non siano altro che degli enormi manipolatori dei prezzi del denaro (es. tassi di interesse). Impedisce al mercato di bilanciare i risparmi e gli investimenti all'interno del mercato, aumentando esponenzialmente la possibilità di eventi improduttivi che andranno a depletare il bacino della ricchezza reale.




Se questo bacino viene totalmente prosciugato allora l'economia sarà incapace di crescere andando a rosicchiare quel che rimane degli ultimi barlumi di prosperità rimasti. Se tale bacino risulta ancora in crescita, seppur esigua, la scoietà sperimenterà crescite lente ed arrancanti poiché esso dovrà sostenere attività in bolla (quindi artificiali) ed attività in accordo con el scelte del mercato. Ma ciò a lungo andare non è sostenibile e le attività in bolla devono essere liquidite il più presto possibile.




I cosiddetti prestiti non performanti sono un ottimo esempio per descrivere il problema degli investimenti improduttivi guidati da un'espansioen del credito sconsiderata. Nella sua promessa di "fare qualunque cosa sia necessario," Draghi continuerà a comprare questa monnezza delle banche ed inglobarla nel bilancio della BCE. Dal momento che i pianificatori centrali considearo i debiti inesigili ed i prestiti non performanti come un impedimento alla capacità di prestiti del settore bancario commerciale, continueranno a spendere energie in questo buco nero. Questa situazione non farà altro che aumentare l'azzardo morale delle banche che potranno dedicarsi ad attività rischiose nel tentativo di bilanciare i loro errori passati. Ma questa sconsideratezza esponenziale non gioverà affatto a risolvere i problemi, poiché sarà consumato sempre più capitale su una scommessa persa in partenza.

Sono 5 anni ormai che languiamo in una depressione (altro che recessione), e le tattiche delle banche centrali hanno fallito clamorosamente. Cosa ci fa sperare che più della stessa cosa aggiusterà le cose? I prestiti non performanti dell'Italia sono aumentati al 13.4%, seguendo la stessa traiettoria di quelli della Spagna. Tale situazione sta peggiorando ad un ritmo del 2.5% l'anno. Cosa ci fa sperare che più della stessa cosa aggiusterà le cose?

Ma le banche centrali con la loro attuale politica di salvataggio non stanno facendo altro che acuire i problemi creati in prima istanza dalla loro politica espansionistica. Anche al giorno d'oggi non stanno facendo altro che tentare di portare indietro le lancette agli anni in cui la società sperimentava uno stato di boom. Artificiale? Insostenibile? Non importa. Le apparenze sono potenti, le illusioni sono un ottimo palliativo per tenere buoni gli individui di Main Street e fornire un'occasione d'oro per coloro che vogliono prosperare a scapito del resto della popolazione.

Ed ecco che avremo montagne di asset che invaderanno il mercato con la sciocca speranza che siano stati fatti in accordo con le forze di mercato, che il loro prezzo salirà per sempre, che le persone potranno navigare in un mare di ricchezza grazie agli itnerventi "saggi" di burocrati stipendiati dietro una scrivania. Ecco che il mercato sarà invaso da case che nessuno vorrà, da cartaccia obbligazionaria che nessuno vorrà (a proposito, per come la vedo io i BRICS si stanno preparando a spodestare il dollaro, immagazzinando oro e poi scaricando le obbligazioni dello zio Sam), da azioni che nessuno vorrà, ecc.

Questi settori, durante lo sviluppo della loro vita all'interno del tessuto economico, risucchieranno risorse scarse e manodopera allocandole erroneamente. Non c'è da sorprendersi quindi se la disoccupazione oggi è ad alti livelli, il mercato sta tentando di direzionare secondo le scelte degl individui quelle risorse che sono state direzionamente malamente dall'itnervento esterno dei pianificatori centrali.

La liquidazione di queli investimenti giudacati improduttivi dal mercato è un processo necessario, ma dato che questo significherebbe lasciar fallire il settore bancario e quello statale (che ufficiosamente la banca centrale è stata creata per proteggere) allora fa di tutto per salvaguardare la loro esistenza. Non improta a che prezzo. Questo significa  manca liquidazione degli investimenti improduttivi, cosa che a sua volta rende le banche restie a prestare. Ma per evitare ulteirori malcontenti tra la popolazione, il settore bancario centrale farà di tutto per sponare il settore bancario commerciale a concedere di nuovo prestiti su larga scala. Ma questo significherà un nuovo ciclo di boom/bust più devastante di quelli precedenti data l'eccessiva mole di denaro stampato.

Per risolvere questo problema alla radice c'è bisogno di fermare una volta per tutte la possibilità di manipolare i tassi di interesse nel mercato, cosa che mette in moto un ciclo boom/bust. E la responsabilità di questa manomissione giace solamente nelle mani delle banche centrali. E' arrivamente seriamente il momento di terminare le loro attività.



CONCLUSIONE

L'Europa intera è in recessione: Francia, Grecia, Cipro, Portogallo, Spagna, Italia. La Germania si è "salvata" per poco secondo le ultime stime. Le cose peggiorano ed il fatto che gli stati non riescano ad uscire da questa recessione espone il fallimento del Keynesismo. I deficit sono diminuiti sin dall'inizio del 2010 ma non sono scomparsi, continuano ancora a drenare risorse. Se il Keynesismo ha dimostrato di aver fallito in Europa, così come ha fallito negli Stati Uniti sin dal 1936, su quali basi puo' ancora impostare la sua difesa?

La pianificazione fallì platealmente nel blocco sovietico teminando l'esperimento pianificatore nel 1991 con il suicidio del Partito Comunista. Il Marxismo sin da allora divenne uno zimbello nelle sale accademiche. Nonostante la stagflazione degli anni '70, rimaneva solo il Keynesismo a sostegno dell'ideologia della pianificazione centrale statale. Secondo la sua ottica ciò avrebbe condotto ad una stabilizzazione dell'economia e ad una crescita. Oggigiorno non abbiamo nessuna delle due.

La fede del Keynesismo nella pianificazione statale è forte e continua a promuovere più della stessa cosa come risoluzione ai problemi economici. Gli alti sacerdoti di questa religione continuano ad indicare una falsa crescita come palliativo temporaneo. Ciò non cambierà fino al Grande Default. Ma la fiducia da parte delle persone comuni nella salvezza attraverso lo stato sta svanendo, questo significa a sua volta che la fede nel Keynesismo sta svanendo.

La parte meridionale dell'Europa sta abbandonando lentamente la religione del Keynesismo. Questo scetticismo si diffonde anche a quelle del nord. La Francia è in recessione, e le proteste stanno montando anche lì. I Keynesiani sono ancora al timone e stavolta non potranno dare la colpa a nessuno. Sul banco degli imputati ci sono loro e le loro ricette bislacche.

Il prossimo crash del mercato azionario li lascerà interdetti, Keugman in primis. Perché? Perché non comprendono la natura del ciclo economico. Per i Keynesiani basta un boom che mandi in alto l'inflazione nei prezzi per stappare bottiglie di champagne, senza comprendere quanto sia importante osservare dove a finire il denaro creato per capire l'impatto sull'economia di un'ente centrale e delle ramificazioni dell'inflazione nei prezzi che genera.


giovedì 30 maggio 2013

Mises sulla Previdenza Sociale

«[...] Al fine di dirimere una delle questioni maggiormente controverse della vicenda, va chiarito che, alla luce di quanto esposto precedentemente, la frana presente sul monte Toc e poi innescatasi nella notte del 9 ottobre 1963 era stata quindi ampiamente individuata già dall'estate del 1959. Inoltre se almeno inizialmente i tecnici avevano discusso sulle sue effettive dimensioni (come metri cubi di materiale franoso in movimento), a partire almeno dall'anno 1961 nel quale vennero installati i piezometri (profondi circa 175m), è oggettivamente poco credibile ritenere che gli specialisti non avessero chiara l'evidenza che il movimento franoso interessasse in blocco una massa di grande spessore (profondità) e quindi di enorme volume, in quanto i piezometri, ad esclusione degli ultimi metri del numero 4 (secondo altre fonti il 2), non denunciavano rotture o deformazioni.
Le indecisioni riguardavano la velocità di movimento (connessa al piano di scivolamento) ed eventualmente i tempi di caduta della frana, in quanto taluni dubitavano sull'effettiva unicità della stessa, essendo più propensi a dividerla in due porzioni (a est e ovest del torrente Massalezza), destinate a distaccarsi in tempi diversi. Va infatti ricordato che la decisione di costruire una galleria di sorpasso o bypass della frana sul fianco della valle opposto a quello "pericolante" (che avesse contemporaneamente salvato l'invaso e permesso il controllo del lago a monte rimasto senza emissario in caso di caduta della frana) fu avanzata già nel novembre del 1960 e i lavori di costruzione della stessa iniziarono già dal febbraio del 1961. Era dunque chiaro che la frana era di tale portata da essere in grado di rendere inefficiente il serbatoio interrandone completamente circa 2–3 km dello stesso, e riducendone la portata di quasi la metà. Le rilevazioni sui movimenti della frana attraverso capisaldi cominciarono già nell'estate del 1960, mentre dati sui livelli di acqua nei piezometri furono raccolti dall'estate successiva..
L'oggettiva imprevedibilità dell'evento riguardava solo il "momento esatto" nel quale la frana si sarebbe effettivamente messa in movimento e, solo in parte, di quali sarebbero stati gli eventi scatenanti. Le variabili in gioco furono subito legate all'altezza dell'acqua nell'invaso e a una sua eventuale, ma quasi certa, correlazione con le precipitazioni atmosferiche.»

~ Disastro del Vajont, Wikipedia.
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di Gary North


Ludwig von Mises è stato inviso a diverse generazioni di economisti, 1912 (Theory of Money and Credit), fino alla sua morte nell'Ottobre 1973.

Questo risentimento aveva alla base una serie di motivi. In primo luogo, Mises sosteneva una spiegazione della causalità economica basata rigorosamente sul libero mercato. Erano statalisti. In secondo luogo, continuò a predire cose che si sarebbero avverate – eventi che i suoi critici negavano che sarebbero potuti accadere. Questo lo faceva sembrare superiore e faceva sembrare loro degli zimbelli. E per questo erano risentiti.

Volevano portarlo giù di una tacca – più tacche, se avessero potuto. E' sempre a causa dell'invidia, infatti alcuni dei suoi critici erano verdi dall'invidia.

Recentemente ho scritto un articolo sulla decisione della Yale University Press nel 1963 di rilasciare un'edizione grottesca del capolavoro di Mises, L'Azione Umana (1949). E' una storia dimenticata, anche all'interno dei circoli dell'economia Austriaca. Potete leggere il mio articolo qui.

Mises era inviso. Lo si può affermare senza essere smentiti dopo questo incidente scurrile. Mostrava la vendetta meschina di uomini oscuri pieni di risentimento nei confronti di un grande pensatore. Era pura invidia. L'editore della Yale University Press era disposto a rilasciare un libro brutto. Era disposto a subire l'imbarazzo di un lavoro di composizione tipografica davvero incompetente. Perché? Perché lui era in grado di portare Mises giù di una tacca, o almeno così pensava. Aveva torto.

Oggi Mises è conosciuto in tutto il mondo. Il sito web del Ludwig von Mises Institute ha cinque volte il traffico del sito web dell'American Economic Association, l' organizzazione principale degli economisti accademici.

Gli uomini meschini che hanno cercato di portarlo giù di una tacca non erano conosciuti da molte persone ai loro tempi. Mises invece sì. Oggi non possono essere nemmeno dimenticati, perché non sono mai stati conosciuti da abbastanza persone in modo da poter essere dimenticati. Mises è più conosciuto oggi di quanto non lo fosse durante la sua vita. Questo non accade quasi mai a nessuno, e sicuramente non a qualcuno nel mondo accademico, dove le mode vanno e vengono, e così anche le reputazioni.



PREVIDENZA SOCIALE

Nell'edizione del 1949 dell'Azione Umana, che è disponibile online gratuitamente, ha offerto un'analisi della fondazione politica della Previdenza Sociale. Questo programma è stato descritto come il gioiello della corona nel welfare americano. Ha esposto questo gioiello per quello che è: vetro – e non in vetro Steuben. E' più come il vetro degli specchi, come in "specchietti per le allodole."

In regime d'interferenza governativa nel risparmio e nell'investimento, Paul, nell'anno 1940, risparmia versando 100 dollari all'istituto nazionale d'assicurazione. Riceve in cambio un titolo che è virtualmente un incondizionato "I O U" [I Owe You, Vi devo] del governo. Se il governo spende i 100 dollari in spese correnti, non si ha nessun capitale addizionale, e non ne consegue alcun aumento di produzione. L'"I O U" governativo è un titolo tratto sui futuri contribuenti. Nel 1970 un certo Peter può avere da adempiere alla promessa governativa sebbene non derivi alcun vantaggio dal fatto che Paul nel 1940 abbia risparmiato 100 dollari. Così diventa ovvio che non v'è bisogno di guardare alla Russia sovietica per comprendere la parte della finanza pubblica al giorno d'oggi. Il vecchio argomento che il debito pubblico non è un gravame perchè "lo dobbiamo a noi stessi" è fallace. I Paul del 1940 non lo devono a se stessi. Sono i Peter del 1970 che lo devono ai Paul del 1940. L'intero sistema è l'acme del principio di breve termine. Gli uomini di stato del 1940 risolvono i loro problemi spostandoli sugli statisti del 1970. A quella data i primi saranno morti o saranno in età venerabile, e si glorieranno della loro meravigliosa realizzazione, la previdenza sociale. (p. 846)

Il valore attuale delle passività non finanziate della Previdenza Sociale e del Medicare supera i $222 bilioni.

Nel 1949 Mises comprese pienamente quale fosse il problema: IOU emessi dal governo che non potevano essere ripagati. I suoi colleghi accademici lo negavano o non lo menzionavano affatto. Anche i loro eredi spirituali non ne fanno menzione. Ma i numeri continuano a crescere senza sosta. L'inchiostro rosso è come un lago dietro una diga – una diga costruita e garantita dallo stato con diverse crepe nella struttura.

La Previdenza Sociale era entrata in vigore solo da dieci anni quando scrisse questa breve critica. Era un immigrato dall'Austria, passando per la Svizzera. I suoi critici si chiedevano: "Che cosa sa?" Non fu preso sul serio dalla critica, ma i suoi lettori lo presero sul serio e lo prendono sul serio ancora oggi.

I programmi di Previdenza Sociale/Medicare sono i più grandi schemi di Ponzi della storia. Sono imitati in tutto l'Occidente. Porteranno tutti allo stesso risultato: il default. Quando arriverà, Mises sarà visto come un profeta. Non lo era, egli si limitò a
  1. comprendere la causalità economica, ed a
  2. seguire la logica del suo ragionamento.

Ma in un mondo intellettuale disciplinato dal Keynesismo, l'uomo che ha comprensione economica appare come un profeta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 29 maggio 2013

Il Capolinea Keynesiano

A quanto pare la stupidità non ha confini, e come ci ricordava il buon Zappa è la cosa che abbonda di più nell'universo andando a superare anche l'idrogeno. Il possesso estero di debito USA è aumentato del 10% anno su anno. Cina e Giappone hanno continuato ad essere dei compratori netti. La politica di inflazionare la moneta interna e comprare il debito del Tesoro degli Stati Uniti contribuisce a tenere bassi i tassi di interesse. Contribuisce anche a tenere lontana la recessione ed a tenere basso il dollaro rispetto alle altre valute. Poi gli stati esteri e le relative banche centrali comprano il debito USA, mentre vengono esportati negli USA prodotti a basso costo perché tale operazione ha anche abbassato il valore delle valute estere. In sintesi, i cosumatori americani ricevono regali dall'interventismo degli altri stati. Più questa storia andrà avanti, più i consumatori americani ne trarranno beneficio. Ma quando terminerà, come accadrà, scopriranno che le importazioni costeranno di più. Fine del sogno. Immaginatelo come un aiuto estero al contrario: il povero (la Cina) finanzia il ricco (l'America). Credo che giunti a questo punto sia lecito porsi una domanda: lo stato è stupido? Ovviamente sì.
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di David Stockman


(Estratto da THE GREAT DEFORMATION: The Corruption of Capitalism in America di David A. Stockman. Pubblicato da PublicAffairs.)


Anche la tiepida ripresa post-2008 non è stata quello che ci si aspettava, soprattutto per quanto riguarda la presunzione di Wall Street secondo cui il consumatore americano rappresenterebbe ancora una volta il motore della crescita del PIL. Va da sé, infatti, che la situazione precaria dell'Uomo della Strada sia stata offuscata dal modo in cui le medicazioni fiscali e monetarie (senza precedenti) dello stato hanno distorto i dati e la narrativa economica.

Queste distorsioni coinvolgono tutti i gradini della scala economica, ma sono particolarmente eclatanti riguardo alle classi ricche. In realtà, un mini-boom nel consumo guidato dalla ricchezza ha contribuito immensamente a dare l'impressione che il consumatore medio fosse ritornato alle abitudini di spesa pre-crisi. Ma non è minimamente vero.

Cinque anni dopo l'apice della seconda bolla di Greenspan (2007), le vendite al dettaglio aggiustate all'inflazione erano ancora in calo di circa il 2%. Questo fatto da solo è senza precedenti. In confronto, cinque anni dopo il ciclo del 1981 le vendite reali al dettaglio (esclusi i ristoranti) erano salite del 20%. Analogamente, all'inizio del 1996 le vendite reali al dettaglio erano del 17% più alte rispetto a cinque anni prima. E con una buona dose di aiuto da parte del grande MEW, le vendite al dettaglio a metà del 2005 erano del 13% più alte di quanto non fossero state cinque anni prima (all'apice della prima bolla di Greenspan).

Quindi questo ciclo è molto diverso, e neanche la stagnazione degli ultimi cinque anni nelle vendite al dettaglio reali cattura l'intera storia della perdita di valore dei consumatori. L'andamento divergente dei negozi Wal-Mart negli ultimi cinque anni rispetto ai Whole Foods evidenzia un'altra dimensione fondamentale; e cioè che le medie sono materialmente gonfiate dai trend ottimistici tra le classi benestanti.

In realtà Wal-Mart rappresenta un proxy per l'Uomo della Strada in America, quindi non è sorprendente che le sue vendite siano ferme sin dalla fine della bolla di Greenspan. Infatti le sue vendite sul mercato interno da $226 miliardi nell'anno fiscale 2007 sono salite ad un livello aggiustato all'inflazione di soli $235 miliardi nell'anno fiscale 2012, il che implica una crescita reale inferiore all'1% annuo.

Al contrario, la maggior parte dei Whole Foods riflette le classi ricche dato che i suoi clienti hanno un reddito familiare medio di circa $80,000, o più del doppio della media di quelli che vanno nei Wal-Mart. Durante gli stessi cinque anni, le sue vendite aggiustate all'inflazione sono passate da $6.5 miliardi a $10.5 miliardi, o ad un tasso reale annuo del 10%. Senza sorprese, il prezzo delle azioni di Whole Foods è raddoppiato sin dalla seconda bolla di Greenspan, contribuendo al mantra di Wall Street sulla resilienza dei consumatori.

A dire il vero, la differenza di crescita di 10 a 1 tra le due aziende riguarda fattori come la moda del cibo sano, che va al di là della scala di reddito in cui risiedono i loro rispettivi clienti. Questo stesso modello fortemente contrastante è evidente anche nei dati ufficiali sulle vendite al dettaglio.

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Che il partito del consumismo sia fortemente inclinato verso l'alto diviene ancora più evidente dall'andamento delle vendite dei dettaglianti a partecipazione pubblica. I loro risultati rendono chiaro che la visione miope di Wall Street, sulla cosiddetta ripresa dei consumi, si basa sui doni della FED alle classi benestanti, e non di una resurrezione della spesa da parte delle masse di Main Street.

Questi ultimi fanno la spesa in sei discount e catene di grandi magazzini — Wal-Mart, Target, Sears, J. C. Penney, Kohl's e Macy's. Questo gruppo ha registrato $405 miliardi di fatturato nel 2007, ma nel 2012 le vendite aggiustate all'inflazione sono diminuite di quasi il 3% fino a $392 miliardi. Il brusco cambiamento di direzione è notevole: durante i venticinque anni fino al 2007, la maggior parte di queste catene è cresciuta a due cifre anno dopo anno.

Dopo un breve inciampo alla fine del 2008 e all'inizio del 2009, le vendite presso i rivenditori di lusso hanno continuato a salire, inseguendo quasi perfettamente la reflazione del mercato azionario e degli asset rischiosi alimentata dalla FED di Bernanke. Di conseguenza, le vendite da Tiffany, Saks, Ralph Lauren, Coach, Lululemon, Michael Kors, e Nordstrom sono cresciute del 30% al netto dell'inflazione nel corso degli ultimi cinque anni.

Il contrasto evidente tra i due gruppi di rivenditori non si fermava solo ai prezzi delle merci, ma si estendeva al loro raggio di azione: nel 2012 le vendite reali totali nel settore del lusso arrivavano a circa $33 miliardi, o l'8% del fatturato da $393 miliardi riportato dai discount e dalle catene di negozi di fascia media.

La storia dei due gruppi di rivenditori è carica di implicazioni. Non solo dimostra che la cosiddetta ripresa è tenue e molto asimmetrica a favore di una piccola fetta di popolazione in cima alla scala economica, ma anche che l'intervento economico statalista è ormai diventato selvaggiamente disfunzionale. Basata in gran parte sull'opulenza delle classi alte, Wall Street raglia che la ripresa economica è tuttora in corso anche se Main Street continua ad annaspare. Ma quando questa stramba convinzione tonerà a traballare, Wall Street insisterà affinché lo stato liberi risorse illimitate sotto forma di tagli fiscali, stimolo della spesa e stampa di denaro per mantenere vivo il simulacro della ripresa.

La branca della banca centrale in mano allo stato rimane ostaggio degli speculatori di Wall Street che minacciano un attacco isterico di svendite, a meno che non sia data loro energia ancora e ancora. La politica monetaria è quindi diventata un motore di redistribuzione alla Robin Hood ma in modo inverso; ci si sbraccia affinché vengano implementate teorie quasi-Keynesiane di pompaggio della domanda, le quali puniscono i risparmiatori, i lavoratori e gli imprenditori mentre creano infinite possibilità, come illustrato di seguito, per guadagni speculativi nel casinò di Wall Street.

Nel frattempo gli economisti Keynesiani di entrambi i partiti hanno sollecitato una rapida azione fiscale, ed i politici hanno accumulato tagli fiscali del budget ed iniziative di spesa. Gli Stati Uniti sono diventati fiscalmente ingovernabili. Washington ha avuto paura di disturbare una presunta ripresa economica che non è reale o sostenibile, e quindi ha continuato a prendere in prestito e spendere per far felice la "stampa" macroeconomica. A lungo andare questo atteggiamento seppellirà la nazione sotto il debito, ma nel breve termine sarà sufficiente a mantenere alte le azioni e le vincite speculative dell'1%.

La distruzione del denaro sonante ha infine generato un finale crudele. Le branche fiscali e bancarie centrali hanno continuamente malmenato il libero mercato, sradicando la sua capacità di generare ricchezza e crescita. Ciò, a sua volta, ha generato richieste politiche affinché lo stato stimolasse la ripresa e l'occupazione.

Ma la macchina dello stato è stata dirottata dalle varie dottrine Keynesiane di stimolo della domanda, taglio delle imposte e stampa di denaro. Queste sono tutte le varianti di "acquista ora e paga dopo" — una manovra pericolosa quando lo stato è a corto di scappatoie in entrambi i rami fiscali e monetari. Tuttavia, queste futili azioni di stimolo sono richieste e promosse dalle lobby dei capitalisti clientelari che seguono la scia di qualsiasi elargizione possano raccogliere. Alla fine della giornata, lo stato lavora pesantemente, ma produce una ripresa solo per l'1%.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 28 maggio 2013

State Lontani dalle Banche, State Lontani dalla Francia — State Lontani dall'Euro

«Oskar Lafontaine, il ministro delle finanze tedesco che ha lanciato l'euro, ha invocato una rottura della moneta singola affinché l'Europa meridionale si possa riprendere, mettendo in guardia sul fatto che l'attuale corso "ci sta portando al disastro." Ha affermato che "la situazione economica sta peggiorando mese dopo mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che pone le strutture democratiche in serio dubbio." Ha aggiunto che "i tedeschi non hanno ancora capito che prima o poi l'Europa meridionale, inclusa la Francia, sarà costretta dalla sua miseria crescente a combattere l'egemonia della Germania," dando la colpa dell'attuale crisi alla compressione dei salari voluta dalla Germania per guadagnare quote di esportazione. [...] Lafontaine ha detto di continuare a sostenere l'UME, ma non crede più che sia sostenibile. "E' stata vana la speranza riposta nella creazione dell'euro come sprone verso uan razionalità economica," aggiungendo che la politica di forzare Spagna, Portogallo e Grecia ad effettuare svalutazioni interne è stata una "catastrofe."»

~ German euro founder calls for 'catastrophic' currency to be broken up, Ambrose Evans-Pritchard, The Telegraph, 5 Maggio 2013.
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di Charles Gave


Il mese scorso abbiamo spiegato le ragioni per cui la Francia fosse sull'orlo di una seconda depressione — in breve, a causa di una collisione mortale tra la politica francese e un'unione monetaria alla Frankenstein. Purtroppo, i dati successivi confermano la traiettoria desolante:




L'INSEE Business Climate Survey è sceso sotto gli 88 (o due sigma sotto la media). Ciò indica che la Francia sta entrando in una fase di recessione tanto brutta come quella del 1993 e forse brutta come quella del 2008-2009. Entrerà in questa recessione con la spesa pubblica al 57 % del PIL, il livello più alto mai registrato, e con un rapporto debito/PIL vicino al 90% — e ciò non include le passività per le pensioni dei dipendenti pubblici. Se fossero incluse, il rapporto debito/PIL raddoppierebbe, a seconda di alcune stime (vedi la relazione sulle finanze pubbliche di Michel Pébereau).

Anche Francois Hollande sta cominciando a svegliarsi su quanto sia distruttiva e anti-business l'agenda francese. Lunedì Hollande ha annunciato misure destinate ad incoraggiare lo spirito imprenditoriale francese — essenzialmente annaccquando i programmi che egli stesso ha imposto dopo aver vinto le elezioni presidenziali dello scorso anno.

La nuova agenda prevede tagli alle imposte sulle plusvalenze. Tali tasse sui redditi da capitale diminuiranno ora di 2 punti percentuali, al 32.5%. Questo è meglio della mossa bizzarra dello scorso anno che andava a colpire i redditi da capitale ad un massimo del 62% in alcuni casi. Però l'inversione del presidente è la mossa disperata di un uomo politico con le spalle al muro, non è un segno che ci assicura che nei prossimi anni vedremo una mano ferma sul timone delle riforme.




Date un'occhiata alla tabella qui sopra. La Francia rappresenta un grave ritardatario rispetto alla maggior parte delle altre principali economie europee (tranne l'Italia) su quasi tutti gli indicatori fiscali.

  • Tra il 2000/2011, le imposte complessive in rapporto al PIL sono scese di circa -1.6 punti percentuali in tutta l'Unione Europea: -2.6pp in Germania, -1.4pp nel Regno Unito, e -7.2pp in Svezia. In Francia si sono contratte di solo -0.3pp. La Francia è ora pronta a superare la Svezia come il più grande tassatore tra le 27 nazioni dell'Unione Europea, con un carico fiscale complessivo del 44% contro il 39% dell'UE nel suo complesso.
  • Le imposte implicite francesi sulle plusvalenze sono aumentate di 4.3pp nel 2000-2011, un incremento superato solo dall'Italia e nettamente in contrasto con la tendenza in calo in Germania (-5pp), nel Regno Unito (-9.1pp), in Svezia (-16pp) e nei Paesi Bassi (-7pp), per non parlare di Eurolandia nel suo complesso (-2.7pp).
  • In termini assoluti le imposte implicite francesi sul capitale raggiungono un gigantesco 44.4%, rispetto ad una media del 27.2% tra i 17 paesi della zona euro.

In questo contesto, l'inversione di Hollande sulle imposte da capitale mi ricorda il tipo che sale i gradini per essere impiccato, scivola, cade e dice "poteva andare peggio." La Francia resta uno degli ambienti più letali per gli imprenditori.



La trappola del debito

Mentre la Francia sta finendo in una seconda depressione, le entrate fiscali diminuiscono ed entreranno in gioco stabilizzatori automatici. Il deficit di bilancio francese sta per esplodere verso l'alto. Osservate il seguente grafico: la recessione del 1980 ha visto il saldo primario deteriorarsi del 2% del PIL, e la recessione del 1993 l'ha portato ad un deterioramento del 4%. Nel 2008-2009, il deterioramento era salito al 6%.

Se calcoliamo il deterioramento medio nelle ultime tre recessioni, otteniamo un target del 4%, che porterebbe il disavanzo primario francese all'inizio del 2014 al 7% del PIL (cioè più del 16% del PIL del settore privato). Se poi invece estrapoliamo il trend (2, 4, 6...) arriviamo ad un saldo primario pari all'11% del PIL, che non è da escludere in quanto, come ho già detto, la Francia sta finendo in depressione.




Inutile dire che la "previsione" del governo sul deficit di bilancio (di quest'anno e del prossimo) è del tutto risibile, ed è alla pari con le previsioni fatte dal governo spagnolo e greco nel corso degli ultimi anni.

In genere, il costo dell'indebitamento aumenta quando un paese affonda sempre di più nel pantano: questo vuol dire la parola "trappola" nel modo di dire trappola del debito. Va notato questa volta che i tassi di interesse sono molto bassi in Francia, e possono rimanere così. Ma anche in questo caso, i rapporti del debito francese continueranno ad esplodere, poiché il tasso di crescita dell'economia nominale sarà molto inferiore al tasso medio del debito pubblico. Osservate le barre nere nel grafico qui sotto: aumenteranno alla grande. Inoltre, si verificherà intorno in un periodo (2015) in cui scadrà il debito passato per affrontare il crollo economico del 2008-2009.




La Francia potrebbe quindi dover emettere tanto debito quanto una grande porzione del suo PIL in calo (dal 15% al 20%?), quest'anno e nel prossimo futuro.

Sapendo questo, perché i tassi francesi sono così bassi? Le spiegazioni abituali (acquisti da parte della Banca Nazionale Svizzera e dalla signora Watanabe) hanno qualche merito, ma possono anche essere in gioco altri fattori. La Francia ha un ampio settore finanziario, con enormi posizioni internazionali. Alcuni soggetti potrebbero vendere riserve internazionali (le quali richiedono grandi obblighi di riserva) e con i proventi (riportati in Francia) comprare titoli di stato francesi — i quali non hanno obblighi di riserva.

L'impatto economico di una tale tendenza sarebbe davvero benigna per i tassi di interesse, ma in ultima analisi va ad aumentare il rischio sul bilancio finanziario francese: meno diversità, e più vulnerabilità per un problema con i bond sovrani.

In ogni caso, in un mercato obbligazionario, si dovrebbe guardare a due cose: la remunerazione del capitale e la restituzione del capitale. La remunerazione del capitale è pietosa e la restituzione del capitale è tutt'altro che certa. State lontani dall'Europa — e soprattutto dalla Francia.

Davvero, l'euro è allo stremo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 27 maggio 2013

Da Shirakawa a Kuroda: una spiegazione del passaggio di consegne





di Martin Sibileau


La scorsa settimana avevo tre temi principali nella mia mente. Forse avrei dovuto considerarli di più, ma sono questi: il tonfo dei metalli preziosi, la politica della Banca del Giappone, e il dibattito sulla exit strategy della FED. Non voglio scrivere dell'ultima manipolazione dei metalli preziosi, ma devo dire che mi sono imbattuto in un sacco di sciocchezze. Forse la spiegazione più debole è quella che afferma semplicemente che "fosse necessaria una correzione." E questa spiegazione non viene solo da coloro che non credono nell'oro, ci sono anche Marc Faber e Jim Rogers che la sostengono.

Di seguito è riportato un grafico che ho usato in un articolo precedente. Mostra il valore del dollaro in termini di pesos argentini, sia nel mercato ufficiale sia in quello nero (linea blu).




Come pensate che possa reagire un argentino se gli dicessi che la linea blu è "dovuta ad una correzione"? Ovviamente mi riderebbe in faccia. Perché lo farebbe? Perché il mercato del dollaro USA in Argentina è rotto, e il paper USD market (cioè, certificati di deposito in dollari USA) non guida più la dinamica del mercato. Il mercato del dollaro in Argentina, quindi, non può essere manipolato. È guidato da dollari nascosti sotto i materassi.

Che dire del valore del marco in oro durante gli anni '20 o del dinaro jugoslavo in dollari durante i primi anni '90? Erano anche quelle delle correzioni? (Grafici di seguito)... sto solo chiedendo...




L'analisi tecnica, sia quando i mercati sono rotti (come in Argentina, in Germania nel 1920 o in Jugoslavia negli anni '90) sia quando sono truccati, è inutile.

Vediamo ora di concentrarci sugli eventi in Giappone. So di essere in ritardo alla festa, ma dopo aver letto centinaia di commenti su questo argomento, credo che ci sia ancora qualcosa da scrivere. La maggior parte delle pubblicazioni si sono limitate alla semplice enumerazione dei cambiamenti nella politica della Banca del Giappone (BOJ), mentre altre hanno solo sottolineato le immediate conseguenze tattiche (es. volatilità dei titoli di stato giapponesi, JGB)... e poi... poi abbiamo avuto Robert Feldman di Morgan Stanley che ci dice che il Giappone si può ancora salvare.

Il cambiamento principale secondo me si registra nella tattica della BOJ: da una interventista (sotto l'ex-governatore Masaaki Shirakawa) ad una incentrata sulla politica monetaria (sotto il governatore attuale Haruhiko Kuroda). Ciò che mi colpisce è che la politica monetaria è mirata a... beh, a distruggere la loro moneta ed ogni possibilità di avere una politica monetaria.



Come funzionava l'intervento di Shirakawa

In Giappone, l'intervento nel mercato FX viene effettuato dal Ministero delle Finanze piuttosto che dalla Banca del Giappone. Per vendere yen nel mercato FX e svalutarlo (sotto Shirakawa), il Ministero delle Finanze emetteva Buoni Finanziari che venivano "comprati" dalla Banca del Giappone, in yen. Chiamiamo i primi Buoni Finanziari "1" ed i secondi Yen "1," emessi rispettivamente dal Ministero delle Finanze e dalla Banca del Giappone (come mostrato nel grafico qui sotto, fase 1). Il Ministero delle Finanze stava emettendo "a credito," in quanto l'emissione veniva rimborsata successivamente con fondi ottenuti dal mercato:




Successivamente, con Yen1, il Ministero del Giappone acquistava dollari USA nel mercato FX (fase 2). Il prezzo dello yen in termini di dollari USA scendeva poiché aumentava la sua offerta. A questo punto, la quantità di yen in circolazione nel mercato era superiore rispetto a prima dell'intervento. L'aumento dell'offerta è la quantità che chiamo Yen1.

Per riportare l'offerta di yen alla quantità originaria, il Ministero delle Finanze emetteva sul mercato buoni Finanziari. Chiamerò questa emissione Buoni Finanziari 2, che sono riportati di seguito (fase 3). La quantità di Buoni Finanziari 2 eguagliava quella della prima emissione, Buoni Finanziari 1, e andava a raccogliere Yen2, in modo che Yen1=Yen2:




Naturalmente, con il Ministero delle Finanze che andava sul mercato per piazzare i Buoni Finanziari 2, l'offerta di debito pubblico in yen aumentava. Come in qualsiasi altro mercato obbligazionario, all'aumentare dell'offerta i rendimenti tendevano a salire (cioè, il loro prezzo e valore tendeva a scendere) per incoraggiare i partecipanti nel mercato a comprarli.

Una volta che la quantità di Yen2 era nel bilancio del Ministero delle Finanze, venivano utilizzati per rimborsare il debito con la Banca del Giappone, che ho chiamato Buoni Finanziari 1. Pertanto, una volta che veniva effettuato il pagamento (con un certo ritardo), il bilancio della Banca del Giappone rimaneva invariato e Yen1 venivano tolti dalla circolazione. Il Ministero delle Finanze aveva dollari USA sul lato attivo di bilancio, insieme ai Buoni Finanziari 2 nel passivo, come mostrato nel grafico qui sotto (fase 4):




Il grafico qui sopra mostra i bilanci di tutti i partecipanti a questo intervento: il Ministero delle Finanze, la Banca del Giappone, il mercato FX e il mercato del debito pubblico giapponese. Ma è anche interessante mostrare l'intervento in termini di flussi di cassa. Nel grafico qui sotto, possiamo vedere che il Ministero delle Finanze finiva per essere un intermediario tra il mercato del debito pubblico ed il mercato FX. In sostanza, l'intervento "spostava" yen dal mercato del debito pubblico giapponese al mercato FX, e questo era un movimento "fragile" perché si trattava di semplice arbitraggio.

Ogni volta che un asset ha due prezzi diversi, arriva l'arbitraggio e risolve "l'anomalia." Vi chiederete perché ho detto che lo Yen avesse due prezzi diversi. Voglio rispondere con un'altra domanda: perché il mercato dei titoli di stato giapponesi avrebbe bisogno di un "mediatore" (vedi il grafico qui sotto) per fornire Yen al mercato FX? Non ne ha bisogno infatti!




Il mercato dei titoli di stato giapponesi "non era pronto" a comprare in perdita dollari USA (cioè, fornire Yen) dal mercato FX (cioè, acquistare dollari USA a prezzi al di sopra del mercato). Chi si accollava la perdita? Chi acquistava dollari USA ad un prezzo superiore di 80-82 yen per dollaro? Il Ministero delle Finanze, il che significava il contribuente giapponese! Il contribuente giapponese sovvenzionava i grandi esportatori del Giappone, in modo che questi avrebbero fornito un "finanziamento" al consumatore americano. Il sussidio era significativo perché, come abbiamo visto nei grafici qui sopra, avvengono due cose contemporaneamente: a) i tassi di interesse in yen tendevano ad aumentare (cioè, il prezzo dei Buoni Finanziari tendeva a scendere) e b) i possessori di Yen (cioè, il consumatore giapponese) perdeva potere d'acquisto. Vista la domanda di JGB, la natura temporanea degli interventi (che non forma le aspettative di inflazione) e il breve termine del debito acquistato, l'effetto marginale dell'emissione dei Buoni Finanziari 2 non era rilevante (cioè, sui tassi di interesse).

A lungo termine, con questi interventi il Ministero delle Finanze accumulava rischi (cioè, il rischio di incappare in una perdita se il dollaro si fosse deprezzato ulteriormente) che potevano essere affrontati solo con ulteriore debito (cioè, tassi di interesse più elevati) o con un aumento delle tasse. Nell'ambito dell'intervento, la posizione Profitti & Perdite del Ministero delle Finanze era determinata da:

P&P = D dollari USA (nel suo attivo) / D t - D Buoni Finanziari 2 / D t

Ogni volta che la FED intraprendeva un quantitative easing e il valore del dollaro scendeva, generava un mark-to-market negativo sulla posizione del Ministero delle Finanze.



Come funziona la politica di Kuroda

Sotto la guida di Kuroda la BOJ non manipolerà i tassi di interesse (es. i prezzi), ma si rivolgerà alla base monetaria (es. il volume). Il problema è che finge di avere il controllo su entrambe le cose, quando invece è vera un'altra cosa: si può controllare solo il prezzo o il volume, ma non entrambi contemporaneamente.

La nuova politica consiste in:

  1. L'aumento della base monetaria ad una velocità annuale di JPY60-70 bilioni (stock di JPY200 bilioni a Dec/13 e JPY270 bilioni a Dec/14).

  2. Per realizzare il punto precedente, la BOJ acquisterà ca. JPY7 bilioni di JGB al mese, su base lorda. Su base netta (cioè, al netto dei rimborsi), i possedimenti di JGB aumenteranno di JPY50 bilioni all'anno.

  3. I JGBs acquistati includeranno emissioni a lungo termine (incl. quelle a 40 anni, prima invece ci si limitava a quelle a 3 anni), aumentando la maturazione media dei titoli BOJ da 3 a 7 anni.

  4. Raggiungere un livello di inflazione del 2% il più presto possibile

  5. Gli acquisti includeranno anche ETF e REIT (giapponesi)

Con l'intervento di Shirakawa il mercato doveva presumere che gli sforzi di svalutazione erano temporanei, o almeno non in un arco di tempo specifico, e coerenti con una politica di mantenere i tassi di interesse a zero. Sfidare la BOJ era un'esperienza frustrante. Sotto Kuroda però (e qui è dove sono d'accordo con l'analisi mainstream), il Giappone sta entrando nelle acque inesplorate di una spirale inflazionistica in stile America Latina (molto simile al piano attuato dal compianto Martinez de Hoz, anche chiamata "La Tablita").

Il grafico qui sotto mostra i bilanci dei soggetti economici interessati:




Come si può vedere, non c'è nulla di speciale qui. Data l'entità dell'espansione monetaria, la grande incognita è quale sarà la riallocazione aggregata dei possedimenti di JGB al di fuori del Ministero delle Finanze. Poiché la BOJ non solo comprerà emissioni del Ministero delle Finanze, ma anche stock esistenti di JGB. Per ora è tutta speculazione ed i flussi sono monitorati da vicino. Il lettore troverà un sacco di materiale di ricerca su dove le banche giapponesi, i fondi pensione, le assicurazioni e le famiglie potranno riallocare i JGB che vendono (se li vendono). Penso che li venderanno in modo esponenziale, perché il ritmo della svalutazione dello yen genererà profitti tangibili per quelli che agiranno in questo modo.

Quando si possiede un asset a reddito fisso con un tasso di interesse negativo, è difficile comprendere che il potere d'acquisto viene costantemente distrutto. L'asset viene confrontato con un indice dei prezzi al consumo arbitrario. Se allo stesso tempo vi è un certo tasso di svalutazione della valuta in cui è denominato l'asset, c'è ancora difficoltà nel valutare se, in termini di altri beni nella stessa valuta (ma non in termini di importazioni), il valore viene distrutto.

Tuttavia, non vi è dubbio che sotto un tasso noto di svalutazione, se tale asset a reddito fisso viene scambiato con un altro denominato in una valuta che si apprezza, ci sarà un profitto. Nel caso della politica di Kuroda, poiché la svalutazione non è un evento una tantum ma durerà sicuramente 2 anni, la svalutazione dello yen si trasforma in un "tasso" di apprezzamento di asset esteri e dei prezzi delle merci importate.

Questo tasso di apprezzamento è quindi fungibile in un'altra grandezza: rendimenti in yen. Pertanto ne consegue una circolarità: rendimenti/spread in yen incorporeranno aspettative di svalutazione. Mentre i rendimenti/spread aumentano, la Banca del Giappone sarà costretta a comprare più JGB per mantenere i rendimenti all'interno di un livello che ritiene tollerabile. Al maggiore acquisto di JGB da parte della BOJ, la svalutazione probabilmente accelererà.

E' importante capire che questo processo a spirale può avvenire indipendentemente dalle riallocazioni RELATIVE fatte dalle banche giapponesi, dai fondi pensione, dalle assicurazioni e dalle famiglie. Ciò che conta è che più yen vengono stampati, più yen saranno disponibili e si svaluteranno rispetto al dollaro USA. La velocità di svalutazione sarà infatti influenzata dalle riallocazioni relative di cui sopra.





Ulteriori osservazioni sulla volatilità e sulla crescita

La politica di Kuroda continuerà a generare un'enorme volatilità nel mercato dei JGB. Questa stessa volatilità è probabilmente un fattore che ha potenziato gli effetti sulla manipolazione dell'oro.

Per quanto riguarda la volatilità dei JGB, ho trovato interessante una dichiarazione fatta da Shuichi Ohsaki e da Shogo Fujita, membri del team di ricerca presso Bank of America, datata 11 Aprile. Secondo gli autori la volatilità potrebbe essere ridotta se la BOJ annunciasse un piano per le operazioni di acquisto, con le quantità che verrebbero acquistate in ogni settore di maturità. In altre parole, sarebbe utile se la BOJ potesse migliorare la sua strategia di comunicazione. Quello che reputo interessante in questa proposta è che è in contrasto con una crescente convinzione comune per quanto riguarda l'exit strategy a disposizione della FED. In effetti, quando si tratta di valutare il possibile impatto della gestione patrimoniale della FED, gli analisti consigliano di guardare alle sue partecipazioni nel Tesoro degli Stati Uniti in termini di bond a 10 anni. L'effettiva distribuzione delle scadenze nei possedimenti della FED forse non è così rilevante. Ironia della sorte, questo punto di vista arriva anch'esso dalla Bank of America, anche se da un team diverso (Brian Smedley, Global Economics Rates & FX, “The consequences of a “no sales” Fed exit strategy,” 10 Aprile, 2013), così come da BMO Capital Markets (Dimitri Delis, 25 Marzo 2013). Personalmente, mi schiero con il punto di vista di Ohsaki e Fujita: secondo me le questioni sulla distribuzione conteranno tanto per la BOJ quanto per la FED.

Per quanto riguarda l'impatto sulla crescita reale, non posso usare mezzi termini: la politica di Kuroda sarà disastrosa. Ogni volta che viene distrutto il mezzo di scambio indiretto di una nazione, non ci si può aspettare nessuna crescita. Il processo di coordinamento necessario per allocare le risorse viene compromesso seriamente. E con la banca centrale che racconta esplicitamente al proprio popolo che raddoppierà la base monetaria nel giro di due anni, vuol dire (a dir poco) che distruggerà il loro mezzo di scambio indiretto.

Per qualche motivo (a me sconosciuto), Robert Feldman (Morgan Stanley, 4 Aprile e 17 Aprile 2013) è ottimista. Ritiene che il Giappone ha ancora una possibilità, se il paese scocca quella che lui chiama la "terza freccia" politica. Si tratta di un elenco di azioni che promuovono la crescita nell'agricoltura, nelle cure mediche, nell'energia, nell'occupazione e nel sistema elettorale... mi chiedo se Feldman si sia chiesto seriamente perché una qualsiasi iniziativa in questi campi debba richiedere che la base monetaria di un paese venga raddoppiata entro la fine del 2014...



Conclusioni

Con gli interventi sotto Shirakawa la Banca del Giappone non aveva bisogno di sterilizzare, come risulta chiaro dal meccanismo descritto in precedenza. Il bilancio della BOJ rimaneva invariato al termine dell'intervento. Questo significava presumibilmente che la BOJ era indipendente. Tuttavia, data la posizione di rischio sul dollaro USA da parte del Ministero delle Finanze (vedi punto 4), nel lungo periodo sarebbe stato necessario un coordinamento con la FED. Secondo me il Giappone è stato costretto ad attuare la politica intrapresa da Kuroda proprio perché l'intenzione della FED (non rivelata) era quella di impegnarsi in un Quantitative Easing infinito. Il coordinamento con la FED era impossibile.

Con la politica di Kuroda abbiamo la BOJ con un obiettivo di bilancio, la FED con un obiettivo legato mercato del lavoro (o almeno così vogliono farci credere), la Banca Centrale Europea con un obiettivo legato alla stabilità del sistema finanziario (o un obiettivo legato al Target 2) e la Banca Popolare di Cina (e la Banca del Canada) con un obiettivo di atterraggio morbido. E' chiaro che qualsiasi coordinamento globale per quanto riguarda la politica monetaria è del tutto irrealizzabile. L'unica cosa che le banche centrali possono ancora coordinare è la soppressione dell'oro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 24 maggio 2013

Il Prezzo E' Sbagliato – E Anche Krugman si Sbaglia





di William L. Anderson


Ogni tanto Paul Krugman dà una lezione di economia Keynesiana e di solito il suo modus operandi è il seguente:

  • creare una caricatura dei punti di vista degli altri costruita su ipotesi errate e false dichiarazioni della posizione originale
  • screditare quella falsa caricatura
  • dichiararsi vincitore

In un recente post sul suo blog Krugman esamina la disoccupazione e le sue cause, assegna agli Austriaci qualcosa in cui non credono e poi afferma che il modo Keynesiano è moralmente ed economicamente superiore anche se la sua "soluzione" Keynesiana prevede di fare esattamente quello che ha condannato altrove: taglio dei salari reali. Per dirla in altro modo, è più della stessa cosa. Scrive:

Iniziamo con il nostro grande problema, che è la disoccupazione di massa. L'analisi della domanda e dell'offerta dice che cose del genere non dovrebbero accadere: i prezzi dovrebbero salire o scendere per ripulire i mercati. Quindi che c'è che non va con l'enorme e persistente eccesso dell'offerta di lavoro?

In generale, lo squilibrio del mercato è un segno di prezzi scombussolati; e la maggior parte delle persone accetta l'idea che per qualche motivo uno o più prezzi non si stanno aggiustando. Il grande divario si apre su quale prezzo sia quello sbagliato.

Poi fa rferimento agli Austriaci:

Per come la vedo io, qualunque parte di questo dibattito (sia essa strutturale, classica, Austriaca, supply-side) crede fondamentalmente che il problema si trovi nel mercato del lavoro. (Lo so, gli Austriaci lo negano — ma non importa quello che si può dire sulla loro posizione, qualsiasi dichiarazione conduce a frasi arrabbiate le quali ti accusano di non capire la loro profondità.) Per qualche ragione sosterrebbero che i salari sono troppo alti data la domanda di lavoro. Alcuni di loro accettano l'idea che la causa si possa ritrovare nella rigidità dei salari nominali; altri credono che i lavoratori siano incoraggiati a rifiutare salari insostenibili a causa di programmi parassitari come i buoni alimentari, le indennità di disoccupazione, le indennità di invalidità, e quant'altro.

In realtà, questa non è affatto la posizione Austriaca. Gli Austriaci sostengono che un boom inflazionistico deve arrivare alla sua fine e quando crolla alcuni segmenti dell'economia non sono più in grado di operare come facevano prima, e uno degli effetti è quello di liberarsi dei dipendenti (e in molti casi la bancarotta). In un certo senso è vero che i settori hanno perso la "domanda" per i loro beni, ma la domanda originale era basata su una iniezione insostenibile di credito.

Prendete ad esempio l'infame boom immobiliare. Lo stato attraverso la Federal Reserve, le banche e le altre agenzie ha diretto ingenti somme di denaro nel settore immobiliare. Nei giorni iniziali di quel boom, la gente poteva prendere in prestito ben oltre il proprio patrimonio netto, poteva ripagare il vecchio mutuo, poteva utilizzare il nuovo denaro non solo per riacquistare o rifinanziare la propria casa, ma farl oavanzare per acquistare beni di consumo.

La cosa bella era che i nuovi pagamenti immobiliari erano più bassi (a causa dei tassi di interesse più bassi) di quanto non fossero prima, ed i proprietari avrebbero potuto avere tutta una serie di nuovi prodotti che in sostanza erano "gratuiti," o come minimo non aumentavano il loro obblighi mensili. Non è difficile vedere come gli americani siano presto diventati dipendenti da questo processo. (Una persona i cui pagamenti fondamentali erano più che raddoppiati mi disse: "Ehi, è il Modello Americano.")

Quando il boom del rifinanziamento si diffuse al gioco immobiliare e al "cambio delle case," gli americani sono diventati dipendenti da questo modo di incrementare la loro ricchezza. Ora, la pura logica ci direbbe che questo boom/bolla non sarebbe potuto andare avanti per molto — anche Krugman e gli Austriaci concordano su questo — e quando è arrivata la fine, l'economia era destinata a ridursi poiché gli investimenti improduttivi che erano stati accumulati non potevano più essere sostenuti finanziariamente.

Dove Krugman e gli Austriaci si dividono è su come gestire gli effetti secondari, compresi i problemi della disoccupazione che si presentano non appena l'economia si riaggiusta a seguito del crash. Quando gli Austriaci fanno notare che è probabile che i salari debbano scendere, lo dicono perché calano un sacco di prezzi degli asset durante le contrazioni immediati e secondarie. Gli Austriaci ritengono che i mercati dovrebbero aggiustarsi perché più sarà veloce l'aggiustamento, prima inizierà una ripresa. Krugman, d'altra parte, dichiara:

Quello che richiederebbe il mio lato del dibattito, invece, è una riduzione del tasso di interesse reale, se possibile, andando ad aumentare l'inflazione attesa; e se questo dovesse fallire, più spesa pubblica per aumentare la domanda e per mettere più risorse inattive a lavoro. (sottolineatura mia)

Krugman, anch'egli in agitazione per salari minimi più alti — cioè, aumenti salariali reali per i lavoratori meno qualificati — sembra seguire il "trucco" che Keynes stesso consigliò: usare inflazione per tagliare i salari reali. Sto usando una parafrasi perché la mia copia della General Theory è nel mio ufficio a Frostburg, ma credo che questa sia una valutazione corretta della sua posizione:

Keynes ha espresso, in molti passaggi della General Theory, l'opinione che i salari erano "viscosi," in termini di denaro. Ha osservato, per esempio, che i lavoratori ed i sindacati tendono a lottare con i denti e le unghie contro qualsiasi tentativo dei datori di lavoro di ridurre i salari monetari (la somma reale di quello che ricevono in denaro i lavoratori, in contrasto con il potere d'acquisto reale di questi salari, tenendo conto delle variazioni nel costo della vita), anche di un po'; un'opposizione tale non si è mai vista nemmeno per gli aumenti dei salari ogni volta che il costo della vita aumentava di poco ed erodeva i loro salari "reali."

L'idea era quella di "tagliare" i salari reali attraverso l'inflazione in quanto i lavoratori, secondo Keynes, erano interessati solo ai loro "salari monetari." Keynes non sosteneva che una tale mossa avrebbe riportato la piena occupazione, ma credeva che i lavoratori non avrebbero notato che il loro potere d'acquisto reale era stato eroso.

Credo che l'attuale amministrazione sostenga questo punto di vista. Molti di noi non hanno visto un aumento dei redditi per molti anni, ma è salito il prezzo di quasi tutto quello che acquistiamo, con alcune voci che hanno visto notevoli aumenti di prezzo, compresi carburante e cibo. Questo non è un caso; gli anni di Obama sono stati duri per un sacco di gente, e per i neri la situazione è disastrosa. (Ho il sospetto che se alla Casa Bianca ci fosse stato un Repubblicano bianco sin dal 2009, e i neri se la fossero passata come se la sono passata sotto Obama, il Repubblicano sarebbe stato accusato di razzismo per aver preso di mira i neri con la disoccupazione. Obama, d'altra parte, se l'è passata liscia.)

La strategia di tagliare i salari con l'inflazione è parte della dialettica di Krugman. Prima accusa gli Austriaci di credere che tutto ciò che è necessario per riportare l'economia alla piena occupazione è un taglio salariale universale, e quando gli Austriaci protestano contro tale assurdità, li accusa di essere mistici o qualcosa di simile.

Krugman tenta quindi di impiegare una "cura" che tagli i salari reali come parte del ripristino della piena occupazione, sostenendo nel contempo che sono gli Austriaci quelli che vogliono ridurci alla fame. (Paul Krugman è sempre dalla parte dell'umanitarismo, e si aspetta che gli altri vengano costretti a finanziare i suoi istinti umanitari.)

Cosa pensano gli Austriaci di un calo dei salari e dei prezzi di altri asset? Credono che permettere a tutti i prezzi di tornare ai livelli di mercato accelererà la correzione e porterà più rapidamente ad una situazione in cui gli imprenditori saranno in grado di spostare gli asset di scarso valore verso usi di maggior valore, rafforzando così l'economia. I prezzi sfasati degli asset non sono l'unico problema, ma impediscono il verificarsi degli aggiustamenti necessari. Questi prezzi sono l'effetto di un boom, e devono tornare di nuovo ai livelli reali a seguito di un'espansione insostenibile. Scrive Rothbard:

Dal momento che i fattori devono passare dal più alto al più basso degli ordini di produzione, durante una depressione vi è una disoccupazione "frizionale" inevitabile, ma non deve essere maggiore della disoccupazione in un qualsiasi altro grande cambiamento nella produzione. In pratica, la disoccupazione sarà aggravata dai numerosi fallimenti e dai grandi errori, ma dovrà essere solo temporanea. Più sarà veloce l'aggiustamento, più la disoccupazione sarà fugace. La disoccupazione progredirà oltre la fase di "attrito" e diventerà davvero grave e duratura solo se i salari saranno mantenuti a livelli artificialmente alti (impendendo loro di calare). Se i salari sono mantenuti al di sopra del livello di libero mercato, che ripulisce la domanda e l'offerta di lavoro, gli operai resteranno permanentemente disoccupati. Maggiore è il grado di discrepanza, più grave sarà la disoccupazione.

Rothbard chiarisce il fatto che lo squilibrio dei salari e dei prezzi di altri asset è il risultato della fine del boom precedente. Non hanno causato la crisi; sono il risultato della contrazione. In altre parole, Krugman confonde il processo di causa/effetto utilizzato dagli Austriaci sostenendo che questi ultimi credono che gli effetti siano in realtà le cause del problema. E' difatti una sciocchezza, ma tale fraintendimento è l'elemento basilare dell'arsenale intellettuale di Krugman.

Krugman, d'altra parte, insiste sul fatto che il modo per correggere la flessione è quello di creare un altro boom. Non importa se il boom appena crollato fosse insostenibile e che qualsiasi nuovo boom, alimentato dal credito, crollerà in una data futura. Tuttavia, Krugman vuole farci credere che una tale manipolazione economica possa andare avanti all'infinito.

Ma Krugman non ha finito, infatti dichiara:

Quindi come si può dire quale parte abbia ragione? Beh, queste opinioni divergenti significano previsioni diverse. Se si crede che il problema siano salari eccessivi, si ritiene che l'economia soffra fondamentalmente di una costrizione dal lato dell'offerta. In questo caso il debito pubblico compete con il settore privato per una quantità limitata di risorse, quindi grandi deficit di bilancio dovrebbero portare all'impennata dei tassi di interesse; nel frattempo, poiché l'offerta dei beni è limitata, forti aumenti dell'offerta di moneta dovrebbero portare ad un'inflazione alle stelle. Oh, e tagli alla spesa pubblica dovrebbero essere espansivi, perché rilasciano risorse al settore privato e rendono la vita più difficile ai lavoratori che cercano di vivere con le indennità pubbliche.

Se, d'altra parte, si ritiene che il problema risiede in un deficit della domanda, si ritiene che il debito pubblico non faccia salire i tassi perché mette le risorse disoccupate al lavoro; che l'espansione monetaria non sarà inflazionistica, perché il denaro starà lì; e che l'austerità fiscale sarà fortemente restrittiva.

Solo che questo non è quello che gli Austriaci stanno dicendo che accadrà. Non ho letto un solo commentatore Austriaco che stesse predicendo "un'impennata dei tassi di interesse," e mentre alcuni hanno predetto un sacco di inflazione bisogna ricordare cosa voglia dire il termine "inflazione" per Austriaci e Keynesiani.

Per un Keynesiano, l'inflazione è un aumento dell'Indice dei Prezzi al Consumo del governo e niente di più. Si tratta di una statistica, una media ponderata dei dati costruita dagli economisti che dovrebbe presumibilmente riflettere la vita economica di Jane e Joe. Finché il CPI non aumenta di più di qualche punto percentuale, per un Keynesiano vi è poca o nessuna inflazione.

Con il CPI che non mostra più di un 2% di aumento annuo nel suo tasso ufficiale di inflazione, Krugman può dire che ciò che l'amministrazione Obama e la Federal Reserve stanno facendo è positivo perché hanno "stimolato" l'economia e non hanno portato alcun problema dal lato dell'inflazione.

Infatti, Krugman esamina i risultati delle azioni del governo e conclude che è evidente che il punto di vista Keynesiano non solo è economicamente corretto ma anche moralmente, poiché i Keynesiani stanno cercando attivamente di rimettere le persone al lavoro mentre gli Austriaci vogliono attendere il lento ed imprevedibile crollo del mercato nella miseria. Il modello Keynesiano potrebbe essere un modello gigantesco di input-output, con input (domanda aggregata) e output (offerta aggregata), ma nondimeno facile da spiegare e da seguire.

Come fa notare Jeffrey Tucker in questo articolo, la caricatura di Krugman sul pensiero Austriaco è semplicemente sbagliata. In primo luogo, gli Austriaci non credono che l'inflazione si possa misurare necessariamente con una statistica del governo; è l'aumento del denaro in circolazione, punto, e gli effetti dell'inflazione non sono sempre facili da catturare nei numeri di Joe e Jane. Invece, troviamo flussi di denaro che seguono asset come le azioni. (L'attuale mercato al rialzo è propagandato come la conseguenza del genio economico del Presidente Obama, così come la bolla azionaria alla fine degli anni '90 è stata attribuita al buon senso del presidente Clinton. George W. Bush si vantava di aver portato alla ribalta il settore immobiliare durante la sua amministrazione fino a quando l'intera bolla è crollata.)

I prezzi delle case sono più alti di quanto dovrebbero essere e certamente più alti in base alle attuali condizioni economiche, e anche se i profitti delle imprese sono elevati, il mercato azionario ha tutti i crismi di un'altra bolla finanziaria insieme con la bolla finanziaria che la FED sta contibuendo ad alimentare nel debito sovrano degli Stati Uniti. In altre parole, la nuova moneta sta prendendo certe vie che stanno interessando i valori degli asset, ma non necessariamente si riflettono nei prezzi al consumo.

Le eccezioni sono rappresentate da quei beni legati strettamente alle materie prime, tra cui cibo, carburante, e, sì, metalli preziosi. Inoltre, come ho già detto in precedenza, la maggior parte degli americani ha visto scendere sensibilmente i propri redditi; sanno che sono sempre più poveri, e la maggior parte della gente non crede che l'economia degli Stati Uniti si basi su solide basi. Tucker scrive:

...come predisse Mises, quello che sembra un progresso economico non è del tutto falso, ma arriva con un messaggio. I redditi non stano aumentando realmente, perché non viene accumulato capitale. La prosperità esiste e continua a ritmo sostenuto, ma ha una base molto debole. Non è nient'altro che un "castello in aria," come direbbe Mises. (In tedesco la parola è Luftschloss, che significa un sogno che non è reale.)

Si noti che lo scenario che disegna Mises può includere cose come l'iperinflazione della storia e della leggenda, ma non ce n'è bisogno. In ogni caso, il denaro cattivo fa danni. E il danno è a lungo termine — non una crisi domani o il giorno dopo, ma un effetto di lungo periodo che erode lentamente la base di un'economia in crescita.

Questo non vuol dire che l'espansione monetaria non abbia alcun effetto sui prezzi al consumo o su quelli della produzione. Infatti, poiché gli Austriaci sostengono una visione del denaro legata all'utilità marginale (l'espansione dell'offerta di moneta riduce il valore dell'unità marginale del denaro, cosa che fa aumentare i prezzi monetari) le enormi espansioni del dollaro spinte dalla FED spingeranno i prezzi più in alto. Non c'è stata iperinflazione perché la maggior parte della quantità di moneta è sotto forma di riserve bancarie che non sono entrate in circolazione. Questa non è la stessa situazione dove i dollari stampati dal governo finiscono direttamente ai lavoratori, come nel caso dello Zimbabwe, della Bolivia, e anche della Germania di Weimar.

No, i problemi della nostra economia non verranno "risolti" con un gigantesco taglio reale dei salari operato dal mercato o dai pianificatori o da una raffica di inflazione; e né saranno risolti con il debito pubblico, con la stampante e con l'acquisto da parte della FED di asset senza valore, solo per cercare di conservare la "fiducia" nelle istituzioni finanziarie e nei governi.

Krugman può ridicolizzare i paradigmi Austriaci della moneta sonante, del risparmio e dell'imprenditorialità, ma funzionano e funzionano bene. Scrive Tucker:

Le persone possono vivere a lungo in una casa senza prestare attenzione al fatto che il pavimento su cui poggia l'edificio è incrinato e decadente.

In questo momento la maggior parte degli americani percepisce che qualcosa non va, ma vengono rassicurati dalle classi politiche e da un gran numero di economisti accademici come Krugman i quali insistono sul fatto che le basi economiche di questa casa sono solide. Allo stesso tempo, le stesse persone che danno voce a queste rassicurazioni stanno prendendo il martello pneumatico per "migliorare" la struttura mentre insistono sul fatto che stanno aiutando l'economia, non la stanno demolendo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/