Bibliografia

martedì 8 gennaio 2013

Il Giappone nel 2013

Attenzione al Giappone, quello che accadrà lì sarà un monito per tutte le altre banche centrali del mondo. Ora Shinzo Abe, il nuovo primo ministro Giapponese, vuole inondare il mondo di carta straccia. Così come le nazioni Occidentali, la nazione Nipponica rifiuta di tagliare la spesa pubblica. Tale strategia permetterebbe di equilibrare il bilancio governativo senza aumentare il carico fiscale, e permetterebbe al settore privato di occupare quelle zone lasciate libere dalla dipartita dello stato. Questo significa significativi passi indietro dello stato. Accadrà? Non credo. Almeno non "volontariamente." In Europa non è accaduto. Negli USA nemmeno. E allo stesso modo il Giappone invece di tagliare le spese percorrerà ancora la strada dello "stimolo monetario," sotto il sempiterno motto "più cartaccia svolazzante, più ricchezza per le persone."
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di Alasdair Macleod


Negli ultimi 23 anni il governo Giapponese ha utilizzato strumenti Keynesiani (come la spesa a deficit) e più recentemente politiche monetariste (come l'espansione dell'offerta di moneta) nel tentativo di impedire all'economia di scivolare in recessione e di promuovere una certa crescita. Sulla carta, ha solo raggiunto il primo obiettivo; in realtà ha evirato la capacità produttiva della sua economia interna.

Prima della bolla speculativa delle fine degli anni '80, l'economia Giapponese era trainata dai risparmi. Il suo forte flusso di risparmio consentì all'industria Giapponese di accedere ad una fonte stabile e a basso costo di capitale reale con il quale era in grado di produrre beni di alta qualità da esportare a prezzi competitivi. Mentre in Giappone non era tutto rosa e fiori, secondo un pensiero di libero mercato, questa caratteristica compensò i suoi peccati economici. Tuttavia arrivò la bolla, alimentata dalla cupidigia istituzionale delle Zaibatsu che attraverso le loro banche generarono una spettacolare espansione del credito. Da allora il governo ha fatto tutto il possibile per impedire la liquidazione degli investimenti di banche e industrie fallite.

Il risultato è un'economia che è di poco progredita sin da allora. Gli investimenti Giapponesi nel settore manifatturiero sono stati diretti altrove, in particolare negli stati del Sud-est Asiatico e in Cina. Quindi il risultato della spesa a deficit è stata una montagna di debito del settore pubblico senza alcun progresso economico interno. Ora che il debito pubblico in rapporto al PIL è al 240%, o oltre ¥1 biliardo, il Giappone ha fatto ricorso alla frenetica stampa di denaro come soluzione finale.

Questo distruggerà la sua moneta; e il Giappone ha anche un altro problema: l'invecchiamento della sua popolazione. Quei risparmiatori di ieri percorrono ora il loro "viale del tramonto" ad un ritmo sempre crescente. Questo significa che diminuirà il capitale reale che l'industria Giapponese può utilizzare per gli investimenti industriali. Questo passaggio dall'accumulo di risparmi al prelievo dei risparmi sta iniziando a trovare riscontro nelle cifre del commercio Giapponese. Ora si sta percorrendo la strada del deficit, un riflesso del cambiamento del settore privato dall'accumulo di risparmio al consumo di risparmio.

Questo non può che portare ad un numero crescente di yen in mani straniere, e la necessità del governo di importare capitali per ripianare i suoi deficit. Il Giappone non potrà più auto-finanziarsi. Ciò implica che i tassi di interesse saliranno, ma pensate ai costi per la nazione più indebitata del mondo.

C'è poco di nuovo nella mia analisi, e certamente non dovrebbe essere una sorpresa. Nell'ultimo decennio i suoi detrattori hanno citato più volte il problema dell'invecchiamento crescente, e per i mercati è stato ovvio che le soluzioni Keynesiane e monetariste non abbiano apportato alcun cambiamento positivo. Dopo tutto, l'indice Nikkei procede ancora a strappi rispetto al suo picco nel Dicembre 1989. L'economia è semplicemente rimasta in una crisi prolungata.

Oggi la differenza è il passaggio verso un deficit commerciale, che immetterà una crescente quantità di yen in mani straniere. Per questo motivo il 2013 è probabile che sia l'anno in cui l'accumulo di deficit pubblici e l'ingigantimento della massa monetaria indebolirà, infine, lo yen.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


14 commenti:

  1. Ciao Francesco

    su usemlab Carbone fa notare la prudenza della Fed che ha annunciato QE3 e 4 ma senza darvi seguito.
    La qual cosa conferma la teoria della stanza col domino ancora in piedi... E le idee di North che riteneva più probabili i default rispetto alla iperinflazione che non conviene alle banche commerciali.
    Vediamo quanto ci mette il Giappone a fare default. Oro in yen ai massimi storici.

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  2. Ok, sono ufficialmente tornato e saranno cazzi vostri :D
    Adesso vedrò di rispondere a tutti commenti in arretrato.

    Nel frattempo, il Giappone pare svolgere il ruolo di stampella del mondo: dopo gli USA, ora si diletteranno ad acquistare cartaccia obbligazionaria Europea. Lo zio Mario e lo zio Ben non sono più soli.

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  3. La guerra delle valute ed i settori tecnologici. Auto giapponesi e hitech a prezzi stracciati in USA ed eurozona? Contromosse Fed e BCE?

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  4. Ciao Andrea.

    Sì Francesco ha ragione, infatti se vai a guardare il grafico della base monetaria ci sono dei "sali e scendi" costanti senza picchi vertiginosi come nei precedenti QE. Credo che al momento la magia l'abbia fatta la lente fuoriuscita di dollari dalle riserve in eccesso: http://research.stlouisfed.org/fredgraph.png?g=emv

    Anche perché M2 ormai è partito per la luna...

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  5. Da zerohedge: e se i fondi pensione giapponesi decidessero di convertire l'1% dei bond del tesoro in oro?

    Per proteggersi dalla svalutazione dello ¥.
    Oro di carta però se non ho capito male. Cmq sono ben 4 anni che la liquidità va short sulle azioni e long sui bond.

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  6. Oggi la Richard Ginori è fallita.
    Secondo Voi gli operai voteranno per forze o idee politiche che favoriranno l'imprenditorialità' in Italia a prescindere dai legami con la casta politicobancaria? Oppure voteranno forze ed idee opposte alla crescita della ricchezza?

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  7. Credo che voteranno chi avanzerà l'offerta milgiore per la loro azienda. Sento già odore di cordate e accordi del genere...

    Chissà perché i media non hanno specificato come mai questa azienda sia fallita. In realtà lo sappiamo benissimo, o possiamo immaginarlo, ma la specificazione di tale argomento avrebbe portato con se (volontariamente o involontariamente) la consapevolezza che questa attività sarebbe ormai inutile sul mercato.

    Da buoni statalisti tutti pronti a difendere i "posti di lavoro," giammai a prendere i nconsiderazione la difesa del lavoratore invece...

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  8. Quesito: fermo restando che le banche centrali dovrebbero sparire proprio perché monopoliste e manipolatrici, chi è che desidera la cosiddetta indipendenza della banca centrale. Che a me pare una ipocrita foglia di fico.
    Le banche centrali, cartello delle b. commerciali, che interesse hanno ad essere indipendenti dal potere politico?

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  9. >Le banche centrali, cartello delle b. commerciali, che interesse hanno ad essere indipendenti dal potere politico?

    Beh, Andrea, sono state create con un legge sancita in un Parlamento. Infatti, nonostante siano entità pubbliche, potrebbero essere nazionalizzate totalmente. (Come accadrebbe se la FED un giorno si rifiutasse di acquistare debito del governo USA.)

    E credo tu sappia benissimo cosa significa una stampante in mano a dei politici... :-)

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  10. Appunto. Ma tutta la crisi della carta straccia di oggi deriva dalla scellerata alleanza tra banchieri e politici. Entrambe si sono arricchiti a spese di tutti quelli lontani dalla mitica stampante monopolistica.
    Dunque perché qualcuno dovrebbe battersi per separare i complici?

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  11. La loro alleanza non è la causa della crisi. Tale alleanza è nata data l'incapacità della classe politica di gestire la politica monetaria.

    La differenza chiave tra la motivazione della classe bancaria e la classe politica è che la prima preferisce una politica monetaria che permetta a loro di trarre profitto dall'attività economica della popolazione in un modo subdolo ed insidioso. Una politica di aperta inflazione condotta dalla classe politica è la via per l'iperinflazione, lo sfacelo della divisione del lavoro e la distruzione del sistema monetario stesso.

    Diversamente dalla classe politica, la classe bancaria è abbastanza astuta da riconoscere le politiche che porteranno all'inflazione di massa ed alla morte del sistema monetario da cui trae profitto come un parassita.

    Prendiamo l'iperinflazione di Weimar ad esempio. Fino al 1923 la Reichsbank era sotto il controllo del Tesoro Tedesco. Fu solo la nomina di Hjalmar Schacht, il quale godeva del pieno sostegno del mondo finanziario internazionale, che arrestò il processo iperinflattivo. Schacht, che era un prodotto della classe bancaria, fu infine in grado di affermare l'indipendenza della Reichsbank dalla classe politica.

    Secondo lo storico Tedesco Holtfrerich, la "Reichsbank sotto Schacht è stata anche chiamata Nebenregierung (governo supplementare), a causa del suo successo nell'imporre la propria volontà sul governo e sui suoi legislatori, creando perciò una situazione di stato dentro lo stato."

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  12. complimenti per la citazione storica

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  13. Grazie della risposta, Francesco.
    Ora capisco meglio la differenza. Il denaro disonesto è il mezzo perverso di strategie differenti. Che si sono incontrate. Ma restano differenti.

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  14. Ciao Francesco cosa pensi dell'emissione di nuove e fiammanti banconote proprio in questo momento da parte della BCE?
    Semplice necessità tecnica o ce qualche cosa sotto?
    Se vogliono puntare a togliere il contante che senso ha rinnovare gli Neuri?

    Grazie

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