sabato 26 gennaio 2013
Il conflitto in Mali non ha niente a che fare con i terroristi
di Assed Baig
Un'altra nazione occidentale ed ex-potenza coloniale ha scatenato l'ennesimo conflitto con un paese africano, bombardandolo dal cielo e attaccandolo da terra. Ci è stato detto che la Francia sta combattendo in Mali per respingere degli "islamisti" ribelli (non mi trovo a mio agio con la parola "islamista," anche perché non ho mai sentito parlare di un "cristianista") accusati di essere estremisti, terroristi e fanatici -- scegliete voi quali tra queste etichette si adatta meglio ai nemici dell'Occidente.
Ancora una volta, come in Afghanistan, ci viene detto che questa battaglia si sta combattendo per ragioni ideologiche. I ribelli sono estremisti, hanno distrutto il patrimonio storico ed amputato arti in base alle loro interpretazioni religiose. Tuttavia vorrei sfatare il mito che la Francia sia andata in Mali per lottare contro degli estremisti.
L'Occidente non ha alcuna superiorità morale; un breve sguardo al suo passato ci mostra che il retaggio coloniale della Francia in Nord Africa può essere ricondotto ad un terrorismo di stato da manuale. Se l'Occidente fosse veramente preoccupato per la distruzione del patrimonio storico, le mutilazioni e le esecuzioni, allora c'è uno stato che supera di gran lunga tutto quello che hanno fatto i ribelli in Mali: l'Arabia Saudita.
Inoltre, l'ideologia e l'approccio religioso dei ribelli del Mali hanno origine dallo stato saudita e dal movimento wahabita/salafita. L'Occidente gode di un ottimo rapporto con l'Arabia Saudita. Possiamo vedere spesso come i leader occidentali abbraccino e bacino i leader sauditi, come si godano l'ospitalità dello stato saudita, senza però menzionare la distruzione del patrimonio storico, il trattamento dei lavoratori stranieri, le esecuzioni, le mutilazioni e il soggetto preferito dall'Occidente quando desidera andare in guerra -- il trattamento delle donne. I nostri leader sono troppo indaffarati a riempire di armi l'Arabia Saudita piuttosto che farle la morale.
Se questa battaglia non è combattuta per motivi ideologici, allora a cosa serve? La risposta, seppur cinica, è semplice. Risorse. Il Mali è ricco di risorse, dall'uranio all'oro. La nazione africana è conosciuta per le sue grandi riserve auree e, più recentemente, per la sua disponibilità di petrolio e di uranio. Se i ribelli avessero espresso il loro amore per l'Occidente ed aperto il mercato del Mali alle società estere (permettendo la lisciviazione delle risorse), non avremmo sentito una parola di obiezione da Francia, Regno Unito o qualsiasi altra potenza. Invece, vediamo che c'è una corsa per accaparrarsi una fetta di questa torta africana. Ognuno corre a combattere i "terroristi" in Mali. La Francia è in cerca di sicurezza energetica. A quanto pare, il flusso di uranio nei reattori nucleari della Francia non deve interrompersi. I cosiddetti ribelli sono un male per gli affari.
L'America non ebbe problemi ad ignorare la presenza di talebani nei territori degli Stati Uniti quando pensavano di poterli conquistare con le offerte sui gasdotti. La loro ideologia non era un problema allora, diventa un problema solo se qualcuno contesta o mette in discussione l'egemonia occidentale.
L'arroganza e l'ignoranza che la gente di tutto il mondo si trova ad affrontare è stupefacente. Se questi ribelli del Mali si fossero trovati in Siria o in Libia (all'epoca di Gheddafi) sarebbero stati chiamati rivoluzionari, avrebbero ricevuto finanziamenti, formazione ed armi dall'Occidente. Questi ribelli, però, stanno combattendo un governo che non è nemico dell'Occidente, e purtroppo per loro si trovano nel luogo sbagliato. Forse avrebbero dovuto chiedere un reclutamento in Siria?
Come per ogni intervento all'estero, c'è sempre un effetto boomerang ed una certa destabilizzazione tra i paesi vicini. L'Afghanistan e le difficoltà in Pakistan sono un esempio lampante. L'attacco ad un impianto di gas in Algeria è sembrata una conseguenza diretta dell'intervento occidentale in Mali.
Se l'Occidente non avesse attaccato il Mali, probabilmente non ci sarebbero stati ostaggi in Algeria e, soprattutto, non ci sarebbero stati morti. I report ci dicono che i ribelli in Algeria erano alla ricerca di occidentali. Il ministro degli esteri ha negato che l'Algeria avesse a che fare con l'intervento nel vicino Mali. Stavolta la popolazione non s'è fatta fregare così facilmente, soprattutto in seguito all'Afghanistan e all'Iraq. Ci viene ricordato che l'Occidente è impegnato in Mali per combattere questi "terroristi," ma l'Occidente è stato lieto di sostenere gruppi e leader per i quali i diritti umani erano tutt'altro che fondamentali. Dal generale Suharto in Indonesia fino alla resistenza afgana durante l'occupazione sovietica, l'Occidente non ha dimostrato alcuna superiorità morale quando si tratta di diritti umani.
Non ci sarebbe stato alcun interrvento in Mali se i Tuareg non fossero stati cacciati dalla Libia e non fossero di conseguenza tornati nella loro regione, armati e addestrati, alla ricerca dei propri diritti e del riconoscimento come popolo. La spartizione coloniale dell'Africa e l'elaborazione artificiali delle frontiere ha negato tale riconoscimento ai Tuareg. In Mali c'è stata un'alleanza di vari gruppi con interessi diversi, ma il loro nemico è lo stesso -- il governo a Bamako che simpatizza per l'Occidente.
Non sto difendendo i ribelli salafiti/wahabiti o il loro approccio letterale e brutale. Sto semplicemente sottolineando le contraddizioni palesi delle potenze occidentali. La Francia e l'Occidente, a mio parere, sono molto più brutali di qualsiasi gruppo ribelle. Sganciare bombe sui villaggi ed assassinare bambini non è qualcosa che dovrebbe essere applaudito, ma i galoppini del governo sono sempre lì per farci odiare le persone che dovrebbero avere la nostra simpatia e per farci amare quelli che dovrebbe avere la nostra indignazione.
Un giorno la gente si guarderà indietro e rifletterà su queste cosiddette "guerre di liberazione" vedendole per quello che sono -- politici che antepongono interessi finanziari alla vita delle persone e che si forgiano di una falsa patina di superiorità morale.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Ciao Francesco
RispondiEliminanon ricordo che percentuale di energia elettrica compri l'Italia dal nucleare francese. Ma è tanta roba. Per questo le nostre basi e lo spazio aereo ai cuginetti.
Non ricordo di aver firmato alcuna autorizzazione ad alcun rappresentante politico istituzionale.
Non mi sento responsabile per quello che accade la'. È una rapina criminale. È un mondo governato da criminali sociopatici.
Avrebbero potuto pagare. Ma forse nessuno ha accettato le loro perline. Quelle che stampano a piacer loro.
La politica estera di Ron Paul è utopia ed io sono un ingrato?
RispondiEliminaMica si può fare la guerra a tutti...
RispondiEliminai maccabei di park ave sono i più temibili talibani di tutti. aizzano i popoli uno contro l'altro.
RispondiEliminabob
Ciao a tutti.
RispondiEliminaA me, da quando ho letto questa notizia, frulla per la testa una certa connessione. Potrei anche sbagliarmi, ma ve la espongo a titolo di "chiacchiere in libertà." Dell'articolo mi ha colpito la parte in cui si sottolineava che il Mali fosse un paese da tempo conosciuto per le sue riserve auree.
Ora, in questo conflitto i principali protagonisti sono USA e Francia. Guarda caso le stesse nazioni che sono state chiamate in causa dalla Germania per restituire un determinato ammontare di oro. Si sospetta che l'oro posseduto da certe banche centrali non sia più il loro. (Solo un auditi indipendente della banca centrale potrebbe far luce su questo fatto, ma le opposizioni sono molteplici.)In questo marasma di contratti di locazione, l'oro dovrà essere consegnato... in un modo o nell'altro.
strano che le rivendicazioni della germania non costituiscano un casus belli!
RispondiEliminabob
il rimpatrio delle riserve aurifere del venezuela e il successivo rovesciamento di gaddafi con le riserve d'oro libiche all'estero facilmente accessibili - deus ex machina?
RispondiEliminabob
Ciao bob.
RispondiEliminaCredo che qui la questione sia solo una: quando subentra il panico, di solito si tende a fare la cosa più veloce e più stupida per "risolverlo." Così stanno facendo la maggior parte delle nazioni nel mondo in risposta alle loro necessità energetiche.
L'energia è limitata in natura, soprattutto quella già disponibile e usabile. Ma ancora più importante è di gran lunga più difficile individuare quella efficiente. Infatti, se ci pensiamo bene, il progresso umano è arrivato grazie ad un uso efficiente dell'energia. Per centinaia di migliaia di anni l'uomo ha avuto accesso allo stesso tipo di energia a cui avevano accesso tutti gli altri animali: mangiava quello che trovava o cacciava.
Col tempo, le sue facoltà mentali si sono sviluppate e con esse il tipo di strategie che avrebbe potuto usare per prosperare (es. agricoltura, irrigazione, progetti collettivi, ecc.). Ma questo incremento delel facoltà non è arrivato senza prezzo: il suo cervell oaveva bisogno di maggiore energia e di qualità "superiore." L'energia utilizzabile è una funzione della tecnologia esistente in quel periodo.
Per dire, anche le vacche sono una sorta di macchianrio (ingurgitano degli input che poi trasformano in prodotti consumabili dall'uomo come il latte). Ma il macchinario più efficiente che col tempo è stato creato dall'uomo è stato il motore a vapore che ha consentito alla popolazione di fare un balzo tecnologico e sociale enorme. C'è voluto del tempo affinché si diffondesse, ma ha permesso all'uomo di consumare un sacco di energia in più rispetto a prima.
L'individuo era lo specchio della sua epoca. L'efficienza, l'inventiva, l'avanzamento tecnologico erano tutte caratteristiche fortemente incentivate e lo sfruttamento di determinate energie stava da poco cambiando la faccia del mondo. Poi è successo qualcosa. Ad esempio, nel 1910 la Russia aveva uno dei tassi di crescita più alti al mondo, poi è arrivata la rivoluzione bolscevica e per i successivi 70 anni l'energia del paese è andata sprecata. Lo stesso per la Cina fino a Deng Xiaoping.
Oggi, l'America consuma in media 327 GJ di energia, diveramente da Cina (48), India (21), ecc. [fonte]. Questo per dire che i paesi occidentali hanno raggiunto la linea dei cosiddetti rendimenti decrescenti, e maggiore energia in base alla tecnologia esistente non farà alcuna differenza per ottenere una fantomatica crescita. Il mondo in cui vivono Europa e USA oggi è pressoché uguale a quello di 50 anni fa, a parte i gadget elettronici. Sarà energia sprecata.
La pianificazione centrale non ha scampo dal Grande Default.
Formidabile e spassoso pezzo di Gary North su Davos e Rockefeller, sul NWO e gli utili idioti del sociale.
RispondiEliminahttp://lewrockwell.com/north/north1255.html
Presto Andrea, molto presto... ;-)
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