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di Sheldon Richman
ERNEST HEMINGWAY: Credo di iniziare a capire i ricchi.
MARY COLUM: L'unica differenza tra i ricchi e gli altri è che i ricchi hanno più soldi.
Il critico letterario Irlandese Mary Colum si sbagliava. Il valore patrimoniale netto non è l'unico modo per cui i ricchi differiscono dal resto di noi — almeno non in un'economia corporativista. Più importanti sono l'influenza e l'accesso al potere, la capacità di subordinare le persone normali alle organizzazioni politiche e aziendali.
A dire il vero, il denaro può comprare tale accesso, ma solo in alcuni ambienti istituzionali. In una società in cui lo stato e l'economia sarebbero separati (assumendo che questo sia anche concettualmente possibile), o meglio ancora in una società senza stato, la ricchezza non rappresenterebbe il tipo di minaccia che rappresenta nel nostro sistema corporativista (rispetto ad un libero mercato decentrato).
Adam Smith, nel famoso La Ricchezza delle Nazioni, scrisse che: "[le persone] che svolgono il medesimo mestiere si incontrano di rado, anche per divertimento e svago, ma la conversazione finisce in una cospirazione contro la popolazione, o in qualche espediente per aumentare i prezzi." Molto meno conosciuto è questo pezzo: "E' impossibile prevenire tali riunioni, attraverso una legge che sia possibile applicare o che sia coerente con la libertà o la giustizia. Ma se la legge non può ostacolare l'incontro di persone che svolgono lo stesso mestiere, non dovrebbe fare nulla per facilitare tali riunioni; tanto meno renderle necessarie."
Il fatto è che il governo dello stato corporativista facilita i "complotti" contro la popolazione che altrimenti non potrebbero aver luogo. In più, a causa di questa agevolazione, è ragionevole pensare che la disparità di reddito che si pone naturalmente in virtù delle differenze tra gli esseri umani è drammaticamente esagerata. Siamo in grado di identificare le diverse fonti di questa accumulazione di ricchezza innaturale.
Una fonte primaria è il sistema finanziario Americano, che sin dal 1914 è ruotato intorno al cartello bancario centrale sponsorizzato dal governo, la Federal Reserve. Per capire questo, dobbiamo affermare anzitutto che, in un'economia di mercato avanzata con una divisione del lavoro ben sviluppata, il mercato dei capitali diventa il "punto centrale nel processo decisionale imprenditoriale," come dissero Walter E. Grinder e John Hagel III, entro il punto di vista della scuola Austriaca, nel loro lavoro del 1977, “Toward a Theory of State Capitalism: Ultimate Decision-Making and Class Structure.”
Grinder e Hagel, sottolineando il ruolo cruciale dell'imprenditorialità nello scoprire e diffondere la conoscenza e il coordinamento dei diversi modelli di produzione e consumo, scrivono: "L'evoluzione delle economie di mercato [...] suggerisce che l'attività d'impresa può diventare sempre più concentrata all'interno del mercato dei capitali, poiché la specializzazione funzionale dell'economia diventa sempre più pronunciata."
Ciò suona minaccioso, ma fino a quando il mercato è privo di interferenze del governo, questa "concentrazione" non rappresenta una minaccia. "Nulla in questa analisi deve essere interpretato come un'insidia di monopolizzazione del processo decisionale nell'ambito del sistema di mercato non statale," scrivono.
I fattori di mercato [vale a dire, la concorrenza libera e aperta] escludono la possibilità che il processo decisionale imprenditoriale possa essere monopolizzato dalle istituzioni finanziarie. [...] Il processo decisionale in seno al mercato dei capitali opera entro i limiti severi imposti dal processo di mercato competitivo e questi vincoli assicurano che il processo decisionale contribuisca alla ripartizione ottimale delle risorse economiche all'interno del sistema.
Tutto cambia, tuttavia, quando interviene lo stato. Il ruolo centrale del sistema bancario in una economia avanzata non solo viene ingrandito, ma trasformato attraverso il suo "isolamento [...] dalle pressioni concorrenziali inerenti ad un libero mercato." Solo lo stato può erigere barriere all'entrata e fornire altri vantaggi agli interessi privilegiati che sono irraggiungibili sul mercato.
Qui è importante la teoria originale della classe formulata nel XIX secolo dagli economisti classici e liberali Francesi. Furono questi radicali del laissez-faire che sottolinearono che emergono due classi più o meno rigide non appena lo stato inizia la distribuzione dei frutti del lavoro attraverso l'imposizione fiscale: i contribuenti e i consumatori di tasse. Nasce quindi la ricerca della rendita.
Non occorre molta immaginazione per vedere che gli individui più ricchi — molti dei quali, nella storia Anglo-Americana, arrivarono nella loro posizione attraverso la recinzione dei beni comuni, concessioni terriere, e sussidi mercantilisti — avranno un vantaggio sugli altri sfruttando il controllo dell'apparato statale. (Il teorico economico Kevin A. Carson definisce il beneficio continuo di questo vantaggio iniziale come "sovvenzione della storia.") E in effetti ce l'hanno.
"Sembra ragionevole supporre che gli individui [nella classe dei consumatori di tasse] che condividono interessi oggettivi tenderanno a far emergere una "coscienza di classe" comune," scrivono Grinder e Hagel. (Karl Marx riconobbe il suo debito nei confronti degli economisti Francesi per la sua, fondamentalmente diversa, analisi della classe.)
Non sorprende che in un'economia di mercato basata sul denaro, il settore finanziario (con il suo ruolo centrale) sarà di particolare interesse per i governanti e per i loro associati nel settore "privato." "Storicamente, l'intervento dello stato nel sistema bancario fu una delle prime forme di intervento nel sistema di mercato," scrivono Grinder e Hagel. Sottolineano come questo intervento giochi un ruolo fondamentale nel cambiare la tacita ideologia di una popolazione:
Negli Stati Uniti, questo intervento coinvolgeva inizialmente misure sporadiche, sia a livello federale e statale, le quali generavano una distorsione inflazionistica della massa monetaria ed interruzioni cicliche dell'attività economica. Le perturbazioni che accompagnavano il ciclo economico erano un fattore importante nella trasformazione dell'ideologia dominante negli Stati Uniti, da un'adesione generale alla dottrina del laissez-faire ad un'ideologia del capitalismo politico che considerava lo stato come uno strumento necessario per la razionalizzazione e la stabilizzazione di un ordine economico intrinsecamente instabile.
In breve, l'intervento finanziario per conto dei gruppi benestanti e ben collegati genera recessioni, depressioni e disoccupazione di lunga durata, che a loro volta generano lavoro vulnerabile e classi medie che, ignoranti di economia, sono disposte ad accettare uno stato più potente, che genera più interventi per conto dei ricchi, e così via in un circolo vizioso.
Il denaro fiat, le banche centrali, e la spesa a deficit promuovono e rafforzano la plutocrazia in una varietà di modi. Il debito pubblico offre opportunità per la speculazione da parte degli insider e dà luogo ad un settore fondato sulla tratta redditizia dei titoli del Tesoro. Questo settore avrà interessi di profitto affinché lo stato diventi più grande e la spesa a deficit cronica.
Il debito pubblico rende l'inflazione dell'offerta di denaro una politica interessante per lo stato e la sua banca centrale — per non parlare delle parti principali nel sistema finanziario. Negli Stati Uniti, il Tesoro prende in prestito denaro con la vendita di buoni fruttiferi. Quando la Federal Reserve vuole espandere l'offerta di moneta, per esempio, anima l'economia, acquista le obbligazioni dalle banche e da agenti di cambio con denaro creato dal nulla. Ora la FED diventa l'obbligazionista, ma per legge deve ridare la maggior parte degli interessi al Tesoro, concedendo così al governo un prestito praticamente senza interessi. Con i suoi costi sugli interessi ridotti in questo modo, il governo è in grado di prendere in prestito e spendere ancora più soldi — per il militarismo e per la guerra, ad esempio — e il processo può ricominciare. (In questi giorni la FED ricopre anche un nuovo ruolo come allocatore centrale del credito ad imprese e industrie specifiche.)
Nel frattempo, il sistema bancario riceve i soldi appena creati, e qui risiede un altro vantaggio a scapito di tutti noi. L'inflazione monetaria sotto le giuste condizioni produce inflazione nei prezzi, poiché le banche piramidano i prestiti in cima delle riserve fiat. (Questo può essere compensato, e oggi lo è in gran parte, se la FED paga le banche affinché conservino la nuova moneta nei loro conti fruttiferi presso la FED piuttosto che concedere prestiti.)
Ma la scuola Austriaca da tempo va sottolineando due aspetti trascurati dell'inflazione. In primo luogo, la nuova moneta entra nell'economia in punti specifici, piuttosto che essere distribuita in modo uniforme attraverso "l'effetto elicottero." In secondo luogo, il denaro non è neutro.
Dal momento che il denaro creato dalla FED raggiunge gli interessi privilegiati prima di filtrare in tutta l'economia, i percettori primi — banche, commercianti di valori mobiliari, imprenditori legati allo stato — hanno il vantaggio di un potere d'acquisto maggiore prima di un aumento dei prezzi. La maggior parte dei lavoratori salariati e le persone a reddito fisso, d'altra parte, vedono prezzi più elevati prima che possano ricevere maggiori redditi nominali o benefici della Previdenza Sociale. I pensionati senza adeguamenti al costo della vita sono pesantemente svantaggiati.
La non neutralità della moneta significa che l'inflazione nei prezzi non fa salire in modo uniforme il "livello generale dei prezzi," lasciando invariata l'economia reale. Piuttosto, l'inflazione cambia i prezzi relativi in risposta alla spesa da parte dei percettori primi della moneta, deviando la produzione verso tali beneficiari privilegiati. Considerando quanto siano essenziali i prezzi nel coordinamento della produzione e del consumo in un libero mercato, l'inflazione rende il sistema economico meno efficiente nei confronti della massa dei consumatori. Così l'inflazione, scrisse l'economista Murray Rothbard, "cambia la distribuzione del reddito e della ricchezza."
L'inflazione nei prezzi è nota per favorire i debitori perché i prestiti sono rimborsati in denaro con meno potere d'acquisto. Questo in un primo momento va a beneficio delle persone a basso reddito e di altri debitori, almeno fino a quando i tassi di interesse sulla carta di credito aumentano. Ma anche le grandi imprese sono grandi mutuatari — specialmente in questi giorni di attività ad elevata leva finanziaria — e quindi anche loro traggono beneficio dall'inflazione. Anche se le banche e i creditori sono i perdenti, le grandi banche ce la fanno vendendo titoli di stato ad un premio e piramidando i prestiti sopra i depositi degli agenti di cambio.
Quando le persone realizzano che il loro potere d'acquisto è in calo a causa della tassa nascosta rappresentata dall'inflazione, vorranno intraprendere strategie per preservare la loro ricchezza. Chi è in una posizione migliore per assumere consulenti affinché lo direzioni verso strategie esoteriche, i ricchi o le persone modeste?
Il risultato è la "finanziarizzazione," in cui i mercati finanziari e le banche svolgono un ruolo sempre più grande nella vita delle persone. Ad esempio, la politica inflazionistica della FED che prevede bassi tassi rende inutili i risparmi tradizionali per preservare ed accrescere la propria ricchezza. Dove una volta una persona con mezzi modesti poteva mettere il proprio denaro in un conto di una banca locale a circa il 5% di interesse composto, oggi quel conto guadagna circa l'1%, mentre l'indice dei prezzi al consumo sale di circa il 2%. I risparmiatori sono così costretti a ripiegare in certificati di deposito meno liquidi o fondi del mercato monetario meno familiari (sorti perché negli anni '70 lo stato ridusse gli interessi sui libretti di risparmio). La politica della FED alimenta in tal modo l'attività nel settore finanziario.
L'inflazione è anche colpevole per il ciclo economico, che non è una caratteristica naturale dell'economia di mercato. La politica della FED volta a ridurre i tassi di interesse, una politica particolarmente favorita da imprese ad alta intensità di capitale lontane dall'ambiente dei beni di consumo, distorce la struttura temporale della produzione. In un libero mercato, bassi tassi di interesse segnalano un aumento dei risparmi, cioè una propensione per il consumo futuro rispetto a quello presente, ed alti tassi segnalano il contrario. Ecco la funzione coordinativa del sistema dei prezzi: il consumo differito abbassa i tassi di interesse, rendendo la produzione più economica— ad esempio la ricerca e lo sviluppo, e le industrie estrattive — nelle prime fasi. Risorse e lavoro possono opportunamente spostarsi da beni di consumo a beni di capitale.
Ma cosa succede se i tassi di interesse non calano perché le preferenze dei consumatori sono cambiate, ma perché la FED ha creato credito? Gli investitori saranno indotti a pensare che sono disponibili nuove risorse per la produzione, così devieranno risorse e manodopera verso di essi. Ma i consumatori sono ancora orientati al consumo presente. Dal momento che le risorse non possono essere impiegate in entrambi gli scopi, la situazione non può durare. Al boom segue il bust. Pensate a tutti quei lavoratori disoccupati nel settore edile e alle "risorse inattive" che sono state impiegate nel settore immobiliare.
Mentre alcune persone ricche possono essere danneggiate dalla recessione, sono molto meglio posizionate per proteggersi e riprendersi rispetto ai lavoratori che vengono licenziati dai loro posti di lavoro. Inoltre, anche dopo la ripresa, la consapevolezza della minaccia di recessione può rendere la forza lavoro più docile. Il ciclo economico indebolisce quindi il potere contrattuale dei lavoratori, consentendo ai capi di trattenere più frutti da una maggiore produttività.
Morale della favola: l'inflazione e il ciclo economico incanalano la ricchezza dai poveri ai ricchi.
Il sistema finanziario non è l'unico modo con cui i ricchi si avvantaggiano a spese di tutti gli altri. L'élite corporativa ha un migliore accesso alle agenzie di regolazione e a coloro che scrivono le leggi rispetto al resto di noi. (L'economista dell'Università di Chicago George Stigler l'ha definito la "presa normativa.") La ricchezza, inoltre, fornisce all'élite un percorso più chiaro verso i politici e i candidati alle cariche pubbliche, i quali saranno suscettibili a politiche che renderanno felici i contribuenti ricchi, come sussidi, salvataggi e altre misure che socializzano i costi e privatizzano i profitti extra-mercato. La "riforma" sui finanziamenti in campagna elettorale non cambia questi aspetti, e anche le campagne elettorali finanziate dalle tasse fanno solamente passare in secondo piano il quid-pro-quo.
Infine, una fonte importante di distribuzione della ricchezza verso l'alto è la proprietà intellettuale. Trattando idee ed informazioni come se fossero oggetti di proprietà, le leggi sulla proprietà intellettuale privano la popolazione dei benefici che un mercato competitivo socializzerebbe naturalmente.
La comprensione tradizionale di ricchi e poveri, di capitalismo e socialismo, è profondamente fuorviante. Un'economia corporativa e mista istituzionalizza il privilegio finanziario in modi che sono trascurati nella quotidianità del dibattito politico — in parte a causa delle deformazioni ideologiche create dal sistema stesso. Come il macroeconomista e Austriaco Steven Horwitz ha sottolineato in una conferenza di quest'anno, non c'è bisogno di essere un Marxista per vedere che lo stato è davvero la commissione esecutiva della classe dirigente.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Ciao Francesco,
RispondiEliminaancora un articolo che dimostra la perversione del sistema statuale: il capitalismo corporativo ed i privilegi di uno stretto rapporto con le strutture pubbliche.
Riguarda anche il grande sindacato o le grandi cooperative.
Comunque sia, e chiunque vinca... NOI perdiamo.
A non rendercene conto forse soffriremmo meno.
Così invece ci si sente... impotenti spettatori che cercano qualche scialuppa.
Finirà male. Con la ristrutturazione dei debiti. E' molto più probabile la bancarotta, il default. Piuttosto che l'iperinflazione.
Si troveranno molto male tutti quelli che continuano a credere a chi li tradirà.
Per il futuro: siamo un Paese mediterraneo postfascista e postcomunista, con una popolazione irretita dal mantra statalista e socialdemocratico.
Finiremo proprio come l'Argentina, nonostante le nostre differenze e peculiarità. Qualcuno proverà anche la secessione, ma non ci credo troppo.
E' sicuro, invece, che dopo il default dello stato la gente ne chiederà altro e molto dippiù. Avremo anche noi la nostra Kirchner... e così via.
I servi cercano sempre un padrone, a volte benevolo, a volte tirannico. Ma sono sicuro che lo troveranno facilmente e democraticamente.
Troppo negativo?
D'altronde noi X-men siamo fatti così: devianti. Isolati e sgomenti.
E non c'è possibilità alcuna per noi da queste parti ed in questo contesto storico.
Ma ora ti chiedo una cosa: moltissimi riuscirono ad arricchirsi senza colpo ferire con l'ingresso dell'euro.
Lo ricordiamo bene tutti.
Da un giorno all'altro chi aveva i magazzini pieni raddoppiò il valore della propria merce.
Diminuì di colpo della metà il potere d'acquisto di tutti quelli che non poterono partecipare a quel gioco.
Che tipo di inflazione fu?
La massa monetaria rimase la stessa? Penso di sì. Cambiò la valuta. Da una più debole ad una molto più forte per il commercio estero.
Ma entro i confini fu un bagno di lacrime e sangue. Secondo me un furto legale. Immorale come ogni furto, ma assolutamente legale. Un trasferimento di ricchezza ci fu senza dubbio. Una bolla particolare?
Puoi spiegare in termini Austriaci cosa accadde? Grazie.
Ciao Andrea.
RispondiEliminaPer quanto foschi siano gli scenari che possiamo aspettarci, il tuo rientra in quelli probabili. Come si diceva qualche post addietro, la rivoluzione e l'abbandono dell'attuale forma mentis probabilmente non partirà dal nostro paese. Dopo il default, è possibile la trasformazione completa in una Repubblica delle Banane. Gli USA l osono già.
>Ma entro i confini fu un bagno di lacrime e sangue. Secondo me un furto legale. Immorale come ogni furto, ma assolutamente legale. Un trasferimento di ricchezza ci fu senza dubbio. Una bolla particolare?
Puoi spiegare in termini Austriaci cosa accadde? Grazie.
Per rispondere a questa domanda, ti riporto l'analisi che presentai in un commento a questo articolo.
Il cambiamento dei prezzi al dettaglio parte da molto lontano. Credo che un peso può averlo avuto la coniazione di monete metalliche: 2001, 2002, 2003, 2004.
L’Italia ha un "picco" nel 2002, ovvero con l’introduzione dell’euro, soprattutto in termini relativi con le altre nazioni. Se consideriamo il fatto che le banconote da £5,000 lire e da £1,000 lire sono "diventate" monete da €1 e €2, il sospetto che lo stato (con l’approvazione dela BCE) ne abbia approfittato coniando uno sproposito di monete non è così campata in aria.
Conta che €4 miliardi in monete sono davvero tanti, se pensi che nello stesso periodo la somma delle banconote in circolazione ed i depositi legali si aggirava intorno ai €72 miliardi (voci 1 & 2 pag.30).
Infatti se leggi a pag.241:
"In Italia, la crescita degli aggregati monetari è stata più elevata che nel resto dell’area, riflettendo soprattutto la ricomposizione dei portafogli delle famiglie, particolarmente intensa nel corso dell’anno Al netto del circolante (non più misurabile a livello nazionale dopo l’introduzione delle banconote e delle monete in euro), la crescita sui dodici mesi del contributo italiano alla M3 dell’area è stata del 9,5 per cento nel 2002 (9,3 nel 2001)."
Le autorità non hanno alcuna intenzione di vigilare, perché sono le stesse che truffano. L'eccessiva burocrazia e la tassazione selvaggia finisce di azzoppare la crescita.
mi pare il libro di bagus, che ancora non ho letto, o forse quello di north, anch'esso sullo scaffale in attesa ahimè come tanti, parli proprio del differenziale euro. a naso l'abbassamento della riserva dal 20 circa (18) al ha creato un bel moltiplicatore di moneta bancaria. ed ovviamente gli immobili coi mutui sono una delle prime cose a gonfiarsi. senza contare che l abbassamento della riserva è stata una rincorsa sin dal riscaldamento dell approssimarsi del change. in contemporanea veniva da clinton abolita la glass steagall causando la moltiplicazione della moneta in usa attraverso lo shadow banking. lo so che qui francesco ha delle riserve ma se non fu influente nel 29 non vuol dire che oggi non lo sia stato. come noto il marxista che si aggira tra noi, questa accelerazione avvenne poco dopo la caduta del muro. qui non lo so, non voglio fare il dietologo, ma mi interrogo su queste coincidenze temporali e sul perché
RispondiEliminahttp://www.gordontlong.com/key-conclusions.htm
RispondiEliminacondivisibili?
>condivisibili?
RispondiEliminaSì, un buon riassunto.