Bibliografia

mercoledì 26 dicembre 2012

Babbo Natale Keynes e il Grinch Hayekiano

«[...] La gente parla del cosiddetto incoraggiamento governativo alla produzione. Tuttavia, il governo non può incoraggiare una branca di produzione fuorché riducendo altre branche. Sottraendo fattori di produzione dalle branche in cui la libera economia di mercato li impiegherebbe e dirigendoli su altre branche. Importa poco la procedura amministrativa cui il governo ricorre per realizzare questo effetto. Può sussidiare apertamente o larvatamente mediante tariffe e così costringere i sudditi a sostenerne i costi. Ciò che soltanto conta è che la gente è costretta a rinunciare ad alcune soddisfazioni che valuta di più ed è compensata soltanto da soddisfazioni che valuta di meno. Al fondo dell'argomento interventista c'è sempre l'idea che il governo o lo stato sia un'entità al di fuori e al di sopra del processo sociale di produzione, e che esso possieda qualcosa che non è tratto dalla tassazione dei sudditi e possa spendere questo mitico qualcosa per scopi definiti. Questa è la favola di Santa Claus elevata da Lord Keynes a dignità di dottrina economica ed entusiasticamente avallata da tutti coloro che si aspettano personale vantaggio dalla spesa governativa. Anche contro questi errori popolari occorre sottolineare il truismo che il governo può spendere o investire soltanto ciò che toglie ai suoi cittadini e che la sua spesa e i suoi investimenti addizionali riducono d'altrettanto la spesa e gli investimenti dei cittadini.
Mentre il governo non ha potere di arricchire la gente interferendo negli affari, è certo che ha potere di renderla meno soddisfatta restringendo la produzione.»

-- Ludwig Von Mises, Azione Umana, Cap. XXIX, sez. 1
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di Peter Foster


Ci stiamo avvicinando al quarto Natale del grande dibattito tra i candidi sostenitori di Babbo Natale Keynes e gli accoliti dal cuore di pietra del Grinch Hayekiano. O almeno è così che i Keynesiani paiono vederla.

Importanti fan statalisti di John Maynard Keynes, come i premi Nobel Paul Krugman e George Stiglitz, e Lord Robert Skidelsky (biografo di Keynes), tendono ad essere dei moralisti che castigano i loro avversari per essere dei masochisti inflessibili piuttosto che dei seri studenti di leggi immutabili. La loro domanda indignata è: "Vorreste che non facessimo niente?" La risposta dei sostenitori di Friedrich Hayek e della sua economia "Austriaca" di libero mercato è: "Sì, dal momento che ciò che si sta facendo equivale a peggiorare le cose. Inoltre, sono le vostre politiche che causano le crisi."

I Keynesiani non solo non riescono a comprendere l'economia Austriaca — in cui si sottolinea che i dollari delle tasse o del debito pubblico deviati nel laboratorio di Babbo Natale per produrre ciò che la gente non vuole (come buchi nel terreno, piramidi o mulini a vento) avranno dolorose conseguenze a lungo termine — la condannano sulla base del fatto che gli Austriaci gioiscono nella sofferenza.

Anche perché, chi non vuole credere in Babbo Natale? (Buoni o cattivi non c'entra. Basta che faccia lavorare quegli elfi.) E chi potrebbe sostenere il meschino tipo verde che voleva svuotare di tutto il divertimento il villaggio dei Chissàchi?

L'ultimo campione di Keynes, economicamente benigno e più "morale," è Peter Berezin, il caporedattore della Bank Credit Analyst. Nel numero di Dicembre, Berezin produce un lungo pezzo, Hayek vs. Keynes: Weighing the Evidence, in cui si suggerisce che Keynes stia vincendo la battaglia.

L'affermazione è a dir poco discutibile.

Il Keynesismo è essenzialmente una confutazione dell'ordine naturale guidato dalla Mano Invisible di Adam Smith. Smith avrebbe etichettato Keynes come un "uomo di sistema" che ha scambiato l'economia per una macchina e gli attori economici per dei pezzi degli scacchi. Gli Austriaci sono gli eredi politicamente impopolari di Smith.

Rigurgitando una torbida storia, Berezin scrive: "L'apparente successo del New Deal di Roosevelt, e il fatto che l'enorme spesa pubblica per lo sforzo bellico portò alla fine della Depressione, sembrò convalidare le opinioni di Keynes."

Eccu appunto: sembrò.

In effetti, fu il New Deal di FDR — che, come le politiche di Obama, demonizzò "i ricchi," promosse il Big Government, e creò incertezza — che contribuì a rendere la Depressione "Grande." Nel frattempo, come può la guerra creare crescita reale o "curare" la disoccupazione se non forzando le persone nelle uniformi?

Berezin riconosce il crollo del Keynesismo in mezzo alla stagflazione degli anni '70, ma sostiene il successo della sua rinascita dopo la crisi del 2008 — o almeno non ha (ancora) prodotto i disastri suggeriti dagli Austriaci.

La sua tesi per il trionfo Keynesiano è che lo stimolo abbia davvero creato posti di lavoro. Nessuno nega, tuttavia, che il governo sia in grado di creare lavoro a breve termine. La questione è se sono posti di lavoro sostenibili. Nel frattempo rivendica l'impatto significativo della spesa pubblica in base a degli studi di gente del calibro di Niels Veldhuis del Fraser Institute e di John Taylor della Stanford University.

Berezin afferma che "i discepoli di Friedrich Hayek" (che non identifica) hanno fatto tre previsioni circa la risposta del governo nel 2008: "impennata" dei tassi di interesse, inflazione "galoppante," e che l'austerità fiscale avrebbe "rilanciato la crescita."

Queste affermazioni rappresentano verità innegabili attaccate con uomini di paglia. A parità di condizioni, il debito pubblico in crescita farà aumentare i tassi di interesse e la stampa di denaro aumenterà l'inflazione. L'austerità fiscale, ovviamente, non stimola la crescita a breve termine (diretta conseguenza, invece, di un eccesso di spesa).

Berezin pare considerare l'austerità solo come un'opzione — indesiderata. Pertanto, il fatto che le economie (i cui governi inetti sono stati costretti a tagliare le spese) hanno "fatto peggio" economicamente è citato come un difetto nel punto di vista Austriaco piuttosto che una conseguenza naturale delle pretese Keynesiane di spesa.

Berezin assolve il Presidente Obama per aver sbagliato le sue proiezioni sul lavoro affermando che nel 2008 era stata sottovalutata la "spirale viziosa verso il basso" dell'economia. Ma questo ci conferma che gli economisti non hanno idea di come leggere i cicli o che sanno proiettare nient'altro che linee rette, per non parlare di calcolare i "moltiplicatori."

I calcoli del suo governo per la creazione di posti di lavoro — in particolare la nozione secondo cui lo stimolo fiscale di Obama da $787 miliardi abbia prodotto tre milioni di posti di alvoro — sono pura macromanzia. Cosa più importante, quali sono le implicazioni negative di lungo termine per i suddetti $787 miliardi prestati e/o stampati, per non parlare degli attuali sforzi di Ben Bernanke nel trovare nuovi modi per far cadere più denaro dal proverbiale elicottero? E quanto c'entrano in queste crfire i circa 2 milioni di posti di lavoro reali creati dall'inaspettato gas da argille degli Stati Uniti e dalle barriere anti-inquinamento? Oh, è vero. Non sono stati creati dal governo.

Il Keynesismo ha due difetti insormontabili. Il primo è la convinzione che la spesa pubblica possa essere un valido sostituto di quella privata. Promuove il fatto che la spesa è la spesa e il lavoro è lavoro. La più ovvia confutazione di questa nozione è fornita dalla tendenza quasi universale di "stimolare" la crescita sovvenzionando le energie alternative ed altre "tecnologie del futuro." Uno studio Spagnolo molto citato ha scoperto che ogni posto di lavoro verde "stimolato" dalla spesa pubblica costa due posti di lavoro altrove.

Il secondo difetto Keynesiano è che Keynes credeva che quando i tempi sarebbero tornati buoni, gli stati avrebbero avuto bilanci in attivo per compensare i deficit utilizzati per combattere i periodi di flessione. Il premio Nobel per l'economia James Buchanan ha sottolineato che Keynes era ingenuo nel non vedere che le sue politiche avrebbero promosso un pendolo delle spese a senso unico che avrebbe inevitabilmente portato ad una crisi fiscale, con la quale il mondo continua a lottare.

Lungi dall'avere successo, le politiche Keynesiane hanno ritardato la ripresa ed esteso la crisi, così come fecero negli anni '30 e '70. Sono l'attuale guida "morale" che continua ad ottenere seguito, sostenuta da coloro che affermano che i loro avversari hanno un cuore di "due taglie più piccolo."


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


15 commenti:

  1. Ciao Francesco

    per un frequentatore abituale il post di oggi e' un ripasso. Cmq utilissimo per rafforzare nella roccia le convinzioni e le conseguenti azioni individuali.
    Che più che azioni individuali vs collettive non è purtroppo sperabile e realisticamente bisogna stare coi piedi per terra con Mises e co. piuttosto che con la testa tra le nubi architettate da quei furbacchioni esaltati che vogliono fotterci con ogni mezzo da sempre ed in particolare da quando si sono messi d'accordo un secolo fa. Nell' ultima versione del congame che gli uomini furbi pianificano per quelli non aggressivi che vogliono solo vivere e lavorare in santa pace.

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  2. E quasi sempre questi furbi sono delle nullità umane. Compensano il loro squilibrio, il nulla che li pervade, con l'illusione di poter fare ciò che vogliono a tutti gli altri che considerano inferiori e diversi. Altrove li chiamano psicopatici. Io direi gran pezzi di m...a.

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  3. "Uno studio Spagnolo molto citato ha scoperto che ogni posto di lavoro verde "stimolato" dalla spesa pubblica costa due posti di lavoro altrove." e chissene, basta non sia il nostro posto. dirigiamo tutti verso l economia verde, diminuiamo l inquinamento e l occupazione. questione introspettiva, passato natale cessero di essere buono (e sembrare cattivo), e saro cattivo (passando per buono). cosa ci importa, infine, a noi se i drogati vogliono la droga? basta passare per mostri, no? mica l economia è un problema mio. io, qualsiasi siano le regole, me la cavero sempre. basta posizionarsi al punto giusto per vivere bene. e poi agitero il dito, facendo la morale. e mi daranno del grande uomo.
    capisco l integrita morale e l amor del vero, e il rispetto di se stessi. l amore dell intelligenza e finanche, guarda un po, il rispetto degli altri e l aiuto per tutti. ma non capisco immolarsi per gli estranei. senza necessariamente diventare keynesiano, e quindi professore, si puo comunque approfittare un po delle regole per viver bene senza svendersi. d altra parte mica le abbiamo fatte noi, se la sono voluta loro...

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  4. sic transit gloria mundi...e la vita è breve... approfittiamone un po, cosa conta l economia di fronete all esistenza? cosa conta il presente di fronte ai millenni ed alle ere? cosa conto l uomo d oggi di fronte all umanita? e l umanita di fronte all infinito? la crisi genera anche occasioni, no? sinceramente mi hanno un po seccato col moralismo e riesscono pure a far passare i piu leali per i cattivi. ma si fottessero, se la sono cercata!!!
    mmm... dato il mio umore postnatalizio, prevedo un azzeccagarbugli aggressivo per la propria sopravvivenza a buon livello il prossimo anno. adattamento sociobiologico del mio gene egosita (Dawkins)

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  5. Ciao Andrea.

    Riassumere non guasta mai, dato che su Hayek ultimanete girano parecchie nefadenzze create ad arte da Barnard e dai suoi tirapiedi della MMT. Ogni riferimento a quel bugiardo di Parguez è puramente voluto.

    ***

    Ciao gdbarc.

    Credo che Foster, citando quello studio Spagnolo, volesse semplicemente ricordare l'inutilità del cosiddetto moltiplicatore Keynesiano. E con i costi per l'energia alle stelle, noi qui in Italia ne sappiamo qualcosa...

    Per il resto, il tuo discorso ricorda vagamente la Mano Invisibile di Smith. Non è un fatto di egoismo, sono egoisti coloro che per arrivare al proprio fine distorcono coercitivamente quelli degli altri. Prendi mio padre, è un fumatore incallito ma non mi sono mai permesso di togliergli di bocca la sigaretta. Gli posso consigliare di smettere se vuole "bene a se stesso," ma non sono mai andato oltre.

    E' una questione di scelte. Finché una cosa non ci appare chiara e cristallina attraverso un nostro ragionamento (deduttivo), 'a voglia a fornire prove empiriche (ragionando, quindi, induttivamente)!

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  6. Grande gdbarc
    sei proprio il leguleio che ci vuole. Quando fondero' il mio partito di sciacalli avrò bisogno di persone valide e mutanti come Te.
    Lo slogan è: sangue occulto nelle frodi. Più per meno e meno per più.

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  7. hahahaha, andrea e francesco: quest'anno prossimo non è ancora cominciato e già promette bene

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  8. ps andrea, lavori anche in ospedale a roma?

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  9. fra, io rileggendomi mi sono ricordato le api di mandville, o la mistica metafisica maoista

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  10. No gdbarc.
    Lib prof puro.
    E neanche nel Lazio.
    Self made man.
    Nessuna loggia.
    Nessun appoggio.
    Tanti NO.
    Due spalle così!
    Ma nessuno (visibile) sopra. Nessuno sotto.
    Si fa quel che si può.
    Con soddisfazione e fatica.

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  11. https://www.bullionlist.com.au/Media/Products/Gold/CombiBar/ximg_6148_auto_standard.jpg

    https://www.bullionlist.com.au/media/products/silver/combibarsilver/combibarsilver100x1g_auto_standard.jpg

    Guardate cosa si inventano. Fogli d'oro da 50g e d'argento da 100g scomponibili a seconda delle necessità in una catastrofe monetaria.

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  12. >Fogli d'oro da 50g e d'argento da 100g scomponibili a seconda delle necessità in una catastrofe monetaria.

    Le probabilità aumentano: Cox and Archer: Why $16 Trillion Only Hints at the True U.S. Debt.

    «[...] Nothing like that $8 trillion amount is available for the IRS to target. According to the most recent tax data, all individuals filing tax returns in America and earning more than $66,193 per year have a total adjusted gross income of $5.1 trillion. In 2006, when corporate taxable income peaked before the recession, all corporations in the U.S. had total income for tax purposes of $1.6 trillion. That comes to $6.7 trillion available to tax from these individuals and corporations under existing tax laws.

    In short, if the government confiscated the entire adjusted gross income of these American taxpayers, plus all of the corporate taxable income in the year before the recession, it wouldn't be nearly enough to fund the over $8 trillion per year in the growth of U.S. liabilities. Some public officials and pundits claim we can dig our way out through tax increases on upper-income earners, or even all taxpayers. In reality, that would amount to bailing out the Pacific Ocean with a teaspoon. Only by addressing these unsustainable spending commitments can the nation's debt and deficit problems be solved.»

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  13. Ma non sono i 222 triglioni di cui ha parlato lo zio Gary? Haivoglia a stampare dal nulla!
    Default o guerra...

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  14. Su quell'argomento silenzio radio. Un'ammissione ufficiale dell'esistenza di quelle passività sarebbe di conseguenza un'ammissione palese di dafault.

    Qui ancora si parla di debito ufficiale.

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