Bibliografia

lunedì 15 ottobre 2012

Siamo sulla via verso la schiavitù





di Detlev Schlichter


Siamo ormai da cinque anni nel Gran Finale di Partita del Denaro Fiat e la nostra libertà è sempre più sotto attacco da parte dello stato, eterno nemico della libertà. E' vero che secondo le misure più realistiche la maggior parte degli stati è in bancarotta. Ma sarebbe sbagliato pensare che le politiche "d'austerità" debbano ora portare ad una diminuzione dell'influenza del governo e ad un restringimento del potere statale. È vero il contrario: Lo stato si afferma con più forza sull'economia, e la classe politica si sente autorizzata dalla crisi ad abbandonare qualsiasi restrizione a cui può aver aderito in passato. I prezzi sui mercati finanziari vengono sempre più manipolati dalle banche centrali, direttamente o indirettamente, e attraverso la legislazione, la regolamentazione e la tassazione lo stato ottiene maggiore controllo sull'impiego dei mezzi scarsi. Una retorica anti-ricchezza si insinua nel discorso politico in tutto il mondo e sta ponendo le basi per ulteriori confische future della ricchezza e del reddito.

La guerra è la salute della stato ed anche la crisi finanziaria, per ironia della sorte anche la crisi delle finanze pubbliche. Dato che le masse democratiche percepiscono che i loro standard di vita sono minacciati, autorizzano i loro governi a fare "tutto il possibile" per arrestare il collasso, sostenere i prezzi degli asset, ed imporre una qualche forma di stabilità. Lo stato è un martello gigantesco, e nei momenti di incertezza il popolo vuole vedere tutto inchiodato al pavimento. Salvare lo status quo e diffondere il dolore sono la politica dominante di oggi, e formeranno la linea politica negli anni a venire.



Il denaro fiat illimitato è uno strumento politico

Una società libera richiede denaro apolitico. Ma la realtà di oggi è che il denaro è solo uno strumento politico. Le banche centrali di tutto il mondo sono sempre più audaci nell'utilizzarlo per manipolare i mercati ed i prezzi degli asset. I risultati sono evidenti: i titoli azionari vengono negoziati non lontano dai massimi storici, i bond di governi incapaci e sconsiderati sono scambiati a tassi di interesse bassi, e il debito societario ha un prezzo vicino alla perfezione. Mentre nell'economia reale i rischi rimangono palpabili e il settore finanziario è tenuto in vita artificialmente dalle banche centrali, i miei amici nel settore della gestione del denaro mi dicono che il rischio più grande che hanno affrontato negli ultimi tempi è stato quello di non essere abbastanza rialzisti ed aver perso i vari rally. Benvenuti sul Pianeta del QE.

Auguro ai miei amici buona fortuna, ma sono preoccupato per le conseguenze. Con denaro fiat gratuito ed illimitato al centro del settore finanziario, le allocazioni errate di capitale non diminuiranno, ma aumenteranno. Il danno per l'economia sarà spettacolare nella valutazione finale. Non esiste una fine naturale per il QE. Una volta che ha aiutato i mercati, deve essere continuato all'infinito per mantenere i "prezzi" lì dove le autorità li vogliono. Niente di tutto questo è unico o temporaneo. Si tratta di una nuova forma di socialismo finanziario. Non finirà attraverso il processo politico, ma con il crollo totale della valuta.

Ora sono le autorità monetarie (i burocrati delle banche centrali), non più l'acquisto e la vendita da parte della popolazione nei mercati liberi e privi di ostacoli, che determinano dove dovrebbero essere i prezzi degli asset, quali banche sopravvivono, la velocità con cui crescono e a chi prestano, e quale dovrebbe essere la forma della curva dei rendimenti. Stiamo assistendo alla distruzione dei mercati finanziari e del capitalismo stesso.

Mentre nella sfera monetaria il ruolo dello stato è in rapido aumento, non sta certamente diminuendo in materia di politica fiscale. Sotto la bandiera fuorviante "dell'austerità" gli stati non stanno restringendo il governo, ma stanno semplicemente cambiando le fonti del finanziamento statale. Vedendo quanto è successo in Irlanda e in Portogallo, e ciò che sta avvenendo in Spagna e in particolare in Grecia, molti governi vogliono ridurre la loro dipendenza dal mercato obbligazionario. Si rendono conto che una volta che il mercato obbligazionario perde la fiducia nella solvibilità di uno stato, il gioco è finito e l'insolvenza diventa rapidamente una realtà. Ma gli stati che cercano di ridurre i deficit, di solito non riducono la spesa aumentando le entrate attraverso un incremento delle imposte.



Le fonti del finanziamento statale

Quando gli stati finanziano livelli elevati di spesa con prestiti stanno intaccando il bacino dei risparmi della società, spiazzando i concorrenti privati e privando in tal modo il settore privato delle risorse. Nel settore privato, il risparmio dovrebbe essere impiegato come capitale produttivo per poter rimborsare nel futuro i risparmiatori che hanno fornito tali risorse. Per contro, i governi consumano principalmente le risorse che ottengono mediante prestiti presenti. Non le investono in attività produttive che generano flussi di guadagni per la società. Attraverso la spesa a deficit i governi incanalano i risparmi principalmente nei consumi. I titoli di stato non sono sostenuti da capitale produttivo, ma semplicemente dall'espropriazione futura da parte dello stato di quei possessori di ricchezza e percettori di reddito. I deficit e il debito pubblico sono sempre altamente distruttivi per la società. Sono veramente anti-sociali. Coloro che investono in titoli di stato non stanno finanziando investimenti orientati verso il futuro, ma consumo odierno di stato. Si aspettano di esser ripagati dalle imposte future su imprese produttive senza aver mai investito nelle stesse imprese produttive. Non supportano la produzione capitalistica, ma acquistano semplicemente quote nel privilegio dello stato di tassare.

La riduzione del deficit deve essere quindi sempre incoraggiata, e le assurdità Keynesiane secondo cui la spesa a deficit aumenta la produttività della società devono essere interamente respinte. Tuttavia, la maggior parte degli stati non mira a ridurre i deficit tagliando la spesa, e quelli che lo fanno, lo fanno solo marginalmente. Sostituiscono principalmente i prestiti con le tasse. Questo significa che lo stato non prende più la scorciatoria del mercato obbligazionario, ma confisca direttamente e immediatamente quello di cui ha bisogno per sostenere la sua spesa fuori misura. In ogni caso, non viene ridotto il controllo pesante degli stati su una grande porzione di risorse scarse della società. È evidente che anche questa strategia ostacola l'uso efficace e produttivo delle risorse. Si tratta di un disincentivo agli investimenti ed alla costituzione di uno stock di capitale produttivo. Assassina crescita e prosperità.



Il 47%, poi il 52%, poi il 90%...

Perché gli stati non tagliano le spese? -- Vorrei suggerire tre risposte: In primo luogo, non è nell'interesse dei politici e dei burocrati ridurre la spesa poiché la spesa è la fonte primaria del loro potere e prestigio. In secondo luogo, vi è ancora la convinzione patetica fedele al mito Keynesiano che la spesa pubblica possa "ravvivare" l'economia. Ma la terza è forse la più importante: In tutte le democrazie avanzate ampi settori del pubblico sono finiti sul fare affidamento sullo stato, e cercare di far indietreggiare lo stato nelle nostre democrazie di massa significa suicidio politico.

Il commento di Mitt Romney, secondo cui il 47% degli Americani non avrebbe apprezzato il suo messaggio di tagliare le tasse perché non le paga e invece conta sulle elargizioni governative, può non essere stato politicamente astuto e tatticamente intelligente ma conteneva un sacco di verità.

In Gran Bretagna, oltre il 50% delle famiglie riceve oggi trasferimenti statali, in crescita del 10% rispetto ad un decennio fa. In Scozia raggiungiamo presumibilmente uno sbalorditivo 90% delle famiglie. Ampie sezioni della società Britannica sono diventate dei reparti dello stato.

In questo contesto la spesa statale è più probabile che cresca piuttosto che diminuisca. Ciò significa un aumento delle imposte, più intervento della banca centrale (monetizzazione del debito, "quantitative easing"), più intervento regolamentare per costringere gli investitori istituzionali nel mercato dei titoli di stato, e, infine, controlli sui capitali.



Mangia il Ricco!

Al fine di legittimare l'ulteriore confisca dei redditi privati e della ricchezza privata per finanziare la spesa in corso dello stato, è sorta la necessità di una nuova narrazione politica. Questo racconto afferma che il problema con le finanze pubbliche non è una spesa fuori controllo ma la mancanza di solidarietà da parte dei ricchi, che non contribuiscono con "la loro quota equa."

Un retorica del "Mangia il Ricco" è visibile in tutto il mondo, ed è sempre più forte. In Gran Bretagna, il vice primo ministro Nick Clegg vuole introdurre una "tassa speciale sulle ville" sulla proprietà privata di fascia alta. E' stata respinta dai Conservatori, ma, secondo i sondaggi, è sostenuta dalla maggioranza degli Inglesi. (Scommetto che è popolare anche in Scozia.) In Germania, lo sfidante di Angela Merkel al cancellierato, Peer Steinbrück, vuole aumentare le tasse sulle plusvalenze se eletto. In Svizzera, un conservatore (!) ha recentemente proposto che dovrebbero essere applicate tasse supplementari ai ricchi pensionati, un contributo "giusto" per il bene pubblico.



La Francia e la sua missione di suicidio economico

Le tendenze di cui sopra sono tutte ben esemplificate dagli sviluppi in Francia. Nel 2012, il Presidente Hollande non ha ridotto affatto la spesa pubblica, ma ha aumentato le tasse. Per il 2013 ha proposto un bilancio "d'austerità" che taglierebbe il deficit di €30 miliardi, di cui €10 verrebbero da tagli alla spesa e €20 miliardi sarebbero generati da reddito supplementare attraverso un aumento delle imposte sulle società e sui percettori di redditi alti. L'aliquota fiscale massima passerà dal 41% al 45%, e coloro che guadagnano più di €1 milione l'anno saranno oggetto di una nuova aliquota fiscale marginale del 75%. Con tutte queste misure che paralizzano i mercati, la Francia avrà ancora un deficit di bilancio e dovrà prendere in prestito di più dal mercato obbligazionario per finanziare i suoi programmi di spesa statale fuori misura, che ancora rappresentano il 56% del PIL.

Se me lo chiedete, il mercato non è abbastanza ribassista sulla Francia. Questa versione del socialismo non funziona, così come nessun'altra versione del socialismo ha mai funzionato. Ma quando fallisce, la colpa sarà attribuita "all'austerità" e all'euro, non al socialismo.

Come al solito, i commentatori internazionali non "ci arrivano." Gli analisti politici sono profondamente disinteressati nella differenza tra ridurre la spesa ed aumentare le tasse, è solo "austerità" per loro, e, per peggiorare la situazione, imposta presumibilmente dai Tedeschi. Ambrose Evans-Pritchard del Daily Telegraph etichetta come "austerità" le "politiche imposte dalla Germania negli anni '30," cosa di dubbia precisione storica ed economica, ma adatta, credo, per fare un punto politico.

La maggior parte dei commentatori è fin troppo felice di citare il presunto effetto negativo "dell'austerità" sul PIL tanto da ignorare che in un'economia pesantemente gestita dallo stato, come la Francia, il PIL ufficiale dice tanto poco sul benessere materiale del popolo quanto un rally in un mercato azionario in un'economia alimentata dal QE illimitato. Se il governo spendesse soldi per l'assunzione di persone per pulire le strade con spazzolini da denti, anche questo aumenterebbe il PIL e potrebbe quindi essere etichettato come progresso economico.

A questo punto potrebbe valere la pena aggiungere che nonostante tutti i discorsi "sull'austerità" molti governi stanno ancora spendendo e prendendo in prestito a livelli senza precedenti, in primo luogo gli Stati Uniti, che hanno il più grande governo che l'umanità abbia mai visto. Per 5 anni consecutivi i deficit annuali sono stati al di sopra dei $1,000 miliardi, il che significa che il governo degli Stati Uniti prende in prestito ogni giorno un supplemento di $4 miliardi. Gli Stati Uniti hanno deficit di bilancio del 8-10% annuo per aumentare presumibilmente la crescita di un misero 2% al massimo.



Regolamentazione e maggiore regolamentazione

Gli interventi fiscali e monetari da parte degli stati saranno sempre più affiancati da interventi normativi e legislativi nei mercati. I governi stanno controllando i grandi bacini dei risparmi tramite i loro poteri normativi sulle banche, sulle compagnie d'assicurazione e sui fondi pensione. Le norme esistenti forzano già tutte queste entità in allocazioni pesanti nei titoli di stato. Ciò andrà avanti e si intensificherà. Gli stati devono garantirsi l'accesso a finanziamenti a buon mercato.

Non solo mi aspetto regolamentazioni che leghino aggressivamente gli investitori istituzionali al mercato dei titoli di stato, credo che l'individuo troverà maggiori difficoltà a "chiamarsi fuori" da questi schemi, cioè organizzare i propri affari finanziari al di fuori del settore bancario, assicurativo e pensionistico pesantemente regolati dallo stato. Il mito astutamente diffuso secondo cui la crisi finanziaria è stata causata da "mercati non regolamentati," piuttosto che dalla continua espansione della moneta fiat e del credito artificialmente a buon mercato, ha aperto la porta ad ulteriori e più aggressive interferenze normative nei mercati.



La Guerra all'Offshore

Parte integrante di questa tendenza è la Guerra all'Offshore, esemplificata dalla nuova e dura tassazione tra il Regno Unito e la Svizzera, e la Germania e la Svizzera. Siete ingenui se pensate che gli attacchi al settore bancario Svizzero e ad altre destinazioni bancarie "offshore" sono solo contro gli evasori fiscali. Un effetto collaterale importante di queste campagne è questo: si fa sempre più pesante per i cittadini di questi paesi svolgere la propria attività bancaria in Svizzera e in altri paesi, e sempre più costoso e rischioso per la Svizzera e per altre banche servire questi clienti. Per quelli di noi che sono fiscalmente onesti ma preferiscono avere il patrimonio diversificato politicamente, e che sono attratti da alcune banche e dalle tradizioni giuridiche e dal loro impegno più profondo nei diritti di proprietà privata come in Svizzera, si fa sempre più difficile distanziarsi dal settore bancario del proprio paese. Questo è intenzionale, credo.

Gli Stati Uniti d'America hanno portato questa strategia alle sue estreme conseguenze. Il concetto di tassazione globale per tutti gli Americani, indipendentemente da dove vivano, insieme al contenzioso aggressivo ed alla minaccia di rappresaglia contro le istituzioni finanziarie estere che possono – volontariamente o involontariamente – aiutare gli Americani a ridurre la pressione fiscale, hanno reso molto costoso ed anche rischioso per molte banche servire i cittadini Americani, o anche i titolari di carte verdi degli Stati Uniti o i titolari di numeri di previdenza sociale degli Stati Uniti. Gli Americani avranno difficoltà ad aprire conti bancari in alcuni paesi. Questo è certamente il caso della Svizzera, ma un mio amico ha lottato anche per ottenere servizi bancari completi a Singapore. So di banche private del Regno Unito che hanno terminato i rapporti bancari con cittadini degli Stati Uniti, anche con clienti di lunga data. Tutto questo peggiorerà l'anno prossimo quando il FATCA entrerà in vigore – il Foreign Account Tax Compliance Act, con il quale l'intero sistema finanziario globale diventerà il braccio esteso dell'Internal Revenue System degli Stati Uniti. I cittadini degli Stati Uniti sono de facto soggetti a controlli di capitale. Credo che questo sia solo un precursore di controlli sui capitali da implementare in un futuro non troppo lontano.

Quando Johann Wolfgang von Goethe scrisse che "nessuno è più schiavo senza speranza di coloro che falsamente credono di essere liberi," ha anticipato gli USA moderni.

E per completare il tutto, vi è la Guerra al Contante. In molti paesi Europei ora ci sono limiti di legge per le operazioni con i contanti, e l'Italia sta prendendo in considerazione restrizioni sui prelievi giornalieri di contanti. Anche in questo caso, la spiegazione ufficiale è quella di combattere l'evasione fiscale ma sicuramente queste limitazioni saranno utili quando il settore bancario Europeo sponsorizzato dallo stato e fortemente indebitato vacillerà di nuovo, e i depositanti cercheranno di ritirare i loro soldi.



"Ho visto il futuro, e sarà..."

Così questo è il futuro per come la vedo io: Le banche centrali sono ora impegnate a stampare quantità illimitate di denaro fiat per sostenere artificialmente i prezzi di vari asset ed a mantenere l'illusione della stabilità. I governi useranno il loro potere legislativo e regolamentare per fare in modo che la vostra banca, compagnia di assicurazione e fondo pensione continuino a finanziare lo stato, e vi renderà più difficile svincolarvi da queste istituzioni. Le tasse aumenteranno, e sarà sempre più difficile mantenere i vostri risparmi in contanti o spostarli all'estero.

Potreste non considerarvi dei ricchi. Potreste non possedere o vivere in una casa che Nick Clegg considererebbe un "palazzo." Potreste non voler sfruttare i servizi bancari Svizzeri o possedere asset all'estero. Potreste avere solo un piccolo fondo pensione e non preoccuparvi del numero di titoli di stato che detiene. Potreste anche essere una di quelle persone che sta regolarmente davanti a me alla fila da Starbucks per pagare con carta di credito o di debito il latte macchiato, potreste quindi non preoccuparvi delle limitazioni relative all'uso dei contanti. Ma se vi interessa vivere in una società libera dovreste essere preoccupati. E credo che dovreste preoccuparvi di vivere in un'economia di mercato funzionante.

Finirà male.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Molto chiaro.
    Ma chi non vuol sentire farà orecchie da mercante.
    Molto sconsolante.

    Bravo Francesco per la scelta degli autori.
    Puoi dirci qualcosa in più di quelli che ci proponi più spesso?

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  2. Bellissimo articolo! La situazione descritta non è certo delle migliori, anche se corrisponde alla realtà... In effetti sembra che sia in atto una vera e propria schiavitù! Proprio ieri ho visto il documentario di Aaron Russo in cui spiega quanto sia illegale l'IRS, visto che in America non esiste una legge che prevede un'imposta sul reddito... Siamo prigionieri con la porta aperta della cella, chissà cosa succederà quando chiuderanno a chiave anche la porta della cella...

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  3. Ciao Andrea.

    Beh, in questo caso Schlichter è un laureato in economia con una carriera ventennale alle spalle nei mercati finanziari. Ha lavorato fino al 2009 nel settore bancario e poi si è dedicato alla sua maggiore opera: Paper Money Collapse. Attraverso la sua eccezionale dote riassuntiva ed esaustiva degli argomenti che tratta, è uno degli autori Austriaci che più preferisco.

    Sempre dopo Gary North, il mio "maestro" sulla via dell'Austrismo. Regale nell'esposizione dei fatti, conciso nella loro trattazione, dinamico nella scelta dei temi da trattare e profondo nelle analisi presentate, è l'autore Austriaco vivente più importante in circolazione. Laureato in storia dell'economia, è l'autore del libro Mises on Money e di una serie di volumi sul punto di vista economico nella Bibbia, An Economic Commentary on the Bible.

    Suppongo che questi siano quelli più frequenti. :)

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  4. Ciao Anonimo.

    Ti ringrazio per l'apprezzamento e rilancio. La tua metafora è calzante, la cella può rimanere aperta tanto nessuno fugge. E' un bluff però, non hanno nessuna chiave. Dicono di avercela e minacciano di usarla; non è così. La loro vittoria è stata quella di far credere questa palese menzogna.

    La popolazione ancora ha potere, deve solo riscoprire come usarlo.

    I cortei, le manifestazioni e altre simili pagliacciate sono solo modi consentiti per esprimere il “dissenso,” in modo che i poveri idioti si sfoghino per un po’ in qualche piazza per poi tornarsene buoni buoni nelle loro celle, senza che abbiano conseguito alcunché.

    Anche il termine “dissenso” (nella accezione di “manifestare il dissenso”) è pura neolingua. Manifestare “il dissenso” contro “le banche,” contro “il sistema finanziario” o altre astratte entità significa cercare la battaglia contro mulini a vento. Servono idee e soprattutto la volontà di realizzarle. Come i Bitcoin, tanto per fare un esempio.

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  5. Ciao Francesco,

    nella situazione data è chiaro che la crema dei parassiti più scaltri ed ambiziosi cerca e sempre cercherà di entrare in politica.
    A livello di scelta individuale appare, al momento, la più gratificante economicamente e non solo.
    Non solo si è molto vicini alla stampante centrale, ma si è in grado, senza veri vincoli, di determinare liberamente il proprio arricchimento personale immediato e futuro.
    La carriera politica diventa il mezzo più idoneo per ottenere e conservare la propria libertà individuale, oltre a posizioni di potere, privilegio ed impunità, a scapito dell'altrui lavoro.
    Non è perciò vera libertà, ma furto, crimine, tirannia, cialtroneria.
    Il parassita politico non è mai uno scemo, ma è un furbacchione della peggior razza.
    L'antipolitica dei nostri giorni si avvicina a queste banalissime considerazioni, ma non va oltre.
    Non comprende che è questo stesso sistema che inevitabilmente produce questo grado di corruzione morale e sociale.
    Resta, pertanto, nell'ambito consentito dal sistema: il fantoccio polemico utile alla conservazione dello statu quo, il nemico che il sistema si è scelto.
    Mala tempora currunt.

    E' molto probabile che tutto questo mondo artificiale prima o poi crolli su se stesso, basato com'è su niente altro che un'illusione collettiva.

    C'è, però, anche molta speranza nella tua risposta all'anonimo lettore qui sopra.
    Il popolo ha ancora il potere di cambiare le cose. Basta che veda liberamente e si tolga le tante lenti miopiche e distorsive che gli hanno comodamente fatto indossare davanti agli occhi.

    Come te, anche io non so come andranno le cose.
    Ma tu, che ne sai più di me in campo economico e prasseologico, resti convinto e sei consapevole della immensa forza incomprimibile del libero mercato, cioè della cosa più naturale ed umana che ci sia: le libere azioni di scambio che avvengono, da sempre, tra gli uomini, in spirito di collaborazione, e finalizzate al migliore risultato che ciascun individuo cerca liberamente di conseguire.

    E' certamente una forza naturale immensa. Un istinto geneticamente determinato e perciò incoercibile.

    Chiunque abbia cercato di costruire l'uomo nuovo o l'uomo e la società ideale ha sempre fallito. Ma, purtroppo, la Storia non sembra insegnare molto ed i tentativi si susseguono. Adesso è il momento del "cittadino europeo".

    Purtroppo anche la volontà di potenza è molto forte in alcuni di noi.
    Si ritorna sempre, alla fine, alla lotta multiforme tra Bene e Male.
    Ed entrambe sono in noi.

    La Scuola Austriaca di economia propugna il bene di ciascun individuo libero.
    Tutto il resto è l'ideologia della tirannia del nostro tempo.

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  6. Ciao Andrea.

    Un po' in ritardo ma sono sempre qui, oggi è stata una giornata abbastanza piena. Per quanto mi riguarda vale quello che già dissi in altri commenti, il rifiuto del potere dell'uomo sull'uomo, il diritto inalienabile di dire no, in qualsiasi condizione.

    Di conseguenza rifiuto la legittimità dello stato e mi considero prigioniero di guerra. Per il resto, se uno è più o meno ricco m'importa poco, basta che non rubi (e non ammazzi). Ovviamente, la mia volontà è personale e si adeguerebbe alla visione di coloro che la pensano come me non ledendo affatto coloro che la penserebbero altrimenti.

    Sono convinto che l'uomo se liberato dal suo stato di nevrosi quotidiana, dovuto a vessazioni ed angherie dall'alto, sarebbe una persona nuova più affine alla sua indole cooperativa. Lo stato ha avuto il "pregio" di assassinare ogni barlume di responsabilità e solidarietà tra le persone, proprio perché esso stesso è la rappresentazione di ogni peccato esistente. E' il lato oscuro dell'uomo.

    Ci siamo presi una sbronza, inebriati dalle promesse impossibili dello stato. E quando si è ebbri non si ragione e spesso e volentieri ci scappa anche la scazzottata. Ma l'alcolismo crea dipendenza. Distanziarsene è difficile. Ci serve un taglio netto.

    L'inevitabile default dei pianificatori centrali e delle loro vuote promesse rappresenterà quel taglio.

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