In un mondo simile, anche gli scambi volontari sarebbero basati sullo sfruttamento (il capitalista sfrutterebbe una seconda parte, clienti o lavoratori, per raggiungere un profitto). Considerata la situazione in questo modo, secondo un gioco a somma zero, gli scambi volontari non creerebbero ricchezza ma la trasferirebbero semplicemente dai perdenti ai capitalisti ingordi/egoisti il cui profitto sarebbe la prova regina del loro sfruttamento. Ed è qui che lo stato si insinua affermando che attraverso la regolamentazione persegue gli interessi della parte perdente e che non c'è niente di male nella manomissione di altri parametri dell'economia per "proteggere" le parti deboli. Non è così. Lo scambio è volontario perché ognuna delle parti considera di suo interesse l'elemento in possesso dell'altro individuo, ed incontrandosi tentano di raggiungere un accordo. Alla fine dello scambio entrambe le parti restano soddisfatte poiché vedono realizzati i loro desideri, traendone un beneficio reciproco. La soggettività del valore permette di scardinare, quindi, quelle menzogne (egoismo, avarizia, sfruttamento) che sono state ingiustamente affibiate ad uno dei sistemi economici più efficienti della storia dell'uomo: il capitalismo.
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di Sheldon Richman
Il libertarismo ed uno dei suoi pilastri, l'economia del libero mercato, vengono accusati ingiustamente per la loro presunta preoccupazione della ricerca della ricchezza. E' ingiusto perché, mentre la ricchezza e la crescita economica sono importanti, la filosofia lo è molto di più: lo sviluppo umano attraverso la libertà ed il suo prodotto naturale, la cooperazione sociale.
Una fonte di confusione è l'interesse indubbio del libertarismo nell'economia. Purtroppo, l'economia è comunemente intesa come la disciplina alla cieca ricerca di beni materiali. L'economia mainstream incoraggia questa convinzione. Peccato.
Questo equivoco può essere rintracciato negli economisti classici, che altrimenti diedero importanti contributi alla disciplina. In The Economic Point of View, Israel Kirzner osserva che "questo approccio 'materiale' nei confronti dell'economia. . . per un periodo prolungato di tempo sembra aver avuto una sorta di fascino per un certo numero di economisti, vale a dire, il punto di vista secondo cui l'economia è essenzialmente interessata alle merci necessarie a garantire la sussistenza fisica del genere umano."
L'oggetto di studio era l'homo oeconomicus (l'uomo economico; il termine venne dapprima usato dalla critica). Kirzner continua: "Questo punto di vista sembra essere la forma più estrema della concezione materialistica degli affari economici. La caratteristica distintiva di tutte le concezioni dell'economia come scienza della ricchezza o dei beni materiali, rispetto alle concezioni alternative della disciplina, consiste nell'identificazione della stessa con una sorta di scopo speciale dell'azione umana. Non tutta l'azione è soggetta alla legge economica, ma solo l'azione diretta verso una classe più o meno ben definita di oggetti, cioè, ricchezza o beni materiali."
Così siamo arrivati a questo punto. L'economia viene considerata da molti come la sola ricerca egoistica ed individuale della ricchezza massima, o di beni materiali. Altre attività sono considerate al di là dell'economia. I libertari vedono l'economia come essenziale per la comprensione del mondo. Pertanto il libertarismo deve in gran parte essere la ricerca egoistica della ricchezza individuale, o dei beni materiali.
Concezioni Alternative
Ma notate che Kirzner disse che ci sono "concezioni alternative della disciplina." La più importante di queste è la scuola Austriaca. Un'altra è un approccio simile preso dall'economista Britannico Philip Wicksteed, conosciuto come "l'Austriaco Britannico." Come differisce il loro approccio dalla scuola classica? In tale contesto, differiscono poiché assegnano all'economia un campo d'applicazione molto più ampio. Per loro l'economia è il perseguimento dei fini di per sé. Tutta l'azione propositiva — insieme al processo spontaneo ordinato che genera — è oggetto dell'analisi economica.
Wicksteed (1844-1927) fu l'autore di The Common Sense of Political Economy (1910). Secondo Kirzner,
Questo Britannico contemporaneo di [Austriaci come] Menger, Böhm-Bawerk e Wieser sembra non aver avuto alcun contatto diretto o corrispondenza con nessuno di loro. La sua biografia, che fornisce descrizioni dettagliate dei viaggi di Wicksteed all'estero, non fa alcuna menzione del fatto che abbia mai visitato Vienna. Il suo lavoro sembra non aver avuto alcun impatto diretto sul lavoro dei suoi contemporanei Austriaci; egli, a sua volta, mentre ha certamente menzionato il loro lavoro, sembra non aver tratto alcuna delle sue idee principali da loro.
Eppure vi è sovrapposizione notevole nei loro approcci all'economia, soprattutto nella materia dello scopo. Proprio nella sua introduzione Wicksteed dichiarò:
Dovremmo osservare che le relazioni economiche costituiscono un macchinario con cui gli uomini incanalano le loro energie al perseguimento immediato dei propri obiettivi al fine di garantire la loro realizzazione finale, indipendentemente da ciò che tali finalità possano essere, e quindi a prescindere dalla natura egoistica o altruistica dei motivi che li determinano e degli sforzi che li stimolano per essere realizzati.
Nel suo primo capitolo, discutendo dell'ubiquità degli esseri umani che scelgono tra le alternative, Wicksteed osservò:
Senza rendercene conto, siamo passati dalla concezione limitata del prezzo come quantità di denaro alla concezione generalizzata del prezzo che rappresenta le condizioni alle quali tutto ciò che vogliamo può essere acquistato o tutto ciò che evitiamo può essere evitato. La fraseologia corrente riconosce questa più ampia applicazione del linguaggio del mercato e delle spese pecuniarie. "Spendere," "permetterselo," "rifiutare," "valere," "prezzo," sono termini universalmente applicabili a tutti i tipi di risorse materiali e immateriali ed agli oggetti del desiderio o a cui si è avversi, che si tratti di latte, denaro, tempo, dolore, o energie vitali. . . . Il "prezzo," quindi, in senso stretto di "soldi coi quali si può ottenere una cosa materiale, un servizio o un privilegio," è semplicemente un caso particolare del "prezzo" nel senso più ampio di "condizioni alle quali ci vengono offerte le alternative"; e la valutazione se una cosa vale il prezzo che viene chiesto, consiste nell'esaminare se il suo possesso è più desiderabile di qualsiasi cosa che possiamo avere al suo posto, e se ci compenserà per tutto quello che dobbiamo fare con essa. La selezione tra le alternative, quindi, è la forma più generalizzata in cui possiamo contemplare gli atti ordinari della gestione delle risorse, sia nel mercato, in casa, o altrove; e, ovviamente, il prezzo o le condizioni alle quali vengono offerte le alternative (quanto di questo rispetto a quanto di quello?) devono spesso essere un fattore determinante nella nostra scelta tra di esse. [Enfasi aggiunta.]
(Una citazione più lunga di Wicksteed è qui.)
Citato da Mises
Kirzner non è sorpreso che Ludwig von Mises avesse citato Wicksteed su questo punto "quando, nel 1933, Mises espose la sua visione dell'economia come una semplice branca di una 'scienza universalmente valida dell'azione umana,' [prasseologia] e sosteneva che la 'leggi della catallattica sono valide per ogni scambio indipendentemente dal fatto che coloro coinvolti abbiano agito saggiamente o imprudentemente o se erano spinti da motivi economici o non economici. . . '"
Il libro che Kirzner aveva in mente era Epistemological Problems of Economics, in cui Mises scrisse:
Tutto ciò che possiamo dire sull'azione è indipendente dai motivi che la provocano e dagli obiettivi verso cui si direziona nel singolo caso. Non fa differenza se l'azione scaturisce da motivi altruistici o egoistici, da una nobile o da una disposizione di base; se è diretta verso il conseguimento di fini materialistici o idealistici, se nasce dalla deliberazione esaustiva ed accurata o se segue gli impulsi e le passioni fugaci . [Enfasi aggiunta.]
L'analisi economica, quindi, non si limita alla ricerca dei beni materiali, e tanto meno dei propri interessi personali, o "dell'egoismo." (Non che ci sia qualcosa di sbagliato nel perseguire l'interesse personale.) In un mondo di risorse scarse e poco tempo, ognuno deve fare delle scelte in ogni momento, cercando di raggiungere gli obiettivi più importanti, determinati soggettivamente, prima di quelli meno importanti, determinati per minimizzare i costi (denaro ed altro) in modo che la maggior parte dei propri scopi più importanti possano essere raggiunti. Questo era vero tanto per Madre Teresa quanto per Donald Trump.
Al centro del libertarismo e dell'economia di libero mercato, quindi, non c'è la ricchezza, ma la libertà — la libertà delle persone di cooperare nel perseguimento di valori diversi, alcuni "egoistici," altri no. La ricchezza è solo una parte di una storia molto più grande. I critici dovranno trovare un'altra linea di attacco.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
La foto del gatto ci sta benissimo con l'articolo,visto che il gatto è l'animale anarchico/libertario per eccellenza:).
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