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di Daniel J. Sanchez
John Aziz ha pubblicato "Una Critica della Metodologia di Mises e Rothbard."
Ha denunciato la dichiarazione:
Le nostre dichiarazioni e proposte non derivano dall'esperienza. Non sono soggette a verifica o falsificazione sul terreno dell'esperienze e dei fatti.
affermando:
Ciò è completamente errato. Tutto il pensiero umano e l'azione è frutto dell'esperienza, le idee di Mises sono state filtrate dalla sua vita, filtrate dalla sua esperienza. Questo è un fatto empirico perché Mises è vissuto, Mises ha respirato, Mises ha sperimentato, Mises ha pensato. Niente di quello che Mises o i suoi colleghi prasseologi hanno scritto può essere indipendente da tutto ciò — era tutto, in ultima analisi, derivato dall'esperienza umana.
Qui Aziz fonde "deriva da" con "risulta da." Le proposizioni certamente risultano dal pensiero; e il pensiero può essere caratterizzato come esperienza. Ma le proposizioni derivano da quello che presumibilmente le convalida.
Nessuno dice, "X è vero perché ho avuto l'esperienza di pensare Y." Invece, si dice semplicemente "X è vero, a causa di Y." Y, in questo caso, può essere rappresentato da determinate premesse (come nel caso della matematica e della economia), o può essere l'esperienza (come nel caso delle scienze naturali), o una combinazione di entrambe le cose (come nel caso della storia economica). Ma anche quando Y è di per sé esperienza, è Y che è derivato da X, e non "l'esperienza di pensare all'esperienza."
Ad esempio, uno studente può trarre esperienza dalla lettura di un libro di testo di geometria, e come risultato di questa esperienza, può essere in grado di indicare il teorema di Pitagora. Questo non significa che il teorema di Pitagora è stato derivato dall'esperienza. E' stato ricavato attraverso l'esperienza del pensiero, ma non è stato derivato dall'esperienza di pensare. Piuttosto, è stato derivato dalle premesse da cui segue logicamente.
Aziz poi contesta il rifiuto Austriaco dei dati in economia:
Se, come spesso faccio, produco una ipotesi deduttiva — per esempio, che la fine di Bretton Woods potrebbe produrre un'impennata di disparità di reddito — è essenziale che faccia riferimento a dati per visualizzare se la mia ipotesi è corretta o meno. Se faccio una previsione deduttiva per il futuro, è essenziale che faccia riferimento a dati per determinare se la mia previsione è risultata corretta. (...)
Questa è roba elementare. La deduzione è importante — anzi, è una parte fondamentale per formare una ipotesi — ma le deduzioni sono confermate e non negate dalla logica, ma dalla forma degli elementi di prova.
Naturalmente, mentre gli Austriaci rifiutano l'uso di dati nel derivare o provare le leggi economiche (vale a dire, nella teoria economica), abbracciano i dati considerandoli necessari quando studiano la storia economica. Così la tesi implicita da Aziz, secondo cui gli Austriaci non utilizzerebbero i dati per prevedere l'effetto della fine di Bretton Woods, è del tutto fuori bersaglio.
Aziz poi riconosce tardivamente questa distinzione cruciale quando dice:
I prasseologi sostengono che la prasseologia non fa previsioni sul futuro, e che le previsioni effettuate dai prasseologi non sono previsioni prasseologiche, ma invece vengono fatte secondo la capacità di un prasseologo come storico economico.
Anche se questa distinzione cruciale cancella la sua tesi contro la metodologia Austriaca, Aziz afferma che è "discutibile" perché:
tutte le previsioni per il futuro sono deduttive. A meno che le previsioni non vengano effettuate utilizzando una struttura differente (ad esempio, un modello neoclassico o Keynesiano) che altro usa il prasseologo se non la metodologia verbale e deduttiva della prasseologia?
Questa affermazione dimostra che Aziz ha scarsa familiarità con la metodologia Austriaca nel campo della storia e della previsione. Se è interessato a conoscerla, potrebbe leggere Teoria e Storia di Mises, in particolare le parti che parlano di "timologia" e "comprensione specifica."
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Intanto, grazie per la tempestiva risposta.
RispondiEliminaMolto interessante.
Gli Austriaci, come sempre, sono prima di tutto consci dei limiti della conoscenza (cioè, mai presuntuosi e perciò mai programmatori o pianificatori).
La loro teoria serve come chiave di lettura degli eventi passati.
Ma non riesco a capirne l'eventuale uso predittivo scollegato dai dati.
Se poi penso che gran parte dei dati ufficiali sono manipolati... la cosa è ancora più complicata.
Urge chiarimento... terra terra (senza offesa per la teoria).
Ciao Anonimo.
RispondiElimina>La loro teoria serve come chiave di lettura degli eventi passati.
Ma non riesco a capirne l'eventuale uso predittivo scollegato dai dati.
Cercherò di essere il più "terra-terra" possibile, allora. Nessuno qui vuole sostenere che analizzare la storia economica o prevedere eventi economici sia un esercizio privo di qualsiasi approccio empiristico, ma avere una base deduttiva solida composta da una teoria economica (es. teoria del ciclo economico) fornisce la prospettiva attraverso la quale la storia deve essere interpretata. Avere una prospettiva sbagliata può falsificare i dati in proprio possesso. Una cosa è avere uan buona teoria, un'altra è fare buone previsioni.
Il "tranello" coi dati economici non è solo la prospettiva con cui li si guarda, ma i dati nel tempo e nello spazio non sono mai comparabili perché si basano su un contesto soggettivo che differisce e muta in continuazione. Per esempio, i rendimenti al 2% dei buoni del Tesoro nel 1812 sono molto differenti dai rendimenti al 2% nel 2012. I dati sono gli stessi, ma tempo e spazio sono cambiati; ciò potrebbe portare coloro che si basano esclusivamente sui dati (es. Keynesiani) a dire che gli USA sono una nazione solida, ma sappiamo benissimo che non è così.
Gli empiristi tendono ad usare dati a lungo termine e presentano analisi su aspetti quantitativi, senza avere una buona comprensione degl iaspetti qualitativi.
Qui puoi trovare una breve discussione sull'apriorismo Misesiano in chiave moneta sonante.